I più letti del mese
I PIÙ LETTI DEL MESE

SCEGLI UN ARGOMENTO

« Torna ai risultati della ricerca


IL MINISTRO DELLA FAMIGLIA ROCCELLA, OLTRE AD ESSERE ABORTISTA (PROCHOICE), SI DICHIARA ANCHE A FAVORE DELLA STEPCHILD ADOPTION
Ogni volta che si accetta un male minore si apre la porta al male maggiore che, in questo caso, è l'utero in affitto
di Simone Pillon

Uno dei più significativi risultati raggiunti nel 2016 con il grande Family Day del Circo Massimo fu quello di ottenere - se non altro - lo stralcio della norma sulla stepchild adoption dalla legge sulle unioni civili.
Meglio sarebbe stato (probabilmente anche per la sua carriera politica) se Matteo Renzi avesse fermato l'intero disegno di legge, che non portò a nulla di buono per il nostro Paese, aprendo di fatto il supermarket delle famiglie in cui ciascuno può scegliere la famiglia su misura, dalla unione civile al patto di civile convivenza, dalla convivenza non registrata fino al matrimonio "vintage". Tutto è famiglia, e dunque nulla più è famiglia, e questo assunto ormai sdoganato porterà ad una frammentazione sempre più insanabile del tessuto sociale, sostituendo i nuclei familiari con individui isolati. A questo si aggiunga che la legge Cirinnà fu e resta un autentico cavallo di Troia utile a consentire alla giurisprudenza ideologica di scavalcare le norme.
Come che sia, almeno in parte i bambini furono messi in salvo, stralciando tutta la parte sull'adozione da parte del partner che avrebbe legittimato le pratiche fecondative proprie delle coppie omosessuali, e cioè il traffico di gameti maschili per le donne, e l'utero in affitto per gli uomini.
È bene sul punto sciogliere un dubbio: un conto è la stepchild adoption da parte del partner come prevista (e poi stralciata) dalla legge Cirinnà, un altro conto è l'adozione in casi particolari di cui all'art. 44 della legge 184/83; nel primo caso infatti si assisterebbe ad una sorta di automatismo, mentre nel secondo sarebbe necessario comunque un approfondito e accurato vaglio da parte dell'autorità giudiziaria per verificare, intanto, l'assenza di altri genitori naturali, e poi per valutare se tale adozione risponda o meno all'interesse del fanciullo.
Il tema è tornato alla ribalta dopo la nota vicenda dell'impugnazione, da parte della procura di Padova, di 33 atti di nascita sui quali figuravano "due madri", e ci aiuta a ricordare il valore di quella conquista di civiltà che fu la mancata ammissione della stepchild adoption nel nostro ordinamento giuridico.

LA STEPCHILD ADOPTION NON È LA SOLUZIONE
Se infatti nel 2016 la stepchild fosse stata approvata, si sarebbero già da allora aperte le porte alla legalizzazione dell'utero in affitto e del traffico di gameti, con conseguente automatica legittimazione dell'acquisto di bambini sul mercato internazionale. Altro che reato universale: con la stepchild in vigore si sarebbe di fatto riconosciuto il "diritto al figlio" e la Consulta avrebbe avuto un formidabile appiglio giuridico per finire di dichiarare incostituzionale la legge 40/2004 nella parte in cui vieta la maternità surrogata. Se infatti avere un figlio è un diritto di tutti, come potrebbero essere vietate le relative tecniche riproduttive?
Ecco la ragione per cui, ora come allora, la stepchild adoption non può e non deve essere la soluzione, né la legge sull'utero in affitto reato universale può diventare la moneta di scambio da mettere sul tavolo del compromesso politico. Se infatti passasse una norma sulla stepchild adoption, diventerebbe di fatto impossibile applicare la norma penale universale sulla surrogata.
Immaginate quanto sarebbe semplice per un uomo recarsi all'estero, ritirare il bambino appena partorito, farsi firmare una dichiarazione dalla madre surrogata in cui la stessa attesti che il figlio sia frutto di una relazione carnale e contestualmente rinunci al riconoscimento del figlio e alla responsabilità genitoriale e poi tornare in Italia per iniziare immediatamente l'iter della stepchild. Fatta la legge, trovato l'inganno.
Possiamo anche prevedere l'ergastolo per l'utero in affitto, tanto con la stepchild in vigore nessuno verrà mai condannato. Le pronunce giurisprudenziali, qualche volta spinte ideologicamente, stanno tentando di aprire una breccia che favorisca la stepchild adoption e solo una posizione legislativa chiara e coraggiosa può fermare questa pericolosa deriva.
Ecco perché non si possono condividere le aperture del ministro Roccella, sulla stepchild adoption.

CLAMOROSE RETROMARCE
Per il vero non è la prima clamorosa retromarcia di Eugenia Roccella, che nel 2016 scendeva in piazza contro la legge Cirinnà, il 21 gennaio 2018 dichiarava ad Avvenire di voler "sostituire o trasformare radicalmente" la legge sulle unioni civili, salvo poi spiegare al Foglio nell'ottobre 2022 che "non è vero che siamo contro le unioni civili" dichiarandosi contraria alla sola stepchild adoption, salvo poi cambiare nuovamente idea indicando pochi giorni fa sul Corriere della Sera tale via come soluzione del problema di Padova. Secondo il ministro in versione 3.0, ora le le coppie omogenitoriali dovrebbero "seguire la procedura adottiva. Stiamo parlando della stepchild adoption, che qualche anno fa veniva richiesta a gran voce. Perché adesso non va bene più? Non è una procedura discriminatoria".
Lo scivolamento valoriale del ministro non pare arrestarsi, posto che sempre la Roccella, intervistata il 22 giugno 2023 ha dichiarato all'ANSA che "dovremo pensare a una sorta di sanatoria" per le coppie omogenitoriali che abbiano violato la legge fino ad oggi. Una sorta di condono edilizio, da applicare a creature umane scientemente private di padre o di madre fin dalla nascita. In meno di cinque anni siamo passati dal "aboliremo le unioni civili" a "facciamo una sanatoria, seguano la procedura adottiva".
Spiace dirlo, ma non possiamo essere d'accordo col ministro, o almeno con le sue ultime posizioni. Legittimare la stepchild sarebbe un disastro.
L'unico modo efficace per intervenire è quello di affermare (anche in Costituzione se necessario) il diritto dei bambini ad avere un padre e una madre e contestualmente vietare qualsiasi forma di riconoscimento della (pseudo)genitorialità ottenuta contro la legge. Chi ordina i bambini su internet non può essere il loro genitore, esattamente come chi li rapisce o li compra o li regala. Diversamente ogni norma sarà scavalcata dalla pressione ideologica e dalla giurisprudenza. Se poi si tratta, come nel caso di Padova, di figli di coppie lesbiche, va ricordato che non sono certo orfani, ma hanno una madre, e una sola, che è colei che li ha partoriti e dunque hanno già tutti i diritti del caso. A chi chiede il riconoscimento anche della "seconda mamma", vorrei sommessamente ricordare infatti che non esistono figli di due madri.
Da qualche parte c'è anche un padre, che ha offerto il proprio decisivo contributo, e che è stato annullato, cancellato, eliso, obliterato e trasformato in una scatola di polistirolo contenente sperma e ghiaccio secco. Tutto questo resta ingiusto, grave e inaccettabile nei confronti di un essere umano che non solo non conoscerà mai il suo papà, ma che non potrà mai conoscere neppure lontanamente il significato della parola "padre". Di mamma ce n'è una sola. E anche di papà. Niente stepmamma e stepadre, grazie.

Nota di BastaBugie
: Tommaso Scandroglio nell'articolo seguente dal titolo "Aborto e omogenitorialità, irrazionale Roccella" commenta l'irrazionale e immorale proposta del ministro della famiglia di una sanatoria per i bambini irregolari di coppie gay.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 24 giugno 2023:

Peter Gomez ieri a La Confessione, trasmissione che conduce sul Nove, ha intervistato il ministro per la Famiglia Eugenia Roccella. Prendiamo due temi tra quelli trattati. Il primo è l'aborto. Il conduttore fa giustamente osservare che, laddove c'è una legge che disciplina l'accesso all'aborto permettendolo, questo diventa un diritto. La Roccella si mostra imbarazzata e tenta una scappatoia dicendo che "il diritto, casomai se proprio vogliamo riconoscere un diritto, è il diritto di scegliere, cioè alla maternità come libera scelta". Dunque ha confermato che l'aborto è un diritto. Infatti, se ho diritto di scegliere in merito alle sorti del nascituro, vorrà dire che esisterà il diritto a diventare madre e il diritto a rinunciare ad esserlo, il diritto a farlo nascere e il diritto ad ucciderlo, ossia il diritto di abortire. Gomez fa il suo mestiere e incalza: "Se lei fosse il leader di un movimento che prendesse il 51% [dei voti] degli italiani, lei toglierebbe il diritto ad abortire". Risposta secca del ministro: "No, no!". Non serve commentare.
Secondo tema: omogenitorialità. Proprio qualche giorno fa avevamo commentato l'intervista rilasciata dal ministro al Corriere dove si mostrava assolutamente favorevole alla stepchild adoption per le coppie omosessuali, sebbene solo nel 2016 dichiarasse tutta la sua contrarietà a tale pratica. La stepchild adoption prevede che il/la compagno/a che non è padre/madre del bambino, avuto con la fecondazione artificiale o con l'utero in affitto, può adottare lo stesso tramite un'interpretazione illegittima della sezione della legge sulle adozioni che riguarda le adozioni in casi particolari. La Roccella a La Confessione ribadisce la sua linea di favore verso la stepchild adoption.
Anche in questo caso Gomez pone la domanda giusta: ma se diciamo sì alla stepchild adoption perché non possiamo dire sì anche al riconoscimento automatico dell'omogenitorialità realizzatasi all'estero? Se due ragazze sono state riconosciute in paese straniero come genitori del minore perché non riconoscerle automaticamente qui in Italia senza passare dal tribunale per avere la stepchild adoption? Il risultato non sarebbe lo stesso? Anche qui la Roccella si arrampica sui vetri e non risponde, rimettendo lo stesso disco ascoltato nei minuti precedenti: che quelle ragazze ricorrano alla stepchild adoption.
Poi il ministro propone una sanatoria (sic) per tutti i bambini irregolari di coppie gay: "Dovremo pensare ad una sorta di sanatoria, una volta che ci sarà la nuova legge per la perseguibilità dell'utero in affitto anche per chi lo fa all'estero". Si tratterebbe quindi di "una soluzione legale che non sia un modo per aggirare le leggi per i bambini nati sin qui, io penso che sia utile farla".
Entriamo nel merito della proposta. In primo luogo avremmo una disparità di trattamento ingiustificato: se il bambino è nato prima della legge sull'utero in affitto gli va bene perché verrà regolarizzato, dopo no. Il discrimen è quindi solo temporale. Inoltre una regolarizzazione su questo tipo di diritti che sono indisponibili non può che valere anche per il futuro. In secondo luogo la proposta di legge per sanzionare l'utero in affitto, anche praticato all'estero, nulla c'entra con la disciplina della filiazione. Infatti la proposta indica solo che il divieto di accedere alla maternità surrogata deve estendersi anche al di fuori dei confini nazionali, ma nulla dice sul riconoscimento dei bambini comunque avuti in tal modo. Nulla dice perché non serve dirlo, dato che già la normativa attuale stabilisce che quei bambini non possono essere registrati come figli del partner non padre biologico o adottivo del minore. Vogliamo dire che già ora il figlio avuto all'estero tramite maternità surrogata non può essere registrato presso l'anagrafe, senza aspettare la legge sull'utero in affitto.
Dunque non si vede perché la Roccella si sia dovuta inventare una sanatoria a favore di questi bambini e solo di quelli avuti prima della legge sulla maternità surrogata. Appare come mera concessione - davvero un condono procreativo - alle realtà Lgbt.
Tra l'altro questo condono riguarderà non solo le coppie gay maschili - le quali per avere un figlio non possono che ricorrere all'utero in affitto - ma anche quelle femminili - le quali per massima parte non ricorrono all'utero in affitto ma solo alla sua fase precedente, ossia alla fecondazione eterologa, dato che una delle due donne può diventare madre biologica del bambino (vedasi il recente caso patavino).
Da ultimo cerchiamo di inquadrare la strategia del Ministro Roccella. Come facevamo già notare, nel 2016 il ministro si dichiarava contraria alla stepchild adoption, all'omogenitorialità in generale e alle unioni civili. Solo nel 2018 sulle colonne di Avvenire la Roccella scriveva: "La legge sulle unioni civili, per esempio, a mio avviso apre la via, in modo ipocrita (cioè senza affermarlo apertamente), all'adozione da parte delle coppie gay". La strategia della Roccella è la solita: accettare e anzi battersi per il male minore per evitare il male maggiore, ormai convinti che lo status quo può solo peggiorare. Il cambio di rotta del ministro si spiega rispondendo alla seguente domanda: quando si è costretti ad accettare il male minore? Quando è ormai diffuso e si pensa che non si possono mettere indietro le lancette della storia (tipico vizio mentale dei progressisti). Ad esempio: dopo un po' di anni le unioni civili si sono consolidate nell'immaginario collettivo - anche se il numero di uniti civilmente è scarso - allora è inutile battagliare contro di esse, ma anzi bisogna appoggiarle per evitare il "matrimonio egualitario", ossia le "nozze" gay. Molti sono i giudici che hanno dato via libera alla stepchild adoption, dunque è senza speranza tentare di invertire la rotta. L'aborto c'è da quasi mezzo secolo: follia pensare anche solo di intaccare la 194 in qualsiasi modo. Questo, in definitiva, è un orientamento politico crociano, dove la moralità è indicata dalla prassi, dalla storia.
Da un punto di vista squisitamente morale non si può mai acconsentire al male (tollerare a volte invece è lecito e addirittura doveroso). Ma anche prendendo a prestito l'etica utilitarista della Roccella, la sua strategia è fallimentare e la storia lo dimostra. Difendere il divorzio "lungo" non ha impedito di arrivare al divorzio express. Difendere l'omologa non ci ha salvato dall'eterologa. Difendere l'aborto chirurgico non ci ha fatto scampare il fenomeno dell'aborto chimico. Difendere l'interruzione di terapie salvavita non ha bloccato la Consulta che ci ha regalato l'aiuto al suicidio. Questo avviene per necessità logica: se facciamo nostro il principio che è legittimo uccidere il nascituro, perché alcune modalità per applicare questo principio vanno bene e altre no? Se è giusto concepire in provetta una persona perché vietare ad esempio l'eterologa? Accettata la ratio di una legge non si può che rispettarne tutte le conseguenze e così, di necessità, tutti quei paletti messi intorno a tale ratio per non farla espandere, salteranno prima o poi perché la natura di una legge è chiamata ad attualizzarsi sempre più.
La differenza tra Roccella - e molti altri che la pensano in modo uguale - e i pro choice così svanisce. L'unica differenza è la velocità per giungere alla meta: la direzione è la stessa - sì all'aborto, all'eutanasia, all'omogenitorialità - ma a velocità ridotta. I progressisti vorrebbero già ora l'utero in affitto, i pro-compromesso si attardano alla stepchild adoption, obiettivo già conquistato nel 2016.
Vogliamo cambiare davvero le cose? Vogliamo impedire davvero il peggio, ossia il male maggiore? Dobbiamo marciare in direzione opposta al nemico. Vogliamo ad esempio impedire l'utero in affitto? Dobbiamo difendere la famiglia naturale e criticare in radice l'omosessualità e le relazioni omosessuali, nonché la pratica della fecondazione extracorporea. Altrimenti tra qualche anno o addirittura mese saremo qui nuovamente a commentare un'uscita della Roccella che si dichiara a favore dell'utero in affitto… a patto però che sia gratuita.

 
Titolo originale: Stepchild adoption, porta sull'utero in affitto
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26 giugno 2023