IL DRAMMATICO RACCONTO DI ASIA BIBI, CRISTIANA PAKISTANA ACCUSATA DI AVER BEVUTO DA UN POZZO PER SOLE MUSULMANE
Colpevoli o no, gli accusati di blasfemia sono segnati: di solito vengono uccisi in cella o, se escono dal carcere, saranno assassinati poco dopo (VIDEO: bambini giocano a impiccare Asia Bibi)
Autore: Asia Bibi - Fonte: Avvenire
2
RIFIUTI A NAPOLI: L'INTERVENTO DELLO STATO E' INGIUSTO (OLTRE AD ESSERE ANCHE INEFFICACE)
La raccolta e lo smaltimento dei rifiuti è una competenza comunale e il neosindaco De Magistris ha vinto le elezioni con un programma nel quale dice di voler risolvere il problema dei rifiuti: diamogli credito e lasciamolo lavorare
Autore: Robi Ronza - Fonte: La Bussola Quotidiana
3
DROGA, LA VERA CURA E' LA PREVENZIONE: IL VINO E' UN ALIMENTO E IL TABACCO NON FA ANDARE FUORI DI TESTA... LA MARIJUANA SI'
In Olanda, dall'apertura dei Coffee Shops nel 1976 per l'uso legale della marijuana, si è triplicato non solo l'uso di quella droga (leggera?), ma anche dell'eroina
Autore: Carlo Bellieni - Fonte: L'Osservatore Romano
4
''L'AMORE PIU' PURO E' QUELLO OMOSESSUALE'': PAROLA DI UMBERTO VERONESI (MA NON SI SPIEGA COME MAI UNO, PERCHE' E' STATO UN BRAVO MEDICO, DEBBA POTER SENTENZIARE SU TUTTO)
Noi genitori non possiamo essere egoisti neanche se lo vogliamo: i figli costringono a mantenere gli impegni presi, o almeno a fare i conti con la nostra superficialità, se non abbiamo intenzione di tenervi fede
Autore: Costanza Miriano - Fonte: La Bussola Quotidiana
5
STAMPA CATTOLICA CONFUSA (1): AVVENIRE FA SUA LA POSIZIONE DI EUGENIA ROCCELLA, ABORTISTA CONVINTA E MAI PENTITA
''EllaOne'', la pillola dei cinque giorni dopo, provoca aborti, ma secondo il sottosegretario alla salute basta fare un test di gravidanza (che invece non serve a nulla, visto che nei primi cinque giorni è totalmente inefficace!)
Fonte: Corrispondenza Romana
6
STAMPA CATTOLICA CONFUSA (2): FAMIGLIA CRISTIANA PUBBLICIZZA L'INCONTRO DI PETER SINGER, IL BOIA DEI NEONATI, L'ANIMALISTA CHE TEORIZZA L'INFANTICIDIO
Ospite di un convegno in Italia promosso dall'UNICEF, organizzazione che promuove la diffusione di contraccezione e aborto (ecco perché dal 1996 la Santa Sede non le versa più il suo contributo)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Bussola Quotidiana
7
STAMPA CATTOLICA CONFUSA (3): L'OSSERVATORE ROMANO NON VEDE LA PERICOLOSITA' DEL DOCUMENTO OCSE
''Fare meglio per le famiglie'' con l'uso ambiguo del plurale rappresenta un vero e proprio attentato alla famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana
8
LO STATO DI NEW YORK LEGALIZZA IL ''MATRIMONIO'' OMOSESSUALE: IL GOVERNATORE CUOMO, DEMOCRATICO (E ''CATTOLICO''...), FIRMA LA LEGGE
Giornali e televisioni dicono che Obama non ha fatto nulla, ma non e' vero, anzi, il suo aiuto è stato determinante
Autore: Marco Respinti - Fonte: La Bussola Quotidiana
9
LETTERE ALLA REDAZIONE: COSTANZA MIRIANO, LA SPOSA SOTTOMESSA E FELICE
La parola ''sottomissione'' oggi fa paura e desta subito risentimento, eppure stare sottomessi alla persona che si ama è la cosa più bella che esista!
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
10
OMELIA XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A - (Mt 11,25-30)
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
1 -
IL DRAMMATICO RACCONTO DI ASIA BIBI, CRISTIANA PAKISTANA ACCUSATA DI AVER BEVUTO DA UN POZZO PER SOLE MUSULMANE
Colpevoli o no, gli accusati di blasfemia sono segnati: di solito vengono uccisi in cella o, se escono dal carcere, saranno assassinati poco dopo (VIDEO: bambini giocano a impiccare Asia Bibi)
Autore: Asia Bibi - Fonte: Avvenire, 15/06/2011
In carcere i giorni e le notti sono uguali. Non so più dire che cosa provo. Paura, questo è sicuro... ma non mi opprime più come all'inizio. I primi giorni arrivava a farmi battere un tamburo in petto. Ora si è un po' calmata. Non è più un soprassalto continuo. Le lacrime no, non mi hanno mai lasciata. Scendono a intervalli regolari. I singhiozzi, invece, sono cessati. Le lacrime sono le mie compagne di cella. Mi dicono che non mi sono ancora arresa, mi dicono che sono vittima di un'ingiustizia, mi dicono che sono innocente. Non so molto del mondo al di fuori del mio villaggio. Non ho studiato, ma so che cosa è bene e che cosa è male. Non sono musulmana, ma sono una buona pakistana, cattolica e patriota, devota al mio Paese come a Dio. Abbiamo amici musulmani. Non ci sono mai stati problemi. E anche se non abbiamo avuto sempre vita facile, abbiamo il nostro posto. Un posto di cui ci siamo sempre accontentati. Quando si è cristiani in Pakistan, ovviamente bisogna tenere gli occhi un po' più bassi. Certi ci considerano cittadini di seconda categoria. A noi sono riservati lavori ingrati, mansioni umili. Ma il mio destino non mi dispiaceva. Prima di tutta questa storia ero felice con i miei, laggiù a Ittan Wali. Oggi sono come tutti i condannati per blasfemia del Pakistan. Che siano colpevoli o no, la loro vita viene stravolta. Nel migliore dei casi stroncata dagli anni di carcere. Ma il più delle volte chi è condannato per l'oltraggio supremo, che sia cristiano, indù o musulmano, viene ucciso in cella da un compagno di prigionia o da un secondino. E quando è giudicato innocente, cosa che capita assai di rado, viene immancabilmente assassinato appena lascia il penitenziario. Nel mio Paese l'accusa di bestemmiatore è indelebile. Essere sospettati è già un crimine agli occhi dei fanatici religiosi che giudicano, condannano e uccidono in nome di Dio. Eppure Allah è solo amore. Non capisco perché gli uomini usino la religione per fare il male. Mi piacerebbe credere che prima di essere esponenti di questa o quella religione siamo anzitutto uomini e donne. In questo momento mi rammarico di non saper né leggere né scrivere. Solo ora mi rendo conto di quale enorme ostacolo sia. Se sapessi leggere, oggi forse non mi ritroverei chiusa qui dentro. Sarei A senz'altro riuscita a controllare meglio gli eventi. Invece li ho subiti, e li sto subendo tuttora. Secondo i giornalisti, 10 milioni di pakistani sarebbero pronti a uccidermi con le loro mani. A chi mi eliminerà, un mullah di Peshawar ha addirittura promesso una fortuna: 500.000 rupie. Da queste parti è il prezzo di una bella casa di almeno tre stanze, con tutti i comfort. Non capisco questo accanimento. Io, Asia, sono innocente. Comincio a chiedermi se, più che una tara o un difetto, in Pakistan essere cristiani non sia diventato semplicemente un crimine. Il mio unico desiderio, in questa minuscola cella senza finestre, è quello di far sentire la mia voce e la mia rabbia. Voglio che il mondo intero sappia che sto per essere impiccata per aver aiutato il prossimo. Sono colpevole di avere manifestato solidarietà. Il mio torto? Solo quello di avere bevuto dell'acqua proveniente da un pozzo di alcune donne musulmane usando il «loro» bicchiere, quando c'erano 40 gradi al sole. Io, Asia Bibi, sono condannata a morte perché avevo sete. Sono in carcere perché ho usato lo stesso bicchiere di quelle donne musulmane. Perché io, una cristiana, cioè una che quelle sciocche compagne di lavoro ritengono impura, ho offerto dell'acqua a un'altra donna. Voglio che la mia povera voce, che da questa lurida prigione denuncia tanta ingiustizia e tanta barbarie, trovi ascolto. Desidero che tutti coloro che mi vogliono vedere morta sappiano che ho lavorato per anni presso una coppia di ricchi funzionari musulmani. Voglio dire a chi mi condanna che per i membri di quella famiglia, che sono dei buoni musulmani, il fatto che a preparare i loro pasti e a lavare le loro stoviglie fosse una cristiana non era un problema. Ho passato da loro 6 anni della mia vita, ed è per me una seconda famiglia, che mi ama come una figlia! Sono arrabbiata con questa legge sulla blasfemia, responsabile della morte di tanti ahmadi, cristiani, musulmani e persino indù. Da troppo tempo questa legge getta in prigione degli innocenti, come me. Perché i politici lo permettono? Solo il governatore del Punjab, Salman Taseer, e il ministro cristiano per le Minoranze, Shahbaz Bhatti, hanno avuto il coraggio di sostenermi pubblicamente e di opporsi a questa legge antiquata. Una legge che è in sé una bestemmia, visto che semina oppressione e morte in nome di Dio. Per avere denunciato tanta ingiustizia questi due uomini coraggiosi sono stati assassinati in mezzo alla strada. Uno era musulmano, l'altro cristiano. Tutti e due sapevano che stavano rischiando la vita, perché i fanatici religiosi avevano minacciato di ucciderli. Malgrado ciò, questi uomini pieni di virtù e di umanità non hanno rinunciato a battersi per la libertà religiosa, affinché in terra islamica cristiani, musulmani e indù possano vivere in pace, mano nella mano. Un musulmano e un cristiano che versano il loro sangue per la stessa causa: forse in questo c'è un messaggio di speranza. Supplico la Vergine Maria di aiutarmi a sopportare un altro minuto senza i miei figli, che si chiedono perché la loro mamma sia improvvisamente sparita di casa. Dio mi dà ogni giorno la forza di sopportare questa orribile ingiustizia. Ma per quanto ancora?
Nota di BastaBugie: è inquietante il video pubblicato su internet da Wilson Chowdry, a capo dell'associazione dei cristiani perseguitati in Pakistan, British Pakistani Christians, per mostrare a che punto è arrivato l'estremismo islamico nel paese. Il filmato mostra dei bambini che giocano a impiccare Asia Bibi per blasfemia. Tre giovanissimi musulmani prendono una bambola gridando: «La punizione per il blasfemo è solo una: la sua testa deve essere separata dal corpo». Intorno al collo della bambola viene stretto un cappio, legato a un bastone. «Sbrigati, impicca qui Asia», dice uno dei tre riferendosi alla donna cattolica appena assolta dopo oltre nove anni di carcere, ma ancora impossibilitata a lasciare il paese a causa delle proteste degli estremisti islamici. «Stringi, stringi», continua il gioco. «Ecco è impiccata», si conclude il video mentre i bambini ridono e inneggiano al partito estremista Tlb, che ha ottenuto dal governo di chiedere alla Corte suprema la revisione del processo di Asia Bibi e il divieto per la donna di abbandonare il Pakistan. Come si può intuire dal video, il problema della Repubblica islamica, come dichiarato a tempi.it da Paul Bhatti, non è tanto la legge sulla blasfemia ma l'ideologia estremista islamica che viene insegnata ai bambini fin da piccoli.
VIDEO: BAMBINI PAKISTANI GIOCANO A IMPICCARE ASIA BIBI Ecco l'inquietante video dei bambini che giocano a impiccare Asia Bibi per blasfemia.
https://www.youtube.com/watch?v=4UgrF7__KJE
DOSSIER "CRISTIANI IN PAKISTAN" Asia Bibi, Shahbaz Bhatti, ecc.
Per vedere tutti gli articoli,clicca qui!
Fonte: Avvenire, 15/06/2011
2 -
RIFIUTI A NAPOLI: L'INTERVENTO DELLO STATO E' INGIUSTO (OLTRE AD ESSERE ANCHE INEFFICACE)
La raccolta e lo smaltimento dei rifiuti è una competenza comunale e il neosindaco De Magistris ha vinto le elezioni con un programma nel quale dice di voler risolvere il problema dei rifiuti: diamogli credito e lasciamolo lavorare
Autore: Robi Ronza - Fonte: La Bussola Quotidiana, 27-06-2011
A poche settimane da quando vinse le elezioni a sindaco di Napoli proclamando tra le altre cose che avrebbe risolto in quattro e quattr'otto il problema dei rifiuti, ecco che Luigi De Magistris si è già messo sulla stessa strada dei suoi predecessori. E' andato cioè a Roma a chiedere, anzi a pretendere che il governo dello Stato si faccia ancora una volta carico di un problema, quello della gestione dei rifiuti della grande città campana, che non è affatto dello Stato (ovvero di tutti noi) bensì di Napoli (ovvero dei napoletani). Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, si è precipitato a dire che ha ragione, e anzi ha subito preparato una bozza di decreto in proposito, mentre il presidente della Repubblica, peraltro napoletano sia di nome che di fatto, ha dato il suo autorevole appoggio alla rinnovata... nazionalizzazione di questo problema comunale. Certamente non si deve dimenticare che Napoli è la ex capitale che più di tutte ha patito le conseguenze del declassamento seguito alla formazione dello Stato italiano. E' stata dissanguata a vantaggio di Roma con un processo avviato dal Regno, fortemente accelerato da Mussolini ma poi continuato a spron battuto anche dalla Repubblica. Come avemmo già occasione di scrivere, Napoli è un gigante snervato, perciò incline alla follia. Al di là di ogni motivo immediato non si spiega diversamente il caso di una grande città a forte vocazione turistica che all'inizio dell'estate si garantisce una potente campagna negativa la quale, grazie alla sua "telegenia", ogni giorno e per diverse settimane fa il giro del mondo. Che cosa comunque si può fare per aiutarla? Un'esperienza ormai ultradecennale dimostra che l'intervento dello Stato oltre ad essere ingiusto è anche inefficace. Napoli si fa gestire lo smaltimento delle immondizie dallo Stato a spese di tutti noi, ma nel frattempo non si organizza affatto per fare da sé. Appena la gestione statale viene meno si ritorna al caos di prima. Non sarebbe allora il caso di provare un altro sistema, quello cioè del fermo richiamo alla responsabilità specifica di ciascun livello di governo? La raccolta e lo smaltimento dei rifiuti è una competenza in primo luogo comunale e in secondo luogo regionale. Lo Stato non c'entra affatto. Si lasci dunque a Napoli e alla Campania di risolvere il problema come analogamente si fa nel resto d'Italia. De Magistris è stato eletto a Napoli da una coalizione che si è autoproclamata la parte più sana e onesta della città. Bene, diamole credito. E' una coalizione che comprende anche i "verdi", e che ha vinto le elezioni con un programma nel quale tra l'altro si dice di voler risolvere il problema dei rifiuti con la crescita esponenziale della raccolta differenziata senza ricorrere in alcun modo agli inceneritori. Diamole credito, magari è vero, lasciamoli lavorare. Spero vivamente che Berlusconi giovedì prossimo, quando se ne parlerà alla riunione del Consiglio dei Ministri non faccia di nuovo l'errore di dire ancora una volta e senza condizioni, "Ci penso io". Non di diritto ma pro bono pacis si può accettare per un'ultima volta di aiutare Napoli e la Campania ad aiutarsi: ovvero fare uno sgombero straordinario dei rifiuti attualmente abbandonati nelle vie della città a fronte di a precisi impegni in quanto a luoghi e tempi per la costruzione di inceneritori e di impianti di trattamento dei rifiuti riciclabili. E non a totale carico dello Stato, bensì in cambio della cessione del gettito della tassa comunale sui rifiuti, il che implicherebbe automaticamente una pubblica verifica di quanto tale tassa venga pagata a Napoli. Se Napoli e i napoletani avessero chiaro che non ci sarà più alcun deus ex machina pronto a risolvere i loro problemi a spese del resto del Paese, sono certo che una città e un popolo così ricchi di creatività saprebbero venirne fuori brillantemente. E questo potrebbe essere il primo passo della loro rinascita.
Fonte: La Bussola Quotidiana, 27-06-2011
3 -
DROGA, LA VERA CURA E' LA PREVENZIONE: IL VINO E' UN ALIMENTO E IL TABACCO NON FA ANDARE FUORI DI TESTA... LA MARIJUANA SI'
In Olanda, dall'apertura dei Coffee Shops nel 1976 per l'uso legale della marijuana, si è triplicato non solo l'uso di quella droga (leggera?), ma anche dell'eroina
Autore: Carlo Bellieni - Fonte: L'Osservatore Romano, 9/06/2011
I ragazzi che usano droga ben presto si rendono conto sulla loro pelle dei danni che ne derivano e li sanno descrivere con esattezza: è quanto emerge da uno studio svizzero appena pubblicato su «Swiss Medical Weekly», che analizza i disturbi di relazione o di ordine sessuale provocati dagli stupefacenti. I giovani pagano, ma alcuni «maestri» predicano ancora la legalizzazione della droga, magari usandone in televisione l'immagine per attirare audience. Altri — come hanno sostenuto in un documento recenti ex capi di Stato, uomini politici e personalità pubbliche — pensano che liberalizzando si sottragga il mercato alla delinquenza. Sbagliano entrambi: i primi perché speculano in malafede sulla debolezza dell'adolescenza, i secondi perché la liberalizzazione non ha, per esempio, fatto sparire il gioco d'azzardo clandestino e non ha ridotto l'uso dell'alcol. La droga infatti non è in primis un problema di delinquenza, ma di vuoto di speranza e di progettazione, colmato da una felicità artificiale che distrugge il cervello. Già, perché la droga fa male. E lo mostra la scienza. Uno studio in uscita questo mese sul «British Journal of Psychiatry» mostra che prima si inizia a drogarsi e peggiori sono le conseguenze neurocognitive future. A conferma di quanto già era noto, e cioè che le capacità mnemoniche e di attenzione escono malconce dal contatto con la droga anche a distanza di anni («Journal of Psychopharmachology», gennaio 2010). La conseguenza pratica è che per chi si droga non basta evitare di farlo durante il lavoro per non provocare gravi danni, come nel caso di autisti o di categorie simili. Per non parlare poi dei legami della cannabis con l'insorgenza della schizofrenia, una psicosi gravissima, messa in relazione alla tanto decantata «droga leggera»: il «Lancet» nel luglio 2007 mostrava che eliminando la marijuana, le psicosi nella popolazione diminuirebbero del 14 per cento. Per questi motivi, e per l'insuccesso delle politiche depenalizzanti, l'American Academy of Pediatrics si è pronunciata chiaramente contro la liberalizzazione della cannabis. A causa dei suoi effetti sui ragazzi, non ultimo il rischio di tumori, e contro l'idea di una cannabis terapeutica, che in ultima analisi si rivela solo una porta aperta alla liberalizzazione piuttosto che un'arma reale contro il dolore. In questo scenario da emergenza sanitaria, è patetico il tentativo di intorbidare le acque mettendo nel calderone delle classificazioni delle droghe un po' di tutto — dal vino all'Lsd — per dire che in fondo nella droga basta sapersi regolare, senza evidentemente ricordare che il vino è un alimento, e che il tabacco non fa andare fuori di testa ma la marijuana sì. Siamo noi i primi a restare scandalizzati per l'accesso precoce dei ragazzi a tabacco e alcol, e chiediamo forti restrizioni per i giovani e chiare campagne di dissuasione contro il binge drinking o la nicotina; ma questo non significa che a due sciagure si deve aggiungere una terza, soprattutto in un momento in cui la lotta alle prime due sta riscuotendo successi. La liberalizzazione di una sostanza nociva finisce col far sentire ingiusta la lotta alle altre. E può essere voluta solo da un'ideologia stantia, quella dei reduci degli anni della contestazione, che ancora predicano la mancanza di responsabilità. Trascurando i pianti delle vittime degli incidenti automobilistici causati da giovani drogati, i lamenti dei parenti dei suicidi o le lacrime degli intossicati finiti, quando va bene, in comunità di recupero. È l'ideologia di chi, come scriveva Pier Paolo Pasolini, ha giocato a fare il rivoluzionario e, arrivato ormai alla vecchiaia, si accorge di «aver servito il mondo contro cui con zelo ha portato avanti la lotta» (Trasumanar e organizzar, 1971). E regala ai giovani solo solitudine, rimpianti e droga, cioè «folletti di vetro, che ti spiano davanti e ti ridono dietro», come Fabrizio De André scriveva, con immagine efficace nel Cantico dei drogati (1968). È un'ideologia zoppa, che fallisce anche nella lotta allo spaccio, come sottolinea l'apposita task force dell'amministrazione statunitense, dalla quale apprendiamo che in Olanda, dall'apertura dei «marijuana bar» nel 1976, si è triplicato non solo l'uso di quella droga, ma anche dell'eroina. Senza parlare degli esperimenti svizzeri, miseramente falliti, dei parchi riservati ai tossicodipendenti. La sete di significato e di amore non si colma dando alcol e droga. Così si crea soltanto emarginazione.
Fonte: L'Osservatore Romano, 9/06/2011
4 -
''L'AMORE PIU' PURO E' QUELLO OMOSESSUALE'': PAROLA DI UMBERTO VERONESI (MA NON SI SPIEGA COME MAI UNO, PERCHE' E' STATO UN BRAVO MEDICO, DEBBA POTER SENTENZIARE SU TUTTO)
Noi genitori non possiamo essere egoisti neanche se lo vogliamo: i figli costringono a mantenere gli impegni presi, o almeno a fare i conti con la nostra superficialità, se non abbiamo intenzione di tenervi fede
Autore: Costanza Miriano - Fonte: La Bussola Quotidiana, 24-06-2011
Non farò battute poco eleganti sui brutti scherzi che può giocare il caldo e sull'età che galoppa. E non le farò non perché io sia una signora, ma perché purtroppo la serietà della situazione non lo consente. Il fatto è che le scemenze dette ieri da Veronesi – l'amore più puro è quello omosessuale, l'altro no perché è strumentale alla riproduzione - inducono a pensare che sia ormai da un pezzo superato il famoso momento in cui "spade verranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate". Che ottimista è stato, Chesterton. Qui siamo oltre, e da un pezzo. E come dicevo la serietà della situazione non consente di liquidare il tutto con la pernacchia che dal cuore sgorga spontanea. Perché dichiarazioni come queste abbassano progressivamente il livello di ragionevolezza del dibattito pubblico, alzando contemporaneamente il tasso di tolleranza a quello che in casa mia, in codice, chiamiamo l'ognunismo imperante. Dicesi ognunismo la corrente di pensiero che ritiene non solo legittimo ma doveroso che ognuno la mattina alzandosi cominci a rilasciare dichiarazioni completamente a caso, e che ogni affermazione debba avere esattamente la stessa dignità di tutte le altre, a prescindere dalla Verità e anche dalla semplice realtà. In base all'ognunismo chi si permette di dire che esiste una sola Verità è un oscurantista. La realtà invece parla da sola, e dice questo: la specie umana si riproduce grazie a un rapporto sessuale tra un uomo e una donna. Da qui potremmo cominciare a parlare per ore di sesso con o senza amore, di maternità e paternità responsabili o meno, di tutto quello che vogliamo. Ma la realtà è questa: ognuno di noi è nato grazie all'incontro tra un uomo e una donna (neanche il laboratorio può ancora prescindere totalmente da due esemplari dei due sessi). Allora? Siamo tutti impuri? Anche i genitori di Umberto Veronesi, dunque? In realtà nella vita le nostre azioni producono risultati e frutti. Un affresco può essere un buon risultato ma non produce a sua volta niente altro. Un frutto invece è qualcosa che si autoriproduce. La natura, nel disegno di Dio, produce frutti, che portano a loro volta frutto. I figli sono il frutto che l'uomo produce, e manda avanti la specie umana. Dio è il Dio della vita, lo Spirito Santo è vita, perciò Dio starà sempre dalla parte di chi è disposto a mettersi al servizio della vita: generando figli, aiutando quelli degli altri, servendo i deboli e la vita minacciata in tutte le sue fasi e in ogni difficoltà. L'amore omosessuale invece è sterile, anche Elton John ha avuto bisogno di una donna, mi dispiace. Senza l'unione tra un uomo e una donna la specie umana muore. C'è un altro che la vuole morta, oltre a Veronesi, ed è satana. E' lui il vero padre spirituale di tutti quelli che propagano simili teorie. E' lui che vuole la morte della specie umana, mentre lo Spirito è vita. E' satana che, però, essendo l'ingannatore per eccellenza, ammanta le sue teorie di morte con parole nobili: "l'amore omosessuale è il più puro". Non vorrei soffermarmi sul fatto che non tutti i rapporti eterosessuali sono aperti alla vita, altrimenti non saremmo il paese con la più bassa natalità al mondo, pur dichiarandoci cattolici. Ma un rapporto d'amore aperto alla possibilità di concepire un bambino è esattamente il gesto meno egoista che mi venga in mente, in assoluto. I figli convertono, ci liberano dall'egoismo, anche quando inizialmente li abbiamo desiderati, può succedere, in modo "impuro", direbbe l'oncologo cataro, cioè magari in un modo lievemente mescolato a un desiderio di realizzazione, all'egoismo. Siamo uomini, e a causa del peccato originale nessun nostro gesto è totalmente puro, perché la nostra concezione, a differenza di quella della Vergine, non è stata immacolata (fa bene ogni tanto ricordare i fondamentali). Ma poi state tranquilli, ci penseranno loro, i figli, a prenderlo a pugnalate il nostro egoismo. Ci costringeranno ad alzarci quando vogliamo dormire, ad ascoltare quando vogliamo leggere, allattare quando vorremmo mangiare, sedare una rissa quando vorremmo fare una doccia. I genitori di svariati figli non potranno essere egoisti neanche se lo vorranno, a meno che non dispongano di una tata per ogni figlio, più cameriere e autisti. I figli rimarranno in eterno, anche se le emozioni che li hanno generati dovessero diventare un pallido ricordo, e ci costringeranno a essere costanti, a mantenere gli impegni presi, o almeno a fare i conti con la nostra superficialità, se non abbiamo intenzione di tenervi fede. Insomma, negare che la trasmissione della vita sia lo stesso che dire amore è negare i fondamenti naturali della nostra stessa specie, non c'è neanche bisogno di scomodare la teologia. Qui manca l'uomo, neanche il cristiano. Vorrei anche, a volo d'uccello, ricordare l'origine della polemica. Il sindaco di Bologna è stato veementemente attaccato da più parti, prima tra tutte dall'intoccabile comunità omosessuale, perché ha osato dire un'altra verità talmente evidente che per difenderla occorre anche qui sguainare la spada di Chesterton. Le famiglie andrebbero aiutate perché attualmente quello che accade nel nostro sistema è esattamente il contrario, da molti punti di vista. Le famiglie sono gravemente penalizzate. Le tasse e gli assegni familiari favoriscono di gran lunga le coppie conviventi rispetto alle sposate (dove i due coniugi sommano i redditi). In certi comuni, non a Roma, a dire il vero, mi riferiscono che anche i posti all'asilo vanno prima ai conviventi, perché le mamme risultano "ragazze madri". Conosco moltissime coppie separate in modo fittizio per motivi di convenienza fiscale. Quando le famiglie chiedono "aiuti" in realtà stanno solo chiedendo di non essere più svantaggiate, e non pretendendo l'aiuto che pure sarebbe legittimo aspettarsi. In un mondo ragionevole, a occhio e croce, andrebbe incoraggiato chi prende un impegno stabile e definitivo volto a generare figli che, checché ne dica Veronesi, sono il futuro di tutto il paese, e il bene comune. Infine, l'ultima della serie di assurdità di questa ridicola vicenda: non mi spiego come mai uno, perché è stato un bravo medico, debba poter sentenziare su tutto. Sul piano morale per me personalmente ha la stessa autorità dell'omino al mercato dal quale compro il melone. Gli chiedo quale sarà maturo questa sera, non come comportarmi in camera da letto. Per lo stesso motivo non chiederei un parere sulla politica energetica tedesca al mio dentista, né a un ingegnere di delinearmi i tratti dello sviluppo del romanzo russo. Se volete un parere sull'astrofisica, comunque, io sono qui.
Fonte: La Bussola Quotidiana, 24-06-2011
5 -
STAMPA CATTOLICA CONFUSA (1): AVVENIRE FA SUA LA POSIZIONE DI EUGENIA ROCCELLA, ABORTISTA CONVINTA E MAI PENTITA
''EllaOne'', la pillola dei cinque giorni dopo, provoca aborti, ma secondo il sottosegretario alla salute basta fare un test di gravidanza (che invece non serve a nulla, visto che nei primi cinque giorni è totalmente inefficace!)
Fonte Corrispondenza Romana, 25 giugno 2011
La nuova frontiera dell'attacco alla vita umana innocente è rappresentata dalla diffusione degli abortivi chimici: semplici pillole da mandare giù con po' d'acqua e il "problema" è risolto. Il male, spesso, non viene presentato come tale ma fatto passare per qualcosa d'altro: è il caso della cosiddetta "pillola dei cinque giorni dopo", spacciata per contraccettivo (d'emergenza) ma in realtà efficacissimo strumento di morte, in grado di porre fine alla vita di un essere umano. La pillola EllaOne è strettamente imparentata con la nota pillola abortiva Ru486 in quanto la loro struttura chimica è molto simile. In pratica, il nuovo pesticida umano, un composto sintetico che si lega ai recettori del progesterone, impedisce l'annidamento dell'embrione nell'utero e per avere reale efficacia contraccettiva la pillola deve essere assunta prima dell'ovulazione (almeno 24 ore prima), mentre in tutti gli altri casi basta ingerirla in momenti più prossimi all'ovulazione quando le probabilità di rimanere incinte aumentano progressivamente, tanto che in caso di assunzione nelle ore immediatamente precedenti l'ovulazione (bastano dieci ore prima) esse arrivano al 92%! Ossia, in 92 casi su 100 il rapporto sessuale è fecondo ed un bambino prende vita dall'unione tra lo spermatozoo e l'ovulo; è proprio a questo punto che la pillola esplica la sua funzione impedendo al neo embrione di annidarsi nell'utero materno, provocandone così la morte. Dunque, l'inganno è palese ma la propaganda antiumana ha i mezzi a disposizione per mistificare la realtà, anche perché può contare sulla scarsa opposizione di coloro i quali, in realtà, dovrebbero lottare per difendere le ragioni della vita senza ambiguità o clamorose reticenze. Nell'inserto È vita del quotidiano dei vescovi italiani ("Avvenire") del 16 giugno scorso, è apparso uno sconcertante articolo dal titolo: Pillola dei cinque giorni dopo, un sì con molti paletti, in cui vengono semplicemente esposti i pareri pro e quelli contro il ritrovato chimico, che con buona probabilità verrà immesso in commercio anche nel nostro Paese dopo il recente parere favorevole del Consiglio Superiore di Sanità (Css). Quello che emerge, scorrendo l'articolo, è la sostanziale preoccupazione di inquadrare la somministrazione del farmaco all'interno di "rigidi" protocolli attuativi in modo tale da scongiurare il pericolo che la pratica contraccettiva si trasformi in abortiva, ma omettendo sia l'intrinseca illiceità morale della pratica contraccettiva, sia l'estrema fragilità dei presunti paletti normativi; in effetti, il Consiglio Superiore di Sanità ha indicato la necessità di effettuare un test di gravidanza precoce che escluda una gravidanza in atto per poter somministrare la pillola, ma tali test sono realmente attendibili solo se effettuati 7 o 8 giorni dopo il concepimento, non certo nei cinque giorni successivi ad un rapporto potenzialmente fecondo. Secondo quanto dichiarato dal sottosegretario alla salute Eugenia Roccella e riportato nell'articolo, «quello posto dal Css è un paletto importante perché dice che la pillola è compatibile con le leggi italiane se c'è un test che elimina ogni dubbio di gravidanza in atto, perché in quel caso bisogna invece seguire la legge 194». È questo il punto. La compatibilità di un contraccettivo-abortivo con una non legge che ha legalizzato lo sterminio programmato di esseri umani innocenti e indifesi! Inoltre far passare la pillola EllaOne per un semplice contraccettivo può facilmente indurre una moltitudine di adolescenti a ricorrervi, attratti dall'illusione di una vita di piacere senza il rischio di gravidanze indesiderate. Da un giornale cattolico ci si aspetterebbe di meglio.
Fonte: Corrispondenza Romana, 25 giugno 2011
6 -
STAMPA CATTOLICA CONFUSA (2): FAMIGLIA CRISTIANA PUBBLICIZZA L'INCONTRO DI PETER SINGER, IL BOIA DEI NEONATI, L'ANIMALISTA CHE TEORIZZA L'INFANTICIDIO
Ospite di un convegno in Italia promosso dall'UNICEF, organizzazione che promuove la diffusione di contraccezione e aborto (ecco perché dal 1996 la Santa Sede non le versa più il suo contributo)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Bussola Quotidiana, 24-06-2011
UNICEF e Peter Singer: nulla di più incompatibile, si direbbe a prima vista. L'UNICEF è infatti l'agenzia dell'Onu che si occupa (o perlomeno dovrebbe occuparsi) della tutela dei bambini, Peter Singer è invece il filosofo animalista che teorizza l'infanticidio. Cosa possono avere in comune? Eppure la realtà ci dice che UNICEF e Peter Singer vanno d'amore e d'accordo al punto che UNICEF Italia ha sponsorizzato lo scorso 20 giugno una conferenza di Singer alla LUISS, libera università romana, con il patrocinio anche di Unindustria, l'unione degli industriali del Lazio. L'intervento di Singer, addirittura, inaugurava un ciclo di conferenze dell'UNICEF dedicato alla filantropia. Dunque non si è trattato di un incontro casuale. Per apprezzare meglio la scelta dell'UNICEF, è bene spiegare chi sia l'ospite d'onore. Australiano, professore di filosofia, Peter Singer è autore di diversi volumi su temi di bioetica e diritti degli animali, anche se, e ci tiene a precisarlo, «non ama gli animali» e non ha mai tenuto in casa cani o gatti. Eppure Singer è il principale teorico dell'animalismo. Il suo libro "Liberazione animale" (1975, mentre del 1991 è la sua traduzione italiana) è stato tradotto in sei lingue e viene considerato il manifesto del movimento animalista mondiale. Partendo dal presupposto che ci sono esseri umani che ancora non soffrono, non possono soffrire o non sono più in grado di soffrire, il filosofo animalista ha preso chiaramente posizione a favore dell'utilizzo di embrioni umani come cavie al posto di animali per l'eventuale verifica della tossicità dei farmaci. Per giustificarsi Singer ha sostenuto che l'embrione nelle prime settimane di vita non prova dolore. Il filosofo australiano non si limita soltanto a sostenere la sperimentazione sugli embrioni o sui comatosi (per il fatto che essi comunque non soffrono), ma giustifica moralmente la soppressione di quei neonati con malformazioni tanto gravi da far ritenere che la loro vita sia priva di ogni valore. Ha scritto il filosofo australiano: «Quando la vita di un bambino sarà così penosa da non valere la pena di essere vissuta [...] se non ci sono ragioni "estrinseche" per tenere il bambino in vita - come i sentimenti dei genitori - è meglio ucciderlo». E ancora: «Quando la morte di un neonato malformato conduce alla nascita di un altro bambino con migliori prospettive di una vita felice, la quantità totale di felicità sarà maggiore se il bambino malformato viene ucciso. La perdita di vita felice per il primo bambino è superata dal guadagno di una vita felice per il secondo, pertanto se uccidere un bambino emofiliaco non ha effetti spiacevoli su terzi, sarebbe giusto ucciderlo secondo il punto di vista dell'utilitarismo totale. Uccidere un neonato con malformazioni non è equivalente a uccidere una persona. E molto spesso non è per niente sbagliato». In Etica pratica Singer scrive: «Il fatto che un essere sia un essere umano... non è rilevante all'immoralità dell'ucciderlo; sono piuttosto caratteristiche quali la razionalità, l'autonomia e l'autocoscienza che fanno la differenza. Neonati con malformazioni mancano di tali caratteristiche. Pertanto ucciderli non può essere posto sullo stesso piano dell'uccidere esseri umani normali, o qualsiasi altro essere autocosciente». Possiamo citare anche qualche altra perla da un'intervista allo stesso Singer pubblicata da Il Foglio (11 marzo 2008): "Anche se il bambino potrà avere una vita senza eccessiva sofferenza, come nel caso della sindrome di Down, ma i genitori pensano che sia un peso eccessivo per loro e vogliono averne un altro, questa può essere una ragione per ucciderlo". "E' un diritto ragionevole lasciar morire i malati neurovegetativi perché essi sono simili agli infanti disabili, non sono esseri coscienti, razionali, autonomi, la loro vita non ha valore intrinseco, il loro viaggio è arrivato alla fine". "I feti, i bambini appena nati e i disabili sono non-persone, meno coscienti e razionali di certi animali non umani. E' legittimo ucciderli". E al New York Times dichiarava tra l'altro: "L'idea di attribuire a tutti un uguale diritto alla vita, è un'arma a doppio taglio. Se la vita con quadriplegia (paralisi) è buona come la vita senza paralisi, non c'è alcun beneficio di salute a curarla". Alla base di questo pensiero "illuminato" c'è la distinzione tra essere umano e persona che Singer sviluppa. Secondo il filosofo animalista, infatti, la nostra civiltà usa erroneamente i due termini in modo analogo. Per Singer invece essere umano è un concetto che si riferisce alla specie, mentre persona è un concetto che si riferisce all'essere umano con certe qualità caratteristiche. Caratteristiche che peraltro non sarebbero specifiche del solo essere umano, Singer parla infatti anche di "animali personali". Tali caratteristiche si riassumono in: razionalità, autocoscienza e anche – ma in misura minore – capacità di provare piacere e dolore e di interagire con l'ambiente. A questo punto viene da domandarsi: come mai l'UNICEF se la fa con un personaggio che potrebbe tranquillamente essere nominato "il boia dei neonati", un soggetto che sembra un sopravvissuto del nazismo? Semplicemente perché l'UNICEF ormai da un ventennio non è più quella meritoria organizzazione che ha contribuito a salvare molti bambini da fame e malattie. Non che tutto ciò che fa l'UNICEF sia cattivo, intendiamoci: tuttora, in diversi paesi sponsorizza programmi meritevoli di sostegno, ma ad essere messa in discussione è la direzione generale dell'organizzazione e la partecipazione a diversi progetti che hanno come obiettivo il controllo delle nascite, nella logica eugenetica che ispira Singer. Tanto è vero che la Santa Sede, dopo anni di avvertimenti, dal 1996 non versa più il suo contributo all'UNICEF per il sostegno alla diffusione di contraccezione e aborto nei paesi poveri. Uno dei motivi è il rifiuto dell'organizzazione di dichiarare in modo trasparente la precisa destinazione dei fondi ricevuti. Non è soltanto un problema "morale" sollevato dalla Chiesa cattolica, tanto è vero che nel 2004 fu la rivista scientifica britannica Lancet ad affermare – dati alla mano – che l'UNICEF è diventata uno dei maggiori ostacoli per la sopravvivenza dei bambini nei paesi in via di sviluppo. Per Lancet la svolta negativa dell'UNICEF si è avuta nel 1995 con la nomina (volta dall'amministrazione Clinton) alla direzione dell'agenzia di Carol Bellamy che ha provveduto a dirottare su progetti per i "diritti delle donne" i fondi che sarebbero serviti per la sopravvivenza dei bambini. I dati riportati da Lancet dimostravano che 600mila bambini morivano ogni anno per cause assolutamente prevedibili malgrado la disponibilità di interventi efficaci a basso costo. Addirittura la mortalità in alcuni paesi poveri è aumentata, mentre l'UNICEF si preoccupa di promuovere la salute riproduttiva. E non è che il cambio alla direzione dell'UNICEF, avvenuto sei anni fa, abbia cambiato un granché la situazione. La direzione è sempre quella eugenetica, e quanto avvenuto questa settimana a Roma lo dimostra: la vita dei bambini non vale in sé, ma a certe condizioni. E ormai non ci si preoccupa neanche più di nasconderlo, la cultura è così cambiata che un'agenzia internazionale nata per tutelare l'infanzia non si vergogna neanche di presentare in pompa magna il "nuovo Mengele". E il bello è che a fare pubblicità a questo incontro è stata anche "Famiglia Cristiana", che con l'UNICEF ha un rapporto "commerciale" e secondo cui Peter Singer è un filantropo. Complimenti al settimanale cattolico.
Fonte: La Bussola Quotidiana, 24-06-2011
7 -
STAMPA CATTOLICA CONFUSA (3): L'OSSERVATORE ROMANO NON VEDE LA PERICOLOSITA' DEL DOCUMENTO OCSE
''Fare meglio per le famiglie'' con l'uso ambiguo del plurale rappresenta un vero e proprio attentato alla famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana, 25 giugno 2011
Ad esser problematico è già il titolo: Doing better for families, "Fare meglio per le famiglie". Così è stato chiamato il rapporto predisposto dall'Ocse, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. La questione è di carattere semantico. C'è un plurale di troppo. Scrivere "famiglie" è diverso dallo scrivere "famiglia". Per due motivi. Il primo: perché di famiglia ce n'è una sola ed è quella fondata sul matrimonio tra uomo e donna, così da potersi aprire alla dimensione del generare, com'è sancito dal Diritto Naturale prima e dalla nostra Costituzione poi. Il secondo motivo: perché l'uso ambiguo del plurale lascia intravvedere, in realtà, una possibile coesistenza di più modelli di famiglia, che siano essi coppie di fatto, coppie gay o quant'altro. Il che, in tutti i casi, rappresenta un vero e proprio attentato all'istituto familiare propriamente detto. Ora, forse prematuramente, "L'Osservatore Romano" dello scorso 15 giugno, a pag. 2, si è speso in termini entusiastici nei confronti di tale pubblicazione, definendola «un testo internazionale ufficiale, che offre un valido supporto a quanti ritengano che, finalmente, nel mondo occidentale e più avanzato stiano mutando gli orientamenti culturali di fondo, dopo alcuni decenni di soggettivismo e di radicalismo individuale». Ci spiace guastar la festa, ma potrebbe non essere così. Ed è la stessa ricerca dell'Ocse a chiarirlo, specificando la propria linea di pensiero, molto pragmatica: «Le politiche familiari – si legge nel rapporto – non devono rispondere a interessi parziali o corporativi, né tanto meno a impostazioni ideologiche e/o confessionali, quanto piuttosto ad una visione basilare per una vera crescita sociale ed economica». Cosa si intenda con l'espressione «visione basilare» non è dato sapere. Due sono però le certezze fornite: che all'Ocse non interessa minimamente quel che dicano le religioni ed i partiti; che il criterio di partenza e quindi anche le definizioni delle priorità in termini di obiettivi da raggiungere son dettati dal denaro in primis, dalle analisi socio-demografiche poi. Ci pare vi sia poco di che stare allegri... Concetto, questo, ribadito sin dalle prime battute della pubblicazione: «Le famiglie sono la pietra angolare della società e svolgono un ruolo importante nella vita economica e sociale. Esse sono un motore fondamentale di solidarietà (…) e formano il nucleo basilare di molte reti di rapporti sociali». Definizione adattabilissima a qualsiasi tipo di umana convivenza, purché garantisca "standard" minimi di efficienza in termini di benessere, materiale ed anche psicologico. Ma nulla più. Ne emerge una visione di famiglia in termini più di "agenzia sociale" che di "focolare domestico" quale ambito di educazione e formazione della Persona in tutti i suoi aspetti, non ultimo quello spirituale, non a caso invece non contemplato, anzi escluso a priori dal campo d'interesse. "L'Osservatore Romano" parla di «libere assonanze con posizioni che la Dottrina Sociale della Chiesa ha da tempo messo in evidente luce». Ma non ci risulta che la Dottrina Sociale abbia espunto dal proprio orizzonte ogni impostazione "confessionale". Non a caso proprio il giornale della Santa Sede per tutto l'articolo dedicato al rapporto usa il termine "famiglia" al singolare. L'Ocse no. Perché?
Fonte: Corrispondenza Romana, 25 giugno 2011
8 -
LO STATO DI NEW YORK LEGALIZZA IL ''MATRIMONIO'' OMOSESSUALE: IL GOVERNATORE CUOMO, DEMOCRATICO (E ''CATTOLICO''...), FIRMA LA LEGGE
Giornali e televisioni dicono che Obama non ha fatto nulla, ma non e' vero, anzi, il suo aiuto è stato determinante
Autore: Marco Respinti - Fonte: La Bussola Quotidiana, 28-06-2011
Venerdì 24 giugno sera il Senato dello Stato di New York ha legalizzato il "matrimonio" omosessuale (33 voti contro 29), il governatore Democratico Andrew Cuomo, cattolico, ha firmato la legge e così dal 24 luglio i gay di quelle latitudini potranno "sposarsi". Non tutto lo Stato di New York coincide con la cultura arrivista e liberal, materialista e arrogante della città di New York, ma che nella Grande Mela si contino oggi 45mila coppie di gay conviventi per le quali si sta in tutta fretta aumentando il numero dei giudici disponibili a celebrarne i "matrimoni" qualora un buon numero di esse li domandassero è un dato enorme, che fa riflettere. La battaglia che ha preceduto il voto è stata infatti serratissima, ha visto mescolarsi clamorosamente i fronti e ha chiamato in causa praticamente tutti, tra i primi la Chiesa cattolica capitanata dall'arcivescovo di New York Timothy M. Dolan e alcuni testimonial importanti. Ha infatti destato scalpore - una volta tanto in senso positivo - la strenua difesa del matrimonio eterosessuale profusa dal senatore Rubén Díaz sr., pastore pentecostale della Chiesa di Dio, e questo perché Díaz è eletto nelle fila di quel Partito Democratico che - ovunque ma specialmente a New York - sostiene la violazione aperta e sistematica di qualsiasi principio non negoziabile, tanto quanto ha generato scandalo l'opposizione scatenata contro di lui dall'establishment locale del Partito Repubblicano (da tempo l'ala "newyorkese", o comunque "orientale", dei Repubblicani è su posizioni smaccatamente liberal), tra cui il sindaco della Grande Mela Michael Bloomberg e il senatore Mark Grisanti, cattolico a favore delle "nozze" gay. Con parole che meriterebbero l'espulsione ad honorem dai Democratici - e il Nobel per la strategia - , Diaz si è detto scioccato per il fatto che «il partito che ha sempre difeso i valori familiari», quello Repubblicano, in tesi suo avversario, «abbia lasciato passare il "matrimonio" omosessuale» e ha chiuso la partita con un giudizio ricalcato su precedenti parole di mons. Dolan: «Dio, non Albany - la capitale dello Stato di New York -, ha stabilito molto tempo fa qual è la definizione di matrimonio». La questione delle "nozze" gay è del resto politica. Punta di diamante della battaglia a difesa del matrimonio eterosessuale e della famiglia naturale nello Stato di New York è stata ed è la National Organization for Marriage (NOM) che ha sede centrale a Washington. La presiede Brian S. Brown, padre di sette figli, un sontuoso curriculum di studi in Storia (all'Università della California di Los Angeles e a Oxford, in Inghilterra), già assistente al Russell Kirk Center for Cultural Renewal di Mecosta, in Michigan (il centro studi intitolato al "grande padre", cattolico, del conservatorismo americano), e ne è chairman onorario Robert P. George, che insegna Legge a Princeton, è fra gli estensori della famosa Dichiarazione di Manhattan, è stato membro del Comitato di Bioetica del presidente George W. Bush jr. ed è oggi considerato il leader morale e culturale del mondo pro-life americano. Per settimane la NOM ha dato vita a una mobilitazione grandiosa, riuscendo a raccogliere una ingente quantità di fondi destinati alla propaganda, ma i suoi sforzi si sono infranti quando il fronte avversario ha calato l'asso di bastoni. Ovvero il presidente Barack Obama, che prima si è chiuso in una sorta di no-comment e che poi ha rotto gli indugi intervenendo con tempismo perfetto giovedì 23 giugno al gran gala di raccolta fondi organizzato nello Sheraton della 52° Strada di Manhattan dall'LGBT Leadership Council (una potente lobby creata nell'agosto 2007 per sostenere la corsa di Obama alla Casa Bianca), dove circa 600 tra vip e attivisti hanno sborsato fino a 35.800 dollari per sostenere la causa. Certo, nel suo discorso Obama è arrivato fino alla spinosa questione dei "matrimoni" omosessuali evitando sornionamente di nominarli, ma la frittata è risucito a servirla ugualmente. È a quel punto che il conservatore e filo-Repubblicano Brian Brown ha impegnato la NOM a raccogliere nei prossimi mesi almeno due milioni di dollari da destinare al boicottaggio della rielezione, l'anno venturo, dei Repubblicani che hanno votato per il "matrimonio" gay. Questa sconfitta nello Stato di New York è infatti pesante. Si tratta del primo grande Stato dell'Unione a legiferare in tal senso, e il suo peso simbolico è palese. New York, che non è la capitale dello Stato omonimo ma che ne è la città se non altro più evidente simboleggia per le masse "la città dove tutto è possibile", dove ogni cosa può succedere. È la città del sogno americano - di un certo sogno americano, per alcuni un incubo -, è il centro del potere del denaro americano - han mostrato di averlo ben compreso, dieci anni fa, anche gli attentatori dell'Undici Settembre -, è la quintessenza - vera o presunta - del lobbyismo, del rampantismo, dell'individualismo più sfrenato, ed è la vera capitale del "libero pensiero". Insomma, è una bandiera: «Se riesco a farcela lì, posso farcela ovunque», come recita la famosa canzone; una bandiera oggi arcobaleno che guida l'assalto a quel Defense of Marriage Act del 1996 che il presidente Obama giudica disinvoltamente incostituzionale cozzando ancora però contro una maggioranza di cittadini americani enorme e qualificata.
Fonte: La Bussola Quotidiana, 28-06-2011
9 -
LETTERE ALLA REDAZIONE: COSTANZA MIRIANO, LA SPOSA SOTTOMESSA E FELICE
La parola ''sottomissione'' oggi fa paura e desta subito risentimento, eppure stare sottomessi alla persona che si ama è la cosa più bella che esista!
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 27/06/2011
Gentile redazione, vorrei intervenire in merito all'articolo di Costanza Miriano pubblicato sull'ultimo numero di BastaBugie. Accostare un concetto di portata universale ''Se l'uomo è il capo, la donna è il cuore'', con l'esperienza assolutamente particolare di una donna che senza suo marito (poco loquace peraltro) si definisce "davvero una catastrofe ecologica di portata devastante", potrebbe suggerire a qualcuno, molto debole in logica, che, ergo, tutte le donne senza un uomo sono "davvero una catastrofe ecologica di portata devastante", il che non è vero. Grazie per l'impegno che portate avanti! Rita
Cara Rita, grazie per la tua precisazione e per il fatto che ci segui con affetto. In effetti leggendo l'ultimo articolo di Costanza Miriano sganciato da ciò che avevamo pubblicato nei precedenti numeri di BastaBugie, ad una lettura superficiale, (o, come dici te, per qualcuno "debole in logica") potrebbe apparire sminuita la figura femminile... Probabilmente l'articolo in questione andrebbe accostato a un suo precedente articolo dove la visione era molto più completa: www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1750 Ma veniamo alla questione della "sottomissione". Già la parola oggi fa paura e desta subito risentimento. Eppure stare sottomessi alla persona che si ama è la cosa più bella che esista! Dopo il '68 questa pare una bestemmia, ma è la pura realtà. Chi segue lo slogan "né padri, né padroni" finisce per avere mille padroni (nessuno dei quali gli vuol davvero bene!). Del resto si possono fare vari esempi di sottomissione volontaria. Se si va in tandem, non si può guidare il manubrio in due. Se si gioca in una squadra di calcio non si possono avere due allenatori. Se siamo in un ufficio non ci possono essere due capoufficio. Se si è su una nave non ci possono essere due capitani. Insomma... perché stupirsi che in famiglia le decisioni in ultima analisi le debba prendere il marito? E' per lui una responsabilità, mica un piacere. L'allenatore è il primo che viene esonerato se la squadra va male, perché gli si imputa la responsabilità... E' questione di logica, non è necessaria la fede per capire questo! Inoltre: 1) molte sono le donne che sognano un marito che le sappia guidare (e spesso infatti si lamentano dell'indecisione del marito o del suo disimpegno o apatia nelle questioni familiari); 2) molti sono i mariti che con un "fai come ti pare" scaricano le loro responsabilità sulle mogli; 3) dove i mariti non si assumono le proprie responsabilità, l'educazione dei figli ne risente gravemente. Ovviamente tutto questo non esclude, anzi implica necessariamente, che all'interno della coppia ci debba essere dialogo e che il marito tenga in considerazione ciò che gli dice la moglie. Alla fine, però, sarà lui che dovrà prendere una decisione assumendosene la responsabilità. Altrimenti in caso di disaccordo a chi dovrebbe rivolgersi la coppia? Al giudice? Così si avrebbe il paradosso che la moglie anziché sottomettersi al marito (che si è scelta sposandolo) si sottometterebbe a un uomo che non è suo marito (e che non si scelta)... con evidente risultato paradossale. Comunque questo e molto altro emerge da tutti gli articoli che abbiamo pubblicato di Costanza Miriano dove si ha una visione al contempo antifemminista e molto femminile. Sono certo che li condividerai nello spirito. Puoi trovarli tutti a questo link: www.bastabugie.it/it/ricerca.php?autore_ricerca=Costanza%20Miriano Inoltre puoi vedere questo spezzone su Youtube dove Costanza Miriano è intervistata alla Rai (dove peraltro lavora come giornalista): www.youtube.com/watch?v=zX5stpKKzu4 Concludendo: il consiglio principale rimane quello di leggere il libro di
Costanza Miriano "Sposati e sii sottomessa. Pratica estrema per donne
senza paura". Un bestseller che merita davvero di essere letto (...e regalato!).
DOSSIER "LETTERE ALLA REDAZIONE" Le risposte del direttore ai lettori Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: Redazione di BastaBugie, 27/06/2011
10 -
OMELIA XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A - (Mt 11,25-30)
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 3 luglio 2011)
La pagina del Vangelo di questa domenica è un'autentica perla preziosa. Per comprenderla e assaporarla come si deve, dobbiamo a lungo meditarla e dobbiamo farci piccoli nell'umiltà. Gesù ce lo fa capire chiaramente con queste sublimi parole: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25). Vogliamo essere anche noi tra questi piccoli, ai quali sono dischiuse le ricchezze del Vangelo. Lo saremo se imiteremo Gesù, il quale ci dice: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). L'umiltà e la mitezza aprono il nostro cuore alla Sapienza di Dio. Con questo commovente rendimento di lode al Padre, Gesù ci fa entrare nel segreto più profondo del suo Cuore e ci fa comprendere quelle che sono le sue preferenze. Egli predilige i piccoli, i poveri e gli umili, che accolgono con semplicità la dottrina del Vangelo, e così vengono premiati con la rivelazione dei misteri del Regno dei Cieli. Vero sapiente non è colui che sa molte cose, ma colui che comprende l'unica cosa veramente importante, anzi fondamentale per la nostra vita, ovvero la nostra totale dipendenza da Dio. Siamo stati creati per conoscere, amare e servire Dio; e, senza di Lui, noi siamo come un ramo distaccato dall'albero, destinato a seccare. Chi è mite ed umile di cuore sente una attrattiva irresistibile per le dolci parole di Gesù, il quale ci invita ad andare a Lui senza timore, per trovarvi il ristoro: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28). Dove potremo trovar riposo se non presso il Signore? Gesù stesso diceva a santa Margherita Maria Alacoque riguardo a tutti i devoti del suo divin Cuore: «Li consolerò nelle loro pene». Il Cuore di Gesù, trafitto per i nostri peccati, è la fonte purissima della grazia, che disseta l'arsura del nostro cuore. Questa fonte è stata aperta dalla lancia di Longino e continua a riversare su di noi fiumi di misericordia. Questa fonte che ci ristora dalle nostre fatiche, non è lontana da noi: la troviamo in chiesa, presso ogni Tabernacolo dove è custodito il Santissimo Sacramento dell'Altare. È lì che Gesù ci aspetta. L'umile di cuore avverte chiaramente questo invito e non indugia. Il superbo, al contrario, vaga per le strade di questo mondo, ansimante e agitato, e non riesce a trovare riposo. Se si comprendesse davvero che Gesù ci aspetta per farci grazia, non lo faremmo attendere così tanto e non lo lasceremmo solo nelle nostre chiese. Come una fonte limpida e tranquilla ristora il viandante che da lungo tempo cammina; così la Presenza eucaristica di Gesù dona a noi sempre nuove energie per affrontare il peso della giornata, serenamente, con la pace nel cuore. Il nostro divin Maestro ci dice infatti: «Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me [...]. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero» (Mt 11,29-30). La nostra croce diviene leggera se staremo vicini a Gesù e se attingeremo alla fonte sempre aperta del suo Cuore trafitto. Quando ci sentiamo oppressi e sfiniti per il carico che grava sulle nostre spalle, andiamo da Gesù. Anche se ci sembrerà di non riuscire a pregare e di perdere il nostro tempo, non scoraggiamoci; anche se ci sembrerà di aver un cuore di pietra, rimaniamo vicini a Gesù: le pietre al sole si arroventano; così i nostri cuori alla presenza di Gesù Eucaristia si scalderanno un po' per volta e si trasformeranno. Gesù diceva a santa Margherita: «Ecco il Cuore che ha tanto amato gli uomini, che nulla a risparmiato fino a consumarsi per manifestare loro il suo amore; eppure in ricambio, io non ricevo, dalla maggior parte, che ingratitudini con irriverenze e sacrilegi». Queste parole devono scuoterci dal nostro torpore e devono farci comprendere che Gesù rimane nei nostri Tabernacoli per amore nostro, e noi siamo tenuti a ricambiare questo immenso amore del nostro Salvatore. A santa Margherita, Gesù disse che san Francesco d'Assisi era stato il Santo più vicino al suo Cuore, colui che lo aveva di più amato. San Francesco volle essere infatti perfetto imitatore della povertà e dell'umiltà del Figlio di Dio. Così, vivendo in povertà e umiltà, il Poverello di Assisi entrò nel Cuore di Gesù per mai più uscirvi. Egli, che aveva in orrore la superbia, diceva: «Mai dobbiamo desiderare di essere sopra gli altri, ma anzi dobbiamo essere servi e soggetti ad ogni umana creatura per amore di Dio» (FF 199). San Francesco non si limitava soltanto a dire queste belle parole ma, per primo, le voleva mettere in pratica. Con piena convinzione, egli si riteneva l'ultimo di tutti e il servo di tutti, per questo motivo fu il Santo più vicino al Cuore di Gesù. Come quando sotto il sole cocente, istintivamente cerchiamo l'ombra; così l'anima umile, di fronte alle vanità di questo mondo, ricerca il silenzio e il nascondimento. Impariamo anche noi da Gesù e ripetiamo spesso durante la giornata: "Gesù, mite ed umile di cuore, rendi il nostro cuore simile al tuo". Solo così potremo trovare ristoro per le nostre anime.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 3 luglio 2011)
BastaBugie è una selezione di articoli per difendersi dalle bugie della cultura dominante: televisioni, giornali, internet, scuola, ecc. Non dipendiamo da partiti politici, né da lobby di potere. Soltanto vogliamo pensare con la nostra testa, senza paraocchi e senza pregiudizi! I titoli di tutti gli articoli sono redazionali, cioè ideati dalla redazione di BastaBugie per rendere più semplice e immediata la comprensione dell'argomento trattato. Possono essere copiati, ma è necessario citare BastaBugie come fonte. Il materiale che si trova in questo sito è pubblicato senza fini di lucro e a solo scopo di studio, commento didattico e ricerca. Eventuali violazioni di copyright segnalate dagli aventi diritto saranno celermente rimosse.