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« Torna agli articoli di Benedetta Frigerio
«Quella proveniente dal mainstream mediatico era un'immagine molto distorta e falsa dello stile di vita omosessuale, disegnata apposta per gli americani. Ci sono cascato anche io». Sono le parole di Joseph Sciambra, ex pornostar gay, che un paio di giorni fa ha raccontato la sua storia in una intervista a Lifesitenews.com. Sciambra, 44 anni, descrive la sua adolescenza nel mondo omosessuale, il vortice che nei dieci anni successivi «mi ha portato alla disperazione», la caduta e la conversione. Poi rivela che cosa sia davvero l'omosessualità e «come un genitore dovrebbe affrontarla», senza averne paura né farne una colpa a sé o ai figli. Sciambra chiarisce i veri motivi che animano la lotta per il riconoscimento del matrimonio omosessuale e l'avversione verso le terapie riparative, ma anche il moralismo di certi cristiani «che non aiuta nessuno». E indica una via d'uscita per «coloro che soffrono a causa di questa attrazione».
DIECI ANNI ESTREMI
Tutto iniziò quando Sciambra era piccolo. Già a 8 anni era inquieto, alla continua ricerca di un «posto felice». Un giorno gli capitò per le mani una rivista pornografica, ma neanche fra quelle pagine riuscì a soddisfare la sua «ricerca di amore». Dalle riviste per uomini passò a quelle per donne, ma nemmeno queste gli bastavano. Così, negli anni Novanta, provò ad approcciare la comunità gay di San Francisco. Qui visse più di dieci anni di vita estrema, alla ricerca di continui rapporti che mettessero a tacere il suo disagio, fino a rimanere senza fiato e crollare. A raccoglierlo fu la madre, che in tutto quel tempo non aveva mai smesso di pregare per lui. Poi la riscoperta dell'amore di Dio e il ritorno alla fede cattolica abbandonata da bambino.
L'AIDS E I SUICIDI
Per Sciambra la pornografia è «una sorta di dipendenza come le droghe o l'alcol». E anche se i media hanno cercato di «ritoccare la realtà gay», lui non potrà mai dimenticare tutti quegli uomini arrivati a San Francisco da ogni angolo degli Stati Uniti «per trovare un porto sicuro in cui essere accettati» che alla fine «sono morti a causa delle malattie». «Ho visto molti giovani morire per le malattie ma anche suicidi», ricorda Sciambra. L'ex icona gay vuole «mostrare quanto sia brutto, e sporco, sì, lo stile di vita gay; e quanto sia ultimamente triste e tragico l'epilogo per quasi tutte le persone coinvolte». È questo uno dei motivi principali per cui ha deciso di parlare pubblicamente della sua storia: «Mi rivolgo specialmente ai genitori moderni che sono decisi a offrire i propri figli a questo orrore, per dirgli cosa li attende, e per dare dignità a quanti si sono ritrovati in questa vita senza averne colpa».
L'INGANNO
La denuncia di Sciambra riguarda anche la lobby omosessuale: «Ogni giovane che entra in questo mondo viene subito aggredito da una truppa di uomini più vecchi pronti a sfruttarlo come recluta». Trasformandolo in un paladino delle battaglie politiche per i "diritti" degli omosessuali cavalcate dal «partito democratico e dal movimento liberal delle lobby gay». Come la campagna per il riconoscimento del "matrimonio gay", un concetto che secondo Sciambra è stato «fuso a quello dell'uguaglianza» in modo da «creare una dinamica per la quale tutti i gay devono supportare il matrimonio, anche se non sono interessati». Sul tentativo di "neutralizzare" la diversità omosessuale Sciambra è durissimo: «La liberazione omosessuale mira a creare come una sorta di sollievo nella mente dei gay», spiega. «Dopo tante sofferenze, persecuzioni e lotte» abbracciare l'omosessualità è per i gay «un tentativo di raggiungere la pace e il compimento. Ma è un inganno. E la pace che bramano non accade mai».
SERVE UN LUOGO DI ONESTÀ
L'unico modo per non lasciarsi incantare – dice Sciambra prendendosela altrettanto risolutamente con chi condanna i gay senza amore costringendoli a scappare – è affidarsi ad «amici disinteressati, che non facciano battaglie per loro, che li ascoltino senza fare troppa catechesi o impartire lezioni dogmatiche, ma da cui si sentano voluti». Non bisogna dimenticare infatti, insiste Sciambra, che i gay «sono persone che soffrono: hanno bisogno di comprensione, compassione e preghiere». A questo proposito l'ex pornodivo difende senza esitazione anche le tanto discusse terapie riparative: «Tutti gli omosessuali che ho conosciuto, senza eccezioni, possono trovare, a volte con riluttanza, l'origine della propria omosessualità in qualche episodio della loro infanzia». L'opposizione alle terapie riparative «esiste perché in fondo si sa che funziona. I terapisti capaci sanno trovare la radice che causa la pulsione omosessuale nelle persone». E quando questo accade, i promotori dell'ideologia gender «non hanno più potere sulle persone che prima controllavano». Sciambra è convinto che «guarire è possibile, anche se chiede tempo, perseveranza». Solo «bisogna iniziare da un luogo di onestà: con te stesso, con gli altri e con Dio». Dove possano «essere risanati i rapporti e scoperte nuove e vere amicizie».
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