BastaBugie n�297 del 17 maggio 2013

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1 MARCIA PER LA VITA: L'ENTUSIASMO DELLE OLTRE 30.000 PERSONE, IL SALUTO DI PAPA FRANCESCO AI PARTECIPANTI
Ecco il discorso introduttivo della portavoce della marcia fatto sul palco prima della partenza (guarda il video ufficiale)
Autore: Virginia Coda Nunziante - Fonte: marciaperlavita.it
2 L'INQUIETANTE MOSSA SEGRETA DELLA FORNERO
Scuole e luoghi di lavoro saranno ridotti a campi di rieducazione improntati al più radicale estremismo LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali) e la pedofilia...
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La nuova Bussola Quotidiana
3 SESSO PRIMA DEL MATRIMONIO? UN NO CHE PREPARA UN GRANDE SI
La Chiesa si ostina a proporla, molti giovani non la capiscono, ma è ancora possibile spiegare le ragioni ed i vantaggi della castità prematrimoniale (anche a chi non crede)?
Autore: Mario Palmaro - Fonte: Il Timone
4 UNA SCUOLA INTITOLATA A CHIARA CORBELLA? UNA RACCOLTA DI FIRME BLOCCA L'INIZIATIVA
Ma i cristiani perdono di sicuro contro la cultura dominante se rinunciano prima di combattere...
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Avvenire
5 DENUNCIATO L'ATTO BLASFEMO DEL CONCERTONE
L'evento del 1° maggio organizzato dai sindacati ha mandato in diretta tv un cantante che ha scimmiottato la consacrazione usando un preservativo offendendo così milioni di cattolici (la canzone era ''Pornobisogno'': un nome, un programma)
Autore: Gianfranco Amato - Fonte: La nuova Bussola Quotidiana
6 LE PRESSIONI DELLE VARIE LOBBY OMOSESSISTE OTTENGONO LO SPOSTAMENTO DEL SOTTOSEGRETARIO BIANCOFIORE E... INCREDIBILE, LEI SI SCUSA
Messa in castigo, si è prodigata in concessioni alla cultura gay, pronta ad assumere collaboratori gay, fare un incontro con le associazioni gay e partecipare al prossimo gay pride: no, onorevole, così non va!
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana
7 LA TOSCANA SPENDE 240.000 EURO PER INSEGNARE AI TRANSESSUALI COME CAMBIARE SESSO
La regione che taglia le risorse per le autoambulanze ha istituito un consultorio per transessuali con ben 7 dipendenti
Fonte: voxnews.info
8 IL FILM SULLA GLORIOSA BATTAGLIA DI VIENNA DEL 1683
La minaccia musulmana sventata grazie al frate cappuccino Marco d'Aviano: intervista al regista Renzo Martinelli
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone
9 IL PAPA DICHIARA SANTI GLI 800 MARTIRI DI OTRANTO
Dichiararono a Maometto II: ''Abbiamo perduto la battaglia in difesa della terra, delle case, delle nostre famiglie, adesso vinceremo la battaglia in difesa della nostra anima''
Autore: Danilo Quinto - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
10 OMELIA SOLENNITA' DI PENTECOSTE - ANNO C - (Gv 14,15-16.23-26)
Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - MARCIA PER LA VITA: L'ENTUSIASMO DELLE OLTRE 30.000 PERSONE, IL SALUTO DI PAPA FRANCESCO AI PARTECIPANTI
Ecco il discorso introduttivo della portavoce della marcia fatto sul palco prima della partenza (guarda il video ufficiale)
Autore: Virginia Coda Nunziante - Fonte: marciaperlavita.it, 12/05/2013

Cari amici, venuti a Roma da tutte le parti d'Italia con spesso lunghi viaggi sulle spalle e grossi sacrifici. Questa terza marcia è un grande evento e siamo così numerosi che fa capire l'importanza che ognuno di noi da al valore della vita.
 Il luogo in cui ci troviamo è bello e significativo. Da una parte il Colosseo, bagnato dal sangue dei martiri, che ci ricorda i primi secoli della Chiesa nascente, l'età terribile, ma feconda delle persecuzioni; dall'altra parte l'arco trionfale di Costantino il Grande, di cui proprio quest'anno celebriamo la memoria. 1700 anni fa, infatti, venne promulgato l'Editto di Milano che chiuse l'era delle persecuzioni e aprì le porte ad una nuova era cristiana, una nuova epoca di libertà, di sviluppo e di progresso per la Chiesa e per la civiltà.
Questa memoria è significativa, perché le persecuzioni anticristiane, dopo 1700 anni, si rinnovano: e non solo nelle lontani regioni dell'Asia e dell'Africa, ma anche in Europa e in Occidente. La dittatura del relativismo è sotto i nostri occhi. Impone leggi anti-naturali e anti-cristiane e colpisce e discrimina chi resiste a questo processo di degradazione morale. Basti pensare che nell'impero romano l'aborto era praticato normalmente ma con l'avvento del cristianesimo venne condannato, così come venne condannata la schiavitù. Ma oggi noi lo abbiamo invece come legge dello Stato.
Noi oggi siamo qui per affermare il diritto a difendere pubblicamente quelli che Benedetto XVI ha chiamato valori non negoziabili, a cominciare dal diritto primario alla vita innocente. Senza il diritto alla vita non esiste nessun altro diritto.
La dittatura del relativismo non solo impone una legislazione che vuole ribaltare la legge naturale e cristiana su cui è stata costruita la nostra civiltà; ma pretenderebbe la complicità, il silenzio, la resa di coloro che non condividono questa anti-civiltà che ci minaccia.
La nostra Marcia dal Colosseo a Castel Sant'Angelo e poi, per chi lo vorrà, a San Pietro, per ascoltare l'Angelus del Santo Padre, è quella di un popolo della vita che, difendendo la vita, vuole infondere nuova vita in una società che si decompone e muore. In Francia si è manifestata negli ultimi mesi una straordinaria mobilitazione in difesa della famiglia naturale; in Italia, è il terzo anno che con un successo sempre crescente il popolo della vita manifesta la sua volontà di non arrendersi di fronte alla cultura di morte e ad una legge che in 35 anni ha causato quasi sei milioni di vittime innocenti. Ecco anche in Italia deve crescere e svilupparsi una generazione pro-life che dovrà dire, come affermò con determinazione un giovane americano: la legge 194 non sopravvivrà alla nostra generazione.
Ma la nostra non è una battaglia solo italiana, come dimostra la presenza di esponenti delle maggiori organizzazioni pro-life internazionali. E' una scelta di civiltà, e il modo migliore per dimostrarlo è proprio dare la parola a questi amici giunti da tutto il mondo.
Ringrazio il Sindaco per la sua presenza e per le sue parole. Non c'è migliore augurio da fargli che quello di averlo con noi per la prossima Marcia per la Vita che già vi annuncio sarà la Domenica 4 maggio 2014. Ringrazio ancora tutte le delegazioni presenti, in particolare la presidente della March for Life americana Jeanne Monahan. Tutte queste presenze ci dimostrano che il popolo della vita non è il popolo di una singola nazione ma un popolo internazionale. La vita che difendiamo non è solo quella biologica e materiale ma è anche quella spirituale e morale dei bambini che devono nascere, delle famiglie e della società intera.
Ed è per difendere questo bene che noi, oggi, scendiamo in piazza così numerosi. Perché anche in Italia si sta creando un movimento di opinione che vuole farsi sentire, che non si vergogna di scendere in strada, per difendere i diritti dei più deboli, di coloro che non possono farlo da soli, e per difendere i diritti di Dio sulla società. E' per questo che contiamo sull'aiuto di Dio, fonte della vita degli uomini e dei popoli.

Nota di BastaBugie: oltre centocinquanta le associazioni italiane prolife che hanno aderito, contribuendo a raddoppiare, rispetto allo scorso anno, il numero di partecipanti alla Marcia: da 15mila a 30mila. I giornali nazionali e le principali reti televisive (Tg1, Tg2, Tg5, ecc.) hanno dedicato ampi servizi all'evento.
Papa Francesco ha detto in Piazza San Pietro, subito dopo la canonizzazione dei martiri di Otranto: "Saluto i partecipanti alla Marcia per la vita che ha avuto luogo questa mattina a Roma e invito a mantenere viva l'attenzione di tutti sul tema così importante del rispetto per la vita umana sin dal momento del suo concepimento".
L'appuntamento per il prossimo anno è stato già annunciato: la IV Marcia nazionale per la Vita si svolgerà sempre a Roma domenica 4 maggio 2014.
Ecco il video della Marcia per la Vita del 2013

http://www.youtube.com/watch?v=0CUCwS2_ZWc&

Fonte: marciaperlavita.it, 12/05/2013

2 - L'INQUIETANTE MOSSA SEGRETA DELLA FORNERO
Scuole e luoghi di lavoro saranno ridotti a campi di rieducazione improntati al più radicale estremismo LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali) e la pedofilia...
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La nuova Bussola Quotidiana, 11/05/2013

Scuole e luoghi di lavoro ridotti a campi di rieducazione in chiave omosessuale, e sdoganamento della pedofilia (o almeno della efebofilia, ovvero i rapporti di un adulto con un adolescente). E' questo lo scenario che ci si prospetta per il prossimo futuro, in quanto l'allora ministro del Lavoro (con deleghe per le Pari opportunità) Elsa Fornero ha aderito sei mesi fa a un progetto sperimentale del Consiglio d'Europa per la lotta alle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere.
E ora l'Unar (ovvero l'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, istituito all'interno del Dipartimento per le Pari Opportunità) ha pubblicato le linee guida per l'applicazione dei princìpi contenuti nella Raccomandazione CM/REC (2010) 5 del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, volta a combattere la discriminazione fondata sull'orientamento sessuale o l'identità di genere: "Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere (2013-2015)", si chiama.
L'intero documento del nostro governo è improntato al più radicale estremismo gay, mentre è nella Raccomandazione del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa che si trova l'invito agli Stati membri ad abrogare "qualsiasi legislazione discriminatoria ai sensi della quale sia considerato reato penale il rapporto sessuale tra adulti consenzienti dello stesso sesso, ivi comprese le disposizioni che stabiliscono una distinzione tra l'età del consenso per gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso e tra eterosessuali" (art. 18). Considerato che in Italia l'età del consenso per i rapporti sessuali è di 14 anni, si vorrebbe che un cinquantenne possa tranquillamente avere rapporti omosessuali con un 14enne senza incorrere in reati. Ma potrebbe andare anche peggio, perché i Radicali stanno da tempo proponendo di eliminare qualsiasi limite di età di consenso.
Pur tralasciando questo aspetto, che non viene direttamente ripreso nella Strategia Nazionale (ma è implicito), il documento dell'Unar è inquietante perché impone l'obbligo di considerare l'omosessualità equivalente all'eterosessualità in tutto e per tutto. E soprattutto non è ammesso alcun dubbio o riserva.
Ma vediamo gli aspetti più inquietanti di questa strategia nazionale:
Tutto ciò che non è approvazione di ogni diritto richiesto dalla comunità LGBT (Lesbiche, gay, bisessuali e trans) è omofobia, rientra in quei "pensieri dell'odio" che la legge punisce severamente . In pratica è obbligatorio pensare che sia sacrosanto il matrimonio tra persone dello stesso sesso, perché come radice dell'omofobia viene indicato l'eterosessismo, vale a dire pensare che solo il rapporto eterosessuale sia naturale. Non a caso si fa riferimento a personalità politiche ed ecclesiastiche, che violerebbero spesso e volentieri questo punto: "incitamenti all'odio e alla discriminazione permangono nelle dichiarazioni provenienti dalle autorità pubbliche e da alcuni rappresentanti delle istituzioni politiche ed ecclesiastiche, veicolate costantemente dai media italiani". Sotto questa luce si capisce meglio il "caso Biancofiore", dapprima nominata sottosegretario alle Pari opportunità e poi spostata perché le organizzazioni gay l'hanno bollata come omofoba: appoggiava in tutto le battaglie del mondo gay, disposta pure a partecipare ai Gay Pride, l'unica cosa che non concedeva era il matrimonio, ed è stata "espulsa" dalle Pari Opportunità.
Né può passare inosservato quel riferimento esplicito alle personalità ecclesiastiche che starebbero incitando all'odio: siccome non risulta che ci siano vescovi che vanno in giro invitando i fedeli a emarginare gli omosessuali o a picchiarli, possiamo facilmente immaginare cosa potrà accadere a chi – sul tema omosessualità – si limiterà anche solo a leggere il Catechismo della Chiesa.
La scuola sarà il principale teatro delle operazioni: cambiamento dei programmi scolastici e indottrinamento forzato sull'argomento per promuovere lo stile di vita LGBT sono i cardini di questa iniziativa. Ecco, ad esempio, alcuni degli obiettivi e delle misure fissati dall'Unar per le scuole: ampliare le conoscenze e le competenze di tutti gli attori della comunità scolastica sulle tematiche LGBT; favorire l'empowerment delle persone LGBT nelle scuole, sia tra gli insegnanti che tra gli alunni; contribuire alla conoscenza delle nuove realtà familiari, superare il pregiudizio legato all'orientamento affettivo dei genitori per evitare discriminazioni nei confronti dei figli di genitori omosessuali; realizzazione di percorsi innovativi di formazione e di aggiornamento per dirigenti, docenti e alunni sulle materie antidiscriminatorie, con un particolare focus sul tema LGBT e sui temi del bullismo omofobico e transfobico; integrazione delle materie antidiscriminatorie nei curricula scolastici (ad es. nei percorsi di Cittadinanza e Costituzione) con un particolare focus sui temi LGBT; riconoscimento presso il Ministero dell'Istruzione delle associazioni LGBT; ulteriori corsi di approfondimento che daranno crediti formativi. Inutile dire che è previsto che siano direttamente le associazioni LGBT a gestire corsi di istruzione sul tema.
Per quanto riguarda il lavoro il discorso è analogo, con l'aggiunta di corsie preferenziali per l'assunzione e la formazione di personale LGBT (dopo le quote rosa anche quelle arcobaleno) e formazione a tutti i lavoratori sul tema per cancellare ogni residuo di resistenza. Corsi di formazione e iniziative varie saranno finanziate con i fondi strutturali europei, vale a dire con i soldi, in massima parte, della Commissione Europea, cioè le nostre tasse. C'è poi l'introduzione forzata di una (quasi) nuova figura professionale, ovvero chi si occupa del diversity management, gestire e valorizzare le diversità.
Ovviamente le diversità in questione sono quelle dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere, ma le indicazioni sul diversity management lasciano sconcertati. Ecco alcune indicazioni: creazione di network LGBT all'interno delle aziende e istituzione a livello di alta dirigenza del ruolo di mentore LGBT; estensione di benefit specifici per le persone LGBT, anche in relazione alle famiglie omogenitoriali; certificazione delle aziende gay friendly.
Questo indottrinamento è previsto specificamente anche per giornalisti, tutori dell'ordine pubblico, personale carcerario.
E' inoltre prevista una inquietante cabina di regia, definita "Sistema integrato di governance", composto da Unar, organizzazioni di gay e lesbiche, diversi ministeri, Ordine dei Giornalisti, sindacati e così via. La governance peraltro è già una realtà, visto che il 20 novembre 2012 si è costituito il Gruppo Nazionale di Lavoro LGBT.
Il ministro Fornero dunque, avrà pure sbagliato i conti sugli esodati, ma sicuramente ha portato avanti con decisione – e senza fare pubblicità - l'agenda della lobby gay, che se non viene fermata ci porta rapidamente all'approvazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso e alla legalizzazione della pedofilia. Non a caso diciamo "se non viene fermata": la Raccomandazione del Consiglio d'Europa che è alla base della Strategia Nazionale è infatti un protocollo cui si aderisce su base volontaria; non c'è alcun obbligo né morale né politico di recepirlo, tanto è vero che l'Italia è fra i pochissimi paesi che lo hanno fatto. E quindi è possibile per il nuovo governo ritirarsi dal progetto in qualsiasi momento.
La cosa non sarà però facile, per due motivi: il Dipartimento delle Pari Opportunità è dominato da militanti pro-LGBT, e il nuovo ministro delle Pari Opportunità Josefa Idem ha già sposato la visione più radicale. Basta leggere la lunga intervista rilasciata ieri a "Repubblica" per capire che l'intenzione non è solo di procedere nella direzione del matrimonio gay, ma di farlo anche rapidamente. E il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha tutta l'aria di non voler contrastare questa ondata: ha rimosso Michaela Biancofiore da sottosegretario alle Pari Opportunità con il pretesto di un'intervista rilasciata in violazione di un ordine dato di sobrietà e rinuncia al protagonismo; nessuna conseguenza invece per l'intervista – ben più dirompente – del ministro Idem.
Ci sarà in questo governo qualche ministro capace di opporsi a questa deriva, nella convinzione che questa opera di distruzione della famiglia finirà di distruggere la nostra società?

Fonte: La nuova Bussola Quotidiana, 11/05/2013

3 - SESSO PRIMA DEL MATRIMONIO? UN NO CHE PREPARA UN GRANDE SI
La Chiesa si ostina a proporla, molti giovani non la capiscono, ma è ancora possibile spiegare le ragioni ed i vantaggi della castità prematrimoniale (anche a chi non crede)?
Autore: Mario Palmaro - Fonte: Il Timone, Marzo/Aprile 2002 (n. 18)

Un giovane e una giovane si conoscono, si frequentano, si vogliono bene. Scoprono di desiderare una vita insieme e, magari, stabiliscono che un giorno diventeranno solennemente e pubblicamente marito e moglie. Un periodo di tempo - più o meno lungo - li separa dal momento in cui, salvo ripensamenti, si uniranno in matrimonio. Come vivere questa particolarissima stagione della vita che è il fidanzamento? Secondo la mentalità corrente, nulla di più normale che quei giovani si comportino come se fossero già sposati.
Nell'insegnamento della Chiesa, invece, soltanto il matrimonio rende lecito il rapporto sessuale tra l'uomo e la donna. Si tratta di un conflitto acutissimo tra il senso comune dei contemporanei e il Magistero petrino; il divieto dei cosiddetti "rapporti prematrimoniali" rischia di risuonare sempre meno ascoltato e compreso, al punto da suscitare perfino nei pastori la tentazione alto scoraggiamento. Non è raro ascoltare il "lamento" di qualche parroco: "Dissuadere i fidanzati dai rapporti prematrimoniali? Figuriamoci, inutile perfino parlarne, non ci capiscono".

CHE FARE, DUNQUE?
C'è un significato profondamente umano di questo insegnamento che, ininterrottamente e ostinatamente, la Chiesa affida agli uomini di ogni tempo. Bisogna aiutare le persone a riscoprire che non si tratta di un'impuntatura moralistica - "devi fare così perché devi, perché te lo dico io" - né di un sacrificio imposto ai fidanzati per il gusto di mortificarli, né di una prescrizione formalistica. priva di qualsiasi giustificazione razionale.
Come sempre quando la Chiesa insegna una verità morale, la castità al di fuori del matrimonio ha un profondo significato antropologico: è proposta perché "fa bene" all'uomo, rispetta e promuove la sua più intima natura, lo aiuta a comprendere in profondità l'essenza del matrimonio.
Proveremo dunque a offrire alcuni argomenti "umani" che possano aiutare a riaprire gli occhi sulla bellezza di questa "fatica" richiesta ai fidanzati e a chiunque viva al di fuori del matrimonio. Un piccolo prontuario per ragionare sul fatto che il "bene" insegnato dal "Papa e dai preti"' alla fine, conviene. E che il sesso prematrimoniale è, in verità, "anti-matrimoniale".

1) SIGNIFICATO UNITIVO
Una prima constatazione di buon senso: il sesso unisce Crea cioè subito tra gli amanti un'unione affettiva, psichica, emotiva, intima e speciale che nessun'altra relazione è in grado di eguagliare. lì sesso produce un legame, poiché il corpo parla un linguaggio che va anche al di là delle intenzioni coscienti del partner. Ora, poiché questo legame nasce più o meno consapevolmente ogni volta, più partner sessuali si hanno più il legame con ognuno si fa più debole. Il sesso prematrimoniale aumenta drammaticamente le chance di divorzio.

2) ATTESA CHE RAFFORZA
Saper aspettare irrobustisce il legame coniugale, perché il rapporto sessuale diviene qualcosa che i coniugi hanno condiviso solo l'uno con l'altro, dopo averlo desiderato senza soddisfano per un certo periodo. Un tempo che li ha visti cimentarsi (e cementarsi) in un impegno che implica aiuto reciproco, buona volontà "incrociata", crescita nella stima l'un per l'altro.

3) UNA SCELTA VAGLIATA
Il rapporto sessuale prematrimoniale determina un accecante "effetto valanga", poiché è così affettivamente forte da annebbiare la scelta della persona. Il fidanzamento è tempo di verifica della scelta, tant'è vero che si può ancora ripensarci. Ebbene, se il rapporto lascia insoddisfatti, porta a concludere che i due sono "incompatibili", mentre magari il matrimonio potrebbe dimostrare il contrario; se, viceversa, risulta soddisfacente, maschera effettive incompatibilità pronte ad esplodere dopo il matrimonio.

4) UNIONE INFRANGIBILE
Esiste un nesso intrinseco fra il sesso e il rapporto stabile tra uomo e donna. Dunque è innaturale creare, attraverso il rapporto sessuale, un'intimità così forte per poi romperla. Ciò avverrà a prescindere dalle intenzioni delle persone: il significato oggettivo del sesso è intatti più importante - prevale - sul significato soggettivo. Il don Giovanni impenitente può credere soggettivamente che nessun rapporto è per lui realmente importante, ma non può evitare che ciascuno di quei rapporti lasci segni profondi nella struttura più intima della sua persona. C'è un fatto inequivocabile: l'effetto unitivo automatico del sesso.

5) MANCA POCO ALLE NOZZE...
A questo punto, un'obiezione classica consiste nell'ipotizzare che due ragazzi abbiano già deciso di sposarsi, e che solo un lasso temporale "organizzativo" (la casa, il lavoro, gli studi...) li separi dal matrimonio. Perché "rifiutarsi" quegli atti che, compiuti dopo le nozze, la Chiesa considera pienamente legittimi? L'errore del ragionamento sta nella premessa: anche in casi simili, il sesso avverrebbe al di fuori di una decisione di esclusività e permanenza. Soltanto il matrimonio è un punto dì non ritorno che cambia la vita. Soltanto il patto matrimoniale è così forte e inclusivo - come scrive il filosofo Fulvio Di Blasi - da giustificare, cioè rendere giusta di fronte a Dio e agli uomini anche l'unione corporea. La castità prematrimoniale è il percorso propedeutico alla comprensione della vera essenza del matrimonio. Non si può capire l'indissolubilità matrimoniale se si rifiuta ottusamente il valore della continenza prima delle nozze.

6) PROVA D'AMORE?
I fidanzati non hanno "il diritto" a possedersi carnalmente per la semplice ragione che ancora non si appartengono. Il sesso fuori dal matrimonio è quindi una specie di furto. Né vale a dissipare la colpa la tesi del sesso come "prova d'amore". L'amore non si prova. Ci si crede e lo si vive, responsabilmente. Provare una persona è ridurla a oggetto.

7) CONVIVENZA "DI FATTO"
La convivenza "di fatto" è, in tal senso, l'abbaglio più clamoroso per le coppie moderne: infatti, esse pensano in questo modo di "provare" il matrimonio, mentre la convivenza è tutto fuorché una prova di matrimonio, poiché manca della responsabàlità di una vita altrui per tutta la vita, che è tipica solo della promessa matrimoniale. Come scrivono Aduro Cattaneo, Paolo Pugni e Franca Malagò, c'è una bella differenza tra coniuge e compagno: l'uno - da cum e iugum è colui con il quale divido il giogo; l'altro - da cum e panis - colui con il quale divido il pane. Un conto è condividere il pranzo - esperienza aperta ai più svariati incontri - e un conto è mettere in comune la sorte e tutto se stesso. L'amore dei conviventi è tutto tranne che libero; perché un amore libero da impegni è un controsenso. lì motto implicito di ogni convivenza è: "fin che dura".

8) LA VERITA' ALLA FINE VINCE
Nonostante queste argomentazioni, resta oggi molto difficile convincere le persone che è meglio sforzarsi di aspettare la prima notte di nozze. Da un lato, gioca in senso contrario la pulsione degli istinti, che la modernità ha pensato di liquidare secondo le parole di Oscar Wilde: "L'unico modo di vincere le tentazioni è assecondarle". Ma c'è poi un motivo più profondo: i fatti della legge morale sono molto più evidenti nel lungo periodo. Può darsi che ad alcune generazioni possa sfuggire una verità morale. Ma di fronte al lungo cammino della storia, la verità si impone: una società non casta è ricca di divorzi e povera di figli.

9) IMPOSSIBILE AGLI UOMINI, MA NON A DIO
Che cosa dire ai giovani che abbiano fatto esperienza della caduta nel cammino verso il matrimonio? Di solito c'è una tacita convinzione - magari avallata dall'arrendevolezza degli educatori - secondo la quale non è possibile "invertire la rotta" una volta che due fidanzati vivano, sessualmente parlando, more uxorio: "oramai...", quasi che esistessero persone sottratte alla potenza della grazia santificante per colpa di una scelta o di uno stile di vita sbagliato. È dovere di ogni cattolico invece proporre la verità tutta intera anche a questi fratelli, trasmettendo loro la certezza della misericordia e del perdono di Dio, insieme alla robusta convinzione dell'efficacia degli strumenti che la Chiesa mette a disposizione per "fare nuova" la vita di ognuno. Di fronte alla vertigine che oggi un giovane prova nel sentirsi proporre la castità matrimoniale, valgano sempre le parole così umane degli Apostoli di fronte alla "intransigenza" del loro Maestro: "Dunque, chi potrà salvarsi?". E la risposta di Gesù: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile" (Mt 19,25-26).

Nota di BastaBugie: consigliamo vivamente la visione del video con la testimonianza di Crystalina che trovate qui sotto


https://www.youtube.com/watch?v=rP1ifAqZKPI

Fonte: Il Timone, Marzo/Aprile 2002 (n. 18)

4 - UNA SCUOLA INTITOLATA A CHIARA CORBELLA? UNA RACCOLTA DI FIRME BLOCCA L'INIZIATIVA
Ma i cristiani perdono di sicuro contro la cultura dominante se rinunciano prima di combattere...
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Avvenire, 05/05/2013

Pur avendo una capacità quasi soprannaturale di impedire il funzionamento di qualsiasi oggetto tecnologico entri nel mio raggio di azione – credo di avere anche una parte del corpo in zinco che blocca la wi-fi – ho aperto un blog. Non so cosa mi abbia indotta a commettere una simile imprudenza, comunque ormai è fatta, e il blog, grazie a un valoroso "amministratore" (admin per gli intimi) veleggia ora verso i tre milioni di contatti. Abbiamo pubblicato tante cose, anche molto belle, scritte da amici, da Papi, santi, dottori della Chiesa (tra noi cattolici si fa come col frigo di casa, si prende senza chiedere).
C'è però un post che quanto a lettori ha sbaragliato tutti gli altri, e di parecchio, ed è quello in cui raccontavo il funerale di Chiara Corbella Petrillo.
Ovviamente non per quello che ho scritto: è la storia di Chiara che ha una forza, una luce, una bellezza assoluta che non può non trafiggere il cuore.
Chiara, per i pochissimi che non lo sanno, è una giovane mamma che ha avuto due bambini malformati, uno dopo l'altro, a causa di problemi del tutto non collegati fra di loro. Li ha accolti, partoriti, accompagnati e battezzati nelle poche ore di vita, per riaffidarli al Padre. Poi una terza gravidanza; questa volta il piccolo sta bene, ma è la mamma a scoprire di avere un tumore. Chiara sceglie di mettere la vita di suo figlio prima della sua, si cura per quanto è possibile senza fargli del male, e dopo la sua nascita intensifica le terapie al massimo ma non ce la fa. Il 13 giugno scorso, a ventotto anni, muore.
Una storia cristallina, che ci chiede di essere migliori, di seguire Chiara sulla via di una santità, la misura alta della vita cristiana, oserei dire semplice: semplice come accogliere quello che ci viene dato di vivere, come fa un agnellino che offre silenzioso il collo, perché si fida, sa di essere amato infinitamente dal Pastore buono, e sa che da lui non può venire che il bene, anche quando si viene straziati e colpiti dal male, e dal male nella sua forma più incomprensibile, la sofferenza degli innocenti.
Chiara solleva molte domande al nostro cuore: cosa avremmo fatto, se avremmo avuto la sua forza e la sua allegria – ha scherzato fino al secondo in cui è arrivata "sorella morte" – possiamo chiederci quale enorme bellezza abbia intravisto per decidere di non separarsene, ma certo non possiamo sentirci offesi da lei.
Eppure è successo. Addirittura c'è stato chi è arrivato a dire e a scrivere che Chiara riporta indietro le donne, costrette alla mistica del sacrificio voluta per loro dalla società patriarcale.
Qualche tempo fa la scuola dei miei quattro figli doveva cambiare nome, e tra le proposte, messe al voto, c'era Chiara Corbella. Istantaneamente davanti ai cancelli si è organizzata una raccolta di firme per bloccare l'iniziativa. Una mamma che ha messo prima di sé la vita del suo bambino è stata avvertita come una minaccia, un'offesa alla sensibilità comune. Per la cronaca, la proposta è stata subito ritirata perché, mi hanno detto gli amici di Chiara, lei non avrebbe mai voluto dividere, offendere, accusare nessuno.
Ma il regalo di Chiara a suo figlio è stato libero, e lei è la sorella maggiore di tutte noi che, pur emancipate, realizzate, felici, abbiamo scoperto la bellezza di dare la vita, giorno per giorno o tutta insieme, per coloro che ci sono affidati. D'altra parte Dio, scriveva Giovanni Paolo II, affida l'umanità alla donna. E noi lo abbiamo orgogliosamente riscoperto. Dopo avere ottenuto il diritto di andare fuori, esplorare, studiare, percorrere le vie degli uomini, competere con loro e spesso vincere, abbiamo capito che non siamo costrette a farlo. E tante di noi hanno la meravigliosa libertà di dire che è bello accogliere, fare posto, nutrire la vita più debole, fare crescere, tirare fuori il meglio da ognuno. Rinunciare al desiderio del controllo. Fare un passo indietro. Smettere di rivendicare. Amare.
Siamo tante, ci riconosciamo quando ci vediamo in giro. Siamo avvocati, chirurghi, casalinghe, astrofisiche. Abbiamo girato il mondo. Siamo belle, di quella bellezza che viene dall'essere risolte, coraggiose, anche atletiche a volte. Siamo convinte che il servizio sia il modo migliore di vivere, e per questo siamo irrimediabilmente, sfacciatamente allegre. Siamo le sorelle minori di Chiara, e vogliamo andare tutte dietro a lei.

Nota di BastaBugie: per vedere il video con il servizio di TV2000 su Chiara Corbella e quello, toccante, dove Chiara, accanto al marito, racconta la sua esperienza di donazione totale e per leggere i relativi articoli clicca nei seguenti link
LA BELLISSIMA STORIA DI CHIARA CORBELLA, LA GIOVANE ROMANA DI 28 ANNI CHE UNA SETTIMANA FA HA DONATO LA SUA VITA PER PORTARE A TERMINE LA GRAVIDANZA
La santità è stare ogni giorno al posto di combattimento, nella propria realtà così com'è, abbracciandola in ogni istante: sarà poi Gesù a decidere se farci morire a fettine o morire tutto insieme
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2332
CHIARA CORBELLA: LA VITA E' COME UN RICAMO DI CUI NOI VEDIAMO IL ROVESCIO DISORDINATO E PIENO DI FILI
Ma la fede ci permette di vedere un lembo della parte dritta
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2340

Fonte: Avvenire, 05/05/2013

5 - DENUNCIATO L'ATTO BLASFEMO DEL CONCERTONE
L'evento del 1° maggio organizzato dai sindacati ha mandato in diretta tv un cantante che ha scimmiottato la consacrazione usando un preservativo offendendo così milioni di cattolici (la canzone era ''Pornobisogno'': un nome, un programma)
Autore: Gianfranco Amato - Fonte: La nuova Bussola Quotidiana, 08/05/2013

C'è modo e modo di affrontare tematiche particolarmente delicate come, ad esempio, quella relativa alla contraccezione. C'è un modo civile, rispettoso delle regole, attento alla sensibilità dei contraddittori, e c'è il modo utilizzato all'ultimo concerto del Primo Maggio da tale Luca Romagnoli, leader della band musicale "Management del Dolore Post Operatorio", attraverso una performance blasfema ed irriverente, che davvero non ha fatto onore all'intelligenza di chi l'ha messa in scena.
Quello che più stupisce di questa tristissima vicenda – al netto delle solite encomiabili eccezioni – è il silenzio assordante che ne è seguito da parte di politici, intellettuali, opinion maker, artisti, star dello spettacolo, giornali e tv. Un blackout mediatico impressionante. Per comprendere la singolarità di questo silenzio, è sufficiente chiedersi cosa sarebbe successo se, ad esempio, il tema della omosessualità fosse stato affrontato da chi è critico nei confronti di quell'orientamento sessuale, con la stessa volgarità, grossolanità, oscenità, villania e indecenza usata contro i cattolici al cosiddetto "Concertone".
Facile intuire l'inferno che si sarebbe scatenato tra le urla scandalizzate delle attente Vestali del politically correct e le vesti stracciate dei relativi sacerdoti. Nulla di tutto ciò è accaduto per il semplice fatto che coloro che professano e praticano la fede cattolica non sono ricompresi nelle categorie protette di questa nuova religione laica, che appare sempre più dogmatica ed intollerante. Il solito ingiusto e fazioso sistema dei due pesi e delle due misure, quell'odioso "double standard", che sembra essere diventato la cifra della nuova e strisciante dittatura imposta dalla politically correctness.
Ora, si dà il caso che quanto accaduto nella kermesse organizzata da CGIL, CISL e UIL oltre a superare i limiti del decoro e della decenza, ha pure invaso la sfera del diritto penale. Non è ancora stato abrogato, ad esempio, nel nostro ordinamento il reato di «offese a una confessione religiosa mediante vilipendio delle persone», previsto e punito dall'art. 403 del codice penale, il reato di «offese a una confessione religiosa mediante vilipendio o danneggiamento di cose», previsto e punito dall'art 404 del codice penale, o il reato di «atti osceni», previsto e punito dall'art. 527 dello stesso codice penale.
Poiché appare profondamente ingiusto lasciare impuniti gli autori di atti tanto offensivi quanto gratuiti – commessi, peraltro, a pochi passi da un luogo simbolico della cattolicità qual è la Basilica Laterana – l'associazione Giuristi per la Vita ha deciso di presentare formale denuncia presso la Procura della Repubblica di Roma, affinché vengano perseguiti i reati integrati da tali atti.
Non si può derubricare quanto accaduto alla manifestazione del Primo Maggio ad una semplice bravata. Non è giusto nei confronti di tutte le persone che si sono sentite profondamente offese in un ambito intimo a loro particolarmente caro e giuridicamente tutelato dal codice penale. Non si può neppure invocare la libertà di opinione sancita dall'art.21 della Costituzione, perché quello stesso articolo, all'ultimo comma, pone i limiti della decenza e del rispetto della legge penale. E al di là di ogni considerazione giuridica, non si può, comunque, accettare che il confronto anche aspro su tematiche legate alla vita – tra cui la contraccezione – possa scadere ad un livello di tale bassezza, da far prevalere il solo linguaggio triviale del turpiloquio, dell'oscenità, dell'ingiuria e dell'offesa.
Ciò che amareggia di più, oltre all'indifferenza pressoché generale, è il fatto che gli autori degli illeciti commessi non abbiano avuto neppure la decenza di chiedere scusa. E' un segno dell'imbarbarimento dei tempi.

Nota di BastaBugie: ecco il comunicato stampa dell'associazione Giuristi per la Vita.
Oggi, 9 maggio 2013, alle ore 11.17, l'Avv. Gianfranco Amato, in qualità di Presidente dell'Associazione Giuristi per la Vita, ha depositato presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, un atto di denuncia-querela contro lo spettacolo blasfemo messo in scena nel corso della manifestazione musicale denominata "concerto del primo maggio" organizzata dai sindacati CGIL, CISL e UIL.
Nella denuncia-querela viene contestato il reato di «offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone», previsto e punito dall'art. 403 del codice penale, il reato di «offese a una confessione religiosa mediante vilipendio o danneggiamento di cose», previsto e punto dall'art 404 del codice penale, e il reato di «atti osceni», previsto e punito dall'art. 527 dello stesso codice penale.
Nell'ambito della predetta querela è stato preannunciato che, nell'ipotesi di condanna al risarcimento del danno, il ricavato verrà devoluto in favore delle Monache dell' Adorazione Eucaristica del Monastero di San Lazzaro e Santa Maria Maddalena di Pietrarubbia.

Fonte: La nuova Bussola Quotidiana, 08/05/2013

6 - LE PRESSIONI DELLE VARIE LOBBY OMOSESSISTE OTTENGONO LO SPOSTAMENTO DEL SOTTOSEGRETARIO BIANCOFIORE E... INCREDIBILE, LEI SI SCUSA
Messa in castigo, si è prodigata in concessioni alla cultura gay, pronta ad assumere collaboratori gay, fare un incontro con le associazioni gay e partecipare al prossimo gay pride: no, onorevole, così non va!
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana, 08/05/2013

Aveva troppe cose da farsi "perdonare" dall'imperante dittatura laicista: tra le meno note, benché più significative, l'esser stata prima firmataria di una proposta di legge per la modifica dell'art. 7 della Costituzione, chiedendo esplicitamente il riconoscimento delle radici culturali giudaico-cristiane dell'Italia. Per questo, prima o poi, all'on. Michaela Biancofiore qualcuno avrebbe presentato il conto. Infatti è regolarmente avvenuto.
Paradossalmente, le sue affermazioni più contestate sono anche quelle maggiormente dettate dal buon senso. Ritenere affetti da «seri problemi» i frequentatori di trans o dire che i gay «si ghettizzano da soli» come ha fatto da ormai ex-Sottosegretario alle Pari Opportunità – appare assolutamente naturale ed ovvio. A stupire, piuttosto, è che qualcuno possa ragionevolmente sostenere il contrario e pretendere anzi che per questo le venga ritirata la delega. Nell'indifferenza collettiva.
L'on. Biancofiore ha mantenuto l'incarico neanche il tempo di riceverlo ufficialmente, da record. Poi le pressioni delle varie lobby omosessiste ne han reclamato la testa ed il primo ministro, Enrico Letta, non ha minimamente esitato a consegnarla loro. Lo stesso primo ministro, dimostratosi viceversa sordo alle grida dei Cattolici contrari all'incarico agli Esteri assegnato ad una radicale "doc" quale Emma Bonino, con un curriculum politico scritto a partire dal sangue degli aborti da lei personalmente procurati illegalmente negli Anni Settanta e forte dell'insignificanza elettorale pari allo 0,19% racimolato alle urne. Oggi ci troviamo di fronte ad una presenza, quella cattolica, inascoltata benché rappresentativa e, di contro, ad un'irrilevanza, quella radicale, che detta legge, benché bocciata dal voto degli Italiani.
L'on. Biancofiore doveva dunque immaginare come, dicendo certe cose e sostenendo troppo esplicitamente Berlusconi nella Patria dell'antilingua, prima o poi qualcuno volesse farla saltare in aria. Politicamente, s'intende. E questo è regolarmente avvenuto. Qui non si è nel campo delle opinioni o delle convinzioni fideistiche. Lo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica (che non risulta esser ancora stato definito "omofobo", benché questo resti un obiettivo privilegiato...) al n. 2357 non definisce le relazioni omosessuali «gravi depravazioni» ed atti «intrinsecamente disordinati» (figuriamoci il giudizio sui trans...) in virtù di chissà quali dogmi di fede, bensì a partire da considerazioni di natura assolutamente biologica ovvero in quanto «contrari alla legge naturale» e tali da precludere «il dono della vita», oltre alla «complementarietà affettiva e sessuale», ciò che è evidente in sé e che quindi Tradizione e Sacra Scrittura hanno recepito e fatto proprio.
Quanto al resto, il clima da riserva indiana proprio della associazioni gay ed il disgustoso spettacolo offerto dai vari "Gay Pride" sono l'esemplificazione di una chiara tendenza all'auto-emarginazione. Ma queste son cose che non si possono dire. Perché in Italia si può essere clandestini (come sostenuto dal ministro Kyenge, rimasto in carica), gay o trans e tutto va bene. Ciò che non viene assolutamente accettato, anzi tollerato è che una carica istituzionale possa dirsi o, peggio ancora, essere cattolica... Non lo può neppure un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio come l'on. Biancofiore, di fatti subito trasferita d'ufficio al ministero per la Pubblica Amministrazione e Semplificazione. Dove, forse, può nuocere meno.
Ora però la linea difensiva dovrebbe basarsi sulla forza dei Valori, non sull'equivoco piagnisteo dell'incomprensione presunta e preventiva. Limitarsi a dire «non mi hanno capito» non rende un buon servizio alla Verità. Messa in castigo e bersagliata dai media, l'on. Biancofiore non ha reagito da leone, tutt'altro. Si è anzi immediatamente prodigata in concessioni "spinte", affermando d'esser sì, «da cattolica, contraria alle nozze gay», ma dicendosi anche possibilista circa «le posizioni istituzionali», che andranno concordate «col ministro», in una sorta di schizofrenia amministrativa. Non solo. Si è subito detta pronta a valutare anche l'assunzione eventuale di collaboratori gay, un incontro con le sigle omosessiste e – perché no? ‒ finanche una propria partecipazione straordinaria al prossimo "Gay Pride", ma solo «se invitata».
Questo non va bene. Chi afferma un Ideale, dev'esservi poi anche coerente e comportarsi di conseguenza. Delle due, l'una: o si crede in ciò che si dice o si dica in cosa realmente si creda. Senza millantare convinzioni, che si è poi pronti a calpestare e sacrificare immediatamente sull'altare del "politicamente corretto".

Fonte: Corrispondenza Romana, 08/05/2013

7 - LA TOSCANA SPENDE 240.000 EURO PER INSEGNARE AI TRANSESSUALI COME CAMBIARE SESSO
La regione che taglia le risorse per le autoambulanze ha istituito un consultorio per transessuali con ben 7 dipendenti
Fonte voxnews.info, 21/03/2013

Nuova perla dall'amministrazione regionale toscana guidata da Rossi: 240.000 euro per insegnare ai transessuali come cambiare sesso.
La stessa regione che taglia le risorse per le autoambulanze è riuscita a spendere, nell'ultimo anno, la cifra monstre di 240mila euro per l'istituzione di un consultorio per transessuali nella Asl 12 con ben sette dipendenti che in un anno avrebbero "generato" 370 ore di consulenza a 135 trans. La stragrande maggioranza dei quali, immigrati.
Un rapido calcolo: 240.000/370 ed ecco che ogni ora è costata al contribuente toscano circa 650 euro.
Un altro rapido calcolo: 240.000/135 e scopriamo che una singola consulenza è costata quasi 1.800 euro! Quindi, per dire ad ogni trans come cambiare sesso, la Regione Toscana ha speso un piccolo patrimonio, tanto valeva operarli in loco.
Significa che due/tre ore di consulenza da parte dei dipendenti dell'Asl assunti a questo consultorio, sono costate la bellezza di 1.800 euro: circa 650 euro all'ora! Nemmeno un'ora di psicanalisi con mr. Freud costerebbe tanto.
Ma attenzione, sbaglieremmo a derubricare tutto questo a mero autolesionismo e adorazione dell'ennesima minoranza. Certo, questa è una componente essenziale, ma c'è anche la solita dose di clientelismo para-mafioso che contraddistingue la gestione della cosa pubblica in Toscana. Lo stesso clientelismo che abbiamo visto nell'affaire Mps. Perché quando si spendono 1.800 euro a consulenza per due ore e mezza di colloquio con un trans, significa che il 99% di quei soldi sono stati "regalati" agli amici degli amici: in Toscana il sistema del voto clientelare si sostiene in questo modo.

Nota di BastaBugie: Walt Heyer, ex transgender ed autore del libro in cui racconta la sua storia "Paper Genders. Il mito del cambiamento di sesso", afferma: "È giunto il momento di mettere a nudo l'inganno: è pura follia continuare ad avallare una procedura chirurgica, fallimentare e causa di grandi sofferenze, come risposta a un disturbo che è di natura psicologica. Un uomo sottoposto a terapia ormonale e intervento chirurgico non diventerà mai una donna: non è possibile. Non è accettabile che si ignorino deliberatamente fattori che sono frequentemente alla base dei disturbi psicologici responsabili dell'incredibile tasso di suicidi tra i transgender: il 30%. È necessario smettere di credere, e far credere, che la chirurgia possa offrire soluzioni: farlo significa collaborare con la manifestazione di un disturbo delirante e venire meno alla responsabilità di rendere accessibili trattamenti efficaci". Dopo aver vissuto per 8 anni come donna, Heyer ha capito di aver commesso un tremendo errore. Ecco perché ha scritto il libro. Per mettere in guardia altre persone dal ricorso alla chirurgia. Per leggere la sua testimonianza leggi questo articolo
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2738

Fonte: voxnews.info, 21/03/2013

8 - IL FILM SULLA GLORIOSA BATTAGLIA DI VIENNA DEL 1683
La minaccia musulmana sventata grazie al frate cappuccino Marco d'Aviano: intervista al regista Renzo Martinelli
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone, aprile 2013 (n. 122)

L'11 aprile 2013 sarà nelle sale il nuovo film di Renzo Martinelli, 11 settembre 1683, incentrato sulla battaglia di Vienna, la capitale del Sacro Romano Impero assediata dai turchi in quell'anno fatale. L'epopea di quegli eventi costituisce un capitolo glorioso - ma anche miracoloso - della storia del cristianesimo e dell'Europa.
Riassumiamo brevemente: crollati i regni latini d'Oriente nel 1291 sotto la marea islamica, nel 1453 cade la capitale bizantina Costantinopoli e le armate musulmane risalgono i Balcani. Cedono Budapest e Belgrado. Quest'ultima, alla fine del secolo, viene liberata grazie all'azione congiunta del condottiero Jan Hunyadi, il cardinale Juan Carvajal e il nostro san Giovanni da Capestrano, francescano inviato dal Papa. La liberazione di Belgrado, da parte di un esercito raccogliticcio di volontari cristiani, ha del miracoloso, considerando le forze immani che i turchi sono in grado di mettere in campo. Ma la volontà musulmana di sottomettere il mondo intero non si arresta e nel secolo successivo i regni cristiani devono affrontare il millenario nemico a Lepanto, dove nel 1571 riportano una vittoria epocale. Purtroppo non è finita, anche per la capacità inesauribile del totalitarismo ottomano di radunare eserciti colossali da scagliare contro la cristianità. Quest'ultima, tanto per cambiare, è divisa al suo interno, e ciò per una ragione anche strutturale: il cristianesimo, per sua natura, è anti-dispotico, perciò gli europei sono uomini anche politicamente liberi. Frammentati in una miriade di autonomie politiche e abituati a considerare la sfera politica separata da quella religiosa, hanno tempi di reazione militare lunghi e quasi sempre tardivi. Di contro, il sultano islamico è contemporaneamente capo politico, militare e religioso. Può mobilitare in un attimo masse spaventose di uomini. E non si dimentichi che nell'islam la schiavitù è corrente (ai remi delle navi turche a Lepanto c'erano schiavi cristiani).
Così, nel 1683, approfittando dei soliti conflitti interni ai regni europei e soprattutto della volontà precisa di Luigi XIV di Francia di indebolire l'imperatore asburgico Leopoldo, il sultano Maometto IV lancia il jihad contro Vienna, la capitale imperiale, rompendo la tregua che aveva sottoscritto con imperatore austriaco. Caduta Vienna, nulla potrà impedire agli ottomani di arrivare fino a Roma, e a quel punto la vittoria delle armate del "profeta" sarà totale, li Papa, memore del Capestrano, fa ricorso a un altro francescano, un cappuccino, Marco d'Aviano, una specie di Padre Pio del tempo perché in fama di miracoli. Il frate accorre a Vienna, dove guarisce miracolosamente il duca di Lorena, cognato dell'imperatore, poi si adopera per organizzare la difesa. Il suo compito è soprattutto quello di mettere d'accordo i principi cristiani. Ci riesce e il comando supremo viene affidato al condottiero polacco Jan Sobieskì. Vienna è assediata da trecentomila turchi, mentre i cristiani sono terribilmente inferiori di numero. Tuttavia, l'11 settembre 1683, dopo avere assistito alla messa celebrata dal Beato, i cavalieri cristiani calano dal monte Kahlemberg che sovrasta l'accampamento musulmano e riportano una strepitosa vittoria, liberando l'Europa dall'incubo. Comincia qui il declino militare ottomano. Pochi anni dopo, il principe Eugenio di Savoia costringe i turchi alla pace di Carlowitz e di "problema islamico" non si parlerà più fino ad oggi.
MARTINELLI, COME MAI NELLA LOCANDINA ITALIANA DEL SUO FILM, ACCANTO AL TITOLO, C'È SCRITTO "IL PRIMO 11 SETTEMBRE, 300 ANNI FA"?
«Prima dell'attacco alle Twin Towers l'universo musulmano era avvertito dagli occidentali come lontano, quasi esotico. Poi abbiamo dovuto prendere atto che c'era una realtà, esterna alla nostra, che si manifestava drammaticamente con una sua punta estrema. Nel mio film Il mercante di pietre, con Harvey Keitel, mi sono interrogato su un occidente che, convertitosi all'islamismo estremista, prende parte attiva al terrorismo. Il tema non ha cessato di intrigarmi, e adesso sono andato alle radici, a quel primo, appunto, 11 settembre da cui pare che Osama Bin Laden abbia preso ispirazione per il suo attentato- vendetta del 2001
NEL FILM, IL PROTAGONISTA ASSOLUTO È, GIUSTAMENTE, MARCO D'AVIANO, INTERPRETATO DA F. MURRAY ABRAHAMS. CONOSCEVA GIÀ QUESTA STRAORDINARIA FIGURA DÌ CAPPUCCINO?
«A dire il vero no. anche se tra le mie lauree ne ho anche una a indirizzo storico. Ma devo dire che sono ottima compagnia, visto che ancora oggi sono pochissimi ad averne sentito parlare. La prima volta che mi imbattei in questa figura fu nel 2001, all'anteprima del mio film Vajont. Dovevamo proiettare sulla nuova diga e avevamo costruito una mega-struttura apposita. L'Enel aveva finanziato la rappresentazione con centinaia di milioni e l'evento si prospettava spettacolare. Ma il giorno prima iniziò a piovere così forte che a un certo punto mi sentii disperato. L'anteprima era per forza di cose all'aperto e con tutta quell'acqua sarebbe andata in malora. Un industriale del luogo, allora, mi disse di avere fiducia perché avrebbe pregato il padre Marco. Io non sapevo di chi stesse parlando. L'indomani mattina ancora pioveva, ma lui mi ripeté di avere fiducia. Ebbene, pochissime ore prima dell'evento il cielo si aprì e potemmo proiettare sotto un magnifico manto stellato. Fu così che cominciai a interessarmi di Marco d'Aviano».
È STATO BEATIFICATO DA GIOVANNI PAOLO IL, E HO VISTO CHE NEL FILM HA VOLUTO RICORDARLO METTENDO IN MANO ALL'ATTORE LO STESSO TIPO DI CROCE PASTORALE USATO DA QUEL PAPA. RICORDO CHE, ALL'ORA DELLA BEATIFICAZIONE, IO STESSO, INVITATO A PARLARNE A PORDENONE, DOVETTI SPIEGARE A UN PUBBLICO IGNARO IL RUOLO DA LUI GIOCATO NELLA LIBERAZIONE DI VIENNA DEL 1683. I POSTULATORI FRANCESCANI PRESENTI E PERFINO IL VESCOVO NE ERANO QUASI IMBARAZZATI, TANTO CHE SI LIMITARONO A DELINEARNE IL PROFILO SPIRITUALE. UN BEATO POLITICAMENTE SCORRETTO, INSOMMA, CHE PERÒ NEL FILM COMPARE NEL SUO GRANDE MERITO DI SALVATORE DELLA CIVILTÀ EUROPEA.
«Quell'episodio ha molto da insegnarci, perché i paralleli con la situazione contemporanea sono molti e tutti inquietanti. Per i turchi di allora Vienna era la "mela d'oro" che aspettava di essere colta da loro, così come avevano fatto con Costantinopoli, capitale dell'impero Romano. Là, la grande chiesa di Santa Sofia è diventata l'immensa Moschea Azzurra e tale è rimasta. Vienna era la capitale dell'impero cristiano occidentale, così come oggi viene considerata idealmente New York, The Big Apple, la "grande mela". Colpita, guarda caso, un il settembre. Allora come oggi 'Occidente era diviso, e addirittura la Francia trescava col sultano in chiave antiasburgica. I capi litigavano i protestanti quasi tifavano per i turchi. Solo il Papa, praticamente, era rimasto a difendere la civiltà cristiana. Lui raccolse il denaro necessario. Ma, soprattutto, mandò un santo venerato in tutta l'Europa, l'unico che potesse mettere d'accordo i leader, Il gran vizir Karà Mustafà aveva avuto l'espresso ordine di non fermarsi fino a Roma, per trasformare anche San Pietro in una moschea. Senza Marco d'Aviano, la storia quale la conosciamo sarebbe stata diversa».
IL FILM È VERAMENTE EPICO, E LA RICOSTRUZIONE STORICA IMPECCABILE. FINALMENTE È DATO DI VEDERE IN AZIONE I LEGGENDARI "USSARI ALATI" POLACCHI. PER LA SCENEGGIATURA SI AVVALSO ANCHE DELLA COLLABORAZIONE DI UNA NOTA FIRMA DI ROMANZI STORICI COME VALERIO M. MANFREDI. PURE LEI COMPARE IN UNA SCENA INIZIALE (IL MUTILATO CHE TAGLIA DI NASCOSTO UN PEZZETTO DI SAIO AL BEATO). È UN PECCATO CHE IL CINEMA ITALIANO NON PESCHI PIÙ NELLA STORIA MA SI LIMITI A COMMEDIOLE D'INTRATTENIMENTO. LEI PARE IL SOLO REGISTA ITALIANO CON IL CORAGGIO DI NUOTARE CONTRO CORRENTE. PENSO AL SUO MEMORABILE PORZÛS, SULLA VICENDA DEI PARTIGIANI DELLA BRIGATA OSOPPO TRUCIDATI DAI LORO COLLEGHI COMUNISTI...
«Il fatto è che una produzione come quella di 11 settembre 1683 ha dei costi molto alti. Si tratta, infatti, di una co-produzione italo-polacca con partecipazione della Rai, per la quale è stata girata una versione più estesa che andrà in onda forse l'anno prossimo in due puntate. Molto dipende anche dalla risposta del pubblico nelle sale».
NOI LETTORI DEL "TIMONE" CI SAREMO TUTTI, E CI PORTEREMO ANCHE LE FAMIGLIE. SI FIGURI SE UN FILM, BEN FATTO, SU MARCO D'AVIANO CE LO PERDIAMO.

Nota di BastaBugie
: per vedere il trailer e per ulteriori approfondimenti sul film vi invitiamo a cliccare qui sotto
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=37

Fonte: Il Timone, aprile 2013 (n. 122)

9 - IL PAPA DICHIARA SANTI GLI 800 MARTIRI DI OTRANTO
Dichiararono a Maometto II: ''Abbiamo perduto la battaglia in difesa della terra, delle case, delle nostre famiglie, adesso vinceremo la battaglia in difesa della nostra anima''
Autore: Danilo Quinto - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23-12-2012

A oltre 500 anni di distanza la storia di questi martiri ha un grande insegnamento per la nostra realtà odierna. Come riporta mons. Grazio Gianfreda, nel suo libro "Otranto nella Storia", nel giugno 1480 Maometto II toglie l'assedio a Rodi e dirige la sua flotta verso l'Adriatico. La mattina di venerdì 29 luglio 1480, dagli spalti delle mura di Otranto si scorge all'orizzonte l'"armata della Mezzaluna", forte di 90 galee, 15 maone, 48 galeotte, con 18 mila soldati a bordo.
Otranto fu una delle prime città della Puglia, a convertirsi al cristianesimo. I primi gruppi di monaci che lì sorsero, subirono forse l'influenza di sant'Atanasio, che forse vi passò verso la metà del secolo IV e seguendo i canoni del monachesimo orientale, di san Basilio in particolare. Essi compresero l'importanza della conservazione e della trasmissione del sapere e alla fine del secolo X crearono una scuola, nel Monastero di San Nicola in Casole: chiunque volesse imparare il greco o il latino, poteva rimanere nell'abbazia e aveva a sua disposizione, e senza alcuna spesa, vitto, alloggio e un maestro. La cultura e la fede cristiana, che si diffusero così nella popolazione, trovarono espressione in due grandi capolavori: la cattedrale di Otranto, costruita in soli otto anni, tra il 1080 e il 1088 e, all'interno della stessa, il grandioso mosaico pavimentale. Nel 1095, proprio dalla cattedrale, il vescovo impartì la benedizione ai 12mila crociati che da Otranto, al comando di Boemondo, partivano per liberare dagli infedeli il santo Sepolcro.
Dopo quasi 400 anni, la città, complice l'inerzia dei principi e dei re cristiani, viene posta sotto l'assedio dell'armata turca di Maometto II. Si compie così la profezia di un grande Santo, Francesco di Paola, che dall'eremo di Paternò aveva detto: "Ah infelice città, di quanti cadaveri ti veggo piena! quanto sangue cristiano s'ha da spargere sopra di te".
I musulmani sbarcano a qualche chilometro dalla città, vicino a Roca e inviano a Otranto un interprete, che propone una resa vantaggiosa ai cittadini: se non resisteranno, saranno lasciati liberi o di rimanere, senza subire alcun danno, o di andar via. Uno dei maggiorenti della città, il vecchio Ladislao De Marco, dice all'interprete: "Se il Pascià vuole Otranto, venga a prenderla con le armi, perché dietro le mura ci sono i petti dei cittadini". Sono proprio i cittadini a difendere la loro città, da soli, perché la maggior parte dei soldati, di notte, se la dà a gambe.
L'assedio dura 15 giorni. I musulmani aprono una breccia in uno dei punti più deboli delle mura e entrano nella città. Massacrano tutti coloro che incontrano. Molti cercano rifugio nella Cattedrale, ma questa viene assalita e presa. I musulmani entrano nel tempio.
Si legge nella traduzione italiana ad opera di De Ferraris-Galateo del "De Situ Japigia", la cui prima edizione fu pubblicata a Basilea nel 1558: "Durante la notte precedente quello sventurato giorno, l'arcivescovo Stefano [...] aveva confortato tutto il popolo col divino sacramento dell'Eucarestia per la battaglia del mattino seguente, che lui aveva previsto". I turchi, "raggiunto l'arcivescovo che sedeva sul suo trono vestito con abiti pontificali e con in mano la croce, lo interrogarono chi fosse; ed egli intrepidamente rispose: Sono il rettore di questo popolo e indegnamente preposto alle pecore del gregge di Cristo. E dicendogli uno di loro: 'smetti di nominare Cristo, Maometto è quello che ora regna, non Cristo', egli rispose indirizzandosi a tutti: 'O miseri ed infelici, perché vi ingannate invano? Poiché Maometto, vostro legislatore, per la sua empietà soffre nell'inferno con Lucifero e gli altri demoni le meritate pene eterne; ed anche voi, se non vi convertite a Cristo e non ubbidite ai suoi comandamenti, sarete nello stesso modo cruciati con lui, in eterno'. Aveva appena terminato di proferire queste parole quando uno di loro, impugnata la scimitarra, con un sol colpo gli recise la testa; e, così decollato sulla propria sedia, divenne martire di Cristo nell'anno del Signore 1480, l'11 di agosto".
Il 13 agosto, compiuto il saccheggio, il pascià chiede che gli sia presentata la lista di tutti gli abitanti fatti schiavi, escludendo le donne e i ragazzi al di sotto dei 15 anni: "In numero di circa ottocento furono presentati al Pascià che aveva al suo fianco un miserrimo prete, nativo di Calabria, di nome Giovanni, apostata della fede. Costui impiegò la satanica sua eloquenza a fin di persuadere a' nostri santi che, abbandonato Cristo, abbracciassero il maomettismo sicuri della buona grazia d'Acmet, il quale accordava loro vita, sostanze e tutti quei beni che godevano nella patria; in contrario sarebbero stati tutti trucidati. Tra quegli eroi ve n'ebbe uno di nome Antonio Primaldo, sarto di professione, d'età provetto, ma pieno di religione e di fervore. Questi a nome di tutti rispose: 'Credere tutti in Gesù Cristo, figlio di Dio, ed essere pronti a morire mille volte per lui'. E voltatosi ai Cristiani disse queste parole: 'Fratelli miei, sino oggi abbiamo combattuto per defensione della Patria e per salvar la vita e per li Signori nostri temporali, ora è tempo che combattiamo per salvar l'anime nostre per il nostro Signore, quale essendo morto per noi in Croce conviene che noi moriamo per esso, stando saldi e costanti nella Fede e con questa morte temporale guadagneremo la vita eterna e la corona del martirio'. A queste parole incominciarono a gridare tutti a una voce con molto fervore che più tosto volevano mille volte morire con qual si voglia sorta di morte che di rinnegar Cristo".
A queste parole, il pascià, infuriato, condanna tutti a morte. La mattina seguente "quei prodi campioni della santa fede con la fune al collo e con le mani legate dietro le spalle, furono menati al vicino colle della Minerva. Con l'umile portamento, con l'aria divota e serena e col frequente invocare i nomi di Gesù e di Maria, facevano di sé spettacolo glorioso a Dio e gradito agli Angeli. Tutto quel tratto di strada, che corre dalla porta antica di mare fino al colle, risonò di sante preci, colle quali quelle anime grandi imploravano la grazia di consumare il sacrifizio delle loro vite. Si confortavano l'un altro a pigliar pazientemente il martirio e questo faceva il padre al figlio, e il figlio al padre, il fratello al fratello, l'amico all'amico, il compagno al compagno, con molto fervore e con molta allegrezza. Girava intorno ai cristiani un turco importuno con alla mano una tabella vergata in carattere arabo. L'apostata interprete la presentava a ciascuno e ne faceva la spiegazione, dicendo: Chi vuol credere a questa avrà salva la vita; altrimenti sarà ucciso. Ratificarono tutti la professione di fede e la generosa risposta data innanzi: onde il tiranno comandò che si venisse alla decapitazione, e, prima che agli altri, fosse reciso il capo a quel vecchio Primaldo, a lui odiosissimo, perché non rifiniva di far da apostolo co' suoi. Anzi in questi ultimi momenti, prima di chinare la testa sul sasso, aggiungeva a' commilitoni che vedeva il cielo aperto e gli angeli confortatori; che stessero saldi nella fede e mirassero il cielo già aperto a riceverli. Piegò la fronte, gli fu spiccata la testa, ma il busto si rizzò in piedi: e ad onta degli sforzi de' carnefici, restò immobile, finché tutti non furono decollati. Il portento evidente ed oltremodo strepitoso sarebbe stata lezione di salute a quegl'infedeli, se non fossero stati ribelli a quel lume che illumina ognuno che vive nel mondo. Un solo carnefice, di nome Berlabei profittò avventurosamente del miracolo, e, protestandosi ad alta voce cristiano, fu condannato alla pena del palo". Il 14 agosto, vigilia dell'Assunzione al Cielo di Maria, i corpi degli ottocento martiri, straziati, sono sul colle della Minerva. I loro resti sono conservati e venerati nella Cattedrale di Otranto.
Questa terribile e al tempo stesso meravigliosa pagina di storia e di fede appartiene alla nostra identità cristiana. Indica innanzitutto un connotato essenziale dell'essere credenti: quello della testimonianza, che può arrivare fino al martirio. Un martirio "inusuale", perché non coinvolge una o più persone, com'è accaduto in duemila anni di storia dei cattolici: è un'intera città che si immola, che segue l'esempio del vecchio Primaldo, che conforta i suoi concittadini e li invita ad essere saldi nella fede e a mirare il cielo già aperto a riceverli. Gli ottocento martiri diventano un corpo unico ed è singolare che si conosca solo il nome di Primaldo, come a significare il fatto che è un popolo intero, unito, ad affrontare la terribile prova. Quei martiri – insieme al loro vescovo, che cita Lucifero, allora nelle Chiese lo si faceva - erano consapevoli delle loro radici e della loro identità cristiana. Sacrificano le loro vite per questa ragione. Per difenderle. Non sono attratti dal nuovo, dalla "modernità" di quell'epoca, che stava per soppiantare principi e valori antichi, quegli stessi principi che loro avevano imparato attraverso la cultura e la fede dei monaci. La loro esistenza era un tutt'uno alla loro fede e costituiva la loro identità. Avrebbero potuto abiurarla, ma sarebbe divenuta una vita priva di senso, perché priva del suo connotato essenziale: l'amore per il loro Dio, il Dio dei cristiani.
Dovrebbero leggerla e rileggerla questa pagina di storia, tutti coloro che oggi sono attratti da quell'ecumenismo d'accatto, che in forza del leit motiv del dialogo e privi della consapevolezza della loro identità, parlano di accoglienza e d'integrazione, fino ad arrivare – dai pulpiti – a chiedere la costruzione di moschee per i musulmani. Il tema si lega a quello dell'immigrazione, che rappresenta una questione di portata formidabile per l'intero mondo occidentale e per l'Europa in particolare, sottoposta, di questo passo, al rischio della sua islamizzazione. Dice la "Caritas in veritate" di Benedetto XVI: "E' un fenomeno che impressiona per la quantità di persone coinvolte, per le problematiche sociali, economiche, politiche, culturali e religiose che solleva, per le sfide drammatiche che pone alle comunità nazionali e a quella internazionale (…) Bisogna saper coniugare solidarietà e rispetto delle leggi, affinché non venga stravolta la convivenza sociale e si tenga conto dei principi di diritto e della tradizione culturale e anche religiosa da cui trae origine la nazione italiana".
Il monito del Papa viene costantemente disatteso nel nostro paese ed occorre prendere atto di questa realtà. Tendiamo a rispettare le culture altrui, come se questo volesse dire che ci sono diritti e doveri separati per gli italiani e per coloro che provengono da altri Paesi, che in base ad alcune sentenze di magistrati "creativi", sempre più numerose, avrebbero diritto a far valere, nel nostro Paese, le loro tradizioni, anche se queste comportassero l'uccisione della loro figlia che si è innamorata di un occidentale.
Solo un'Europa consapevole della sua identità, è in grado di attuare un'accoglienza e integrazione vere delle donne e degli uomini che migrano sempre più numerosi nel suo territorio, facendo rispettare a queste persone – come loro primario dovere – le leggi dei territori che scelgono per la loro nuova vita. Se questa consapevolezza viene meno, si rischia di soccombere, di farsi sopraffare, di cancellare millenni di storia e di civiltà. Di annientare, dalla nostra memoria, anche coloro che sono morti per affermarla quell'identità, come gli 800 "anonimi" martiri di Otranto di quella mattina di agosto del 1480.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23-12-2012

10 - OMELIA SOLENNITA' DI PENTECOSTE - ANNO C - (Gv 14,15-16.23-26)
Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 19/05/2013)

Oggi è il giorno della Pentecoste, il giorno della discesa dello Spirito Santo. Cinquanta giorni dopo la Pasqua, gli Apostoli erano riuniti nel Cenacolo con Maria, la Madre di Gesù, e improvvisamente discese su di loro, sotto forma di lingue di fuoco, lo Spirito Santo, la terza Persona della Santissima Trinità. Gesù aveva promesso ai suoi Apostoli che non li avrebbe lasciati orfani e aveva detto loro: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre» (Gv 14,16). Questa promessa si è realizzata proprio nel giorno della Pentecoste.
La prima lettura di oggi, tratta dagli Atti degli Apostoli, descrive quel giorno, nel quale fu formata la Chiesa. A Nazareth, lo Spirito Santo era disceso sulla Vergine Maria per formare il corpo di Cristo; nel Cenacolo a Gerusalemme il Paraclito discese per formare il Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. Prima della discesa dello Spirito Santo, gli Apostoli erano timidi e timorosi, non osavano predicare al popolo; mentre, dopo aver ricevuto il dono dello Spirito Santo, essi iniziarono a predicare con coraggio, e così fecero fino alla suprema testimonianza del martirio.
Nel giorno di Pentecoste, che era già una festività giudaica, erano riuniti a Gerusalemme ebrei giunti da diverse parti del mondo allora conosciuto. Alcuni venivano dalla Mesopotamia, altri dalla Cappadocia, dall'Egitto e dall'Arabia. La cosa più sorprendente fu che ciascuno di loro sentì predicare gli Apostoli nella propria lingua. Fu chiaramente un miracolo che indicava come il Vangelo doveva essere predicato in tutto il mondo, fino a raggiungere gli estremi confini della terra. Nella loro predicazione, gli Apostoli erano istruiti interiormente dallo Spirito Santo. Gesù lo aveva detto chiaramente: «Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26).
Lo Spirito Santo lo abbiamo ricevuto in dono anche noi. Lo abbiamo ricevuto già con il Battesimo, ma è soprattutto con la Cresima che il Paraclito è disceso su di noi e ci ha arricchiti con i suoi Sette Doni. Lo Spirito Santo è il nostro Santificatore. Lo dobbiamo pregare frequentemente, affinché, come dice san Paolo nella seconda lettura, non ci facciamo dominare dalle opere della carne (cf Rm 8,8), ovvero dal peccato che continuamente ci minaccia. Sarà una cosa molto bella ripetere ogni giorno, magari al mattino, la bella Sequenza allo Spirito Santo che abbiamo recitato prima della lettura del Vangelo. Con questa stupenda preghiera abbiamo domandato al Paraclito che ci invada nell'intimo del nostro spirito, che lavi la nostra anima, che la irrighi se arida, che la sani se piagata, che la scaldi se gelida. Recitiamo questa Sequenza con amore e attenzione.
La parola Paraclito, con cui è chiamato lo Spirito Santo, significa Consolatore. Egli ci consola nelle nostre miserie e guida la nostra preghiera, ispirandoci ciò che è bene domandare al Padre. Lo Spirito Santo arricchisce la nostra anima con i suoi Sette Doni, che ci fanno essere dei santi cristiani. Essi sono come dei piccoli semi che devono essere irrigati dalla nostra preghiera per giungere a maturazione. Nella vita dei Santi possiamo vedere il loro pieno sviluppo.
Il primo dono è la Sapienza, che ci permette di ragionare non secondo il mondo, ma secondo la profondità di Dio, e ci dona il gusto inesprimibile di Dio e delle realtà divine; poi abbiamo il dono dell'Intelletto, che ci consente di approfondire le verità della nostra Fede e di aderire ad esse quasi per un istinto soprannaturale; segue poi il dono della Scienza, che ci dà la capacità di risalire al Creatore partendo dalle creature e di vedere in ciascuna delle creature un riflesso di Dio; poi abbiamo il dono del Consiglio, che, nei momenti più importanti, ci suggerisce la decisione giusta da prendere secondo la Volontà di Dio, e, innanzitutto, ci suggerisce di ascoltare con docilità il consiglio di una saggia guida spirituale; vi è inoltre il dono della Fortezza che ci dà l'energia per resistere al male che c'è intorno a noi e, tante volte, anche dentro di noi; in seguito, c'è il dono della Pietà che perfeziona il nostro amore e lo dilata oltre l'umana ristrettezza, per poter così amare Dio e il prossimo nostro fino all'eroismo; infine, abbiamo il dono del Timor di Dio, che ci consente di evitare il peccato, non tanto per paura dei castighi, ma per puro amor di Dio.
Preghiamo con fiducia lo Spirito Santo che questi piccoli semi, nella nostra vita, giungano a perfetta maturazione.

Nota di BastaBugie: ecco il video di tre minuti dove si spiegano ai bambini le domande suscitate dalle letture di questa domenica (domande a cura di Costanza Miriano)

http://www.youtube.com/watch?v=VDvttDGuLlg


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Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 19/05/2013)

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