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Il buon successo del G8 de L’Aquila, con i ritorni positivi di immagine per il nostro paese, ci ha fatto veramente piacere. Quanto ai contenuti però è lecito essere più prudenti, perché aldilà del positivo clima di collaborazione si sono lette molte buone intenzioni e sottoscritti degli impegni (vedi gli aiuti per l’Africa) che meriterebbero alcune puntualizzazioni.
Sicuramente torneremo su questi punti, ma una cosa ci pare importante rilevare subito, perché ci lascia notevolmente perplessi. Ovvero quello che è stato presentato come l’accordo sul clima. Sul tema ci sarebbe molto da dire, ma ci sono due aspetti che saltano subito agli occhi.
Il primo è la posizione del governo italiano. Il presidente del Consiglio Berlusconi, radioso per il successo politico conquistato, si è spinto fino a lanciare una frecciatina al suo “vecchio amico” Bush lodando il cambiamento di politica del nuovo presidente americano Barack Obama. Con Obama, dice Berlusconi, si è finalmente potuto trovare un accordo altrimenti impossibile. Ora, questa affermazione anzitutto non è completamente vera se andiamo a vedere quale accordo sul clima era scaturito dal G8 di un anno fa in Giappone, con Bush regnante.
Ma a parte questo, a noi pare di ricordare che il governo Berlusconi fosse completamente d’accordo con Bush e di essere stato criticato proprio per questo. Ci pare anche di ricordare che il ministro Ronchi a Bruxelles per mesi abbia combattuto – con successo - per mitigare il pacchetto clima-energia dell’Unione Europea, che pure si basa sulla necessità di porre stretti limiti alle emissioni di gas serra. Ora invece scopriamo che, anche per Berlusconi, Bush era cattivo e il ministro degli Esteri Frattini – la cui competenza in materia di clima ci era stata fin qui nascosta – in una intervista ad Avvenire (12 luglio) ci va giù ancora più pesante su Bush e arriva a sconfessare addirittura l’iniziativa dei senatori del suo partito che non più di 3 mesi fa avevano impegnato il governo a ben altre politiche sul clima.
Ora, a prescindere dal giudizio che si voglia dare sulle diverse posizioni, sarebbe il caso che il governo Berlusconi ci spiegasse esattamente qual è la sua linea politica in questa materia. Perché il forte sospetto che ci assale è che in realtà non ci sia una linea politica se non quella di andare d’accordo con l’inquilino della Casa Bianca chiunque esso sia e qualunque posizione egli abbia. Il che non è molto rassicurante per il nostro paese.
Il secondo aspetto riguarda il contenuto “scientifico”. Berlusconi ha detto che si è tutti d’accordo (ma la Cina si è sfilata) che dobbiamo fare il massimo per far sì che la temperatura globale della terra non superi i 2°C (entro il 2100). Ora, pur dando per buono il discusso Rapporto 2007 dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), usato dai “catastrofisti” come fosse una Bibbia, noi troviamo che tale rapporto contempla sei scenari diversi. In pratica, dice l’IPCC, in mancanza di politiche sul clima si potranno verificare diverse ipotesi di emissioni di gas serra tali che le temperature potranno crescere per fine secolo da 1,1 a 6,4°C, con le “stime migliori” che restringono il range da 1,8 a 4°C (pp.7-8 del Summary for Policy Makers). Dunque, a parte che almeno uno scenario contempla la possibilità di non superare comunque l’aumento di 2°C, quale scenario hanno preso i G8 come riferimento per poter affermare che il taglio del 50% delle emissioni di Co2 entro il 2050 avrà quell’effetto sulla temperatura? E in base a quale valutazione scientifica è stato scelto uno scenario anziché gli altri 5?
E inoltre: visto che il limite per la salvezza del pianeta è stato posto a +2°C, su quale base scientifica poggia la convinzione che a +1,999°C siamo salvi e a +2,001° siamo perduti? Che a +1,999°C il clima si stabilizza e a +2,001°C scatterà una serie di reazioni dagli esiti catastrofici?
Non sarà forse che l’allarme clima è soltanto il pretesto per forzare un altrimenti impensabile consenso di tanti paesi e dell’opinione pubblica a politiche energetiche ed economiche volute da una élite?
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