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LA VITTORIA DI ANTONIO GRAMSCI: LA VIA ITALIANA AL COMUNISMO PER CAMBIARE LA MENTALITÀ DEL POPOLO ITALIANO
di Alessandro Pagano e Domenico Bonvegna

La settimana scorsa si è conclusa la 66^ edizione della Mostra del Cinema di Venezia caratterizzata da alcuni fatti negativi. Il primo è che tantissimi film italiani di pessima qualità hanno goduto dei soliti finanziamenti pubblici (e che finanziamenti !).
La logica di attribuzione dei fondi a questi film, che ai botteghini non incassano nulla, è la solita: appartenere al filone dei registi cosiddetti impegnati (cioè di sinistra, spesso ultra comunisti) nonché di avere la faccia tosta di chiedere soldi pubblici come se fosse la cosa più normale del mondo. Fra le decine di “capolavori” finanziati quest’anno ne citiamo uno a mò di esempio, “le ombre rosse” di Citto Maselli, il cui titolo è tutto un programma e che a fronte di un finanziamento di un milione di Euro, ne ha incassato appena 50.000.
Questo a conferma di ciò che sosteneva Antonio Gramsci, colui che inventò la “via italiana  al comunismo”. Nel nostro Paese il comunismo non avrebbe mai preso piede occupando i vertici dello Stato, affermava il padre del comunismo italiano, in quanto essendovi una forte tradizione cristiana non si sarebbe riusciti ad imporlo agli italiani. Per conquistare il Paese era necessaria dunque una vera e propria conquista delle “casematte” – culturali, università, scuola, magistratura, cinema, etc etc - al fine di cambiare la mentalità del  popolo italiano. Da allora così è stato!
A fugare ogni dubbio che anche oggi dopo tanti anni la Mostra del Cinema di Venezia continua ad essere un bunker della potente sinistra intellettuale ci ha pensato Hugo Chavez.
E veniamo al secondo fatto negativo, il dittatore venezuelano Chavez è stato invitato da Oliver Stone, il regista che gli ha dedicato il film “South of the Border” per fare una passerella trionfale. Naturalmente tutta la sinistra italiana e mondiale si è commossa per il dittatore venezuelano.
 Per chi ancora non conoscesse Hugo Chavez vi diciamo che nel suo Paese ha chiuso quaranta radio private, ha introdotto la nuova legge sull’educazione di stampo castrista, ha voluto una legge che prevede la rielezione infinita senza limiti di mandato per il presidente (cioè per lui). Ma soprattutto Chavez è amico di Ahmadinejad, il dittatore dell’Iran, colui che nega l’olocausto e che vuole cancellare dalla cartina geografica Israele. Agli iraniani Chavez fornisce la materia prima per costruire la bomba atomica. Ora se Venezia fosse stata una manifestazione come tutte le altre avremmo avuto almeno qualche critica, ed invece niente! Tutto è passato sotto silenzio, con gli applausi della piccola ma sognante folla che acclama i divi; quella folla fatta di fedeli praticanti della religione che idolatra la notorietà. Talché l’importante non è essere persone perbene, ma solo di essere persone famose.
Ma non è finita! Hugo Chavez è amico anche del terrorista Ilich  Ramirez Sanchez, anche lui venezuelano, meglio conosciuto come Carlos. Negli anni 1970 la sua organizzazione fece almeno 1.500 morti. Condannato nel 1997 a un ergastolo che sta tuttora scontando in Francia, Carlos si convertì all’islam in prigione e propose l’alleanza mondiale del terrore fra comunisti puri e duri e ultra-fondamentalisti islamici.
Per sua stessa ammissione Chavez intrattiene una corrispondenza con il terrorista e gli scrive che “nelle sue vene sente pulsare la stessa solidarietà che fa capire loro quando arriva il tempo in cui si combatte apertamente; e il tempo in cui si resta nascosti ad aspettare in fervida attesa il giusto momento”  (Massimo Introvigne, 09.09.09 Libero).
Per concludere un’ultima chicca: “Chavez ha chiuso ai cattolici e ai protestanti una vasta area tribale del Venezuela abitata da indiani goajiros, e gli ha fatto entrare solo missionari musulmani sciiti addestrati dall’Iran. Le missioni, ben finanziate, funzionano. Un’intera tribù, i Wayuu, si sarebbe convertita  e l’Iran può sventolare le prime fotografie di donne indios venezuelane velate come fossero a Teheran. I maschietti, invece, si fanno chiamare “Hezbollah Venezuela” e insieme al Corano mostrano il kalashnikov. Israele sospetta che alcuni di questi neo-convertiti siano dietro a un tentato attentato alla sua ambasciata a Caracas”. (Ibidem)
E se ancora non vi siete convinti sul Caudillo vi invitiamo a vedere il documentario “La minaccia” che andrà in onda lunedì 21 settembre alle ore 22.30 su Current, canale 130 di Sky.
Tutto questo per far capire all’opinione pubblica chi è Hugo Chavez e quali rischi sociali e politici sta correndo il pianeta.

 
Fonte: sito della Camera dei Deputati, 20 settembre 2009