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Il "via libera" del Senato alla riforma della "Buona Scuola", voluta dal governo Renzi, appare anche come un "via libera" al gender nelle scuole. Tra i firmatari del testo sono stati alcuni senatori del NCD, che hanno approvato il 25 giugno a Palazzo Madama ciò contro cui il 20 giugno, avevano manifestato in piazza San Giovanni.
Il maxiemendamento, sostitutivo del ddl, sul quale il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi ha ritenuto opportuno porre la questione di fiducia, ha ottenuto 159 voti a favore, 112 contro e nessun astenuto. Hanno votato contro il Movimento 5 Stelle, Lega Nord e Sel, oltre ad alcuni dissidenti del Pd, i quali hanno deciso di non partecipare alla votazione. Decisivo invece l'appoggio del "Nuovo Centro Destra" i cui senatori hanno votato compatti (eccetto 3 assenti) a favore del disegno di legge che, all'articolo 3 punto 16, introduce la teoria del gender nei banchi di scuola. Questo l'elenco degli esponenti "NCD" che hanno votato a favore: Renato Schifani, Gaetano Quagliariello, Maurizio Sacconi, Federica Chiavaroli, Laura Bianconi, Simona Vicari, Andrea Augello, Antonio Azzollini, Antonio Gentile, Guido Viceconte, Luciano Rossi, Luigi Compagna, Marcello Gualdani, Nico D'Ascola, Pippo Pagano, Salvatore Torrisi, Francesco Colucci, Franco Conte, Mario Dalla Tor, Piero Aiello, Roberto Formigoni, Ulisse Di Giacomo, Bruno Mancuso, Giovanni Bilardi, Giuseppe Marinello, Antonio Caridi. Non hanno votato, in quanto non presenti in aula, Paolo Bonaiuti, Giuseppe Esposito e Carlo Giovanardi. Tutte le buone intenzioni del partito "NCD" sono dunque rapidamente crollate di fronte alla ferma opposizione del presidente del Senato Piero Grasso che ha blindato il maxiemendamento
VOLTAFACCIA DEI SENATORI DEL NUOVO CENTRO DESTRA
Il clamoroso e poco onorevole voltafaccia dei Senatori "NCD", a meno di una settimana dalla passerella di piazza al "Family Day "di San Giovanni, è stato sottolineato dall'esponente del gruppo misto Mario Mauro che, in una nota pubblicata sul suo sito ufficiale, ha accusato il Nuovo Centro Destra di pavidità, scrivendo "Il sì dei senatori del Nuovo centrodestra alla fiducia sul disegno di legge sulla scuola consentirà l'introduzione della cosiddetta ideologia gender nelle scuole italiane. (…) Fin troppo facile prendere in piazza gli applausi di famiglie e militanti cattolici e incassare in Aula il dividendo della subalternità culturale al renzismo e al Partito democratico".
Da parte sua il'"NCD", ha replicato attraverso il suo coordinatore nazionale Gaetano Quagliariello, il quale ha tentato di fornire una spiegazione plausibile di tale improvviso cambio in corsa, assicurando di aver negoziato con il ministro Giannini l'introduzione, attraverso apposita circolare, di un "consenso informato" che costituirebbe una garanzia nei confronti delle famiglie riguardo l'adozione di scelte non condivise nell'educazione dei proprio figli. "Stante l'impossibilità di modificare il testo del maxiemendamento, per decisione regolamentare assunta dal presidente del Senato, salvo che per rilievi di bilancio,- ha spiegato Quagliarello - il ministro Giannini si è impegnata a ribadire anche attraverso atti amministrativi di competenza del suo dicastero la cogenza di tali prescrizioni". "Da parte nostra, - ha aggiunto - dopo questo primo importante passo lavoreremo fin da ora, insieme alle organizzazioni promotrici della manifestazione di piazza San Giovanni, affinché il principio del consenso informato, cardine di ogni autentica libertà educativa, non sia solo una pratica burocratica ma sia scolpito in un testo di legge".
CONSENSO INFORMATO? TOTALMENTE INUTILE
La tanto sbandierata soluzione del "consenso informato" raggiunta con il Ministro Giannini non prevede, tuttavia, alcuna nuova clausola stabilita per legge ma, sarà affidata esclusivamente ad una circolare ministeriale che potrà essere stralciata o aggiornata al primo avvicendamento di poltrone. Intanto il danno sarà stato fatto e la nuova normativa scolastica sarà in linea con le direttive LGBTQ comunitarie.
Ora il voto è atteso per il prossimo 7 luglio alla Camera dove i deputati "NCD" hanno già raggiunto l'accordo con il Ministro Giannini, impegnandosi a votare la riforma a patto che il Ministro si impegni ad assicurare la liberà di scelta educativa da parte dei genitori. Il "consenso informato" sembra dunque essere diventata la parola magica che salva capra e cavoli. La deputata "NCD", Eugenia Roccella, intervistata sul quotidiano on-line "Intelligonews", individua infatti in esso il nuovo metodo di azione, spiegando: "Il problema è che comunque questa roba entra nelle scuole, non solo attraverso iniziative ministeriali che sono state fermate da tempo, ma anche attraverso iniziative singole, del semplice preside o insegnante. Ci sono mille strumenti, quindi il miglior mezzo per combattere questo tipo di interventi è il consenso informato dei genitori".
In realtà, l'adozione del "consenso informato" sembra essere un abile escamotage politico, che rovescia il problema sulle famiglie, permettendo a coloro che dovrebbero intraprendere ferme e coerenti battaglie politiche, a costo di perdere qualche poltrona, di rimanere tranquilli al proprio posto in barba ai agli annunci di piazza fatti pochi giorni prima.
Il "consenso informato", oltre ad essere un appiglio estremamente fragile, in quanto dipendente unicamente da una circolare ministeriale, legata al sempre variabile contesto politico, è un principio in sé stesso sbagliato, da rifiutare come strategia di azione. Delegare la decisione al "consenso informato" delle famiglie, consiste infatti, nello scaricare su di esse la responsabilità della scelta, dando il proprio assenso, all'introduzione nel nostro ordinamento di una legge intrinsecamente iniqua. Una posizione certamente perdente, di principio e di fatto, nella dura battaglia culturale in atto.
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