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PARTE DALLA SCUOLA LA RIVOLUZIONE LAICISTA DEL GOVERNO HOLLANDE
Il ministro dell'Istruzione dichiara: ''La scuola deve strappare il bambino da tutti i suoi legami prerepubblicani. Abbiamo lasciato la morale e la spiritualità alla Chiesa. Ora dobbiamo sostituirla, bisogna inventare una religione repubblicana: la laicità''
di Lupo Glori

L'avvio dell'anno scolastico in Francia ha riportato all'attenzione dell'opinione pubblica la rivoluzione culturale in atto nella società francese, ad opera del governo Hollande, capeggiata dal ministro dell'Istruzione, Vincent Peillon. Su "Il Foglio" del 29 agosto 2013, Giulio Meotti ne ha un fatto quadro tanto chiaro quanto allarmante scrivendo che «quando a metà settembre inizierà il nuovo anno scolastico, sulla facciata dei 55 mila edifici educativi di Francia verranno affisse due paginette suddivise in diciassette punti e due capitoli:"La République est laïque" e "L'école est laïque". È la tanto attesa carta della laicità.»
Nella visione di Peillon e del presidente Francois Hollande, la scuola non deve essere un semplice luogo di apprendimento scientifico ma deve fare di più, sostituendosi alla famiglia come luogo principale di trasmissione di valori etici e morali della "République". D'altra parte Peillon, allievo del filosofo decostruzionista francese Maurice Merleau-Ponty, presentando il suo libro "La Révolution française n'est pas terminée (Le Seuil, Paris 2008), aveva affermato che «non si potrà mai costruire un paese libero con la religione cattolica». Il Ministro dell'Istruzione, precisa il suo pensiero, affermando che, «non si può fare una rivoluzione unicamente in senso materiale, bisogna farla nello spirito. Adesso abbiamo fatto la rivoluzione essenzialmente politica, ma non quella morale e spirituale. Quindi abbiamo lasciato la morale e la spiritualità alla chiesa cattolica. Dobbiamo sostituirla, (…), bisogna inventare una religione repubblicana e questa nuova religione è la laicità». Quale luogo migliore, dove portare a compimento tale trasformazione, se non la scuola: «La rivoluzione implica l'oblio per tutto ciò che precede la rivoluzione. E quindi la scuola gioca un ruolo fondamentale, perché la scuola deve strappare il bambino da tutti i suoi legami prerepubblicani per insegnargli a diventare un cittadino. E' come una nuova nascita, una transustanziazione che opera nella scuola e per la scuola, la nuova chiesa con i suoi nuovi ministri, la sua nuova liturgia e le sue nuove tavole della legge».
In quest'ottica, a partire dall'anno scolastico 2014-2015, il Ministero dell'Istruzione ha previsto l'introduzione di un corso di "morale laica" che si terrà in tutti i gradi di scuola, dalla materna al liceo. Peillon nella stesura del suo programma scolastico si è avvalso del supporto dello storico socialista Alain Bergounioux, del consigliere di stato Rémi Schwarz e della filosofa Laurence Loeffel. Come scrive Giulio Meotti, «l'idea di una carta laica da appendere negli edifici scolastici riprende un progetto del 2007 dell'allora premier Dominique de Villepin, che lo chiamò "vademecum del buon cittadino laico". (…) secondo il teologo Xavier Lacroix, quella di Peillon non è la vecchia educazione civica, ma qualcosa di "più ampio", che si pone come obiettivo la "costruzione del cittadino». Infatti, lo stesso ministro dell'Istruzione, afferma che la carta deve aiutare, «a distinguere il bene e il male, comprendere i propri diritti, ma soprattutto i propri doveri, cogliere l'importanza delle virtù e dei valori».
Un'altra delle battaglie ideologiche intraprese dal ministro Peillon, all'indomani dell'approvazione delle nozze gay, è stata la "lotta contro l'omofobia" fra i banchi di scuola. In questa prospettiva, tutte le scuole si sono viste recapitare una circolare ministeriale con un chiaro e pressante invito ad educare i propri alunni all'uguaglianza di genere, combattendo in classe l'omofobia. In conseguenza di ciò, lo "Sniupp", il principale sindacato degli insegnanti, ha caldeggiato l'adozione, in tutte le aule scolastiche, di un testo con un titolo che è tutto un programma: "Papà porta la gonna". Michel Teychenné, politico dichiaratamente omosessuale, non usa mezzi termini, affermando che «l'omofobia è diventata un reato e la scuola della Repubblica deve insegnare a vivere insieme, combattendo la discriminazione contro tutti Lgtb (lesbiche gay bisex e Trans, ndr)». Fra gli strumenti a disposizione delle scuole, scrive Meotti, si raccomanda, inoltre, «un "kit di consapevolezza", con opuscoli e materiale divulgativo per il personale docente. Peillon ha dichiarato che si concentrerà sull'"educazione sessuale, la vita affettiva, la costruzione dell'identità e la sofferenza a causa della discriminazione».
La "rieducazione morale" dei bambini deve essere fatta a 360° gradi, e il ministro dei Diritti delle donne, Najat Vallaud-Belkacem, come riporta sempre il giornalista del "Il Foglio", rivendica, dunque, anche una riforma dei libri di testo, «perché insistono a non menzionare che certe figure storiche o autori erano Lgbt anche quando questo fatto spiega in larga parte il loro lavoro, come per il poeta Arthur Rimbaud, (…), scrivere sui libri di testo l'inclinazione sessuale di ogni personalità di rilievo sarebbe utile per le coppie gay con figli, per far vedere che la loro esistenza è in realtà ordinaria».
La rivoluzione culturale, messa in atto dal governo francese, di cui la "Carta della laicità" è l'ultima e più significativa espressione, fa parte di un piano ben preciso, dietro il quale non è difficile scorgere la potente influenza delle logge massoniche. Come riporta, infatti, Mauro Faverzani su "Radici Cristiane" di settembre 2013, la massoneria, «oltralpe, rappresenta ancora uno dei poteri forti e (..) condizionerebbe oggi pesantemente, i candidati, i palazzi, la politica, (…) chiunque voglia vincere deve prima inchinarsi al potere dei "grembiulini". Dimostrando di meritare il loro sostegno. (..) Chi si è opposto, l'ha pagata ed è stato "silurato" come Sarkozy, Jospin e Royal». Il "Grande Burattinaio", scrive sempre Faverzani, «interviene pesantemente, non solo e non tanto in ambito economico, bensì sui principi, sui valori, sulla mentalità, sulla cultura, sugli usi e costumi dei francesi». La "révolution douce", cosi definita dallo stesso ministro Peillon, presenta diverse analogie con la rivoluzione francese del 1789. Anche allora la rivoluzione non fu fatta dal "popolo" ma da piccoli gruppi di borghesi, membri di logge massoniche, riuniti in "club" come quello giacobino. La "Carta della laicità", che forse non a caso consta di 17 articoli, sembra essere una riproposizione in chiave moderna della "Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino", votata a Parigi nel 1789 dall'Assemblea Costituente, che aprì la strada alla Rivoluzione. Oggi come allora la Repubblica francese, in nome di una falsa idea di libertà, pretende, attraverso l'applicazione del suo programma educativo neoilluminista, di costruire un "uomo nuovo", libero da qualsiasi vincolo religioso, a immagine e somiglianza della "morale pubblica". Il ministro Peillon sembra ignorare la massima latina "historia magistra vitae" che dimostra chiaramente i mali e le atrocità che hanno dovuto subire le società che nel corso della storia hanno sposato le ideologie totalitarie.

Nota di BastaBugie: per leggere i vari articoli che abbiamo pubblicato sui disastri di Hollande in Francia, clicca qui sotto
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Fonte: No Cristianofobia, 3 settembre 2013