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Eugenio Scalfari se n'è andato. A 98 anni colui che - scomparsi Montanelli, Biagi e Bocca - era rimasto l'ultimo grande vecchio del giornalismo italiano, è morto oggi. Classe 1924, «Barbapapà», come ironicamente lo chiamavano i critici, è stato un po' tutto e il suo contrario: fascista da ragazzo e antifascista il resto dell'esistenza, giornalista e al tempo stesso manager, nemico politico di Bettino Craxi e Silvio Berlusconi e, in seguito, interlocutore affascinato da Papa Francesco.
Ma soprattutto, Scalfari è stato il padre de L'Espresso e Repubblica, ossia d'una micidiale macchina da guerra editoriale laicista; e che, inutile negarlo, tanto, anzi tantissimo male ha fatto a questo Paese, promuovendo tutte quelle concezioni e quelle pratiche - dal divorzio all'aborto di Stato, dalla fecondazione extracorporea fino all'eutanasia - che hanno indubbiamente nuociuto l'Italia, ideologizzando anzitutto la classe dirigente e colta che, alla fonte scalfariana, si è abbeverata: magistratura, professori universitari, medici, insegnanti.
Ciò nonostante, chi ci lascia oggi - tornando a quello che si diceva poc'anzi - è stato davvero tutto e il suo contrario; perché se da un lato è stato un maestro di giornalismo (anche se forse più di industria editoriale), dall'altro è stato anche uno che, per tutta la vita, ha preso la più grande cantonata che un cronista possa prendere, evitando di dare una notizia e di raccontare un fatto che sono la notizia e il fatto più importanti della storia: Gesù Cristo è vivo. Certo, Scalfari si è fatto incuriosire dal cristianesimo.
Da questo punto di vista, i dialoghi che ha avuto ripetute volte con Papa Francesco non possono che avergli giovato. Eppure di una sua conversione, purtroppo, egli non ha mai lasciato intendere nulla. Zero. Per questo motivo, ora che si trova immerso nel faccia a faccia che più conta in assoluto, quello con Dio, speriamo per Scalfari, come del resto per tutti - perché guareschianamente non odiamo nessuno, neppure chi così a lungo ha messo i suoi talenti al servizio di cause malvagie -, che adesso Dio abbia pietà di lui; e gli perdoni quella grandiosa notizia ignorata.
Nota di BastaBugie: Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "Eugenio e Francesco: qual era il Papa?" afferma che Eugenio Scalfari era il pontefice del mainstream cui tutti hanno finito per allinearsi, compreso il mondo cattolico.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 16 luglio 2022:
Eugenio Scalfari, morto due giorni fa, non è stato solo un giornalista. È stato molto di più. È stato un Papa. Il suo giornale - La Repubblica - è diventato un nuovo vangelo da lui ispirato, guidato, e della cui dottrina era l'interprete ufficiale e il garante. Repubblica è stata la Summa del radicalismo borghese irreligioso della postmodernità italiana. Sin da subito si è imposto come quotidiano militante, religioso nel suo laicismo dogmatico, più avanti del Manifesto o de L'Unità, perché completamente post-ideologico. Scalfari e Repubblica hanno confermato e sviluppato le istanze del modernismo nichilista della modernità italiana, hanno seminato l'età dei "nuovi diritti", hanno esercitato un potere ideologico di interdizione, di scomunica, di estradizione nei confronti degli intellettuali non allineati all'autoritarismo del nuovo.
Scalfari era il Papa della chiesa dell'anti-Chiesa, rigida nei suoi assunti, per niente tollerante con i dissenzienti, inquisitoria, attiva nel proscrivere quanti non si allineavano. Repubblica era il nuovo vangelo letto dai preti e dalle suore postconciliari, cui erano abbonati i seminari di tutta Italia, poi copiato da Avvenire che, alla fine, divenne anch'esso un piccolo Repubblica. Oggi, tutti i giornali italiani, tolto qualche reprobo opportunamente vituperato dal sistema di potere mediatico, sono Repubblica. Repubblica aveva conquistato alla propria ideologia anche il Corriere, ma Il Giornale che da quella consapevolezza nacque, alla fine tornò ad essere anch'esso una specie di Repubblica.
Pannella, Bonino, i radicali, i verdi, la sinistra cattolica, il Partito Democratico trasformatosi dal vecchio PCI, Renzi, i Cinque Stelle, tutti coloro che ora vogliono occupare il "centro", il presidente Mattarella... null'altro esprimono se non l'ideologia di Repubblica e di Scalari: laicismo, soggettivismo radicale, nuovi diritti, cultura borghese allo stato puro, proceduralismo istituzionale.
Scalfari ha dettato l'orizzonte di comprensione dell'Italia di oggi, l'Italia del divorzio e dell'aborto, della legge Cirinnà e del ddl Zan, l'Italia anti-famiglia e anti-vita, l'Italia prona ai poteri forti internazionali, l'Italia che vuole + Europa e - Italia, l'Italia che reclama le "transizioni" presentandole come la salvezza. Scalfari era un Papa, era capo di una religione e annunciava la salvezza. Il mondo cattolico ne è stato catturato. Repubblica entrò nelle parrocchie. Ricordo quando Giovanni Reale chiamò Scalfari a parlare alla Cattolica di Milano per dire che noi uomini siamo come delle formichine sperdute nell'universo, senza senso, senza capo, senza un fine. Il cattolico che non leggesse Repubblica era considerato fuori tempo e fuori dal proprio tempo. Nessun quotidiano pensò mai, come Repubblica, di essere una nuova Bibbia. Nessun giornalista pensò mai, come Scalfari, di essere un nuovo evangelista.
Con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI Repubblica e Scalfari fecero man bassa tra i cattolici, ma era chiaro che ciò avveniva nonostante quei Pontefici. Comunione e Liberazione non leggeva Repubblica, la Comunità di Sant'Egidio, l'Azione cattolica e gli Scout leggevano Repubblica.
Con Francesco è come se tutti i cattolici leggano ora solo Repubblica. Tutti sono ormai allineati al nuovo credo. Oggi sono i cattolici a chiedere divorzio e aborto, sono i vescovi cattolici a volere la legge Cirinnà e il suicidio assistito. Nel Nuovo Testamento di Repubblica si incontrano le fedi di Cappato e di Avvenire.
Appena eletto Papa, Francesco cominciò ad incontrare Eugenio Scalfari. Francesco doveva essere il Papa, e Scalfari il laico. Invece Francesco era il laico e Scalfari il Papa. La religione di Scalfari era definita, a tutto tondo, con dogmi ben precisi, intollerante e capace di inquisizione, voleva convertire e fare proseliti anche Oltretevere, voleva far valere la propria superiorità argomentativa, provocare, dissacrare. Nei colloqui con Francesco, Scalfari interpretava lo stesso Francesco, che non rettificava, gli metteva in bocca le proprie parole, che l'altro pronunciava, gli faceva contraddire le verità di fede cattolica, e l'altro ubbidiva. Scalfari era il Papa che insegnava, esplicando il proprio magistero di Papa, senza paura e privo di un minimo senso ecumenico. Per lui - ateo, nichilista e disperato - la verità era una sola. Francesco giocava di rimando, non precisava quando l'altro, il Papa, gli faceva dire cose non da Papa, era interessato al dialogo anche se era a senso unico, si compiaceva di scandalizzare con le parole suggeritagli da Eugenio. Voleva essere laico, pensava di avere davanti a sé un laico, ma aveva un Papa, il Papa della nuova religione della irreligione.
La storia di Francesco e di Eugenio Scalfari è la storia di una Chiesa che fa di tutto per essere laica e non più una religione e che non si accorge che il laicismo è la nuova religione e che non è per niente laico. Mentre il Papa gioca a non fare più il Papa, altri Papi ne occupano il ruolo. Mentre la Chiesa cattolica tollera e dialoga, le nuove chiese del laicismo postmoderno pontificano.
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