BastaBugie n�205 del 12 agosto 2011

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1 IL GOVERNO ITALIANO LIBERALIZZA IL POKER VIA INTERNET: COSI' IL GIOCO D'AZZARDO DIVENTA NAZIONALPOPOLARE
I professionisti dell'imbroglio potranno spennare molti polli ridotti ad automi in preda al demone del gioco
Autore: Mario Palmaro - Fonte: La Bussola Quotidiana
2 GARANTIRE LA SEPOLTURA DI TUTTI I BAMBINI NON NATI E' UNA BATTAGLIA DI CIVILTA'
Avere un luogo dove reincontrare il bambino abortito è una possibilità importante per la donna di elaborare il suo lutto
Fonte: Il Sussidiario
3 TERZA BOCCIATURA DEL PROGETTO DI LEGGE CHE PREVEDEVA UN'AGGRAVANTE PER I REATI DI OMOFOBIA E TRANSFOBIA
Il cristianesimo ha introdotto una novità nella storia e cioè che tutti hanno uguale dignità: uomini e donne, vecchi e giovani, bambini prima e dopo la nascita, ricchi e poveri; invece con queste ''nuove'' leggi si reintroducono le differenze per cui qualcuno è più uguale degli altri
Autore: Marco Invernizzi - Fonte: La Bussola Quotidiana
4 E' INSOPPORTABILE CHE SI SIA FATTO PASSARE IL FOLLE ASSASSINO NORVEGESE PER UN CRISTIANO: CRISTIANE SEMMAI SONO LE SUE VITTIME
E ci si dovrebbe sempre chiedere se chi parla ha i titoli per dare lezioni ai cristiani, se il passato politico o ideologico da cui viene glielo consente
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
5 SPAGNA: LA GMG E' GIA' NEL MIRINO DEI SOLITI MEZZI DI COMUNICAZIONE LAICISTI
Eppure non costerà nemmeno un euro ai cittadini spagnoli in quanto totalmente autofinanziata ed anzi porterà vantaggi all'economia iberica
Autore: Julio Gòmez - Fonte: La Bussola Quotidiana
6 PICCHIATO UN PARROCO NELLA DIOCESI DI FIRENZE PERCHE' AVEVA INIZIATO AD ELIMINARE GRADUALMENTE GLI ABUSI LITURGICI (E LA MESSA DI SAN PIO V NON C'ENTRA)
Aveva ripreso a celebrare la Messa sull'altare anziché sul tavolino del predecessore, eliminati i canti non consoni recuperando quelli in latino ed invitato i fedeli a comunicarsi in ginocchio e sulla lingua, seguendo l'esempio di Benedetto XVI
Autore: Dante Pastorelli - Fonte: Coordinamento Toscano Benedetto XVI
7 E NAPOLITANO DISSE: PANNELLA SANTO SUBITO
Eppure Marco Pannella è pure ineleggibile al Parlamento italiano poiché è interdetto a candidarsi al parlamento per aver venduto droga in violazione della legge
Autore: Mario Palmaro - Fonte: La Bussola Quotidiana
8 NOI PECCATORI CON L'ORGOGLIO DI ESSERE CATTOLICI
Questa Chiesa la difendiamo con le unghie e coi denti, orgogliosi di esserne parte, perché nella nostra battaglia contro il male sta con noi
Autore: Costanza Miriano - Fonte: www.costanzamiriano.wordpress.com
9 COMPITI DELLE VACANZE: ECCO IL MODO MIGLIORE PER FARLI
Tenute salve, durante le ferie dei genitori, due o tre settimane di assoluto riposo, nelle restanti lo studente si mantiene in allenamento studiando
Autore: Erminio Riboldi - Fonte: La Bussola Quotidiana
10 OMELIA XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A - (Mt 15,21-28)
Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
11 OMELIA PER LA SOLENNITA' DELL'ASSUNZIONE - ANNO A - (Mt Lc 1,39-56)
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - IL GOVERNO ITALIANO LIBERALIZZA IL POKER VIA INTERNET: COSI' IL GIOCO D'AZZARDO DIVENTA NAZIONALPOPOLARE
I professionisti dell'imbroglio potranno spennare molti polli ridotti ad automi in preda al demone del gioco
Autore: Mario Palmaro - Fonte: La Bussola Quotidiana, 25/07/2011

Un po' di poker per tutti. Nei giorni scorsi un decreto del governo ha stabilito che si possono puntare soldi – e soldi veri, non quelli del Monopoli – giocando a poker sulla rete internet. E insieme al poker, arrivano anche altri giochi d'azzardo. Come tutti i provvedimenti che liberalizzano il male, anche in questo caso lo Stato ostenta il suo lato materno dettando qualche limite: c'è un tetto alla cifra che ogni utente può lasciare sul tavolo. Ma, a parte questa pietosa pecetta, resta la svolta epocale: incoraggiare la gente a spendere tempo e denaro nel gioco d'azzardo, cavandoci sopra dei soldi attraverso le tasse.
Il fenomeno aveva da molto tempo una sua legittimazione attraverso le Case da Gioco legali. Ma c'è una bella differenza fra la creazione di luoghi fisici per permettere di giocare con la roulette o il poker, e la possibilità di fare la stessa cosa collegandosi da casa propria o dall'ufficio. La stessa differenza che passa fra l'esistenza delle "case chiuse", e la possibilità di accedere alla pornografia con un semplice clic.
Una volta il poker era un fenomeno esclusivamente cinematografico: faceva parte dell'arredamento nei vecchi saloon dei film western, dove c'era sempre qualche sfida epica al tavolo da gioco, ravvivata da qualche sparatoria finale per punire il solito baro. D'accordo, anche nel mondo reale c'era qualcuno che "giocava i soldi". Ma si trattava di una minoranza esigua, costretta a fare le ore piccole in ambienti non sempre raccomandabili, e colpita da una solida e diffusa riprovazione sociale. Insomma: il poker non era cosa per gente normale.
Oggi ci risvegliamo in un'Italia profondamente trasformata anche sotto questo profilo: è arrivato il poker nazionalpopolare. Da qualche annetto si è cominciato a vedere in tv o sui siti dei quotidiani nazionali una singolare attenzione dei mass media per il fenomeno: rubriche, cronache "sportive", trasmissioni sull'argomento, corsi on line per imparare tutti i segreti del gioco. Una stranezza che aveva il suo perché: introdurre quanta più gente possibile al poker. E a giocare soldi, facendo la fortuna di qualcun altro.
E' facile notare che anche in questo caso il cambiamento dei costumi non segue una sua spontanea e ingovernabile direttrice, ma viene sapientemente orientato da chi si vuole arricchire sui vizi della gente. Costumi e consumi vanno di pari passo, e la società liberale – che non ha costruito gulag e campi di sterminio – rivela il suo volto inquietante e totalitario proprio in questa forma di sottile, terribile manipolazione delle coscienze. Ovviamente, tutti rimangono liberi di continuare a giocare a scopone e a tresette e di ignorare il poker on line. Però, intanto il sistema offre nella enorme vetrina di Internet un nuovo, appetitoso, prodotto. Un prodotto che solo fino a qualche decennio fa sarebbe stato rigettato come profondamente, intrinsecamente immorale, in base a un ragionamento molto semplice, che riprendiamo da una vecchia Filotea, di quelle che usavano le nostre nonne, nei tempi in cui le nonne non leggevano Novella 3000. Il gioco d'azzardo – spiegava il libro di preghiere – è moralmente illecito perché – checché se ne dica - non si fonda sulla bravura dei protagonisti, ma sulla fortuna. E la fortuna, nell'azzardo, non c'entra nulla con la Provvidenza. Ognuno deve guadagnarsi il necessario per vivere con il suo lavoro, e non con mezzucci ed espedienti di vario genere. Senza dire che nel poker, e soprattutto in quello on line, si annidano sempre i furbacchioni e i profittatori. Ed è qui, nei grandi numeri della rete, che i professionisti dell'imbroglio potranno fare caccia grossa, e spennare un gran numero di polli.
Ovviamente, oltre a questa lineare e semplice constatazione, si deve aggiungere che l'azzardo apre nella vita di moltissime persone una voragine terribile: quella che deriva dalla possibilità, tutt'altro che remota, di perdere un sacco di soldi sul tavolo verde. Giocare soldi significa fare debiti, e fare debiti significa diventare schiavi.
Ma alla società liberale fanno comodo uomini-schiavi. Schiavi dei loro vizi, delle loro passioni, delle cattive abitudini che trasformano una singola esperienza innocente in una droga di cui non si può fare a meno. Un rapporto Eurispes rivela che in Italia ci sono almeno 700.000 individui patologicamente dipendenti dal gioco d'azzardo online, la stragrande maggioranza dei quali è un adulto maschio over-40. Nel solo 2010 il numero di giocatori è aumentato di quasi il 30% ed è destinato a salire. Ora, di fronte a uno scenario così inquietante, una società sana interverrebbe per impedire una condotta che riduce la gente ad automi in preda al demone del gioco. O, quanto meno, non farebbe nulla per incentivarlo. Ma il famoso stato laico e secolarizzato è tutt'altro che neutrale. Predica un'idea di libertà basata sull'autodeterminazione del singolo: ogni atto che è voluto da un individuo è, per ciò stesso, morale. Che poi le conseguenze di questo atto siano devastanti per lui, per la sua donna, per i suoi figli, non importa. La scelta è già etica. E' da questa stessa radice che si dipartono i rami contorti e orribili dell'aborto, del diritto al suicidio e all'eutanasia, e, appunto, del diritto a rovinarsi giocando soldi. L'infaticabile Tentatore osserva soddisfatto lo spettacolo di un'umanità resa indifesa di fronte a qualunque lusinga.
Se mai il diavolo ha una casacca, il suo sponsor deve essere un breve, interrogativo slogan: "Che male c'è?" La stessa domanda che si fanno gli uomini prima di iniziare la loro prima partita a poker on line.

Fonte: La Bussola Quotidiana, 25/07/2011

2 - GARANTIRE LA SEPOLTURA DI TUTTI I BAMBINI NON NATI E' UNA BATTAGLIA DI CIVILTA'
Avere un luogo dove reincontrare il bambino abortito è una possibilità importante per la donna di elaborare il suo lutto
Fonte Il Sussidiario, 29/07/2011


"Una violenza psicologica sulle donne". E ancora: "Scelta ideologica di natura religiosa a danno della salute della donna". Sono le critiche mosse da esponenti del sindacato Fp-Cgil Medici dopo la notizia del protocollo di intesa approvato con delibera del 22 luglio scorso tra l'Azienda Ospedaliera S. Anna e San Sebastiano di Caserta e l'Associazione Difendere la vita con Maria, con sede a Novara. In che cosa consiste questo protocollo? Il fine è quello di garantire la sepoltura di tutti i "bambini non nati", in pratica i feti abortiti. Nei fatti, a Caserta, verrà disposto nel cimitero comunale uno spazio apposito dove seppellire i bambini non nati. Sulla polemica è intervenuto anche il sottosegretario Roccella, che parla "scelta di civiltà e umanità". Di fatto, in Italia esistono già regolamentazioni analoghe, ad esempio quella della Regione Lombardia che risale al 2007 che chiede alle direzioni sanitarie di informare i genitori della possibilità di seppellire i feti di età inferiore alle 20 settimane. In caso di mancanza di richiesta da parte dei genitori, si provvede ugualmente alla sepoltura in un'area riservata dei cimiteri. IlSussidiario.net ha raggiunto il neonatologo Carlo Bellieni per un commento.
PROFESSOR BELLIENI, COME MAI TANTE POLEMICHE? IN MERITO NEL NOSTRO PAESE ESISTE UNA NORMATIVA CHIARA...
Assolutamente sì. Esistono nel nostro Paese leggi che tutelano il dritto prima di tutto per le donne che lo richiedono alla sepoltura del bambino morto prima di nascere. Il fatto poi di genitori che non richiedono di seppellire tali bambini morti per aborto volontario e voler farlo lo stesso, è un atto di umana pietà che sicuramente tutela il diritto di chi è deceduto di avere una degna sepoltura e di non essere trattato come un rifiuto. L'alternativa infatti per il bambino morto prima di nascere è di essere gettato via, e gettare via un corpo umano non è accettabile.
LE CRITICHE A TALE INIZIATIVA SONO MOTIVATE DA ACCUSE DI "VIOLENZA PSICOLOGICA SULLA DONNA".
Davanti alla critica di fare del terrorismo, violenza sulle donne, appare evidente che chi dice questo sottovaluta fortemente le donne. Perché se si dice che la donna quando abortisce fa una scelta decisa, sicura e autonoma e poi quando si tratta di vedere effettivamente quello che ha fatto, quindi guardare in faccia la realtà, questa donna che prima era autonoma adesso improvvisamente diventa pavida e incapace di accettare la realtà, c'è qualcosa che non va. O la donna è libera e autonoma sempre, oppure non aveva chiaro cosa sta veramente facendo quando abortisce.
PUÒ SPIEGARE MEGLIO QUESTO PASSAGGIO?
Se si è certi che quando si abortisce si getta via del materiale inerte, perché preoccuparsi se qualcuno vuole che non venga buttato con la spazzatura ma seppellito? Se invece non si è certi, bisognerebbe semmai riflettere, non "far finta che". Negli Stati Uniti ad esempio in molti Stati alla donna prima che abortisca le viene mostrata una ecografia in cui si vede bene il bambino che ha in pancia, in modo che sappia quello che sta per fare.
 CHI CRITICA QUESTA POSSIBILITÀ DI SEPPELLIMENTO PARLA ANCHE DI FORZATURA IDEOLOGICA RELIGIOSA NELLA SALUTE DELLE DONNE.
Chiariamo questo: per legge oggi è già possibile avere il seppellimento dei feti nati morti o abortiti se i genitori lo richiedono. Se invece il genitore non richiede il seppellimento, allora farlo ugualmente è un fatto di umana pietà indipendentemente dalle credenze religiose perché non contrasta con la libertà della donna. Ma se invece pensiamo che contrasta con la sua libertà, allora la stiamo ingannando.
NEGARE LA POSSIBILITÀ DI SEPPELLIRE I FETI SEMBRA VOLER NEGARE A TUTTI I COSTI L'EVIDENZA DI CIÒ CHE SI È ABORTITO: NON MERITA L'ABORTO PERCHÉ NON ERA VITA UMANA.
Il fatto di avere un luogo dove reincontrare il bambino abortito è una possibilità molto importante per la donna di elaborare il suo lutto. Questa cosa è suggerita da studi psichiatrici che non hanno nulla di religioso. Esiste una approfondita letteratura scientifica che dimostra i drammi psichiatrici a cui va incontro la donna che ha aborrito, e non c'entra aver seppellito il feto o no. E' dimostrato scientificamente che la donna che ha abortito in modo volontario va incontro a maggiori problemi psichiatrici come la depressione della donna che ha perso il bambino spontaneamente. E' un inganno per la donna quando si nega il lutto. Allora sì crescono veramente i fantasmi. Voler negare di aver eliminato il figlio non fa bene alla mente della donna, non si tratta di discutere di diritti o meno, ma dire la verità o no alla donna, e la verità va sempre detta. Se qualcuno le dice che non era un bambino, non era un essere umano vivente, le donne che ben capiscono alla fine hanno una reazione purtroppo veramente grave.

Fonte: Il Sussidiario, 29/07/2011

3 - TERZA BOCCIATURA DEL PROGETTO DI LEGGE CHE PREVEDEVA UN'AGGRAVANTE PER I REATI DI OMOFOBIA E TRANSFOBIA
Il cristianesimo ha introdotto una novità nella storia e cioè che tutti hanno uguale dignità: uomini e donne, vecchi e giovani, bambini prima e dopo la nascita, ricchi e poveri; invece con queste ''nuove'' leggi si reintroducono le differenze per cui qualcuno è più uguale degli altri
Autore: Marco Invernizzi - Fonte: La Bussola Quotidiana, 28/07/2011

Non è vero che non ci siano mai "buone notizie" nella nostra Italia di oggi, così malandata da tanti punti di vista. La nuova bocciatura, il 26 luglio, del progetto di legge (293 sì contro 250 no e 21 astenuti) che prevedeva un'aggravante per i reati di omofobia e transfobia è una buona notizia.  Per diversi motivi.
Intanto perché ferma per la terza volta un progetto di legge che era orientato non tanto a "proteggere" una categoria, omosessuali e transessuali, ma a riconoscere l'omosessualità e la transessualità come qualcosa di particolarmente prezioso, che deve essere prima "normalizzato" e poi addirittura valorizzato. In sostanza, la posta in gioco non era e non è impedire violenze contro gli omosessuali (bastano le leggi vigenti), ma affermare che ogni orientamento sessuale ha identico valore, e gridare allo scandalo ogniqualvolta qualcuno afferma, come fa il Catechismo della Chiesa Cattolica, per esempio, che gli atti omosessuali sono oggettivamente disordinati (nn. 2357-2359). Insomma, era abbastanza evidente che questo progetto di legge avrebbe dovuto preludere al riconoscimento pubblico del matrimonio gay e all'adottabilità per legge di figli da parte di coppie omosessuali. Soprattutto, quanto accaduto era una delle manifestazioni di una grande battaglia culturale che attraversa da secoli tutto l'Occidente fra chi afferma e chi nega l'esistenza di una legge naturale. Soltanto se abbiamo presenti le caratteristiche di questa grande battaglia culturale possiamo comprendere il valore di quanto avvenuto in Parlamento con la bocciatura del progetto di legge sull'omofobia. Perché se esiste una natura, esiste una legge universale uguale per tutti, esiste un modello di famiglia, esiste un diritto sacro alla vita per ogni essere umano, che sia all'inizio o al termine del suo cammino. Ma se non esiste una natura creata, che si manifesta anche attraverso la sessualità, allora tutto è veramente possibile e ogni desiderio dell'uomo deve essere autorizzato e valorizzato, perché non esiste più né vero né falso, né bene né male.
Ora, avere fermato questo itinerario, non per sempre certamente ma su un punto importante, è stata una entusiasmante e importante vittoria della cultura della vita e della famiglia.  Però, bisogna anche aggiungere, se ne sono accorti in pochi. Non solo le forze politiche della maggioranza di centro-destra non si sono prodigate in gesti di soddisfazione, ma gli stessi quotidiani del centro-destra sono sembrati quasi intimiditi di fronte alla vittoria parlamentare, come se dovessero giustificare il fatto di avere assunto posizioni di questo tipo.
Gli interventi di Giancarlo Loquenzi su il Giornale e di Giordano Tedoldi su Libero a commento della bocciatura certamente non lasciano trasparire il risentimento e la rabbia di altri quotidiani laicisti per un provvedimento qualificato come oscurantista, ma sembrano quasi intimoriti dalla vittoria, preoccupati dei diritti dei gay e lontani dall'aver compreso la portata culturale e morale dello scontro. Ma vi è chi onestamente possa ancora pensare che oggi in Italia è minacciato il diritto di essere omosessuale e di vivere apertamente questa condizione?  
Inoltre, la bocciatura in Parlamento ha evidenziato l'esistenza di una maggioranza politica più estesa della stessa maggioranza governativa. Non è un successo da sottolineare? Non è importante ricordare che sui principi non negoziabili la maggioranza si allarga all'Udc, anche se perde il sostegno dell'on. Santo Versace, assiste all'incomprensibile astensione dell'on. Claudio Scajola e a quella, prevedibile dopo aver sponsorizzato il progetto, del ministro Mara Carfagna? Non è importante affermare che il governo si sa compattare quando sono in gioco i valori fondamentali della nostra civiltà, così come avvenne per tentare di difendere la vita di Eluana?
Invece purtroppo questo non accade e riappare con evidenza la debolezza culturale delle forze politiche del centro-destra e del loro retroterra informativo. Una debolezza che potrebbe nascere dall'esistenza di orientamenti culturali diversi all'interno di partiti e giornali, oppure dalla mancanza di personale adeguato a condurre questa battaglia di idee più che di scontro di poteri, oppure per altri motivi che non conosciamo. Ma certamente questa debolezza esiste ed è un problema. Essa non permette neppure di utilizzare come boccate di ossigeno in un periodo particolarmente avaro di soddisfazioni per la maggioranza quelle vittorie che pure arrivano, ogni tanto. Siamo tra i pochi Paesi europei che sono riusciti a impedire l'introduzione di una legge che avrebbe discriminato la maggioranza eterosessuale del Paese e avviato un ulteriore passaggio contro il matrimonio e la famiglia. Siamo riusciti a mandare un messaggio importante agli abitanti di tutta Europa: in Italia il matrimonio è cosa di un uomo e di una donna. Punto. Dovrebbe essere un motivo di fierezza e di orgoglio, non di atteggiamenti preoccupati e sempre sulla difensiva.

Fonte: La Bussola Quotidiana, 28/07/2011

4 - E' INSOPPORTABILE CHE SI SIA FATTO PASSARE IL FOLLE ASSASSINO NORVEGESE PER UN CRISTIANO: CRISTIANE SEMMAI SONO LE SUE VITTIME
E ci si dovrebbe sempre chiedere se chi parla ha i titoli per dare lezioni ai cristiani, se il passato politico o ideologico da cui viene glielo consente
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 26/07/2011

E' insopportabile che, per superficialità o frettolosità, si sia fatto passare il folle assassino norvegese per un "cristiano". Cristiane semmai sono le sue vittime ("non potevo nuotare, i vestiti mi trascinavano... ho pregato, pregato, pregato" ha riferito Roset, uno studente liceale).
In odio all'Islam peraltro ha ucciso dei cristiani.
Non si può e non si deve uccidere nessuno, chiunque esso sia. Questa è la base del cristianesimo. Non ci voleva tanto a capire che l'universo spirituale e morale di Anders Breivik è all'opposto del cristianesimo.
Perché mai dunque definirlo "cristiano"? Perché lui si definiva "cristiano culturale"? Beivik si diceva anche "massone", essendo affiliato – a quanto pare – a una loggia di Oslo (del resto ricava dalla letteratura esoterica i suoi deliranti riferimenti a templari e cose simili).
Ma i mass media non l'hanno presentato come un massone e han fatto bene, perché sarebbe del tutto demenziale stabilire qualsiasi rapporto fra la foto vestito da massone e le sue gesta assassine. Non c'entra niente la massoneria, come non c'entra la Chiesa. Ne siamo tutti vittime.  
Nel suo delirante testo infatti ha inveito minacciosamente contro Benedetto XVI che – secondo costui – "dev'essere considerato un papa codardo, incompetente, corrotto e illegittimo".
Ci sono anche delle stranezze che incuriosiscono, riferite da Massimo Introvigne, un vero esperto, secondo cui il folle librone di Anders Breivik sarebbe stato "postato su Internet il 23 luglio" da persone che appartengono a gruppi che hanno Satana fra le loro simpatie.
Non che c'entrino nulla costoro con i fatti norvegesi. Ma per dire che è tutto molto confuso, come le idee nella testa del folle. Basti dire che pur evocando i deliri nazistoidi, nei suoi scritti si presenta – dice Introvigne – come "sostenitore d'Israele".
Sedicente sostenitore, aggiungo io (ma con quali intenzioni doppie?). Così come sbandiera i templari medievali e il cristianesimo e poi attacca il Papa.
Ce n'è abbastanza per capire che il terrorista ha assemblato confusamente riferimenti culturali e politici contraddittori senza alcun senso e alcuna serietà, per dare un rivestimento alle sue paranoie a alla sua follia omicida.
Nella realtà esiste il mistero del Male che si agita nei meandri della psiche e questo caso – ha scritto Claudio Magris – ricorda piuttosto criminali alla Landru e come Jack lo squartatore "piuttosto che gli assassini dell'Italicus o di Piazza Fontana". Magris conclude: "sarebbe infame usarlo per infangare l'uno o l'altro movimento politico".  
Per tutto questo mi è apparso assai triste e ingiusto l'uso della parola "cristiano" fatto con superficialità dai media. Aggiungo un caso particolare.
Mi spiace che domenica scorsa, in un quadro ancora così confuso, Michele Serra, nella sua rubrica sulla Repubblica, sia corso a ricamare frettolosamente sull'arbitraria qualifica di "cristiano" del criminale per dare addosso ai "fanatici di tutte le religioni".
In sostanza, per Serra, "il biondo nazi-cristiano di Oslo è uguale all'attentatore islamista che è uguale all'ultrà sionista assassino di Rabin". Ognuno di costoro è malato della "paranoia di chi si sente chiamato da Dio a purificare il mondo, e vede nella morte degli altri lo strumento di questa purificazione".
Serra è un giornalista intelligente perciò è capace di accorgersi da solo della superficialità di questo fare un fascio di fenomeni così abissalmente diversi.
E spero che voglia anche rendersi lealmente conto di quanto sia infondato e inaccettabile accreditare l'assassino norvegese come "cristiano".
Concordo ovviamente con la sua condanna di ogni "fanatismo religioso", ma il caso di Oslo è di tutt'altra natura. Casomai è un fanatismo ideologico. All'antitesi dello spirito religioso.
Guardiamoci dalle frettolose semplificazioni. Nel ricorso agli stereotipi e al rassicurante anatema del Nemico, identificato banalmente nel "fanatismo religioso", si rischia di trasformare la religione tout court nel capro espiatorio.
In realtà – come si è visto – l'assassino non sta per nulla dentro i granitici schemi ideologici che Serra si è costruito o ha ereditato dal suo passato. Certamente non in quello dell' "uomo religioso".
Del resto le mitologie naziste sono l'esatta antitesi del cattolicesimo. Se Serra si fosse letto "Il mito del XX secolo" di Rosenberg – manifesto ideologico del nazismo – lo saprebbe.
Coinvolgere la parola "cristiano" nel massacro del norvegese sarebbe come guardare con sospetto gli incolpevoli Stuart Mill o Kafka per il fatto che sono stati citati o letti o apprezzati dal criminale. O dare un qualche senso al fatto che prediligesse l'agricoltura e la campagna o i videogiochi.
Mi pare evidente che la follia umana non stia dentro gli schemi delle ideologie. E la frettolosità con cui Serra, sabato scorso, ha comodamente sistemato i fatti norvegesi nei suoi scaffali ideologici preconfezionati mostra che una certa intelligentsia non è interessata a capire la complessità del mondo.
Né il mistero del Male. Né il mistero della natura umana. E non si rende conto di quanto la scristianizzazione apra proprio il vaso di pandora dei demoni.
Dovremmo tutti esigere da noi stessi apertura mentale, serietà, desiderio di capire. E dovremmo liberarci dei pregiudizi (a cominciare dal pregiudizio anticattolico) per denunciare i pregiudizi altrui.
C'è poi un "dettaglio" che vorrei segnalare a Serra.
L'orrore nel Novecento, il più terrificante della storia, è stato prodotto non dal cristianesimo (che anzi ha subito un bagno di sangue mostruoso, con milioni di martiri). Né da altre religioni. Ma è stato prodotto dalle ideologie atee e totalitarie.
Dunque prima di puntare il dito sulle "religioni" e in particolare sul cristianesimo (e specialmente sul cattolicesimo) si dovrebbe sempre ricordare cosa è accaduto.
E ci si dovrebbe sempre chiedere se si hanno i titoli per dare lezioni ai cristiani, se il passato politico o ideologico da cui si viene lo consente.
Per esempio, credo che sarebbe decente per chi è stato comunista evitarlo. Visto quello che il comunismo ha fatto ai cristiani...
Del resto tuttora ci sono regimi comunisti persecutori e carnefici dei cristiani (e di altri gruppi religiosi), vittime della bestiale violenza dell'ideologia. E' un olocausto silenzioso che viene tranquillamente ignorato da media e intellettuali del pensiero unico.
Un ultimo dettaglio. La pulsione alla "purificazione" del mondo – così ben descritta da Serra – è la cifra esatta delle ideologie del novecento, a cominciare da quella marxista, che sono di ascendenza gnostica (consiglierei di leggere Erich Voegelin, Il mito del mondo nuovo).
Tempo fa su "Mondoperaio" uscì un bel saggio di Luciano Pellicani proprio sui tic verbali del comunismo e del nazismo votati alla "disinfestazione" del mondo, alla "profilassi sociale" e alla "bonifica".
C'è pure qualche pagina agghiacciante di "Arcipelago Gulag" che mostra appunto questo orizzonte "depuratore" del comunismo (che emerge nelle categorie usate per la repressione dei lager: la "purga", il "pidocchio", l' "infezione").
E' un istinto gnostico-settario e millenarista, quello della violenta "purificazione del mondo", che il cattolicesimo non ha mai avuto (vedi "La città di Dio" di s. Agostino).
Il cattolicesimo, che conosce bene la parabola della zizzania e del grano, predica la drammatica convivenza in tutti di male e di bene e annuncia l'amore per il nemico, il perdono, la continua possibilità di rialzarsi e l'indomita accoglienza del peccatore.
Infatti il mondo intellettuale laico accusa spesso il cattolicesimo di tacita connivenza con l'impuro, con il corrotto, con il peccatore, mentre elogia il presunto rigorismo protestante.
Ma è destino della Chiesa essere sempre accusata di una cosa e del suo opposto. Anche oggi è così.

Fonte: Libero, 26/07/2011

5 - SPAGNA: LA GMG E' GIA' NEL MIRINO DEI SOLITI MEZZI DI COMUNICAZIONE LAICISTI
Eppure non costerà nemmeno un euro ai cittadini spagnoli in quanto totalmente autofinanziata ed anzi porterà vantaggi all'economia iberica
Autore: Julio Gòmez - Fonte: La Bussola Quotidiana, 02/08/2011

A circa due settimane dalla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid, le diocesi spagnole sono in fibrillazione per i preparativi di quello che sarà uno degli eventi destinati a segnare profondamente la Chiesa e la società spagnola. Più di 400.000 giovani,  30.000 religiosi, 750 vescovi e 22.500 volontari si apprestano a vivere l'evento incentrato sul tema "Radicati i Cristo e saldi nella fede". (cfr. Col 2,7)
Da tempo la Santa Sede ha reso pubblico il programma dell'evento e gli appuntamenti di Benedetto XVI in terra spagnola: più di 72 ore, tre  omelie, nove discorsi e tanti incontri significativi. Il Santo Padre sarà ricevuto anche dal premier spagnolo, José Luis Rodríguez Zapatero e dal re Juan Carlos I. I due grandi appuntamenti presieduti dal Papa si celebreranno nell'aerodromo di Cuatro Vientos, dove avrà luogo la veglia di preghiera la notte del sabato 20 agosto, e l'eucarestia conclusiva di domenica 21. Nei giorni dell'evento, i vescovi partecipanti impartiranno le catechesi in più di 30 lingue diverse, nelle 250 parrocchie. (...)
Nel corso della presentazione ufficiale della GMG 2011 in Vaticano, il cardinale Stanislaw Rylko ha sottolineato: "La Chiesa spagnola, presentandosi all'evento, ha potuto riscoprire i suoi valori spirituali, normalmente nascosti o invisibili all'osservatore superficiale". La scelta di celebrare la GMG per la seconda volta in Spagna, dopo quella del 1989 a Santiago de Compostela, richiama alla necessità di ritrovare le radici cristiane d'Europa.
Le diocesi spagnole intanto, stanno mettendo in campo le migliori risorse per coinvolgere giovani in questo grande evento di fede, in tempi per niente facili in Spagna in cui il laicismo e l'indifferenza religiosa sembrano farla da padroni.
La preparazione alla giornata non è stata soltanto materiale, ma anche spirituale. Nel corso dell'ultimo anno scuole, parrocchie, e gruppi giovanili hanno contribuito alla formazione dei ragazzi attraverso diversi incontri di preghiera e formazione. Una delle iniziative più interessanti e senz'altro di grande impatto è stata quella di un gruppo di giovani della Navarra che hanno realizzato una serie di film brevi, intitolati "GMG Young Answers", in cui viene proposta la visione della Chiesa su temi molto dibattuti in versione giovane, con uno stile semplice e diretto. Il successo non si è fatto attendere: in meno di un mese i video hanno ricevuto più di 60.000 visite, tanto da diventare notizia nei principali telegiornali e addirittura meritarsi in replica una parodia anticlericale e laicista. (...)
La Giornata Mondiale della Gioventù è finita inoltre nel mirino di gruppi lacisti e anticlericali, l'argomento usato è di tipo economico: in tempi di crisi occorre ridurre le spese. Osservazioni cui ha risposto Fernando Giménez Barriocanal, direttore finanziario dell'evento: "La GMG ha un costo zero per il contribuente e non costerà nulla alle cariche pubbliche. Anzi, crediamo che porterà entrate per più di 100 milioni di euro, oltre alla promozione di Madrid e della Spagna". Yago de la Cierva, direttore esecutivo, ha aggiunto: "Il 70% delle spese saranno pagate dai pellegrini iscritti e il 30% rimanente dalle aziende collaboratrici. La GMG è stata ritenuta dal Governo come un avvenimento di eccezionale interesse pubblico, e perciò gli sponsor otterranno benefici fiscali". In totale, circa 55 milioni di euro che si autofinanzieranno al 100%. Le amministrazioni locali, regionali e nazionali infine collaboreranno per le spese di sicurezza e accoglienza, cosa che può ottenere qualunque organizzazione semplicemente chiedendo allo Stato.  "I cattolici non sono né privilegiati, né cittadini di seconda classe", ha ricordato Barriocanal.

Nota di BastaBugie: Per vedere dei bei filmati sulla GMG ti consigliamo: www.timone.splinder.com/tag/gmg+2011+in+spagna

Fonte: La Bussola Quotidiana, 02/08/2011

6 - PICCHIATO UN PARROCO NELLA DIOCESI DI FIRENZE PERCHE' AVEVA INIZIATO AD ELIMINARE GRADUALMENTE GLI ABUSI LITURGICI (E LA MESSA DI SAN PIO V NON C'ENTRA)
Aveva ripreso a celebrare la Messa sull'altare anziché sul tavolino del predecessore, eliminati i canti non consoni recuperando quelli in latino ed invitato i fedeli a comunicarsi in ginocchio e sulla lingua, seguendo l'esempio di Benedetto XVI
Autore: Dante Pastorelli - Fonte: Coordinamento Toscano Benedetto XVI, 27/07/2011

È bene sgomberare il campo da un equivoco generato dal sensazionalistico titolo dell'articolo (...) sul Giornale di Firenze del 26 luglio u.s., "No alla Messa in Latino. Parroco picchiato a Ronta". (...) La Messa di S. Pio V qui non c'entra per niente. (...)
Allora, quali i motivi del contendere alla base del caso mugellano? Un gruppo di fedeli più "attivi", una decina, ed i loro sostenitori, in tutto al massimo una ventina su una popolazione di oltre 1400 anime, erano abituati a fare e disfar a piacimento in chiesa e nei locali annessi, compresa la libera affissione in bacheca di manifesti, volantini e comunicati di vario contenuto, giacché il precedente curato risiedeva in un paese vicino ed a Ronta si recava solamente per le celebrazioni eucaristiche e per gli altri principali doveri pastorali.
Costoro, avendo goduto di libertà assoluta d'azione in un lungo periodo di parziale sede vacante parrocchiale, si son sentiti spodestati, privati di un "potere" illegittimamente arrogatisi, dal nuovo parroco, don Hernan Garcias Pardo, che da meno di un anno è stato incaricato della guida della comunità, ha fissato la sua residenza nella canonica di Ronta ed esige, comprensibilmente, di far quel che la Chiesa gli richiede.
Da una parte, dunque, il sacerdote laborioso e cosciente dei suoi compiti, dall'altra gli esponenti di un progressismo esasperato al limite, forse superato, di un'ecclesiologia da comunità di base che vogliono imporre e, di conseguenza, dettar legge in ambito liturgico e catechetico. Da qui l'accusa infondata al loro Pastore di non ascoltare il suo popolo.
Don Hernan, ch'è italo-argentino, e mi vien descritto da un confratello come un uomo cordiale, gentile, disponibilissimo e d'animo mite, e ratzingeriano di ferro, s'è impegnato a riportar un po' d'ordine nella casa di Dio e nella canonica, alcuni locali della quale, separati dall'abitazione da una porta, da tempo trasformati in una specie di circolo fastidioso, in quanto rumoroso, noto per gl'incontri conviviali, e causa di attriti, oltre che per il frastuono, anche per la volontà del sacerdote di utilizzarli per ospitar una degna sacristia e l'archivio: insomma per reali necessità della parrocchia, non esclusa la salvaguardia di antichi e preziosi paramenti amorevolmente recuperati dalle soffitte in cui erano stati desolatamente abbandonati. Inoltre, in perfetta ottemperanza alla volontà di Benedetto XVI, oltre che al buon senso, il neo-parroco ha iniziato ad eliminar gradualmente gli abusi liturgici.
Don Hernan ha così rimosso dal presbiterio del Santuario della "Madonna dei tre fiumi" la mensa posticcia, un tavolino, applicando correttamente la normativa vigente in materia, onde consentire la celebrazione all'altare e ad Deum; ha riportato serietà nell'azione liturgica, abolendo ogni cialtroneria ed i canti non consoni, chitarre e strumenti profani, ed ha paternamente invitato il suo gregge, senza obbligarvelo, a comunicarsi in ginocchio e sulla lingua, seguendo evidentemente l'esempio offerto da Benedetto XVI; ha reintrodotto la benedizione iniziale dei fedeli con l'acqua santa e qualche canto in latino, tra cui la Salve Regina, che spesso nella lingua sacra della Chiesa Cattolica, si canta anche nella Basilica fiorentina della SS.ma Annunziata, regno incontrastato della liturgia in volgare.
Nella chiesa parrocchiale di S. Michele, una Badia non "orientata", la S. Eucaristia vien celebrata verso il popolo, ma nello stesso tempo verso oriente, come nelle basiliche romane, e, sempre sulla scorta della liturgia pontificia attuale, sull'altare ritrovano il loro posto i candelieri ed il Crocifisso. Altare? Diciamo una mensa costruita nel post-concilio, dopo che il parroco dell'epoca, mons. Basetti Sani, di non felice memoria anche per i fedeli di S. Francesco Poverino, nella sua furia iconoclasta ebbe distrutto il settecentesco altar maggiore ed eliminato gli altari laterali.
Da rimarcare che don Hernan ha sempre in tutto operato con l'approvazione piena del benemerito Arcivescovo di Firenze, S. Ecc.za mons. Giuseppe Betori.
Tutto qui: sembra poco, ma ad uno sparuto manipolo di fedeli (?) scriteriati, questo "poco" appar un'intollerabile cedimento al più vieto "tradizionalismo" da perseguir con pubblica ribellione, manifesti insultanti e lettere minatorie da non sottovalutare. Infine, a buon diritto, il prete ha esposto nel cosiddetto circolo un cartello col divieto di affigger manifesti e comunicazioni senza la sua autorizzazione.
Da qui il contrasto, in realtà unilateralmente prodotto: tipico esempio della degenerazione della funzione dei laici nella Chiesa, a cui le Autorità competenti ancora non pongono fine. E proprio dal divieto di libera affissione è nata un'accesa discussione, trasformata dal contestatore prepotente in vergognosa rissa, con contorno di contumelie alla presenza dell'atterrita e piangente anziana madre di don Hernan, della sua esile sorella, spintonata senza remore dall'energumeno, e di qualche testimone. Lo scalmanato novatore, alto e robusto come un armadio, benché anzianotto, ha staccato irosamente l'avviso, ha afferrato e scosso violentemente il sacerdote colpevole d'essersi opposto a tal atto d'arroganza, gli ha strappato dei documenti e l'ha inseguito fin nella canonica dove s'era rifugiato per por termine allo scontro fisico. Risultato del "corpo a corpo": il parroco ha riportato una contusione alla spalla, con prognosi di tre giorni. Ambedue i protagonisti della colluttazione si sono rivolti all'Arma dei Carabinieri, ma chiunque può comprender agevolmente da qual parte stia la ragione. (...)
Mi dichiaro sicuro, e n'ho ben d'onde, che il coraggioso sacerdote, cui va la mia filiale solidarietà, continuerà nel suo cammino verso una liturgia sempre più improntata alla doverosa sacralità, come son pure sicuro ch'egli, innamorato com'è di Cristo e della Chiesa, ed obbediente ai superiori, saprà perdonare, e credo che già l'abbia perdonato, l'aggressore, e paternamente riaccoglierà tra le sue braccia i fedeli dissidenti, poiché egli tutti ha sempre chiamato amorevolmente intorno a sé e nessuno dalla comune casa di preghiera e santificazione è mai da lui stato allontanato.
Da parte mia auspico una S. Messa di riconciliazione e di salda ricostruzione del tessuto ecclesiale di Ronta, ma nella chiara distinzione dei ruoli: Pastore saggio e docile gregge.

Fonte: Coordinamento Toscano Benedetto XVI, 27/07/2011

7 - E NAPOLITANO DISSE: PANNELLA SANTO SUBITO
Eppure Marco Pannella è pure ineleggibile al Parlamento italiano poiché è interdetto a candidarsi al parlamento per aver venduto droga in violazione della legge
Autore: Mario Palmaro - Fonte: La Bussola Quotidiana, 29/07/2011

Un Marco Pannella che diventi Presidente della Repubblica è incubo che per fortuna appartiene solo a una brutta notte in una cattiva locanda dopo una pessima cena. Però la realtà ci ha riservato in queste ore uno spettacolo non meno inquietante: il Presidente della Repubblica che va a rendere omaggio a Pannella, alle sue idee e alla sua creatura, il Partito Radicale.
È successo a Palazzo Giustiniani, dove quelli della Rosa nel Pugno avevano organizzato un convegno sulla giustizia, e dove è arrivato - come a copione scritto già da giorni - Giorgio Napolitano. Secondo la Costituzione, il Capo dello Stato dovrebbe fare l'arbitro super partes, evitando ogni atto che lo possa far apparire schierato con qualsiasi parte politica. Per questo motivo, Napolitano ha sentito il bisogno di giustificare la sua presenza a una convention dei Radicali, spiegando che «questo incontro ha un'ispirazione e un'impronta che lo rendono diverso da altri tradizionalmente rivolti, per iniziativa di singole forze politiche o di competenti istanze parlamentari, a porre in evidenza un tema di interesse più o meno rilevante o attuale perché esso da un lato nasce dalla sollecitazione di un movimento e di una personalità non riducibili agli schemi politici dominanti e dall'altro lato si concentra su una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile».
La non fluidissima prosa del Quirinale dice tre cose: la prima è che excusatio non petita accusatio manifesta, chiedendo scusa Napolitano ammette implicitamente di aver agito ai confini del suo ruolo; la seconda è che Pannella e i Radicali sono descritti come un unicum (positivo) del nostro panorama politico, loro sono puri, gli altri no; la terza è che la giustizia è una questione urgentissima, ma sembra di capire che un convegno sul tema - chessò - sul diritto alla vita del concepito, o sul disastro familiare della società dal divorzio facile, sia una faccenduola di nessunissima rilevanza, al quale il Presidente non andrà mai.
La presenza di Napolitano a quella convention dei Radicali - quanto meno inopportuna - diventa addirittura imbarazzante quando il Presidente della Repubblica promuove la beatificazione laica per direttissima di Giacinto Pannella: «La figura di Marco Pannella animatore di una lunga teoria di battaglie radicali nel Parlamento e nel paese ha sempre avuto un suo singolare timbro di assoluta autonomia da tutte le logiche di schieramento, di intransigenza morale e di forza mobilitatrice ben oltre i limiti del partito-raggruppamento di avanguardia da lui guidato».
Marco santo subito. Praticamente, un eroe senza macchia che si batte per la giustizia, tanto è vero che - prosegue il Presidente Napolitano - «il filo rosso delle battaglie radicali e' sempre stato essenzialmente quello dei diritti costituzionali e del  progresso civile, in una visione non puramente formale e non reticente dei problemi e dei limiti della nostra democrazia».
Si potrebbe innanzitutto osservare che il nostro animatore di battaglie «di intransigenza morale» è ineleggibile al Parlamento italiano, poiché si porta dietro l'interdizione a candidarsi al parlamento essendo stato condannato con sentenza passata in giudicato per aver venduto droga in violazione della legge. Ma al di là di queste quisquilie, si resta basiti di fronte al giudizio di merito espresso da Napolitano nell'esercizio della sua funzione presidenziale. Ci sono infatti molti italiani che non pensano affatto che legalizzare l'aborto, che rendere divorziabile  il matrimonio, che legalizzare l'eutanasia, che liberalizzare hashish e cocaina, siano "progressi civili" e "promozione dei diritti costituzionali". E questi italiani non possono sentirsi rappresentati da un Capo dello stato che va a casa dei radicali ad applaudirli proprio per queste famose "battaglie di civiltà".
In un Paese normale, abitato da cattolici normali, adesso si dovrebbero alzare in piedi un bel po' di persone, pronte a dichiarare pubblicamente che le parole di Giorgio Napolitano su Pannella e sui Radicali non rappresentano il Paese, ma solo una parte, ancorchè maggioritaria. Temiamo che, purtroppo, non succederà proprio niente.
Il convegno iniziato ieri e che oggi prosegue è dedicato alla giustizia, e Napolitano ha meritoriamente ricordato la necessità di mettere mano al gravissimo problema del sovraffollamento delle carceri. Questa è, effettivamente, una battaglia di civiltà. Ma per combatterla non è necessario andare da Marco Pannella, né innalzare peana a una forza politica che ha un'idea piuttosto singolare della giustizia. I radicali dicono da sempre che la donna ha il diritto di scegliere la vita o la morte del proprio figlio: gente che ragiona così può impugnare a fronte alta il vessillo della giustizia? Cinque milioni di nascituri innocenti uccisi con l'aborto a norma di legge non sono proprio un bell'esempio di giustizia. Anche su questo "sovraffollamento" di povere vittime silenziose ci aspetteremmo, prima o poi, un bell'appello del Presidente della Repubblica.

Fonte: La Bussola Quotidiana, 29/07/2011

8 - NOI PECCATORI CON L'ORGOGLIO DI ESSERE CATTOLICI
Questa Chiesa la difendiamo con le unghie e coi denti, orgogliosi di esserne parte, perché nella nostra battaglia contro il male sta con noi
Autore: Costanza Miriano - Fonte: www.costanzamiriano.wordpress.com, 06/06/2011

A volte lo Spirito Santo arriva con rombo di tuono, a volte ci sussurra piccole rivelazioni tra le pieghe di gesti insignificanti, ripetendole anche più volte per quelli (quelle) particolarmente lenti di comprendonio. Nell'attesa della Pentecoste di domenica prossima, ieri mattina secondo me lo Spirito ha tentato per l'ennesima volta di spiegarmi una cosa, mentre bevevo il mio latte con la pelle (la panna che si raggruma sul latte intero scaldato, secondo mio figlio Bernardo).
Ieri era domenica: il giorno critico, la cartina tornasole delle famiglie (come peraltro le vacanze). Durante la settimana sono pochi i margini di manovra, i tempi dei quali si può decidere la destinazione. Non so voi, ma i tempi della nostra famiglia li decide un team di esperti del Pentagono, e in certe giornate l'unica cosa che posso decidere è se grattarmi il naso o no. E' vero, sono una professionista del "tanto che vado" e del "se mi avanza un minutino", la regina dell'incastro, ma insomma si tratta di particolari.
Nei giorni in cui non si lavora e i figli non hanno impegni, invece, si può scegliere molto di più.
La mia giornata ideale includerebbe sicuramente l'amica di fuori che passa da Roma, quella del cuore da invitare a cena, gli amici preferiti di ciascuno dei quattro figli, e poi ovviamente la messa, una bella corsa, un po' di tempo per pregare, un po' per leggere, un po' per telefonare. Tanti amici, sì, ma un po' stile Vodafone – tutto intorno a me. Insomma, se mollo un po' la guardia io ci metto un attimo a nominarmi il capo del mondo, e a rendermi definitivamente insopportabile a mio marito, che quanto al desiderio di convivialità è leggermente diverso da me: proferisce il minimo quantitativo di parole necessario e preferisce comunicare a scarni gesti, se proprio deve dire qualcosa.
La sottomissione vuol dire fare spazio, accogliere lo stile e i desideri e i tempi degli altri membri della famiglia. L'effetto finale è che – dopo un grande, ineffabile, faticosissimo sforzo di sottomissione – divento una specie di persona frequentabile per il mio consorte. E alla fine del lungo, sofferto percorso mi potrebbe anche capitare di ammettere che forse, incredibilmente, inaspettatamente, potrei persino non avere ragione io quando la penso diversamente da mio marito.
Il fatto è questo, è che in noi agisce il peccato originale. Tradotto, siamo un groviglio di contraddizioni, di difetti, egoismo e mistero. Un mistero anche a noi stessi. A chi non è capitato di fare qualcosa che da se stesso non si sarebbe mai aspettato? Chi non ha fatto madornali errori di valutazione sulla propria vita?
Se fossimo naturalmente inclini al bene non ci sarebbe bisogno di sottomissione. Ma quella tra il bene e il male invece è una lotta, ed è prima di tutto dentro di noi.
E' per questo che Gesù ieri, nella festa dell'Ascensione, ci ha detto che sarà con noi tutti i giorni, fino alla fine del tempo. Perché ne abbiamo bisogno, perché senza di Lui nessuno di noi combina niente di buono.
L'Ascensione è uno stile di vita, qualcosa che ci costringe ad alzare continuamente lo sguardo, a dare un respiro di eterno a quello che facciamo. Ascendendo, Gesù va a sedere alla destra del Padre, al di sopra di ogni Principato e Potenza, di ogni Forza e Dominazione – come dice la mia amata lettera agli Efesini. E la Chiesa è il suo corpo, la Chiesa è "la pienezza di colui che è il compimento di tutte le cose".
Per questo, sgarrupata, malandata, difettosa e tutto quello che di male possiamo dire o immaginare, questa Chiesa la teniamo e la difendiamo con le unghie e coi denti, orgogliosi di esserne parte. Perché la Chiesa nella nostra battaglia contro il male sta con noi.
Figuriamoci poi se non stiamo dalla parte del Papa quando dice che fare figli è segno di apertura al futuro, che la convivenza non prepara al matrimonio, che le coppie di fatto non sono famiglie. Ma soprattutto che troppo spesso si confonde e si riduce l'amore a pulsione sentimentale.
Adesso, io confido nella Pentecoste. Forse un pieno di Spirito Santo potrà illuminarmi, toccarmi con la sua luce abbagliante e aprire la mia mente. Così vedrò la luce e potrò capire, penetrare uno dei più grandi misteri dell'era contemporanea. Che è il seguente: ma che cacchio gliene frega a quelli dell'Arci gay, del Gay pride, delle famiglie arcobaleno, di quello che dice il Papa? Che hanno da protestare? Com'è che si sentono insultati? Forse che lo ascoltano mai? Me li immagino proprio a compulsare nervosamente le encicliche, chiedendo lumi su cosa fare alle parole del Papa...
Diciamo la verità, se ne sbattono sempre altamente di quello che dice il Papa, e sono liberi di farlo. Ma lui, invece, ha il dovere di dire da che parte sta la Verità, cioè la vera felicità. E se non sarà l'idolo dell'Europride, se non sfilerà a Roma a fianco di Lady Gaga, secondo me a occhio e croce se ne farà una ragione.

Fonte: www.costanzamiriano.wordpress.com, 06/06/2011

9 - COMPITI DELLE VACANZE: ECCO IL MODO MIGLIORE PER FARLI
Tenute salve, durante le ferie dei genitori, due o tre settimane di assoluto riposo, nelle restanti lo studente si mantiene in allenamento studiando
Autore: Erminio Riboldi - Fonte: La Bussola Quotidiana, 03/08/2011

I compiti di scuola, sia che si tratti di quelli assegnati per le vacanze estive, sia di quelli dati da fare a casa, durante l'anno scolastico, in genere agli studenti non piacciono.  Ci sono, naturalmente, le eccezioni e non mancano studenti, soprattutto nella scuola primaria o negli anni terminali della scuola superiore che traggono un certo piacere nello svolgere i loro compiti. Ma in generale, soprattutto negli anni che vanno dalla scuola media ai primi due o tre anni delle superiori, gli studenti non si pongono nemmeno la questione di farsi piacere i compiti: sanno di doverli fare e, assodata questa verità, a volte li fanno, altre volte no.
Certamente, nel corso delle vacanze estive il compito diventa più gravoso, dato, soprattutto, il clima di disimpegno che spesso aleggia sulle vacanze dei nostri figli adolescenti.
Quel che bisogna chiedersi è se i compiti assegnati dai docenti servono a qualcosa e, se si trova che sono utili, cercare il modo per eseguirli, nonostante tutto.
Per dare una risposta a questo quesito, si può osservare quel che succede a scuola nei primi giorni di settembre, quando gli alunni ritornano tra i banchi: tutti i docenti lamentano il fatto che gli studenti sembra siano regrediti rispetto a come li avevano lasciati a giugno; la regressione non è dovuta tanto alla perdita di nozioni, in molti casi rapidamente recuperabili, quanto alla scomparsa, molto più lentamente e faticosamente recuperabile, di una serie di buone abitudini al lavoro scolastico, della capacità di concentrazione, della percezione del pericolo legato al trascorrere eccessivo del tempo tra le lezioni a scuola e  lo studio individuale a casa. Per esperienza personale, posso affermare che, per un certo numero di studenti, questa impasse iniziale determina in notevole misura l'andamento negativo dell'anno scolastico che verrà.
Chi corre i rischi maggiori? Chi non ha fatto o fatto male i compiti durante le vacanze.
Se ne deduce che la funzione fondamentale dei compiti a casa è quella di dare vita a un esercizio individuale, personale che mantenga in allenamento alcune caratteristiche tipiche del lavoro intellettuale (che è il lavoro dello studente), senza il quale, in realtà, la scuola serve a ben poco.
Assodato, quindi, che i compiti servono, anche se non piacciono, si tratta di trovare il modo migliore per farli.
Innanzitutto, come tutti coloro che lavorano, anche lo studente ha bisogno di una pausa veramente tale, cioè libera dalle occupazioni abituali di chi studia, ma la pausa non può durare tre mesi.
Suggerisco che questa pausa abbia la stessa durata delle ferie di cui godono i genitori: quando tutta la famiglia è in vacanza, si fa vacanza e libri e quaderni devono essere lasciati a riposo. Questo accorgimento alleggerisce anche il compito dei genitori che hanno più bisogno dei figli di un periodo libero da tensioni, comprese quelle generate dai compiti da fare e non fatti. Tenute, quindi, salve queste due o tre settimane di assoluto riposo (più le feste comandate), nelle restanti vacanze lo studente deve studiare. Quanto? Come?
Se l'obiettivo, come abbiamo visto, è quello di mantenere l'allenamento allo studio, quel che conta è dedicare un po' di tempo tutti giorni, nei momenti della giornata che si ritengono, a giudizio di ciascuno, i più adatti.  Il nemico numero uno dello studio efficace è il disordine. Serve, quindi, una pianificazione semplicissima, ad esempio una materia diversa per ogni giorno della settimana,da lunedì a sabato e un'ora  ogni giorno, aggiungendo, magari, per la lettura un'altra mezz'oretta quotidiana, in punti strategici della giornata. Il nemico numero due è la fantasticheria (il contrario della capacità di concentrazione): davanti al libro e al quaderno aperto, anziché studiare, si viaggia in compagnia di ricordi, sensazioni, emozioni, in una parola si sogna; quando ci si risveglia il tempo che doveva servire per lo studio se n'è andato, la giornata è persa. Il modo migliore per evitare questo inconveniente è studiare quando si è più riposati, quando fa meno caldo, quando non si ha la pancia troppo piena.
Ai genitori suggerirei di limitarsi a favorire nei figli le disposizioni di cui sopra, senza interferire troppo quando tempi e modalità vengono generalmente rispettati; devono evitare accuratamente di spingere i figli a farli tutti subito, i compiti, per non pensarci più: non servirebbero  a nulla e fanno venire in mente che i compiti siano solo un tributo da versare per tenere buono il docente – carnefice, al quale, senza volerlo, fanno una pessima pubblicità.
Per quanto riguarda i docenti, sarebbe bene che si consultassero tra loro per concertare la quantità di lavoro da assegnare per evitare un carico di compiti insostenibile, cosa che inevitabilmente succede quando ciascuno di essi agisce in proprio; i compiti per le vacanze andrebbero, inoltre, pensati non in termini quantitativi soltanto, ma soprattutto come mezzo per mantenere vive le buone abitudini di studio trasmesse durante l'anno e, se possibile, andrebbero anche personalizzati, almeno per gruppi alunni con caratteristiche o necessità simili, evitando generalizzazioni di trattamento che li renderebbero, alla fine, inutili e noiosi, in questo modo fornendo un alibi di ferro a tutti gli studenti che non li fanno.

DOSSIER "CONSIGLI PER L'ESTATE"
Vacanze, spiaggia e... bikini

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Fonte: La Bussola Quotidiana, 03/08/2011

10 - OMELIA XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A - (Mt 15,21-28)
Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 14 agosto 2011)

Gesù si recò verso la zona di Tiro e Sidone, fuori da Israele, e ascoltò la preghiera di una donna pagana, una Cananea, la quale gridò con fiducia: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molta tormentata da un demonio» (Mt 15,22). Inizialmente sembrava che Gesù non volesse ascoltare la supplica di quella donna; il Vangelo dice che Gesù non le rivolse neppure una parola (cf Mt 15,23), e furono i Discepoli ad implorare il Signore di ascoltarla. In un primo momento non vennero ascoltati neppure i Discepoli, e, alla ulteriore insistente richiesta della donna che si paragonava ad un cagnolino che mangia le briciole che cadono dal tavolo dei padroni, Gesù esclamò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri» (Mt 15,28).
Questo episodio è ricco di insegnamenti. Per prima cosa ci insegna a non desistere nella preghiera. Anche se sembra che la nostra supplica non venga esaudita, non dobbiamo perderci d'animo. Imitiamo l'insistenza della donna Cananea e non temiamo di essere importuni.
Un secondo insegnamento riguarda l'intercessione dei Santi e dei fratelli nella fede. I Discepoli supplicavano Gesù di ascoltare la preghiera di quella donna, in un certo senso, essi intercedevano per lei presso il Cuore del Salvatore. Così, per noi intercedono gli Angeli e i Santi, pregano le anime buone che su questa terra elevano al Cielo suppliche per i vivi e per i defunti, e, soprattutto, intercede la Beata Vergine Maria, nostra amatissima Madre. La preghiera di intercessione è una meravigliosa grazia che Dio mette nelle nostre mani: anche noi possiamo beneficare tanti nostri fratelli, pregando per loro.
Un terzo insegnamento, il più bello, riguarda la bontà del Cuore di Gesù. Egli non esaudisce la nostra preghiera perché noi siamo santi – la donna Cananea era addirittura una pagana – ma perché Lui è buono e desidera ardentemente farci del bene. Ma, per far questo, Egli vuole vedere una condizione: quella dell'umiltà e del riconoscimento della nostra miseria. La donna Cananea riconobbe candidamente la sua miseria e si paragonò ad un cagnolino indegno di cibarsi alla tavola, ma che si sfama con quanto cade per terra.
L'episodio della donna Cananea ci insegna inoltre che Dio vuole che tutti conoscano il Vangelo e giungano alla salvezza. Gesù si reca appositamente fuori da Israele, in pieno territorio pagano, per far comprendere che tutti i popoli sono chiamati a far parte della Chiesa da Lui fondata. Per gli ebrei, questo, era un discorso un po' ostico da comprendere; essi credevano di essere i soli ad avere questo privilegio e rimanevano chiusi nel loro nazionalismo.
Gesù insegna agli Apostoli ad uscire dal loro angusto guscio e ad aprirsi all'universalità della salvezza. Di questo fu pienamente convinto san Paolo, il quale, nella seconda lettura di oggi, si proclama «apostolo delle genti» (Rm 11,13), ovvero colui che è stato mandato ad annunciare ai pagani il lieto annuncio della salvezza. Egli desiderò ardentemente che tutti conoscessero Gesù, l'unico Salvatore del mondo, e ricevessero il dono del Battesimo.
Già nella prima lettura di oggi troviamo questo messaggio di speranza. Il profeta Isaia, parlando degli stranieri, ovvero di coloro che non appartenevano al popolo d'Israele, diceva: «Li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera» (Is 56,7).
Ma come potranno i pagani udire il Vangelo se nessuno lo annuncia a loro? Per questo motivo è necessario che ci siano i missionari. Ogni cristiano è missionario per il Battesimo; ma alcuni lo sono in modo speciale in forza di una chiamata particolare da parte di Dio. San Paolo avvertì chiaramente questa chiamata da parte del Signore e consumò la sua vita per illuminare i popoli, annunziando loro il Vangelo della salvezza. Egli intraprese diversi viaggi missionari sospinto dall'ansia di portare a Cristo i fratelli. Sulla sua scia, lungo i duemila anni della Chiesa, numerosi missionari hanno percorso le vie di questo mondo animati dallo stesso zelo per la salvezza delle anime.
Dio, il quale vuole la salvezza di tutti, certamente chiama molti alla vita missionaria, ma purtroppo sono sempre pochi quelli che rispondono a questo appello. Uno dei più grandi missionari è stato san Francesco Saverio. Egli raggiunse l'estremo oriente, ove morì nel tentativo di raggiungere la Cina, dopo aver evangelizzato il Giappone. Egli era tormentato dal pensiero che in Europa molti giovani sciupavano la loro vita inutilmente, mentre avrebbero potuto essere molto utili nell'opera missionaria. Lo stesso pensiero lo possiamo fare anche noi oggi: la messe è molta, ma gli operai sono pochi. Non ci rimane che pregare, affinché molti giovani ardimentosi ascoltino la chiamata del Signore, divengano zelanti missionari del Vangelo e, sull'esempio di san Paolo Apostolo delle genti e sull'esempio di tanti Santi missionari, sappiano lasciare tutto per guadagnare a Cristo i fratelli.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 14 agosto 2011)

11 - OMELIA PER LA SOLENNITA' DELL'ASSUNZIONE - ANNO A - (Mt Lc 1,39-56)
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 15/08/2011)

Oggi la Chiesa celebra l'Assunzione della Beata Vergine Maria. È una delle feste mariane più importanti e più antiche. Dopo aver vissuto su questa terra, la Madonna è stata assunta in anima e corpo alla gloria del Cielo. Era ben giusto che la Madonna raggiungesse la pienezza della gloria senza aspettare la fine dei tempi. La fede ci insegna che al termine della nostra vita l'anima riceve immediatamente la giusta retribuzione, mentre il corpo si dissolve nella tomba e solo alla fine dei tempi risorgerà per riunirsi all'anima. Per la Madonna non fu così: il suo corpo immacolato entrò subito nella gloria insieme all'anima. Pertanto, nella Vergine Maria assunta in Cielo noi contempliamo quella che sarà la sorte futura di tutti i redenti.
Era ben giusto che la Madonna fosse assunta in Cielo in anima e corpo, e questo per diversi motivi. Prima di tutto la Madonna è l'Immacolata, Colei che è stata concepita senza il peccato originale. Si sa che la corruzione del corpo che avviene dopo la morte è una conseguenza del peccato d'origine che ha lasciato delle conseguenze in ciascuno di noi. Gli unici ad essere esenti da questo peccato dei Progenitori furono Gesù, ovviamente, perché è il Figlio di Dio, la seconda Persona della Santissima Trinità, ed è quindi la stessa Santità; e Maria Santissima, l'Immacolata, la quale fu preservata dal peccato originale in vista della Redenzione operata dal Figlio.
Essendo immacolata, la Madonna non sarebbe dovuta nemmeno morire, dato che anche la morte è una conseguenza del peccato originale. Tuttavia, la Vergine Maria assomigliò in tutto al Figlio Gesù, il quale volle morire in croce per noi. Così anche Lei passò per la morte, ma la sua fu una morte unica, del tutto particolare, fu una morte d'amore. Era talmente grande l'amore che portava a Dio, amore che cresceva di giorno in giorno, che la sua anima benedetta non riusciva più a contenerne la piena, così che si staccò dal corpo e raggiunse il suo Gesù. Il suo corpo immacolato, secondo un'antica tradizione, fu posto in un sepolcro ma non conobbe la corruzione e, dopo pochi giorni, risorse glorioso ad immagine del corpo del Risorto Redentore, così da riunirsi all'anima ed entrare nella gloria eterna.
Vi sono altri motivi che resero sommamente conveniente l'Assunzione della Beata Vergine Maria in anima e corpo. Un motivo è quello della Maternità divina. Era ben giusto che Colei che diede alla luce Gesù nella povera grotta di Betlemme; che lo nutrì e allevò con tanto amore; che lo seguì fedelmente durante tutto il tempo della sua predicazione; che fu la sua più fedele discepola; e che stette intrepida ai piedi della croce, condividesse in corpo e anima la gloria del Figlio suo risorto.
Un altro motivo riguarda la sua radiosa Verginità. Per essere piena e profonda, la verginità della "Tutta Santa" non doveva conoscere il disfacimento del sepolcro. Il giglio purissimo della purezza di Maria non ha mai cessato di esalare il suo profumo ed anche ora, in Paradiso, è la gioia degl'Angeli e dei Santi.
La solennità di oggi è ricca di insegnamenti anche per la nostra vita cristiana. Innanzitutto, l'Assunzione di Maria al Cielo ci insegna l'altissima dignità che ha il nostro corpo: anch'esso è chiamato alla gloria del Paradiso. Il nostro corpo risorgerà solamente alla fine dei tempi, quando ci sarà il Giudizio universale, e si unirà all'anima per condividerne la sorte eterna: se l'anima è dannata, il corpo seguirà quella condanna; se l'anima è beata, esso risorgerà glorioso.
Impariamo fin da adesso a rispettare il nostro corpo e a non degradarlo con il peccato. L'uomo d'oggi esalta il corpo e i piaceri della carne. In realtà egli rende il proprio corpo schiavo delle passioni che lo abbruttiscono sempre di più. Contemplando l'Immacolata Assunta in Cielo, noi possiamo vedere la grande dignità dell'uomo e della donna. Se vogliamo raggiungere la gloria che già da ora risplende in Maria, dobbiamo amare e praticare la bella virtù della purezza.
Questa virtù forse è "fuori moda", ma rimane l'unica via per giungere alla comunione eterna con Dio. Quando a san Domenico Savio, giovane discepolo di Don Bosco, dicevano che non occorreva essere così mortificato negli occhi e che poteva anche vedere i divertimenti delle giostre, egli rispondeva che voleva mantenere puri gli occhi per poter vedere Gesù e Maria in Paradiso.
Un tempo si arrossiva anche per la più piccola immodestia, ora l'indecenza imperversa e a molti sembra quasi una cosa normalissima. Si è perso il senso del pudore e i mezzi di comunicazione (televisione, stampa, internet) propongono molto spesso "immondizia a basso costo". Per recuperare il senso cristiano della vita guardiamo con gli occhi del cuore la gloria della "Tutta Santa" Assunta in Cielo. Chiediamo a Lei un grande amore alla virtù della purezza e la grazia di rimanere fedeli in mezzo alle tante insidie di questa odierna società.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 15/08/2011)

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