NEL MATRIMONIO VIENE PRIMA IL FINE PROCREATIVO E SOLO POI QUELLO UNITIVO
Invertire questo ordine apre piano piano la strada ad una sessualità sganciata dalla procreazione (e quindi via libera a contraccezione, rapporti omosessuali, ecc.)
Fonte: I Tre Sentieri, 8 ottobre 2024
Il fine primario del matrimonio è la procreazione. Negli ultimi tempi non si dice più così e i due fini, procreazione ed unione dei coniugi, vengono messi alla pari, anzi con una prevalenza almeno nell'ordine del secondo sul primo. Con conseguenze pericolose, perché in tal modo, cioè se è primario il valore unitivo e quindi quello procreativo diventa secondario, si apre piano piano la strada ad una sessualità sganciata dalla procreazione e quindi via libera a contraccezione, rapporti omosessuali, ecc. E se può essere possibile una sessualità senza procreazione, perché non potrebbe essere possibile anche una procreazione senza sessualità? Si pensi al cosiddetto "utero in affitto" o, per dirla in maniera più elegante, alla "maternità surrogata" o "gestazione per altri". A tal proposito leggiamo cosa disse Papa Pio XII in un suo discorso alle partecipanti del Congresso della Unione Cattolica Italiana delle Ostetriche, pronunciato in Vaticano il 29 ottobre del 1951: "La verità è che il matrimonio, come istituzione naturale, in virtù della volontà del Creatore non ha come fine primario ed intimo il perfezionamento personale degli sposi, ma la procreazione e la educazione della nuova vita. Gli altri fini, per quanto anch'essi intesi dalla natura, non si trovano nello stesso grado del primo, e ancor meno gli sono superiori, ma sono ad esso essenzialmente subordinati". Pio XII fa anche riferimento ai matrimoni infecondi, affermando che tale stato di cose, vale anche per questi: "Ciò vale per ogni matrimonio, anche se infecondo; come di ogni occhio si può dire che è destinato e formato per vedere, anche se in casi anormali, per speciali condizioni interne ed esterne, non sarà mai in grado di condurre alla percezione visiva". Nello stesso discorso Pio XII precisa che tale verità è ciò che è sempre stato insegnato ed è patrimonio della tradizione. Egli dice: "Redigemmo Noi stessi alcuni anni or sono (10 marzo 1944) una dichiarazione sull'ordine di quei fini, indicando quel che la stessa struttura interna della disposizione naturale rivela, quel che è patrimonio della tradizione cristiana, quel che i Sommi Pontefici hanno ripetutamente insegnato". Ovviamente, parlare della procreazione come fine primario, non vuol dire omettere, trascurare o addirittura pensare come inutili i fini secondari. I quali, anzi, sono necessari. Pio XII dice sempre nello stesso discorso: "Si vuole forse con ciò negare o diminuire quanto vi è di buono e di giusto nei valori personali risultanti dal matrimonio? Certamente no, poiché alla procreazione della nuova vita il Creatore ha destinato nel matrimonio esseri umani fatti di carne e di sangue, dotati di spirito e di cuore, ed essi sono chiamati in quanto uomini e non come animali irragionevoli, ad essere gli autori della loro discendenza. A questo fine il Signore vuole l'unione degli sposi".
Titolo originale: Perché nel matrimonio viene prima il fine procreativo e poi quello unitivo? Fonte: I Tre Sentieri, 8 ottobre 2024
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