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LE 12 REGOLE DEL BUON POLEMISTA
Come affrontare un dibattito televisivo... ma anche più semplicemente il collega ateo o l'amico a favore del gender (se ad ascoltare ci sono anche altre persone)
di Cesare Cavalleri

In questi tempi di polemiche, elettorali e non, in cui si notano gravi cadute di stile, argomentazioni arruffate, battute spuntate e divagazioni fuori luogo, non è forse inutile ricordare le dodici regole del buon polemista, a suo tempo elaborate dal professore australiano Owen Harries, che fu ambasciatore del suo paese presso l'Unesco.
Le sintetizzo qui, perchè possono servire anche nelle discussioni private che tutti, più o meno, sosteniamo in questo periodo, davanti ad un pubblico più o meno vasto.

1) NON PRETENDERE DI CONVERTIRE L'AVVERSARIO
Questa, infatti, è una possibilità talmente remota, che è meglio non metterla in conto. Senza dimenticare, peraltro, che per le strane simbiosi che spesso sorgono nelle discussioni, può succedere che anche i più esperti possono restare affascinati dagli avversari.

2) ATTENERSI ALL'ORDINE DEL GIORNO
Chi definisce gli argomenti e stabilisce le priorità, è già sulla buona strada. Riportare l'avversario sul terreno specifico della discussione, è sempre una mossa vincente.

3) RIVOLGERSI IN PRIMO LUOGO A CHI È GIÀ CONVINTO
Rivolgersi a chi è già convinto, lungi dall'essere un'attività superflua, è qualcosa di vitale. Rafforzare nell'impegno, corroborare chi è già dalla propria parte, è essenziale. Inoltre non c'è niente di peggio che vedere la propria posizione mal rappresentata da chi sta discutendo.

4) BUON SENSO, PACATEZZA E MISURA
Non dimenticare mai i neutrali: quasi invariabilmente, sono l'immensa maggioranza. Sembra ovvio, ma spesso una polemica si riduce a un confronto specialistico tra avversari, controproducente per i neutrali e gli indecisi, che si lasciano più facilmente convincere dal buon senso, dalla pacatezza, dalla misura.

5) ARGOMENTAZIONI VALIDE PER TUTTI
Tenere presente che, almeno potenzialmente, ci si rivolge ad un pubblico composito. Ciò comporta una certa genericità delle argomentazioni, che però è l'unico modo per raggiungere un pubblico eterogeneo.

6) RIPETERE MOLTE VOLTE LE STESSE COSE
Quando si ha un buon argomento, non stancarsi di ribadirlo. C'è sempre qualcuno che ascolta per la prima volta, ed è sempre bene ricondurre le discussioni ai punti fondamentali.

7) NON AGGIUNGERE ARGOMENTAZIONI NON NECESSARIE O PARTICOLARI SECONDARI
Usare sempre il rasoio di Occam "Non sunt multiplicanda entia sine necessitate", cioè non aggiungere argomentazioni non strettamente necessarie, sprecando il tempo a discutere di particolari secondari.

8) MASSIMA CAUTELA CON GLI ESEMPI E LE ANALOGIE STORICHE
E' sempre opportuno fare degli esempi, ma l'aneddoto storico può concentrare (e distrarre) l'attenzione, col rischio di convogliare la discussione sull'interpretazione dell'aneddoto anziché sull'argomentazione principale.

9) CITARE LE FONTI DELL'AVVERSARIO
Se si fa una citazione autorevole, ricorrere preferibilmente a fonti che non coincidono con la propria posizione ideologica. Anche nelle opere di Marx si può trovare una frase favorevole al libero mercato.

10) CONCENTRARSI SUGLI ARGOMENTI, NON SULLE INTENZIONI DELL'AVVERSARIO
Non invischiarsi in discussioni sulle intenzioni dell'avversario, anziché sui suoi argomenti. Le intenzioni sono importanti soggettivamente, ma non incidono sulla solidità degli argomenti. Anche se sostenuti in malafede, bisogna controbattere gli argomenti: la malafede, semmai, verrà smascherata in un secondo momento.

11) NON USARE SUBITO TUTTI GLI ARGOMENTI
Imitare l'iceberg, cioè non mettere sul tappeto tutti in una volta i propri argomenti. E' saggio tenere in serbo qualche buona ragione, da far valere al momento opportuno.

12) CONOSCERE BENE L'AVVERSARIO
Lo sosteneva già John Stuart Mill che chi conosce soltanto la propria posizione, in realtà non la conosce bene. E' fondamentale capire esattamente la posizione dell'avversario qual essa veramente è, non in una versione superficiale o barzellettistica. Questo è il motivo, per esempio, per cui i più efficaci anticomunisti sono coloro che conoscono il comunismo dall'interno, per averne fatto parte o per averlo fiancheggiato. La vecchia tattica di accettare le premesse dell'avversario, per poi rivoltargliele contro, è sempre efficace e divertente.

CONCLUSIONE
Questa dozzina di regolette può migliorare l'abilità dell'aspirante polemista. Ma prima di applicare questi o altri accorgimenti, è bene accertarsi se la propria posizione è effettivamente difendibile dal punto di vista intellettuale, morale, ed eventualmente politico. Essere dalla parte del bene e della verità non garantisce il successo, ma, a parità di circostanze, certamente aiuta.

 
Titolo originale: Le 12 regole del buon polemista
Fonte: Avvenire, 21/11/2007