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« Torna agli articoli di Rino Cammilleri
L'eretico Marcione (85ca-160) era un ricco armatore di Sinope nel Ponto (oggi in Turchia). Suo padre era il vescovo della città (a quel tempo, data la penuria di personalità adatte e riconosciute autorevoli, non di rado i vescovi erano uomini già sposati che, accettando la carica, si separavano, previo consenso di lei, dalla moglie) e lo aveva cacciato di casa appena scoperto che il giovanotto aveva sedotto una vergine.
Marcione, dopo la grande rivolta giudaica di Bar Kokhba che aveva causato la definitiva cancellazione di Gerusalemme dalla faccia della terra a opera dell'imperatore Adriano, si convinse del tutto che il Dio degli ebrei, quello dell'Antico Testamento, era un poco di buono. Si trasferì a Roma, dove era appena morto il papa Igino. Per ingraziarsi l'importante comunità cristiana locale donò alla Chiesa la ragguardevole somma di duecentomila sesterzi. Ma non tardò a far sapere come la vedeva lui.
ANTICO E NUOVO TESTAMENTO
Il brutale e sanguinario Dio del Vecchio Testamento, secondo Marcione, non era lo stesso Dio di Gesù, tutto amore, compassione e misericordia. Anzi, gli ebrei probabilmente si ingannavano nel tributare adorazione a un demiurgo rozzo e vendicativo. Era più certo che il vero Creatore fosse un altro, cioè quel deus absconditus cui san Paolo aveva accennato nella sua orazione all'Agorà di Atene. La dottrina di Marcione, anzi, era quasi interamente poggiata sulle insistenze di san Paolo, nelle Lettere, sull'Amore contrapposto alla Legge. La Legge uccide, l'Amore vivifica. La Legge rende schiavi, va temuta, l'Amore invece fa liberi. Una cosa, insomma, è la lettera della Legge, tutt'altra è la misericordia. Ovviamente, Marcione fu educatamente accompagnato fuori. Ma lui insistette col trattato Antitesi, e allora venne scomunicato. Lui, a quel punto, chiese indietro i soldi. Glieli ridiedero. Li usò per creare una sua Chiesa personale, le cui idee presto si diffusero e rimasero in circolazione a lungo anche dopo la sua morte.
Come sempre accade, nel circolare e diffondersi si arricchirono di nuovi particolari e sfumature, tanto che gli apologeti cristiani dovettero intervenire per farvi fronte. Agostino, Tertulliano, Giustino, Policarpo, Ireneo scrissero parecchio, e a buona ragione, visto che dalla contrapposizione tra il cattivo Jahvé e il buon Cristo fiorirono molte delle sette dualiste che impensierirono la Chiesa fino al Medioevo, partendo dai manichei e finendo nei catari.
I marcioniti propriamente detti erano presenti ancora nell'VIII secolo, tant'è che si allearono con gli arabi dell'emiro Al-Wahid contro i cristiani bizantini e nel 719 un sinodo in Armenia dovette reiterare la condanna delle loro dottrine. Le quali sopravvissero nei bogomili bulgari in Oriente e negli albigesi in Occidente (di cui si riuscì a venire a capo solo a mano armata).
LE IDEE SIMIL-CRISTIANE SONO PERICOLOSE
Ma perché la Chiesa è sempre stata di manica larga coi peccatori e i pagani ma feroce con gli eretici? Perché le idee simil-cristiane sono più pericolose della dinamite. Vediamo.
Agostino aveva posto le basi della convivenza tra cristiani ed ebrei, diventati "popolo ospite" dal tempo dell'ultima guerra giudaica: la loro stessa esistenza, col loro culto, dimostrava la verità del cristianesimo, perché il Nuovo Testamento deriva dal Vecchio; inoltre, dice chiaramente San Paolo che, alla fine, essi riconosceranno che Gesù è il Messia. Questo insegnamento di Agostino fu la base della pace tra cristiani ed ebrei per tutto il Medioevo, con i papi che intervenivano a protezione se qualche cristiano sgarrava.
Ma quando, col gioachimismo, riprese quota l'idea di un cristianesimo "spirituale", tornò in voga l'antitesi tra l'"amore" e la "legge". E, con un facile passaggio, tra il Nuovo e il Vecchio Testamento. E chi era che incarnava quest'ultimo? Gli ebrei. Infatti, Lutero nel 1543 scrisse il libello Degli ebrei e delle loro menzogne (che i nazisti tirarono in ballo, a loro difesa, nel processo di Norimberga).
Il filosofo Massimo Borghesi, in un suo saggio del 2001 sulla rivista 30giorni, ricordava che questa storia del "cristianesimo spirituale" contrapposto all'arida materialità della dura dottrina era uno dei cavalli di battaglia degli umanisti (cui la Riforma era tributaria), non a caso un Erasmo da Rotterdam si rallegrava per l'avvenuta espulsione degli ebrei dalla Francia. Scrive Borghesi: "È la stessa contrapposizione che, in forme mutate, ritroviamo nell'illuminismo per il quale al deismo come vera religione (interiore, razionale, universale) si oppone la fede ebraica (esteriore, legalistica, particolare) fondata sulla scandalosa pretesa dell'elezione divina e sulla "schiavitù" della legge". Da qui l'ostilità verso gli ebrei di Voltaire, Edward Gibbon, Kant. E quella di Hegel nei suoi scritti giovanili.
IL RITORNO DI UN'ERESIA MAI SPENTA
E poi venne il turno dei teologi "liberali" alla Von Harnack, impegnati a "depurare" il cristianesimo da ogni incrostazione veterotestamentaria. In Oriente, dove gli ortodossi non avevano mai canonizzato Agostino e, dunque, la posizione degli ebrei era sempre periclitante, Vladimir Solov'ev doveva ricordare ancora alla fine dell'Ottocento che il cristianesimo non è un'idea ma una storia che trae origine dai fatti di un popolo scelto da Dio in una zona geografica precisa (Gli ebrei e la questione cristiana). Ma, da quelle parti, neanche Dostojevskij e Tolstoj erano insensibili al "cristianesimo spirituale". Com'è noto, dei pogrom e delle politiche zariste molti ebrei si ricordarono all'ora della Rivoluzione (anche se poi Stalin ripristinò la vecchia idiosincrasia). Ma non divaghiamo. Come abbiamo visto, l'eresia di Marcione fu un sassolino gettato nell'acqua calma, i cui cerchi concentrici non cessarono mai di allargarsi; di certo oltre la portata delle intenzioni dell'eresiarca, ma di buone intenzioni è lastricato un certo posto. Ed è per questo che la Chiesa, come abbiamo rammentato, ha avuto misericordia per tutto tranne che per le eresie. Infatti, non sai mai dove si vada a parare.
Il concetto dell'amore ("misericordia") da preferirsi alla legge ("dottrina") sta ritornando alla grande, perché ci si dimentica l'aureo principio messoriano dell'"et-et", che contraddistingue il cattolicesimo romano. La Sacra Scrittura è costituita da Antico et Nuovo Testamento. Il Dio dell'uno è lo stesso dell'altro. Gesù non è solo amore ma anche dottrina, anche perché il primo discende dalla seconda. L' "amerai il prossimo come te stesso" non è un'invenzione del Nazareno: Lui stesso ricorda che risale ai Comandamenti di Mosè, e "riassume tutta la Legge e i Profeti" (cfr. il dialogo tra Gesù e lo scriba). Per dirla difficile, non si dà ortoprassi senza ortodossia.
Pascal: "Bien penser pour bien agir". Difficile? Oh, sì. Ma si evita un sacco di guai.