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Sia chiaro, andare sabato 20 giugno a Roma per la manifestazione per la famiglia non è un dogma di fede né da questo gesto ci si deve aspettare la salvezza. Ma è una possibilità che è data al nostro popolo per testimoniare l'esistenza e la bellezza della famiglia naturale mentre ci sono potenti forze politiche e culturali che vorrebbero eliminarla. Per questo abbiamo invocato da molti mesi un'occasione del genere, ringraziamo quanti si sono mobilitati perché si potesse realizzare (pur tra mille ostacoli non escluso il fuoco amico), sosteniamo con convinzione la partecipazione.
Nello stesso tempo rispettiamo quanti decidono altrimenti, anche se non possiamo restare indifferenti alle motivazioni che vengono addotte e sulle quali è anche importante confrontarsi. C'è chi, ad esempio, come il Forum delle Associazioni Familiari, pur condividendo gli obiettivi e guardando con simpatia all'iniziativa, parla di «scelte strategiche differenti». Certo, se queste strategie fossero anche esplicitate aiuterebbe tutti a partecipare, invece che lasciare la sensazione di un «vorrei ma non posso» che risente delle divisioni nell'episcopato italiano che pilota il Forum.
MONSIGNOR NUNZIO GALANTINO
E a proposito di episcopato italiano, in diversi si fanno scudo delle parole del segretario della Conferenza episcopale (Cei), monsignor Nunzio Galantino, che in un'intervista al Corriere della Sera (25 maggio) ha invocato il dialogo e condannato il muro contro muro. Pur tralasciando il fatto che quello di segretario generale della Cei è un ruolo esecutivo che non prevede iniziative di indirizzo "politico", è interessante riprendere alcuni passaggi del suo intervento, perché sono rivelatori di una certa impostazione. Dice dunque monsignor Galantino: «Il problema è la ricerca della verità su ciò che riguarda l'uomo. Un cristiano che si mette "contro" qualcuno o qualcosa già sbaglia il passo. Io sogno il momento in cui tutto ciò che riguarda la persona, sia come singolo sia come realtà sociale, venga affrontato al netto di ogni ideologia, interesse, colore partitico. Ci vuole la serenità del confronto, mettere da parte le passioni eccessive per fare il bene di tutti. E se questo non lo favorisce uno Stato, un governo, chi altri deve farlo? Io chiedo ci sia un tavolo nel quale incontrare e non scontrarsi... Non si tratta di fare a chi grida di più, i "pasdaran" delle due parti si escludono da sé. Ci vuole un confronto tra gente che vuole bene a tutti».
UNA VERA E PROPRIA AGGRESSIONE
Si tratta di affermazioni che suonano bene, ma in realtà a un esame più attento rivelano tutt'altro. Anzitutto perché saltano il dato fondamentale, cioè la realtà su cui ancora ieri è tornato papa Francesco: è in atto una vera e propria aggressione, "colonizzazione ideologica" la chiama il Papa, che ha preso di mira soprattutto la scuola fin dalla materna e sta distruggendo la società. E ci sono tre leggi che il Parlamento si appresta a varare che imporranno il matrimonio omosessuale (con annessa adozione), l'insegnamento dell'ideologia di genere nelle scuole, l'impossibilità di anche solo affermare che l'unica famiglia è quella naturale, fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Questa è la realtà: ci sono degli aggressori, e c'è un popolo che è aggredito. È da questo dato che si deve partire.
Sentite bene le parole che il Papa ha pronunciato ieri: «I nostri ragazzi, ragazzini, che incominciano a sentire queste idee strane, queste colonizzazioni ideologiche che avvelenano l'anima e la famiglia: si deve agire contro questo».
«Si deve agire contro questo», ha detto il Papa. Contro l'ideologia del gender, se non fosse chiaro. Bisogna agire. Ma per monsignor Galantino «un cristiano che si mette contro qualcosa già sbaglia il passo» e impone ad associazioni e movimenti che è in grado di ricattare a starsene fermi. Stai a vedere allora che per il segretario della Cei anche il Papa non parla da cristiano. Ma forse neanche Gesù, visto che spesso e volentieri si scontrava con scribi e farisei, parlava "contro" di loro. Perché se uno è per qualcosa o qualcuno necessariamente la difenderà in caso di attacco o aggressione.
CI MOBILITIAMO CONTRO L'AGGRESSORE
È proprio perché siamo per la famiglia e per la difesa dei figli che ci mobilitiamo contro l'aggressore, che nella fattispecie assume le sembianze di alcuni progetti di legge. Forse che il Family Day del 2007 non fu convocato per fermare i Di.Co. di Bindiana memoria? C'è la casa che brucia ma mons. Galantino e chi gli va dietro invece di darsi da fare con i secchi pretendono che si convochi il tavolo con la Protezione civile, il Consiglio di circoscrizione e magari l'assemblea di condominio per parlare del valore del fuoco.
E poi il tavolo intorno a cui incontrarsi per ricercare la verità sull'uomo. Un campo neutro dove si dovrebbe accedere spogliandosi delle proprie ideologie, interessi, appartenenze varie e anche delle passioni eccessive. Ovviamente escludendo i pasdaran, quelli che quando si parla del senso della vita e del futuro dei propri figli non riescono proprio - chissà perché - a parlare con distacco. Sorge spontanea una domanda: chi sarebbero gli interlocutori che monsignor Galantino immagina, con cui intavolare una bella tavola rotonda sulla verità dell'uomo? Renzi che ha detto che con le unioni civili dobbiamo fare in fretta per stare al passo con l'Europa dei diritti civili? Scalfarotto che vorrebbe chiudere la bocca a tutti quelli che non gridano "gay è bello"? L'Arcigay che si batte per impedire a qualche centinaio di persone di trovarsi in piazza a leggere silenziosamente un libro per un'ora? Insomma, chi sarebbero nella situazione attuale gli invitati alla tavola di Galantino e soci? O meglio, con chi stanno già dialogando al punto che una manifestazione festosa per testimoniare la bellezza della famiglia rovinerebbe questo clima idilliaco di incontro?
In ogni caso se mai questo tavolo si dovesse fare dico fin da subito che non mi sento rappresentato da monsignor Galantino, che va in tv a sostenere il dovere dello Stato a regolare le convivenze omosessuali (ma ovviamente la famiglia è un'altra cosa). È anche il contrario di quel che i vescovi italiani hanno messo nero su bianco nel 2007: «...Riteniamo la legalizzazione delle unioni di fatto inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo. Quale che sia l'intenzione di chi propone questa scelta, l'effetto sarebbe inevitabilmente deleterio per la famiglia... Un problema ancor più grave sarebbe rappresentato dalla legalizzazione delle unioni di persone dello stesso sesso, perché, in questo caso, si negherebbe la differenza sessuale, che è insuperabile».
QUALE AVVENIRE?
Anche il direttore di Avvenire, il quotidiano della Cei, sta sostenendo con forza soluzioni in evidente contrasto con le indicazioni dei vescovi del 2007, mai ufficialmente sconfessate e comunque in sintonia con il Magistero. Per Marco Tarquinio non sarebbe giusto riconoscere le convivenze eterosessuali (perché se vogliono hanno già il matrimonio) ma sarebbe invece utile regolare quelle omosessuali, anche «per aumentare il tasso di solidarietà».
Questi signori parlano come se di convivenze e unioni civili si cominciasse a dibattere oggi per la prima volta e spettasse a loro trovare la soluzione più intelligente. Ma visto che, violenti o nolenti, questi signori rappresentano la Chiesa italiana, quando contraddicono così palesemente ciò che è già stato stabilito e risolto dovrebbero almeno avvertire il pubblico che li ascolta, per quanto poco esso sia. Almeno un po' di onestà.
Nota di BastaBugie: il Comitato Verità e Vita ha diffuso il 12 giugno 2015 in merito alla manifestazione del 20 giugno un comunicato stampa dal titolo "Affermare la verità integrale sull'uomo e sulla famiglia, no a qualsiasi posizione di compromesso". Ne riportiamo ampi stralci:
Il Comitato "Difendiamo i nostri figli" ha convocato per il 20 giugno a Roma una manifestazione per difendere la famiglia naturale dall'assalto a cui è costantemente sottoposta dal Parlamento ed i figli dalla colonizzazione ideologica della propaganda delle teorie gender nella scuola. [...]
L'ideologia gender, negando ogni differenza tra uomo e donna derivante dalla natura e sostenendo che ciascuno può scegliere il proprio sesso e il proprio ruolo sociale a prescindere dalla propria identità sessuale, è fondata sulla menzogna e sul travisamento della realtà e della verità dell'uomo. Proprio per questa sua natura ideologica e per la ribellione esplicita verso la realtà naturale, essa non può che imporsi con la minaccia contro chi pensa e parla in modo differente (il progetto di legge Scalfarotto), con l'intimidazione dei personaggi pubblici, con la rieducazione coattiva dei mass-media (il decalogo dell'UNAR verso i giornalisti) e, soprattutto, con l'insegnamento obbligatorio di queste teorie nelle scuole ai bambini e ai ragazzi, sottraendo ogni controllo ai genitori e costringendo gli insegnanti a ripetere come verità queste menzogne (disegno di legge Fedeli). Si tratta di un disegno esplicitamente totalitario che inevitabilmente nega il diritto delle famiglie ad educare i propri figli, la libertà di manifestazione del pensiero, la libertà di stampa e, in fondo, la stessa democrazia.
L'adozione del matrimonio omosessuale – comunque si voglia chiamarlo (disegno di legge Cirinnà) – costituisce, poi, il sigillo pubblico ad una menzogna che pretende di equiparare alla famiglia naturale rapporti privi di valenza positiva per le persone coinvolte e per la società intera. [...]
La risposta a queste iniziative non può che essere di opposizione e rifiuto senza eccezioni: non si può venire a patti con la menzogna e rinunciare ad affermare la verità intera!
La natura e l'esperienza insegnano che siamo concepiti e nasciamo uomini e donne, che è l'amore di un uomo e di una donna a far nascere i bambini, che ogni bambino ha bisogno di un padre e di una madre, che sono le famiglie fondate sul matrimonio a reggere e a spingere in avanti ogni società ed a mantenerla in vita; e ancora, che i bambini non si comprano al mercato, che i bambini non si possono uccidere perché imperfetti, che le donne povere del terzo mondo non sono contenitori da sfruttare con un'elemosina!
Il Comitato Verità e Vita ritiene molto importante la manifestazione del 20 giugno a Roma, ma sente il dovere di mettere in guardia da ogni tentativo di giungere a compromessi o accomodamenti.
Il popolo che sostiene il bene comune non può essere frenato e indirizzato dalle logiche politiche e parlamentari da parte di coloro che, in qualche modo, cercano qualche agibilità o visibilità in Parlamento e nella politica: sui principi fondamentali i politici - se sono in grado e se vogliono farlo - devono rispettare i propri doveri, facendo opposizione dura e sincera, senza nessun ammiccamento all'altra parte che permetta di restare saldi nel proprio incarico.
Ogni proposta o tentativo di mediazione che comporti il "pieno riconoscimento dei diritti delle persone e totale sostegno alle unioni affettive a prescindere dagli orientamenti sessuali e dalla tipologia del legame" è un espediente politichese, che ricorrendo ad un camuffamento linguistico di fatto decreta oggi l'assimilazione di queste unioni all'istituto familiare, cosa non ricercata dai conviventi eterosessuali che non scelgono di sposarsi pur potendolo fare, ma fortemente voluta dai conviventi omosessuali, che invece non possono contrarre matrimonio, e getta i presupposti per l'introduzione nel nostro ordinamento del matrimonio tra persone dello stesso sesso in contrasto con quanto stabilisce la nostra Carta Costituzionale.
La convivenza - sia etero che omosessuale - non può essere riconosciuta né promossa o favorita dalla Stato, che deve invece affermare la centralità della famiglia naturale fondata sul matrimonio, nella quale uomo e donna si impegnano per sempre tra loro e con la società e assumono i doveri conseguenti.
E' la famiglia - solo la famiglia - uno dei beni più preziosi dell'umanità a dover essere difesa e tutelata e messa nelle condizioni migliori per svolgere il suo insostituibile ruolo sociale!
Quindi: i progetti di legge Scalfarotto, Cirinnà e Fedeli devono essere semplicemente ritirati e l'attacco alla famiglia deve cessare ed essere sostituito da misure che la sostengano e la favoriscano!
Chiunque cooperi per qualsivoglia motivo ed in qualsiasi modo a favorire il riconoscimento delle "unioni di fatto" non può considerarsi un politico, un amministratore od un cittadino al servizio del bene comune e di una società veramente umana.
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