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Il governo di David Cameron sta cercando di mettere in atto il progetto che tanto aveva annunciato durante la campagna elettorale lo scorso maggio, vale a dire quello di trasformare un "Grande Stato" (riferendosi a quello costruito da tredici anni di guida laburista) in una "Gran Società". Il suo ambizioso programma è oggi ostacolato da una crisi finanziaria che lo costringe a fare tagli pesanti a molti servizi pubblici. Ma nelle riduzioni Cameron non intende far rientrare la famiglia che considera essere la pietra miliare di una "Grande Società". E proprio per incoraggiare la famiglia e il matrimonio tradizionale, ha detto ieri il sottosegretario conservatore al ministero del Lavoro e delle Pensioni, Maria Miller, e scoraggiare separazioni, soprattutto se la coppia ha figli, «stiamo considerando di imporre una tassa sul divorzio». La tassa, già criticata dall'opposizione – che la considera, invece, un deterrente al matrimonio –, potrebbe presto riguardare tutte le coppie sposate con figli. In caso di separazione, queste ultime dovranno pagare una quota che servirà per finanziare il sistema che gestisce e supervisiona l'affidamento e il mantenimento dei figli. La misura verrà annunciata a breve dalla stessa Miller. «L'obiettivo – ha detto la donna – è quello di convincere i genitori che il divorzio deve essere l'ultima soluzione possibile. Nel progetto c'è infatti anche un programma che cerca di aiutare I genitori a individuare e risolvere possibili problemi e contrasti in famiglia. Ma questo è solo un inizio. Io credo fermamente che tutto il sistema vada rivisto in favore del concetto di famiglia». A quanto si apprende, la Miller chiederà che sia aperta una consultazione pubblica per trovare il modo migliore di tassare le coppie che divorziano. Sarà la Child Maintenance and Enforcement Commission (Cmec), l'agenzia che supervisiona il lavoro della Child Support Agency (Csa) a gestirà la nuova imposta. La Miller, madre di tre bambini, ha dichiarato recentemente, nel corso di numerose interviste, che il suo partito «non si vergogna di appoggiare la famiglia tradizionale.
Più di nove su dieci ragazzi di 15 anni si vogliono sposare prima o poi nella vita. Il matrimonio fornisce stabilità e sarebbe una follia ostacolarlo. Ecco perché abbiamo anche pensato di introdurre una serie di esenzioni fiscali per aiutare chi si impegna nel matrimonio. Perché sappiamo bene che il matrimonio è alla base di una società sana».
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