BastaBugie n�394 del 25 marzo 2015

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IL MITO ISLAMICO DELLA CONQUISTA DI ROMA
Il portavoce dell'ISIS dichiara: ''Conquisteremo Roma, faremo a pezzi le vostre croci, ridurremo in schiavitù le vostre donne''
Autore: Giulio Meotti

La città è la calamita mistica di tutti i seguaci di Allah. I musulmani l'hanno già saccheggiata nell'846.
Prima la bandiera nera del Califfato che sventola sul Vaticano. Poi il Colosseo in fiamme e un mare di sangue che lo sommerge. Infine, l'annuncio del Califfato libico "siamo a sud di Roma". Nei video di propaganda dello Stato islamico abbondano le profezie di caduta e conquista di Roma con le parole di Abu Muhammed al Adnani, portavoce dello Stato islamico dell'Iraq e della Grande Siria: "Conquisteremo la vostra Roma, faremo a pezzi le vostre croci, ridurremo in schiavitù le vostre donne".

ROMA, QUARTA CITTÀ SANTA DELL'ISLAM?
C'è una lunga tradizione islamica che vuole fare di Roma, "Romiyyah", la quarta città santa dell'islam (dopo la Mecca, Medina e Gerusalemme) e la base da cui l'islam potrà conquistare il mondo occidentale. Roma come luogo di attrazione ineffabile, come calamita mistica dell'universo islamico. E' una follia escatologica scritta col sangue, ma che ha una presa e un richiamo profondi non soltanto sull'Is, ma su tutti i movimenti islamisti contemporanei, compresi i convertiti. Come Roger Garaudy, l'intellettuale francese che nel 1986 lanciò la sua sfida: "Porterò l'islam a Roma". E' presente, seppure in forma ecumenica e democratica, anche nella costruzione della moschea di Roma, che venne annunciato come "il monumento all'islam più grande d'Europa",costata cinquanta milioni di dollari, trentacinque dei quali arrivati dall'Arabia Saudita.
Il fondamento di questa profezia è la trentesima Sura del Corano, detta ar Rum, "dei Romani". I fondamentalisti islamici leggono come verità eterne e letterali le sure del Corano. Ai suoi fedelissimi, nascosti nelle grotte di Tora Bora, Osama bin Laden era solito ripetere dal Corano "la sura della caverna". E anche per giustificare l'attacco alle Torri gemelle di New York, usò una sura, la quarta, che recita: "Dovunque siate vi coglierà la morte, anche se foste su altissime torri".

IL MITO ISLAMICO DI ERACLIO E LA CONQUISTA DI ROMA
La presa di Roma si basa sul mito islamico di Eraclio e una lettera che l'imperatore bizantino avrebbe scritto a Maometto riconoscendolo come "il messaggero di Dio citato nel nostro Nuovo Testamento: Gesù figlio di Maria ti aveva annunciato". Ahmad ibn Hanbal, il fondatore della scuola giuridica islamica hanbalita (oggi al potere in Arabia Saudita) riporta fra gli "hadith", i detti di Maometto, quello secondo cui il Profeta dell'islam avrebbe predetto che "la città di Eraclio (Costantinopoli) sarebbe caduta per prima, quindi Roma".
Nel 2003, in piena guerra irachena, Osama bin Laden tenne un discorso "contro la nuova Roma". Tre anni dopo, sulla scia della lezione di Papa Benedetto all'Università di Ratisbona, al Qaida lanciò il suo proclama: "Servi della croce, aspettatevi la sconfitta, i musulmani conquisteranno Roma come hanno conquistato Costantinopoli". E ancora, rivolgendosi a Ratzinger: "Tu e i tuoi romani sarete sconfitti come accade in Iraq, Afghanistan, Cecenia e altrove. Allah aprirà le porte di Roma ai musulmani, come ci ha promesso il messaggero e l'hadith, e come è successo a Costantinopoli". Su al Aqsa Tv, l'emittente del regime islamico di Hamas a Gaza, si susseguono sermoni sulla presa della città eterna.
Come quello del 12 marzo 2010: "La profezia della conquista di Roma resta valida, ad Allah piacendo. Proprio come Costantinopoli fu conquistata cinquecento anni fa, anche Roma sarà conquistata. Come possiamo procedere lungo il sentiero della rettitudine, se non siamo certi nella nostra convinzione che Roma sarà conquistata, come promesso dal Profeta Muhammad e come proclamato da Allah?". E a fantasticare sulla conquista e la conversione di Roma è stato soprattutto l'imam Yusuf al Qaradawi, mentore della Fratellanza musulmana, sceicco di base nel Qatar, una sorta di "papa dell'islam sunnita".
"L'islam ritornerà in Europa come conquistatore e vincitore, dopo esserne stato espulso due volte – una volta dal sud, dall'Andalusia, e una volta dall'est" ripete Qaradawi. "Costantinopoli fu conquistata, e resta la seconda parte della profezia, cioè la conquista di Roma. Questo significa che l'islam tornerà in Europa. L'islam è entrato in Europa due volte, e ne è dovuto uscire... Forse, se Allah lo vuole, la prossima conquista avverrà grazie alla predicazione e all'ideologia. Non è obbligatorio che la conquista avvenga per merito della spada". Sull'esempio di Qaradawi si sono mossi anche tanti imam sauditi. [...]
Questo mito nefasto si basa sulla precedente caduta della Nèa Rome costruita da Costantino sul Bosforo, che raccolse e custodì la tradizione imperiale, la cultura antica, e che fu il segnacolo estremo della cristianità alle soglie dell'islam. Fino a che, il 29 maggio 1453, una chiazza di sangue si allargò dal Bosforo e colò fino all'Europa: dopo un attacco massiccio per terra e per mare, Costantinopoli fu conquistata dai turchi.
Arrivarono ovunque le descrizioni dello sterminio, con i saccheggi, gli stupri, i riscatti richiesti per gli innumerevoli prigionieri, i sacrilegi, le crudeltà disumane. Fu un Is ante litteram. Contro gli islamici, Bisanzio si oppose con tutte le sue forze come grande e ultimo baluardo dell'occidente, come estremo lembo d'Europa. Eppure né l'Austria, né l'Ungheria né le repubbliche marinare né il Pontefice né gli Aragonesi di Napoli si mossero. L'Europa venne meno alla sua tradizione, ai suoi compiti storici, ai suoi impegni morali. Si apprezzò tutto il valore di Costantinopoli solo dopo il 1453, quando la marea turca dilagò nelle pianure dell'Europa orientale fino al Mediterraneo.

UN PRECEDENTE STORICO DIMENTICATO
La tradizione "romana" dell'islam affonda anche su un precedente storico che gli storici tendono a "dimenticare". La sua narrazione è contenuta in un libro dello studioso americano Andrew Bostom, "The Legacy of Jihad". "Scendendo le pendici dei Pirenei, gli arabi conquistarono l'Aquitania", scrive Bostom. "Nel 732 entrarono a Bordeaux, dove bruciarono tutte le chiese, e avanzarono fino alle porte di Poitiers, dando fuoco alla basilica di Sant'Ilario. Poi partirono per la capitale della cristianità gallica, Tours, il loro obiettivo spirituale e materiale".
Ma non ci arrivarono: un sabato di ottobre, il Comandante dei Franchi Carlo Martello li fermò poco distante da Poitiers. "Inoltre, trovarono le regioni mediterranee più attraenti.
Intorno al 734-735 presero d'assalto Arles e Avignone". Dalla costa della Provenza, nell'846 i musulmani sbarcarono alla foce del Tevere a Ostia, salirono il fiume, saccheggiarono le basiliche di San Pietro e San Paolo, ne violarono le tombe. Ogni anno dall'857 in poi hanno minacciato il litorale romano.
Al fine di sbarazzarsi di loro, Papa Giovanni VIII decise nell'878 di promettere loro un annuale pagamento di diverse migliaia di pezzi d'oro, finché Papa Giovanni X nel 915 guidò di persona la riscossa contro la base degli arabi alla foce del fiume Garigliano.
Le armate musulmane occuparono Bari e Brindisi per trent'anni, Taranto per quaranta, Benevento per dieci, attaccarono più volte Napoli, Capua, la Calabria, la Sardegna, distrussero l'abbazia di Montecassino; fecero scorrerie nell'Italia del nord, valicando le Alpi.
Per contrastare i predoni musulmani, Arduino Glabrione costruì sull'altura di Avigliana, in Val di Susa, un possente castello con alte torri. Oggi è uno dei più belli del Piemonte. L'intera penisola italiana venne esposta al jihad. L'epopea di Carlo Magno, popolarizzata nelle ottave dell'Ariosto, vive nelle pitture dei carretti siciliani e nei "pupi" dovunque in mostra tra Catania e Palermo, vede eroi musulmani, e conversioni e amori. San Giovanni degli eremiti a Palermo s'innesta su un'antica moschea, i villaggi montani della Liguria richiamano la struttura della Qasba islamica, e nessun italiano come nessun spagnolo e nessun provenzale è certo di non avere qualche goccia di sangue arabo nelle vene.
Ci fu il caso dei cinquecento monaci di San Vincenzo al Volturno, scannati dai musulmani e gettati nei gorghi del fiume. Edward Gibbon al capitolo 52 del suo "Declino e caduta dell'Impero Romano", scrive che se i musulmani non fossero stati sconfitti a Poitiers nel 711 "forse oggi l'interpretazione del Corano sarebbe insegnata nelle aule di Oxford, e i nostri pulpiti sarebbero calcati da chi predica la santa verità della rivelazione di Maometto".
Chissà cosa sarebbe successo se i saraceni non fossero stati fermati sulle rive del Tevere.

IL TERZO CAPITOLO
Ma c'è un ultimo, terzo capitolo di questa frenesia da fine dei tempi. Con la caduta di Costantinopoli, la tradizione ecclesiastica dell'impero, che aveva riunito potere temporale e spirituale nella persona dell'imperatore, si eclissò dall'Europa dei papi e passò alla "Terza Roma": Mosca. Durante il crollo dell'Unione sovietica, l'ayatollah Khomeini spedì una lettera a Mikhail Gorbaciov, in cui invitava il capo del Cremlino a "studiare l'islam" e gli chiedeva di "interessarsi a Dio" confinando il comunismo "nel museo della storia".
Negli stessi giorni, l'altro polo dell'islam, l'Arabia Saudita, inviava un milione di copie del Corano in Urss. Non a caso oggi in cima ai peggiori nemici dello Stato Islamico e dell'islam sunnita c'è la Russia di Putin.
Nelle allucinazioni islamiste la Cecenia, maomettana, soccorsa dalla Turchia, aiutata dall'Iran, doveva trasformarsi in un Afghanistan decuplicato e conficcato come una spina nel fianco dell'impero cristiano russo. La prima e la terza Roma devono fare la fine della seconda, Costantinopoli.
Delle quattro capitali dell'impero romano (Roma, Cartagine, Alessandria, Antiochia) soltanto la prima appartiene ancora all'occidente. L'islam ha cancellato il resto. Della sede in cui il cristianesimo primitivo fu più ricco, più vario (quello di san Cipriano e sant'Agostino) c'è soltanto qualche mozzicone di colonna, qualche mattone tra cui passeggiare, meditando, al tramonto. Il ciclo messianico sarà completo con la presa di Roma. Quando il canto del muezzin sveglierà San Pietro. E la grande basilica farà la fine di Santa Sofia di Costantinopoli.

Titolo originale: Un Muezzin sveglierà Roma
Fonte: Il Foglio, 28/02/2015

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