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« Torna agli articoli di Rino Cammilleri
Ecco, una notizia del genere fa torcere le budella dall'indignazione. E non solo ai credenti; vale per ogni persona di medio buonsenso. Cristo non è soltanto addirittura Dio per i cristiani, ma è anche - e dai tempi di Costantino - il simbolo stesso dell'Occidente. Venire a sapere che qualcuno ci defeca sopra sdegna e dovrebbe sdegnare tutti. Lo fanno in quel di Ventimiglia, indovinate chi? «Profughi», poverini. Se ne è accorto qualche giorno fa l'assessore regionale all'agricoltura ligure, Stefano Mai, che ha compiuto un sopralluogo lungo le sponde del fiume Roja.
Perché il sopralluogo? Per vedere che succede nella specie di tendopoli organizzata (da chi?) per dare riparo agli immigrati che rifiutano di andare nel centro di accoglienza gestito dalla Croce Rossa a Ventimiglia. Perché non ci vogliono andare? «Queste persone vivono in situazioni borderline e di clandestinità, sfuggendo ai controlli per entrare più facilmente in contatto con i passeurs, che quasi quotidianamente orbitano proprio in quell'area per prelevarli ed accompagnarli al di là del confine».
UNA OFFESA VOLUTA
Insomma, «un ignobile business criminale», dice l'assessore. Il quale ha personalmente trovato il cesso all'aperto usato dai «profughi» (ripetiamo, poverini: l'aggettivo è sempre d'obbligo, ormai, a sentire i politicamente corretti e, ahimè, pure il papa): si tratta di una testa in marmo di Cristo [vedi foto], staccata da chissà quale statua (decapitazione: vi ricorda niente?) e ricoperta da più strati di escrementi, segno di abitudine collettiva e inveterata. Ora, è appena il caso di notare che la testa di una statua, data la sua forma ovale, non è la più adatta a fungere da water, perciò ogni ignoranza è esclusa.
No, l'atto è voluto, ed è - la si giri come si vuole - la peggiore offesa, ai cristiani e all'Occidente, che chi il cristianesimo e l'Occidente odia possa escogitare. A quale categoria di immigrati detti offensori appartengano è facile immaginare. Sì, perché un ateo o un animista non si accosciano per mettersi a evacuare nel modo più scomodo possibile. In altri luoghi del mondo (indovinate quali) intere cittadine sono intervenute a linciare poveracci solo sospettati di aver strappato una pagina del Libro. Una bambina di cinque anni, analfabeta e ritardata, ne aveva trovato un foglio per strada e ci aveva fatto i coriandoli per una festicciola: è stata sottratta a stento a una sorte terribile.
LE CULTURE SONO TUTTE UGUALI O CE N'E' UNA SUPERIORE?
Asia Bibi è nella cella della morte da otto anni, e ben due politici, un ministro e un governatore, hanno pagato con la vita il tentativo di difenderla. Basta addirittura un equivoco, come nel caso della giovane coppia di coniugi gettati vivi in una fornace. O una semplice incomprensione (il famoso discorso di papa Ratzinger a Ratisbona scatenò pogrom anticristiani in Asia e in Africa). Nel caso dei defecatori di Ventimiglia si potrebbe sperare almeno nella riconoscenza per il Paese che li salva dalle acque, li ospita, li coccola. Seeeh! La loro «cultura» prevale su tutto e tutti, anche sul senso di umanità (sempre che sappiano che cosa sia).
Noi, che siamo di cultura signorilmente superiore (si potrà dire, o è politicamente scorretto?), anziché andare a prenderli a pedate del deretano glissiamo. Anzi, tra noi c'è pure chi è ideologicamente contento. L'assessore ligure si è stretto nelle spalle e ha abbozzato. Al massimo, potrà intervenire per l'inquinamento che quei gentiluomini provocano gettando nel fiume ogni sorta di immondezza. Al massimo. E sarà fortunato se le anime belle nostrane non lo indurranno a lasciar correre, perché, si sa, ogni popolo ha la sua «cultura».
Nota di BastaBugie: Rino Cammilleri nell'articolo sottostante dal titolo "Questa non è emigrazione. E' un'altra cosa" parla del nuovo libro di Anna Bono (che scrive su La Nuova Bussola Quotidiana) "Migranti!? Migranti!? Migranti!?" che tratta da un'angolazione originale il "più grande problema del terzo millennio", quello dell'emigrazione di massa verso l'Europa. In questi anni assistiamo a un fenomeno completamente differente rispetto all'emigrazione che abbiamo sempre conosciuto. E' un fenomeno che va capito fino in fondo.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 21 maggio 2017:
«L'ho rivisto due anni dopo, lavora in nero nei campi e fa quasi la fame. Mi ha detto che avevo ragione, che si è pentito di non avermi ascoltato, che avrebbe fatto molto meglio a restare in Pakistan, che questa non è la terra delle opportunità». Così parlò Kabir, che "aiuta" i connazionali a venire clandestinamente in Italia. E si riferisce a un giovane pakistano insoddisfatto della sua condizione in patria (tecnico di laboratorio), che, potendo pagarsi il viaggio, sognava di fare fortuna nella terra delle opportunità. Che non è l'America ma, chissà perché, gli occhi di asiatici e africani è l'Italia.
Nella fattispecie narrata, Kabir non è un trafficante senza scrupoli; anzi, è uno coscienzioso: parla al ragazzo, cerca di convincerlo a cambiare idea perché le cose non stanno come immagina. Niente. L'epilogo lo conosciamo. Quello raccontato è solo uno dei tanti spunti preziosi contenuti nel libro di Anna Bono (nostra firma), Migranti!? Migranti!? Migranti!? (Segno, pp. 145, €. 12), il cui titolo già da solo dice tutto. Le migrazioni sono, come recita la quarta di copertina, «il più grande problema del terzo millennio». Ma si farebbe torto alla realtà parlando in generale di «migrazioni», perché a far veramente problema, se vogliamo dirla tutta, sono specialmente quelle dirette nel nostro Paese e provenienti dalla costa africana. Anna Bono sa bene di cosa parla, visto il suo impressionante curriculum: già ricercatrice in storia e istituzioni dell'Africa all'università di Torino, si è fatta dieci anni di studio e ricerca in Kenya, poi ha collaborato per diversi anni con l'istituto superiore di studi sulla donna dell'università pontificia Regina Apostolorum, per sei anni ha diretto il dipartimento sviluppo umano del Cespas (Centro europeo di studi su popolazione, ambiente e sviluppo), collaboratrice per il Forum strategico del nostro ministero degli Esteri, autrice di articoli, libri e saggi scientifici.
Nel libro, al capitolo 15, spiega in che cosa è sempre consistita l'emigrazione, almeno fino a ieri. Da un certo punto in avanti, però, le cose cambiano e, «fatto del tutto anomalo, da alcuni anni milioni di persone pensano di risolvere i loro problemi, addirittura di fare fortuna, emigrando, per giunta illegalmente, in un continente in difficoltà, l'Europa, e in un paese che lo è di più ancora. L'Italia». E giù cifre, come giustamente ci si aspetta da un'esperta del suo calibro. Ma non vogliamo togliere le sorprese al lettore. Noi, semplici spettatori - finché non diverremo subitori o, Dio non voglia, vittime - del «fenomeno», ci chiediamo: adesso che farà il giovane che Kabir non è riuscito a dissuadere? Tornerà indietro? E dove li prenderà i soldi per il viaggio di ritorno? Se la sentirà, poi, di ripresentarsi sconfitto in patria? Che cosa fanno (e che faranno), da noi, tutti quelli che si sono svenati e/o indebitati per un posto sui barconi della speranza? Sì, lo Stato li alloggia, sfama, cura e dà loro pure qualche euro (e la voce si è sparsa in tre continenti, da qui la corsa all'Italia). Ma quanto potrà durare? I più, è vero, sono giovani e in salute, ma è una condizione che non può andare avanti in eterno. Ormai quasi non c'è negozio che non abbia davanti un immigrato col cappello in mano. E gli sbarchi dei c.d. «disperati» continuano senza sosta.
Qualcuno subodora una specie di complotto internazionale per la creazione di un nuovo tipo - addirittura - di umanità rimescolata, un progetto filosoficamente gnostico. Ma la triste realtà potrebbe essere diversa (e più agghiacciante): non c'è alcun progetto, anche gli gnomi navigano a vista.
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