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« Torna agli articoli di Rino Cammilleri
Il cristianesimo si affermò nell’Impero romano contendendo il terreno palmo a palmo ai culti misterici e al vecchio paganesimo. Quest’ultimo, molto più diffuso, viene oggi talvolta mitizzato per velleità polemica; ma la verità è che come davvero vivessero i pagani la loro religione lo sanno solo gli specialisti accademici. I romani, che erano il top della civiltà del mondo antico (dunque, figurarsi gli altri), erano letteralmente terrorizzati da una torma di divinità capricciose e vendicative, da ingraziarsi continuamente attraverso estenuanti rituali. Non si poteva neanche uscire la mattina senza essersi raccomandati agli spiriti della casa, del focolare, della soglia, degli antenati eccetera.
Lo sanno bene, oggi, i missionari in Africa, che contro una miriade di superstizioni ossessive e paralizzanti devono continuamente combattere (anche la nascita di due gemelli, per esempio, è considerata segno infausto; spesso se ne elimina uno). Il cristianesimo ha spazzato via ogni superstizione e liberato l’uomo dalla paura. Ma tutto lascia supporre che, in clima di neopaganesimo, dopo i Dico e lo zapaterismo la Chiesa dovrà affrontare Gaia e i suoi terrori chiliastici (cioè, da fine del mondo). E’ quanto ha sostenuto, con humour ma anche senza giri di parole, il cardinale George Pell, primate d’Australia e responsabile della prossima Giornata Mondiale della Gioventù. Sul «Sunday Telegraph-Australia» del 18 febbraio 2007 ha descritto l’attuale campagna catastrofista sul clima come «isterica e superstiziosa».
L’altro prelato non le manda certo a dire: « Ci hanno assoggettato a un mucchio di sciocchezze sui disastri climatici, con gli zeloti impegnati a presentarci degli scenari estremizzati per farci paura». Ed ecco il punto centrale: qualcuno vede nello zelo dei catastrofisti di professione qualcosa di religioso; «ma ciò è ingiusto», dice il cardinale. E «ingiusto» non verso i catastrofisti in questione bensì verso «la maggioranza dei cristiani». Infatti, «il cristianesimo non va contro ragione». Invece, quel che si vede nei catastrofisti è «una dose indotta di lieve isteria» (qui il cardinale è troppo buono; in fondo è un prete e i preti cercarono sempre di volere bene a tutti). Il problema è che tale «lieve isteria» è, purtroppo, «pericolosamente vicina alla superstizione». Il cardinale ricorda «che durante gli ultimi cento anni i media hanno oscillato fra la promozione della paura di una nuova era glaciale da una parte e la paura del riscaldamento globale dall'altra».
Il che è, come minimo, contraddittorio. Per giunta, i catastrofisti non sembrano tener conto, nel far calcoli e previsioni, di quanto è accaduto e accade nell’altro emisfero. «Periodi di terribile siccità non sono stati infrequenti nella storia australiana e in alcuni casi sono durati anche sette o otto anni». Per giunta, «recentemente un satellite della NASA ha scoperto che l'emisfero Sud non registra aumenti di temperature da venticinque anni. Forse il riscaldamento globale è un fenomeno del solo Nord?».
Il fatto è che «i terrroristi del clima usano le fluttuazioni della temperatura avvenute in periodi e luoghi limitati per presentare in modo equivoco modelli più lunghi». Infine, il cardinale esorta a «mantenere il sangue freddo» e a non farsi prendere dall’«isterismo sul riscaldamento globale», ricordando che «la scienza è molto più complessa della propaganda». Ma, vedrete, per la Chiesa sarà questa la prossima battaglia.
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