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Grandi nevicate al nord, piogge torrenziali e forti venti al sud. E fuori dall’Italia non va meglio. C’è chi sostiene che si tratti di eventi estremi che si stanno intensificando a causa del riscaldamento globale. «In realtà non c’è alcuna relazione provata tra riscaldamento globale ed eventi meteorologici estremi», ci dice Guido Guidi, volto noto del meteo Rai e studioso del clima. Guidi è uno dei 4 italiani presenti nel recente Rapporto al Senato americano che contiene la citazione dei lavori di oltre 650 scienziati di tutto il mondo considerati «dissidenti» rispetto alla teoria del riscaldamento globale antropogenico (ovvero causato dall’uomo) ed è l’autore di un blog sul clima molto seguito dagli addetti ai lavori, Climate Monitor.
Ma è vero che gli eventi estremi si stanno intensificando?
Non c’è nessuna indicazione di aumento degli eventi estremi. Se guardiamo all’Italia possiamo dire che c’è una generica tendenza al cambiamento nelle precipitazioni, più concentrate in tempi brevi, ma questo significa ben poco.
E il riscaldamento c’è o no?
L’unica certezza che abbiamo riguardo al clima è che le temperature globali sono in media aumentate, ma è difficile dire di quanto.
Si ripete 0,7°C in 150 anni. Perché dice che è difficile dire di quanto?
Perché la rete di osservazione non è omogenea e comporta molti problemi. All’origine è stata pensata per la navigazione aerea, cioè per scopi diversi rispetto allo studio del clima, e questo incide sulla localizzazione; poi la maggior parte delle stazioni sono molto recenti – 10-15 anni –, non è quindi possibile avere serie storiche attendibili. A livello mondiale, inoltre, la distribuzione della rete è cambiata notevolmente.
Dall’inizio degli anni ’90 i punti di rilevamento delle temperature sono diminuiti dei 2/3, la maggior parte in Siberia e nel resto dell’Est europeo. Ciò coincide con il crollo dei regimi comunisti.
Messa così, sembra impossibile dire se fa più caldo o fa più freddo.
Non esattamente. Un esame attento dei dati a disposizione permette di dire che sulla carta c’è un aumento, ma ci sono forti dubbi che i numeri possano essere questi. È che per essere onesti, quando si fanno affermazioni sul clima, bisognerebbe sempre fare una premessa: «Sulla base di quel che sappiamo, e non è molto...».
Qualcuno sostiene che dal 1998 le temperature non sono più cresciute.
Non «qualcuno», è ciò che risulta dai database mondiali che al proposito sono tutti concordi.
C’è dunque un’autorità ufficiale?
Ci sono due centri di riferimento che elaborano tutti i dati disponibili a livello mondiale. Uno è l’Hadley Centre della University of East Anglia (Gran Bretagna), l’altro è la Nasa in cooperazione con la Noaa (National Oceanographic and Atmospheric Administration).
E cosa dicono?
Non solo dal 1998 la temperatura globale non è più aumentata, ma dal 2001 si riscontra una leggera inversione di tendenza. Ma l’intervallo di tempo è ancora troppo breve.
Come è possibile allora affermare che tra 50-100 anni la temperatura aumenterà dei 2 ai 6 gradi?
Da un punto di vista scientifico, è un’affermazione priva di senso. Si tratta di proiezioni che si fanno al computer con modelli di previsione climatica, una volta immessi non solo i dati disponibili ma anche una grossa dose di assunzioni non verificabili. Del resto, come si può dare credito a proiezioni sul lungo periodo quando nel breve e medio sono già state smentite? Le proiezioni di temperatura si fanno già dal 1998. Ebbene, già in questi dieci anni, le temperature hanno smentito le previsioni.
Parla di assunzioni non verificabili.…
Parliamo ad esempio della sensibilità climatica, ovvero di quanto il clima è sensibile a certi fenomeni. Si dice che un dato aumento di anidride carbonica (CO2), provochi un dato aumento di temperature: già questo è tutto da dimostrare, anzi sembrerebbe vero il contrario. Ma ammettiamo pure che sia così, come si fa a sapere quanta CO2 sarà emessa dalle attività umane tra 50-100 anni? Bisogna basarsi su una combinazione di stime che riguardano l’aumento di popolazione, l’economia, l’evoluzione sociale... Si fa una proiezione sulle proiezioni, il che lascia capire che margine di probabilità si possa avere.
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