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« Torna agli articoli di Rino Cammilleri
A gennaio Milano chiuderà ai diesel Euro 1, 2 e 3. Nell'ottobre seguente toccherà anche ai 4. Le famiglie a basso reddito che dovranno cambiare l'auto e comprane una a benzina? Fatti loro. Le case automobilistiche già si fregano le mani. Lasciare l'auto nel box? Perché, le famiglie di cui sopra possono permettersi un box? Lasciarla per strada? Ticket & gratta-e-sosta diventerebbero una (pesante) tassa di possesso (leggi: patrimoniale) da aggiungere a quelle di bollo & assicurazione.
Sì, ma il cittadino, così, è incoraggiato a prendere il mezzo pubblico, si obietta, e non inquina. Infatti, il sindaco ha già in tasca l'aumento del biglietto da un euro e mezzo a due. Andata più ritorno (perché chi va, di solito torna) fanno 4 euro, quasi ottomila delle vecchie lire. Gli immigrati, poi, difficilmente pagano il biglietto e va già bene se non aggrediscono gli eventuali controllori, come spesso accade sui treni locali e molto spesso sulle linee urbane 90 e 91, specialmente col calar del buio. E dove mettiamo gli scioperi dei mezzi pubblici, che così potrebbero giugulare più di prima?
IL PROBLEMA DELLE MOSCHEE
E poi c'è, aperto, il problema delle moschee: Milano ha sui settantamila musulmani e il sindaco Beppe Sala dice che, Costituzione alla mano, hanno diritto di avere un luogo in cui pregare. Peccato che, di questi tempi, la moschea non sia come un tranquillo tempio buddista. Se l'imam ci predica in arabo, chi controlla che cosa dice? E poi, fare l'imam non è esattamente come fare il prete, che deve frequentare il seminario e laurearsi in teologia. Chiunque potrebbe improvvisarsi imam e magari predicare, in arabo, il jihad.
Questioni, insomma, che coinvolgono anche il ministero degli interni. Che adesso è Matteo Salvini, leghista. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, il 19 giugno u.s. ne ha parlato in diretta su Facebook ai giornalisti dell'associazione Cronisti in Comune, conversando circa il taglio simbolico del traguardo dei primi due anni della sua permanenza a Palazzo Marino. A proposito di Salvini e moschee, così ha detto: «Mi differenzio molto da un certo tipo di destra, anche da Salvini che agita il rosario o mostra il Vangelo e assume atteggiamenti che sono lontanissimi dai dettami del Vangelo».
Che Sala fosse esperto di Vangelo e della sua applicazione non lo sapevamo, evidentemente ne sa quanto basta per dare lezioni al ministro. Affaritaliani.it riporta il seguito: «Quello che c'è nella Costituzione e nel Vangelo lo rispetto. Evito di cercare il consenso usando strumenti che poi ti mettono in contraddizione». Qualunque cosa ciò voglia dire. Ma subito ribadisce: «A me del consenso interessa niente quando c'è il rispetto delle regole, su questo sono zero ambiguo». A noi pare che, al contrario, sia proprio ambiguo. A meno che non intenda riferirsi, come sopra ricordato, all'articolo della Costituzione che garantisce la libertà di culto e del suo esercizio. Il fatto è, però, che l'islam non è una religione come le altre, tutto qui. In ogni caso, questo impiparsi del consenso in uno che occupa un posto elettivo fa riflettere. Senza scomodare il celebre sonetto romano «Io so' io e voi nun zete un c...», la cosa suona come: ormai m'avete votato e mo' so' fatti vostri.
MA IL SINDACO INSISTE... SENTITE QUESTA
A proposito della enorme tavolata multietnica in programma per il 23 giugno p.v., spiega che iniziative del genere «nascono anche dalla mia volontà, non le scarico solo sull'assessore Majorino» che ne è promotore insieme al comitato «Insieme senza muri». Dice il sindaco che «noi abbiamo il 20 per cento di immigrati, e la città funziona». Funziona, in effetti, anche San Vittore, visto che gli stranieri costituiscono oltre la metà della popolazione carceraria italiana pur essendo, gli stranieri, una minoranza. Il bello è che «anche Sala è consapevole che se "si facesse un sondaggio il giorno dopo il consenso diminuirebbe"».
E allora forza con la Costituzione (quale?) e il Vangelo secondo Ravasi, e chissenefrega se i milanesi non sono molto d'accordo. «Non so se sono un politico anomalo ma continuerò così, questa continua ricerca del consenso, questa voglia di fare battaglie facili non mi appartiene. Non voglio dire che vista l'aria che tira mi sento ancora più in dovere di difendere certi valori.. ma un po' sì obiettivamente». I valori, altrettanto obiettivamente, sono quelli del suo partito, trombato clamorosamente alle elezioni. Infatti, il sindaco ha da poco iscritto all'anagrafe il figlio di due mamme, sebbene la legge lo vieti. E pure la Costituzione e il Vangelo.
Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Rino Cammilleri, nell'articolo seguente dal titolo "Alcuni furti sono più furti degli altri" spiega che se rubano al sindaco di Milano, a un ministro o a un conduttore televisivo, i ladri sono presto acciuffati, ma se rubano a un semplice cittadino la polizia non indaga neppure.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 08/06/2018:
All'inizio di giugno il sindaco di Milano, Sala, di ritorno da un weekend in Liguria ha trovato la casa saccheggiata. Niente di tragico, solo un orologio Rolex, una catenina d'oro e una ventiquattr'ore Armani. Intervenuta celermente la Digos, le impronte digitali hanno subito risolto il caso: tre ladre rom, evidentemente recidive sennò non sarebbero state schedate.
Arrestate, il giudice ne ha subito rilasciate due, una perché mamma di un quasi neonato, l'altra perché sedicente tredicenne. Di quest'ultima, priva di documenti, non si può appurare l'età esatta, perciò, come vogliono i princìpi della giurisprudenza, in dubio pro reo. Eh, il latino era icastico, l'italiano no, dunque dovremo tradurre impiegando molte parole: in caso di dubbio si proceda nel modo più favorevole al reo. La presunta minore, come vuole la legge, verrà riaffidata alla famiglia. Cioè, ai presumibili mandanti, data l'etnia. Ma la legge è legge, e vale anche per il sindaco della capitale morale d'Italia.
Vale pure per lui anche il decreto «svuotacarceri», che rimetterà a piede libero anche la terza ladra. La refurtiva, restituita, non era di gran pondo, ma quando c'è di mezzo una personalità istituzionale si muove la Scientifica: in casa del derubato potrebbero esserci dei documenti importanti o un finto furto potrebbe venire inscenato per ben altri motivi.
L'anno scorso era toccato a un magistrato, sempre milanese: furto di quadri; colpevole individuata, anche qui, grazie alle impronte digitali. Quando Alfano era ministro degli interni gli rubarono la bici sul lungomare di Agrigento. Niente documenti, qui, niente messinscena, niente spionaggio. Ma era il ministro, amigos. Elogi da parte dello stesso alle forze dell'ordine per l'immediata ispezione delle telecamere e la subitanea restituzione del maltolto. Non era una personalità istituzionale il giornalista televisivo Santoro, quando gli rubarono la macchina fotografica dall'auto. Rilevate le impronte. Eh, conduttore di programmi «d'inchiesta» avrebbe potuto imbastire una puntata sull'«inefficienza» delle forze dell'ordine italiane.
Io non ero un vip istituzionale né televisivo, e lo sapevo, perciò quando mi rubarono l'auto non feci in tempo a trattenere mia moglie dal suggerire, all'atto della denuncia, l'esame delle impronte. Infatti, praticamente le risero in faccia: signora mia, a Milano rubano non meno di quaranta macchine al giorno, se dovessimo far venire la Scientifica ogni volta... Così, dovetti pure rifondere all'Asl la carrozzina di mia suocera invalida, che stava nel portabagagli. E indebitarmi per un'altra auto. Usata, mentre quella sparita era nuova. Me ne andai sibilando tra i denti: già, ma se non pago le tasse vi precipitate di notte e con le teste di cuoio, così che giustizia sia fatta, pronta e implacabile. Tra i denti, però: anche il vilipendio è punito subito e duramente se proferito da un cittadino comune (e non immigrato).
Il segnale lanciato ai ladri, comunque, è chiaro: non rubate ai Vip, ché vi trovano e vi pigliano subito, rubate solo al cittadino comune, per il quale non indagano nemmeno. Da qui la lotta spietata, a coltello, denti e gomiti, senza esclusione di colpi per emergere dalla confusa e magmatica massa dei comuni mortali, disposti a qualsiasi cosa pur di entrare tra i Vip, perfino a chiudersi nella casa del Grande Fratello.
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