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IL PREMIER BRITANNICO CONSERVATORE DAVID CAMERON E L'EX PREMIER TONY BLAIR, FINTAMENTE CONVERTITO AL CATTOLICESIMO, SPINGONO PER IL MATRIMONIO GAY
Si organizza il gruppo ''Coalition for Marriage'' affinché il matrimonio rimanga quello che è sempre stato (e sempre sarà, nonostante le leggi): l'unione tra un uomo e una donna
di Elisabetta Del Soldato

L'ex premier britannico Tony Blair sarebbe un "forte sostenitore" della legalizzazione del matrimonio tra omosessuali voluta dal suo successore, il conservatore David Cameron. È quanto ha sostenuto l'edizione domenicale dell'Independent , secondo il quale Blair, che quando era primo ministro introdusse le "unioni civili" per i gay, avrebbe confessato ad amici stretti che le nozze anche per le coppie 'omosessuali' sarebbero ormai una necessità. L'attuale inquilino di Downing Street e il suo predecessore sembrano trovarsi d'accordo su questo punto, l'idea di ridefinire il matrimonio, non più l'unione tra un uomo e una donna, ma tra due persone, indipendentemente dal sesso, non è certo destinata a convincere tutti. I più forti oppositori si trovano proprio all'interno del partito di Cameron: un sondaggio rivela che ben oltre la metà degli elettori conservatori, compresi alcuni importanti parlamentari, sono contrari al cambiamento, mentre i favorevoli sono al 35 per cento. E le voci più forti e autorevoli che si oppongono non si sentono nei corridoi di Westminster. Domenica, dopo che Benedetto XVI giovedì aveva esortato un gruppo di vescovi Usa in visita ad limina a bloccare le «potenti correnti politiche e culturali che cercano di modificare la definizione legale di matrimonio», in oltre duemila chiese cattoliche del Regno Unito è stata letto un messaggio dell'arcivescovo Vincent Nichols, leader della Chiesa di Inghilterra e Galles, e dell'arcivescovo di Southwak, Peter Smith, in cui si afferma che con la nuova legge il matrimonio si troverebbe svuotato di parte del suo valore e si incoraggiano i fedeli a fare quanto possono per difendere quest'istituzione.
Una posizione condivisa anche dalla Chiesa anglicana: nei giorni scorsi, infatti, sia l'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, sia quello di York, John Sentamu, hanno invitato il governo a fare un passo indietro. Per Sentamu, Cameron si comporterebbe – letteralmente – da «dittatore» se autorizzasse i matrimoni tra omosessuali. «Abbiamo visto dittatori comportarsi in questo modo in differenti contesti – ha sottolineato l'arcivescovo – e non voglio che strutture sociali profondamente radicate possano essere stravolte dallo Stato nel giro di una notte». Alla fine del mese il governo aprirà una consultazione pubblica sulla legalizzazione del matrimonio gay. E i segnali ci sono già tutti per capire che non sarà facile per Cameron convincere la maggior parte della popolazione che ridefinire il matrimonio sia la cosa giusta da fare. Lo testimoniano i numeri in crescita della Coalition for Marriage, un gruppo organizzato che unisce enti e associazioni in campo affinché il matrimonio rimanga quello che è sempre stato, l'unione tra un uomo e una donna. In meno di due settimane le firme sono arrivate a 160mila. Intanto Blair deve raccogliere la reprimenda dell'arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione. «Se quello è il suo pensiero – ha detto ieri –, credo che debba fare un serio esame di coscienza e capire dove c'è la coerenza tra i contenuti della fede e l'azione concreta di un politico».

 
Fonte: Avvenire, 13/03/2012