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« Torna agli articoli di Umberto Folena

Ordunque, tutti alla «splendida Abbazia di Chiaravalle alle porte di Milano: costa 300 euro, ma è un cinque stelle a tutti gli effetti». Repubblica la addita come una delle lussuose strutture alberghiere della Chiesa che evadono l’Ici e fanno concorrenza sleale, insomma frodano l’Italia e gli italiani. Bene, andiamoci. L’Abbazia di Chiaravalle, nei pressi di San Giuliano, in effetti ha una foresteria, per i pellegrini che vogliano condividere qualche giornata con i monaci. Sette camerette con letto, lavandino e armadietto. Pensione completa: 30 euro al giorno, «ma se uno è in difficoltà – spiegano – può darci anche di meno». Trecento, trenta… uno zero e cinque stelle di troppo, e che saranno mai?
Camaldoli extralusso
È solo uno dei tanti sfondoni della quinta puntata della temeraria inchiesta sui «Soldi del vescovo». Le inchieste sono cose serie, chi le fa è tenuto a controllare di persona. O no? Dopo la bufala di Chiaravalle, «lo stesso vale per le celebri Orsoline di Cortina e per il monastero di Camaldoli nell’aretino, mete di turismo intellettuale, culturale e politico d’alto bordo». Quella delle «celebri Orsoline» è in realtà una scuola: d’estate vengono messe a disposizione le stanze delle studentesse: 80 euro pensione completa in alta stagione, sconti per famiglie, bambini 50%. Per Camaldoli ci piacerebbe lasciare la risposta ai camaldolesi, agli studenti della Fuci ma soprattutto alla tanta gente normale, di bordo medio e perfino basso, ospitata nelle cellette, che spartane è dir poco.
Tutti i voli dell’Orp
L’avete capito, la quinta travolgente puntata è dedicata al turismo religioso, «un affare da 5 miliardi di euro» recita il titolo. Il primo bersaglio è l’Opera Roma pellegrinaggi (Orp) con i suoi voli «a basso costo», a cominciare dal Boeing 707-200 della Mistral. In realtà è un 737-300: solo un dettaglio, che però conferma l’approssimazione del giornale di Carlo De Benedetti. In realtà il partner principale dell’Orp è l’Alitalia, che però da sola non basta a garantire tutti i voli necessari. Così l’Orp ricorre anche ad AirOne, El Al (per Israele), Sirian Airline (Siria), Air Jordan (Giordania), Lot (Polonia) Aeroflot (Russia), Tap (Portogallo)… Repubblica scrive che tra i 148 pellegrini del volo Mistral dello scorso 27 agosto c’era l’ex direttore tecnico della Juventus: «La Chiesa si affida al testimonial Luciano Moggi». Moggi non era su quel volo, non è testimonial della Chiesa né ha legami di alcun genere con l’Orp. A Lourdes ci sarà andato come ogni altro pellegrino, senza rappresentare nessuno se non se stesso. <+corsivo>Repubblica <+tondo>scrive che al volo «ha elargito la sua benedizione il rettore della Lateranense». A parte il fatto che non ci sarebbe stato niente di male, il rettore non c’era.
Il turismo religioso paga le tasse
Il turismo religioso, leggiamo, è «quasi sempre esentasse». Non è vero. L’Orp è della Santa Sede. Ma quando opera in Italia è soggetto alle leggi italiane esattamente come qualsiasi tour operator di qualsiasi Stato estero. La quasi totalità delle strutture utilizzate sono normali alberghi, non strutture religiose, e tutti pagano le tasse. Il 2008, secondo Repubblica, sarà il «150° anniversario dell’apparizione di Fatima»: no, di Lourdes. Per quell’anno ci sarebbe «la previsione di arrivare a 150 mila» pellegrini italiani verso i santuari europei e la Terra Santa, contro i 50 mila attuali: «previsione» fatta da chi? Qual è la fonte? Se è una fantasia di Repubblica, non resta da augurarsi che si avveri…
Monasteri? Un tempo
Uno stillicidio di errori e mezze verità. Nel suo superficiale copia-incolla, viene citato il Sole 24 Ore, che parla di «un centinaio di alberghi entrati nel network Condè-Nast Relais & Chateaux o Leading Hotel of the world». Tralascia di precisare che la gran parte di essi sono ex monasteri, venduti a privati, con i quali la Chiesa non c’entra nulla. Si parla di un finanziamento statale di 10 milioni di euro per la Via Francigena, di cui però pressoché nulla va alla Chiesa. Si afferma che i 3.500 miliardi di lire versati alla Chiesa per il Giubileo sono serviti «in buona parte a riorganizzare la rete di accoglienza turistica». Falso: in buonissima parte sono serviti a ristrutturare chiese e abbazie e altri luoghi di culto; alle strutture di accoglienza è andata una parte minima.
Rispunta poi la questione di suore e religiosi che «lavorano gratis», consentendo di abbattere i costi e di fare concorrenza sleale. I religiosi impegnati a tempo pieno nel turismo sono pochi. Ma a Repubblica non viene in mente che sono a carico, per sempre e per ogni necessità, della loro congregazione, a cui "costano" assai più di quanto verrebbe a "costare" un normale contratto di lavoro.
Le bugie sul Bambin Gesù
Viene gettato fango anche sull’Ospedale Bambin Gesù di Roma, una struttura a servizio dei bambini che ci invidia tutto il mondo, il quale «riceve numerosi finanziamenti dallo Stato e della Regione Lazio», senza che essi possano «rivedere gli accordi perché ogni modifica deve essere trattata direttamente dal ministro degli esteri con il Vaticano». Falso: tra Bambin Gesù e Regione Lazio esiste una normale convenzione bilaterale, con precisi diritti e doveri, che viene rivista periodicamente. Doveri: il Bambin Gesù è un’organizzazione seria che elargisce prestazioni di altissima qualità di cui si avvalgono bambini di tutta Italia, e anche d’Europa.
Attacco al turismo sociale
Ce ne sarebbe dell’altro, da un fantascientifico Giovanni Paolo XXIII a una cartina geografica che mette Pompei in Calabria, San Giovanni Rotondo in Campania e Padova sotto Vicenza. Quanto ai 6 milioni di turisti in Terrasanta, magari; l’Istituto israeliano di statistica ne indica, nei primi otto mesi del 2007, 1.440.000. Nella sagra dell’approssimazione, Repubblica evita accuratamente di far notare che il turismo religioso arricchisce soprattutto regioni, province e comuni verso i quali è diretto. Circa il 60 per cento del turismo in Italia ha motivazioni cultural-religiose. Il turismo religioso non sfrutta l’Italia, semmai l’arricchisce. Ma sotto accusa sembra sia pure il turismo sociale, che garantisce il diritto e la libertà di viaggiare anche a chi non può permettersi le cinque stelle, e gode di agevolazioni proprio per le sue riconosciute finalità sociali. È il turismo del popolo. Sì, anche dei poveri. Che a quanto pare farebbe "concorrenza sleale" al turismo dei ricchi.
Repubblica e i suoi giornalisti, in più occasioni, anche di recente, continuano a ripetere di non aver ricevuto alcuna smentita. E questi articoli che cosa sono? Dalla bufala di Chiaravalle in giù, contate pure le smentite. Se vogliono una raccomandata, gli spediremo questo giornale con ricevuta di ritorno.
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