BastaBugie n�453 del 11 maggio 2016

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RIFLESSIONI SULL'ESPOSIZIONE GIUBILARE ROMANA DEI CORPI SANTI DI PADRE PIO E LEOPOLDO MANDIC
Le solite reazioni di rigetto nei soliti intellettuali non hanno fermato il fiume di pellegrini attirato dal profumo di pastori santi
Autore: Rino Cammilleri

L'esposizione giubilare romana dei corpi santi di Padre Pio e Leopoldo Mandic, con l'accor'uomo che ha generato, ha provocato le solite reazioni di rigetto nei soliti intellettuali. Che si sono prodotti nelle solite geremiadi. Le riassumono per comodità del lettore:
a) condanna del fanatismo superstizioso perché la vera fede è ben altro;
b) indignazione per il business legato alle reliquie e ai pretesi "miracoli";
c) costernazione per l'arretratezza culturale del popolo italiano, sempre lontano anni luce dai Paesi Civili.

MIRACOLI E BUSINESS
Come si vede dalla prima voce dell'elenco, a dare lezioni di "vera fede" sono quelli che di religione nulla sanno perché nulla gliene importa. Se uno che in tutta la sua vita ha giocato a scopa entrasse in un club del bridge e si mettesse a criticare verrebbe cacciato a pedate. Ma in questo caso, a furia di essere "misericordiosi" con costoro, finisce che certi bridgisti rimangono contagiati. Recentissimamente, nel presentare i miei libri Medjugorje, il cammino del cuore e Le lacrime di Maria (Mondadori), alcuni uditori, pur assidui a messa e comunione, hanno eccepito che la fede non ha bisogno di miracoli e apparizioni. Ho cortesemente fatto notare che una religione senza miracoli non mi interessa, e che senza la possibilità di ottenere miracoli non perdo tempo a pregare. I preti presenti, misericordiosi, sono stati zitti. Così, le mie parole sono diventate mera opinione personale. Il contagio, insomma, è in atto.
Seconda voce dell'elenco: il business. Gli abitanti di San Giovanni Rotondo, di Medjugorje, di Fatima, di Lourdes eccetera facevano la fame prima dell'avvento di Padre Pio e della Madonna. Ora mangiano in abbondanza. Dovrei scandalizzarmi? Mi scandalizzano di più quelli che si riempiono la bocca coi "poveri" a patto che rimangano tali.
Ed eccoci alla terza voce. Questa storia che i popoli di tradizione cattolica sono arretrati rispetto a quelli ex protestanti e ora atei ha prodotto massacri (di cattolici) fin dal 1789. Ma c'è ancora chi insiste, e sta intronizzato nella politica, nei media, nelle cattedre. E allora andiamo a vedere le carte. Io, che sono italiano, ho una moglie femmina e sgomito per toccare la teca di Padre Pio, sarei incivile, superstizioso, fanatico e arretrato. Sarei più "avanzato" se organizzassi weekend di sbronza come fanno i popoli anglosassoni e nordici? Io da Padre Pio vado rarissimamente. Loro si sbronzano tutte le settimane come minimo. Gli americani, popolo leader mondiale, passano il tempo libero a fare barbecue in giardino, con cappelloni da mandarino in testa e una birra sempre in mano. Se sono single, il luogo è il bar, tra alcolici e ballerine che si contorcono in mutande attorno a un palo. Se religiosi, devono sorbirsi sermoni chilometrici e urlati, cantare per forza, ballare perfino, e all'uscita complimentarsi col "pastore".

IL MODELLO NORDICO
Per carità, ognuno vive come vuole, ma perché mai il modello nordico sarebbe esemplare? I laudatori di tale modello in realtà fanno come l'invidioso, che guarda solo la parte piena del bicchiere. È vero, i popoli nordici hanno maggior potenza economica e militare, maggiori disciplina ed efficienza, miglior capacità di imporsi e di darsi capi. Ma pagano ciò con un maggio tasso di suicidi e minor tasso di joie de vivre. I politici cattolici lavorano per vivere, quelli "civili" vivono per lavorare. È ovvio che la formica diventi più ricca e potente della cicala. Ma bisogna decidersi, perché non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. I nordici sono migliori di noi. Lo diventano, agli occhi altrui, quando riescono a piazzare il loro modello o quando noi siamo così fessi da importarlo. Allora, se si gioca con le loro regole, vince sempre chi tali regole ha inventato. È vero, gli inglesi venerano la loro regina, mentre noi abbiamo scarsa stima dei nostri governanti. L'altro lato della medaglia è che gli inglesi vanno compatti a farsi ammazzare per uno scoglio di pecore sudamericane, mentre noi ci penseremmo due volte e faremmo un sacco di storie se i nostri capi ci proponessero qualcosa del genere. Ma siamo sicuri che la nostra indole sia, per questo, "inferiore"? Noi, quando arriva un malaccio ed abbiamo esperito ogni rimedio della scienza, conserviamo ancora una chance; anzi, più d'una: Padre Pio, Medjugorje, Lourdes, eccetera. I "civili", invece, crepano salutando la bandiera. Contenti loro...

RELIQUIE MODERNE
È appena il caso di notare che i denigratori del nostro culto delle reliquie e delle nostre resse attorno alle teche dei Santi non di rado hanno speso fortune per accaparrarsi la chitarra sfondata di Jimi Hendrix o un reggipetto di Marilyn. Sputano sulle nostre processioni dietro al Corpus Domini ma si accodano riverenti a quelle del Gay Pride. Si indignano per il nostro affollarci attorno all'urna di San Leopoldo Mandic ma accorrono più numerosi allo stadio, al festival delle canzonette, ai "concerti" di Vasco. Quelli che detestano le manifestazioni di religiosità popolare sono gli stessi che esaltano il "popolo", i "diritti", gli "ultimi" e le "periferie". A patto, però, che questi facciano quel che dicono loro e si pieghino al "modello" che loro hanno in testa, altrimenti sono "fanatici", "arretrati" e "superstiziosi". In ciò seguono pedissequi i loro antenati giacobini. Purtroppo, dài e dài, hanno convinto anche tanti preti e cattolici "adulti".
Certo, noi italiani abbiamo molti difetti, il primo dei quali è l'acclarata incapacità a darci dei capi degni di tale nome. Ma ci hanno messo addosso, e con forza, un vestito che non è della nostra taglia. Noi, infatti, non siamo "italiani". Siamo piemontesi, siciliani, napoletani. Neanche i toscani sono toscani, ma fiorentini, pisani, livornesi. E neppure i senesi sono senesi, bensì del Nicchio, della Tartuca, dell'Oca. E così via. L'individualismo litigioso però è alla base della creatività. E ostacola l'irreggimentazione nazionalistica o ideologica. L'intera nostra scuola lo dimostra. L'unica cosa che avevamo in comune, noi italici, era la fede cattolica. Era. Era anche la sola nostra forza. Senza di quella, siamo rimasti soli e nudi. Ci sono rimasti solo i difetti. Anche gli antichi ebrei erano così: il loro unico vantaggio competitivo era Dio, e ogni volta che Lo abbandonavano diventavano colonia altrui.

Titolo originale: Il popolo di Padre Pio & C.
Fonte: Il Timone, marzo 2016 (n. 151)

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