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La campagna di disinformazione mediatica nei confronti del prof. de Mattei, partita dall'UAAR (cfr. CR 1186/02) dopo una trasmissione del prof. Roberto de Mattei a "Radio Maria", è stata amplificata dai mass-media per oltre un mese, con l'evidente obiettivo di screditare ogni cattolico che osasse ricordare pubblicamente le verità più "scomode" della nostra fede.
Massimo Gramellini su "La Stampa" ha definito, ad esempio, le convinzioni di de Mattei «farneticazioni offensive per qualsiasi credente dotato di un cervello e soprattutto di un cuore» ("La Stampa", 26 marzo), mentre per Francesco Peloso sono «macabre boutade» ("Il Secolo XIX", 29 marzo). Il Presidente dell'Accademia dei Lincei, Lamberto Maffei, ha affermato che «ci si aspetterebbe in ogni contesto un maggiore controllo nella libertà di dire castronaggini». L'opinionista del "Corriere della Sera", Pierluigi Battista, ha giudicato «spettacolo disgustoso questo fatuo cianciare ammantato di severità», definendo il Cristianesimo di de Mattei «senza pietas, privo di compassione, arcigno, feroce, crudele, vendicativo», invitando a «lasciare senza spettatori e uditorio l'esibizionismo macchiettisticamente cattivista del professor de Mattei» ("Corriere della Sera", 4 aprile). Più lapidariamente il radicale Valter Vecellio ha detto che «uno come questo fa rimpiangere che i manicomi siano stati aboliti» ("Notizie Radicali", 28 marzo).
Il 5 aprile l'UAAR ha scoperto che il prof. de Mattei avrebbe detto che «l'impero romano crollò per colpa dei gay». In realtà si trattava di una citazione di Salviano di Marsiglia (IV secolo) riferita al paragone di Benedetto XVI tra la crisi del nostro tempo e il declino dell'Impero romano. Ciò è bastato però per scatenare Marco Pasqua su "La Repubblica" (6 aprile) e, il giorno successivo, sulla stessa "Repubblica", Corrado Zunino, che ha attribuito a de Mattei una frase di Giuliano Amato, secondo cui l'Unione Europea è un ermafrodito.
Il 7 aprile la deputata PD Paola Concia, dopo aver definito de Mattei «un fondamentalista omofobo al pari di soggetti come il presidente iraniano Ahmadinejad», ha annunciato di aver presentato insieme ai colleghi Paolo Corsini, Gianni Cuperlo e Barbara Pollastrini un'interrogazione al ministro Gelmini per averlo nominato ai vertici di un ente pubblico nazionale ("ANSA", 7 aprile). Due giorni dopo anche il presidente dei deputati dell'IDV, Massimo Donaldi, ha annunciato un'interrogazione. Corrado Augias definisce «inverosimile» il fatto che un uomo del genere possa essere vicepresidente del CNR; «l'idea che possa prendere la parola in un consesso internazionale, diciamo la verità, dà i brividi» ("La Repubblica", 10 aprile); lo stesso Augias ha attaccato per tre volte de Mattei nello spazio di una settimana; mentre Antonio Gnoli, intervistandolo su "Repubblica" l'8 aprile, lo definisce «l'uomo che con le sue idee – professate in varie sedi e occasioni – ha vinto l'Oscar del ridicolo». «Inquietante macchietta» è de Mattei per Marco d'Eramo, che ne ricorda le «corbellerie omofobe» ("Il Manifesto", 12 aprile), mentre Michele Serra parla di «lettura sadomaso della storia umana» ("La Repubblica", 23 aprile), e Giancarlo Zizola lo accusa di impugnare come una spada «l'atroce e ripugnante dio greco».
Nello spazio di un mese non c'è stata nessuna confutazione degli argomenti esposti dal prof. de Mattei nelle sue trasmissioni, ma solo invettive e contumelie sui blog e scherno e dileggio sui media. Alla derisione, che è stata la parola d'ordine dei media, si è accompagnata la martellante richiesta di dimissioni, per sottolineare l'incompatibilità tra le «castronerie» cattoliche e lo svolgimento di un incarico pubblico. Le dimissioni non sono arrivate, mentre agli insulti più pesanti il prof. de Mattei ha risposto presentando, il 22 aprile, alla Procura della Repubblica, una serie di querele penali per ingiuria e diffamazione.
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