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UN VERSETTO DEL CORANO NELL'IMMAGINE DEL PALIO DI SIENA DEDICATO ALLA MADONNA DI PROVENZANO
Affidata a un artista musulmano la rappresentazione della Madre di Dio venerata dai senesi
di Alessandra Pepi e Giampaolo Bianchi

Lettera aperta a S.E. Mons. Antonio Buoncristiani (Arcivescovo di Siena)
Eccellenza, che strane coincidenze ci vengono incontro alcune volte.
750 anni fa, alla vigilia della battaglia di Montaperti, le autorità civili di Siena, cioè i rappresentanti politici dell’epoca, decidevano di mettere ufficialmente la città e i suoi abitanti sotto il manto protettivo di Maria, la Madre di Cristo.
Per la prima volta nella nostra storia cittadina le autorità civili riconoscevano ufficialmente la sovranità della Madonna e a Lei affidavano le sorti e il futuro di ciascuno di loro.
Certo nel Medioevo era talmente radicato nell’uomo il senso del divino, la trascendenza, la consapevolezza della propria finitezza e piccolezza, che era normale per ogni uomo occidentale affidarsi a Dio o chiedere la protezione di Maria; ma la straordinarietà fu proprio nel fatto che a “piegarsi” alla Donna più umile della Terra fossero  le autorità civili, i governanti di Siena.
Anche il palio di Luglio, dedicato alla Madonna di Provenzano, ricorda un altro momento di forte presenza e protezione di Maria nei confronti dei senesi, che a Lei, la Madre di Cristo, avevano scelto di affidare le sorti proprie e della loro città.
Unione fra uomo e Dio che si è ripercossa sul Palio, tanto che molti aspetti della Festa ancora oggi si svolgono secondo un rituale il cui senso rimanda ad un profondo legame con Dio e con il cattolicesimo.
Sono moltissimi i momenti fortemente “liturgici” in cui si legge chiaramente questo legame indissolubile fra il Palio e la fede cattolica (la processione dei Ceri e dei Censi, la festa dei tabernacoli, la benedizione del cavallo, le feste patronali delle contrade...).
Chiunque  legga con occhio sereno la storia di Siena e con essa la storia d’Europa non può prescindere da questo elemento fondante che caratterizzava l’uomo: la fede e la trascendenza.
Strane coincidenze dicevamo. Sì perché dopo 750 anni, il simbolo popolare per eccellenza del Palio, nella ricorrenza di quel gesto di sottomissione, di fede, di speranza cristiana, è affidato ad un musulmano che ha raffigurato nel drappellone Maria (venerata anche dai musulmani) insieme a un guerriero saraceno con tanto di turbante / kefiha che ha appena ucciso Satana o un suo seguace: l’infedele, direbbe un musulmano credente e praticante (che ne avrebbero pensato, a Lepanto? E a proposito, dove sono finite le insegne, e le armi, conquistate ai Turchi in quella occasione, che si trovavano come “ex voto” alla Madonna, proprio in Provenzano?).
Ed ecco che oggi il popolo di Siena, tramite i suoi attuali rappresentanti politici, presenta alla Vergine un “cencio” dove, a corona di Maria, le scritte arabe (a volte ci si infastidisce per un po’ di latino!) della “sura” coranica che la riguardano, la celebrano come madre di un profeta, non certo come Theotòkos,  Madre di Cristo, vero Dio e vero Uomo!  Ma noi ci crediamo o no, che Maria sia la Madre di Dio? O è diventato un modo di dire, del quale non siamo più molto convinti, e che infatti non difendiamo più? Come cristiani, molto prima ancora che come senesi e contradaioli, questo palio ci offende e ci pare una vera bestemmia. Non dal punto di vista artistico (non entriamo nel merito), né storico (anche se troviamo pretestuosa e forzata la vicenda degli arcieri musulmani a Montaperti: a qui tempi i mercenari erano di tutte le razze, si poteva celebrare ben altro, in Montaperti,  che un elemento tanto marginale), ma dal punto di vista teologico, quello si.
Eccellenza, Lei ha il compito di guidare questo popolo che il Signore le ha affidato. Un compito difficile come difficile è il compito di ogni cristiano di stare nel mondo senza compiacerlo, perché sappiamo bene chi ne detiene il potere, chi ne è il Principe.
Se lei fosse Clemente V e noi Santa Caterina le scriveremmo: "sia uomo virile e non timoroso", ma con parole molto più semplici la supplichiamo di non permettere che questo dipinto entri nella Casa del Signore. Lei solo ha l’autorità e la responsabilità della Chiesa di Santa Maria in Provenzano. Lei solo ha la responsabilità dei gesti liturgici che compie a nome di tutti i Suoi fedeli. Guarda e Lei, al suo esempio, la comunità cristiana di Siena. La preghiamo: non benedica un'immagine che non è cristiana, una Madonna solo madre di un profeta!
Con rispetto ed ossequio.

DOSSIER "IL PALIO DI SIENA"
Le polemiche per il drappellone

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Fonte: La Nazione, 30 giugno 2010