BastaBugie n�51 del 10 ottobre 2008

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1 LE PERSECUZIONI DEI CRISTIANI PERCHE' DIFENDONO LA DIGNITA' UMANA
Cosa accade in India, Pakistan, Iran, Arabia Saudita, Algeria, Sudan, Egitto, ecc.
Autore: Piero Gheddo - Fonte: Avvenire
2 MOVIMENTO PER LA VITA
Alle elezioni americane noi tifiamo Sarah Palin
Autore: Antonio Gaspari - Fonte: Fonte non disponibile
3 L’ATTACCO ALLE TORRI GEMELLE
L'amore contro l'odio
Autore: Anna Bono - Fonte: 11 settembre 2008
4 FRANCIA, GRAN BRETAGNA, SPAGNA HANNO IL MAESTRO UNICO
Perché noi no?
Autore: Marina Corradi - Fonte: 3 ottobre 2008
5 ESCE UN CARTONE ANIMATO CHE STORPIA LA BIBBIA
Pure un gay sull'arca di Noe'
Autore: Alessandra De Luca - Fonte: 02/10/2008
6 CODICE DA VINCI INNOCUO?
Chiedetelo al sacerdote accoltellato...
Autore: Davide Rondoni - Fonte: 25 settembre 2008
7 ARCOBALENO CAPOVOLTO
La Repubblica spara un'altra bufala
Autore: Maurizio Morabito e Peppe Caridi - Fonte: Fonte non disponibile
8 GLI STRAFALCIONI DI ODIFREDDI
Il noto polemista, di professione matematico, offende i cristiani, ma discetta fuori dal suo campo e mette in fila una serie di svarioni. Si vede che conosce poco e male la Sacra Scrittura, la filosofia e la storia della Chiesa. Eppure si fa maestro di tutto lo scibile umano. E c’è chi lo prende sul serio!
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Il Timone

1 - LE PERSECUZIONI DEI CRISTIANI PERCHE' DIFENDONO LA DIGNITA' UMANA
Cosa accade in India, Pakistan, Iran, Arabia Saudita, Algeria, Sudan, Egitto, ecc.
Autore: Piero Gheddo - Fonte: Avvenire, 27 agosto, 2008

L’India è lo specchio del mondo. Quello che accade qui vale anche altrove. Accade in Pakistan, Iran, Arabia Saudita, Algeria. Sudan, ultimamente anche in Egitto. È un attacco pesante, che ha radici forti e non risparmia nessuno. Le comunità cristiane locali danno fastidio perché con la loro stessa esistenza diffondono una religione, una cultura e un sistema di vita fondati sul valore assoluto della persona umana, quindi sulla libertà, l’eguaglianza di tutti di fronte allo Stato, la donna con gli stessi diritti dell'uomo, la democrazia, la giustizia sociale.
Ecco perché le persecuzioni anti-cristiane dovrebbero interessare molto di più giornali, televisione, programmi culturali e università. Questa violenza non riguarda solo una religione, quella cristiana, ma un intero sistema di valori, visto che il cristianesimo è alla radice del nostro modo di vita occidentale. Non illudiamoci, oggi la persecuzione anti-cristiana è contro l'Occidente democratico e dei diritti dell'uomo e della donna. Se nei Paesi altri risultassero vincenti l’ideologia indutva e il fondamentalismo islamico, o anche il comunismo del boom economico di Cina e Vietnam, sarebbe in pericolo non il cristianesimo (noi crediamo per fede che non corre questo rischio), ma l’Occidente stesso. È questo il problema. Questo è il dramma.
L’indutva, cioè l’ideologia religioso-culturale-politica del nazionalismo indiano, ha molte radici tra cui anche quella religiosa e non è facile per il Paese liberarsene. E la cronaca lo conferma. Il fatto grave degli assalti ai cristiani nello stato di Orissa è la continuità di queste manifestazioni d’intolleranza indù, strumentalizzata dal Bharatiya Party, verso le minoranze religiose: i musulmani (circa il 13% degli indiani), ma questi rispondono colpo su colpo, mentre i cristiani (2,5%) si difendono, ma senza odio e senza sentimenti di vendetta e di rivalsa. L’opinione pubblica occidentale è abituata a pensare che i cristiani sono perseguitati soprattutto nei Paesi islamici o a regime comunista. Ma sta venendo alla ribalta il fondamentalismo indù, che le autorità di un Paese democratico come l’India tollerano o non riescono a dominare.
Quel che preoccupa la Chiesa indiana, e dovrebbe ottenere maggior attenzione nei mass media occidentali, non sono i singoli casi di persecuzione, ma l’atmosfera generale d'intolleranza che sta crescendo nei confronti dei cristiani. È bene anche conoscere i motivi di questa persecuzione. Un volantino, distribuito a Bangalore nel Natale 2007 elenca i «crimini» dei cristiani: trattare tutti allo stesso modo, educazione delle donne, rifiuto del sistema delle caste. Nel testo, firmato da gruppi nazionalisti indù, si legge che i cristiani dello Stato meridionale del Karnataka «devono abbandonare immediatamente il territorio indiano, oppure tornare alla religione madre dell'induismo». Altrimenti «dovranno essere uccisi da tutti i bravi indiani».
In questo elenco dei «crimini» cristiani manca il principale. Le chiese, le loro scuole e opere di promozione umana, lavorano soprattutto fra i più poveri, che sono i «paria» (fuori casta), circa 130 milioni su un miliardo e 60 milioni, ancor oggi discriminati. Grazie alle scuole missionarie si è creata nei «paria» una coscienza nuova dei loro diritti e questo dà fastidio sia ai rigidi custodi della tradizione religiosa (che considera i paria «intoccabili» per motivazioni religiose), sia a tutti quelli (specie proprietari terrieri) che li hanno sempre considerati come servi della gleba. È questo che fa paura: la libertà cristiana e occidentale.

Fonte: Avvenire, 27 agosto, 2008

2 - MOVIMENTO PER LA VITA
Alle elezioni americane noi tifiamo Sarah Palin
Autore: Antonio Gaspari - Fonte: Fonte non disponibile, 9 settembre 2008

La sorpresa si chiama Sarah Palin

E’ l’asso nella manica di McCain. Appena ha fatto la sua comparsa come candidata alla vicepresidenza ha cambiato le carte in tavola. Ed ora Obama la teme al punto da evitare accuratamente confronti diretti.
Viene dall’Alaska dove è governatrice e madre di cinque figli (l’ultimo down), donna di ferro con un volto da miss, femminista pro life della prima ora, piace agli elettori ed alle elettrici, idolatrata dai movimenti per la vita, dai cattolici ai protestanti. Non sappiamo voi, ma noi tifiamo per lei.

Comunque andrà, chiunque vincerà, le elezioni presidenziali statunitensi del 2008 saranno ricordate dalla storia, non solo perché annoverano il primo candidato afroamericano, Barack Obama, ma soprattutto perché vedono la prima donna Sarah Palin ad essere nominata vicepresidente, e che donna, bella e tosta!
A 88 anni dal giorno in cui negli USA fu ammesso il diritto di voto alle donne, Sarah Palin, 44 anni, Governatrice dell’Alaska, è stata nominata vicepresidente per il Partito Repubblicano.
La scelta di Mc Cain ha colto tutti di sorpresa, e che sorpresa!
Sarah Palin è veramente un fenomeno, una sorta di John Wayne in gonnella.
Nata in Idhao ma in Alaska dall’età di tre mesi, la Palin è a suo agio nel mondo selvaggio e freddo così come nel centro di New York. Gli piace mangiare hamburger di alce, va a caccia, pesca nel ghiaccio, guida l’idrovolante. Ma non è un maschiaccio, al contrario è stata miss Wasilla e finalista di miss Alaska. La sua determinazione è proverbiale. Da adolescente la chiamavano Barracuda, perché riuscì a vincere una finale di basket con la caviglia fratturata. Con i soldi guadagnati si pagò gli studi all’università. Ha due lauree, in giornalismo e scienze politiche. Appena cinque anni fa fu eletta sindaco, poi governatrice, sconfiggendo vecchie volpi della politica. Oggi è la governatrice più giovane e che gode di maggiore popolarità in tutti gli Stati Uniti. In Alaska i sondaggi gli danno il 90% dei consensi.
Militante del gruppo “Femministe pro life”, Sarah difende con i denti la vita nascente e la famiglia naturale. È contraria all’aborto e ai matrimoni gay. E’ Sposata con Todd, un eschimese quattro volte campione di Iron Dog, la più lunga gara in motoslitta del mondo, ha cinque figli e conosce le difficoltà della vita.
Il suo primogenito si è arruolato e l’11 settembre partirà per combattere in Iraq. Nel bel mezzo della Convention Repubblicana sua figlia Bristol di 17 anni ha fatto sapere di aspettare un bambino. Niente paura, metterà al mondo il bambino e si sposerà presto. Il suo ultimo nato è affetto da sindrome di Down.  Quando lo ha saputo ha esitato un momento, ma poi ha scelto la vita ed ha ringraziato il Signore per questo che ha chiamato “il dono più bello”. Tre giorni dopo il parto era già in ufficio a lavorare.
La Palin è amata dagli americani perché è libera indipendente, forte nelle decisioni pro vita e pro famiglia, forte nella decisione di voler trivellare la Riserva Naturale dell'Artico e di costruire il gasdotto trans-alaska pur di abbassare il prezzo del petrolio. Forte nell’affermare che il riscaldamento globale è una manna per l’Alaska, uno stato grande più di 5 volte l’Italia con un reddito pari a quello di una nazione moderna.
Per tutte le sue posizioni, soprattutto quelle pro vita e pro famiglia è stata severamente criticata, ma è evidente che è molto temuta.
Nessuno lo conferma, ma è chiaro che lo stesso Obama preferisce incontrare in TV Mc Cain che la Palin.
I pro life americani sono entusiasti della scelta, "Palin – ha scritto Lifesitenews - non è soltanto una solida anti-abortista, ma è anche una donna molto attraente, piacevole, brillante e coraggiosa". Anche i cattolici sostengono la Palin.
Quando, lo scorso 18 aprile, la governatrice dell’Alaska ha messo al mondo Trig, il suo quinto figlio, affetto dalla sindrome Down, le associazioni pro life e di bambini disabili gli hanno subito offerto la propria solidarietà.
In un Paese dove il 90% dei bambini affetti da sindrome Down viene abortito, la Palin ha sostenuto di “essere privilegiata dall’amore di Dio per questo dono che portava gioia all’interno della famiglia”.
La governatrice dell’Alaska ha confessato che non è stata una scelta facile. “Quando ce l’hanno detto per la prima volta – ha raccontato – siamo rimasti confusi perché sono queste le notizie che richiedono impegno”, ma poi è bastato riunire la famiglia, ottenerne il sostegno e allora la Palin ha aggiunto “siamo onorati che Dio ci abbia scelto facendoci questo regalo. Crediamo che ogni bambino venga al mondo per un buon motivo e ne siamo veramente orgogliosi”.
Il giornale cattolico della Diocesi di Anchorage ha riportato le dichiarazioni dell’arcivescovo  monsignor Roger L. Schwietz, il quale ha definito la Palin “Una splendida testimone che conferma quanto ogni bambino è un dono”. “Queste – ha continuato l’arcivescovo - sono parole che i pro aborto non vogliono sentire”.
Il Vescovo ausiliario di San Diego, monsignor Salvatore Joseph Cordileone ha sostenuto pubblicamente la Palin: “Sì, è molto pro life - ha detto - anche quest’ultima vicenda (la figlia incinta) dimostra che sono autenticamente a favore della vita”.
Diversi leader cattolici, dirigenti di associazioni per bambini disabili, suore e frati impegnati nell’assistenza ai più deboli e malati, tutti in Alaska, hanno offerto solidarietà alla Palin.
Con la nomina della Palin rientra prepotentemente in gioco nella campagna elettorale il tema dell’aborto.
Come è noto Obama è a favore dell’interruzione volontaria di gravidanza. Durante la Convention del partito democratico svoltasi a Denver i militanti pro-life hanno denunciato Obama per tutte le volte che ha votato a favore dell’aborto. In merito alla gravidanza delle adolescenti, Obama ha detto che se fosse capitato alle sue figlie non avrebbe voluto “punirle con un bambino”. Per Obama cioè la vita che nasce è una “punizione”, mentre per la Palin è un “dono”.
Inoltre insieme alle elezioni presidenziali, il 4 novembre, negli stati di South Dakota, Colorado e California gli elettori statunitensi voteranno anche per il referendum sull’aborto.
Nel South Dakota è in vigore una legge che permette l’aborto solo nei casi di stupro, incesto o se la salute della donna è in pericolo. Il divieto di aborto è inserito nello statuto del South Dakota. Il referendum è stato richiesto dal gruppo abortista  Planned Parenthood.
In Colorado il referendum chiede agli elettori di riconoscere “ogni essere umano al momento del concepimento”. In California invece si chiede agli elettori di votare sull’obbligatorietà o meno di ottenere il via libera dei genitori per le minorenni che vogliono sottoporsi a un aborto. Sempre in California si voterà per la Preposition 8, un referendum proposto dall’associazione Protect Marriage in cui si chiede di inserire la definizione di matrimonio tra uomo e donna, con lo scopo di fermare i matrimoni omosessuali.

Fonte: Fonte non disponibile, 9 settembre 2008

3 - L’ATTACCO ALLE TORRI GEMELLE
L'amore contro l'odio
Autore: Anna Bono - Fonte: 11 settembre 2008

Sette anni dopo l’attacco alle torri gemelle. L’11/9 e la generazione senza amore che non si era mai vista sulla terra.

 

Dicono che la maggior parte delle telefonate partite dalle Torri Gemelle di New York l’11 settembre 2001, appena prima che crollassero, siano state messaggi d’amore. Uomini e donne che sapevano di non poter più rivedere i loro cari hanno voluto dir loro “ti voglio bene” ancora una volta. Nel farlo, hanno in fin dei conti sconfitto l’odio immenso che li stava annientando. Non c’è persona che non provi amore; e, per contro, l’impegno con cui l’umanità si ingegna da sempre a impedire che l’amore si compia è prova dell’esistenza del peccato originale. Ma ad estirpare l’amore non c’è riuscito nemmeno il più completo dei progetti totalitari finora sperimentati, il comunismo, che ovunque, dall’Albania alla Cambogia, ha ottenuto di cancellare fiducia e confidenza, trasformando parenti e amici in spie, e di soffocare le espressioni d’affetto, tenerezza, dedizione. Ma non è riuscito ad annullare il sentimento che le ispira. Solo l’islam integralista, con la sua “cultura della morte”, sembra riuscito nell’impresa di annientare anche l’amore per i propri figli. È stato il regime sciita di Khomeini a creare i primi giovani shahid, i “martiri”, durante la guerra Iran-Iraq del 1980-1988: ragazzini mandati in battaglia e sui campi minati, con legata al collo o stretta nella mano una chiave dorata di plastica con la quale – così fu fatto credere loro – avrebbero aperto la porta del paradiso. Poi sono venuti i piccoli palestinesi “martiri assassini di Allah”, con le madri esultanti e i fratelli minori ansiosi di emularli, il reclutamento nelle scuole di bambini futuri kamikaze e le donne incinte fatte esplodere, i baby-mujaheddin iracheni di 8-14 anni, addestrati da al Qaeda, e, sempre in Iraq, persino le ragazze disabili usate come bombe umane. Una generazione ideologizzata al punto da immolare i propri bambini, andandone fiera davanti al mondo, forse non si era mai vista sulla terra.

Fonte: 11 settembre 2008

4 - FRANCIA, GRAN BRETAGNA, SPAGNA HANNO IL MAESTRO UNICO
Perché noi no?
Autore: Marina Corradi - Fonte: 3 ottobre 2008

Si può discutere di tutto, con un limite però. Strumentalizzare i bambini. Questo sì esclude dalla scuola
 
 Il 'no- Gelmini day', giornata contro la riforma della scuola, ha visto volantinaggi, sit­in, notti bianche.
 Legittima protesta, con però una stonatura nel modo in cui il dissenso degli insegnanti si è organizzato in qualche città. A Firenze alcune maestre hanno fatto scrivere sul diario agli alunni l’invito alle famiglie a firmare contro il decreto, a Bologna sarebbero stati distribuiti volantini in classe. 'Siam bambini, siam piccini ma bocciamo la Gelmini', recitava lo striscione di una manifestazione dei giorni scorsi nel Nord, ed era appeso a una scuola elementare, a giudicare dall’età dei bambini nelle foto.
  Anche i ragazzi, insomma, arruolati come truppe nella battaglia.
  C’è, in questo, la traccia di uno sguardo che - comunque la si pensi sul 'maestro prevalente' - dovrebbe preoccupare.
  Come un retrogusto di strumentalizzazione di quell’' utenza' particolarissima che sono i ragazzi. Non è una questione di correttezza formale. Se qualcuno, per una pure rispettabile difesa di proprie convinzioni o interessi, ritiene giusto far scrivere sul diario scolastico: mamme, papà, firmate contro la riforma, questa è strumentalizzazione. Cioè, è fare degli alunni uno strumento della propria lotta. Mentre a scuola i ragazzi, l’educazione, sono il fine.
  Sembra il segno di un equivoco stagnante nell’atmosfera pesante che grava sulla riforma Gelmini, mentre si attendono scioperi da tempo annunciati e ieri sera Berlusconi stesso è intervenuto per affermare che non ci sarà alcuna 'cacciata' di docenti, ma prepensionamenti e blocco del turn over.
  Non entriamo nel merito del dibattito sul 'maestro prevalente': annotiamo solo che se in quasi tutti i Paesi europei, dalla Francia alla Gran Bretagna alla Spagna, alle elementari c’è il maestro unico, è difficile pensare all’insegnamento plurimo come a un dogma. C’è chi, in buona fede e con motivate ragioni, difende il sistema oggi in vigore. Ed è una posizione che va risolutamente rispettata. Ma – viene il dubbio di fronte appunto a certe stonature, a certi toni da barricata – il problema per altri invece non è forse tanto didattico, quanto di conservazione di posti di lavoro. Questione seria; che però non può essere risolta facendo della scuola un bacino per docenti in esubero.
  Perché la finalità della scuola, con tutto il rispetto degli insegnanti precari e delle loro giustificate ansie, non è mantenere i livelli occupazionali, ma educare, e questo deve venire prima di tutto. Se la quasi totalità delle risorse della scuola in Italia è usata per pagare ( poco) un numero molto elevato di insegnanti, è legittimo il dubbio che converrebbe averne meno, più retribuiti e dunque più qualificati. O almeno, si dovrebbe poter discuterne senza annunci di battaglia, e lance in resta. Altrimenti viene il sospetto che non le preoccupazioni didattiche animino tanta animosa reazione, ma la difesa di interessi di una categoria.

Fonte: 3 ottobre 2008

5 - ESCE UN CARTONE ANIMATO CHE STORPIA LA BIBBIA
Pure un gay sull'arca di Noe'
Autore: Alessandra De Luca - Fonte: 02/10/2008

L’Arca di Noè a cartoni animati dimentica la religione.
Esce in Italia il film per bambini che trasforma la Bibbia in una lezione civica.

 Di cartoon che raccontano la Bibbia ai ragazzini è costellata la storia del cinema d’animazione. Ma il pubblico dei giovanissimi muta con grande rapidità e l’impresa diventa sempre più difficile. Ci ha provato questa volta l’argentino Juan Pablo Buscarini che con la Patagonik Animation, studio di animazione latino americano di grande prestigio, ha realizzato L’arca di Noé per rievocare i quaranta giorni del diluvio universale e i protagonisti di un epico viaggio alla ricerca di un mondo nuovo fatto di pace e fratellanza. Il film, pensato per quei bambini abituati alla velocità, allo stile e all’irriverenza dei cartoon televisivi, si concentra soprattutto sulla difficile convivenza di tutti i passeggeri saliti a bordo. Da una parte infatti ci sono gli umani: un simpatico Noè, uomo di Fede scelto da Dio per la sua grande bontà e reso più comico dalla sua miopia, la sua paziente consorte, i figli Sem, Cam e Japhet (che rispecchiano le etnie alle quali daranno origine) e le loro petulanti mogli Sarah, Edith e Miriam. Dall’altra ci sono gli animali che riassumono nei propri caratteri vizi e virtù del genere umano. Mentre i predatori tramano infatti per divorare gli erbivori, il leone Katanga, che dovrebbe essere il re degli animali, è in realtà un giovane irresponsabile preoccupato solo delle fidanzate, della criniera e dei muscoli. Solo la sua compagna di viaggio Karaley, segretamente innamorata di lui, fa di tutto per infondergli l’onestà, la lealtà e l’attitudine al comando che scarseggiano nel felino. E mentre due avidi mercanti si intrufolano da clandestini nell’imbarcazione per sfuggire al disastro climatico, dall’alto dei cieli Dio osserva complotti e sotterfugi, bische clandestine e preghiere in compagnia del fedele assistente e scriba Bibbio, impegnato a trascrivere quello che diventerà il libro più letto di tutti i tempi. «Penso che l’aspetto più importante del film – dice il regista nelle note di produzione – sia un tema che trascende tutte le età e che acquista un valore particolare nei nostri tempi: la difficoltà di coabitazione tra tutte le creature viventi che si trovano all’interno di uno spazio circoscritto. È qui che l’Arca diventa metafora di città, paese, continente, pianeta, un luogo che ci spinge costantemente a scegliere tra la nostra realizzazione personale e il perseguimento di un bene comune». Coloratissimo, caotico, ma non particolarmente creativo e piuttosto discontinuo nel ritmo, il film è dunque più una lezione di educazioni civica che di religione. Tra le irriverenze, a volte godibili, a volte piuttosto grevi e gratuite, c’è il numero musicale I Will Survive, gli effetti speciali usati da Dio per convincere gli uomini a obbedirgli, allusioni sessuali non proprio adatte ai bambini e l’obbligo del politicamente corretto che ha spinto gli sceneggiatori a far spazio anche a una coppia gay.

Fonte: 02/10/2008

6 - CODICE DA VINCI INNOCUO?
Chiedetelo al sacerdote accoltellato...
Autore: Davide Rondoni - Fonte: 25 settembre 2008

La vicenda di don Canio merita almeno un attimo di riflessione.  Un film può fare male se è un servizio alla demenza.

 Un film non fa male, dicono. Un romanzaccio di basso livello non può far male a nessuno. Di solito si dice così. Ed è difficile sostenere il contrario. Un romanzo o un film possono far arrabbiare, possono dispiacere, possono far litigare. Però, si dice di solito, non si può accusare un romanzo o un film di provocare danni seri. Di solito si dice così, anche perché, chi si azzarda a sostenere il contrario viene subito sbattuto tra i sostenitori della censura o peggio del totalitarismo. E dunque, va bene, i romanzi e i film – anche i più banali o violenti – male non fanno. Ma andate a dirlo a don Canio, che s’è preso le coltellate di uno squilibrato, il quale tra le altre confusionarie motivazioni ha addotto pure quella di aver visto la sera prima 'Il codice da Vinci'.
  Duecento punti di sutura, il rischio di morire. Andate a dirlo a don Canio che quel film – guarda a caso mandato la sera prima – non gli ha fatto niente.
  Marco, il venticinquenne è un povero ragazzo lasciato solo coi suoi fantasmi. Una mente invasa da fumi paranoici.
  La testa avvelenata da fantasmi e da chi sa quali traumi che han preso le sembianze di una maschera da Anticristo di quartiere, armato di coltellaccio e pericoloso. La visione di quel film ha scatenato in una mente già piegata all’insania qualcosa di mostruoso. E allora si potrebbe sostenere che un film così sinistramente violento contro qualcuno, in questo caso contro la Chiesa, può fare danni solo se visto da menti malate. Ma già vediamo i benpensanti storcere il naso e affermare di sentire odore di roghi di libri. E allora, d’accordo, diciamo pure, ancora una volta, che i romanzi falsamente velenosi, che dipingono qualcuno orrendamente, non fanno mai male, se pur qualche mente deviata ne può subire un fascino pericoloso. Ma andate a dire a don Canio che no, che anche se non trasmettevano quel film lui le coltellate tanto se le beccava lo stesso.
  Che se sta rischiando la pelle, no, non c’entra nulla col fatto che la sera prima in tv i preti come lui siano stati dipinti come una feccia umana, come i peggiori nemici della verità e della convivenza. Diteglielo a don Canio e ai tanti preti di parrocchia, ai tenti preti che stanno in mezzo alla gente, che no, non si devono preoccupare se una potentissima macchina mediatica si è messa in moto per ritrarli come persone oscure, macchinatori infernali, dediti a pratiche assurde. Sì, può darsi che qualche squilibrato ci ricaschi. Ma niente di grave. Per nessuno, a parte che per chi si becca le coltellate.
  Saggiamente, qualche giorno fa, il portavoce dell’Opus Dei Corigliano ha dichiarato che quel romanzo e il film che hanno ritratto i membri dell’Opera come dei sanguinari macchinatori, può essere usato invece come occasione per fare chiarezza.
  Forse trasmettere un film così violentemente anticristiano – e proprio in questi tempi in cui non i libri si incendiano ma le cattedrali – senza proporre alcuna possibilità di replica o di discussione, non è proprio un servizio alla chiarezza. Anzi, di fatto è stato solo un servizio alla demenza di qualcuno che poi ha alzato la lama.
  Questi sono i fatti. Che non possono non inquietare. A meno che la vita e le cicatrici di un uomo, di un prete, valgano meno di un principio che si evoca astrattamente e spesso solo in certi casi e stranamente non in altri: la libertà di espressione. Quando un principio astratto e ambiguamente impiegato deve fare i conti con il sangue è meglio che venga verificato seriamente. E ne sia corretto l’uso distorto, quando lo si agita a copertura di intenzioni offensive che dalla irresponsabilità della pagina scritta possono muovere gesti irresponsabili.

Fonte: 25 settembre 2008

7 - ARCOBALENO CAPOVOLTO
La Repubblica spara un'altra bufala
Autore: Maurizio Morabito e Peppe Caridi - Fonte: Fonte non disponibile, 22-9-2008

E’ possibile che anche davanti al sorriso della natura, ci sia chi riesca a vedervi solo pianti e stridore di denti? Si’, purtroppo e’ possibile: sulle pagine de La Repubblica, tanto per cambiare, dove un arco circumzenitale è diventato senza alcuna giustificazione seria, presagio di un futuro funesto.
Comincia tutto domenica 14 settembre, quando sui cieli di Cambridge un'astronoma inglese ha fotografato, appunto, un bellissimo arco circumzenitale. Un "arcobaleno al contrario”, diremmo in lingua spicciola osservandolo nel cielo...o forse, preferiremmo definirlo per quello che ci ricorda: un grande sorriso.
Eh sì, a quanto pare c'è ancora ghiaccio lassù nell'alto dei cieli, in questo pianeta in preda al riscaldamento globale. A quanto pare, la Natura sa ancora sorriderci, ricordando quasi la dolcezza e la tenerezza di una mamma.
Il fenomeno del “sorriso nel cielo” è causato dalla rifrazione dei raggi solari da parte dei minuscoli cristalli di ghiaccio che formano i cirri, nubi alte e stratiformi che popolano l'atmosfera. Non è per nulla raro, anche se per osservarlo dal suolo occorrono condizioni particolari, come l’assenza di nubi più basse rispetto a quei cirri. A volte comunque l’”arcobaleno” diviene molto intenso e vistoso, e può assumere qualsiasi forma.
Tutto cio’ e’ ben noto da molto tempo.
Ma se a Cambridge la Natura ha voluto sorridere all'umanità, alcuni di noi terrestri hanno voluto per forza vederci un segno di un disperato futuro: su “La Repubblica” e’ uscito infatti il 17 settembre nella sezione "Tecnologia & Scienza" (sic) un articolo a dir poco vergognoso, dove l’autore Marco Stefanini dava la "colpa" di quel sorriso ai mutamenti climatici.
Il riscaldamento globale fa capovolgere gli arcobaleni? Ma questa incredibile frottola non e’ supportata da nessuno studioso ne’ della metereologia, ne’della climatologia, ne’ di entrambi. Non c’e’ alcuno studio in proposito, anzi, non c’e’ neanche alcuna ipotesi in proposito. Insomma i sorrisi nel cielo e le emissioni antropogeniche di gas a effetto serra non hanno niente a che fare l’uno con le altre, a parte il fatto che occorrono tutti nell’atmosfera.
E’ quindi il mondo de La Repubblica a essere capovolto, per l’ennesima volta, dopo la recente figuraccia sulla assolutamente inventata storia dei nove orsi polari prossimi all’affogamento.
Per fortuna e’ subito arrivata una risposta dal Maggiore dell'Aeronautica Militare Guido Guidi, esperto di meteorologia e climatologia, che sul suo blog Climate Monitor ha smentito l’ennesima stupidaggine di Repubblica scrivendo:
"Non c’è nessun, ma proprio nessun collegamento con il clima che cambia. Il fenomeno è raro ma non anomalo, dipende solo dal sole e dalla posizione dei cristalli di ghiaccio nelle nubi. Ghiaccio sì, proprio quello che abbonda nelle pazze nubi di questo pazzo mondo surriscaldato. Del resto notoriamente siamo usi raffreddare le bibite nel forno e riscaldare gli alimenti nel freezer.”
Mettiamo per un attimo da parte l’ipotesi che il signor Marco Stefanini ne sappia di clima più di qualunque altro scienziato. Ma perché, ci chiediamo allora, “La Repubblica” dovrebbe unico e solo giornale al mondo a scrivere certe castronerie sugli archi circumzenitali e il riscaldamento globale? Anche Guidi si e’ posto quella domanda, e questa e’ stata la sua risposta:
“Abbiamo capito che la stella di Repubblica brilla nella stessa galassia finanziaria di Sorgenia (CIR, la holding che detiene anche il gruppo editoriale l’Espresso, detiene il 68,1% di Sorgenia Holding che, a sua volta ha il 79,5% di Sorgenia), impegnata nel settore dell’energia eolica, ma di questo gliene siamo grati ugualmente, perchè le fonti rinnovabili le abbiamo a cuore anche noi, senza la necessità di essere presi per i fondelli sul giornale."
Anche sulla Gazzetta dello Sport di sabato 20 settembre,a pag. 43, lo "scoop" di Repubblica ha trovato spazio nella rubrica "le notizie che non lo erano", con Luca Sofri a spiegare che il fenomeno non è causato dai cambiamenti climatici. D’altronde, di archi circumzenitali ne sono piene le cronache, a volerli cercare. Per esempio negli archivi del New York Times se ne comincia a parlare quasi da subito (Tennessee, 1844; Connecticut, 1849; New Jersey, 1854). Se ne erano occupati Huygens e Helvetius nel XVII secolo. Ce ne sono probabilmente tracce anche nelle opere di Aristotele, e di Plinio. Piu’ vicino a noi, esempi in Inghilterra nel 2004, e a Pisa nel 2000.
Visto il recente passato, c’è da dubitare che a La Repubblica queste precisazioni vengano pubblicate, in un improvviso impeto di onestà con i lettori.
Cosa s’ha da fare per vendere un impianto di energia eolica in più...

Fonte: Fonte non disponibile, 22-9-2008

8 - GLI STRAFALCIONI DI ODIFREDDI
Il noto polemista, di professione matematico, offende i cristiani, ma discetta fuori dal suo campo e mette in fila una serie di svarioni. Si vede che conosce poco e male la Sacra Scrittura, la filosofia e la storia della Chiesa. Eppure si fa maestro di tutto lo scibile umano. E c’è chi lo prende sul serio!
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Il Timone, maggio 2007 (n. 63)

Il mondo, scrive Piergiorgio Odifreddi nel suo ultimo libro, Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), è fatto in gran parte di «cretini», cioè, etimologicamente, di «cristiani». Il cristianesimo, infatti, «è indegno della razionalità e dell’intelligenza dell’uomo», ma per fortuna della Chiesa «metà della popolazione mondiale ha una intelligenza inferiore alla media» èd è dunque adatta a farsi buggerare da Cristo e dei suoi stupidi seguaci. In poche righe, ecco già il succo di un libro di 240 pagine.
Anzitutto però, una considerazione, su Odifreddi matematico: lui, che scrive, e che cristiano non è, ha una intelligenza certo superiore alla media. E si vede: infatti padroneggia l’ebraico, il greco e il latino, parla con disinvoltura di problematiche filologiche, di filosofia, di teologia, di religioni orientali, induismo e buddismo, e di qualsiasi altra materia dello scibile umano. Senza aver mai affrontato, né a scuola, né all’università, una sola lingua antica, un solo corso di filologia ebraica o classica! Straordinario personaggio autodidatta. Forse, se lo avesse letto, Socrate non avrebbe mai filosofeggiato sulla consapevolezza propria del saggio, il «sapere di non sapere». Odifreddi, infatti, sa!
Essendo poi il più grande specialista in odifreddure della storia, scrive, scrive di greco e di latino e di ebraico con una sicurezza che fa invidia. Nel suo precedente Il vangelo secondo la scienza, cimentandosi col latino, scriveva che il «cristianesimo è parte integrante del potere capitalista, razzista, sessista, e come tate andrebbe combattuto e abbandonato»: infatti «per i Padri della Chiesa la donna esiste solo per procreare (ad opus generationis ordinata)». Non si vede, traducendo dal latino, dove Odifreddi abbia preso quell’avverbio, «solo», che cambia tutto il significato dell’espressione. In realtà è una sua fissa quella di spiegare che il cristianesimo ha oppresso la donna, e che il «mito di Eva», la storia della costola, «non è altro che una delle innumerevoli variazioni sul tema della subalternità biologica e morale della donna rispetto all’uomo» (Repubblica, 19/3/2007). Peccato che la posizione della Chiesa sia sempre stata un po’ diversa: «Non c’è più giudeo né greco, né maschio né femmina…». Lo diceva San Paolo, mentre San Tommaso affermava che Dio ha creato Eva da una costola di Adamo: non dalla testa, perché non gli è superiore, né dai piedi, perché non è inferiore, ma dalla metà del corpo, a significare l’eguaglianza, in dignità, dell’uomo e della donna.
Ma il divertente, nel nuovo libro di Odifreddi, è l’interpretazione filologica e storica della Genesi. Secondo l’esimio matematico, che cretino non è, la Bibbia erra già al principio: infatti nell’originale ebraico la parola Dio, Elohim, è plurale e il verbo barà, creò, è al singolare. Questo significherebbe che gli ebrei erano in fondo politeisti come tutti gli altri popoli! Odifreddi non capisce, o finge di non capire, che l’espressione è di una profondità immensa, e inaccessibile, all’epoca, per qualsiasi altro popolo che non avesse avuto la Rivelazione: dice, infatti, della Trinità e Unità, allo stesso tempo, del Dio cristiano. Un concetto filosofico profondissimo, che non ha nulla a che vedere col banale politeismo! Un redattore politeista, infatti, avrebbe usato soggetto e verbo al plurale.
Ma non è finita. Odifreddi spiega anche che il Dio della Genesi «non è altro che un povero Demiurgo, come quello del Timeo platonico», cioè non un Dio creatore, ma un semplice plasmatore, modellatore di una materia eterna, preesistente. In questo modo si vorrebbe liquidare la grande novità filosofica del cristianesimo: il concetto di creazione e di Dio trascendente! Quali sono le disquisizioni linguistiche e filologiche cui si ricorre per arrivare ad una conclusione così rivoluzionaria? Nessuna: non sono citati nessun codice, nessuna lezione controversa, nessuna interpretazione filologica particolare, a sostegno della tesi balzana. Eppure, a non conoscere l’ebraico, bastava prendere un’edizione scientifica, con testo a fronte, del «Timeo» di Platone (Oscar Mondadori), e leggere dall’introduzione: «l’opera del Demiurgo non ha nulla a che vedere con la creazione ex nihilo propria del Dio ebraico-cristiano». Anche perché, sebbene Odifreddi non lo sappia, il Demiurgo platonico non è l’unica divinità presente nel Timeo, in quanto egli si serve di divinità subalterne per plasmare esseri viventi e divinità astrali. Per Platone, infatti, il mondo stesso è dio, e le stelle sono «dei visibili». Si può dire lo stesso per i cristiani, o si deve ammettere, al contrario, che l’assenza di divinità immanenti, di divinità astrali, ha permesso al cristianesimo di combattere, dal principio, la magia e l’astrologia, cosa che non è avvenuta in nessun altra religione della Terra? Odifreddi, per il quale tutte le religioni, compresi buddismo e Islam, sono più aperte alla scienza del cattolicesimo (Panorama, 4/12/2006), benchè la scienza moderna sia nata da noi (soprattutto per merito del cristianesimo, come ha documentato il Timone con il dossier del mese scorso) e non da loro, prosegue, spiegando che Dio creò Adamo ed Eva «simultaneamente», e «vegetariani»: uno scoop di cui, giustamente, va fiero, e di cui non vuole rivelare la fonte.
A pagina 31 deve poi ammettere che le teorie odierne sulla genesi dell’universo, in particolare la teoria del Big Bang, sono particolarmente in sintonia con la Genesi biblica. Il Big Bang, infatti, è stato teorizzato dall’abate Georges Lamaitre, e fu chiamato così dall’ateo Fred Hoyle, che «la riteneva spregevolmente conforme alla teologia giudeocristiana». Ma, dice Odifreddi: siccome in realtà il Big Bang sottintende un atto di creazione, ma come io vi ho detto la Genesi non parla di creazione, ma di una sorta di Demiurgo, il «trionfalismo» dei cristiani-cretini, e di Pio XII, di fonte al Big Bang, è assolutamente assurda. Inoltre si potrebbe immaginare il Big Bang non come un «inizio assoluto», proprio di un atto di creazione, ma «come un inizio relativo». Esattamente come spiegava il già citato scienziato ateo Fred Hoyle. Per mancanza di spazio, sono costretto a fermarmi: non prima di aver ricordato il passo in cui Odifreddi imputa ai cattolici, i più retrogradi, e non ai protestanti calvinisti, più evoluti, il genocidio dei pellerossa (p.83 e 209), o quello in cui in polemica coi cattolici pone Giordano Bruno, un mago, accanto al Progetto Genoma (p.224), omettendo di dirci che il responsabile di quest’ultimo, F. Collins, è credente ed autore di The language of God.

Fonte: Il Timone, maggio 2007 (n. 63)

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