BastaBugie n�375 del 14 novembre 2014

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1 CON LUTERO L'EUROPA PERDE LA SUA UNITA' E APRE LE PORTE AL TOTALITARISMO
Finisce l'esperienza del sovrano medievale e inizia quella del re moderno che esprime un potere assoluto che sarà la base dei totalitarismi del XX secolo
Autore: Mario Palmaro - Fonte: Il Timone
2 DOTTORESSA NELLA BUFERA PERCHE' NON PRESCRIVE LA PILLOLA DEL GIORNO DOPO
Intervista a Rita Polo: ''Se la gogna che ho subito serve a far sapere che il Norlevo è abortivo, ben venga...''
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi
3 L'EUROPA VUOLE FAR FALLIRE LA CHIESA
La Corte di Giustizia ammette il ricorso dei Radicali che vogliono che alla CEI sia inflitta una sanzione fiscale di 4 miliardi di euro che manderebbe in bancarotta la Chiesa in Italia
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 SCUOLA CRISTIANA INGLESE RIFIUTA DI INVITARE UN IMAM A TENERE DEI CORSI... E COSI' RISCHIA LA CHIUSURA
Il relativismo mostra sempre più il suo vero volto: un'ideologia dogmatica, che si pretende fonte del bene e del male
Fonte: No Cristianofobia
5 I 10 ERRORI PIU' COMUNI NELL'EDUCAZIONE DEI FIGLI
La chiave vincente è come si gestiscono l'autorità e la libertà
Autore: Roberta Sciamplicotti - Fonte: Aleteia
6 WILLIAM SHAKESPEARE ERA CATTOLICO
Nel 450° anniversario ormai è chiaro che faceva parte della dissidenza cattolica nella spietata Inghilterra anglicana
Autore: Elisabetta Sala - Fonte: Il Timone
7 CONDANNATO PER PEDOFILIA EX-PRESIDENTE DI LOBBY GAY
Perché stupirsi? Disordine chiama disordine: infatti l'80% dei pedofili è omosessuale
Fonte: Tempi
8 OBAMA BOCCIATO: CAMERA E SENATO AI REPUBBLICANI
In genere un politico perde perché non mantiene le sue promesse... Obama ha perso perché le ha mantenute (a cominciare dal famigerato Obamacare)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
9 OMELIA XXXIII DOMENICA T. ORD. - ANNO A - (Mt 25,14-30)
Sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto
Autore: don Giampaolo Dianin - Fonte: Il pane della Domenica

1 - CON LUTERO L'EUROPA PERDE LA SUA UNITA' E APRE LE PORTE AL TOTALITARISMO
Finisce l'esperienza del sovrano medievale e inizia quella del re moderno che esprime un potere assoluto che sarà la base dei totalitarismi del XX secolo
Autore: Mario Palmaro - Fonte: Il Timone, Aprile 2013

Martin Lutero non è solo un teologo rivoluzionario. Il suo pensiero determina, infatti, il cambiamento radicale della concezione politica che la cristianità aveva ereditato dal Medioevo. Con Lutero cambia la concezione dello Stato, come conseguenza della mutata relazione fra Chiesa e società civile.

CONTRO IL PAPA E LA CHIESA
Questa trasformazione ha origine innanzitutto dall'idea che Lutero ha del papato: nelle 95 tesi che affigge il 31 ottobre 1517 sul portale della chiesa di Wittemberg vi è infatti una frontale contestazione della plena potestas del Papa e della Chiesa romana. Basti pensare alla ventesima tesi, in cui si afferma che il Papa può rimettere solo le pene da lui promulgate; o alla sesta tesi, secondo cui il Papa può solo dichiarare e confermare il perdono di Dio.
Per Lutero il Papa è "l'uomo della perdizione", e la Chiesa è il luogo in cui gli uomini più scellerati della terra si sono dati convegno. Il monaco agostiniano definisce la Chiesa «la cloaca in cui è incarcerato lo Spirito Santo». E ciò dipende dal fatto che la "pietra" su cui la si vuole fondata è un uomo, e dunque un peccatore.
Per Lutero, invece, la pietra su cui si fonda la Chiesa è Cristo stesso. La conseguenza è che la Chiesa "non può essere vista ma soltanto creduta attraverso il segno del Verbo". Dunque, secondo il fondatore del protestantesimo, la Chiesa romana, al cospetto della chiesa fondata sulla "petra certa" che è Cristo e la sua parola, appare una realtà capovolta. La Chiesa si erge su un uomo, cioè su un corpo di un peccatore che è il Vicario di Cristo; e si erge su un luogo, Roma. Questa subordinazione dell'annuncio del Verbo a un luogo e a un corpo è, per Lutero, il segno di un'inversione intollerabile. Da qui deriva il rifiuto "degli statuti, dei canoni, e di tutte le cose del Papa", e della sua giurisdizione: la Chiesa di Roma non può essere la Chiesa di Cristo.

IL PECCATO ORIGINALE E LA NATURA DELL'UOMO
Questa dottrina anticattolica produce profondissime e radicali trasformazioni nella concezione politica europea. L'origine di questo sconquasso è antropologica: per Tommaso D'Aquino, nel mondo esistono e convivono un ordine naturale e un ordine soprannaturale. Secondo Lutero, invece, l'originaria dignità dell'uomo, il suo essere a immagine e somiglianza di Dio, è andata perduta attraverso il peccato originale. Di conseguenza, il mondo dell'uomo e della natura è consegnato radicalmente al maligno, che diviene "princeps mundi, deus huius seculi". E l'uomo è completamente incapace di fare il bene con il suo libero arbitrio.
Secondo San Tommaso, la natura irredenta non è completamente consegnata al maligno, ed è quindi ancora possibile distinguere un fine naturale e un fine soprannaturale della redenzione. Invece, in Lutero creazione e redenzione si immedesimano in un'unica opera che accade attualmente nella Chiesa. Per Lutero la natura umana non deve essere solo redenta, ma creata.

LA CIVITAS: DA TOMMASO A LUTERO
Ora, questa divaricazione teologica produce conseguenze politiche enormi. Secondo Tommaso D'Aquino - e dunque secondo la civiltà medievale - la civitas, cioè la città degli uomini, è opera della ragione del re, che partecipa per irradiationem alla lex aeterna. Ciò significa che il sovrano costruisce lo Stato e la sua autorità con la sua intelligenza, ispirandosi alla legge eterna. Dunque, la civitas è anche merito dell'uomo.
Per Lutero è vero esattamente il contrario: lo Stato terreno e civile da un lato, e l'istituzione della Chiesa dall'altro, sono entrambi immediatamente creature di Cristo. «Così - scrive il riformatore tedesco - Dio è fondatore, signore, maestro, auspice e premio di entrambe le giustizie, di quella spirituale e di quella corporale, e in loro non è alcun ordinamento o potere umano, ma sono unicamente cosa di Dio».
Questa distinzione è epocale: per la tradizione cattolica, espressa dal genio di Tommaso, l'ordinamento terreno è un prodotto della ragione umana, rettamente ispirata dalla legge naturale; per Lutero l'ordinamento terreno non è prodotto dalla ragione umana, ma creato.
Che cosa cambia in questo scenario politico? Tutto. Non c'è più una istituzione visibile - la Chiesa cattolica - che interviene per contestare un sovrano ingiusto o empio, ma ora è il re che agisce affermando di operare nella sottomissione a Cristo. È il nuovo sistema del cosiddetto "reggimento spirituale". In questo scenario politico luterano, il sovrano viene illuminato direttamente dal Signore, che gli ispira eventuali modifiche delle stesse leggi fondamentali. Le istituzioni sono così non solo create ma anche riformate da Cristo stesso: anche qui la distanza dal sistema tomista è totale. Nella visione di Lutero è sempre Cristo ad affidare la spada al re affinché egli conservi il giusto ordinamento. Per il monaco agostiniano, tramite l'ufficio della spada Cristo avoca a sé la vendetta e sottomette all'autorità gli uomini "con il corpo e i beni temporali".
Questa visione spiega anche la posizione di Lutero nei confronti della rivolta dei contadini: a chi vorrebbe che i principi fossero misericordiosi con i rivoltosi, Lutero fa sapere che la spada non è un ufficio della misericordia ma dell'ira, al punto che un servitore dell'ira di Dio diviene un peccatore "nello stesso modo di chi uccide" qualora non punisca secondo il proprio ufficio.

LA LEGGE INGIUSTA
È lecito ribellarsi a un sovrano? Per Martin Lutero si tratta di un grave peccato contro il Creatore. La spada separa i giudici dai giudicati, i liberi dai prigionieri, i signori dai sudditi; e ogni volta all'ufficio della spada corrisponde l'obbedienza di chi è sottomesso. «La mano che brandisce questa spada e massacra, non è più - scrive Lutero - la mano di un uomo ma la mano di Dio, e non l'uomo ma Dio impicca, arrota, decapita, strangola e fa la guerra».
Il rivoltoso è particolarmente colpevole perché aggredisce la spada, cioè lo strumento con cui Cristo regna sulla società. Scrive Lutero: «Ora, è meglio patire ingiustizia da parte di un tiranno ovvero da parte dell'autorità, che ad opera di innumerevoli tiranni ossia dal volgo». Dunque, in questa visione non vi è più spazio per la dottrina cattolica e tomista della legge ingiusta, cioè di quella legge umana che contraddicendo la legge naturale cessa di esser legge e di avere forza obbligante sulla coscienza dei singoli.

LA SOVRANITÀ DELLA CHIESA E GLI STATI
Prima di Lutero, la Chiesa è il punto di riferimento della vita pubblica, anche quando questo status sfocia in conflitti e dissidi con l'autorità politica. Prima della Riforma, valeva per le coscienze dell'uomo l'idea espressa da San Cipriano: «Non può avere Dio per padre chi non ha la Chiesa per madre». Le costituzioni medioevali predisponevano appelli all'autorità ecclesiastica e specialmente al papato contro la tirannia dei sovrani civili. Il re non è assoluto finché è costretto a riconoscere che sopra di lui c'è la Chiesa. Il re francese Carlo il Calvo riconosce «che da nessuno io potrei essere rimosso dall'altezza del potere reale senza almeno l'esame e il giudizio dei vescovi, dal cui ministero fui creato re». I Germani nel Codice Svevo affermano che «solo il Papa può mettere al bando l'Imperatore». Questo armonioso ordine medievale viene però messo in discussione nel XIV secolo, quando i primi pensatori umanisti cominciano a emergere - para-dossalmente all'ombra delle corti papali - e alcuni sovrani, come ad esempio Ludovico il Bavaro, iniziano a sfidare l'autorità del Pontefice. Emblematico in tal senso il Defensor Pacis scritto da Marsilio da Padova, nel quale il Papa veniva ridotto a istituzione meramente umana e causa delle "civili discordie".
Questi orientamenti furono certamente funzionali a Lutero e alla sua Riforma.
Il monaco eretico riteneva i Sacramenti inutili: dunque, a che scopo conservare gerarchia, clero e una Chiesa esteriore e visibile? Teologia e dottrina politica si intersecano in modo coerente.

IL CESAROPAPISMO LUTERANO E I TOTALITARISMI MODERNI
Inizialmente Lutero aveva in animo di costituire comunque una "chiesa separata", con una propria struttura organizzativa. Con il passare del tempo, però, di fronte ai disordini con gli Anabattisti e ai dissidi con gli stessi teologi compagni di strada, optò per assegnare al sovrano il compito di designare sovrintendenti e ministeri. Nasceva così il cesaropapismo luterano, che sostituiva allo Stato della Chiesa le "chiese di stato", legate a filo doppio al protestantesimo. In questo modo, quell'idea della centralità della spada diventava visibile sia per il governo del popolo che per il reggimento spirituale dei cristiani.
Paradossalmente, questa strada avrebbe comportato con passare del tempo la secolarizzazione, cioè il bando della religione dalla vita pubblica. Del resto, è lo stesso Lutero a dichiarare: «Un principe può essere cristiano, ma non deve governare da cristiano».
Finisce l'esperienza del sovrano medievale, che otteneva la plena potestas a seguito di una serie di atti di sottomissione feudale, e inizia quella del re moderno, che esprime un potere assoluto frutto della sua volontà trascendente. Si gettano così le basi del moderno totalitarismo, che ha infestato il XX secolo: se il sovrano non ha più un'autorità superiore visibile cui deve rendere pubblicamente conto - cioè la Chiesa - allora significa che il suo potere della spada è ab-solutus, è sciolto da ogni vincolo. La sovranità diviene per un verso "forte", nel senso che legittima se stessa; dall'altro diviene "debole", nel senso che il sovrano, immaginato da Lutero come "inviato da Cristo", può in ogni momento rivendicare questo ruolo, orientando però il suo potere verso gli atti più efferati. È il trionfo del positivismo giuridico, che identifica la legge con la volontà dell'autorità.
Dopo Lutero, l'Europa perde l'unità religiosa, e non la ritroverà più. Verrà anzi percorsa da sanguinose guerre di religione, frutto di quella frattura epocale.

Nota di BastaBugie
: per approfondire la figura di Lutero cliccare sui seguenti link
LUTERO FU LA PEGGIORE SCIAGURA DEL 2° MILLENNIO
Manipolatore delle Scritture, nemico della bellezza nel culto e nell'arte sacra, fautore della statolatria, devastatore degli ordini religiosi, legittimatore dello sterminio dei contadini...
di Raffaella Frullone
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3468
LUTERO ERA ANTISEMITA (E MOLTO ALTRO...)
Lutero auspicava la distruzione di tutte le sinagoghe e delle stesse case private degli ebrei ed infatti Hitler fece ristampare le sue opere chiamandolo ''Propheta Germaniae''
di Angela Pellicciari
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2554

Fonte: Il Timone, Aprile 2013

2 - DOTTORESSA NELLA BUFERA PERCHE' NON PRESCRIVE LA PILLOLA DEL GIORNO DOPO
Intervista a Rita Polo: ''Se la gogna che ho subito serve a far sapere che il Norlevo è abortivo, ben venga...''
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi, 06/11/2014

Dopo il caso dell'infermiera di Voghera che ha deciso di dimettersi in seguito alla bufera mediatica scoppiata per il suo tentativo (riuscito) di convincere due ragazze a non fare ricorso alla cosiddetta pillola del giorno dopo, è toccato alla dottoressa Rita Polo, 51 anni, subire la gogna per lo stesso motivo. Medico di turno al pronto soccorso di Noventa Vicentina (Ulss 6 Vicenza), l'11 ottobre scorso la Polo si è rifiutata di prescrivere il Levonorgestrel (Norlevo) a una giovane che si è rivolta a lei dopo un rapporto non protetto con il fidanzato. E nonostante lo sdegno e le accuse comparse sulla stampa, la dottoressa ribadisce le sue convinzioni, senza vittimismi e senza timore. «Se sono preoccupata? Direi di no», spiega con grande pacatezza e tranquillità a tempi.it. «Anzi, se tutto questo serve a chiarire la verità su quella pillola, che è abortiva, ben venga. Lo scopo del mio lavoro è curare e salvare vite. Ho fatto il medico per questo».
Dottoressa Polo, il 30 ottobre scorso, però, il Giornale di Vicenza ha parlato di un richiamo scritto da parte dell'Ulss per avvertirla che il ripetersi di un episodio analogo le costerebbe la sospensione. Non teme per il suo lavoro?
Veramente ho appreso anche io la notizia dalla stampa, ma di richiami non ne ho ancora ricevuto uno. Comunque ribadisco la mia posizione: non prescriverò mai il Norlevo sapendo bene che può avere effetti abortivi.
Ci spieghi cosa è successo la mattina dell'11 ottobre.
Erano circa le 13.30 ed eravamo nel pieno caos del pronto soccorso. La ragazza che ha sporto denuncia è arrivata e ha chiesto la pillola del giorno dopo. L'infermiere si è voltato verso di me e io mi sono avvicinata per rispondere alla giovane che non avrei prescritto il Norlevo per motivi di coscienza. Lei a quel punto è andata via, ma poco dopo è entrato il suo ragazzo chiedendomi spiegazioni. Così gli ho descritto le funzioni del Levonorgestrel, ma lui mi ha minacciata citandomi il caso dell'infermiera di Voghera, ricordandomi che come lei sarei potuta incorrere in grossi guai: «Non è una pillola abortiva, quindi lei è obbligata a prescriverlo», mi ha detto.
E lei come ha risposto?
Spiegandogli che è vero il contrario. Ricordo poi che l'infermiere ha detto loro di andare altrove, in ginecologia a Vicenza o dalla guardia medica. Il pronto soccorso era pieno di casi urgenti, per parlare di cose così delicate e su cui c'è tanta confusione serve più tempo. Ma il ragazzo ne ha fatta una questione di principio e un'ora dopo è arrivato un giornalista. Ho parlato anche con lui, anche se poi il primario mi ha detto di non rilasciare dichiarazioni. Comunque sia, la direzione mi ha difesa, dicendo che un farmaco di questo tipo non si poteva prescrivere in pronto soccorso come fosse un "salva vita".
La legge tutela l'obiezione di coscienza in questo caso?
Non ho parlato di obiezione di coscienza come hanno scritto i giornali. Questa figura specifica è prevista, ingiustamente o no, dalla legge 194 sull'aborto. Ma il codice deontologico 2014 dice all'articolo 22 che il medico non è obbligato a prescrivere un farmaco in contrasto con la propria coscienza e nemmeno, come recita l'articolo 13, per far piacere al paziente. E ancora, un ospedale deve garantire l'erogazione di farmaci legali, ma il dottore può prescriverli solo se in accordo con la sua coscienza.
Ma perché allora l'Ulss le avrebbe inviato il richiamo di cui parla la stampa?
Non saprei se fidarmi, dato che in questi giorni ho visto tante falsità scritte sui giornali. Ad ogni modo non mi preoccupa più di tanto. Se il problema si ripresentasse, il mio atteggiamento sarà identico: desidero parlare con le persone, sono certa che se sapessero la verità sulla pillola molte cambierebbero idea.
Sarà più difficile, ora che nemmeno il bugiardino parla più della funzione abortiva del farmaco.
La scienza e gli studi dicono che l'azione antiovulatoria è rara e che quindi tutte le gravidanze evitate dipendono dalla funzione di alterazione della parete uterina, che impedisce l'annidamento dell'embrione fecondato. Un vero e proprio aborto quindi, perché quello è un embrione fecondato anche se non ha un nome ed è ritenuto tale solo dopo l'annidamento: in quelle cellule c'è già una persona a tutti gli effetti, con tutte le sue caratteristiche finali. Da quella fase siamo passati anche noi e se ci avessero eliminato con la pillola non saremmo qui. Hanno cambiato il bugiardino traendo conclusioni contraddittorie rispetto agli stessi studi usati per formularlo, che dimostrano appunto il meccanismo antiannidatorio del Norlevo. A che pro? Di sicuro le azienda farmaceutiche ora vendono di più.
Cosa succederebbe se la pillola fosse usata come un normale contraccettivo?
Aumenterebbero gli aborti, oltre a produrre effetti pesanti sulla donna, influenzando l'equilibrio ormonale. Parlo di nausea e vomito prolungati: ho visitato una ragazza che l'ha usata più volte e che per un mese intero non è riuscita a nutrirsi. Non solo, un dosaggio ripetuto innalza il rischio di trombosi. È drammatico, ma sta già accadendo, come mi ha detto un'infermiera: cresce il numero delle ragazze che per evitare i costi e i fastidi della contraccezione usa il Norlevo dopo ogni rapporto. È questo che vogliamo?
Il suo non è un problema di fede quindi.
È innanzitutto di onestà scientifica e poi umano. Non serve essere credenti, ma essere uomini sì. La vita è un miracolo, certo poi io da credente ci vedo una traccia divina. A maggior ragione, davanti alla superficialità di tante povere persone che trattano il proprio corpo senza rispetto e che non si preoccupano di scartare vite umane, io posso solo testimoniare un'altra posizione, rischiando.
In che senso "povere persone"?
Provo molta pena e tenerezza per quei ragazzi. Sono vittime inconsapevoli di un sistema di accuse e di indottrinamento costante che li convince che il loro diritto alla contraccezione e all'aborto è sacro come quello di chi ha bisogno di cure.
Non è arrabbiata per quello che le hanno fatto?
Se quello che mi sta accadendo servirà a far riflettere qualcuno, ben venga. Avrei raggiunto lo scopo del mio lavoro: salvare vite. Sono pronta a battermi accettando le conseguenze.

Fonte: Tempi, 06/11/2014

3 - L'EUROPA VUOLE FAR FALLIRE LA CHIESA
La Corte di Giustizia ammette il ricorso dei Radicali che vogliono che alla CEI sia inflitta una sanzione fiscale di 4 miliardi di euro che manderebbe in bancarotta la Chiesa in Italia
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06/11/2014

La Corte di giustizia dell'Unione Europea – da non confondersi con la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, quella per intenderci del caso del crocefisso, che, a differenza della prima, non è un organo dell'Unione Europea – vuole mandare in bancarotta la Chiesa italiana. Non è un modo di dire. La Corte UE ha dichiarato ammissibile nel merito un ricorso contro la Commissione europea, la quale aveva rinunciato a chiedere all'Italia di recuperare dalla Chiesa Cattolica l'importo delle esenzioni ICI e IMU di cui ha beneficiato dal 2006 al 2011, oltre a deduzioni dalle tasse sul reddito. Il conto per la Chiesa sarebbe di circa quattro miliardi: un conto, appunto, da bancarotta.

ATTACCO ALLA LIBERTÀ RELIGIOSA
Si tratta di un ovvio attacco alla libertà religiosa: quando si vuole mettere a tacere qualcuno, i burocrati europei – e quelli di varie nazioni – usano spesso lo strumento fiscale. Si può pensare ogni male dei Testimoni di Geova sul piano teologico, ma si deve essere grati ai loro avvocati perché nel 2011 hanno fatto condannare la Francia dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo perché – volendo colpire la loro organizzazione nell'ambito delle note campagne francesi contro le «sette» – ha cercato di usare in modo strumentale il fisco, di fatto violando la libertà religiosa.
Ma qual è il problema in Italia? È necessaria un po' di storia. Sembrerà molto tecnica, ma alla fine emergerà come, perché e chi vuole mettere KO la Chiesa italiana usando il fisco, esattamente come la Francia voleva fare con i Testimoni di Geova. Mi limiterò in questa sede a trattare di tasse sugli immobili – ICI, poi IMU, poi TASI –, che sono la fetta più grande della torta.

STORIA DELL'ICI IN ITALIA
L'ICI è stata introdotta nel 1992, esentando dal suo pagamento gli enti non commerciali. Fino al 2004 questa esenzione – di cui non beneficiava solo la Chiesa Cattolica, ma tutto il vasto mondo no profit, compreso quello di sinistra e radicale – aveva sollevato un contenzioso relativamente modesto. Infatti, che cosa sia un ente non commerciale è chiaro: è un ente che non distribuisce utili, dunque su cui nessuno «guadagna» e che in caso di scioglimento destina il suo eventuale attivo residuo a fini di pubblica utilità.
Nel 2004 una sentenza della Cassazione – relativa a un immobile di proprietà di un istituto religioso utilizzato come casa di cura e pensionato per studentesse – ha affermato che per beneficiare dell'esenzione sono necessari tre requisiti. Primo: l'immobile è utilizzato da un ente non commerciale. Secondo: l'immobile è totalmente destinato ad attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative o sportive. Terzo: queste attività non devono essere svolte «in forma di attività commerciale».
I primi due requisiti ripetevano semplicemente quanto affermava l'articolo 7 del decreto legislativo n. 504 del 1992. Il terzo rappresentava uno dei tanti esempi italiani di attivismo giudiziario e di fatto apriva un contenzioso infinito: come si fa a svolgere un'attività assistenziale, didattica o così via in forma non commerciale? Significa non far pagare gli utenti? O farli pagare un prezzo che copre i soli costi, o comunque inferiore a quello di mercato? Alcuni giudici cominciarono a sostenere che qualunque forma di richiesta di un corrispettivo per un corso scolastico, un soggiorno, un'assistenza sanitaria – anche se domandata da un ente senza fini di lucro – trasformava l'attività in una «svolta in forma commerciale» e faceva venire meno l'esenzione dall'ICI.
Era evidente che questa interpretazione sovvertiva l'intento del legislatore di esentare dall'ICI gli immobili utilizzati per attività non lucrative e al servizio del bene comune, da chiunque svolte e non solo dalla Chiesa. Pertanto nel 2005 l'articolo 7, comma 2-bis del D.L. 203/2005 tornava alla situazione anteriore alla sentenza della Cassazione e stabiliva che dei tre requisiti di quella sentenza solo i primi due rilevavano per l'esenzione dall'ICI. A quel punto, però, gli anticlericali avevano già messo nel mirino la Chiesa Cattolica, ritenuta la principale beneficiaria della norma, che fu impugnata di fronte alla Commissione Europea da esponenti del Partito Radicale, in quanto avrebbe determinato una distorsione della concorrenza a favore degli enti religiosi rispetto ad altri che offrissero analoghi servizi. La Commissione Europea archiviò per due volte le procedure contro l'Italia, chiedendo solo che fossero predisposti adeguati strumenti interpretativi.
Nel 2006, per rispondere ai rilievi europei, fu emanato il D.L. 223/2006, il quale precisò che l'esenzione ICI si applicava agli enti commerciali che svolgono una o più delle otto attività esenti secondo la legge del 1992 – assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative o sportive – «in modo non esclusivamente commerciale». Consapevole della difficoltà d'interpretare quest'ultima espressione il governo istituì presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze una commissione mista di rappresentanti del Ministero, dell'Associazione Nazionale dei Comuni d'Italia, della Conferenza Episcopale Italiana e dell'Agenzia per le Onlus incaricata di precisare i criteri in base ai quali un'attività poteva essere esercitata «in modo non esclusivamente commerciale».

LA GRANDE BUGIA DEGLI ANTICLERICALI
La grande bugia, che gli anticlericali diffondevano era che la Chiesa non pagasse l'ICI sulle sue librerie, alberghi, ristoranti o alloggi dati in affitto a terzi per incassare il canone. Queste erano evidentemente attività esercitate in modo «esclusivamente commerciale», e i relativi immobili pagavano l'ICI. Il riferimento legislativo all'attività «ricetttiva» non si riferiva agli alberghi. Un ospedale, un convalescenziario, un rifugio per ragazze madri svolgono attività «ricettiva», nel senso che «ricevono» persone e le tengono a dormire per la notte, ma non sono alberghi. C'erano casi limite, zone grigie e anche abusi? Certamente, e a questo serviva la commissione mista e, dove necessario, servivano gli accertamenti dei comuni quando sospettavano che qualcuno «facesse il furbo».
Nel 2010 i radicali tornarono alla carica, rivolgendosi nuovamente alla Commissione Europea, e inducendo i vari governi italiani che si susseguirono a studiare interventi legislativi per trovare una soluzione di compromesso, che possibilmente disinnescasse la mina europea, com'è noto propensa a scoppiare in tempi e modi imprevedibili. Nel 2012, dopo diversi pareri del Consiglio di Stato, il governo Monti varò una nuova normativa parallela alla trasformazione dell'ICI in IMU, seguita da un regolamento, che per gli enti non lucrativi – non solo quelli cattolici – dettava norme riferite alle cliniche, alle scuole e alle strutture ricettive e ricreative. Il principio generale era quello di esaminare ciascun immobile, distinguendo fra aree destinate ad attività commerciali e non commerciali, e facendo pagare l'IMU solo sulle prime.
Per le cliniche, erano esenti dall'IMU quelle che operavano in totale regime di convenzione pubblica o quelle che praticassero ai privati prezzi inferiori al 50% delle normale tariffe di mercato. Per le scuole, oltre a una serie di altre condizioni, occorreva che accogliessero gli alunni a titolo gratuito, o facendo pagare rette che fossero inferiori ai costi effettivi sostenuti dalla scuola. Per le strutture ricettive, anche qui l'esenzione scattava se i prezzi praticati al pubblico erano inferiori al 50% dei normali prezzi di mercato. Da una parte questa normativa era di difficile applicazione – come calcolare le tariffe di mercato? –, dall'altra rischiava di mettere in ginocchio le scuole cattoliche, già in difficoltà per altre ragioni, condannandole prima a operare in perdita e poi a chiudere. Anche l'Osservatorio della libertà religiosa, promosso dal Ministero degli Esteri e da Roma Capitale e presieduto da chi scrive, intervenne con una nota denunciando la violazione della libertà di religione e d'insegnamento.
Furono così emanate diverse norme interpretative, ultimo un decreto del 26 giugno 2014 del Ministero dell'Economia, che detta norme ancora più rigide per le strutture ricettive – occorre che non siano aperte per tutto l'anno, e non offrano i loro servizi a tutti, ma solo a utenti particolari elencati in modo credibile come connessi all'istituzione – e per quanto riguarda le scuole fissa parametri precisi, cioè un massimo delle rette oltre il quale scatta l'applicazione delle tasse sugli immobili: scuola dell'infanzia 5.739 euro, scuola primaria 6.634 euro, istruzione secondaria di primo grado 6.836 euro, istruzione secondaria di secondo grado 6.914 euro.

I RADICALI ALL'ATTACCO
Parallelamente, è andato avanti anche il contenzioso promosso dai radicali presso la Commissione Europea. Il 19 dicembre 2012 la Commissione ha deciso che, mentre era criticabile la normativa in vigore dal 2006 al 2011, quella del 2012 era sufficientemente precisa e non configurava aiuti di Stato agli enti no profit vietati dalla normativa UE. Rimaneva però un problema. Se la normativa precedente violava i parametri europei, l'Italia doveva recuperare dagli enti no profit – cioè principalmente dalla Chiesa Cattolica – quanto non versato a titolo di ICI negli anni 2006-2011? No, rispondeva la Commissione Europea: non, come scrive qualche giornale, approvando un presunto trattamento di favore che l'Italia voleva riservare alla Chiesa, ma perché la Commissione si dichiarava d'accordo sulla tesi italiana secondo cui applicare retroattivamente la normativa del 2012 è impossibile, non potendosi determinare in passato quali porzioni di un singolo immobile erano utilizzate per attività non commerciali e quali per attività commerciali, ben potendo il contribuente variare nel tempo le modalità di utilizzo dell'immobile.
Non soddisfatti, gli esponenti radicali si sono rivolti alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea del Lussemburgo, che ha ora dichiarato ricevibile il loro ricorso. I radicali non fanno mistero del loro scopo ultimo: ottenere una pronuncia della Corte che travolga anche la normativa del 2012, e pazienza se ci andrà di mezzo anche il vecchio no profit cooperativista che fa capo al Partito Democratico. Il disegno è quello di mettere in ginocchio la Chiesa Cattolica che, nonostante tutto, dà ancora fastidio. Qualcuno, infastidito dalle prese di posizione di questo o quel vescovo, potrebbe considerare la questione irrilevante o vederci una sorta di paradossale «giustizia poetica», come si dice in inglese. Attenzione, però: i radicali che hanno chiesto aiuto agli «amici» europei ce l'hanno con la Chiesa per le verità che proclama, non per quelle che qualche esponente della Chiesa talora tace, e sovvertire i principi della libertà religiosa va sempre e comunque a danno di tutti.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06/11/2014

4 - SCUOLA CRISTIANA INGLESE RIFIUTA DI INVITARE UN IMAM A TENERE DEI CORSI... E COSI' RISCHIA LA CHIUSURA
Il relativismo mostra sempre più il suo vero volto: un'ideologia dogmatica, che si pretende fonte del bene e del male
Fonte No Cristianofobia, 20/10/2014

Il relativismo mostra sempre di più il suo vero volto: quello di un'ideologia dogmatica, che si pretende fonte del bene e del male. Lo rivelano le nuove direttive vigenti nella scuola inglese: parlano di una «promozione attiva» dell'armonia tra le differenti fedi religiose, di «tolleranza», di lotta alle «attitudini estremistiche». Vere e proprie parole d'ordine, contro le quali opporsi è impossibile: pena pesantissime conseguenze. Chiusura inclusa.
Lo ha ben compreso a proprie spese una piccola scuola indipendente, il Christian Institute, vittima di una vicenda davvero kafkiana: ha subìto una vera e propria ispezione, soltanto per essersi rifiutato di invitare un imam o l'esponente di un altro credo a «guidare l'assemblea» o a tenervi dei corsi. Abbastanza, perché venisse stilato un verbale avverso e perché la direzione dell'istituto fosse accusata di «estremismo». Ora la struttura rischia il declassamento da «buona» ad «adeguata», non corrispondendo agli obiettivi ministeriali imposti e non avendo dato una prova convincente in termini di "dialogo interreligioso". Per questo, verrà sottoposta presto ad una nuova ispezione completa, che, se dovesse di nuovo dare esito negativo, potrebbe far scattare i sigilli sulla struttura. Il preside sarebbe già stato messo in guardia in tal senso, secondo quanto scritto dal Daily Telegraph.
A fronte dell'accaduto, la scuola ha ritenuto opportuno scrivere al ministro per l'Educazione, Nicky Morgan, che ha dichiarato guerra al "fondamentalismo" nelle scuole materne e presso gli asili nido, pena la revoca dei fondi pubblici. La missiva, firmata da Simon Calvert, vicepresidente dell'associazione in difesa dei diritti dei Cristiani, evidenzia come le disposizioni governative sulla "tolleranza", invocate per denunciare il Christian Institute, «attentino ai diritti dei ragazzi, dei genitori, dei professori e delle scuole d'avere e di mettere in pratica le proprie credenze religiose».
Le scuole britanniche sono costrette ad insegnare ai propri alunni di qualsiasi età ad opporsi alle «attitudini negative ed agli stereotipi». Che, tradotto, significa spalancare le porte all'omosessismo, al genderismo ed a tutto quanto il relativismo porti con sé. Annientando la propria identità ed i Valori, in cui credono e che professano. Oggi s'impone, infatti, di dar spazio e voce alle altre fedi, ma domani potrebbe divenire obbligatorio il pensiero unico circa le "nozze gay", l'ideologia Lgbt e quant'altro. Il Telegraph, ad esempio, informa delle recenti ispezioni condotte presso scuole ebree ortodosse, ispezioni durante le quali le allieve, provenienti da ambienti tradizionali, furono letteralmente interrogate, per sapere se fosse stato loro insegnato adeguatamente cosa significhi essere lesbiche, se avessero il fidanzatino e se sapessero come venissero al mondo i bambini. Casi analoghi sono stati registrati presso le scuole anglicane e cattoliche.
Una portavoce dell'Ofsted ha tentato una difesa d'ufficio, dichiarando che gli ispettori «prestano oggi più attenzione alla diffusione di un'educazione ampia ed equilibrata da parte delle scuole, cosicché i giovani siano ben preparati all'educazione futura ed al mondo del lavoro, nonché alla vita nella Gran Bretagna moderna», anche verificando quanto la scuola abbia fatto «per lo sviluppo spirituale, morale, sociale e culturale dei propri studenti», promuovendo i «valori britannici», tra i quali una singolare tipologia di sincretismo e di interculturalismo. L'Ofsted è davvero certo che siano questi i valori britannici?

Fonte: No Cristianofobia, 20/10/2014

5 - I 10 ERRORI PIU' COMUNI NELL'EDUCAZIONE DEI FIGLI
La chiave vincente è come si gestiscono l'autorità e la libertà
Autore: Roberta Sciamplicotti - Fonte: Aleteia, 05/11/2014

Vi siete mai chiesti il motivo dell'espressione "educare è un'arte"? L'opera educativa di un genitore è tanto delicata quanto meravigliosa e implica un processo di apprendimento soggetto a errori. Pur volendo il meglio per i figli, non sempre i genitori fanno il loro bene con certi atteggiamenti.
Sappiamo che "nessuno nasce imparato" - almeno finora -, neanche i genitori, e saranno molti i tentativi falliti per fare dei figli delle persone di valore, ma questi errori devono trasformarsi in opportunità per fermare una condotta inappropriata e invertire la rotta.
Non si vogliono muovere critiche a un'opera tanto ammirevole come quella di un genitore, ma aprire spazi di riflessione in cui si valutino azioni che possono essere corrette in tempo. Ecco gli errori più frequenti che i genitori compiono nella formazione dei figli.

1. USO INADEGUATO DELL'AUTORITÀ
È quando l'autorità viene concepita solo agli estremi: autoritarismo o permissività, senza via di mezzo. Sono dannosi sia l'uno che l'altra; l'ambiente educativo in entrambi i casi non aiuta assolutamente la formazione della persona, il primo per la posizione rigorosa dei genitori che dà come risposta figli timorosi e falsi, la seconda per eccesso di libertà che produce l'effetto contrario (persone piene di vincoli).

2. INCONGRUENZA TRA IL DIRE E IL FARE
È uno degli errori più commessi dagli educatori senza rendersi conto della sua portata. Si riferisce alle famose minacce che non vengono mai messe in pratica e alle promesse che non vengono mantenute. Per fare un esempio migliore, è quando i genitori applicano norme o sanzioni che alla fine sono i primi a ignorare, non le fanno rispettare o finiscono per cedere. Questo indica che l'autorità è debole e può essere intaccata facilmente.

3. DISPARITÀ NELL'AUTORITÀ
Si riferisce alla situazione in cui la madre emette un messaggio e il padre un altro, desautorandosi tra loro, il che provoca un labirinto in cui il figlio non sa in quale direzione andare né quale via d'uscita prendere. La mancanza di unione di criteri educativi ostacola la missione dell'istruzione.

4. CONCETTO ERRONEO DELLA LIBERTÀ
È la falsa convinzione che la libertà consista nel permettere ai figli di fare ciò che vogliono, dove vogliono, come vogliono e nel momento in cui vogliono, perché si pensa che stabilendo dei limiti si impedisce il libero sviluppo della personalità. Molto diverso è educare nella libertà: permettere e promuovere nei figli il fatto di prendere decisioni sulla base di varie possibilità, aiutandoli a distinguere ciò che è fonte di beneficio e ciò che non lo è.

5. IPERPROTETTIVITÀ
Non è altro che impedire l'autonomia dei figli. I genitori realizzano per loro cose che sono del tutto capaci di svolgere da soli. In generale i genitori iperprotettivi cercano di evitare ai propri figli ogni tipo di sofferenza o difficoltà. Il frutto dell'iperprotettività è l'insicurezza che si genera nella persona, così come l'incapacità di far fronte agli inconvenienti. È un amore possessivo, di attaccamento, che ostacola il processo naturale dei figli.

6. MANIPOLAZIONE AFFETTIVA
Si verifica quando si mette in mezzo un interesse specifico del genitore per raggiungere un obiettivo con i figli. Può verificarsi a qualsiasi età, anche quando i figli si sono già fatti una famiglia e i genitori ricorrono a varie ragioni (denaro, malattia, compagnia...) per catturare la loro attenzione.

7. RIEMPIRE I VUOTI CON BENI MATERIALI
È un fenomeno che si verifica in molte famiglie attuali. La mancanza di tempo per stare con i figli viene compensata con giocattoli, computer, telefoni cellulari..., che hanno l'obiettivo di sostituire l'affetto che i genitori non possono concedere per via delle loro occupazioni lavorative.

8. NON RICONOSCERE I LIMITI DEI FIGLI
Rifiutarsi di ammettere le difficoltà che i figli presentano o richiedere loro capacità che non possiedono dà luogo a una serie di contrarietà che pregiudicano entrambe le parti. Molto spesso i genitori cercano di fare dei figli ciò che non sono riusciti a fare di se stessi, di modo che le loro frustrazioni trovino realizzazione nella vita dei figli. Un altro scenario in cui è comune questa situazione è il dinamismo della relazione famiglia-scuola, in cui gli insegnanti retroalimentano i genitori sulla condotta dei figli ed essi si rifiutano di accettare quella realtà.

9. COMUNICAZIONE CARENTE
È la paura di trattare con i figli certi temi difficili da affrontare (sessualità, dipendenze, amicizie poco adatte...), che lascia nella piena libertà di trovare le informazioni in fonti che distorcono la realtà e il senso delle cose.

10. GESTIONE DELLE NUOVE TECNOLOGIE
Si è osservata nelle famiglie una carenza di limiti e norme per l'uso delle tecnologie, il che può aprire le porte a mondi oscuri e pericolosi per esseri umani che sono ancora in formazione, come contatti con persone sconosciute, pornografia, dipendenza dal gioco, isolamento...

Dando uno sguardo a questi errori dei genitori, possiamo concludere che non è difficile cadervi, vista la nostra condizione umana. Ciò che conta è non fermarsi lì, ma cercare il modo di evitare o di affrontare gli errori dando loro una soluzione opportuna.

Fonte: Aleteia, 05/11/2014

6 - WILLIAM SHAKESPEARE ERA CATTOLICO
Nel 450° anniversario ormai è chiaro che faceva parte della dissidenza cattolica nella spietata Inghilterra anglicana
Autore: Elisabetta Sala - Fonte: Il Timone, Settembre/Ottobre 2014

Indizi soltanto, ma significativi, sulla presunta appartenenza segreta alla Chiesa cattolica del grande scrittore inglese
E' da poco iniziato un importante biennio shakespeariano, compreso tra il 450° anniversario della nascita (il 23 aprile 2014) e il 400° della morte (lo stesso giorno nel 2016). Lassù in Inghilterra l'industria commerciale ne sta approfittando alla grande, lanciando iniziative, culturali ma non solo, per tutti i gusti e per tutte le tasche. Il grande drammaturgo, ridotto per secoli a iconcina del politically correct, rischia però di diventare un po' scomodo per la laicissima Gran Bretagna; giacché, con ogni probabilità, egli apparteneva al vasto e ramificato sottosuolo della dissidenza cattolica, nell'Inghilterra anglicana, e dell'opposizione al suo spietato regime.

PAPISTI E "COMPLOTTI CATTOLICI"
Né la fede individuale era, allora, un fatto privato o secondario: il ritenerla tale è, oltre che un anacronismo, una novità del nostro tempo malato di privacy. La fede di ognuno era un fatto squisitamente, e spesso tragicamente, pubblico; soprattutto dal momento in cui il governo aveva deciso di separare il tralcio inglese dalla vite romana, di considerare il Papa un nemico politico e di etichettare dunque tutti i cattolici come quinta colonna al servizio dell'avversario. In Inghilterra i "papisti" più "pericolosi" erano automaticamente colpevoli di alto tradimento, non di eresia, e venivano pertanto giustiziati con la pena più dolorosa e infamante che si riuscisse a concepire: squartati vivi sul patibolo, tra le ovazioni della folla, con il cuore ancora pulsante strappato dal petto.
Peccato che, tra gli inglesi, i cattolici fossero allora la maggioranza e che non ci tenessero affatto a conformarsi alla Chiesa di Stato. Molti, i cosiddetti "papisti di chiesa", fingevano di adeguarsi e si presentavano al servizio domenicale anglicano solo per non pagare le salatissime multe. I più coraggiosi, che a volte erano anche molto ricchi, accettavano invece l'amarissima persecuzione e in chiesa non ci andavano, cercando intanto di far celebrare Messa in casa propria da qualche sacerdote cattolico clandestino. Erano costoro i famosi "ricusanti", che pagavano multe stratosferiche e rischiavano la morte ogni giorno pur senza immischiarsi di politica; molti di essi avevano anzi giurato che, se le potenze cattoliche avessero attaccato (com'era accaduto con l'Armada spagnola nel 1588), non avrebbero esitato a difendere la Patria. Altri ancora preferirono l'esilio alla persecuzione; alcuni di costoro, dall'estero, davvero si unirono ai nemici dell'Inghilterra per spodestare la tirannia.
Ai sacerdoti inglesi toccava intanto formarsi all'estero e poi rientrare in patria clandestinamente come missionari. Erano braccati a guisa di spie nemiche dai servizi segreti più efficienti d'Europa e, se catturati, trattati di conseguenza: torturati, processati per lesa maestà, sventrati e squartati, colpevoli solamente di essere approdati sullo coste inglesi. Le loro teste finivano per lo più impalate sulla porta Sud del ponte di Londra, mentre lo altre parti del corpo erano esposte in catene in vari altri punti strategici. Ciò nonostante, continuavano a sbarcare.
Il governo, che non ebbe mai il sostegno della maggioranza, divenne maestro nell'organizzare falsi "complotti cattolici" per poi sventarli "miracolosamente". I sacerdoti, d'altra parte, impararono presto a nascondersi e mimetizzarsi alla perfezione per tentare di svolgere il loro ministero almeno per qualche anno, prima di essere catturati o costretti alla fuga. In questa lotta del gatto col topo era in gioco l'anima dell'Inghilterra.

SHAKESPEARE CATTOLICO?
Ora, per dirla con Clare Asquith, «lo scrittore più brillante d'Inghilterra visse e lavorò nell'epoca più turbolenta del Paese. È impossibile credere che non avesse nulla da dire riguardo al dramma dei suoi giorni», come invece vorrebbero i sostenitori di un suo fantomatico disimpegno sia politico che religioso. Perché, paradossalmente, è proprio il rapporto di Shakespeare con il suo tempo a renderlo veramente un uomo «per tutti i tempi», come scrisse nel suo elogio funebre l'amico Ben Jonson (1572-1637). Chi si ferma al livello estetico non fa che considerare la sola punta dell'iceberg, utilizzando soltanto una piccola parte del pacchetto; ma, come ogni altro classico, anche Shakespeare va preso tutto intero e non come una confezione di spinaci da supermercato, a porzioni singole surgelate una per una.
L'ultimo secolo ha visto esperti di diverse nazionalità e specializzazioni scavare sia nel retroterra storico del grande drammaturgo, sia nel canone delle sue opere; i loro studi hanno portato a scoperte estremamente interessanti. Gli storici hanno evidenziato come Stratford, il paesello natio, si trovasse in realtà al centro di una regione che Antonia Fraser definì «una specie di santuario per i ricusanti». Si è scoperto anche che il suo contesto familiare era ricusante; che ricusanti furono il padre, la famiglia della madre, la figlia e i padrini che la tennero a battesimo, persino diversi dei maestri di scuola assunti dalla municipalità quando Shakespeare era bambino. Che da ragazzo egli fu forse ospitato da una grande famiglia ricusante, attraverso cui entrò per la prima volta in contatto con gli ambienti teatrali. Che uno dei suoi parenti fu squartato sul patibolo per la sua fede e che un suo carissimo amico finì "suicidato" in carcere, accusato di aver ordito una trama cattolica contro Elisabetta I. Che, quando lasciò il paesello (forse in fuga) per recarsi a Londra, si mosse e operò nell'ambito di potenti famiglie cattoliche. Che, ritiratosi infine dalle scene e rientrato a Stratford, acquistò un misterioso palazzo londinese e lo diede in affitto a un ricusante per un prezzo simbolico; solo in seguito si scoprì che si trattava di un centro cattolico clandestino. Che, sempre dopo la sua morte, anche in campagna girava voce che fosse morto "papista".
Quanto alle opere, la corrente critica che potremmo definire "cattolicista" vi ha individuato un filo rosso che le percorre tutte; un filo non facile da scorgere, a quel tempo, per il governo, giacché solo la metà dei drammi era stata data alle stampe (in edizioni sparse lungo gli anni e presto esaurite), mentre l'opera omnia vide la luce soltanto sette anni dopo la sua morte. Si tratta di un livello allegorico profondo, mai troppo scoperto ma neppure invisibile, in cui emerge una sorprendente, audace dissidenza politica e religiosa. Così la "Danimarca" di Amleto, in cui, notoriamente, c'è del marcio, è l'Inghilterra elisabettiana; il padre del principe, trucidato a tradimento e ora proveniente dal (proibito) Purgatorio, è l'antica fede; l'assassino usurpatore, nel cui regno i riti sono "mutilati", è il nuovo ordine imposto dall'alto, mentre i due falsi amici inviati dal nuovo re a spiare Amleto e a cercare di strappargli il "cuore" del suo "mistero" sono gli agenti segreti governativi, attraverso le cui delazioni i malcapitati dissidenti si ritrovavano veramente con il cuore strappato, sul patibolo, esposto al pubblico ludibrio.
Stupiscono alcuni temi ricorrenti che, se riscontrati in opere isolate, possono non destare particolari sospetti, ma che diventano messaggi chiarissimi proprio per la loro ricorrenza lungo tutto il canone; come l'esilio dei buoni, il diritto al tirannicidio e persino l'invasione straniera (spesso guidata da quegli stessi esuli «rinnegati») come unico rimedio per salvare un Paese ferito e oppresso dai suoi stessi governanti. Tutti temi scottanti e proibiti, politicamente e religiosamente scorrettissimi, attraverso i quali il drammaturgo parlava a chi, tra il pubblico, aveva orecchie per intendere. Perché il teatro, pur sotto censura, era l'unico mezzo di comunicazione di massa non direttamente controllato dal governo.
L'opera shakespeariana è tutta intrisa delle sofferenze del suo Paese: in mezzo a tanto dolore, mentre il sangue dei martiri ancora grondava dal patibolo, la passione di un intero popolo si faceva passione letteraria, reticente e nascosta, e si incarnava in drammi senza tempo. Giacché, per dirla con Peter Milward (l'illustre caposcuola della corrente "cattolicista"), il cuore del suo mistero sta proprio qui.

Fonte: Il Timone, Settembre/Ottobre 2014

7 - CONDANNATO PER PEDOFILIA EX-PRESIDENTE DI LOBBY GAY
Perché stupirsi? Disordine chiama disordine: infatti l'80% dei pedofili è omosessuale
Fonte Tempi, 03/11/2014

Questa notizia è difficile da trovare sui media occidentali. Anche perché denuncia una verità scomoda. Ovvero che disordine chiama disordine. Anche in campo morale. E' la storia di Stefan Johansson (nella foto), 44 anni, ex-presidente dell'RFSL, la Federazione svedese per l'Eguaglianza Sessuale di Halland, fondata nel 1950, con oltre 6 mila aderenti, riconosciuta come Ong con statuto consultivo dopo il 2007 dalle Nazioni Unite. In Svezia, nel 2009, tale organizzazione è stata tra i principali promotori della legalizzazione delle "nozze" gay.
Ebbene, proprio il suo leader, Johansson, è stato condannato lo scorso 24 ottobre a 5 anni di galera e 60 mila euro di sanzione per stupro, sfruttamento della prostituzione e pedofilia. Secondo l'accusa, ha somministrato alcool e droga a minori in cambio di rapporti sessuali. In più avrebbe distratto 3 mila dollari, originariamente donati per la ricerca sull'Aids.
Tra i messaggi contestati all'uomo ve n'è uno pubblicato sul suo profilo Facebook, in cui invitava alla «Giornata dell'Educazione», organizzata il 18 luglio dell'anno scorso per persone «Lgbt con esperienza nella vendita o locazione di servizi sessuali» e specializzata in «giovani, che si prostituiscono su Internet».
Nulla di che stupirsi veramente, comunque: l'associazione che ha guidato, l'Rfsl, è stata la sezione svedese dell'Ilga, l'Associazione internazionale di lesbiche, gay, bisessuali, trans ed intersessuali, che pure per circa dieci anni ha portato avanti una politica di promozione della pedofilia. Inoltre, sempre in tema di pedofilia, ha mantenuto anche rapporti con un Gruppo di lavoro, che promuove la legalizzazione delle relazioni sessuali tra adulti e minori.
L'Ilga dichiara apertamente di ricevere sin dal 2001 la maggior parte dei finanziamenti direttamente dalla Commissione Europea: nel 2012 ciò ha significato 1.017.055 euro su di un totale di 1.950.000. Tra gli altri sponsor, figura il solito George Soros con 200 mila euro. Gode di una posizione consultativa all'ECOSOC, Concilio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, a lungo e ripetutamente negata proprio per il suo rifiuto di condannare il "sesso adulto-bambino". Sinché, malauguratamente, la lobby Lgbt è riuscita a far cadere anche questo paletto.
Ed ora questa condanna a Johansson, certo non l'ultimo anello della catena: ma, imbevuti come sono ormai dall'ideologia gender, ovviamente i media di queste notizie fan finta di non accorgersi, troppo impegnati a reclamizzare le rivendicazioni Lgbt, dando loro spazio e voce. Anche nelle richieste più spinte. E questi ne sono i risultati.

Fonte: Tempi, 03/11/2014

8 - OBAMA BOCCIATO: CAMERA E SENATO AI REPUBBLICANI
In genere un politico perde perché non mantiene le sue promesse... Obama ha perso perché le ha mantenute (a cominciare dal famigerato Obamacare)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06/11/2014

Le elezioni Mid Term negli Stati Uniti si sono concluse in fretta. Prima ancora che venissero contati i voti negli Stati più ritardatari emergevano già chiaramente i vincitori: i repubblicani.
Il partito della destra americana ha letteralmente espugnato gli Stati Uniti. Mirava a strappare ai democratici 6 seggi del Senato per ottenere la maggioranza nella camera alta del Congresso e ne ha conquistati ben 7. Nella corsa per il Senato ha vinto negli Stati in cui era dato in vantaggio (West Virginia, Montana e South Dakota), in quelli in cui era testa-a-testa (Arkansas, Iowa e Colorado) e persino in North Carolina, dove i sondaggi davano vincenti i democratici. In Louisiana, si deciderà la corsa per il seggio senatoriale con un ballottaggio, che si terrà il prossimo dicembre. Per quanto riguarda la Camera, i repubblicani hanno conquistato un totale di 243 seggi, strappandone ben 14 ai democratici. Ottima la performance del Grand Old Party (Gop, come viene chiamato il partito repubblicano confidenzialmente) anche nelle elezioni locali che si sono tenute in 47 Stati su 50 per il rinnovo dei governatori. I repubblicani ne hanno eletti ben 31, strappando 4 governi locali ai democratici: Arkansas, Illinois (lo Stato di Barack Obama!), Massachusetts (altro feudo democratico) e Maryland. I democratici devono accontentarsi di 16 governatori e vantano una sola vittoria degna di nota: aver strappato la Pennsylvania ai repubblicani. Sempre a livello locale, il Gop si è riconfermato in testa nel Wisconsin, dove è stato rieletto l'energico governatore Scott Walker, l'uomo che sfidò i sindacati dei lavoratori pubblici nel 2011 e vinse la sua riconferma nel voto del 2012. Importante anche la vittoria di un nuovo mandato del governatore conservatore Rick Scott in Florida, uno stato di importanza strategica, che ha fatto da ago della bilancia in tutte le elezioni presidenziali dal 2000 ad oggi.

GLI AMERICANI BOCCIANO OBAMA
Non ci sono dubbi: gli americani hanno bocciato le politiche di Barack Obama e dell'amministrazione democratica, sia a livello nazionale che a quello locale. In queste elezioni conta soprattutto l'economia, molto meno la politica estera. Questo è stato un vero e proprio referendum pro o contro l'Obamacare, cavallo di battaglia del presidente, che l'aveva venduta ai suoi elettori, fin dal 2008, come una vera rivoluzione. Spesso si pensa che un presidente perda perché non mantiene le sue promesse. Obama ha perso perché le ha mantenute sin troppo bene. L'Obamacare non è affatto rimasta sulla carta, ma è diventata una realtà già da un anno. Gli americani l'hanno sperimentata dal vivo e l'hanno bocciata clamorosamente: il 100% dei candidati repubblicani eletti, non uno di meno, aveva in programma, al primo punto: "repeal Obamacare" respingere la riforma sanitaria. Si è trattato di una scelta economica, prima di tutto. La sanità pubblica aumenta i costi per i datori di lavoro obbligati a fornire una copertura sanitaria ai dipendenti, aumenta i rischi per le polizze assicurative obbligate a coprire anche i cittadini ad alto rischio e a mantenere un tetto massimo sui premi. A questo si aggiunga anche il malfunzionamento del software per il cambio di polizza, che ha creato un lungo e imbarazzante blackout. E una serie di sgradevoli incidenti, nei quali molti americani hanno perso la loro precedente copertura sanitaria e hanno dovuto pagare di più per procurarsene una nuova.

LA DISFATTA DELL'OBAMACARE
L'Obamacare non pone solo un problema di soldi, ma anche una questione etica. Se lo Stato obbliga la maggior parte degli americani ad assicurarsi, quali interventi copre la polizza obbligatoria? Per cosa deve pagare un datore di lavoro che deve assicurare i suoi dipendenti? I casi Hobby Lobby, delle Piccole Sorelle dei Poveri e della Loyola University dimostrano che l'Obamacare è un veicolo per imporre ai cristiani un'agenda laicista, con copertura sanitaria obbligatoria per l'aborto e la contraccezione. La Loyola University è scesa a compromessi, ma Hobby Lobby ha dato battaglia e ha vinto. La Corte Suprema ha stabilito, con la sua sentenza dello scorso giugno, che le coperture per aborto e contraccezione possono essere escluse, nel caso che, ad acquistare le assicurazioni per i propri dipendenti, sia un'azienda con solide convinzioni religiose, anche se questa è privata e organizzata in forma societaria. Il 90% delle aziende americane, oltre a tutti gli istituti religiosi, possono, da quella sentenza in avanti, dire "no grazie" ad assicurazioni che prevedono pratiche di aborto e contraccezione. Le elezioni del 4 novembre completano l'opera.

I PRINCIPI NON NEGOZIABILI
Tuttavia, queste elezioni non costituiscono il trionfo dei principi non negoziabili. Gli anti-abortisti hanno infatti perso la battaglia in difesa del diritto alla vita in ben 2 Stati su 3. Solo il Tennessee ha approvato l'emendamento alla sua costituzione, quello che consente ai rappresentanti e ai senatori statali di votare divieti per l'aborto in ogni circostanza (stupro, incesto e salute della madre inclusi). Non solo il referendum è passato, ma il governatore, il repubblicano Haslam, è stato riconfermato con una schiacciante maggioranza del 70% dei voti. Quindi è molto probabile che, nel prossimo futuro, il Tennessee implementi leggi coerentemente anti-abortiste e diventi un esempio per le prossime campagne pro-vita. In North Dakota e in Colorado, invece, non è passata la riforma che avrebbe garantito il diritto alla vita alla persona in ogni fase della sua esistenza, fin dal concepimento.
Contenti gli anti-proibizionisti: nonostante l'opposizione dei conservatori, il Colorado ha fatto scuola e altri tre Stati, Oregon, Alaska e Washington DC hanno liberalizzato la marijuana. Solo in Florida, gli elettori hanno bocciato la legge che avrebbe legalizzato la marijuana a scopo terapeutico. Questi risultati sono coerenti con l'orientamento ideologico degli elettori di quegli Stati: Oregon, Alaska e la capitale sono saldamente nelle mani dei democratici. La Florida, dove hanno vinto i repubblicani, è l'unico Stato che ha respinto la marijuana libera.
Interessanti, quanto diversificati, anche i risultati dei referendum sull'istruzione pubblica. L'Alabama ha votato per porre maggiori vincoli alla spesa pubblica destinata alla scuola, il Colorado per porre maggiori controlli alla negoziazione dei contratti, la Georgia per esentare dal pagamento delle tasse anche le strutture private che servono i college, le Hawaii hanno respinto una maggiore spesa per l'istruzione pubblica, il Nevada ha bocciato una nuova tassa sui margini di profitto per finanziare l'istruzione, l'Oregon (che pure è democratico) ha votato contro la costituzione di un nuovo fondo pubblico per finanziare l'istruzione superiore. In un solo caso, la maggioranza ha votato per alzare le tasse a favore della scuola pubblica: nell'Illinois. Ma, come specificava il quesito referendario, la nuova imposta riguarda solo i redditi milionari. In altri tre Stati, New Mexico, New York e Rhode Island, la maggioranza ha votato per consentire ai propri governi locali di finanziare la scuola pubblica vendendo buoni del tesoro, sostanzialmente a costo zero per i cittadini. Anche nel caso di queste riforme dell'istruzione, vale un criterio etico di scelta, non è solo una questione di soldi. Si deve infatti rispondere alla domanda basilare: chi provvede all'istruzione dei figli, lo Stato o i genitori? Autorizzando un maggior prelievo fiscale da tutte le famiglie per finanziare la scuola pubblica, i genitori avrebbero dato maggiori deleghe all'istruzione di Stato. Invece, in quasi tutti i casi, gli americani hanno risposto: i genitori devono provvedere all'istruzione, prima che lo Stato. E questo avviene in un periodo in cui si espande sempre più il fenomeno dello homeschooling, dell'istruzione in casa propria, fornita direttamente dai genitori: gli studenti casalinghi erano 850mila nel 1999, ora sono circa 1 milione e 800mila.

IL RIDIMENSIONAMENTO DEL RUOLO DEL GOVERNO
Se è possibile fare una sintesi di questo complesso e multiforme voto per Camera, Senato, governatori e referendum vari, si può dire che vi sia una sola tendenza: il ridimensionamento del ruolo del governo. Barack Obama, molto più che i suoi predecessori democratici, si è presentato come un grande accentratore, in tutti i campi: il governo prima degli Stati, la pianificazione economica prima del libero mercato, le scelte etiche laiche prima dell'indipendenza delle confessioni religiose. Con queste elezioni gli americani hanno fermato questa tendenza accentratrice. E nelle prossime elezioni del 2016 potrebbero anche invertirla.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06/11/2014

9 - OMELIA XXXIII DOMENICA T. ORD. - ANNO A - (Mt 25,14-30)
Sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto
Autore: don Giampaolo Dianin - Fonte: Il pane della Domenica, (omelia per il 16/11/2014)

Il termine "talenti" è entrato nel nostro linguaggio comune ad indicare le doti e le capacità di ciascuno e quindi il dovere di farle fruttificare proprio come avviene in ambito economico dove bisogna investire saggiamente per avere un buon profitto. Ai ragazzi diciamo che devono aver fiducia delle loro capacità, che non devono accontentarsi di "sopravvivere", ma devono puntare in alto.
In realtà la parabola evangelica dà al termine talento un altro significato: Il Padrone "diede a ciascuno secondo le sue capacità". I talenti sono le responsabilità e i compiti che ci vengono affidati e sui quali si gioca la nostra vita. Ecco i compiti di una persona sposata, di un padre e una madre, di un imprenditore o di un operaio, fino agli impegni pastorali. Ci sono compiti e responsabilità grandi e piccole ma a ciascuno Dio non chiede altro se non di essere un buon "imprenditore della vita".

DIO CI AFFIDA DEI TALENTI
Sono tua moglie, i figli, l'impegno educativo, il lavoro, la terra, la vita sociale, l'impegno nella Chiesa. Dio ci consegna la vita non come un peso e una condanna, ma come un dono, una grazia, una benedizione e una grande opportunità per noi e per gli altri.
Dio ci affida anche un altro talento che è la nostra responsabilità di cristiani. A noi il compito di essere testimoni del vangelo, di viverlo fino in fondo, dentro le realtà della nostra vita quotidiana. In Cristo ci viene rivelato e consegnato il volto pieno di Dio e dell'uomo (GS 22), il segreto della vita, il senso della storia, perché possa fruttificare in noi e attraverso di noi possa fecondare quella piccola parte di mondo nella quale siamo chiamati a vivere.

LA SANA STIMA DI NOI STESSI
Gli scaffali dedicati ai libri di psicologia sono pieni di volumi che affrontano la questione dell'autostima che sembra essere uno dei problemi di tante persone di fronte ad una società che chiede molto e che ti fa sentire spesso inadeguato. Dio ci conosce nel profondo e non ci dà compiti che non riusciremmo a realizzare. Dovremmo tutti avere una sana stima di noi stessi prima di tutto perché esistiamo e siamo frutto di un amore che ci ha pensati e voluti e guardare alla nostra vita in termini vocazionali cioè come la risposta alla chiamata di Dio.
Tutto il racconto evangelico ci porta a concentrarci sul terzo servo. I primi due sono l'immagine dell'operosità e dell'intraprendenza, amano la vita e si spendono senza timore; il terzo appare invece pieno di paura e diventa anche pigro e passivo. Non vuole correre rischi, preferisce conservare e seguire la strada sicura.
A lui la 1ª lettura oppone la figura di una donna saggia, che possiamo ammirare come si contempla un'opera d'arte. Lei è operosa, intraprendente, degna di fiducia. Lavora e si impegna senza perdersi nella cura dell'esteriorità. Alla luce del vangelo possiamo dire che a lei Dio ha affidato un marito e una famiglia e lei traffica fino in fondo il talento della vita familiare e della quotidianità. Un talento apparentemente piccolo, ma quella donna agli occhi di Dio è colei a cui molto sarà dato perché è stata fedele a ciò che gli è stato affidato.

VIVERE FINO IN FONDO
Possiamo dire che il compito che Dio ci affida non è quello di essere perfetti, ma semplicemente, se così si può dire, di vivere fino in fondo, di accettare il rischio della vita senza sprecarla e nemmeno con la sola preoccupazione di non farci del male.
Sposarsi, mettere al mondo un figlio, educare alla fede, iniziare un'attività economica, è rischioso. Credere, pregare, testimoniare, amare, perdonare, anche questo è impegnativo e rischioso. Anzi dobbiamo riconoscere che c'è la possibilità di sbagliare perché ci sono matrimoni che falliscono e figli che prendono altre strade; ma certamente nascondersi, o pensare, come Pinocchio, che seppellendo i talenti nel campo dei miracoli questi porteranno frutto, è da ingenui.
I talenti diventano così un dono ma anche una responsabilità, perché tutto è insieme dono e compito. Quella cristiana è un'etica della responsabilità cioè della risposta che oggi dobbiamo dare alla nostra coscienza e agli altri, e un giorno dovremo dare a Dio che non ci chiederà cose straordinarie ma se abbiamo vissuto fino in fondo la nostra vita.

COSA VUOLE DIO DA ME?
Il cuore della parabola e la chiave che potrebbe sbloccare la situazione del terzo servo è il rapporto tra lui e il padrone, tra Dio e ciascuno di noi. Il terzo servo dice: "Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; ho avuto paura e ho nascosto quanto mi hai dato sottoterra: ecco prendi quello che mi hai dato!"
Mentre i primi due servi si sentono stimolati ad agire e non hanno paura del padrone perché lo conoscono e si fidano, il terzo servo rimane condizionato solo dalla paura che lo paralizza. Ha un'immagine di Dio come giudice severo e implacabile. Ha paura di perdere il talento, di essere giudicato e condannato per questo. E così non vuole sporcarsi le mani, ha paura di compromettersi o di sbagliare, non vuole rischiare, diventa pigro, si chiude, si nasconde nell'anonimato, si mimetizza omologando la propria identità cristiana al vivere mondano. È il comportamento di chi dice: "Non faccio male a nessuno, cosa vuole Dio da me?".
L'amore ha la capacità di mettere in moto la vita, e l'amore di Dio ci può far alzare in piedi per assumerci la responsabilità della vita senza fughe, senza timori ma con coraggio, passione e intraprendenza. La consapevolezza che alla fine Dio ci domanderà di consegnare la nostra vita con dei frutti non ci deve far paura, ma può essere una giusta provocazione per non sederci.

Fonte: Il pane della Domenica, (omelia per il 16/11/2014)

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