BastaBugie n�219 del 18 novembre 2011

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1 PERCHE' PARTITI IN DISACCORDO SU TUTTO, SOSTENGONO INSIEME IL GOVERNO MONTI? ECCO COSA CI NASCONDONO DEL FUTURO CHE SI VA DELINEANDO IN EUROPA
L'obiettivo non dichiarato della BCE (Banca Centrale Europea) è la liquidazione degli Stati nazionali e del voto degli elettori: ecco perché i tecnocrati aspirano a guidare governi di emergenza
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
2 GOVERNO TECNICO, SOSPENSIONE DELLA DEMOCRAZIA
Il governo viene praticamente imposto senza che sia mai stato votato dal popolo (partiti che hanno perso le elezioni sono al governo, mentre partiti che hanno vinto sono all'opposizione)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Bussola Quotidiana
3 SIA FATTA LA VOLONTA' DELL'EUROPA... E DEI MERCATI FINANZIARI
E chissenefrega dei cittadini che sono poi elettori e contribuenti spennati dalle manovre del governo come da quelle degli speculatori e dei banchieri ''salvatori delle patrie''
Autore: Gianandrea Gaiani - Fonte: La Bussola Quotidiana
4 ELIMINATA LA POLITICA: LA TECNOCRAZIA AL POTERE
È in atto un golpe che rischia di assestare alla sovranità nazionale dell'Italia un colpo mortale
Autore: Mario Palmaro - Fonte: La Bussola Quotidiana
5 IL CONSIGLIO SUPERIORE DI SANITA' HA DATO IL VIA LIBERA A ''ELLAONE'', L'ABORTO TRAVESTITO DA (INDORATA) PILLOLA DEI 5 GIORNI DOPO
In attesa della scontata approvazione dell'Agenzia Italiana per il Farmaco, ecco tutte le bugie del ''contraccettivo d'emergenza'' che non è né un ''contraccettivo'' (perché abortivo), né si può definire ''d'emergenza'' (perché non cura nessuna malattia!)
Autore: Paola Biondi e Renzo Puccetti - Fonte: Centro Cattolico di documentazione
6 LA VITA E' DIFFICILE: MOLTI PROBLEMI NASCONO QUANDO CERCHIAMO DI DIMENTICARE QUESTA SEMPLICE REALTA'
Cresciamo in un clima culturale di spensieratezza posticcia e quando le difficoltà arrivano sembrano tragiche, impreviste, immeritate, ingovernabili, quando invece sono parte della vita
Autore: Costanza Miriano - Fonte: www.costanzamiriano.wordpress.com
7 MODA FEMMINILE SEMPRE PIU' INDECENTE
Il nudismo, ormai, ha varcato anche le porte delle nostre chiese! Eppure la Madonna a Fatima preannunziò la perdita di tante anime a causa della perdita del pudore
Autore: Vincenzo Cuomo - Fonte: Moda e Pudore
8 C'E' LA CRISI, MA INTANTO CON IL '' DDL DI STABILITA' '' RADIO RADICALE INTASCA 3 MILIONI DI EURO PER IL 2012
Come mai parlamentari che dichiarano di battersi per la vita e per la famiglia sostengono lo strumento principale d'informazione di una parte politica che ha costituito i suoi successi contro il Magistero della Chiesa Cattolica?
Autore: Danilo Quinto - Fonte: La Bussola Quotidiana
9 LETTERE ALLA REDAZIONE: SULL'EVOLUZIONISMO LA POSIZIONE DELLA CHIESA E' STATA FALSIFICATA DA GIORNALI E TELEVISIONI
Il convegno in Vaticano del 2008 ha posto rimedio alla confusione che si era creata quando un intervento di Giovanni Paolo II fu travisato come ''approvazione'' della Chiesa all'evoluzionismo
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
10 OMELIA SOLENNITA' DI CRISTO RE - ANNO A - (Mt 25,31-46)
Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - PERCHE' PARTITI IN DISACCORDO SU TUTTO, SOSTENGONO INSIEME IL GOVERNO MONTI? ECCO COSA CI NASCONDONO DEL FUTURO CHE SI VA DELINEANDO IN EUROPA
L'obiettivo non dichiarato della BCE (Banca Centrale Europea) è la liquidazione degli Stati nazionali e del voto degli elettori: ecco perché i tecnocrati aspirano a guidare governi di emergenza
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 12/11/2011

Le vicende italiane ed estere dell'anno che si conclude rendono sempre più evidente la presenza di "poteri forti", come oggi si usa dire, che operano dietro le quinte della scena internazionale. Un tempo questi poteri venivano chiamati "forze occulte". Oggi essi non hanno bisogno di nascondersi: mostrano il loro volto, e dialogano e interferiscono con le istituzioni politiche.
Uno dei principali centri di potere è la Banca Centrale Europea (BCE), con sede a Francoforte, un organismo di carattere privato, con propria personalità giuridica, incaricato dell'attuazione della politica monetaria per i diciassette paesi dell'Unione europea che aderiscono all' "area dell'euro". La BCE, ideata dal Trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992 e istituita  il 1º giugno 1998, ha assunto, di fatto, la guida della politica non solo monetaria, ma economica  e sociale europea, espropriando progressivamente gli Stati nazionali della loro sovranità in questo campo.
In una lettera inviata al presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi il 5 agosto 2011, Mario Draghi e Jean Louis Trichet, a nome del Consiglio direttivo della BCE, hanno dettato una precisa agenda al governo italiano.  Essi non si sono limitati a suggerimenti e raccomandazioni di carattere generale, ma hanno fissato, punto per punto, la politica economica e sociale del nostro Paese, indicando come "misure essenziali": 1) privatizzazioni su larga scala; 2) la riforma del sistema di contrattazione salariale; 3) la revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti; 4) la modifica del sistema pensionistico; 5) il taglio dei costi del pubblico impiego, fino alla riduzione degli stipendi dei dipendenti statali. Hanno infine chiesto che tali regole fossero prese per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare, auspicando una riforma costituzionale che le rendesse più cogenti.
Si può pensare ciò che si vuole di queste misure economiche e sociali. E' certo però che per la  prima volta un gruppo di eurocrati, indipendenti dal potere politico, interviene  in maniera così diretta e imperativa nella vita pubblica del nostro Paese. Che cosa accade se un governo nazionale resiste all'imposizione di questi dettami? Lo abbiamo visto proprio in Italia. La BCE è oggi l'unica istituzione europea che può esercitare una prerogativa tipica dello Stato sovrano, quale è l'emissione di moneta. La forza di una moneta dovrebbe corrispondere alla ricchezza di uno Stato. In realtà la Banca Centrale, non essendo uno Stato, emette moneta e stampa banconote senza produrre ricchezza. Essa però impone agli Stati nazionali, a cui è interdetto battere moneta, le regole per produrre la propria ricchezza. Se gli Stati in difficoltà si allineano, la Banca Centrale li aiuta comprando i loro titoli di Stato e diminuendone in questo modo l'indebitamento. Se essi non obbediscono alle indicazioni ricevute, la BCE cessa di sostenerli finanziariamente riducendo l'acquisto degli stessi titoli di Stato. Ciò comporta un aumento del cosiddetto "spread", che è la differenza tra il rendimento dei titoli di Stato tedeschi (Bund), considerati i più affidabili, e quelli italiani (BTp), percepiti come "a rischio" dagli investitori. Se lo spread aumenta, lo Stato italiano è costretto a garantire ai propri titoli rendite più alte, aumentando così il suo deficit, a tutto vantaggio della speculazione dei potentati finanziari. E' difficile che in una situazione di questo genere un governo regga. Né la Spagna, né la Grecia, né l'Italia hanno resistito a questa formidabile pressione. La BCE, in una parola, "pilota", e qualche volta provoca, le crisi politiche degli Stati nazionali.
Naturalmente la BCE non agisce isolata, ma di concerto con altri attori: il Fondo Monetario Internazionale, le agenzie di rating, che valutano la solidità finanziaria di stati e governi nazionali, l'Eurogruppo, che riunisce i ministri dell'Economia e delle finanze degli Stati membri che hanno adottato l'Euro. Queste iniziative sono concordate in luoghi discreti, ma ormai a tutti noti, come gli incontri periodici del Council on Foreign Relations (CFR), della Commissione Trilaterale, del Gruppo Bilderberg. Sarebbe riduttivo immaginare che dietro queste manovre siano Stati nazionali come la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, la Germania o la Francia. L'obiettivo non dichiarato della BCE è proprio la liquidazione degli Stati nazionali.
L'Unione europea, presentata come una necessità economica, è stata infatti una precisa scelta ideologica. Essa non prevede la nascita di un forte Stato europeo, ma piuttosto di un non-Stato policentrico e caotico, caratterizzato dalla moltiplicazione di centri di decisione con compiti complessi e contrastanti. Ci troviamo di fronte a trasferimenti di potere che avvengono non verso una sola istituzione ma verso una pluralità d'istituzioni internazionali, le cui competenze rimangono volontariamente oscure. Ciò che caratterizza questa situazione è la grande confusione di poteri e la loro conflittualità latente o manifesta: in una parola un'assenza di sovranità tale da esigere il costituirsi di una suprema Autorità mondiale. L'ex presidente della BCE Trichet in un discorso tenuto a New York il 26 aprile 2010, presso il CFR ha esplicitamente evocato la necessità e l'urgenza di un super governo mondiale, che fissi regole economiche e finanziarie per affrontare lugubri scenari di depressione economica.
Questa visione viene da lontano e vuole imporre all'umanità una "Repubblica universale" direttamente antitetica alla Civiltà cristiana nella quale si amalgamerebbero tutti i Paesi della terra, attuando cosi il sogno ugualitario di fondere tutte le razze, tutti i popoli e tutti gli Stati. Il romanzo profetico di Robert Hugh Benson Il Padrone del mondo (Fede e Cultura, Verona 2011, con prefazione di S.E. Mons. Luigi Negri) mostra come questa utopia tecnocratica possa sposarsi con l'utopia religiosa del sincretismo. In nome di questo superecumenismo tutto viene accettato fuorché la Chiesa cattolica di cui si programma l'eliminazione, dopo quella degli Stati nazionali.
L'eliminazione della sovranità nazionale comporta, come logica conseguenza, quella della rappresentanza politica. L'ultima parola è ai tecnocrati, che non rispondono alle istituzioni rappresentative, Parlamento e governi, ma a club, logge, gruppi di potere i cui interessi sono spesso in antitesi con quelli nazionali.
I tecnocrati aspirano a guidare governi di emergenza, con leggi di emergenza, che spianano la strada alla dittatura giacobina, come accadde nella Rivoluzione francese. Al giacobinismo si contrapposero però allora, in Francia e in Europa, con successi e insuccessi, le insorgenze contro-rivoluzionarie. Ci sarà oggi una nuova Vandea nel Vecchio continente devastato dagli eurocrati?

Fonte: Corrispondenza Romana, 12/11/2011

2 - GOVERNO TECNICO, SOSPENSIONE DELLA DEMOCRAZIA
Il governo viene praticamente imposto senza che sia mai stato votato dal popolo (partiti che hanno perso le elezioni sono al governo, mentre partiti che hanno vinto sono all'opposizione)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Bussola Quotidiana, 14/11/2011

Alla fine è andata come noi non volevamo andasse. Invece che puntare subito alle elezioni anticipate anche il Pdl si è piegato al governo "tecnico": incarico a Mario Monti, già oggi forse avremo i nomi dei ministri. Secondo le previsioni già oggi dovremmo vedere i primi effetti benefici della soluzione, con l'affievolirsi degli attacchi speculativi sull'Italia.
Rimane però il fatto che quella in cui siamo entrati è una fase di sospensione della democrazia, perché un governo viene praticamente imposto senza che sia mai stato votato dal popolo. Lo dimostra il fatto che anche le forze politiche in Parlamento più ostili alla soluzione tecnica, alla fine hanno piegato la testa scendendo a più miti consigli.
Ma soprattutto dobbiamo notare che alla base di questa soluzione alla crisi politica ci sono due menzogne enormi che meritano di essere messe in rilievo.
La prima è che un "governo tecnico" sia neutro, funzioni cioè come un idraulico o un elettricista: c'è un guasto, arriva il tecnico e lo aggiusta. In questo caso tra un tecnico e l'altro – a parte l'accuratezza del lavoro e il prezzo – non è che ci siano grandi differenze. Il guasto è quello, la strada per ripararlo è praticamente obbligata. Con il governo Monti ci si è comportati allo stesso modo, tanto è vero che nessuno gli ha chiesto nemmeno il programma, che cosa intenda fare, le forze in parlamento gli hanno dato il via libera prima ancora che proferisse una parola. Ma l'economia non è così: per il lavoro da fare un tecnico non vale l'altro, perché ogni scelta economica dipende da una visione dell'uomo, del lavoro, della società e perfino di Dio. Peraltro finora al ministero dell'Economia – in questo come nei governi passati – si sono sempre seduti dei "tecnici", il che non ci ha impedito di arrivare sull'orlo del baratro. In effetti, non solo le scelte economiche dipendono da qualcosa che viene prima, ma c'è anche il fatto che l'economia non è una scienza esatta. Tanto è vero che nessun economista aveva previsto la crisi che oggi ci troviamo a vivere e basta dare un'occhiata a diversi giornali per capire quante idee diverse tra loro abbiano i cosiddetti "tecnici".
Questo fatto rende ancora più grave la scelta al buio di un governo "tecnico" senza che si dica con chiarezza cosa si vuole fare, fosse anche la realizzazione pedissequa di quanto contenuto nella lettera della Bce.
La seconda menzogna è legata alla prima: è vero che la crisi economica è grave e certamente è sulla politica economica che si richiede la massima concentrazione, ma un economista a capo dell'esecutivo dà l'idea che l'economia sia praticamente l'unica occupazione vera del governo. Ma se Monti dovrà governare due anni,  ammesso che avrà pure successo in economia, cosa intende fare in materia di giustizia, di scuola, di bioetica, di sanità e così via? Il sospetto che con la scusa dei tecnici vengano fatte passare altre misure, in campi diversi dall'economia, che non sarebbero mai potute passare con il governo appena dimesso, è più che lecito. E anche se così non fosse resta un errore di prospettiva identificare l'attività di un governo con la sua politica economica. Per quanto l'economia sia importante essa non può occupare tutto l'orizzonte della nostra vita sociale.
Un ultimo aspetto ci conferma nella preoccupazione per questo passaggio: sabato abbiamo visto anche il volto peggiore dell'Italia, con manifestazioni di odio e violenza che dovrebbero farci vergognare di fronte al mondo ben più del bunga bunga. Purtroppo è un volto che periodicamente si manifesta nella nostra storia: probabilmente i mercati non ne terranno conto, ma di certo indica un atteggiamento davanti alla realtà più teso alla distruzione che alla costruzione.

Fonte: La Bussola Quotidiana, 14/11/2011

3 - SIA FATTA LA VOLONTA' DELL'EUROPA... E DEI MERCATI FINANZIARI
E chissenefrega dei cittadini che sono poi elettori e contribuenti spennati dalle manovre del governo come da quelle degli speculatori e dei banchieri ''salvatori delle patrie''
Autore: Gianandrea Gaiani - Fonte: La Bussola Quotidiana, 11/11/2011

Una volta i golpe li facevano, o li tentavano, i militari. Oggi li fanno i banchieri.
Nel caos che sconvolge l'Italia e l'Europa, l'unico elemento chiaro è rappresentato dal crollo della democrazia, cioè della legittimità dei governi eletti dai popoli di guidare alcuni Paesi. Oggi sembra anche più chiaro l'obiettivo di mesi e mesi di feroci attacchi mediatici alla "casta" politica  Intendiamoci. La classe politica è indifendibile e non brilla per parsimonia, capacità e competenza ma benché i suoi difetti siano noti da tempo solo recentemente attaccarla è diventato lo sport nazionale più diffuso. Le ragioni di questo assedio alla legittimità dei (pur spesso impresentabili) rappresentanti del popolo sembrano più chiare oggi alla luce di quanto sta accadendo in Grecia e in Italia dove governi di espressione politica diversa (Centrodestra a Roma, Centrosinistra ad Atene) vengono fatti crollare e rimpiazzati dal direttorio politico-economico franco-tedesco composto da esponenti della grande finanza e della burocrazia dell'Unione Europea.
La colpa più grave della classe politica non è solo di aver consentito questa nuova forma d'invasione straniera ma, forse, di esserne in qualche modo complice. Le opposizioni e parte della stessa ex maggioranza non hanno fatto altro che ripetere che l'Europa (parola pronunciata sempre con tono solenne, come faceva Romano Prodi quando ci fece entrare nell'euro a suon di tasse) voleva le dimissioni di Silvio Berlusconi. Nessuno che abbia avuto il coraggio di rispondere che i governi italiani vengono fatti cadere dagli elettori italiani, non dalle banche, dagli speculatori e dai burocrati di Bruxelles. Invece sono tutti in ginocchio davanti a loro, divinità supreme capaci di cooptare le massime istituzioni del Paese, leader politici e opinionisti. Nella migliore tradizione italiana, già nei secoli scorsi ci siamo divisi nel sostenere gli interessi stranieri in casa nostra fedeli al motto "Franza o Spagna purché se magna".
Certo, non è la prima volta che la nostra sovranità appare limitata. Nell'aprile scorso Washington con il supporto del Quirinale "impose" a Berlusconi di bombardare la Libia e nel 1998 con un "golpe parlamentare" venne rovesciato il governo di Romano Prodi la cui maggioranza non avrebbe mai accettato di condurre la guerra alla Serbia comunista di Slobodan Milosevic. Il conflitto kosovaro lo combattemmo in fatti con la Nato, in silenzio, ma guidati dal governo filoamericano di Massimo D'Alema.
Ora invece ci inginocchiamo davanti ai poteri forti della finanza e dei mercati, cioè gli stessi che hanno causato la crisi finanziaria del 2008. Perché se ci sono molte riserve sulla qualità dell'attuale classe politica (non solo in Italia) le cose non vanno certo meglio per i vertici del mondo bancario.  Ve la ricordate la Bce quando, nel 2008, alzò il costo del denaro nonostante gli evidenti sintomi di crisi dell'economia per rallentare  un'inflazione immaginaria determinata in realtà solo dal petrolio che aveva superato i 140 dollari al barile? Jean Claude Trichet ci ha riprovato nella primavera scorsa, ancora una volta confondendo l'inflazione con il petrolio alle stelle a causa della guerra libica. Ha alzato di nuovo il costo del denaro (e dei nostri mutui) nonostante di ripresa si parlasse solo nelle preghiere. Giusto per dare un senso di continuità alle iniziative della Bce il nuovo presidente, Mario Draghi, ha deciso di riabbassarli dello 0,25 per cento la settimana scorsa.
Chi ci impone regole, governi e programmi economici non brilla per competenza e autorevolezza. Però pretende che il governo italiano cada e si svenda tutto perché "lo vuole l'Europa, lo vogliono i mercati". Entità sovranazionali, quasi mistiche  sull'altare delle quali dovremmo sacrificare la nostra certo imperfetta democrazia? Giova ricordare che la costruzione dell'Europa non ha mai avuto molto a che fare con il consenso popolare. Nessuno ha mai chiesto agli italiani e a molti altri popoli del Vecchio continente se volessero o meno l'adesione all'Unione o all'euro. Nella storia non c'è mai stata una moneta unica diffusa in un'area che non fosse già stata  unificata o con la forza o con una federazione di Stati (gli Usa). Senza unione politica istituire una moneta unica ha significato porre l'Europa in mano alle banche e alle maggiori potenze finanziarie continentali: Germania e Francia. La Ue non è riuscita neppure ad avere uno straccio di Costituzione poiché quella messa a punto è stara bocciata negli unici due referendum indetti in Olanda e Francia. Poco amate dagli elettori europei (che eleggono i parlamentari nazionali da inviare a Strasburgo ma non i membri della Commissione) le elefantiache e costosissime caste che guidano la Ue e la Bce detestano referendum e suffragi popolari.
Ora però non ci sono più remore neppure a compiere plateali azioni antidemocratiche. In Grecia il premier Papandreu ha "osato" proporre un referendum per chiedere ai cittadini se volevano i sacrifici per restare nell'euro o se preferivano lasciare l'allegra combriccola. È stato "fucilato" simbolicamente da Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, quest'ultimo lo ha anche insultato in un fuori onda forse casuale o forse no. Pochi giorni dopo il premier greco è stato costretto a dimettersi dalla defezione (casuale?) di quattro deputati del suo partito e a guidare  il nuovo governo (ovviamente tecnico) è stato chiamato un banchiere, Lucas Demetrios Papademos, ex governatore della Banca Centrale greca ed ex numero due della Bce. Dovrà gestire un programma di austerity nel quale ai tagli sociali si affiancheranno privatizzazioni, vendita di imprese e persino di isole. Merce in saldo con le borse (e i debiti pubblici) di oggi. Ottimi affari in vista per la grande finanza, i grandi investitori, gli speculatori e i grandi gruppi internazionali, soprattutto quelli franco-tedeschi perché le banche di Parigi e Berlino detengono buona parte del debito greco.
Nonostante l'Italia rappresenti l'ottava potenza economica mondiale non viene trattata meglio. Anche Berlusconi ha avuto i suoi "traditori" e i suoi "avvertimenti". Come l'attacco borsistico a Mediaset (meno 12% in un sol giorno) che ha "consigliato" il premier di ritirare l'idea di posticipare le dimissioni e ad appoggiare la candidatura di Monti, nominato poche ore dopo senatore a vita dal Quirinale. Fino a pochi anni or sono sarebbe bastato molto meno per denunciare minacce alla democrazia o ingerenze esterne nella vita politica italiana. Ma oggi no. Sia fatta la volontà dell'Europa e dei mercati finanziari e chissenefrega dei cittadini che sono poi elettori e contribuenti spennati dalle manovre del governo come da quelle degli speculatori e dei banchieri "salvatori delle patrie".
Un accanimento contro l'Italia giustificato non certo dall'insofferenza nei confronti di Berlusconi ma dal fatto che i nostri bocconi sono ancora più appetibili di quelli ellenici. I francesi forse non sono riusciti a prendersi i nostri ricchi contratti in Libia per ottenere i quali hanno scatenato la guerra più stupida della storia ma contano ora di potersi comprare a prezzi di saldo le nostre migliori aziende. Il governo tecnico dovrà privatizzare in tempi rapidi i beni dello Stato, cioè svendere i "gioielli di famiglia" ai nuovi lanzichenecchi e ai Brenno del XXI secolo. Che non vedono l'ora di acquistare per un tozzo di pane quote e società di Eni, Finmeccanica, banche e altri gruppi  fino a oggi temibili concorrenti per quei Paesi che solo chi è in affari con loro può continuare a chiamare partner.

Fonte: La Bussola Quotidiana, 11/11/2011

4 - ELIMINATA LA POLITICA: LA TECNOCRAZIA AL POTERE
È in atto un golpe che rischia di assestare alla sovranità nazionale dell'Italia un colpo mortale
Autore: Mario Palmaro - Fonte: La Bussola Quotidiana, 10/11/2011

Berlusconi è in coma, le opposizioni non hanno la forza di staccargli la spina e di prenderne il posto, vecchi dinosauri democristiani ordiscono le solite trame per dare vita a un governo istituzionale di larghe intese, ovviamente "per il bene comune". Di fronte a questo spettacolo un po' squallido, l'uomo della strada che fa? Ridacchia. Perché quando la politica entra in crisi acuta, come in queste ore, nell'Italiano Medio scatta un sottile, inconfessabile compiacimento. Inguaribili individualisti, siamo infatti convinti che la politica sia un incidente, un peso morto, un guaio che appesantisce il nostro passo, un enorme parassita che succhia energia vitale al nostro lavoro quotidiano. Come darci torto? Se pensiamo tutto questo, vuol dire che la politica ce ne ha fornito i motivi e le prove in quantità industriale.
Faremmo bene però ad accorgerci che sotto i nostri occhi sta accadendo qualche cosa di nuovo, anzi d'antico: e cioè che questa volta la politica non è semplicemente in crisi, ma rischia di scomparire. Definitivamente. Per essere rimpiazzata da qualche cosa che potrebbe essere molto peggio.
Tutti presi dalla foga di sostenere la fazione che ci piace, o quella che ci dispiace di meno, noi italiani rischiamo di non vedere la cosa più importante: e cioè che è in atto un "golpe" incruento che rischia di assestare alla sovranità nazionale del Bel Paese un colpo mortale. Qui non è più questione di Berlusconi o di Bersani, di Casini o di Prodi. Il punto è un altro: e cioè che organismi privi di qualunque rappresentatività democratica come il Fondo Monetario Internazionale, come la Banca Centrale Europea, come l'Unione Europea, dettano ai singoli Paesi del Vecchio continente ciò che si deve o non si deve fare.
Non vogliamo nemmeno sfiorare il merito dei provvedimenti che in questo frangente ci sono stati imposti: può darsi che siano indispensabili e perfino utili al bene comune. Non ha importanza. Il nodo è un altro: e cioè che, una volta imboccata questa strada, la politica nazionale è morta. E al suo posto si avanza una cosa difficile da definire, che ha però un nome preciso: tecnocrazia.
E' incredibile l'indifferenza che in queste ore avvolge una simile svolta epocale. E fa tristezza che a questo conformismo deferente si unisca in buona parte lo stesso mondo cattolico, che dovrebbe avere in sommo discredito ogni ipotesi di governo tecnocratico, magari pure "mondiale".
Per decenni siamo stati seppelliti sotto tonnellate di retorica democratica, e abbiamo commesso l'errore di pensare che la democrazia fosse non solo un sistema di governo, ma un vero e proprio valore morale assoluto intrinseco, coincidente con l'apogeo della storia delle dottrine politiche. Il processo rivoluzionario cominciato con la Rivoluzione francese ha lavorato alacremente per diffondere il sistema democratico nel mondo, dileggiando tutte le forme di governo che lo hanno preceduto. Il suggestivo rapporto di equilibri creato dal sistema Impero-Chiesa-Comuni di epoca medievale; le monarchie di diritto divino; il grande Impero centrale asburgico: tutta roba vecchia e cattiva, rimpiazzata finalmente dal vento fresco e pulito della democrazia. La quale, gettata la maschera, si è confermata per quello che è: e cioè il peggior sistema di governo a parte tutti gli altri, come ebbe a dire una volta Winston Churchill.
Bene: dopo averci detto che senza democrazia non si può vivere, ecco che improvvisamente, con la nascita di una moneta unica europea, i governi nazionali vengono ridotti all'impotenza a uno a uno. Ecco che si materializza la profezia elaborata da Francesco Gentile, uno dei più originali filosofi del diritto contemporanei, morto nel novembre del 2009: la dottrina della "politica come inconveniente". Di che cosa si tratta?
La politica, pur con tutti i suoi orribili difetti, rappresenta il tentativo di discutere i problemi della polis e di trovare delle soluzioni per il bene della comunità. Perfino le tanto vituperate ideologie del '900 e i partiti che ne sono il prodotto rappresentano la forma storica di questa idea sostanzialmente umana di gestione della cosa pubblica. Che il sistema sia democratico o meno, il politico è comunque costretto dai fatti a confrontarsi con il popolo e a rendere conto al popolo: tanto è vero che nemmeno un dittatore può permettersi il lusso di governare a lungo senza consenso.
Ma la tecnocrazia è un'altra cosa: è potere esercitato da "esperti" e da elite non rappresentative, che decidono in modo totalmente autonomo rispetto al mondo reale degli uomini. Il passaggio dalla politica alla tecnocrazia è purtroppo, secondo Gentile, un esito scritto nella tragedia delle ideologie moderne – marxismo e liberalismo – nient'affatto opposte fra loro, ma complementari e progressive, essendo entrambe rivoluzionarie. Alla fine, lo sbocco è quello di consegnare il governo nelle mani di chi detiene il potere finanziario, di chi maneggia le leve dell'economia globalizzata. Ecco che la politica diventa un inconveniente, cioè un ostacolo da togliere di mezzo perché disturba il manovratore, agitando totem anacronistici come l'interesse nazionale, il bene comune, la volontà del popolo. E magari – perché no? – i principi non negoziabili.
Sembra molto difficile non scorgere, in quello che sta accadendo alla Spagna, alla Grecia, e ora all'Italia, il sigillo di questa operazione di "sgombero" della politica nazionale, a favore dei poteri finanziari. Forse la sciagura si sarebbe potuta evitare non accettando la trappola mortale dell'Euro, e tenendoci stretta la facoltà di battere la nostra cara vecchia Lira, come strumento di compensazione agli squilibri della finanza internazionale.  Ora il nuovo Presidente del Consiglio italiano, qualunque sarà il Premier dopo Berlusconi, sarà costretto a presentarsi in Europa come un peone messicano dei vecchi film hollywoodiani: pigiama bianco, sombrero in mano e sguardo basso.
In uno scenario del genere, c'è da chiedersi se abbia ancora senso organizzare una campagna elettorale, litigare nelle piazze e nelle tribune politiche, e andare a votare. Non più a Roma, ma altrove, si decidono le sorti del nostro Paese.
Siamo già in una tecnocrazia? Difficile dirlo. Certo è che il modo più sicuro per imboccare quella strada sarebbe il famoso "governo tecnico".  Magari fra mille scodinzolii e sguardi di compiaciuta deferenza di fronte all'esperto di economia "super partes", al tecnico apprezzato ad Harward; insomma, all'uomo della Provvidenza. Pardon: della Previdenza.

Fonte: La Bussola Quotidiana, 10/11/2011

5 - IL CONSIGLIO SUPERIORE DI SANITA' HA DATO IL VIA LIBERA A ''ELLAONE'', L'ABORTO TRAVESTITO DA (INDORATA) PILLOLA DEI 5 GIORNI DOPO
In attesa della scontata approvazione dell'Agenzia Italiana per il Farmaco, ecco tutte le bugie del ''contraccettivo d'emergenza'' che non è né un ''contraccettivo'' (perché abortivo), né si può definire ''d'emergenza'' (perché non cura nessuna malattia!)
Autore: Paola Biondi e Renzo Puccetti - Fonte: Centro Cattolico di documentazione, 07/11/2011

Il Consiglio Superiore di Sanità (CSS) ha dato il via libera alla "pillola dei cinque giorni dopo", che, insieme alla già commercializzata e utilizzatissima "pillola del giorno dopo", è spacciata come "contraccettivo d'emergenza", mentre è un farmaco potenzialmente abortivo. Dopo il parere favorevole del CSS, perché ellaOne (nome commerciale della "pillola dei cinque giorni dopo") sia commercializzata anche nel nostro Paese, servirà l'approvazione dell'AIFA, l'Agenzia Italiana per il Farmaco.
Come un vademecum, vi segnaliamo le principali informazioni da tenere presenti su questa pillola potenzialmente abortiva, che speriamo di cuore possa esservi utile per comprendere la malvagità di questo prodotto e dei suoi terribili effetti sulla vita umana nascente e sulla società tutta.
 
CHE COS'E' ellaOne?
L'ulipristal acetato (UPA) è la molecola attiva presente nel prodotto approvato in data 26 Maggio 2009 da parte dell'European Medicines Agency (EMEA) con il brand ellaOne. L'UPA appartiene alla classe dei modulatori selettivi del recettore per il progesterone (SPRM) approvato per la "prevenzione" della gravidanza quando somministrato entro120 ore (appunto 5 giorni) da un rapporto sessuale non protetto o caratterizzato dal fallimento di altro contraccettivo.
L'UPA condivide con il mifepristone (meglio conosciuto come RU486, pillola con cui anche in Italia si eseguono gli aborti chimici) un potente effetto antiprogestinico: impedendo infatti il legame del progesterone (ormone necessario al mantenersi della gravidanza) ai recettori progestinici, l'UPA blocca la trascrizione genetica fisiologicamente attivata dal progesterone durante la gravidanza, inibendo così la sintesi delle proteine necessarie al mantenimento della gravidanza stessa.
 
COME FUNZIONA ellaOne?
L'UPA somministrato in singola dose esplica la propria azione attraverso un meccanismo complesso, che possiamo sinteticamente riassumere:
1) Se somministrato prima dell'ovulazione, l'UPA è in grado di bloccare lo sviluppo del follicolo ovarico dominante o prevenire la rottura del follicolo e, quindi, la liberazione della cellula uovo (meccanismo contraccettivo di ellaOne, detto anche meccanismo antiovulatorio).
2) Ma, se la somministrazione di UPA avviene in fase luteale precoce, cioè ad ovulazione già avvenuta, induce assottigliamento e ritardo della maturazione endometriale (mucosa dell'utero) e provoca l'alterazione dei marcatori di impianto embrionale progesterone-dipendenti. Tali modificazioni sono in grado di inibire l'impianto del concepito riducendo la recettività uterina (meccanismo abortivo, detto anche meccanismo anti-nidatorio).
L'azione antinidatoria di UPA è analoga a quella del mifepristone [RU 486], molecola ampiamente studiata e usata non solo come abortivo ad annidamento già completato, ma anche come intercettivo postcoitale. L'adozione di una molecola con meccanismo d'azione analogo a quello del mifepristone, ma non registrata come farmaco abortivo, bensì come "contraccettivo d'emergenza", è ritenuta maggiormente accettabile per la pubblica opinione; tuttavia, in ambito scientifico (come dimostra ampia letteratura) il possibile meccanismo anti-nidatorio (abortivo) di UPA è attualmente incontestato.
 
QUANDO INIZIA LA GRAVIDANZA?
A partire dal 1965 l'American College of Obstetricians and Gynaecologists (ACOG) ha ridefinito la gravidanza, facendo iniziare il concepimento non più con il momento della fecondazione (cioè, con l'unione della cellula uovo con lo spermatozoo), ma con il momento dell'impianto dell'embrione nella mucosa uterina.
Storicamente tale metamorfosi, peraltro non unanimemente condivisa nel mondo scientifico, non si è affermata quale conseguenza di nuove acquisizioni scientifiche, ma quale necessità operativa per ridurre la resistenza all'impiego di alcuni prodotti con meccanismo d'azione intercettivo (cioè abortivo).
 
CHE COSA SI INTENDE PER "contraccettivo d'emergenza"?
Per  "contraccettivo d'emergenza" si intende un «qualsiasi farmaco o strumento usato dopo un rapporto non protetto per prevenire una gravidanza indesiderata».
Questa definizione, fondata sulla nuova definizione di "gravidanza" come "impianto", non è capace di risolvere le gravi problematicità etiche che tenta di nascondere. Essa è infatti completamente orientata sui processi biologici che riguardano la donna, ma è del tutto indifferente ad un fatto biologicamente accertato e incontestabile: nei 5-7 giorni che intercorrono tra il concepimento e l'adesione dell'embrione alla mucosa uterina si è comunque in presenza di un embrione, di un nuovo essere umano vivente! La prescrizione, la somministrazione, la dispensazione e l'utilizzo di farmaci in grado di interferire dopo la fecondazione (detti intercettivi) si configurano, dunque, come comportamento abortivo. Il termine "aborto" infatti, nella sua radice etimologica, riveste il significato di "non nato".
 
IL TERMINE "contraccettivo d'emergenza" E' CORRETTO?
NO! Per due ragioni:
1) la letteratura scientifica dimostra che sia per la "pillola del giorno dopo" che per quella "dei cinque giorni dopo", accanto ad un meccanismo propriamente contraccettivo (inibire l'ovulazione), ve ne può essere anche uno intercettivo, cioè abortivo (inibire l'impianto in utero dell'embrione concepito): per cui parlare solo di "contraccezione" risulta eticamente, oltrechè scientificamente e deontologicamente, scorretto.
2) anche il termine "d'emergenza" è usato in maniera impropria, e quindi falsa, perché è termine da riferirsi a patologia che richieda un tempestivo intervento medico: ma la gravidanza di per sé, anche se non programmata o non desiderata, non costituisce affatto una patologia e non é inclusa in nessun elenco internazionale delle patologie.
La prescrizione della "pillola dei cinque giorni dopo" non costituisce pertanto condizione d'emergenza.
 
IL CSS PREVEDE L'ESECUZIONE DEL TEST DI GRAVIDANZA PRIMA DELLA PRESCRIZIONE DI ellaOne: E' UNA VERA DIFESA DEL CONCEPITO?
La positivizzazione del test di gravidanza mediante dosaggio di beta-HCG, molecola di origine trofoblastica, richiede un intervallo di tempo di almeno 7 giorni dal momento del concepimento.
L'esecuzione di un normale test di gravidanza prima dell'assunzione di UPA (che avviene entro 5 giorni) non può quindi in alcun modo servire ad evidenziare l'avvenuto eventuale concepimento!
Per rilevare il concepimento in fase pre-nidatoria si dovrebbe infatti ricorrere al dosaggio di una molecola, l'Early Pregnancy Factor (EPF), il cui impiego non è standardizzato ed al momento non costituisce un esame di routine.
In presenza pertanto di un normale test di gravidanza risultato negativo, non si può in alcun modo
essere rassicurati che la somministrazione di UPA non svolga un'azione anti-nidatoria nei confronti
del concepito.
 
LE DONNE DESIDERANO ESSERE ADEGUATAMENTE INFORMATE SU COSA ASSUMONO?
La letteratura scientifica, attraverso indagini specifiche, è univoca nell'affermare che:
1) molte donne individuano l'inizio della vita umana e della gravidanza con la fecondazione.
2) le donne desiderano conoscere l'esatto meccanismo d'azione dei farmaci registrati come contraccettivi.
3) un cospicuo numero di donne non assumerebbe un farmaco registrato come contraccettivo se anche vi fosse solo la possibilità di un'interferenza con lo sviluppo dell'embrione.
4) scoprire a posteriori di avere assunto comportamenti contrari alle proprie convinzioni morali può mettere a rischio la salute mentale della donna.
Quindi celare ad una paziente il possibile meccanismo anti-nidatorio della "pillola dei cinque giorni" dopo, come di quella "del giorno dopo", è una grave scorrettezza deontologica e pone a rischio la salute delle donne.
 
SE COMMERCIALIZZATA, SARA' POSSIBILE L'OBIEZIONE DI COSCIENZA ALLA PRESCRIZIONE E DISPENSAZIONE  DELLA "PILLOLA DEI CINQUE GIORNI DOPO"?
La risposta va condotta riferendosi alle disposizioni previste per la prescrizione/dispensazione della "pillola del giorno dopo" (Levonorgestrel), purtroppo già in commercio da anni nel nostro Paese.
Sul versante degli operatori sanitari la possibile azione post-fertilizzativa (abortiva) del Levonorgestrel ha condotto il Comitato Nazionale per la Bioetica, in due distinti documenti, a ritenere eticamente lecito consentire al medico ed al farmacista, sulla base del riconoscimento della "clausola di coscienza", il rifiuto di prescrizione e dispensazione di tali preparati.
Sulla stessa linea una nota del 2006 del presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici (FNOMCeO) ha stabilito che la "clausola di coscienza" prevista dal Codice Deontologico dei medici possa essere ritenuta "assimilabile" all'obiezione di coscienza prevista dalla legge 194/78 per l'interruzione di gravidanza.
In entrambe i casi, si tratta di documenti che riconoscono la ratio del diritto all'obiezione di coscienza, sia per il medico che per il farmacista, in base all'interpretazione analogica dell'art.9 della Legge 194/78 e dell'art.16 della Legge 40/04, grazie alla quale si riconosce che la volontà di molti medici e farmacisti di non mettere in atto condotte lesive, o anche solo potenzialmente tali, del concepito non è indipendente dalla loro dimensione scientifica.
 
PERCHE' POSSIAMO DIRE CHE LA VITA UMANA INIZIA DAL CONCEPIMENTO?
Già al suo primo stadio di sviluppo unicellulare (ossia lo zigote), attraverso un protagonismo biologico realmente e scientificamente evidente, l'embrione si presenta con cinque caratteristiche:
1) L'identità umana attestata dal corredo cromosomico.
2) La sua individualità e unicità comprovata anche attraverso modelli matematici.
3) La sua autonomia biologica testimoniata dall'efficienza energetica del suo metabolismo.
4) L'assunzione del piano-programma genomico che si distingue per livelli di gradualità, continuità e coordinazione.
5) Il dialogo con la madre (cross-talk) ai fini dell'impianto e della tolleranza immunologica.
A buon diritto, infatti, è stato autorevolmente affermato che "l'embrione non è passivo: è un attivo direttore d'orchestra del suo impianto e del suo destino futuro". Il protagonismo biologico dell'embrione e la sua relazionalità con la madre mediante messaggi ormonali, immunologici, biochimici, sono le condizioni indispensabili perché si abbia un "buon impianto".
 
Sperando di avervi aiutato a comprendere più a fondo la malvagità di quest'ennesima invenzione, che temiamo possa diffondersi rapidamente, contribuendo ad allargare il male e la strage silenziosa di innocenti, ci uniamo alle preghiere vostre e di tutta quanta la Chiesa, affidando ogni famiglia, "santuario della vita", alla potente intercessione e protezione della nostra amata Madre Buona.

Fonte: Centro Cattolico di documentazione, 07/11/2011

6 - LA VITA E' DIFFICILE: MOLTI PROBLEMI NASCONO QUANDO CERCHIAMO DI DIMENTICARE QUESTA SEMPLICE REALTA'
Cresciamo in un clima culturale di spensieratezza posticcia e quando le difficoltà arrivano sembrano tragiche, impreviste, immeritate, ingovernabili, quando invece sono parte della vita
Autore: Costanza Miriano - Fonte: www.costanzamiriano.wordpress.com, 07/11/2011

Il giorno dei santi – ero in ritardissimo uscendo dal lavoro, dovevo dare il cambio coi bambini a mio marito (festa, niente scuola, niente tata) – mi sono fiondata carica delle mie solite otto borse (bene essere pronte in caso di rapimento alieno) al parcheggione della Rai. Tutta sudata l'ho percorso in lungo e in largo due o tre volte con le chiavi del catorcio in mano, centocinquantotto pulsazioni al minuto, chiedendomi affranta chi mai avesse potuto rubare la mia macchina da senza tetto, impresentabile e piena di avanzi, prima di ricordarmi che per un rarissimo colpo di fortuna avevo trovato invece posto nel parcheggio più vicino, quello davanti al cancello (credo che ci sia gente che ci dorme per non abbandonare la piazzola). Ho cercato un lato positivo, nella mia inutile corsa con i tacchi, carica come un cammello. L'ho cercato ma non so. Forse l'esercizio fisico mi avrà apportato un grande beneficio cardiocircolatorio. Forse per questo avrò allungato la mia esistenza di due decimi di secondo (e probabilmente li utilizzerò per fare uno starnuto).
Il fatto è che la vita anche quando ci va tutto ma proprio tutto benissimo, è comunque piena di complicazioni. Minimo minimo di fatica. Io cerco di spiegarlo ai miei figli. Gliel'ho detto anche quella stessa sera, quando mi ha accolto una standing ovation a tavola. Avevo portato un uovo alla coque quasi commestibile. Quello prima era sodo. Quello prima ancora liquido. La realtà è che a casa mia basta portare a tavola qualcosa di presentabile per ricevere applausi.
Oltre ad essere abituati a un livello di cibo appena decente, i ragazzi mi vogliono bene, e sono piuttosto benevoli nei confronti dei miei difetti. Sanno che cucino mentre visito (sono Barbie dottoressa col mio folendoscopio losa fuxiam), mentre faccio domande a trabocchetto sulla lunghezza della Mosella (fiume forse mai sentito nominare prima di avere un figlio alle medie), mentre sostengo conversazioni di buon vicinato sul clima dal balcone con la signora detta Daddà, la vecchietta del secondo piano del palazzo di fronte.
Non contenta di ammannire menù pietosi, somministro ai miei poveri pargoli preziose riflessioni di elevata portata morale. Tanto loro non ascoltano, impegnati come sono a infilare dita nelle uova, chiedere "posso alzarmi?", parlare tutti insieme e trovare astuti nascondigli per i pezzi di zucchina (sono allergici alle vitamine), occultandoli dentro tovaglioli o facendoli scivolare elegantemente sotto la sedia.
"La vita è difficile, bambini; è per questo che fare l'uovo alla coque non è semplice come sembra" ho detto l'altra sera, nel goffo tentativo di rivendermi l'omelia che padre Emidio aveva appunto fatto la mattina per la festa di tutti i santi.
Una volta uno psichiatra americano – ci ha raccontato in chiesa – stufo di pelare soldi inutilmente ai suoi pazienti, ha scritto un libro, esordendo proprio così. La vita è difficile. Molti dei nostri problemi nascono proprio nel momento in cui cerchiamo dimenticare questa semplice realtà. Ero troppo lontana (mi metto all'ultima panca per evitare che si noti il mio ritardo) per sentire il nome dello psichiatra, ma il concetto mi è arrivato benissimo. Anche perché ricordo bene la fase della mia vita in cui mi sono trovata con stupore a fare i conti con questa realtà: la vita è difficile. E da allora ho cominciato a ingranare, a convertirmi – strada lunga e tortuosa, ma è già tanto imboccarla.
Questa consapevolezza che appunto, lo ripetiamo, tante volte non fosse arrivato, la vita è difficile, manca a molti degli uomini contemporanei. Cresciamo, volenti o nolenti, in un clima culturale di spensieratezza posticcia. E quando le difficoltà arrivano sembrano sempre tragiche, e sempre impreviste, soverchianti, immeritate, ingovernabili. Invece sono parte della vita. Quelle piccole e le grandi.
Secondo padre Emidio è anche per questo che il Vangelo fatica ad arrivare al cuore dell'uomo contemporaneo, perché in molti casi manca l'uomo, e prima di tutto la consapevolezza della durezza della vita, della fatica di portare a casa la pagnotta e pure la pellaccia ogni sera. Ai tempi di Gesù le sue parabole, le sue parole arrivavano più direttamente, perché la consapevolezza della fatica della vita, di non dare niente per scontato, la percezione della incredibile fragilità e la consapevolezza dell'esistenza di Qualcuno di più grande erano nel patrimonio culturale comune.
L'illusione del controllo che per esempio ci danno tecnica e tecnologia è appunto un'illusione, perché il male c'è e agisce nelle nostre vite e non lo si può completamente dominare. Le nostre vite sicure sono un'illusione.
Accettare questa realtà significa dire sì alla prima nostra vocazione, quella alla vita, tutta, il pacchetto completo. Poi c'è la vocazione ad essere cristiani, ad accettare che sia Gesù Cristo la nostra via. Infine la terza, la vocazione specifica, quella che impone che a una certa età si cominci in qualche modo concreto a dare la vita, a portare frutto, a diventare dono per i fratelli, a somigliare a Gesù Cristo, ed è questa la santità (sto sempre riassumendo l'omelia di padre Emidio per la festa di tutti i santi): il segno che abbiamo imboccato la strada è che gli altri cominciano a chiederci qual è il nostro pusher, dove troviamo quella roba così buona che ci rende in grado di reggere per noi stessi e per qualcun altro che ci chiede una mano. Si diventa credibili, se si è persone serie, e si convincono gli altri, che in qualche modo cominciano a venirti dietro (non a me, per favore, soprattutto se mi vedete vagare tutta sudata in un parcheggio).

Fonte: www.costanzamiriano.wordpress.com, 07/11/2011

7 - MODA FEMMINILE SEMPRE PIU' INDECENTE
Il nudismo, ormai, ha varcato anche le porte delle nostre chiese! Eppure la Madonna a Fatima preannunziò la perdita di tante anime a causa della perdita del pudore
Autore: Vincenzo Cuomo - Fonte: Moda e Pudore

Dando uno sguardo alla stagione estiva ormai passata, bisogna riconoscere, purtroppo, che nulla è migliorato per quanto riguarda la moda femminile che diventa sempre più indecente. Il nudismo, ormai, ha varcato anche le porte delle nostre chiese!
Vi è un argomento diventato tabù: la moda femminile. Chi ne parla? Va tutto bene? E se qualcosa non va bene, chi deve illuminare, correggere, ammonire? Il nudismo, ahimè, si fa sempre più sfacciato e invadente, alimentato dagli spettacoli, dai giornali, dai manifesti stradali... In Genesi 3 si legge che "prima del peccato originale la nudità non creava problemi". Col peccato le cose sono cambiate, perché si è accesa in tutti gli esseri umani la concupiscenza della carne che, se alimentata, porta al disordine morale, ossia al peccato. Adamo ed Eva provvidero a coprire la loro nudità con delle foglie di fico, ma Dio giudicò insufficiente il rimedio e confezionò per ambedue due tuniche. Ai nostri giorni si assiste alla globalizzazione dell'immodestia, perché si è radicata nella massa la convinzione che se la donna non è provocante, non è donna. Si è cominciato, allora, con l'accorciare le maniche, poi le maniche sono scomparse... Si è denudata sempre più la parte superiore del corpo. Contemporaneamente si è passati alla minigonna, che diventa sempre più... mini! E perché non denudare anche la pancia e l'ombelico? E poi pantaloncini corti e ultra corti e fortemente aderenti. L'audacia, ormai non conosce più limiti nemmeno quello del luogo sacro: chiese e santuari. In un celebre santuario della Spagna si celebrava un matrimonio. Davanti all'altare vi era la sposa che, col suo abbigliamento più che indecente, era l'ostentazione dell' immodestia. Le invitate non erano da meno... E si riceveva un Sacramento! E si riceveva l' Eucarestia! A Lourdes, durante la processione eucaristica, vi era una donna che cantava da solista nella corale. Anch'ella regolarmente immodesta e indecente. Si sa che nella storia di Lourdes la Madonna non venne ad un appuntamento con la veggente. Bernardetta le chiese il perché di quell'assenza e ne ebbe questa risposta: "Perché ieri sera la grotta è stata profanata dall'immodestia". Chi è stato a Lourdes durante l'estate ha potuto constatare quanta mancanza di modestia si porta anche davanti alla grotta! Vi è all'ingresso dei luoghi sacri un tabellone con cui si interdice l'accesso con certi abbigliamenti... ma la realtà è che l'ingresso è lecito a tutti! E che dire quando in alcune chiese vanno al leggio o fanno da ministri straordinari della comunione donne con abbigliamento non certo esemplare? Può darsi che queste note facciano sorridere qualcuno, perché si dice "i tempi sono cambiati e la cosa non fa più impressione!". Quest'affermazione è tanto falsa quanto stolta. Allora non esiste più la concupiscenza degli occhi e della carne? E non conta più niente quanto è scritto nelle lettere degli Apostoli circa l'abbigliamento delle donne? La realtà è che i peccati impuri non si ritengono più peccato. Le cose non avvengono per caso. Vi è tutta una strategia di malizia diabolica mirata alla scristianizzazione delle masse; ciò avviene non più col fucile e le prigioni, ma demolendo i principi cristiani. Alcuni anni fa la rivista Reading Digest annunziava un convegno di operatori della moda femminile con questo tema: "Che cosa scopriremo ancora della donna". Nel qual caso, scoprire equivale a denudare. Davanti a questo rullo compressore che non conosce ostacoli, si alzi una voce autorevole e forte! A Fatima la Madonna, per mezzo di Giacinta, preannunziò l'avvento di una moda invereconda, causa della perdita di tante anime. Voglia la Vergine purissima ottenere, con la sua potente intercessione, il ritorno ad una vita pura e casta almeno tra le donne cristiane.

Fonte: Moda e Pudore

8 - C'E' LA CRISI, MA INTANTO CON IL '' DDL DI STABILITA' '' RADIO RADICALE INTASCA 3 MILIONI DI EURO PER IL 2012
Come mai parlamentari che dichiarano di battersi per la vita e per la famiglia sostengono lo strumento principale d'informazione di una parte politica che ha costituito i suoi successi contro il Magistero della Chiesa Cattolica?
Autore: Danilo Quinto - Fonte: La Bussola Quotidiana, 14/11/2011

Il "ddl stabilità", approvato in via definitiva sabato scorso dalla Camera dei Deputati, è stato presentato come lo spartiacque ineludibile per iniziare a rispondere alle richieste dei burocrati europei rispetto alla situazione economica del Paese. Nel frattempo, anche in questi frangenti, vengono prese misure singolari, che rispondono a logiche incomprensibili. Ci riferiamo a due provvidenze contenute proprio nel "ddl stabilità".
La prima riguarda la somma di centocinquanta milioni di euro, negli anni 2012 e 2013, ''destinati, in base alla legge Mancia, al finanziamento di interventi urgenti finalizzati al riequilibrio socio-economico e allo sviluppo dei territorio e alla promozione di attività sportive e culturali e sociali'' previste dalla finanziaria del 2010. Nonostante la pomposità della definizione, si tratta di somme di danaro che deputati e senatori delle commissioni Bilancio, in base alla prassi e alle esigenze del loro collegio elettorale, destineranno agli scopi sopra richiamati, che saranno poi assegnate dal Ministero dell'Economia.
E' stata poi prevista una seconda provvidenza, questa volta a favore di Radio Radicale. Nei mesi scorsi si sono mobilitati 547 parlamentari di tutti di partiti - la maggioranza assoluta di entrambe le Camere, 341 Deputati, (54,1% alla Camera dei Deputati) e 206 Senatori (64,2% al Senato), corrispondenti al 57,5% dei 951 eletti in carica - che con la sottoscrizione di un testo politico sono stati concordi nel ritenere "che la convenzione tra il Ministero dello sviluppo economico e la Centro di Produzione S.p.a., stipulata ai sensi dell'articolo 1, comma 1, della legge 11luglio 1998, n. 224 ha permesso, in tutti questi anni, la trasmissione attraverso le frequenze di radio Radicale, delle sedute del Parlamento, svolgendo in questo modo un vero e proprio ruolo di servizio pubblico; che tale convenzione, negli anni, è stata più volte prorogata al fine di poter continuare a usufruire di questo servizio; che non sono previsti, all'interno della manovra al nostro esame, stanziamenti volti a prorogare la convenzione, mettendo così a rischio la continuazione delle trasmissioni dei lavori parlamentari; impegna il Governo a provvedere, entro la fine del 2011, alla proroga della convenzione tra il Ministero dello sviluppo economico e la Centro di produzione S.p.a., per gli anni 2012, 2013, 2014 stipulata ai sensi dell'articolo 1, comma 1, della legge11 luglio 1998, n. 224, individuando, allo scopo, le risorse necessarie quantificate in 10,2 milioni di euro per ciascuno degli anni".
Forti di questo straripante consenso, i radicali hanno presentato un emendamento in Commissione Senato al "ddl stabilità", che chiedeva il rinnovo della convenzione per i prossimi tre anni. La convenzione del 1998, rinnovata nel 2001, 2004 - Governo Berlusconi - 2006  - Governo Prodi - 2009 Governo Berlusconi - ogni volta all'interno delle norme della legge finanziaria. L'ultimo importo prevedeva 9,9 milioni di euro l'anno per tre anni, fino al 31 dicembre 2011.
I radicali hanno ottenuto tre milioni di euro per il 2012. Per Massimo Garavaglia, leghista, vice-presidente della Commissione Bilancio del Senato, relatore in Commissione, "Radio radicale è in sala di rianimazione. Siamo riusciti a mettere nella legge di stabilità 3 milioni nel 2012. Quindi per qualche mese potrà continuare a fare un servizio importante. Poi ci sarà un governo nuovo e si vedrà".
Si può essere certi, quindi, che a breve sarà scatenata una nuova campagna per il rinnovo totale di questa convenzione e i radicali dimostreranno, ancora una volta, la loro capacità di raccogliere consensi unanimi, qualitativamente e quantitativamente senza precedenti, come si evince scorrendo i nomi dei 547 parlamentari pubblicati sul sito di Radio radicale.
Questa vicenda, che abbiamo documentato su questo giornale in questi mesi, ha un risvolto che continuiamo a non comprendere, anche perché non abbiamo ricevuto risposte da coloro ai quali ci siamo rivolti. Chi sono costoro? Sono i tanti parlamentari cattolici o dichiaratamente per la vita che, firmando il testo a favore di Radio Radicale, hanno concorso di fatto al raggiungimento di quest'obiettivo, seppur parziale. Ricordiamo qualche nome, tra i più significativi: Mario Baccini, Laura Bianconi, Luigi Bobba, Pierluigi Castagnetti, Renato Farina, Giuseppe Fioroni, Marco Follini, Maria Pia Garavaglia, Savino Pezzotta, Eugenia Roccella.
Noi continuiamo a non capire perché parlamentari che dichiarano di battersi per la vita e per la famiglia, sostengano, con la loro iniziativa, lo strumento principale d'informazione di una parte politica che ha costituito i suoi successi contro il Magistero della Chiesa Cattolica. Loro hanno il dovere di spiegarlo, innanzitutto a se stessi, noi il diritto di continuare a chiederlo.

Fonte: La Bussola Quotidiana, 14/11/2011

9 - LETTERE ALLA REDAZIONE: SULL'EVOLUZIONISMO LA POSIZIONE DELLA CHIESA E' STATA FALSIFICATA DA GIORNALI E TELEVISIONI
Il convegno in Vaticano del 2008 ha posto rimedio alla confusione che si era creata quando un intervento di Giovanni Paolo II fu travisato come ''approvazione'' della Chiesa all'evoluzionismo
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 15/11/2011

Buongiorno,
sono un docente di Scienze Naturali ed ho letto diversi articoli da voi pubblicati sull'evoluzionismo. Voi siete contrari, evidentemente.
Eppure, per quanto ne so, l'evoluzionismo è stato accettato, almeno ufficialmente, anche dalla Chiesa Cattolica (un po' in ritardo, ma a questo siamo abituati).
Grazie per l'attenzione
Fernando P.

Gentile professore,
non sta certo a me farle una lezione scientifica, visto che il professore è lei.
Posso solo dirle che uno scienziato di tutto rilievo come Antonino Zichichi è anti-evoluzionista. In diversi convegni scientifici ha proposto la domanda: "Mi fate vedere l'equazione che spiega l'evoluzionismo?" Nessuno gliela ha mai fornita. Del resto non esiste nessuna prova scientifica (cioè galileiana) dell'evoluzionismo. Infatti si parla di "teoria dell'Evoluzione" e quindi, come tutte le teorie manca ancora di prova sperimentale. Ma questo lei ben lo sa e non sarò io a spiegarglielo.
Per quanto riguarda invece la posizione della Chiesa, su questo ho diversi argomenti da proporle. Innanzitutto: non è affatto vero che la Chiesa abbia accettato l'evoluzionismo! Sebbene di ciò abbiano scritto superficialmente i giornali nel 1996 esaltando un breve accenno di Giovanni Paolo II, ciò non corrisponde a verità, come ha correttamente osservato il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna il 7 luglio 2005 sul New York Times.
A seguito del dibattito suscitato da tale articolo, Benedetto XVI nel 2008 ha organizzato in Vaticano un convegno, invitando evoluzionisti e anti-evoluzionisti, al termine del quale ha ribadito che "la teoria dell'evoluzione non è ancora una teoria completa, scientificamente verificabile". Per chiarire bene la sua posizione ha precisato che "non si tratta di decidersi né per un creazionismo, che si chiude sostanzialmente alla scienza, né per una teoria dell'evoluzione che dissimula i propri vuoti o lacune e non vuole vedere le questioni che travalicano le possibilità del metodo delle scienze naturali". Da qui la conclusione del pontefice: "a me pare importante sottolineare che la teoria dell'evoluzione implica delle domande che devono essere assegnate alla filosofia e che di per sé esulano dall'ambito proprio delle scienze naturali".
Potrei andare avanti con le citazioni, ma non vorrei annoiarla. L'importante è capire che la posizione della Chiesa è da sempre rispettosa delle prove scientifiche. Fu così anche nel famoso caso Galilei, il quale appunto non portò alcuna prova scientifica valida per le sue affermazioni. Quando con il pendolo di Foucault fu presentata nel 1851 la prova della rotazione della terra, la Chiesa non ebbe problemi ad accettarla. Insomma, la Chiesa non teme la scienza perché essa non potrà mai contraddire il pensiero di Dio. La scienza scopre le leggi del creato che, in quanto tale, è uscito dalle mani del creatore. Come può la Chiesa temere ciò?
Per concludere vorrei usare per la falsa scienza l'espressione ("un po' in ritardo, ma a questo siamo abituati") che lei ha usato sprezzantemente per la Chiesa.
Conoscerà il caso del cranio di Piltdown, il famoso anello mancante che avrebbe dimostrato la correttezza delle tesi evoluzioniste. Ebbene: fu esposto al British Museum fino al 1953, quando fu scoperto che si trattava di un clamoroso falso! Per quarant'anni le scolaresche furono indottrinate visitando il museo con l'importante prova "scientifica". Ecco invece che il mondo scientifico dichiarò di aver preso un grosso abbaglio "un po' in ritardo, ma a questo siamo abituati".

P.S. Per vedere i vari articoli da noi pubblicati su questo argomento:
www.bastabugie.it/it/filtra_argomenti.php?id=21


DOSSIER "LETTERE ALLA REDAZIONE"
Le risposte del direttore ai lettori

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: Redazione di BastaBugie, 15/11/2011

10 - OMELIA SOLENNITA' DI CRISTO RE - ANNO A - (Mt 25,31-46)
Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 20/11/2011)

Siamo ormai giunti al termine dell'Anno liturgico e, quest'oggi, ultima domenica prima dell'Avvento, si celebra la festa di Cristo Re dell'universo. Questa celebrazione ci ricorda che noi apparteniamo a Gesù, apparteniamo a Lui completamente. Siamo suoi per creazione, perché tutto è stato creato per la sua gloria; e siamo suoi per redenzione, in quanto Lui ci ha salvati a prezzo del suo Sangue.
San Paolo, nella seconda lettura di oggi, afferma che «come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita» (1Cor 15,22). Per la Redenzione da Lui operata, tutto è a Lui sottomesso e, attraverso Lui, tutto è sottomesso al Padre.
La prima lettura, per bocca del profeta Ezechiele, ci presenta questo re come un buon pastore che va in cerca delle sue pecorelle. Egli dice: «Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata» (Ez 34,16).
Questo buon Pastore sarà anche il nostro Giudice. Già il profeta Ezechiele ce lo fa comprendere con queste parole: «Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri» (Ez 34,17). Ma è soprattutto nel Vangelo di oggi che comprendiamo questa verità. La pagina dell'evangelista Matteo ci presenta la scena del Giudizio: «Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra» (Mt 25,32-33).
Su questa terra, il Regno di Dio è caratterizzato dalla compresenza dei buoni e dei cattivi, simboleggiati dalle pecore e dalle capre. Ma, con la morte, vi sarà la netta separazione: i buoni saranno tratti salvi, mentre i malvagi saranno condannati.
Il verdetto sarà inappellabile. Ai buoni, Gesù dirà: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo» (Mt 25,34); mentre ai malvagi, Egli dichiarerà: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli» (Mt 25,42). Di fronte a queste parole così chiare, voler negare l'esistenza dell'inferno eterno è come volersi arrampicare sugli specchi.
Colpisce un particolare, il più importante: saremo giudicati sulla carità. Gesù enuncia le opere di misericordia corporale: dar da magiare e da bere, dare ospitalità ai forestieri, vestire gli indigenti, visitare i malati e i carcerati. Questa non vuole essere certamente una lista completa. Quello che il Signore vuole farci comprendere è che Lui ricerca l'amore delle sue creature. Da parte nostra noi dobbiamo riconoscere Lui, presente nella persona del prossimo, soprattutto nei più bisognosi. Chi ama Dio non può disinteressarsi del suo prossimo. Quanto più ama Dio, tanto più egli riuscirà ad amare i propri fratelli.
Oltre alle opere di misericordia corporale vi sono anche le opere di misericordia spirituale, che sono molto più importanti, come quelle di pregare per i peccatori, di consigliare i dubbiosi, di richiamare gli erranti, ecc. Se queste opere sono più importanti, per quale motivo Gesù, nel brano del Vangelo di oggi, parla solo delle opere di misericordia corporale? Per farci comprendere che, anche praticando le opere spirituali di carità, noi, nella misura delle nostre possibilità, non possiamo disinteressarci dei bisogni materiali del prossimo. Per meglio dire, il cristiano deve portare Dio alle anime per mezzo della carità materiale. Così si proponeva di fare Madre Teresa di Calcutta. Ella certamente voleva sollevare i poveri dalle loro miserie, ma era soprattutto preoccupata per la loro sorte eterna. Ella voleva portare Gesù ai poveri, e si prefiggeva di farlo facendo loro pregare il Rosario. Queste due carità, quella materiale e quella spirituale, devono sempre andare insieme.
Dio non ci premierà per le opere buone che compiremo, ma per l'amore che avremo avuto nel compiere queste opere buone. Un'opera esternamente buona potrebbe essere svolta anche con sprezzante superbia, in tal caso essa sarebbe un'umiliazione che daremo al prossimo e non certamente un'opera di carità. La carità cristiana è quella che ci fa riconoscere Gesù nel prossimo, per amarlo e servirlo.
Per quale motivo, in questa festa di Cristo Re, la Chiesa ha scelto questo brano del Vangelo? Per farci comprendere che il Regno di Dio è un Regno d'amore e che in noi deve regnare la carità. Se, al contrario, ci faremo dominare dall'egoismo, e quindi dai vizi, ci allontaneremo sempre di più dall'eterna salvezza. Scriveva un antico autore: «Se vogliamo che Dio regni in noi, in nessun modo regni il peccato nel nostro corpo mortale».
Faremo regnare in noi il Signore con il pentimento e confessando sinceramente i nostri peccati al sacerdote. Sia questo il nostro proposito.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 20/11/2011)

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