BastaBugie n�332 del 17 gennaio 2014

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LA CORRIDA: STUPENDA TRADIZIONE LEGATA ALLA PASQUA
In Spagna ognuna delle 400 Plaza de Tores ha una cappella dove il torero riceve la benedizione dal prete prima di entrare nell'arena
Fonte: Wikipedia

La corrida (in spagnolo corrida de toros, letteralmente corsa di tori) è un tipo di tauromachia di antica tradizione popolare, organizzata già dagli antichi Greci, Etruschi e Romani, (un tipo di corrida definito giostra dei tori era popolare, per esempio, nello Stato pontificio e si svolgeva anche nel celebre sferisterio di Macerata, senza dimenticare poi la Caccia ai Tori in Campo San Polo a Venezia) e attualmente ancora praticata in varie zone della Spagna e, in maniera spesso diversa, anche in Portogallo, nel sud della Francia e in alcuni Paesi dell'America latina come Messico, Perù, Venezuela, Ecuador, Colombia, Costa Rica, Panamá e Bolivia.

DESCRIZIONE
Le regole sono più o meno definite anche se vi possono essere varie differenze da caso e caso. In genere in una corrida ci sono tre toreri e sei tori che si alternano.
I tori utilizzati per una corrida provengono tutti da allevamenti specializzati (ganaderìas), la maggior parte dei quali si concentra nelle regioni dell'Andalusia e dell'Estremadura, le zone della Spagna a più forte tradizione taurina.
All'inizio della corrida tutto l'insieme delle persone che verranno coinvolte escono nell'arena (paseíllo), sfilando in un corteo davanti al pubblico. Entrano per primi due alguaciles o alguacilillos, araldi a cavallo in costume del XVII secolo, che chiedono simbolicamente al presidente (unico giudice della corrida) le chiavi della porta da dove usciranno i tori. Poi i tre toreri seguiti dalle rispettive cuadrillas composte di due picadores a cavallo, tre banderilleros e gli incaricati di ritirare il corpo del toro dopo che questo sarà stato sacrificato. Ogni toreada è poi suddivisa in tre parti, i cosiddetti tercios.

1) IL TERCIO DE VARAS
Nella prima parte (tercio de varas) il toro esce dalla porta del toril, recando sul dorso l'arpón de divisa, un nastro con i colori dell'allevamento, fissato a un arpioncino che gli è stato appena conficcato nel garrese. Solitamente, il toro compie un giro completo dell'arena dirigendosi alla sua destra, alla vana ricerca di una via d'uscita o per misurare lo spazio in cui ora si trova. Se il bovino appena uscito compie il giro verso sinistra, si dice che il toro ha salido contrario. Il torero ne studia le mosse, per determinarne le capacità fisiche, la rapidità dei riflessi, la direzione preferita nell'attacco e via dicendo. Per provocare le cariche del toro, egli utilizza il capote, un grande drappo di tela irrigidita e appesantita da bagni in gomma liquida. Tale drappo ha solitamente un colore rosa acceso sulla faccia esterna e giallo su quella interna. È il turno quindi dei picadores che a cavallo contengono l'assalto del toro con una lancia mentre l'animale tenta di rovesciare il pesante cavallo bardato (a volte riuscendoci). Il cavallo indossa il peto, o caparazón, una sorta di armatura trapuntata che protegge ventre e arti, e anche il picador indossa parastinchi e calzature pesantemente imbottite.
Nel colpire il toro, il picador utilizza la vara de picar, una sorta di lancia costituita da un manico in legno lungo circa 180 cm e una punta in acciaio forgiata a piramide a tre lati, fornita alla base di un disco anch'esso metallico che ha la funzione di impedire la penetrazione del manico nelle carni dell'animale. La legge spagnola 4 aprile 1991 n. 10 o Ley Nacional Taurina, che regola le corride, prevede che il toro venga colpito con tale arma alla base del morrillo, cioè nel muscolo del collo, almeno due volte. Alcuni tori continuano tuttavia a caricare cavallo e cavaliere dopo aver ricevuto anche cinque o sei puyazos (cioè colpi di vara de picar); in questi casi, in genere il picador rovescia la vara e colpisce il toro con il manico di quest'ultima (regaton).
A questo punto, i peones si occupano, con i capotes, di distrarre il bovino, consentendo l'uscita di scena a cavalli e cavalieri.
Il tercio de varas ha un duplice obiettivo: valutare e valorizzare la reale bravura del toro, e ridurne la forza e l'ardore.

2) IL TERCIO DE BANDERILLAS
A questo punto ha inizio la seconda fase, nella quale i tre banderilleros (o, in alcuni casi, il torero stesso) provocano, esclusivamente con i movimenti del proprio corpo, le cariche del toro, nel dorso del quale, in una zona situata un po' più indietro rispetto a quella colpita dai puyazos infilzano tre paia di banderillas.
Le banderillas sono asticciole lignee lunghe 70 cm, coperte da nastri colorati di carta crespa e terminanti con un arpioncino in acciaio, lungo 6 cm e largo 4. Esse non penetrano in profondità nel muscolo del toro e, al contrario della vara de picar, producono ferite tutt'altro che gravi; al contrario, la loro funzione è quella di correggere eventuali difetti che il toro ha evidenziato o pure quella di rivitalizzare il toro dopo l'impegnativa prova alla picca.
La Ley taurina prevede che al toro vengano conficcate nel dorso, a due a due, sei banderillas; tuttavia, se il bovino ha ricevuto molti colpi di vara, il presidente può decidere di limitarne il numero a quattro.

3) LA SUERTE SUPREMA
Quando il toro ha sul dorso le banderillas e comincia a dare segni di cedimento (i bovini, a differenza dei cavalli, hanno uno scatto fulmineo ma una resistenza molto limitata, e accumulano acido lattico con molta facilità), ha inizio la fase saliente e più famosa della lidia. Il torero depone l'ampio e pesante capote e lo sostituisce con la muleta, un drappo più piccolo di flanella scarlatta, avvolto intorno a una gruccia lignea che lo mantiene disteso, in modo da poterlo impugnare con una sola mano. Nell'altra, nascosta dietro la schiena, impugna già la spada di cui si servirà per il colpo mortale.
Le cariche del toro, sempre più stanco, si fanno sempre più brevi e meno decise; egli tiene la testa abbassata, perché i puyazos gli hanno danneggiato i muscoli del collo. Questo il torero lo sa bene, e sa anche che non avrebbe speranze contro un toro in grado di muovere la testa correttamente. Il compito del picador è infatti proprio questo: mettere il toro in condizioni di inferiorità, costringendolo a tenere la testa abbassata perché il torero possa conficcargli la spada tra le scapole, raggiungendone il cuore.
La Ley taurina prevede che il torero uccida il toro entro il decimo minuto del tercio de muleta: se così non avviene, ovvero se il torero ha vibrato il colpo a vuoto, o raggiungendo il toro in un punto non vitale, dall'alto degli spalti viene suonato uno squillo di tromba per avvertire l'uomo che deve affrettarsi.
Se entro il tredicesimo minuto il toro è ancora vivo, viene suonato un secondo avviso: il torero, a questo punto, usa di solito un estoque de descabellar, una spada più piccola con una sbarretta trasversale in prossimità della punta, per dare al toro, spesso già ferito a morte, il colpo di grazia. Ovviamente un'uccisione di questo tipo è molto meno "gradita" agli spettatori, di quando non accada quando il torero stende lo sfortunato quadrupede al primo colpo.
Se il torero non dovesse ucciderlo nemmeno questa volta, allo scadere del quindicesimo minuto suona il terzo avviso: il torero ha fallito e il toro, moribondo ma vivo, verrà finito con un pugnale da uno dei peones. Il matador verrà fischiato.

LE RICOMPENSE
A seconda del comportamento del torero e della qualità del toro il presidente su richiesta del pubblico può offrire al torero una, due orecchie o come massimo onore la coda, che vengono tagliate una volta che l'animale è stato ucciso. Infine il toro viene trascinato fuori dall'arena per essere macellato.
Anche per il toro sono previsti dei "premi": se esso ha lottato con onore, il suo corpo sarà trascinato fuori dall'arena molto lentamente, tra gli applausi della folla.
Se il toro ha combattuto in maniera esemplare, il presidente può accordare che il suo corpo venga trascinato in un giro di trionfo tutt'intorno all'arena (vuelta al ruedo), prima di essere portato in macelleria.
Se il comportamento del toro in combattimento è giudicato eccezionale, può succedere (un tempo era rarissimo, oggi avviene con sempre maggiore frequenza) che si decida di salvargli la vita per farne un riproduttore, cosicché tramandi le sue caratteristiche alle generazioni successive. Tale premio è definito indulto (grazia) e costituisce il massimo premio per il toro. [...]

IL LINGUAGGIO DEI FAZZOLETTI
Il presidente espone sul palco presidencial fazzoletti di diverso colore per decidere quale premio spetti al torero: un orecchio, due orecchie, orecchie e coda.
Allo stesso modo, un fazzoletto azzurro accorda al toro ormai morto la vuelta al ruedo, mentre un fazzoletto arancione, esposto ovviamente prima che il torero vibri il colpo con la spada, decreta che l'animale è meritevole dell'indulto. Quest'ultimo è spesso richiesto prima dal pubblico, che manifesta la sua volontà agitando fazzoletti bianchi.

CURIOSITÀ
Quasi tutti i toreros sono trafitti dalle corna almeno una volta all'anno. Belmonte (Uno dei toreri più famosi degli anni 20) fu trafitto più di 50 volte. Dei circa 125 toreri principali (dal 1700), 42 sono morti in arena, questo non include i toreri novelli, "banderilleros" e "picadores" morti. Nelle "plazas de toros" in Spagna dozzine di toreri rischiano la loro vita più volte a settimana.

Nota di BastaBugie
: per leggere la storia appassionante di una ragazza italiana che amava la corrida al punto di scappare di casa a 17 anni, clicca sul link qui sotto
UNA DECINA D'ANNI FA LA PRIMA TORERA ITALIANA
Eva Florencia ha affermato: ''Il torero ama il suo toro''
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3120

Fonte: Wikipedia

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