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GLI STATI GENERALI SULLA NATALITA' CERTIFICANO IL FALLIMENTO DEL FORUM DELLE FAMIGLIE
Una inutile parata di politici che rappresentano forze politiche e culturali responsabili del crollo delle nascite (ad es. Mario Draghi rimanda ancora l'assegno unico)
di Andrea Zambrano

E anche per quest'anno l'assegno unico lo riceveremo l'anno prossimo. Commento a margine degli Stati generali della natalità svoltisi a Roma venerdì. I pochi giornali che ne hanno parlato hanno riportato trionfalistiche dichiarazioni copia & incolla e per un attimo è quasi sembrato che si sia trattato di un evento epocale: finalmente in Italia si parla di crisi della natalità. Invece c'era il trucco.
E il trucco aveva il volto sornione del premier Mario Draghi il quale, mentre parlava dal palco dell'Auditorium della Conciliazione invitato dal Forumfamiglie di «un'Italia che muore se non fa figli», aveva già tirato una riga nera sull'assegno unico, spostandolo a gennaio prossimo, il che significa a un tempo indefinito. Questa non è politica famigliare, voce totalmente e colpevolmente assente in Italia da sempre, ma semplicemente un rimandare una provvisione assistenziale dato che l'assegno unico, così come è stato configurato e con i limiti del meccanismo Isee non sarà una rivoluzione per le famiglie, ma un'elemosina di Stato.
Però l'evento del Forum è riuscito a far passare il governo dei migliori come quello che per la prima volta ha messo al centro la natalità e le politiche famigliari. Un bluff, appunto. L'enfasi che anche ieri il presidente Gigi De Palo metteva nel comunicato stampa di ringraziamento a Mattarella, Draghi e Casellati stride con l'evidenza che da domani, e anche da luglio, le famiglie italiane, soprattutto quelle numerose, non avranno nulla di più in portafoglio rispetto a ieri. La ministra Bonetti ha parlato di un assegno ponte, ma è l'ennesima passata di cipria: una piccola elemosina per far vedere che le famiglie sono accontentate. Idem per le partite iva che riceveranno sì l'assegno, ma in misura notevolmente ridotta rispetto a quanto promesso inizialmente da Draghi che si spinse, incautamente, a parlare di 250 euro a figlio al mese. Lo disse, nessuno smentì, poi il governo dovette allargare le braccia: ci spiace, non facciamo in tempo per quest'anno, vabbè, sarà per l'anno prossimo.

CHI VINCE E CHI PERDE
L'evento di Roma, dunque, non sorride certo alle famiglie, men che meno a quelle più numerose che sono state il convitato di pietra: assenti, ignorate e gabbate. Sicuramente non rappresentate dal Forumfamiglie dentro al quale si trovano sempre più strette e inascoltate.
Chi sorride invece è certamente De Palo che si è ritagliato una posizione da leader politico di un movimento, però, un movimento senza popolo dato che tra gli ospiti di venerdì si sono visti ceo e giornalisti affermati, il calciatore Ciro Immobile e l'attrice Anna Foglietta, tutta gente che non ha certo il pensiero di arrivare alla fine del mese con tre o quattro figli sul groppone.
Del resto, riuscire in un colpo solo ad avere ospiti il Papa e il presidente del Consiglio è un bel colpo, mediaticamente e politicamente parlando. Di questo bisogna certo riconoscere il merito a De Palo, che venerdì ha fatto la parte dell'one man show mostrando brillantezza e doti da comunicatore.
Però, una volta che hai ospiti di quel calibro, è dove li porti a parlare che fa la differenza. Dare un palco a Draghi senza rimproverargli che l'assenza di politiche famigliari strutturali in Italia manca anche perché non si è creduto nell'investimento per la famiglia quando è stato scritto il PNRR, sarebbe stato un segnale vero di svolta. Perché la vera crisi è lì: puoi continuare all'infinito a mettere risorse sulla famiglia trattandola come un malato da assistere, ma se non punti su di essa come fai con un investimento per il futuro e per il presente, non farai mai politiche famigliari.

NIENTE ASSEGNO UNICO: FATTORE FAMIGLIA IGNORATO
Il PNRR aveva come obiettivi gli investimenti, ma nessuno dei 240 miliardi di investimenti per la ripresa è dedicato a tarare l'assegno unico o a cambiare il fisco introducendo un qualunque tipo di Fattore famiglia. In compenso abbiamo 50 miliardi di nebulosi investimenti green. Sono scelte politiche, certo. E allora bisogna prendere atto che questo governo non ha per nulla chiaro che cosa sia la famiglia, anche perché, quando può, vedi Ddl Zan, la famiglia cerca di affossarla.
E come il governo non lo sanno neppure i partiti di questa maggioranza: in vista della legge delega fiscale di luglio per la riforma dell'Irpef, fra le proposte dei partiti, nessuna prevede il quoziente famigliare. Il fatto è che nessuno sa perché si dovrebbe investire sulla famiglia, forse perché nessuno sa quanto costa un figlio mediamente e questa è una grande lacuna della politica.
Di tante cose si è parlato venerdì con gli ospiti. Ad un certo punto abbiamo anche dovuto assistere ad un Cazzullo in gran spolvero dire che l'Italia deve fare più figli, ma l'osmosi con l'Africa è comunque imprescindibile. Il resto lo hanno fatto ospiti di elite, dei piani alti, che si sono vantati di essere classe dirigente, come ha detto il direttore Enel Italia. Però non risulta che Enel adegui le tariffe sui consumi ai carichi famigliari degli italiani, né che le tre banche invitate, quando propongono un mutuo a un padre di famiglia lo invoglino con tassi d'interesse inversamente proporzionali al numero dei figli. Potrebbe essere un segnale. Ma non c'è. E nemmeno Poste Italiane gratifica i dipendenti neo papà con bonus e benefit. Però, intanto si è fatta un po' di scena. Sulla pelle delle famiglie, che aspettano e pagano il conto più salato della crisi. [...]

Nota di BastaBugie: Riccardo Cascioli nell'articolo seguente dal titolo "Gli Stati generali delle banalità", scritto il giorno prima dell'evento, già metteva in guardia dalla inutile parata di politici che rappresentano forze politiche e culturali responsabili del crollo delle nascite. L'ovvia conseguenza non poteva che essere che i temi veri che stanno alla radice del problema - crisi della famiglia, cultura della contraccezione, aborto - non sono stati neanche presi in considerazione.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 14 maggio 2021:

È stata chiamata molto pomposamente "Stati generali della natalità", ma quella che si svolge oggi a Roma, organizzata dal Forum delle Famiglie, appare più che altro una parata di stelle e stelline che - a parte il presidente dell'Istat Giancarlo Blangiardo - sul gravissimo problema della denatalità in Italia hanno ben poco da dire. Né il saluto iniziale di papa Francesco può avere la forza di cambiare il senso di una manifestazione che sembra costruita apposta per la promozione di chi l'ha organizzata. A parte la presenza di imprenditori e personaggi dello sport e dello spettacolo, che sono lì a spiegare quanto sia bello avere i figli e quanto sia importante per far funzionare l'economia, spicca la presenza di politici che rappresentano le forze politiche e culturali che hanno gravi responsabilità per il crollo demografico italiano.
Se le nascite in Italia in 50 anni sono passate dalle 900mila di inizio anni '70 alle 404mila del 2020 e subiranno un ulteriore calo nei prossimi anni, non lo si deve certamente al caso. C'è stato anzitutto un forte processo di secolarizzazione che intanto si traduce automaticamente in una perdita del senso del futuro e in una minore apertura alla vita. E qui anzitutto la Chiesa è chiamata a interrogarsi, ed è grave che un Forum di associazioni familiari che fa direttamente capo alla Conferenza Episcopale Italiana neanche si ponga il problema.
Ma di pari passo è cresciuta una mentalità individualista, la cultura della contraccezione, l'aborto, la disgregazione e la penalizzazione della famiglia, che sono i principali motivi della denatalità. Tutti temi che rimangono accuratamente fuori dalla kermesse odierna. Non solo, sono chiamati a pontificare sul tema personaggi politici - da Nicola Zingaretti ai ministri Patrizio Bianchi ed Elena Bonetti - che non solo su contraccezione e aborto non hanno nulla da obiettare (anzi, guai neanche a metterli in discussione) ma addirittura sono pronti a votare una legge che renderà reato soltanto invocare la famiglia naturale. Non più tardi di due settimane fa, il rapporto dell'Istat sui dati del 2020, analizzando l'ulteriore, forte, contrazione di nascite prevista per il 2021 faceva notare che c'è «uno stretto legame tra matrimonio e le intenzioni riproduttive nel breve periodo». E quindi il drastico calo di matrimoni nel 2020 a causa del lockdown (97mila, il 48% in meno rispetto al 2019) avrà effetti drammatici sulla natalità.
Eppure a fare un bel discorsetto sul tema arriva il presidente del Consiglio Mario Draghi che non più tardi di due giorni fa ha riconfermato la politica del lockdown ad oltranza e si è rivolto in modo paternalistico alle giovani coppie che intendono sposarsi invitandole ad attendere (a meno che siano disposte a celebrare il matrimonio in forma privata).
Del resto, malgrado sia il Forum delle Famiglie a organizzare l'evento, in tutti i documenti di lancio dell'iniziativa neanche si accenna alla famiglia e al matrimonio, come se la decisione di mettere al mondo dei figli sia una scelta individuale o sia indifferente la situazione in cui le coppie si trovano. In questo calderone tutto teoricamente potrebbe trovare posto, perfino la fecondazione artificiale e l'utero in affitto, tutti modi per far nascere i bambini. E se qualcuno pensa che siano esagerazioni, si riguardi la lista dei politici chiamati a parlare e le posizioni dei rispettivi partiti su questi argomenti. Né, siamo certi, questi politici - incluso il presidente del Consiglio - saranno chiamati a dare spiegazioni sul flop dell'assegno unico per i figli, su cui il Forum delle Famiglie aveva tanto puntato ma per il quale al momento decisivo mancano sempre i fondi (e comunque non sono certo poche centinaia di euro a convincere le coppie a cambiare idea se hanno deciso di non avere figli).
Se davvero si volesse mettere seriamente a tema il problema della denatalità, fatto salvo che all'origine c'è quanto abbiamo detto a proposito del compito della Chiesa, ci sono poche semplici richieste da fare ai politici. Anzitutto: rimettere la famiglia naturale al centro delle politiche economiche e sociali. Difenderla e rafforzarla. Quindi, via la legge Cirinnà sulle unioni civili, via tutte quelle leggi e disposizioni che parificano nei fatti la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna a qualsiasi tipo di unione. Ovviamente non si dovrebbe nemmeno discutere sul fatto che il ddl Zan va ritirato immediatamente. Nessuna violenza o ingiusta discriminazione può essere giustificata contro le persone con tendenza omosessuale (e su questo ci sono già le leggi), ma neanche si deve promuovere la cultura dell'omosessualità, che è funzionale al controllo delle nascite.
Certamente va abrogata la legge 40 sulla procreazione assistita: oltre a provocare migliaia di aborti ed essere rischiosa per la salute della donna, la fecondazione artificiale è figlia e promotrice di una cultura che separa il sesso dalla procreazione e, tra l'altro, ha azzerato gli studi sull'infertilità.
Poi, ingranare la retromarcia sul divorzio, cominciando a cancellare divorzio breve e divorzio express, fino a tornare a rimettere in discussione la legge Fortuna-Baslini che nel 1970 ha introdotto il divorzio in Italia. A tal proposito si guardino le statistiche sulla fecondità in Italia e si scoprirà che è proprio all'inizio degli anni '70 che il tasso di fecondità subisce un vero e proprio crollo e inizia il declino demografico dell'Italia, la cui curva è sovrapponibile a quella dell'aumento dei divorzi.
Prima ancora però va abrogata la legge 194 che in Italia ha legalizzato l'aborto. E qui l'effetto sulla natalità sarebbe quasi immediato: basti pensare che ufficialmente gli aborti in Italia sono circa 80mila l'anno, vale a dire il 20% delle nascite. Ma con la Ru486 e le varie pillole del giorno dopo e dei 5 giorni dopo sono certamente molti di più, sebbene incalcolabili. Vale a dire che parliamo della mostruosa cifra di almeno il 25% di aborti sui nati vivi.
È chiaro che nessuno ha intenzione di mettere sul tavolo questi argomenti. E allora meglio lasciar perdere. Se non si affrontano le cose seriamente queste iniziative sono controproducenti o semplicemente inutili, è un parlare vano. Stati generali sì, ma delle banalità.

 
Titolo originale: Natalità: tutti soddisfatti, tranne le famiglie
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16-05-2021