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« Torna agli articoli di Rino Cammilleri
L'anno scorso cadeva il centenario della Battaglia di Varsavia, che i polacchi chiamano anche Miracolo della Vistola. Se hanno dovuto praticamente celebrarselo da soli è perché si tratta di un episodio storico in cui a far la parte del cattivo (che per giunta le busca) sono i comunisti. I quali, da noi, attualmente sono disperatamente impegnati a spalmare di attack molecolare le poltrone ministeriali e a cercar di strappare agli alleati stellati qualche euro per il centenario del Pci. E con imbarazzo: siete o no eredi del più grande partito comunista del mondo dopo quello sovietico? Se sì, perché allora fate i liberals americani? Vabbè, lasciamoli al loro sofferto dilaniamento identitario (non vorrei essere nei loro panni: con Putin o con Navalny? boh) e torniamo al centenario polacco.
Chi visita il santuario di Loreto e fa un giro nelle cappelle laterali forse si stupirà nel vedere in quella della nazione polacca un affresco in cui lancieri e fucilieri combattono contro soldati con la stella rossa sul colbacco. È, appunto, il Miracolo della Vistola, che i polacchi attribuirono senza esitazione a quella Madonna che avevano invocato. Crollato l'impero sovietico, i polacchi si svenarono per finanziare un film-kolossal che rievocava quella strepitosa vittoria. L'opera è tutta autoctona, niente attori stranieri, niente contributi che non fossero nazionali. Ne è uscito un film incredibile, con scene di massa realizzate con migliaia e migliaia di comparse, una ricostruzione storica perfetta e, soprattutto, niente di quelle pause, quei prolungati silenzi, quell'assenza di musica e colore che hanno caratterizzato a lungo il cinema dell'Est (che talvolta ha mandato in visibilio i critici ma che allo spettatore comune evocava il giudizio di Fantozzi).
Il film, naturalmente, non è mai stato distribuito in Italia. Ma potete procurarvelo qui. E' un dvd con sottotitoli in italiano, munito di libretto con recensione storica e un'intervista a Marco Invernizzi, reggente di Alleanza Cattolica. Con quella battaglia i polacchi salvarono non solo se stessi ma anche l'Europa. Esagerato? E allora sentite. Preso il potere in Russia nel 1917, Lenin nel 1920 era padrone del campo e aveva appena vinto la guerra civile contro i «bianchi». L'Armata Rossa, creata e diretta da Trockij, in coerenza coi presupposti della rivoluzione bolscevica, poteva adesso esportare il marxismo. L'obiettivo era la Germania e poi il resto (in una delle sue tante previsioni sballate Marx aveva indicato proprio la Germania come luogo più prossimo al crollo del capitalismo). Solo che tra i russi e la Germania c'era, geograficamente, la Polonia, da poco diventata indipendente. Così, la gigantesca Armata Rossa venne scagliata contro la piccola Polonia, e in breve i rossi arrivarono alle porte della capitale Varsavia. Ma avevano fatto i conti senza la Vergine di Czestochowa, protettrice del Paese invaso. In tutte le chiese si moltiplicarono novene, suppliche e processioni, mentre il generale Jozef Pilsudski, che era anche capo dello Stato, approntava febbrilmente una strategia.
E fu il miracolo. Il piccolo popolo fermò sul fiume Vistola lo strabordante nemico e gli inflisse tali perdite da costringerlo, addirittura, a tornare nei suoi confini. A questo proposito, bellissima e commovente, nel film, la scena in cui un giovane cappellano, armato del solo crocifisso, corre in prima fila sotto il fuoco della mitraglia incitando le truppe. Dopo questa clamorosa, e inaspettata, sconfitta, il triumvirato Lenin-Trockij-Stalin si interroga sul «che fare». Prevale la linea di Stalin, quella del «socialismo in un solo Paese». Trockij non ci sta, insiste nell'esportare la rivoluzione. Ma chi contraddice Stalin la paga. Trockij, com'è noto, deve scappare all'estero. Ma la mano lunga di Stalin lo raggiunge in Messico, dove viene assassinato da tal Ramón Mercader (la cui sorella María, attrice, sposerà il nostro Vittorio De Sica). Questa, però è un'altra storia...
Nota di BastaBugie: per richiedere il dvd "La battaglia di Varsavia" sottotitolato in italiano, clicca qui!
Per altre informazioni sul film e per vedere il trailer si può visitare il sito Film Garantiti.
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=94
LA POLONIA CHE FERMO' I COMUNISTI
Wlodzimierz Redzioch nell'articolo seguente dal titolo "Consacrata al Sacro Cuore. E la Polonia fermò i comunisti" racconta come di fronte all'avanzata dell'Armata Rossa, i vescovi polacchi consacrarono la nazione al Sacro Cuore di Gesù e Papa Benedetto XV promosse preghiere per la Polonia. Nonostante fossero presi in giro dai comunisti italiani, ebbero la meglio.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 29-07-2020:
Lunedì 27 luglio, nella chiesa delle suore visitandine a Cracovia, è stata celebrata una Messa di ringraziamento nel centenario dell'atto di consacrazione della nazione polacca al Sacro Cuore di Gesù.
Nel 1920, di fronte alla minaccia bolscevica, i vescovi polacchi si radunarono a Jasna Góra sotto la guida del primate polacco, il cardinale Edmund Dalbor, e il 27 luglio appunto consacrarono la nazione e l'intera patria al Sacro Cuore di Gesù, ribadendo l'atto di elezione della Madonna a Regina di Polonia. "Nel momento in cui nuvole scure si radunano sulla nostra patria e sulla nostra Chiesa, gridiamo come tuoi discepoli sorpresi da una tempesta in mare: Signore, salvaci, perché stiamo morendo. E come una volta, stendendo la mano destra, con una sola parola hai calmato la tempesta, ora, Signore, allontana il pericolo che ci minaccia", supplicavano i vescovi.
L'episcopato si impegnò quindi a diffondere tra i fedeli (specialmente nei seminari) la devozione al Sacro Cuore di Gesù e incoraggiare le famiglie a consacrarsi a Lui.
Di quali "nuvole scure" parlavano i vescovi polacchi? Nel 1918, un anno dopo la rivoluzione bolscevica, il Consiglio dei Commissari del Popolo (il governo bolscevico) prese la decisione di formare nell'ambito dell'Armata Rossa la cosiddetta Armata Occidentale per realizzare militarmente la "rivoluzione mondiale". Il 10 marzo 1920, a Smolensk, ebbe luogo una riunione dei capi dell'Armata Rossa, del "Fronte Occidentale" e dei commissari comunisti, tra cui anche Stalin, che presero delle decisioni circa l'attacco alla Polonia e all'Europa che doveva svolgersi lungo la traiettoria Varsavia-Poznan-Berlino-Parigi.
Nell'estate del 1920 l'Armata Rossa avanzava minacciosamente verso il fiume Vistola fino alle porte di Varsavia. E in queste circostanze i vescovi polacchi presero la decisione della consacrazione della nazione polacca al Sacro Cuore di Gesù. Nello stesso tempo, per smuovere le coscienze di tutti inviarono delle lettere: alla nazione, agli episcopati del mondo intero e al Papa, chiedendo a Benedetto XV la benedizione e preghiere per la Polonia minacciata dai bolscevichi. Nella coraggiosa lettera alle Chiese nel mondo i vescovi davano un'analisi puntualissima della situazione, scrivendo: "La Polonia non aveva intenzione di combattere; vi è stata costretta. Inoltre, non combattiamo affatto contro la nazione, ma piuttosto contro coloro che hanno calpestato la Russia, che ne hanno succhiato il sangue e l'anima, aspirando a occupare nuove terre. Come uno sciame di cavallette che, dopo aver distrutto ogni segno di vita in un luogo, si sposta altrove, costretto dalla propria azione distruttrice a migrare; similmente ora il bolscevismo - 'avvelenata' e saccheggiata la Russia - si volge minaccioso verso la Polonia".
Ma i vescovi prima di tutto volevano attirare l'attenzione del mondo sul fatto che i polacchi non fossero i soli ad essere minacciati: "Per il nemico che ci combatte, la Polonia non è l'ultima meta della sua marcia; è piuttosto una tappa e una piattaforma di lancio verso la conquista del mondo". L'espressione "conquista del mondo" non era per nulla troppo ardita perché "il bolscevismo ha avvolto con una rete sovversiva, come un ragno, nazioni lontanissime dalla Russia (...) E oggi tutto è pronto per questa conquista del mondo. In tutti i paesi vi sono schiere già organizzate, che aspettano soltanto il segnale di battaglia; fervono i preparativi di continui scioperi, che dovranno paralizzare la vita normale delle nazioni. La discordia fra le diverse classi sociali si sta trasformando in un odio esasperato e influenze internazionali bloccano astutamente ogni giudizio e autodifesa delle nazioni". Allora tutti dovevano essere coscienti che in questa situazione "la Polonia è l'ultima barriera posta sulla strada del bolscevismo verso la conquista del mondo: se dovesse crollare, il bolscevismo si spanderebbe nel mondo intero, con tutta la sua potenza distruttrice. E l'ondata, che oggi minaccia di invadere il mondo, è veramente terribile".
I vescovi polacchi sottolineavano che rischio corresse la Chiesa con il bolscevismo: "Oltre alla dottrina e all'azione, il bolscevismo porta nel suo petto un cuore pieno di odio. E questo odio è rivolto soprattutto contro il cristianesimo, di cui è decisamente una negazione, si rivolge contro la croce di Cristo e contro la sua Chiesa. (...) Il bolscevismo è proprio l'incarnazione e la manifestazione sulla terra dell'Anticristo". Parole chiare e vere che non tutti in Occidente volevano sentire.
Purtroppo, il mondo rimase sordo alle richieste di aiuto dei polacchi. Sembrava che tutti, anche le cancellerie occidentali, fossero rassegnati alla vittoria comunista. E, paralizzati, non facevano niente. Una lodevole eccezione fu l'Ungheria che fornì alla Polonia gli armamenti e le munizioni, facilitando anche il trasporto delle armi dall'Occidente.
Invece nelle varie Chiese cominciarono le preghiere per la Polonia, sollecitate dallo stesso Pontefice. Il 5 agosto Benedetto XV inviò al Cardinale Vicario di Roma, Basilio Pompili, una lettera che esprimeva tutta la vicinanza del Papa al popolo polacco: "Signor Cardinale, con vivo compiacimento abbiamo appreso che Ella, seguendo il Nostro suggerimento, ha ordinato che domenica prossima nella Venerabile Chiesa del Gesù siano innalzate fervide solenni preghiere all'Altissimo per invocare le misericordie del Signore sulla sventurata Polonia. Gravissime ragioni Ci inducono a bramare che l'esempio dato da Lei, Signor Cardinale, sia seguito da tutti i Vescovi del mondo cattolico. È nota, infatti, la materna ansiosa sollecitudine con la quale la Santa Sede ha seguito sempre le fortunose vicende della Nazione Polacca. Quando tutte le Nazioni civili si inchinavano silenziose dinanzi alla prevalenza della forza sul diritto, la Santa Sede fu sola a protestare contro la iniqua spartizione della Polonia e contro la non meno iniqua oppressione del popolo polacco. Ma ora vi è molto di più; ora non solo è in pericolo l'esistenza nazionale della Polonia, ma tutta l'Europa è minacciata dagli orrori di nuove guerre. Quindi non è soltanto l'amore verso la Polonia, ma è l'amore verso tutta l'Europa che Ci muove a desiderare che i fedeli tutti si uniscano a Noi nel supplicare l'Altissimo affinché per intercessione della Vergine Santissima, protettrice della Polonia, voglia risparmiata al popolo polacco questa suprema sciagura, e nello stesso tempo voglia allontanare questo nuovo flagello dalla dissanguata Europa".
La massiccia campagna di preghiere della Chiesa intera veniva derisa dagli ambienti socialisti e comunisti in Occidente. Il giornale socialista Avanti! così derideva l'iniziativa del Pontefice: "Il Papa fa assegnamento sull'intercessione della Madonna. (...) Sta fresco il Romano Pontefice se crede nell'efficacia della Vergine! Tre milioni di soldati indossano la divisa russa. (...) Questi soldati e i loro cannoni varranno assai più che non tutti i Rosari del mondo. Fra giorni ne avremo la prova". Ma la realtà doveva smentire le sprezzanti parole dei rivoluzionari italiani.
Allo scontro finale tra l'esercito polacco guidato dal maresciallo Piłsudski e l'Armata Rossa si arrivò nei giorni dell'Assunta del 1920. La battaglia di Varsavia venne combattuta per più di 10 giorni: dal 13 al 25 agosto. Malgrado la superiorità numerica dei soldati bolscevichi, l'esercito polacco sconfisse i comunisti. Quest'anno si celebra il centesimo anniversario di questa epica battaglia che è passata alla storia come "il Miracolo sulla Vistola". Ma nasce una domanda: chi vorrà ricordare la vittoria dei polacchi che cento anni fa salvarono l'Europa del comunismo?
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