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PIAZZA PULITA DI FORMIGLI E' LA TV DEGLI ORRORI
Imbastito un processo sommario con lo scopo di infamare la comunità Shalom di suor Rosalina Ravasio che recupera ragazzi con problemi psichiatrici o di tossicodipendenza (VIDEO: La comunità Shalom)
di Riccardo Cascioli

«Chissà, magari tutto questo fango che Piazza Pulita e Fanpage ci buttano addosso si rivelerà provvidenziale». In che modo? «Le menzogne sono talmente grosse che questo sistema di potere ne potrebbe rimanere sepolto. Intanto noi quereliamo Formigli e compagnia, questa volta sono andati proprio ogni limite». Il giorno dopo il processo mediatico imbastito dalla troupe di Corrado Formigli giovedì sera 13 aprile su La7, suor Rosalina Ravasio, fondatrice della Comunità Shalom di Palazzolo sull'Oglio (Bs), è più in forma che mai. E non sembra neanche pesarle la notte insonne, passata tutta a preparare la puntigliosa risposta alle accuse mosse da una pseudo-inchiesta di Fanpage condita con altri servizi e commenti in studio, che descrive la Shalom come "la comunità degli orrori". Sei pagine fitte di note che documentano punto per punto menzogne e manipolazioni contenute nel servizio, e che pubblichiamo a parte per chi voglia approfondire i dettagli.
Il lungo spazio dedicato alla Comunità Shalom ruota attorno all'inchiesta che - dice il direttore di Fanpage.it, Francesco Cancellato - nasce da una lettera ricevuta in redazione che denunciava i metodi di questa comunità terapeutica. E subito spara una prima menzogna, affermando che «per quattro mesi, la scorsa estate, una nostra giornalista sotto copertura ha lavorato in questa Comunità come volontaria, ha trascorso i giorni e le notti». L'ascoltatore ha così l'idea che «la giornalista sotto copertura» si sia davvero immersa nella vita della comunità e abbia scoperto chissà quali segreti, a parte l'incongruità di una estate che a Fanpage dura quattro mesi.
In realtà, risponde suor Rosalina, «è venuta poche settimane soltanto al giovedì pomeriggio e poi l'ho allontanata perché si comportava in modo strano». Cioè? «Si muoveva sempre tenendo le mani incrociate davanti ai genitali e aveva un atteggiamento sospetto». Intuizione giusta, visto quello che ha fatto. Si è presentata come Giorgia, una giovane bresciana che pensava di farsi suora; in realtà si chiama Chiara Daffini e nel 2022 è arrivata a Fanpage potendo vantare nel suo curriculum importanti inchieste come quella su cosa succede «quando slip e reggiseno non sono coordinati» o quella sul profilo psicologico di chi sceglie «panettone o pandoro». In ogni caso una grave scorrettezza deontologica e una violazione della legge sulla privacy e sul rispetto delle persone vulnerabili (vedi l'articolo di Razzante).

UNA NARRAZIONE FUORVIANTE
Nel filmato la Comunità Shalom è descritta come un vero e proprio luogo degli orrori, parola non a caso ripetuta più volte, «un luogo infernale» sottolinea Formigli, dove i pestaggi e le aggressioni fisiche e verbali sono all'ordine del giorno e si imbottiscono gli ospiti di psicofarmaci fino a trasformarli in zombie, e da dove è impossibile uscire una volta varcato i cancelli se non rischiando l'osso del collo buttandosi giù dai tetti.
Una narrazione che ovviamente genera a sua volta una serie di commenti sdegnati dagli ospiti in studio, Mario Calabresi, direttore di Chora ed ex direttore di Stampa e Repubblica, e lo psichiatra Leonardo Mendolicchio, che dà subito prova della sua professionalità emettendo una sentenza di condanna senza appello per la Comunità Shalom basandosi su un filmato a tesi: nessuna verifica sull'attendibilità delle testimonianze pur sapendo che in molti casi si tratta di soggetti psicologicamente fragili, nulla da ridire su una giornalista che strumentalizza persone con gravi problemi psichici per costruire il suo racconto; neanche un dubbio, solo fango, salvo poi concludere chiedendo pubblicamente di essere invitato alla Comunità Shalom per una sua indagine conoscitiva super partes: neanche il senso del ridicolo.
Ma la narrazione di un lager dove le persone vivono segregate e prigioniere contrasta con la realtà di centinaia e migliaia di ragazzi e adulti che in questi 38 anni sono stati salvati e reinseriti normalmente nella società, anzi che proprio grazie alla Comunità e alla rete sociale che la sostiene escono già con un lavoro; e quella di una sorta di bunker dove anche persone dall'esterno subiscono una perquisizione corporale per accedere alla Comunità contrasta con la realtà conosciuta da migliaia e migliaia di persone che frequentano Shalom: non c'è fine settimana che la Comunità non ospiti gruppi parrocchiali, associazioni, feste di matrimonio (e i nostri lettori sanno che da anni qui si svolge anche la Giornata della Bussola); sono stati ospitati recentemente anche decine di profughi ucraini e prima ancora quelli afghani; e non c'è giorno che non arrivino amici o persone desiderose di conoscere la Comunità.

PREFERISCO LA LIBERTÀ RISPETTO AD AVERE 500 MILIONI
Chiunque può testimoniare che non c'è alcuna perquisizione, che i cancelli sono sempre aperti per chi si presenta normalmente. Già, perché in studio la giornalista di Piazza Pulita, Sara Giudice, lamenta di essere stata lasciata fuori da questi cancelli invalicabili e sempre chiusi pur chiedendo di parlare con suor Rosalina come giornalista che voleva verificare alcune notizie. Peccato abbia dimenticato di dire che lei e un suo collega cameraman si sono appostati per due giorni nei campi adiacenti la Comunità e, quando la prima volta un operatore è uscito per chiedere se avessero bisogno di aiuto, ha detto che aveva la macchina in panne e stava aspettando il soccorso stradale. Solo al secondo giorno di appostamento non è stato possibile nascondere la vera identità, visto che stavano facendo riprese dall'esterno, violando ancora una volta la privacy. E pretendeva anche di essere accolta a braccia aperte.
Non solo, non paghi i due si sono recati nella vicina Pontoglio, nello studio dell'associazione Virgo Potens, dove i due psichiatri che lavorano all'interno della Comunità (eh già, dottor Mendolicchio, alla Shalom gli psichiatri ci sono e non hanno certo bisogno del suo aiuto) sono a disposizione anche della comunità locale: non sorprendentemente, perché una caratteristica della "comunità degli orrori" è quella di provvedere servizi anche per la popolazione della zona - oltre allo studio medico c'è anche un asilo nido gratuito - e sostegno alle comunità cristiane in Terrasanta e in Siria. Ebbene a Pontoglio i due inviati di Piazza Pulita hanno fatto ripetutamente irruzione nello studio mentre c'erano dei pazienti, al punto che si è dovuto chiamare i carabinieri per allontanarli.
Perché tante menzogne e tanta violenza? «La nostra realtà suscita molta gelosia e invidia - ci dice suor Rosalina -. Io qui lavoro duramente, faccio la sguattera ma sono orgogliosa di farlo per il Regno di Dio. E il fatto che da 38 anni il Signore mantiene questa comunità - e lo Stato non ci riuscirebbe - perché la Provvidenza di Dio dà vita alla vita, suscita molta gelosia. Perché non riescono a farci entrare nel circuito del magna magna». Suor Rosalina si riferisce al fatto che la sua comunità si regge soltanto sulla generosità dei suoi benefattori e volontari, non chiede rette e non ha alcuno aiuto da parte dello Stato, quando quello dell'accoglienza e delle comunità terapeutiche è normalmente anche un fiorente business.
E si capisce che una comunità come la Shalom, che ospita 250 tra ragazzi e ragazze, faccia gola a molti. «Alcuni anni fa - prosegue suor Rosalina - quando avevo chiesto la possibilità di ampliare la comunità per aprire il ramo femminile, mi fu detto dai politici che era più facile per loro darmi 500 milioni che non lasciarmi l'autonomia. Allora ho detto: preferisco l'autonomia ai 500 milioni; meglio poveri ma liberi che schiavi ma guidati da chi ti paga. A noi ci sostiene Dio». Formigli & co. sono avvisati.

Nota di BastaBugie:
l'autore del precedente articolo, Riccardo Cascioli, nell'articolo seguente dal titolo "Shalom, la rivolta di famiglie ed ex contro Formigli e FanPage" parla della conferenza stampa convocata da suor Rosalina Ravasio per rispondere alle gravissime accuse lanciate da Corrado Formigli durante la trasmissione Piazza Pulita su La7.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 19-04-2023:

«Se non fosse per la Comunità Shalom, oggi porterei i fiori sulla tomba di mia figlia»; «Perché oltre ad ascoltare persone che non hanno finito il percorso, non intervistate anche chi ce l'ha fatta, persone come me che sono entrato qui a 18 anni, hanno creduto in questo posto, sono uscite, sono diventate genitori, hanno un lavoro?». Alla Comunità Shalom di Palazzolo sull'Oglio (Bs), finita nella bufera per gli scandalosi servizi di Fan Page e Piazza Pulita trasmessi giovedì scorso su La7, in cui la comunità di recupero è stata definita un lager, ieri 18 aprile è andata in scena la rivolta degli ospiti e soprattutto delle famiglie e degli ex salvati dalla comunità.
Suor Rosalina Ravasio, fondatrice e vera anima di questa comunità aveva ieri convocato una conferenza stampa che ha visto anche la presenza di Corrado Formigli, conduttore di Piazza Pulita, e di una troupe di FanPage decisi a mettere sotto torchio suor Rosalina, la Comunità e i suoi metodi terapeutici, ripetendo le stesse accuse già lanciate giovedì scorso in trasmissione. Un incontro duro, ad alta tensione, anche perché a seguire l'evento si sono presentati anche diversi genitori ed ex ospiti della comunità infuriati per quanto visto a Piazza Pulita. E a un certo punto, di fronte alla presunzione e all'insistenza di Formigli e compagnia che battevano sempre sulle già smentite accuse riguardo a violenze e uso di psicofarmaci, hanno rotto gli indugi e risposto direttamente con le loro testimonianze, mettendo in risalto l'incompetenza e la malafede degli accusatori della Comunità Shalom.
Milena ad esempio, una delle primissime ragazze arrivate, diversi tentativi di suicidio alle spalle e gravissimi disturbi alimentari: a un certo punto era ridotta ad appena 39 chili e con poche settimane di vita secondo i medici dell'ospedale di Vicenza, viste le complicazioni cardiache che erano insorte. Dall'ospedale a uno psichiatra che l'ha riempita di farmaci («sono passata da 2 a 18 farmaci al giorno») e poi dall'anoressia alla bulimia e ancora il ricovero in una struttura di Verona. Un breve periodo di stabilizzazione e poi la ricaduta, vomito 10-12 volte al giorno a cui si è aggiunto il problema dell'autolesionismo.
Infine l'arrivo a Shalom: «Suor Rosalina per me è una seconda mamma, esordisce -. La terapia che ha usato per me: nessun farmaco, la guarigione è arrivata attraverso la preghiera e la fatica, perché solo con i sacrifici si può ottenere qualcosa che dura nel tempo e rimane dentro di te, e diventa soddisfazione per aver raggiunto qualcosa. Ma quello che mi ha commosso tanto è aver incontrato in suor Rosalina una persona che ha creduto in me». E ha avuto tanta pazienza, aggiunge, perché c'è voluto tempo: «Quando una persona vive nella menzogna, nell'egoismo, nell'invidia e si mette al posto di Dio è difficile cambiare. Ma ora mi sento una donna libera, perché sono serena e vivo nella verità. Il Signore mi ha dato la grazia di un marito e di una bambina quando mi era stato detto che non potevo avere figli».
«Otto anni di anoressia per mia figlia, passati da un ospedale all'altro - sbotta Scilla con foga sulle parole del dottor Leonardo Mendolicchio, uno psichiatra che a Piazza Pulita ha giocato il ruolo di grande inquisitore della Comunità Shalom - spendendo una montagna di soldi e peggiorando sempre». Un calvario iniziato quando la bambina aveva appena 11 anni: psichiatri, strutture specializzate a Monza, Milano, Verona, nulla da fare. «Solo suor Rosalina mi ha guardato negli occhi e mi ha detto il 9 settembre 2020 "farò di tutto per aiutare tua figlia"». Una ragazza di venti anni, alta 1.80, è entrata in comunità che non arrivava a 40 chili: «Ora è una ragazza bellissima, è normopeso e sta riprendendo in mano la sua vita. Suor Rosalina è l'unica che ha fatto qualcosa per lei». «L'unica, l'unica», ripete Scilla. Ed è un fiume in piena: «Aveva 11 anni e nelle strutture dicevano che era lei che doveva decidere se entrare in una struttura, in una clinica, il minore deve decidere, ma si rende conto? Noi genitori siamo abbandonati, solo qui ho trovato una vera accoglienza. Se suor Rosalina non mi avesse aiutato, perché io sono una vedova, io oggi andrei al cimitero non solo per mio marito ma anche per mia figlia. Io devo tutto a suor Rosalina».
Ed ecco Sonia, madre di un minore che era stato prima affidato a una Comunità consigliata da cui è scappato quattro volte, poi cacciato con un TSO. «Ne siamo usciti devastati e con la nostra legale abbiamo fatto chiudere quella comunità con una denuncia ai NAS di Parma. Quello era un lager, signori - dice rivolta a Formigli e compagnia - Voi entrate qui e l'aria che si respira, vedete l'ordine, la serenità, i ragazzi sorridono, ti salutano». E prosegue: «Io non ho dormito due anni per seguire mio figlio, è arrivato qui in condizioni pietose, abbiamo fatto un colloquio bellissimo, ci hanno accolti come in una famiglia. Addirittura era appena entrato in comunità che, con mio grande stupore, è stato portato in gita a Cracovia, non lo pensavo possibile. Io anche mi vergognavo all'inizio perché bestemmiava, ma quando l'ho detto a suor Rosalina lei non si è scomposta e mi ha detto "Sono abituata a sentire ben peggio". Quando ho riabbracciato mio figlio - ed auguro a tutte le mamme di ritrovare quell'abbraccio che io ho ritrovato dopo sei mesi - ho visto in lui quel sorriso, quella serenità, quegli occhi belli che io non avevo più visto negli ultimi due anni e mezzo».
Certo, continua Sonia, «è un percorso duro, non è un villaggio vacanze, ma a mio figlio qui sono stati scalati i farmaci. E noi vediamo i nostri figli ogni mese, passiamo con loro diverse ore, se subissero violenze sarebbe facile per loro dircelo».
A seguire tutto l'evento anche alcuni ragazzi tuttora ospiti della Comunità: mi si avvicina Allen, desideroso di aggiungere la sua esperienza dopo le menzogne che ha sentito. Ha 27 anni, è figlio di uno psicologo, vecchio volontario della Comunità: «Sono qui da sei anni perché ero tossicodipendente, uso di cocaina e abuso di alcol. Poi ho anche una malattia ereditaria, peggiorata con l'uso delle sostanze. Quello che posso dire io è che con la fede, con l'aiuto della suora e degli educatori e dei ragazzi in comunità, mi sono raddrizzato e devo dire grazie alla comunità per la persona che sono oggi». In cui rientra anche l'aver recuperato quattro anni di scuola superiore, visto che aveva abbandonato la scuola e ora gli manca solo un anno per la maturità, e l'aver imparato «dei mestieri». E le presunte violenze? «Le ho viste nei filmati di Piazza Pulita, ma non le ho mai viste qua. E continuo a chiedermi da dove saltano fuori, perché io vivo qui con i ragazzi giorno e notte e non ho mai visto niente del genere. È un'assurdità».
Già, quanto visto su Piazza Pulita è assurdo per chi conosce la realtà della Comunità Shalom, e le testimonianze ascoltate ieri rendono ancora più evidente la vigliaccata di giornalisti inquisitori che hanno vergognosamente speculato su situazioni drammatiche e negato percorsi di rinascita per vendere uno scandalo.

VIDEO: SUOR ROSALINA E LA COMUNITA' SHALOM
Nel seguente video dal titolo "Reportage Comunità Shalom" (durata: 14 minuti) si può vedere un'intervista a Suor Rosalina e ai suoi ragazzi con immagini della comunità che risalgono a qualche anno fa.


https://www.youtube.com/watch?v=cFCk6uGQisE

DOSSIER "COMUNITA' SHALOM"
Suor Rosalina recupera i ragazzi sbandati

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Titolo originale: La7, tv degli orrori: palate di fango sulla Comunità Shalom
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15 aprile 2023