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« Torna agli articoli di Sergio Rame
Politici, professori universitari ed euroburocrati stanno tessendo un bavaglio per imporci di parlare bene dell'islam.
A Sarajevo si è appena concluso il primo Summit europeo sull'islamofobia, un convegno di tre giorni per mettere a punto le linea guida da far seguire ai Paesi dell'Unione europea quando devono confrontarsi con i musulmani. Nel documento conclusivo vengono, infatti chieste misure più stringenti per obbligarci a parlare dei musulmani "soltanto in termini positivi".
Alla tre giorni di Sarajevo, come racconta Libero, c'era un parterre delle grandi occasioni. Al summit hanno sfilato politici come l'ex premier spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero, l'ex ministro inglese e fondatore di Medici senza frontiere Jack Straw e l'ex ministro francese Bernard Kouchner. Non solo. Sono accorsi anche alti esponenti dell'Unione europea, professori unifersitari della Georgetown University o di Berkley, intellettuali, sportivi, fumettisti, scrittori e rappresentanti delle più famose associazioni umanitarie. Tutti schierati contro i "populisti", come Marine Le Pen o Donald Trump. Come riferisce Libero se la sono presa, infatti, con i "partiti identitari" che sono stati accusati di razzismo. E hanno chiesto ai leader politici che siedono a Bruxelles di far qualcosa per contrastare "l'ostilità diffusa nei riguardi degli islamici".
"Bisogna opporsi alle politiche che discriminano sulla base dell'identità religiosa - si legge nel documento conclusivo - la crescita dell'estrema destra in Europa aumenterà gli estremismi, la divisione e la paura". Da qui la richiesta del summit di creare un "reato specifico di islamofobia" in tutti i Paesi dell'Unione europea. Non solo. A Bruxelles viene addirittura chiesto di istituire leggi che tutelino gli islamici sul luogo di lavoro, "specialmente quelli che indossano il velo".
Nota di BastaBugie: Mauro Faverzani nell'articolo sottostante dal titolo "In Francia e Belgio vige già la dhimmitudine scolastica" parla della situazione in Francia e Belgio.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su Corrispondenza Romana il 17 giugno 2016:
Tempi duri per la scuola in Europa. In Francia e Belgio nuovi, inquietanti campanelli d'allarme stanno trillando all'impazzata. La notizia, partita daNovopress, è subito rimbalzata su blog e agenzie d'informazione: in molte scuole pubbliche francesi la famiglie musulmane, durante il Ramadan, possono esigere il rimborso dei buoni-mensa, oltre tutto senza alcun obbligo di provare le mancate consumazioni. Così, a prescindere, si va in fiducia.
I servizi di tutela dell'infanzia, in genere tanto solerti e rigorosi nel garantire uno sviluppo armonico e completo del fanciullo, sempre pronti a suggerire ed a correggere, sono incredibilmente muti di fronte a ragazzini lasciati senza cibo e senz'acqua nei lunghi e caldi giorni di giugno fino ai primi di luglio, per poi lasciarli abbuffare di notte di tutto quanto possano trovare di più grasso e dolce. In questo caso si chiude un occhio, anzi due.
Già le mense di questi istituti avevano adeguato i propri menù alle regole dell'islam, escludendo la carne di maiale, ad esempio. Ma, di fronte ai nuovi sviluppi, v'è da chiedersi quanto realmente di pubblico abbiano ancora queste scuole, trasformatesi da laboratori degli orrori laicisti in piccole casbah musulmane.
Lieven Boeve, direttore generale della Katholiek Onderwijs Vlaanderen, la rete per l'insegnamento cattolico delle Fiandre, ha proposto addirittura di aprire, negli istituti ad essa aderenti, delle stanze per la preghiera islamica. Secondo quanto dichiarato alla stampa dall'arcivescovo Jozef de Kesel, fresco di nomina, l'episcopato sosterrebbe «totalmente» quest'iniziativa. La prospettiva è che tale provvedimento possa essere presto assunto anche nel Belgio francofono, poi in Francia ed, a seguire, estendersi nel resto d'Europa.
Ad opporsi allo scempio vi sono da una parte l'associazione cattolica fiamminga Pro Familia, che ha organizzato per il prossimo 25 giugno a Bruxelles una Marcia per l'insegnamento cattolico, per ribadire alcuni principi fondamentali; dall'altra vi sono le scuole cosiddette "fuori contratto" ovvero quelle che non chiedono soldi allo Stato in cambio della propria libertà, più o meno l'equivalente delle nostre scuole parentali. Ma la loro sopravvivenza appare alquanto complicata in Belgio e minacciata in Francia da due rischi: il progetto di modifica delle norme vigenti, promosso dal ministro Najat Vallaud-Belkacem (il che non stupisce) e la proposta di legge depositata dai parlamentari della lista LR-Les Républicains, che formalmente apparterrebbero alla Destra francese, benché tra di loro militino molti ex-democristiani d'Oltralpe e benché faccian parte in Europa di quel Partito Popolare, che ovunque pare ormai aver non solo dimenticato, bensì tradito la propria identità.
Insomma, pare proprio che tanto in Francia quanto in Belgio si sia dinanzi a due casi di dhimmitudine scolastica ante litteram.
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