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Hanno detto che è un libro che parla solo di profilattici e di un Papa che vuole dimettersi, in realtà si tratta di un libro straordinario, in cui il Pontefice parla con amore e saggezza a ogni lettore, rivelando aspetti inediti e rivoluzionari del suo pensiero. Luce del mondo, edito in italiano dalla Libreria Editrice Vaticana, dal 24 novembre nelle librerie, raccoglie la conversazione di Benedetto XVI con il giornalista e scrittore tedesco Peter Seewald e rispecchia un programma: “Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi”. Nell'introduzione Seewald, racconta che quando lo intervistò per la prima volta, l’allora cardinale Joseph Ratzinger gli spiegò che “la Chiesa non deve nascondersi, perché la fede deve essere spiegata e può essere spiegata in quanto ragionevole”.
In quel momento Seewald, che era comunista ed aveva abbandonato la fede cattolica, rimase stupito da questo uomo “giovane e moderno, non uno che passa il tempo a girarsi i pollici, ma uno che audacemente osa”.
Seewald aveva fondato un giornale di estrema sinistra, nutriva molti pregiudizi sul “Panzercardinal”, e quando gli chiesero di provare ad intervistarlo si rifiutò. Poi però ebbe modo di incontrarlo, ed è stata sintonia sin dal primo momento. Attraverso gli incontri con il cardinale Ratzinger, lo scrittore tedesco ha potuto rileggere la storia di una generazione, illusa dalle ideologie e che sta ora tornando ad apprezzare il messaggio rivoluzionario del cattolicesimo.
Nel libro Luce del mondo, il pontefice Benedetto XVI rivela la sua umanità, dolce, semplice e intensa. Si tratta di un libro che stupirà soprattutto coloro che non hanno mai avuto l’occasione di incontrare e conoscere l’uomo Joseph Ratzinger. Il Papa, che viene sovente descritto come un teologo intollerante alla modernità e bacchettone, mostra invece la sua fede limpida e entusiasta.
Un Papa ottimista che è certo di vincere la crisi di umanità riscoprendo e praticando la fede. Confessa l’uomo Ratzinger che quando è stato eletto pontefice ha detto: “Signore, cosa mi stai facendo? Ora la responsabilità è tua. Tu mi devi condurre. Io non ne sono capace. Se tu mi hai voluto, ora devi anche aiutarmi".
La fede in Dio fa sì che il Pontefice Benedetto XVI non si spaventi davanti alla gravità dei problemi che assillano anche la Chiesa ma che cerchi di indicare il cammino necessario verso la verità per essere capaci di dare genuino progresso al mondo di oggi.
Delle contraddizioni del mondo che viviamo Benedetto XVI dice “la modernità non consiste solo di negatività. Se così fosse non potrebbe durare a lungo. Essa ha in sé grandi valori morali che vengono proprio anche dal cristianesimo, che solo grazie al cristianesimo, in quanto valori, sono entrati nella coscienza dell'umanità. Là dove essi sono difesi - e devono essere difesi dal Papa - c'è adesione in aree molto vaste".
E per riportare l’umanità su strade che portano verso verità, giustizia e bellezza, il Pontefice ribadisce che bisogna “rimettere Dio al primo posto”, perchè “la cosa importante oggi è che si veda di nuovo che Dio c'è, che Dio ci riguarda e che ci risponde. E che, al contrario, quando viene a mancare, tutto può essere razionale quanto si vuole, ma l'uomo perde la sua dignità e la sua specifica umanità e così crolla l'essenziale”.
Il Papa nutre e alimenta speranza, pungolando e riformando la Chiesa a cui spetta l’amorevole compito di annunciare la buona novella.
“Essere Papa – afferma Benedetto XVI - non significa porsi come sovrano colmo di gloria, quanto piuttosto rendere testimonianza a Colui che è stato crocifisso e disposto ad esercitare il proprio ministero anche in questa forma in unione con lui”. E aggiunge: “tutta la mia vita è stata attraversata da un filo conduttore, questo: il cristianesimo dà gioia, allarga gli orizzonti”.
Su come saranno gli anni che verranno, Benedetto XVI dice: “Il cristianesimo forse assumerà un volto nuovo, forse anche un aspetto culturale diverso. Il cristianesimo non determina l'opinione pubblica mondiale, altri ne sono alla guida. E tuttavia il cristianesimo è la forza vitale senza la quale anche le altre cose non potrebbero continuare ad esistere. Perciò, sulla base di quello che vedo e di cui riesco a fare personale esperienza, sono molto ottimista rispetto al fatto che il cristianesimo si trovi di fronte ad una dinamica nuova”.
Conclude il Pontefice: “Siamo peccatori. Ma non dovremmo assumere questo fatto come istanza contro la verità, quando cioè quella morale alta non viene vissuta. Dovremmo cercare di fare tutto il bene possibile, e sorreggerci e sopportarci a vicenda”.
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