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Dopo il caso di Conselice [leggi in fondo all'articolo, N.d.BB], ecco Terni. Dopo gli insulti alla processione della Madonna ecco l'aggressione a una ragazzina di 12 anni da parte di un suo compagno di classe che non sopportava il crocifisso che portava al collo. In entrambi i casi protagonisti sono ragazzini islamici.
A Terni l'aggressione è avvenuta all'uscita di una scuola media nel quartiere periferico di San Giovanni mentre la ragazzina, già fatta segno dell'ostilità del suo compagno di classe senegalese, camminava insieme a sua madre: «Mi ero accorta che ci stava seguendo - ha raccontato la ragazzina a Repubblica - e mia madre mi diceva di non guardarlo. Poi all'improvviso è corso verso di me e mi ha dato una gomitata alla schiena, una specie di colpo di karatè. Io sono caduta in avanti, mi sono messa a piangere». Poi ha provato a strapparle il crocifisso dal collo, bloccato immediatamente dalla madre della ragazza, poi medicata in ospedale per il colpo ricevuto, con una prognosi di 20 giorni. La denuncia è partita d'ufficio ma data l'età dell'aggressore non ci sarà nessuna conseguenza penale.
PRUDENZA O OMERTÀ?
Sul motivo dell'aggressione subito dirigenti scolastici, autorità politiche e diocesi hanno invitato alla prudenza per evitare strumentalizzazioni e capire veramente la natura del gesto prima di dare un giudizio definitivo. Atteggiamento più che giusto vista la delicatezza della situazione, soprattutto in una città che non più di due mesi fa è stata sconvolta dalla morte assurda di un 27enne, ucciso senza alcun motivo all'esterno di un bar in centro da un marocchino ubriaco, che non aveva neanche i titoli per restare in Italia.
Col passare dei giorni però alla prudenza si sta sostituendo l'omertà e la volontà di coprire la realtà, cercando di ridurre il tutto a normali screzi che ci sono tra adolescenti. I fatti però suggeriscono qualcosa di diverso: il ragazzo era arrivato dal Senegal il 27 aprile, quindi da poche settimane, per ricongiungersi al padre, un ambulante che risiede con regolare permesso di soggiorno in Italia già da diversi anni. La situazione familiare, a quanto raccontato da alcuni genitori della scuola media, già potrebbe aiutare a spiegare qualcosa. Il padre ha infatti una moglie in Italia e due in Senegal, per un totale di sette figli, che sta cercando di fare arrivare in Italia uno alla volta. La moglie in Italia non sarebbe comunque la madre del ragazzino protagonista della violenza. Il padre inoltre è parte di una piccola comunità senegalese che potremmo definire di stretta osservanza islamica tanto che le sorelle del ragazzo in questione indossano rigorosamente il velo.
DALLA SCUOLA CORANICA ALLA SCUOLA ITALIANA
C'è chi dice che in Senegal il ragazzino frequentasse una scuola coranica, fatto sta che sin dal suo arrivo - dicono i compagni di classe - oltre a farsi notare per diversi comportamenti strani (peraltro comprensibili in un ragazzo di quell'età sbattuto da un giorno all'altro in un mondo completamente diverso senza conoscere una sola parola di italiano) ha messo in mostra una particolare avversione per i crocifissi appesi alla parete e appunto per il crocifisso che la sua compagna di classe portava al collo. Da qui un crescendo di insulti e atteggiamenti ostili fino all'aggressione di tre giorni fa.
Si può comprendere allora che, pur con tutte le attenuanti del caso, ridurre il tutto a normali screzi fra adolescenti appare evidentemente riduttivo. Ma la cosa peggiore è che preside e vice-preside della scuola media ieri, durante un consiglio d'istituto dedicato al caso, hanno attribuito la responsabilità alla vittima, che «ha esasperato con atteggiamenti di fanatismo e integralismo cristiano il suo coetaneo di religione musulmana». Insomma, la ragazzina non doveva ostentare il crocefisso al collo, visto che il nuovo arrivato non gradiva avrebbe dovuto toglierselo. Sarebbe come dire che la persecuzione dei cristiani nel mondo, è colpa dei cristiani stessi che pretendono di vivere apertamente la propria fede. Davvero una ben strana concezione della libertà religiosa, ma purtroppo questa sembra essere la mentalità prevalente, soprattutto in chi guida la comunità e ha responsabilità pubbliche.
Il caso peraltro non è isolato. Fonti locali riferiscono che alcuni giorni fa in un istituto superiore tecnico sempre a Terni, un altro caso simile ha visto per protagonista una adolescente islamica che per giorni ha preso di mira una sua compagna di classe malgrado fosse stata ripresa anche dagli insegnanti per il suo atteggiamento. Finché un'altra ragazza, per difendere la sua compagna le ha risposto in malo modo invitandola a tornarsene in Marocco se non le piaceva il nostro mondo. Apriti cielo, ragazzina islamica in presidenza a lamentarsi e studentessa italiana sospesa per "pensiero razzista".
LA RISPOSTA INSUFFICIENTE DELLE AUTORITÀ
A essere davvero preoccupante, quindi, non è tanto l'atteggiamento di alcuni immigrati quanto la risposta delle autorità - scolastiche, civili e potremmo aggiungere anche religiose - che a forza di non voler vedere la realtà contribuiscono a esasperare le tensioni. Difficile non notare che Terni, fino a poco tempo fa una cittadina tranquilla, da un po' di tempo si trova spesso al centro di fatti di cronaca, che coincidono con una profonda trasformazione in atto nella sua popolazione. Basti pensare che nel comprensorio ternano - ci dice l'ultimo censimento - la popolazione straniera è quadruplicata e solo nella città di Terni dal 2005 al 2012 gli stranieri sono più che raddoppiati, arrivando a costituire più del 10% della popolazione. Altro dato significativo è che la popolazione totale è rimasta in questo tempo costante a circa 110mila abitanti, il che vuol dire che c'è una vera e propria sostituzione di abitanti locali con stranieri. Una vera e propria rivoluzione demografica. Circa la metà degli immigrati presenti a Terni sono rumeni e albanesi, ma ci sono anche significative comunità dal Marocco, dal Pakistan e dall'Africa sub-sahariana.
UN CASO?
Qualcuno potrà dire che è un caso, ma negli ultimi dieci anni si assiste anche a un aumento vertiginoso della criminalità: basti pensare che nell'ultimo "Diario della transizione" del Censis Terni figura ai primi posti per l'aumento dei furti in appartamento, con un +243,7% in dieci anni.
Pensare che questa situazione possa essere risolta con moralistici inviti all'accoglienza e al rispetto delle religioni (ma solo quelle altrui) è la dimostrazione dell'idiozia della nostra classe dirigente che non si rende conto che l'immigrazione è un fenomeno complesso che va governato con attenzione e con regole chiare, se si vuole davvero favorire l'integrazione. Se poi addirittura di fronte a gesti di palese arroganza e violenza, si attribuisce la responsabilità alle vittime nel nome del quieto vivere e del politicamente corretto si mettono le basi per l'esplosione del conflitto sociale.
Nota di BastaBugie: ecco i fatti di Conselice citati a inizio articolo come descritti e commentati da Andrea Zambrano su La Nuova Bussola Quotidiana del 15-05-2015
L'errore più grande è quello di chiuderla a tarallucci e vino dicendo che, alla fine, "so' ragazzi". Interrompere al motto di "andate via di qui" e "questa è casa nostra" una processione religiosa non era riuscito neanche ai bravi di Peppone per i quali l'affronto massimo poteva essere non togliersi il cappello al passaggio della statua della Madonna o staccare la corrente all'altoparlante mentre il prete parlava.
Che il sindaco del comune di Conselice, in provincia di Ravenna, avesse voglia di chiudere la questione per non esacerbare gli animi era chiaro già dal comunicato che giovedì ha pubblicato sulla home page del sito dell'amministrazione: "Mi risulta che i ragazzi siano stati rimproverati". È in quel "mi risulta" che alberga la spia che l'episodio di domenica debba essere considerato come un incidente di percorso, e nulla più, nell'ambizioso percorso di integrazione che i comuni sperano di costruire con le tante comunità islamiche sparse nel territorio.
I fatti però delineano scenari un po' più inquietanti, a cominciare dal luogo in cui sono avvenuti.
Domenica. Ore 10.30, come riporta l'edizione ravennate del Resto del Carlino. Al termine della messa della parrocchia di San Martino parte la processione con la statua della Madonna. Siamo a maggio, mese dedicato al Rosario e alla Vergine.
In processione c'è la comunità parrocchiale, ci sono le autorità civili, ci sono i bambini di prima comunione. Al passaggio del corteo religioso in via Dante Alighieri succede qualcosa. Alcuni ragazzi, poi si dirà soltanto bambini, della vicina sede dell'associazione di cultura islamica "Attadamun" iniziano a inveire contro i fedeli: "Andate via", "qui non potete stare".
La cosa lascia sconcertati tutti. C'è chi è intenzionato a fermarsi e riprendere i ragazzi. Poi si decide di fare finta di nulla. Ma al termine, tornati in chiesa, non si parlava d'altro anche se, si legge dal Carlino qualcuno ha cercato di minimizzare dicendo che in fondo si è trattato di un gruppetto di bambini che non si sono resi conto della gravità del loro gesto. So' ragazzi, appunto.
Ma la vicenda non si è chiusa sul sagrato: è finita sul giornale andando a coinvolgere anche il sindaco Paola Pula, primo cittadino Pd di Conselice che ha chiesto un incontro con l'associazione. Il giorno dopo arrivano le lettere di scusa dell'associazione consegnate al parroco e al sindaco. I quali hanno ringraziato per il bel gesto dell'associazione islamica. "Considero il comportamento tenuto dai rappresentanti di entrambe le comunità, la migliore risposta a qualsiasi strumentalizzazione dell'accaduto", ha chiuso il sindaco.
Tutto risolto? Più o meno. Restano da capire almeno un paio di cose. Perché dei bambini che si presuppone frequentino le scuole regolarmente insieme a tutti gli altri iniziano ad inveire contro il sentimento religioso? Che cosa si cela dietro questa zingarata primaverile che, come risulta al sindaco, i bambini avrebbero pagato con una ramanzina dei genitori? Ai più è scappato un dettaglio.
Il luogo dal quale sono partiti gli improperi verso i fedeli cattolici non è una vera e propria moschea. Ma è la sede di un'associazione di cultura islamica. Un luogo in cui gli islamici istituiscono le proprie madrasse per i bambini e praticano un culto che nella stragrande maggioranza dei casi è abusivo perché è sotto il nome di associazione di cultura islamica che si celano gran parte dei luoghi di preghiera musulmani emiliani. I quali, per avere il titolo di moschea, devono dotarsi di caratteristiche urbanistiche proprie dei luoghi di culto. E che invece per comodità e grazie all'escamotage di una legge regionale che disciplina i luoghi di aggregazione culturale e sportiva, funge a tutti gli effetti da moschea. Con tutti i crismi che ne derivano, compresa la pretesa di considerarlo un luogo inviolabile, in quanto sacro. Anche se moschea non è.
In Regione la cosa è risaputa, basterebbe modificare la normativa e rendere più stringenti i permessi, ma questo comporterebbe il passaggio in consiglio comunale per le approvazioni urbanistiche avvitando la questione in favorevoli e contrari. Meglio procedere così.
Fino a quando qualcuno non si sente in diritto di cacciare dal proprio suolo alcuni fedeli che da quelle vie passano con statue e ostensori da almeno mille anni. Con il senso di sfida che questo gesto lascia con sé. Che cosa succederà se il prossimo anno qualcuno particolarmente zelante consigliasse di cambiare itinerario per non "urtare la comunità islamica"? E se la proposta dovesse passare per quieto vivere?
I bambini che hanno inveito contro la statua devono aver respirato un clima ostile al cristianesimo da qualche parte. Dove? Forse nelle stesse scuole coraniche approntate con il benestare dei Comuni sotto l'effige di normale attività culturale? Saranno anche ragazzate, ma bisognerebbe che qualcuno si interrogasse su chi ha reso il terreno fertile perché accadessero.
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