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« Torna agli articoli di Don Stefano Bimbi
Come ogni anno eccoci alle "agognate" vacanze. Molti sembrano andare a lavorare al solo scopo di potersi poi permettere le mete estive desiderate. Eppure non è sempre stato così. I nostri bisnonni non andavano mai in vacanza. Chi lavorava nei campi non poteva certo andare via d'estate quando anzi il lavoro aumentava. In Italia fu il fascismo a inculcare l'idea che bisognava andare al mare. E indovinate! Il motivo era la salute. Quanto ci tiene lo Stato alla salute dei cittadini, oggi come ieri! I medici iniziarono a dire che per la salute dei figli occorreva portarli al mare perché l'aria che si respira cura tutte le malattie. E allora frotte di gente si precipitavano sulle spiagge con costumoni che oggi ci fanno ridere, (ma vedendo come si sono assottigliati soprattutto quelli delle donne al giorno d'oggi, viene solo da piangere per quanto il pudore è dimenticato e il corpo profanato).
Ma facciamo alcune considerazioni su come l'uomo di fede può e deve vivere questo "rito" collettivo. Il cattolico si distingue non solo nella vita ordinaria, ma anche dal modo in cui si riposa e si diverte: anche sotto l'ombrellone o in cima a un monte, lo scopo della vita non è un pacchetto turistico, ma il paradiso. Ovviamente non stiamo a valutare se sia meglio il mare o la montagna. Qui interessano alcuni punti fermi per una vacanza degna di un figlio di Dio.
PUNTI FERMI PER IL CRISTIANO
Innanzitutto il cristiano non spende cifre sproporzionate al suo tenore di vita. Chi esagera al solo scopo di ostentare uno stile di vita al di sopra delle proprie possibilità, dimostra un'esistenza triste.
Inoltre il cristiano deve ricordarsi che è tale anche in estate. Non si va mai in vacanza da Dio, dalla fede e dalla morale. Si può andare anche in capo al mondo, ma, ad esempio, non si può dimenticare il precetto della domenica e delle altre feste comandate. Andare alla Messa è sempre possibile e il precetto non si sospende perché "non c'è tempo" o "non so dov'è la chiesa". Nemmeno la distanza da una chiesa officiata da un sacerdote cattolico può valere come scusa. Quando si programma il viaggio bisogna informarsi anche su dove poter andare alla Messa. E non bisogna dimenticare che il rispetto dei luoghi sacri e delle celebrazioni liturgiche vale anche fuori casa. Non ci si presenta alla Messa in ciabatte e pantaloncini perché il sacerdote celebra la Messa sul sagrato o in pineta (oppure, Dio non voglia, direttamente in spiaggia). Non ci si può adeguare a quello che fanno gli altri se questo non rispetta Dio. E non bisogna nemmeno dimenticare che andare a Messa in vacanza è necessario, ma non sufficiente. Occorre, ad esempio, anche la preghiera quotidiana per cui difenderemo la regolarità della vita spirituale anche in vacanza senza vergognarci di appartarci dall'eventuale compagnia in alcuni momenti della giornata.
Inoltre non va dimenticato che l'ozio è il padre dei vizi. La vacanza non può trasformarsi in un "dolce far nulla". Riposare in vacanza è il primo obiettivo, mentre l'ozio va rifuggito sempre impegnandosi ad avere un programma nel quale non manchino sia il riposo che il divertimento, ma anche la preghiera e l'amore del prossimo a cominciare dai suoi familiari a cui dedicare più tempo e attenzione.
NON UNA SCUSA PER PECCARE
A proposito del divertimento bisogna ricordare che non deve essere una scusa per poter peccare. Se questo è ovvio in quanto dobbiamo fuggire e non cercare le occasioni prossime di peccato, meno evidente è che il divertimento non deve farci dimenticare il primo obiettivo, cioè il riposo. Se i posti frequentati, la folla e il rumore caratterizzano la nostra vacanza, allora ben possiamo dire che torneremo a casa più stanchi di prima e allora... perché siamo partiti? Potevamo stancarci gratis continuando con le normali attività a casa.
Non va dimenticato inoltre che in vacanza possiamo dedicare del tempo alle letture edificanti che magari non siamo riusciti a coltivare durante l'anno: gli scritti dei santi o le loro vite, i romanzi storici di Louis de Wohl oppure i libri consigliati proprio in questo numero della nostra rivista e, perché no, anche la stessa Bussola Mensile. Per chi può permetterselo sarebbe bello trascorrere un po' di tempo nel silenzio di un monastero per ritemprare lo spirito, ma per chi ha famiglia è pressoché impossibile e allora perché non visitare almeno un santuario, una cattedrale o un luogo dove è avvenuto un miracolo o un'apparizione? E perché non approfittare per la confessione e la direzione spirituale?
Parlando di vacanze e di famiglia non si può infine tacere la leggerezza con cui quasi tutti i genitori lasciano fare ai figli vacanze assolutamente immorali come quelle, ad esempio, fatte in gruppo da ragazzi e ragazze insieme o addirittura il fidanzato con la fidanzata come fossero già sposati. Incoraggiare o anche solo permettere simili vacanze di maschi con femmine è favorire situazioni prossime di peccato, mentre le vacanze dei fidanzati sono istigazione al peccato. Il genitore deve essere tassativo sul rispetto della morale cristiana e, finché il figlio abita nella sua casa, non può giustificarsi dicendo che "ormai è grande". Fino a quando il figlio non diventa autonomo, con una casa e un reddito propri, è obbligato dal quarto comandamento all'ubbidienza verso i genitori e quindi questi ultimi rispondono davanti a Dio delle occasioni di peccato da loro permesse o anche solo tollerate. San Paolo ammoniva: «Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12,2). A volte si ha l'impressione che i genitori si siano perfettamente conformati alla «mentalità di questo secolo». E le conseguenze per le nuove generazioni sono sotto gli occhi di tutti.
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