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Non esiste il «diritto a non nascere». È questo, in sintesi, quanto emerge dal pronunciamento del Consiglio costituzionale francese, equiparabile alla nostra Corte Costituzionale. È stata infatti ribadita la conformità con la Carta fondamentale repubblicana della legge, risalente al 2002, che nega la possibilità di indennizzare chi nasce con gravi handicap a causa di diagnosi errate da parte dei medici durante la gravidanza. La legge era stata varata durante il governo socialista di Lionel Jospin per porre fine alle polemiche innescatesi nel 2000, quando la Corte di Cassazione aveva dato invece il via libera alla possibilità di risarcire persone con handicap.
Allora ad alimentare il dibattito era stato il caso di Nicolas Perruche, nato gravemente malato dopo l’errore dei medici i quali non si erano accorti che la madre aveva contratto la rosolia. A riaprirlo è stato in tempi più recenti il ricorso di una madre che, sfruttando una nuova norma che consente ai cittadini francesi di rivolgersi al Consiglio costituzionale nel caso in cui ritengano che una legge dello Stato violi i loro diritti, aveva chiesto un risarcimento danni per aver dato alla luce un figlio affetto da distrofia di Duchenne. La malattia, infatti, non era stata diagnosticata per un errore di valutazione dei dati da parte dell’ospedale parigino che aveva in cura la donna durante la gestazione. Ma l’assalto alla legge del 2002 è fallito, con il Consiglio costituzionale che ha confermato come «nessuno può rivendicare un danno per il solo fatto della sua nascita».
L’«Alleanza per il diritto alla vita» francese esprime la propria soddisfazione per quanto è emerso dalla seduta plenaria del Consiglio costituzionale: «Siamo sollevati – ha dichiarato il presidente Xavier Mirabel – perché soffriamo ogni volta che un giudice afferma che una persona ha subito un danno per il fatto di non essere stata eliminata prima della nascita». Il pensiero delle associazioni “pro life” d’Oltralpe va alle persone disabili e alle loro famiglie che si sentono ferite e indesiderate ogni volta che la discussione si riapre. Lo sforzo, secondo Mirabel, deve essere piuttosto quello di aiutare chi soffre. Proprio i «diritti di partecipazione e cittadinanza per le persone disabili» costituiscono una delle materie richiamate dalla delibera del Consiglio costituzionale francese. È infatti attorno a questo tema che si era concentrata la disputa: prima che fosse approvata la legge del 2002, che ieri è uscita rafforzata dalla sentenza, duecento famiglie si erano riunite nel «Collettivo contro l’handifobia»,che si è posto l’obiettivo di difendere i disabili da azioni denigratorie.
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