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« Torna agli articoli di Carlo Bellieni

Per controbilanciare la corsa all'eugenetica denunciata dal Consiglio di Stato francese, in Francia è stato proposto un emendamento ad una legge in discussione in Parlamento che chiede che alle donne incinte il cui figlio ha ricevuto una diagnosi di Sindrome Down, sia fornita una lista delle associazioni che "che si prendono cura dei bambini Down e le loro famiglie".
Apriti cielo! La Segretaria di Stato alla Salute Nora Berra si è subito stracciata le vesti opponendosi con forza all'emendamento perché "Costituisce una forma di pressione sulla donna incinta"! Un semplice indirizzario. Dato per non lasciare sola una donna davanti ad un dramma.
Come se si reputassero le donne così deboli e insicure da far mettere in dubbio una loro decisione, che i media radicali reputano "libera e responsabile", da un semplice depliant. Ma allora è davvero una scelta così "ferma e sicura"? E perché fa così paura ai media radicali che si parli alle donne di alternative all'eliminazione del figlio che hanno in grembo?
Ma non basta: anche il deputato Olivier Dussopt, secondo l'agenzia di stampa Genethique del 31 gennaio, si è opposto dicendo «Quando sento che "purtroppo" il 96% delle gravidanze con Sindrome Down finisce con l'aborto, la vera domanda che mi faccio è perché ne rimane il 4%». Questa frase è stata bollata come eugenista dal deputato Philippe Gosselin. E il deputato Philippe Meunier ha così commentato : "Il fatto che uno di noi abbia potuto dire che il 4% di feti Down che non vengono eliminati sono ancora un 4% di troppo è la prova della pressione sociale di cui parla Xavier Breton".
Gli fa eco l'appello di 500 ginecologi francesi contro lo screening a tappeto (e non su richiesta della singola donna) della sindrome Down in gravidanza. E anche questo è un dato di non poco conto, perché si deve sempre distinguere quello che un paziente sceglie, e quello che viene fatto di routine, dove il secondo può annullare il primo perlomeno a livello psicologico.
L'emendamento per l'informazione delle donne è stato respinto, per il voto dei deputati socialisti. Un'occasione persa per informare, per non lasciare le donne sole.
Dunque anche in Francia l'aborto è un tabù. L'aborto deve essere affrontato in solitudine, e nessuno si sogni di dare alternative! D'altronde, il diritto a non essere influenzati sembra valere a senso unico, dato che in molti ospedali francesi, nonostante vibrate proteste di psicologi, è ufficialmente presente l'associazione pro-eutanasia ADMD, in convenzione con l'ospedale e autorizzata ad entrare in contatto coi pazienti, pur essendo l'eutanasia ufficialmente illegale in Francia. Vi sembra equilibrio e vi sembra libertà?
E' evidente che tutto questo nascondere l'informazione per la vita, nasconde anche una paura: quella che le donne si ribellino a questo clima che le vuole "sceriffi genetici" alla soglia della vita, che butta sulle loro spalle il desiderio che è della società arrogante e fobica – ma non è il loro desiderio - di non far nascere figli "imperfetti" (e in fatti chi li vede più?). Che le fa sottoporre tutte a screening prenatali genetici, talvolta invasivi col rischio di far morire il bambino (rischio di morte 10 casi su 1000), e talvolta non invasivi ma che vanno a curiosare nella privacy genetica del nascituro, contro il suo interesse. Le donne subiscono questa pretesa di far loro fare da "guardacoste" per i respingimenti all'alba della vita. Ma fino a quando?
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