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GIOVANI ARRESTATI PER AVER PREGATO DAVANTI A UNA CLINICA ABORTISTA
In Spagna i prolife vengono arrestati, mentre le femministe che molestavano, offendevano e intimidivano non sono state nemmeno identificate (e con Tusk anche in Polonia avanza l'agenda abortista ed lgbt)
di Alessia Battini
 

Sono 99.149 i bambini che ogni anno vengono abortiti in Spagna secondo l'ultimo studio dell'Istituto per la Politica Famigliare (IPF): corrisponde a un aborto ogni cinque minuti. Per questo, lo scorso 28 dicembre, 300 persone si sono trovate a pregare pubblicamente il rosario nelle città di Madrid e di Saragoza. «Siamo venuti a chiedere che la vita venga difesa, questa è una battaglia culturale, ma anche spirituale», ha dichiarato un giovane spagnolo di 25 anni che ha deciso di unirsi all'appello lanciato dalla piattaforma "Pregare non è un crimine".
In Spagna, nel 2022, è stata approvata la Ley Orgànica 4/2022, che ha introdotto nel codice penale spagnolo l'articolo 172-quater, con il quale si prevede di punire con la reclusione da tre mesi a un anno o con il lavoro di pubblica utilità da 31 a 80 giorni, chiunque cerchi di ostacolare l'esercizio del diritto di aborto di una donna con atti molesti, offensivi, intimidatori o coercitivi. A quanto pare, oggi anche la preghiera viene considerato un atto di questo tipo, sicuramente dalle femministe spagnole, che hanno iniziato a inveire contro i cattolici riuniti gridando frasi come "via i rosari dalle nostre ovaie" o "bruceremo la conferenza episcopale con tutti i vescovi dentro".
La reazione dei poliziotti che erano stati schierati per evitare possibili scontri davanti alla clinica per aborti Dator di Madrid, la più grande nella capitale, è stata quella di arrestare i "pericolosi" capigruppo del rosario. A questi giovani sono stati chiesti i documenti e poi sono stati fatti salire su furgoni blindati, mentre le femministe che molestavano, offendevano e intimidivano non sono state nemmeno identificate.
Oltre a questi ragazzi, gli agenti hanno arrestato anche il dottor Jesùs Poveda, un medico che da oltre quarant'anni si impegna ad aiutare le madri a rischio di aborto, che si era messo seduto davanti alla clinica in segno di protesta, silenziosa e non violenta come quella di altri, anzi di altre...
In Spagna la situazione è sempre più drammatica per i pro-life, soprattutto perché pare che tra gli obiettivi del governo Sanchez ci sia anche la possibilità di liberalizzare l'aborto fino al momento della nascita del bambino.
Intanto, giovani ragazzi raccolti in preghiera e medici che dedicano la loro vita a salvare le donne dall'aborto vengono arrestati come criminali, mentre donne inferocite li attaccano e li insultano (e chissà cos'altro sarebbe potuto succedere se non fosse stata presente la polizia). Nessuno in questo caso ha ostacolato il diritto d'aborto, è stato invece ostacolato il diritto alla libertà religiosa e di manifestazione del proprio pensiero. Eppure ormai il diritto all'aborto vale più di tutto il resto: è un dogma, un pilastro intoccabile che regge la nostra società egoista ed egocentrica. Il gesto di questi giovani e di questo medico però,ci danno un forte segnale di speranza, perché hanno dimostrato che c'è qualcuno che, nonostante tutto, è ancora disposto a combattere per difendere la verità.

Nota di BastaBugie: Paweł Lisicki, direttore del settimanale Do Rzeczy, nell'articolo seguente dal titolo "La nuova Polonia nasce anti-cattolica" parla del primo ministro Donald Tusk che in Polonia sta accelerando sull'agenda di Bruxelles: perdita di sovranità, ecologismo, diritto all'aborto e diritti LGBTQ+.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 15 dicembre 2023:

Il nuovo primo ministro polacco Donald Tusk ha promesso di riportare il suo Paese «al posto che gli spetta in Europa». Secondo lui è giunto il momento di porre fine a un gelido stallo durato otto anni tra Varsavia e Bruxelles. Suona bene, ma cosa significa in pratica?
Donald Tusk ha presentato la sua visione di una Polonia nuova e progressista nel cuore dell'UE, nel discorso con cui ha ottenuto un voto di fiducia in Parlamento. Ma non ha spiegato cosa sia esattamente la «Polonia progressista». In realtà, nel suo discorso ci sono state molte contraddizioni e incoerenze. Da un lato ha detto al Parlamento polacco che «la Polonia riacquisterà la sua posizione di leader nell'Unione europea», dall'altro ha aggiunto che «qualsiasi tentativo di cambiare i trattati che sono contro i nostri interessi è fuori questione... nessuno mi supererà nell'Unione europea».
Come è possibile se il tentativo di limitare la posizione polacca era lo scopo principale di Bruxelles? Come può la Polonia «riconquistare» qualcosa che non ha affatto perso? È Bruxelles che tenta di cambiare i trattati, quindi come può Tusk affermare che sarà sia contrario che favorevole a una migliore cooperazione con la Commissione europea? Tusk è un ex presidente del Consiglio europeo ed ex leader del Partito Popolare Europeo, quindi dovrebbe sapere perfettamente qual è il vero scopo delle modifiche ai trattati europei. Ha promesso di «restituire alla Polonia miliardi di euro» di fondi UE, che sono stati congelati a causa di una disputa tra Bruxelles e il governo uscente di Diritto e Giustizia (PiS) su questioni legate allo stato di diritto. Ma come riuscirà a farlo senza perdere la sovranità?
Alla fine di novembre di quest'anno il Parlamento europeo ha votato la relazione della Commissione per gli affari costituzionali (AFCO) del Parlamento europeo che raccomanda modifiche ai trattati dell'UE. Il documento prevede, tra le altre cose, il trasferimento di un maggior numero di competenze degli Stati membri all'Unione Europea, che di fatto ridurrebbe ulteriormente la loro sovranità. Le nuove aree in cui gli Stati membri dovrebbero cedere la loro autorità e sottomettersi alla competenza esclusiva dell'Unione sono il clima e l'ambiente.
Si può quindi prevedere che Bruxelles deciderà che tipo di auto i polacchi possono guidare e dove possono farlo, se dovranno pagare quote di CO2 per riscaldare le loro case, e molte altre questioni di conseguenza. Le decisioni sul clima e sulle questioni ambientali saranno imposte dalla Commissione europea, come avviene in altri settori in cui l'UE ha già competenza esclusiva, come la politica commerciale comune. Questa sarà la versione più radicale della politica verde, il cosiddetto Green Deal. Le bozze di modifica dei trattati prevedono l'abbassamento della soglia per il voto in Consiglio: dal 55% dei Paesi, che rappresentano il 65% della popolazione della UE, al 50% dei Paesi, che rappresentano il 50% della popolazione della UE. In questo modo, far passare le proposte della Commissione sarà più facile, mentre bloccare qualcosa sarà più difficile. La Polonia perderebbe di fatto il potere di veto. Il precedente governo del PiS non l'ha accettato, ma il nuovo non si opporrà.
Inoltre, ci sono nuove competenze condivise che diventano effettivamente competenze della UE, poiché il trattato stabilisce che l'UE ha la priorità nell'esercizio di tali competenze. I Paesi membri possono esercitarle solo nella misura in cui l'Unione sceglie di non farlo. Tra le nuove competenze condivise ci sono la sanità pubblica e l'istruzione. Per quanto riguarda l'assistenza sanitaria, ad esempio, vengono citate come nuove aree di competenza condivisa le seguenti: «Le questioni di sanità pubblica e la protezione e il miglioramento della salute umana, in particolare le minacce sanitarie transfrontaliere». Poiché nella UE l'aborto è mascherato sotto il nome di "salute riproduttiva", sarà trattato come parte della politica sanitaria e sarà deciso come competenza condivisa, per la quale l'Unione ha la priorità. Lo stesso vale per le altre competenze condivise menzionate nella bozza di modifica del trattato: silvicoltura, infrastrutture di trasporto transfrontaliere, politica delle frontiere esterne, affari esteri, sicurezza esterna, difesa, protezione civile, industria e istruzione. O Tusk si opporrà e in questo modo non «riporterà miliardi di euro» di fondi UE alla Polonia o, cosa che sembra più probabile, cederà e perderà la posizione di leader. Chiamarlo «riconquistare la posizione di leader» sembra una battuta di cattivo gusto.
L'altro punto menzionato da Tusk è il «ritorno alla democrazia». Il nuovo primo ministro polacco ha iniziato il suo discorso con una dura condanna dell'eredità degli anni del PiS, ricordando uno strano testo politico scritto da Piotr Szczęsny, un chimico di 54 anni che si è cosparso di benzina a Varsavia nel 2017 ed è morto in ospedale 10 giorni dopo per le ferite causate dalla sua autoimmolazione. Tusk ha detto che il "manifesto" che Szczęsny ha scritto prima di morire, attaccando il presunto autoritarismo del governo PiS, potrebbe sostituire il suo discorso, e ne ha letto un frammento: «Protesto contro la xenofobia introdotta dalle autorità nel dibattito pubblico... Protesto contro l'atteggiamento ostile delle autorità nei confronti degli immigrati... Protesto contro l'incapacità della televisione pubblica».
Ma come nel caso della politica europea c'è una chiara contraddizione. Da un lato Tusk dichiara di voler abolire l'autoritarismo del PiS, anche se ha vinto elezioni perfettamente democratiche che non sono un marchio di fabbrica di una forma di governo autoritaria, dall'altro, citando il Manifesto di un suicida, suggerisce di vendicarsi del PiS. E infatti una delle prime decisioni prese dal suo governo riguardava l'istituzione di tre commissioni parlamentari speciali indagate che dovevano dimostrare le presunte violazioni della legge perpetrate dai ministri del PiS. A rendere la storia più complicata, o meglio più ironica, è lo stesso Tusk che dichiara la politica di riconciliazione nazionale.
Dopo aver condannato il governo uscente, Tusk ha delineato il proprio programma. «È arrivato il momento che la Polonia sia felice», ha detto. Si può sospettare che sia un altro modo per suggerire l'attuazione della rivoluzione di genere in Polonia. Nelle apparizioni in campagna elettorale, Tusk ha promesso di introdurre maggiori diritti per le persone LGBTQ+, qualunque cosa significhi, e di ritirare la legislazione sull'aborto introdotta sotto il PiS. Tusk ha criticato duramente la legge polacca a favore della vita, definendola repressiva e crudele. Tuttavia, non è chiaro quanto il nuovo governo sarà in grado di modificare le leggi sull'aborto, dato che alcuni elementi della sua stessa coalizione non sono favorevoli a una significativa liberalizzazione. Il Presidente Duda, che ha potere di veto sul governo, rimane in carica fino al 2025. È molto probabile che Duda, cattolico dichiarato, usi questo potere per proteggere i bambini non ancora nati.
Nel suo discorso al Parlamento, Tusk ha annunciato che il clima per le donne polacche cambierà immediatamente. «Abbiamo sviluppato un programma affinché ogni donna polacca percepisca un cambiamento nel trattamento della maternità, nella protezione delle madri e nell'accesso all'aborto legale». Queste parole sono il massimo dell'ipocrisia. Nella mente di Tusk la «protezione delle madri e il sostegno alla maternità» equivalgono all'«accesso all'aborto legale». Sostenere la vita significa avere il diritto di distruggerla.
Ci sono molti altri segnali che dimostrano che il nuovo governo sarà ansioso di iniziare la nuova guerra religiosa contro la Chiesa cattolica polacca, ormai indebolita. Il ministro dell'Istruzione è diventato Barbara Nowacka, un politico di sinistra, una delle più note femministe polacche. Ha mostrato pubblicamente il suo sostegno all'ideologia gender e vorrebbe implementarla nelle scuole. Un altro politico radicale del governo Tusk è Agnieszka Dziemianowicz-Bąk, che è diventata ministro della Famiglia, del Lavoro e delle Politiche sociali. È un'attivista radicale del movimento LGBT. Alcuni anni fa ha scritto una tesi di dottorato su "Riproduzione-resistenza-impotenziamento. Critica radicale dell'educazione nel pensiero occidentale contemporaneo". È una fervente sostenitrice dell'aborto libero e dell'ideologia gender. Tusk ha creato un nuovo ministero per l'Uguaglianza e ha nominato come capo un'altra femminista, Katarzyna Kotula, una delle leader delle manifestazioni a favore dell'aborto. È anche responsabile dell'introduzione nel codice penale polacco di una nuova categoria di disposizioni legali, che punirebbero i cosiddetti reati di incitamento all'odio. Un altro responsabile è Adam Bodnar, il nuovo ministro della Giustizia, ex commissario polacco per i diritti umani, che si è battuto per i diritti delle donne o per i diritti LGBT.
Non sono solo annunci vuoti, ma ci sono veri e propri piani per cambiare l'identità culturale polacca. La prima decisione presa dalla nuova maggioranza liberal di sinistra è stata quella di introdurre la nuova legge che consente di finanziare la fecondazione in vitro con fondi pubblici. Lo scopo di Tusk sembra essere chiaro: la nuova Polonia, felice ed europea, non deve avere nulla a che fare con quella vecchia, cattolica e tradizionale.

 
Titolo originale: Giovani arrestati in Spagna solo per aver pregato davanti a clinica abortista
Fonte: Provita & Famiglia, 8 gennaio 2024