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« Torna agli articoli di Andrea Galli

Se il Kulturkampf - inteso come lotta delle élite liberali contro la Chiesa - è un fenomeno che riguarda ampie zone dell'Europa e dell'America Latina tra '800 e primo '900, è nel Messico degli anni '20 del secolo scorso che raggiunge il culmine. Nel 1924 diventa presidente del Paese Plutarco Elias Calles, che, come scrive Jean Meyer, il massimo storico di quelle vicende, «animato da un odio mortale per la Chiesa» si appresta a combatterla con determinazione e piglio «apocalittici». Nel 1926 imprime una stretta draconiana alla libertà di culto. Il popolo, religiosissimo, scende nelle piazze. Poi, di fronte alla repressione, alle fucilazioni e alle impiccagioni prende le armi e ingaggia uno scontro frontale con le truppe federali che si protrae per tre anni. L'esercito cristero, che vede fianco a fianco ricchi proprietari terrieri e campesinos, arriva vicino alla vittoria, fino a quando giunge da Roma l'ordine di deporre le armi e di piegarsi all'armistizio. Una decisione che se da un lato risolve lo "scandalo" di una Chiesa belligerante e getta le basi per un lento e difficilissimo recupero del rapporto con le autorità statali, dall'altro viene vissuto da moltissimi cristeros come un'ingiustizia. Lascerà mano libera ai federali per un regolamento di conti villaggio per villaggio, con un bagno di sangue.
L'annunciano come la più grande produzione del cinema messicano. E si presenta con qualifiche di tutto rispetto. Conclusa la fase di post-produzione, l'uscita nelle sale americane è prevista dopo l'estate, ma non è stata ancora ufficializzata la data. Il film mescola tragedia ed epopea. Martirio e fanatismo. E racconta una storia "eccessiva" che si è svolta sotto il segno di un luciferino furore e di una devozione radicale, viscerale per Cristo Re e la Vergine di Guadalupe. Una vicenda rimasta viva a lungo, come una ferita aperta, ma schivata, se non proprio ignorata, da tanta storiografia.
Cristiada vede il debutto alla regia di Dean Wright, un talento degli effetti speciali, conosciuto soprattutto per il suo lavoro nel secondo e terzo episodio della trilogia de Il signore degli anelli (con un Oscar vinto per Il ritorno del Re) e ne Le cronache di Narnia. Oltre alla regia di Dean Wright e alla colonna sonora di James Horner (Braveheart, Titanic e Avatar), il film annovera nel cast Andy Garcia, Eva Longoria, Peter O'Toole, volti emergenti come Eduardo Verastegui (Bella), Oscar Isaac (Robin Hood di Ridley Scott), Catalina Sandino (Maria full of Grace, L'amore ai tempi del colera, Twilight/Eclipse) e nomi Ruben Blades, cantante di salsa e attore panamense di primissimo piano.
La trama ruota attorno ad alcuni dei principali protagonisti storici di quegli anni. Come Anacleto González Flores, avvocato e difensore dei diritti civili dei cattolici, torturato e ucciso dagli uomini di Calles, beatificato nel 2005 (impersonificato da Eduardo Verastegui); Enrique Gorostieta Velarde (rappresentato da Andy Garcia), uomo d'armi non credente, a cui venne chiesto di mettere la sua esperienza a servizio della causa dei cristeros, divenendone presto il formidabile leader militare; José Sanchez Del Rio, arruolatosi poco più che bambino, catturato dai federali, seviziato e fucilato all'età di 15 anni per aver rifiutato di gridare «morte a Cristo Re!». Anche lui beatificato nel 2005. Dean Wright – come ha detto in un'intervista all'agenzia di stampa cattolica Aciprensa – si augura che il film «ispiri la difesa della libertà religiosa, attraverso la testimonianza di persone che furono disposte a sacrificare la vita per essa». Se sarà anche all'altezza, artisticamente, del curriculum di attori, sceneggiatori e regista, il risultato è assicurato.
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