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L'EVASIONE FISCALE E' MORALMENTE LECITA?
Le leggi vanno rispettate, ma non sempre: san Tommaso d'Aquino spiega quali sono i casi in cui si può infrangere una legge, anche in campo fiscale (VIDEO IRONICO: Lo Stato, il tuo socio nascosto)
di Pietro Guidi

Una squadra di muratori aveva fatto dei lavori nella canonica di una parrocchia. Una volta finiti, il capo era andato dal parroco a fare la classica domanda: "Mille senza fattura o millecinquecento con la fattura?". Al che il parroco ha risposto indispettito: "Non esistono solo i peccati sessuali, ma anche quelli contro il fisco. Faccia la fattura". Convinto di essere un novello san Francesco che rinuncia ai soldi per la vita eterna, il parroco raccontava con gran fierezza il suo nobile gesto. Ma in realtà chi aveva ragione: il muratore che voleva evitare per quanto possibile la tassazione al 60% o il parroco che voleva fare un gesto eroico nei confronti dello Stato?
Prima di affrontare direttamente il problema bisogna distinguere fra due tipi di leggi: quelle naturali e quelle positive. Le prime sono scritte nella nostra natura: non uccidere, non rubare ecc. Queste leggi sono valide anche se nessun legislatore le promulga. Sono le regole di base della convivenza civile, senza le quali si sfocia nella legge del più forte. Le leggi naturali sono quindi le più importanti, però ci danno soltanto le linee guida generali, senza entrare nel dettaglio e regolamentare le questioni pratiche e tecniche. Per esempio è ovvio che per circolare nelle strade con dei veicoli c'è bisogno di una regolamentazione, altrimenti non sarebbe rispettato il principio "non uccidere". La legge naturale non ci dice però se bisogna viaggiare nella corsia di destra o se ci si deve fermare al rosso. Questo è un compito della legge positiva, cioè decisa dal potere civile, con lo scopo di salvaguardare nella pratica i principi della legge naturale. Ne risulta che gli uomini di per sé non sono obbligati sotto pena di peccato a rispettare soltanto la legge naturale, ma anche quella positiva, cioè della società a cui appartengono, altrimenti regnerebbe il caos. Ogni autorità, compresa quella civile, deriva da Dio e quindi va rispettata. Come dice san Paolo: "Infatti non c'è autorità se non da Dio: quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all'autorità, si oppone all'ordine stabilito da Dio" (Rm 13, 1b-2a).
Ma siamo sempre obbligati ad osservare la legge? Se stiamo parlando di legge naturale sì. Non si può uccidere mai l'innocente, nemmeno per salvare cento persone. Se invece stiamo parlando di leggi positive, dipende. Ad esempio quando Hitler ordinò lo sterminio degli ebrei, le sue leggi erano state promulgate validamente, visto che era l'autorità ufficialmente riconosciuta (e anche democraticamente eletta) della Germania. Non per questo bisognava obbedirgli. La stessa cosa vale per le leggi attuali sull'aborto. È quindi evidente che la legge dell'autorità civile vada generalmente rispettata, ma non sempre.

QUANDO SI PUÒ INFRANGERE UNA LEGGE
Vediamo i due casi in cui si può infrangere una legge dello Stato, secondo san Tommaso d'Aquino.
1) Leggi immorali
Se una legge positiva va contro la legge morale naturale (es. aborto), contro la legge divina o quella ecclesiastica (es. divieto di andare a Messa la domenica, come fece il governo massone messicano nel 1926 o il governo italiano del 2020) non bisogna obbedirgli. Infatti lo Stato ha un'autorità inferiore sia a Dio che alla Chiesa e non si può disobbedire al comando di un superiore per obbedire al comando di un inferiore. Nei casi in cui c'è contrasto fra legge dello Stato e quella naturale (o divina o ecclesiastica) non solo la legge statale non è più obbligante, ma è anzi obbligatorio infrangerla. Se uno Stato costringesse i medici a prescrivere pillole contraccettive o ad abortire, senza consentirgli l'obiezione di coscienza, lui ha non solo la possibilità, ma il dovere di infrangere le leggi. Se non lo fa commette peccato.
2) Leggi dannose
Mentre più o meno tutti sanno che bisogna disobbedire all'autorità se comanda cose ingiuste, non molti sanno che esiste un'altra categoria di leggi a cui si può lecitamente disobbedire senza fare peccato. Stiamo parlando delle leggi dannose. Rientrano in questa categoria tutte quelle che non rispettano il fine della legge positiva che è il bene comune caricando i sudditi di pesi troppo gravi senza necessità. San Tommaso dice che "queste norme sono piuttosto violenze che leggi" ed esiste quindi il diritto alla legittima difesa nei loro confronti. Anche lo Stato può essere, e spesso è andata proprio così, un aggressore da cui difendersi. La differenza fra le leggi immorali e le leggi dannose è che le prime è obbligatorio infrangerle, mentre le seconde si possono infrangere, ma non è obbligatorio farlo. Che lo Stato ti controlli mentre fai i lavori in casa tua e ti imponga le dimensioni delle stanze e delle finestre è sicuramente un'invasione. Un cittadino, se ne ha i mezzi, è libero di obbedire o di disobbedire e non fa peccato in nessuno dei due casi. Farebbe peccato invece colui che per pagare delle tasse ingiuste, pur potendo evadere, abbassasse il tenore di vita della sua famiglia.

APPLICARE I PRINCIPI ALLA ATTUALITÀ
Questi sono i principi, ora applichiamoli alla situazione attuale. In Italia tra tasse sul reddito, rifiuti, successione di beni, Iva, accise sui carburanti ecc. la pressione fiscale supera il 60%. In pratica chi va a lavorare fino a luglio lavora gratis per lo Stato e da agosto in poi finalmente guadagna per sé. Chiunque capirebbe che si tratta di una vera e propria rapina, ma fatta con il sorriso e con la scusa di "paghiamo tutti per pagare meno". Quella dell'evasione come problema principale della società di oggi è una grandissima bufala che continuiamo a sentire dopo decenni di tassazione selvaggia senza che niente sia cambiato. Per diminuire le tasse non serve la caccia agli evasori, ma serve diminuire drasticamente i servizi di cui si occupa lo Stato. In Italia, così come in molti altri paesi, abbiamo uno Stato-mamma che pensa a tutto: scuole, ospedali, strade, rifiuti e tutte quelle forme di finanziamento di chi non lavora come assegno di disoccupazione, di maternità e reddito di cittadinanza. Il problema è che lo Stato è il peggior imprenditore che ci sia perché non è guidato da una persona fisica interessata ad essere competitiva sul mercato. È il motivo per cui i dipendenti statali vengono presi in giro e accusati di essere fannulloni. Ogni persona onesta deve ammettere che i pigri rischiano meno di essere licenziati se sono dipendenti statali che se lavorassero per un privato. Ognuno di noi conoscerà sicuramente bidelli, poliziotti, insegnanti che non fanno niente dalla mattina alla sera eppure portano lo stipendio a casa come chi invece, sempre nelle suddette categorie, se lo è guadagnato.
Facciamo un passo ulteriore: ci sono nazioni che hanno avuto livelli di tasse ancora più alte di quelle italiane. Sapete quali sono? Sono i paesi comunisti, dove lo Stato si appropriava del 100% dei beni dei cittadini e li ridistribuiva come gli pareva a lui. Una volta si credeva che questo avrebbe creato un paese più giusto perché tutti avrebbero avuto gli stessi beni e sarebbe stata abolita la povertà (vi ricorda qualcuno?). Qual è stato il risultato? Gli stati comunisti erano pieni di poveri. Infatti se niente è mio che senso ha che mi impegni per produrre di più se la ricchezza andrà in gran parte ad altri più fannulloni di me? Lo stato comunista distrugge la giusta diseguaglianza sociale e la meritocrazia andando incontro ad un inevitabile fallimento. E come non riusciamo ad accorgerci che con il nostro 60% siamo uno Stato semi-comunista? Se però tutti sono d'accordo in un abbassamento delle tasse fino al 10-15% non tutti sono disposti ad accettarne le conseguenze. Se lo Stato chiedesse soltanto il 10% del reddito ai cittadini vorrebbe dire che si occuperà soltanto di quello che gli compete strettamente come la difesa e la giustizia e ognuno si dovrà autogestire per quanto riguarda scuole e ospedali, facendo in casa quello che è possibile e rivolgendosi a strutture private quando necessario. Vorrebbe dire che se uno perdesse il lavoro non avrà diritto alla disoccupazione, ma dovrà farsi bastare i soldi risparmiati in precedenza. Vorrebbe dire che non si potrà più pagare chi sta a casa con il reddito di cittadinanza o in maternità. A questo punto l'opinione dei lettori si dividerà in due categorie: pro e contro. Chi guadagna i suoi soldi lavorando onestamente e non va all'ospedale per farsi diecimila analisi a spese della collettività o, in altre parole, la persona per bene sarà favorevole e il parassita che vive sulle spalle degli altri sarebbe contrario perché finirebbe il bengodi. E voi da che parte state?

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 3 minuti) dal titolo "Amico Stato, amica banca" viene spiegato in parole semplici (e ironiche, anche se non c'è molto da ridere) cosa fa lo Stato a chi si impegna ad aprire un'attività economica.


https://www.youtube.com/watch?v=AcKgPI2HMSw

 
Fonte: Redazione di BastaBugie, 8 febbraio 2023