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« Torna agli articoli di Giuliano Guzzo
Il New York Times è sceso in campo per sponsorizzare il «poliamore». E' quanto si è visto con un lungo servizio eloquentemente intitolato «Polyamory Works for Them» e pubblicato a inizio agosto sul sito del celebre giornale americano con fotografie di Yael Malka e testo di Alice Hines.
Un servizio che, in buona sostanza, esordisce spiegando che la monogamia, dopotutto, è un ferro vecchio che nella Grande Mela non soddisfa più un gran numero di persone le quali, nei fine settimana, ricorrono a «lezioni, seminari, gruppi di discussione e ovviamente feste» all'insegna del «poliamore».
Ora, poteva forse mancare il parere di un "esperto" che sdoganasse il «poliamore»? Ovvio, no. Tanto è vero che il New York Times è corso a intervistare Zhana Vrangalova, studiosa di unioni sessuali «non normative» la quale, da brava, ha spiegato come quella del «poliamore», ben lungi dall'essere critica, dovrebbe essere considerata come «un'opzione, perché le persone dovrebbero avere più possibilità di scelta». Per inciso, si tratta della stessa esperta che nel giugno 2016, su Twitter, elogiava il mondo arcobaleno evidenziando come gli studenti Lgbt siano «più politicamente impegnati degli studenti eterosessuali».
Ora, ci sarebbero molte altre cose da spiegare sul pezzo del New York Times se non fosse chiaro che il problema, qui, non è un articolo di giornale, per quanto strambo e ideologico, no: qui il problema è la progressiva accelerazione propagandistica a favore del «poliamore».
Un'accelerazione di cui si è avuto conferma anche poche settimane fa con la notizia dell'istituzione, all'interno della Divisione 44 dell'Associazione degli psicologi americani (Apa) - quella deputata a normalizzare gli stili di vita omosessuali e transgender - di una squadra di studiosi (con un enorme budget) per «i bisogni delle persone che praticano la non monogamia sessuale».
Un ulteriore passo avanti, quello degli psicologi americani, nella guerra dichiarata alla famiglia e al diritto naturale: rispetto a tutto ciò il lungo servizio del New York Times costituisce solo fuoco di copertura. D'altra parte, è da anni che certi tipi di ambienti culturali si augurano chiaramente, apertis verbis, l'avvento delle unioni «poliamorose».
Si pensi a Jacques Attali, l'economista ed ex consigliere di Mitterrand, nonché padrino politico del presidente Macron, il quale nei suoi testi prefigura un mondo dove le relazioni tutte verranno sostanzialmente a liquefarsi in favore di illimitate libertà, con legami multipli e sempre revocabili.
«Un giorno», scrisse ancora anni or sono Attali, che andrebbe preso tremendamente sul serio, «il sentimento amoroso potrà essere talmente intenso da implicare più persone alla volta [...], il poliamore, in cui ciascuno potrà avere più partner sessuali distinti; la polifamiglia, in cui ciascuno apparterrà a più famiglie; la polifedeltà, in cui ciascuno sarà fedele a tutti i membri di un gruppo dalle sessualità multiple».
Ora, che cos'è il pezzo estivo del New York Times se non un aiuto a sdoganare questa tendenza?
Uno sdoganamento in corso da oltre un decennio se si pensa che già nel 2009 il settimanale Newsweek riferiva di molte decine di migliaia di unioni «poliamorose». E non sono mancati neppure cosiddetti vip, negli ultimi tempi, a sponsorizzare tutto ciò. Si pensi, tanto per fare un esempio, a Frankie Grande, 36 anni, attore e ballerino - fratello della più nota Ariana, attrice, cantante e compositrice statunitense - il quale lo scorso anno ha annunciato pubblicamente su Instagram il suo rapporto a tre con una coppia gay. Siamo dunque nel bel mezzo di una campagna propagandistica a cui il New York Times sta dando il proprio appoggio e che chi ha a cuore la difesa della famiglia è chiamato a smascherare e a combattere.
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal "gaio" mondo gay (sempre meno gaio).
STUDENTE PRO FAMIGLIA TROVATO MORTO
Il ventunenne Wilson Gavin era un devoto cattolico, non si sarebbe mai suicidato, secondo i suoi amici, come invece scrivono i giornali australiani.
La morte di Wilson è comunque avvenuta poco dopo che, in un video virale on line, appariva insieme ad altri studenti universitari che protestava in una biblioteca pubblica del Queensland dove dei Drag queen erano stati invitati a leggere fiabe ai bambini.
Aveva già fatto notizia, in Australia, quando a 19 anni, aveva parlato a una manifestazione per protestare contro il "matrimonio" gay. In un'intervista disse: «Mi odiano perché sono un conservatore e mi odiano ancor di più perché sono gay, ma vivo in castità».
Wilson e i suoi amici avevano a cuore la protezione dei bambini dalla sessualizzazione precoce e dall'indottrinamento gender. Sui social era oggetto continuo di minacce e di violenze inaudite.
(Provita & Famiglia, 18/01/2020)
PRIMO CALCIATORE TRANS IN SERIE A FEMMINILE
Oggi ha preso un nome femminile e si chiama Mara Gomez, ma è nato uomo. Sarà il primo transessuale al mondo a giocare in una squadra femminile di serie A, il Villa San Carlos, club argentino. "Nei vari club in cui ho militato mi hanno trattato sempre molto bene. Non mi sono mai sentita esclusa da alcun gruppo: svolgiamo tutte lo stesso lavoro", ha dichiarato Gomez.
Tralasciamo le questioni morali e mettiamo l'accento su un aspetto meramente pragmatico: le squadre avversarie del Villa San Carlos si troveranno sfavorite perché giocheranno contro 10 donne e un uomo. Non è discriminazione questa?
(Gender Watch News, 11 gennaio 2020)
TOSCANA PRIDE PER LA LEGGE SULL'OMOFOBIA
Il 20 giugno a Livorno si svolgerà il Toscana pride incentrato sull'approvazione della legge sulla cosiddetta omofobia. Sul sito degli organizzatori si legge: «Livorno è la città scelta per ospitare il Toscana Pride 2020. Quest'anno si combatte una nuova grande battaglia di civiltà: l'approvazione di una legge contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. L'omo-lesbo-bi-transfobia esiste e non è più un fatto isolato, riguarda la quotidianità di tantissime persone che si ritrovano ad avere paura e a non sentirsi al sicuro nelle loro case, nei locali che frequentano, nelle strade delle loro città». [...]
Come più volte scritto, non c'è nessuna emergenza in merito agli atti di discriminazione e violenza a danno delle persone omosessuali e transessuali. Molte sono le fonti tra cui quella forse più attendibile è l'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad, Ministero dell'Interno) il quale ci informa che gli atti di discriminazione segnalati sono due al mese su tutto il territorio nazionale. Tra l'altro non ad ogni segnalazione corrisponde un vero atto di discriminazione.
Detto ciò viene da domandarsi se il tema dominante dei Gay Pride estivi sarà proprio l'approvazione della legge Zan sulla cosiddetta omofobia.
(Gender Watch News, 22 gennaio 2020)
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