BastaBugie n�396 del 08 aprile 2015

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1 SONO I GENITORI I PRIMI DA RIEDUCARE
Ragazzini distruggono la scuola, il preside li sospende, ma i genitori fanno causa e la vincono: sono i frutti del '68... è vietato vietare (anche la devastazione)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 PERCHE' NON CI SONO PIU' I (BRAVI) RAGAZZI DI UNA VOLTA
Considerazioni controcorrente sull'omicidio di Pordenone
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 UN RAGAZZO PAKISTANO SI SACRIFICA BLOCCANDO UN KAMIKAZE MUSULMANO, ESPLODENDO CON LUI E SALVANDO UN SACCO DI GENTE CHE PREGAVA IN CHIESA
Intanto in Italia in un video un deputato del PD, marocchino, inneggia alla violenza contro gli italiani
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 NON PUOI COMPRARE UN BAMBINO... MA SE TE LO FAI FABBRICARE SU MISURA, ALLORA VA BENE
Indignazione nazionale per la coppia che ha ''acquistato'' un bambino da una famiglia romena, però... assoluzione per la coppia che ha affittato un utero in Ucraina
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 IL GOVERNO DELL'ECUADOR RICONOSCE ALLA FAMIGLIA IL SUO RUOLO NATURALE
Lo ha deciso il giovane presidente Rafael Correa che ha annullato la campagna a favore di educazione sessuale, pillole, preservativi e aborti
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 SARA' PRESTO BEATO IL SUDAFRICANO CATTOLICO UCCISO PERCHE' NON CREDEVA AGLI STREGONI
Il Papa ha firmato il decreto di martirio per Benedict Daswa, linciato da una folla di fanatici che lo ha ucciso a colpi di pietra
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 DAREMO ALL'ISLAM ANCHE LA CATTEDRALE DI CORDOVA?
La giunta comunale di sinistra ha accusato la Chiesa andalusa di avere occultato la natura islamica della cattedrale... peccato che in realtà nacque come chiesa, fu poi moschea per 400 anni e di nuovo cattedrale per 800
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 IL GIORNALE SMONTA LA TESI SECONDO CUI IL MATRIMONIO GAY E' UN DIRITTO
Anche per un liberale come Sallusti, non è un matrimonio, ma una relazione privata e come tale deve rimanere: renderla pubblica è una forzatura
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
9 OMELIA II DOMENICA DI PASQUA - ANNO B - (Gv 20,19-31)
A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - SONO I GENITORI I PRIMI DA RIEDUCARE
Ragazzini distruggono la scuola, il preside li sospende, ma i genitori fanno causa e la vincono: sono i frutti del '68... è vietato vietare (anche la devastazione)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14/06/2014

Giustamente ci scandalizziamo quando la scuola statale scavalca i genitori e, senza nemmeno consultarli, propina ai loro figli iniziative Lgbt talvolta perfino pornografiche. Tuttavia, non si può nascondere che certi genitori non hanno alcuna attitudine a educare la prole e anche di questo bisognerà tenere conto. Non sono pochi, infatti, i casi in cui i genitori adiscono addirittura la magistratura se la scuola tocca loro, e a ragione, il pupo. Per esempio, a Garbagnate Milanese in gennaio un gruppo di undicenni ha letteralmente distrutto la classe durante il cambio dell'ora e, per giunta, ha filmato l'impresa mettendola in rete. Il consiglio di classe li ha sospesi per due giorni. A occhio e croce, una punizione leggera, visto che il consiglio non ha nemmeno preteso il risarcimento danni (che finiranno a carico del solito Pantalone).
Ma uno dei genitori implicati ha fatto ricorso nientemeno che al Tar, il quale gli ha dato ragione. Eggià: come si è permessa la scuola di sospendere mio figlio, povera creatura? I ragazzini, si sa, sono vivaci, bisogna lasciarli fare e, prima di ammonirli, occorre concordare la misura con la famiglia. Così, in succo, la sentenza. La quale dice, in linguaggio strettamente giuridico, che prima di procedere alla misura punitiva la scuola deve provvedere a contestare i fatti in dettaglio, onde permettere ai genitori del discolo di contro-contestare, presentare rilievi, obiettare. Roba da Perry Mason, insomma. E poco è importato al Tar che l'operato del pupo era in rete, a disposizione, non solo dei genitori, ma dell'universo mondo.
Vi sembra una novità? No, il tutto risale al Sessantotto, quando divenne vietato vietare. E genitori di oggi sono i figli di quei sessantottini. Mi si consenta un aneddoto personale, perché in gioventù ho fatto l'insegnante e il mutamento antropologico era già in atto. Si trattava di deliberare sull'ammissione agli esami di maturità di uno studente che nei precedenti anni scolastici era uso venire in classe solo una o due volte alla settimana ma, quando veniva, riusciva a strappare una risicata sufficienza. Decidemmo di non ammetterlo, perché secondo noi era tutto fuorché maturo. In piena estate (eravamo sparsi in ferie per il mondo) ci raggiunse la telefonata del preside: dovevamo presentarci a scuola l'indomani mattina perché quello (cioè i genitori, essendo minore) aveva fatto ricorso al Tar. Due giorni per controllare al dettaglio i registri dei cinque anni precedenti, da consegnare all'Avvocatura di Stato.
Finale: il Tar ci diede torto, quello fu ammesso d'ufficio agli esami e, con la solita risicata sufficienza, li passò pure. Così, la scuola non aveva insegnato che questo, a lui e a noi: farci furbi per non pagar dazio (a lui per il passato, a noi per il futuro). I genitori dei sospesi di Garbagnate avrebbero dimostrato egual solerzia giudiziaria se la scuola avesse sottoposto i loro pargoli a iniziative di rieducazione Lgbt senza preventivamente informarli? Non lo so e non lo voglio sapere. È tempo, comunque, che i cattolici si facciano le loro scuole e mandino lì i loro figli. Lo Stato si tenga le sue, con i suoi esperimenti didattici e i suoi genitori politicamente corretti. È vero, i cattolici italiani, in controtendenza rispetto al resto d'Europa, hanno votato in massa per la sinistra, scambiando l'attuale premier per uno di loro. Ma il divario tra il cattolicesimo e il «mondo» ha già superato il punto di non ritorno, prima se ne prenderà atto e meglio sarà.

Nota di BastaBugie: un esempio interessante di alternativa alla scuola statale (o comunque soggetta al controllo dello Stato come sono le scuole parificate) è la scuola parentale di Staggia Senese. Nata in provincia di Siena (elementari e medie), si si sta diffondendo rapidamente in tutta Italia.
Ecco gli articoli che abbiamo finora pubblicato:
SCUOLA PARENTALE: SCEGLI TU COME EDUCARE I TUOI FIGLI!
Nasce a Staggia Senese, in provincia di Siena, un interessante progetto per avere una scuola a misura di bambino
di Samantha Fabiani
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3610
GLI INSEGNANTI DEI NOSTRI FIGLI LI SCEGLIAMO NOI
Intervista alla coordinatrice della Scuola Parentale di Staggia Senese, un progetto che si sta diffondendo in tutta Italia
di Costanza Signorelli
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3649

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14/06/2014

2 - PERCHE' NON CI SONO PIU' I (BRAVI) RAGAZZI DI UNA VOLTA
Considerazioni controcorrente sull'omicidio di Pordenone
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24/03/2015

Ancora non si conosce il movente del duplice omicidio di Pordenone, ma non è di questo che vogliamo parlare oggi. Quel che colpisce è il quasi unanime incipit degli articoli che riguardano il caso. Praticamente non c'è giornalista che non si sia riferito ai due uccisi parlando di loro come "ragazzi". E pure «bravi ragazzi», intendendo che la coppia conduceva una vita normale e priva di rilievo penale. Tutto vero e, finora, confermato.

RAGAZZI?
Ma è quel "ragazzi" che colpisce e fa riflettere.
Lui, pugliese, aveva 29 anni; lei, siciliana, 30. Due "ragazzi" meridionali andati a Nord a cercare fortuna e realizzazione. Lui, stipendio garantito dall'esercito (caporale o sergente), arrotondava come "bello" professionista nelle serate di addio al nubilato e alle Feste della Donna. Aveva anche vinto certi concorsi di bellezza. Qualcuno insinua che non disdegnasse il ruolo, quando capitava, di gigolò, ma sono solo voci. Un altro arrotondamento gli veniva dal fare, sembra, l'addetto alla sicurezza in una discoteca. Tutti i giorni, tutti, si faceva i muscoli sollevando pesi in palestra. Ci si potrebbe chiedere: ma quando trovava il tempo di fare il sottufficiale? Oppure: la legge consente agli impiegati pubblici di svolgere altri lavori? Ma qui si entra nel moralismo e, tutto sommato, non ci interessa.
Anche la sua convivente aveva un secondo lavoro (il primo era in una società assicuratrice) come ragazza-immagine: col nome d'arte di Greta faceva la cubista danzando attorno al classico palo metallico nei locali notturni. Magari avevano lasciato il Sud con la speranza di far carriera nel mondo dello spettacolo, ma in un posto come Pordenone le probabilità che qualcuno ti noti e ti lanci nell'empireo delle star è remota. E il tempo non fa sconti a nessuno. Nel firmamento stellato dello showbiz 30 anni sono troppi, ci si deve provare molto prima. Due trentenni saranno "ragazzi" per la stampa e per mammà, ma i talent-scout guardano molto più in basso nella scala evolutiva. Certo, con una vita media che si allunga a dismisura è quasi istintivo vedere "ragazzi" anche nei quarantenni, tuttavia non è questo il punto.

UOMINI CHE HANNO FATTO LA STORIA
A trent'anni Alessandro Magno aveva già conquistato un impero che non è più uscito dalla leggenda. Napoleone ne aveva ventisette quando si impadronì dell'intera Italia. E ventisette anni era l'età media dei comandanti degli U-Boote tedeschi nell'ultima guerra.
Aveva diciotto anni Henry de Larochejacquelin quando cadde guidando in battaglia come generalissimo le armate vandeane contro l'esercito giacobino. É sua la frase (copiata da Mussolini) «Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se muoio vendicatemi». Aveva sedici anni Baldovino, re crociato di Gerusalemme, quando sconfisse sul campo nientedimeno che il Saladino. L'età di Giovanna d'Arco era ancora inferiore. Altri tempi? No: altri ideali. Ai giovani era additato a esempio il cavaliere senza macchia e senza paura, e si forniva loro uno scopo per cui dare la vita. Uno scopo consono, naturalmente. Uno scopo quale oggi, spiace dirlo, solo l'Isis sembra indicare. Certo, è un ideale, questo, che a noi fa orrore. Ma i nostri "ragazzi" per quali ideali dovrebbero essere disposti a morire? Ballare sul cubo o fare il bell'oggetto? La femminilizzazione forzata della civiltà occidentale ha prodotto un'inversione totale e ormai le virtù virili e marziali risultano apprezzate solo dai delinquenti. Paradossale, sì, ma conseguente.
Nelle nostre società pacifiche i "cavalieri" sono i poliziotti (lo aveva già notato Chesterton), ma il femminismo obbligatorio di cui si è detto non li sopporta. Qualche tempo fa, intervistato perché uno dei suoi uomini aveva sparato a un criminale, un colonnello dei carabinieri, infastidito dal garantismo peloso e ipocrita, sbottò: «Al mio comando voglio dei Rambo, non dei sociologi!». Sacrosantissima verità, ma politicamente scorrettissima. Luca Doninelli ha riferito che in una scuola italiana, qualche giorno fa, un tema in classe verteva sulla domanda: «Che faresti se arrivasse il Califfato?». Tutti gli studenti, tranne due, risposero che non avrebbero esitato un secondo a convertirsi all'islam. Le due eccezioni, non a caso, provenivano da famiglie impegnate nei movimenti cattolici.

CERCASI RAMBO DISPERATAMENTE
Ma i Rambo sono scomparsi? No, però non resta loro che sfogare le energie nei cosiddetti sport estremi. Tuttavia, ci si permetta: sciare fuori pista o pagaiare nel rafting non ci paiono "ideali" per cui valga la pena di rischiare la vita. Morire nel divertirsi, mah. Certo, la follia dei jihadisti è tale che solo a loro può venire in mente di dare del "crociato" a un pensionato torinese vantandosi di averlo eroicamente trucidato mentre faceva il turista. Da noi "il Califfo" era un cantante, e di crociati non ce ne sono. Tutt'al più, tronisti.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24/03/2015

3 - UN RAGAZZO PAKISTANO SI SACRIFICA BLOCCANDO UN KAMIKAZE MUSULMANO, ESPLODENDO CON LUI E SALVANDO UN SACCO DI GENTE CHE PREGAVA IN CHIESA
Intanto in Italia in un video un deputato del PD, marocchino, inneggia alla violenza contro gli italiani
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30/03/2015

Nel suo immortale capolavoro, Le lettere di Berlicche, Clive S. Lewis metteva in bocca al diavolo protagonista un singolare ammonimento nei confronti del nipote Malacoda, diavolo apprendista. Quest'ultimo si affannava a suscitare guerre tra gli uomini, ma il suo maestro lo sferzava dicendogli che non aveva capito niente: è con la pace che, dal punto di vista dei diavoli, si raccolgono i maggiori frutti.

LA TENTAZIONE OPERA MEGLIO QUANDO LA COSCIENZA È RILASSATA
Nella guerra e, in generale, in situazioni di estremo pericolo, emerge quel che di autentico c'è dentro ogni uomo. Sono tali situazioni a provocare slanci di vero eroismo, solidarietà, magnanimità, abnegazione. In alcuni, certo, mentre in altri avviene il contrario. Ma la calma piatta è, per Berlicche, consigliabile perché è nell'ozio e nello stato di benessere che la tentazione opera meglio e miete maggior raccolto. Quando la coscienza è rilassata, non quando è vigile. Infatti, è nell'Occidente infiacchito, «sazio e disperato», che certe male piante mentali sono nate e serpeggiano. In un precedente articolo [vedi https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3697] abbiamo parlato degli "ideali" ridicoli e vanesi che vengono additati ai nostri giovani, condannati a fare i "ragazzi" anche alle soglie della mezza età. Il ragazzo-immagine, la cubista, il cantante debosciato, il toy-boy. Ogni altra prospettiva, purché sana e morale, è scoraggiata, vituperata e ostacolata sempre più spesso, addirittura, con la forza della legge.
In altre situazioni, fuori dall'Occidente malato (mentale), proprio l'assenza di "pace" fa sì che la natura, non più artificialmente impedita, riprenda il suo corso e la forza stessa delle cose riporti in auge i veri ideali umani, quelli di sempre.

AKASH BASHIR
È il caso di Akash Bashir, pakistano, lui sì realmente "ragazzo" perché neanche diciannovenne. Molto probabilmente le discoteche in vita sua le aveva viste solo in televisione (con antenna parabolica) e l'unica palestra che aveva conosciuto era l'oratorio salesiano. Infatti, Akash era cristiano e aveva studiato dai salesiani di Lahore, nell'istituto tecnico del quartiere di Yuhannabad. Ma dalle sue parti non c'è la "pace", e un cristiano deve dormire con un occhio solo, altro che sballi notturni e danze attorno al palo. Niente febbre del sabato sera per Akash, solo quella della domenica, a far la guardia davanti alla chiesa per permettere agli altri cristiani di sentire messa in relativa, e guardinga, tranquillità. Era infatti di guardia, con un coetaneo, alla porta della chiesa di St. John a Lahore domenica 15 marzo. A un certo punto è arrivato uno, anzi, si è scagliato. I due hanno cercato di fermarlo, perché era chiaro che non si trattava di un fedele ritardatario. Era, infatti, un talebano.
Ne è nata una colluttazione, nel corso della quale Akash si è accorto che quello portava addosso sotto la giacchetta una cintura esplosiva. Un kamikaze islamico. L'uomo aveva già attivato l'innesco e Akash non ci ha pensato due volte. Lo ha abbracciato stretto, esplodendo con lui. Facendo scudo col suo corpo ha salvato un sacco di gente. Solo nove morti nella chiesa che difendeva. Sarebbero stati molti di più senza il suo sacrificio, perché la chiesa era colma. Guardate la sua faccia di (vero) ragazzino nella foto diffusa dall'agenzia di informazioni salesiane, Ans. Ma era già un uomo, un vero uomo, forgiato come tale da un ambiente ostile. Berlicche, ottimo teologo come tutti i diavoli, conosce bene la pretesa del cristianesimo: fare di ogni uomo (o donna) un eroe (o un santo, è lo stesso) liberando tutte le sue potenzialità positive. Malacoda deve fare il contrario, affinché ogni uomo (o donna) marcisca nello squallore della sua componente zoologica.

Nota di BastaBugie
: su Imola Oggi del 3 luglio 2014 compariva questa inquietante notizia: "Deputato PD in un video che inneggia alla violenza contro gli italiani".
Ecco, in breve, quello che accade tra noi e che dovrebbe farci svegliare dal torpore anche noi italiani:
Il deputato marocchino Khalid Chaouki (Pd) sponsorizza, attraverso la sua pagina Facebook, la canzone di un rapper anche lui marocchino chiamata "Ius Music" .
Il testo della canzone rap inneggia alla violenza e al terrorismo. Ecco cosa dicono i "nuovi italiani", coccolati dalla Boldrini e dalla Kyenge. Che cosa succederebbe nella situazione inversa?
"Il futuro è il nostro lo vogliamo in esclusiva, stanchi di elemosinare diritti e metterci in fila. / Da Palermo a Torino scoppierà un casino (ma è una minaccia o un programma?), se l'Europa è un altra storia se Roma non è Berlino, è la paura di qualcosa che ormai vive qua vicino e non ti salverai. / Non sono un G2 Italiano col trattino, una fiat uno col bazooka sul tettino è la storia di un normale cittadino impazzito era clandestino adesso è un assassino."
Il parlamentare del PD fa anche la comparsa nel video in cui recita il ruolo del preside severo che punisce, umiliandolo, il bambino italiano che ha scritto sul muro.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30/03/2015

4 - NON PUOI COMPRARE UN BAMBINO... MA SE TE LO FAI FABBRICARE SU MISURA, ALLORA VA BENE
Indignazione nazionale per la coppia che ha ''acquistato'' un bambino da una famiglia romena, però... assoluzione per la coppia che ha affittato un utero in Ucraina
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27/03/2015

L'assoluzione per la coppia bresciana che ha ordinato - dietro compenso, ovvio - un bimbo a un utero in affitto ucraino (condanna per alterazione di stato civile – del neonato - e sentenza ribaltata in appello) ci induce a porci la pensosa domanda: ma insomma, i bambini si possono comprare o no? Non era vietato?

COMPRARE UN BAMBINO? EH, NO!
Già, perché un mese fa suscitò un'ondata di indignazione nazionale la scoperta di un tentato acquisto per 30mila euri di un bambino romeno di otto anni da parte di una coppia di messinesi residenti in Svizzera. Le forze dell'ordine sventarono in tempo il misfatto e si suppone che abbiano assicurato tutti i rei coinvolti alla giustizia. Traffico internazionale di bambini, orrore, che schifo, di questo passo dove andremo a finire, ecc. ecc. Finale: il bambino oggetto di smercio è stato restituito alla famiglia. Cioè, all'indigenza di chi di figli ne aveva già tanti e non sapeva come sfamarli tutti. La coppia di impediti acquirenti, se vuole un figlio, dovrà assoggettarsi alle regole dell'adozione. Cioè, campa cavallo. Conosco personalmente coppie che, dopo anni di lotta, hanno gettato la spugna e si sono rassegnati a restare senza. Va bene così, dura lex sed lex. [...]
E la lex dice alla famiglia romena indigente: dovevi usare gli anticoncezionali o far ricorso all'aborto. A quella siculo-svizzera: con gli stessi soldi pàgati l'inseminazione artificiale oppure sfoglia i cataloghi degli uteri messi a disposizione da morte di fame nei Paesi cosiddetti emergenti.

IL BAMBINO FATTELO FABBRICARE!
Riassumendo, è vietatissimo acquistare un bambino cresciutello, ma è permesso farselo fabbricare da terzi. Il bambino cresciutello devi adottarlo, cioè procurartelo gratis, anche se alla fine, quando ti fai i conti, scopri che un'adozione internazionale, sempre che non ti stufi in corso d'opera per le infinite complicazioni burocratiche, ti viene a costare una cifra spropositata. Ma così dice la legge e amen. Niente, ti conviene fartelo fabbricare, spendi meno. È la legge, amigos.
Non ha forse decretato nientepopodimenoché la Corte Costituzionale che avere un figlio è un «diritto»? Così, vai col tango e metti mano al portafogli. Quando studiavo all'università mi hanno fatto una testa così col principio della «certezza del diritto». Voleva dire che il sistema delle norme doveva avere un minimo di stabilità nel tempo, sennò non ci si capiva più niente e l'esistenza quotidiana diventava un tormento.
In pratica: se una cosa è vietata oggi, devo avere la sicurezza che lo sarà anche domani, altrimenti mi faccio furbo e comincio timidamente col trasgredire, tanto «del doman non v'è certezza» e, si sa, tutto s'aggiusta. Lo stesso dicasi per quel che è permesso. Quand'ero giovane, fumare era consentito e, anzi, incoraggiato. Ora, guai. Ai miei tempi, dare una pedata a un cane molesto era plaudito (vendevano anche le pistole scaccia-cani, a libero mercato), oggi finisci in galera. Non si poteva divorziare, l'adulterio era penalmente sanzionato e per il procurato aborto il sole a scacchi era sicuro. In pochi anni lo scenario si è praticamente capovolto. Così, tra interpretazioni della Suprema e sentenze «creative», la solida terra sotto i piedi è diventata un parquet di sabbie mobili in cui si si naviga a vista. È il relativismo, bellezza. Muta il costume e la legge si adegua. Cioè, il mondo alla rovescia: la legge non governa ma si fa governare dalle mutevoli circostanze.

UNA BELLA LEGGE PER OGNI VOGLIA
Ora, se c'è una cosa al giorno d'oggi facilissima da far mutare è il «costume». Basta avere i soldi. Orientare (o disorientare) la cosiddetta opinione pubblica è diventato un mestiere profumatissimamente pagato, e gli esperti di «comunicazione» e i consulenti d'«immagine» vengono contesi perfino dai presidenti americani. Così, finisce che quelli deputati a fare le leggi si mettono alla finestra e chiedono: gente, che cosa vi va oggi? Uno dice che vuole a tutti i costi un figlio, un altro dice che vuole disfarsi di quello che gli nascerebbe, un terzo vuole morire perché la sua vita non ha la «qualità» desiderata, un quarto vuole sposarsi con un maschio, e così via.
Occhèi, ecco una bella legge a pro di ciascuna di queste voglie all'uopo proclamate «diritti» e galera tetra per chi osa protestare. Se domani vi viene in mente qualche altro desiderio, fatecelo sapere, siamo qui apposta per accontentarvi. A qualcuno tutto ciò sembra anarchia costituzionalizzata? Nessun problema, se può si finanzi la sua bella lobby e poi andiamo a contare i voti. Eh, ce l'avevano detto, i Papi, che sganciata dal Decalogo la democrazia di massa è condannata a oscillare in un perverso pendolo tra anarchia e totalitarismo. Oggi, poi, l'Occidente ce li ha tutti e due: l'anarchia sociale in casa e il totalitarismo islamista alle porte.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27/03/2015

5 - IL GOVERNO DELL'ECUADOR RICONOSCE ALLA FAMIGLIA IL SUO RUOLO NATURALE
Lo ha deciso il giovane presidente Rafael Correa che ha annullato la campagna a favore di educazione sessuale, pillole, preservativi e aborti
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/03/2015

Una giovane donna pakistana che vive in Occidente sotto perenne scorta perché si è convertita al cattolicesimo, nel raccontare il suo calvario (soprattutto familiare), ha ricordato, tra le altre cose, che i genitori, musulmani, deprecavano il suo desiderio di vivere modernamente additandole i cristiani. Guardali, le dicevano: chiese vuote e postriboli pieni. Per chi vede tutto dal punto di vista della religione è difficile, se non impossibile, comprendere come si possa vivere diversamente.
È il motivo per cui i teorici del fondamentalismo islamico giudicano che sia giunto il loro momento: l'Occidente ha abbandonato la sua religione e perciò sta marcendo a vista d'occhio; l'islam è la soluzione anche per gli occidentali. In realtà la soluzione, per gli occidentali, sarebbe il ritorno alla loro religione, non il passaggio a un'altra totalmente aliena. Ma gli occidentali hanno un tarlo interno che da due secoli li rode e corrode, il giacobinismo. Il quale sempre più svela il suo volto non solo ateo ma addirittura cataro, cioè odiatore della natura e di Chi l'ha creata. Per noi credenti nel Vangelo non è altro che la conferma di ciò in cui crediamo. Per i giacobini (intendasi ogni minoranza che, per amore o per forza, cerca di plagiare tutti gli altri con un'ideologia pensata a tavolino) il Mondo Nuovo in cui comanderanno loro deve essere tecnocratico: un'élite autocooptata guiderà i destini (lo sta già facendo) dell'umanità, la quale dovrà solo godersi la vita e non disturbare il manovratore.

TEORIA CONTRO REALTÀ
Naturalmente, sono due secoli che il paradiso promesso si trasforma regolarmente in un inferno, ma ai giacobini non interessa. Ora, "godersi la vita", da che mondo è mondo, significa sesso&soldi. I soldi, ahimè, sono pochi e vanno ai giacobini. Il sesso invece è alla portata di tutti (in teoria, ma i giacobini di teoria appunto si pascono). Da qui le campagne martellanti e planetarie per convincere tutti, fin dall'infanzia, dell'auspicio di Lucio Dalla nella sua canzone più celebre, L'anno che verrà: «...e si farà l'amore ognuno come gli va, anche i preti potranno sposarsi...», etc. Purtroppo, come si sa, non basta cambiare nome alle cose, anche se il politicamente corretto ha uno dei suoi pilastri proprio in questo. Così, hai voglia di chiamarli "sessuali", gli organi appositi, perché sempre "genitali" rimangono.
Ne sanno qualcosa quei Paesi che, malgrado l'istruzione sessuale nelle scuole, malgrado la macchinetta per i preservativi nei corridoi delle stesse, malgrado la pillola con la mutua e il cinema, la tivù, la pubblicità, la letteratura e un infernale martellamento di mezzo secolo, registrano tassi di gravidanze adolescenziali stratosferici. Uno di questi è l'Ecuador. Anzi, è tra i primi in classifica. La strategia del governo ecuadoregno, finora, è stata quella classica a base di "educazione" sessuale, campagne pubblicità-progresso, pillole, preservativi e aborti. Il programma aveva addirittura un nome "scientifico": Strategia Intersettoriale per la Pianificazione Familiare e la Prevenzione della Gravidanza Adolescenziale. Enipla in sigla. Insomma, la solita americanata. Cioè, la medicalizzazione del tutto: in mano ai "tecnici", perché, si sa, la scienza è meglio.
Come da copione, però, la cosa è finita nell'esatto contrario, e allora il giovane presidente Rafael Correa ha fatto l'unica cosa sensata quando la precedente non funziona: cambiare. In pratica, il vecchio, antico e collaudato sistema: la famiglia. Infatti, adesso il progetto si chiama Piano Famiglia Ecuador e restituisce alle famiglie ciò che è loro da sempre, di diritto e di logica. Gli adolescenti devono vivere l'affettività per quanto corrisponda alla loro età e non indotti da un plagio culturale onnipervasivo. Così, promozione dei valori familiari e spendere denaro pubblico per preparare le famiglie, non gli "esperti". Il presidente Correa ha restituito alle famiglie il loro ruolo in questo delicatissimo settore, sottraendolo alla sanità. Con grande risparmio per l'erario e per le stesse famiglie, che, in fin dei conti, quell'erario foraggiano e, da noi, mantengono solo per essere esautorate, vilipese e, ultimamente, vaporizzate.

LA FAMIGLIA È LA PRIMA SCUOLA
La responsabile del nuovo Piano, Monica Hernandez, ha detto chiaro e tondo che «la famiglia è la prima scuola per la formazione dei valori umani». Ovviamente, è stata subissata dalle lobby abortiste e lgbt, le quali hanno riesumato il solito stantio repertorio di "libertà" e "diritti civili". E siccome il presidente Correa è un credente (la tradizione ecuadoriana è da sempre cattolica) l'hanno buttata sul confessionale, perché secondo la loro limitata visuale uno, per essere veramente libero, non deve credere in niente; anzi, deve credere solo in quel che dicono loro. Vecchia storia: Cristo fu fatto fuori perché insidiava il potere di insegnamento al Sinedrio. Per quanto riguarda l'Ecuador, il presidente ha spiegato il fallimento del piano precedente appellandosi al semplice buonsenso: era basato «sulla forma più pura e vuota di edonismo, il piacere per il piacere». Circenses. Per la plebe, così sta buona.
Correa, insomma, ha fatto quel che fa ogni persona sensata quando vede che non conclude niente o addirittura peggiora la situazione: ripristinare. Gli auguriamo sorte migliore del suo predecessore ottocentesco Gabriel Garcia Moreno, che trasse il suo Paese dalla depressione e lo fece prospero ma finì ammazzato dai giacobini di allora. Il nuovo Piano dell'Ecuador avrà contro l'Onu, la Ue e gli Usa obamiani. Cioè, i Padroni del Mondo. Il ragazzino David aveva solo la fionda contro un intero esercito di giganti, ma aveva Dio dalla sua parte. Auguriamo al piccolo e povero Ecuador l'ausilio di un tale Alleato.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/03/2015

6 - SARA' PRESTO BEATO IL SUDAFRICANO CATTOLICO UCCISO PERCHE' NON CREDEVA AGLI STREGONI
Il Papa ha firmato il decreto di martirio per Benedict Daswa, linciato da una folla di fanatici che lo ha ucciso a colpi di pietra
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23/02/2015

Si stava meglio quando si stava peggio? A parte qualche caso finito bene, di solito le rivoluzioni sembrano risolversi in un lèvati-tu-che-mi-ci-metto-io e il vecchio aneddoto di Nerone pare restare sempre valido. Ricordate? Mentre passava l'imperatore tutti tacevano cupi, solo una vecchietta gli gridava «lunga vita!». L'imperatore, stupito, si fermò e le chiese come mai lei fosse l'unica a non odiarlo. Quella rispose che nella sua lunga vita aveva troppe volte constatato che il successivo, malgrado le speranze, si era rivelato peggiore del precedente; perciò, aveva giudicato che era meglio tenersi l'attuale.
Certo, l'apartheid era una brutta cosa, ma un paragone di cifre tra il Sudafrica boero e quello mandeliano forse riserverebbe qualche sorpresa. Per quanto riguarda la repubblica "arcobaleno", un tempo la più ricca e avanzata d'Africa, il Papa ha dovuto firmare un decreto di martirio, cosa che spiana la strada alla beatificazione di Benedict Daswa, un nero, e sentite perché. L'uomo, nato nel 1946, era di etnia Lemba e abitava nel Nord del Paese. Suo padre morì presto e il peso della numerosa famiglia ricadde sulle sue giovani spalle: la madre, tre fratelli e una sorella. Nel 1963 abbracciò la religione cattolica, subito seguito da sua madre. Fece il catechista, il muratore in parrocchia e presto divenne un punto di riferimento per la comunità cristiana locale. Aveva studiato e ciò lo portò a ricoprire la carica di direttore della scuola. Si sposò con Evelyn ed ebbe sette figli. La moglie aspettava l'ottavo quando avvenne quel che andiamo a narrare.

SE NON CAMBIANO LE TESTE, NULLA CAMBIERÀ MAI
Daswa viveva con la famiglia nel villaggio di Mbahe, dalle parti di Limpopo. Ma il 25 gennaio del 1990, durante una tempesta, una scarica di fulmini si abbatté sull'abitato e incendiò dei grossi covoni di paglia ammucchiata. Niente di grave, tutto sommato, ma il grosso della gente era animista e subito credette all'intervento degli spiriti maligni. Il capo del villaggio convocò l'assemblea per rimediare e vedere come stornare dalla comunità la malasorte. Occorreva, dunque, individuare esattamente quale demone era il responsabile e trovare il modo di neutralizzarlo. Si decise di affidarsi a uno stregone, che però bisognava, ovviamente, pagare. Ogni famiglia avrebbe perciò dovuto tassarsi in ragione di 5 rand (la moneta sudafricana) a persona. Daswa, trattenuto dal lavoro, arrivò alla riunione a cose fatte. Ma dichiarò che non aveva alcuna intenzione di pagare, perché lui agli stregoni non credeva. Cercò di spiegare che si era trattato di semplici fulmini, un fenomeno naturale e non demoniaco, ma non ci fu niente da fare. Allora, visto che non riusciva a far sentire ragioni, la buttò sul religioso, la sola cosa che, ancora oggi, troppi africani capiscono: lui era cattolico, disse, e la sua fede gli proibiva di ricorrere agli stregoni. Detto questo, se ne andò.
Già, però le influenze maligne permanevano; anzi, forse era proprio Daswa, con la sua miscredenza, ad attirarle. Così ragionò l'assemblea. La riunione venne aggiornata, ma era chiaro che per gli intervenuti il problema era davvero Daswa. Con la sua cocciutaggine non solo avrebbe reso difficoltosa la liberazione del villaggio dagli spiriti cattivi in quel frangente, ma di certo di frangenti del genere ce ne sarebbero stati altri se non si eliminava l'ostacolo. L'ignoranza e la superstizione sono l'anima della barbarie, la quale conosce un solo modo per risolvere i problemi: quello spiccio. Il 2 febbraio una folla di fanatici aggredì e linciò Benedict Daswa a colpi di pietra. Era in ginocchio quando gli diedero il colpo di grazia col "knobkerrie", l'arma tradizionale: un bastone con una grossa protuberanza all'estremità. Mentre gli sfondavano il cranio ebbe solo il tempo di raccomandarsi al Signore. Il "rito" prevedeva che sul capo dell'ucciso venisse versata acqua bollente, e fu eseguito. Lo abbiamo già scritto nella prefazione al libro su Mandela (D'Ettoris editore) e lo ripetiamo: il problema dell'Africa può essere affrontato solo dai missionari e tramite l'evangelizzazione. Se non cambiano le teste, nulla cambierà mai. E le teste, da quelle parti, si cambiano solo per via religiosa.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23/02/2015

7 - DAREMO ALL'ISLAM ANCHE LA CATTEDRALE DI CORDOVA?
La giunta comunale di sinistra ha accusato la Chiesa andalusa di avere occultato la natura islamica della cattedrale... peccato che in realtà nacque come chiesa, fu poi moschea per 400 anni e di nuovo cattedrale per 800
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06/03/2015

Eh, da due secoli la Spagna è così: una terra che trasuda cattolicesimo da ogni poro e un'élite politico-artistico-intellettuale che il cattolicesimo lo odia. Fino al punto di castrarsi pur di fare un dispetto alla moglie. L'ultima è questa: la giunta dell'Andalusia ha dato tempo fino a tutto marzo al Consiglio che regge la Cattedrale di Cordova di acconsentire a una cogestione paritaria con i musulmani, altrimenti andrà per vie legali. Il che, come fa osservare il foglio informativo dell'Aiuto alla Chiesa che Soffre, potrebbe anche voler dire esproprio.
La cattedrale, infatti, era una moschea al tempo di Al-Andalus, e adesso gli islamici, aizzati dalla nouvelle vague fondamentalista, la rivogliono. In attesa di riprendersi, con calma, il resto. Certo, intanto si procede un pezzo alla volta: un numero di membri, nella gestione, uguale a quello della Chiesa. Poi si vedrà. Naturalmente, l'iniziativa è partita dai soliti pulpiti: la formazione Sinistra Unita ha accusato la Chiesa andalusa di avere occultato la «natura islamica» del monumento. E i centri islamici non si sono fatti pregare. Già: pregare. Infatti, secondo la dottrina islamica classica, un luogo in cui un musulmano ha pregato una volta diventa musulmano per sempre. Il caso di Cordova, com'è di certo nelle intenzioni, può costituire un precedente, perché i "mori" in Spagna ci sono stati otto secoli e non c'è quasi angolo che non ne conservi traccia. Bisognerà dunque aspettarsi una sequela di contenziosi, anche se gli interessati dovranno far presto, perché il buonismo politicamente corretto non durerà per sempre: già i popoli occidentali cominciano a dar segni di insofferenza e la storia insegna che ogni ideologia può in qualsiasi momento rovesciarsi nel suo contrario.

LA BUFALA DELL'OCCULTAMENTO
Nel caso della cattedrale di Cordova e di tutti gli altri monumenti ex islamici di Spagna, l'«occultamento» è una bufala perché da anni non c'è guida turistica che non assilli i visitatori con la triste storia della cattiveria dei cristiani che hanno tentato a suo tempo di cancellare le meraviglie dell'arte arabesca. Ma basta farsi un giro su internet per verificare come ciò sia completamente falso. La stessa voce relativa di Wikipedia riporta "Moschea di Cordova", che dedica alla "Cattedrale" un paragrafo. Il decano dei canonici della cattedrale, mons. Pérez Moya, ha replicato alla giunta che, se cercava una scusa, doveva cercare meglio, perché non c'è opuscolo informativo che non racconti l'intera storia dell'edificio sacro. Il quale, se vogliamo dirla tutta, non nacque come moschea, ma come chiesa: era la basilica visigota di San Vicente quella che l'emiro Abd al-Rahman trasformò in moschea nel 785 prima che san Ferdinando III di Castiglia la riportasse alla funzione originaria nel 1236. E, per l'esattezza, l'emiro rase al suolo la chiesa, cosa che i cristiani non fecero con la moschea, limitandosi a riadattarla.
L'edificio fu moschea per quattrocento anni, ma cattedrale per ottocento, se non vogliamo calcolare il tempo in cui fu chiesa visigota. Ma parlare di reciprocità con i musulmani non ha senso: è uno dei tanti elementi della logica occidentale che la loro filosofia non è in grado di intendere. Tra un'ideologia islamista per cui la religione è tutto e una filosofia per cui la religione è niente il dialogo è tra sordi e tutto si risolve in base ai rapporti di forza. Oggi l'islam religioso-politico (ma dov'è la differenza?) avanza negli spazi in cui l'Occidente arretra. Coi petrodollari, per vie legali o coi cannoni, a seconda delle circostanze. Senza, naturalmente, cedere una virgola in cambio.

UN CLAMOROSO ERRORE
La moschea di Cordova fu a lungo la più grande di tutto l'islam, anche se pare contenga un clamoroso errore: il mihrab non indica la Mecca ma è genericamente rivolto a Sud. Si tratta della nicchia che, in ogni moschea, addita la direzione della Ka'ba verso la quale si deve pregare. È molto importante per la sal?t (la preghiera obbligatoria), tant'è che sugli aerei di linea di compagnie islamiche una scritta mobile viene proiettata onde consentire ai passeggeri di sapere dove volgersi (nelle stanze degli alberghi c'è un'iscrizione sulla parete); esistono anche tappeti da preghiera con bussola incorporata. Come sappiamo, fu san Ferdinando III, re di Castiglia e León, il Conquistatore dell'Andalusia, a ripristinare il culto cristiano nella moschea di Cordova nel 1236.
L'edificio non fu toccato fino al XVI secolo, quando, completata la Riconquista della Spagna al cristianesimo, diverse colonne centrali vennero rimosse per dar luogo all'attuale meraviglia architettonica che fonde gli stili gotico, rinascimentale e barocco su quello arabo. Il progetto di modifica diede luogo a dispute anche accese, e lo stesso Carlo V avrebbe preferito lasciare le cose come stavano. Ma era l'epoca dell'euforia per il ritrovato Regno Cattolicissimo e gli spagnoli si comportarono come il fidanzato che, viste nella stanza dell'amata le foto di chi l'aveva preceduto, pretende che le si sostituisca con le sue. Ma i cristiani almeno lasciavano le cornici, se erano belle. Cosa che non si può dire degli altri.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06/03/2015

8 - IL GIORNALE SMONTA LA TESI SECONDO CUI IL MATRIMONIO GAY E' UN DIRITTO
Anche per un liberale come Sallusti, non è un matrimonio, ma una relazione privata e come tale deve rimanere: renderla pubblica è una forzatura
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15/03/2015

Con un bellissimo mini-editoriale Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, il 13 marzo ha tagliato il nodo gordiano che avvinghiava la gola dei liberali riguardo allo spinoso tema delle cosiddette nozze gay. Com'è noto, il parlamento europeo ha approvato una mozione che inserisce il «matrimonio» omosessuale tra i «diritti umani». Per la mentalità liberale la tentazione era la solita: io non sono d'accordo, ma che diritto ho di impedire che altri facciano quel che vogliono della loro vita?
In effetti, il radicalismo pannelliano, quantunque sempre e comunque appoggiato dalla sinistra, e malgrado i radicali si chiamassero tra loro «compagni» (non so se lo facciano ancora, ma così si esprimeva, in mia presenza, la storica leader Adele Faccio), ha sempre rivendicato la sua filiazione non marxista ma liberale. La famosa frase di Voltaire («Non sono d'accordo con la tua idea ma mi batterò fino alla morte perché tu possa esprimerla») da allora ha accompagnato la nostra esistenza e, spesso, paralizzato chi riteneva che certe idee non avessero alcun diritto. Naturalmente, Voltaire non si sognò mai di dire una frase del genere perché, per lui, le uniche idee con diritto di cittadinanza erano le sue. Fu una scrittrice inglese, Evelyn Hall, a immaginare, nel 1906, che così ragionassero gli illuministi francesi, allegramente sorvolando sull'uso meticoloso della ghigliottina da parte di questi ultimi contro chi aveva idee diverse dalle loro.

UNA DIMOSTRAZIONE DI SAGGEZZA
Tornando a Il Giornale, parecchi lettori si erano stizziti di fronte alle uscite pro-Arcigay dell'attuale compagna di Berlusconi e del suo maggiore editorialista, correttamente distinguendo tra liberalismo e libertinismo. In effetti, gli illuministi francesi erano sia l'uno che l'altro, liberali e libertini, perché la «liberté» ideologicamente intesa è concetto onnicomprensivo e può essere anche un vaso di pandora da cui esce di tutto: dalla democrazia al totalitarismo, dal contratto sociale all'anarchia. Come non hanno mai mancato di avvertire i papi (ma anche un caposcuola liberale come Tocqueville), se non poggia sulle inamovibili basi del diritto naturale il liberalismo degenera in relativismo. Da quest'ultimo alla legge del più forte (cioè, della jungla) il passo è breve. Adesso Sallusti mette un paletto e dice chiaro e tondo che nella nostra civiltà il matrimonio è quello tra un uomo e una donna, punto e basta. A chi ha gusti diversi non è impedito di estrinsecarli, ma sia chiaro che concernono la sfera privata, non quella pubblica. Perciò, la mozione del parlamento europeo è una «forzatura ideologica, inutile e provocatoria». Di più: «Un nuovo passo verso la disgregazione di un continente che non da oggi ha perso la bussola in tutti i campi, scambiando la giusta laicità con l'anarchia sociale».
Di meglio non si potrebbe dire e il quotidiano di proprietà berlusconiana cancella con ciò un'incertezza in tantissimi dei suoi lettori. Del resto, come la pensasse il Berlusca su certi temi era noto (ricordiamo la sua presa di posizione sul «caso Eluana») e le sue recenti aperture verso il mondo gay sono adesso chiarite e circoscritte dall'editoriale di Sallusti. Spiace, tuttavia, che certo clero non perda occasione per stare almeno zitto e senta l'esigenza di far sapere a tutti quanto è vasto il deserto del suo acume politico. Chi scrive ha passato praticamente la vita a difendere gli uomini di Chiesa dall'accusa veteromarxista di cedere spesso e volentieri alla tentazione di reggere la staffa al vincitore del momento. Ma confessiamo che ci sono volte in cui cascano le braccia. Unirsi al mainstream dell'antiberlusconismo viscerale e moralistico sul famigerato «caso Ruby» era proprio così impellente? Spiazza quei cattolici (e sono tanti) a cui delle debolezze umane del Silvio non importa nulla e lo rivoteranno alla prima occasione. E rafforza la (cospicua) componente laicista di Forza Italia, la quale potrebbe legarsela al dito alle prossime elezioni. Boh. Niente, accontentiamoci di prendere atto di una dimostrazione di saggezza, da parte del direttore del Il Giornale, superiore a quella di certi pastori.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15/03/2015

9 - OMELIA II DOMENICA DI PASQUA - ANNO B - (Gv 20,19-31)
A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 12 aprile 2015)

La seconda domenica di Pasqua è la cosiddetta "Domenica della Divina Misericordia". È chiamata così in seguito alle richieste che Gesù rivolse a santa Faustina, di celebrare la domenica successiva a quella di Pasqua in onore dell'infinita misericordia con cui Egli ci ha amati e redenti.
Il Vangelo di oggi si armonizza molto bene con il tema della Misericordia. Il brano dell'evangelista Giovanni riporta infatti l'apparizione di Gesù agli Apostoli avvenuta «la sera di quel giorno» (Gv 20,19), il giorno della Risurrezione. In quell'apparizione, Gesù istituì il sacramento della Riconciliazione.
Apparendo agli Apostoli, Gesù, dopo aver alitato su di loro, disse: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (Gv 20,22-23). Con queste parole, Gesù ha dato alla Chiesa il potere di rimettere i peccati.
A santa Faustina, Gesù fece una meravigliosa promessa. Egli volle che in questa domenica si parlasse della Divina Misericordia e disse: «Chi si accosterà alla sorgente della vita – ovvero alla Confessione e alla Comunione – questi conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene». Poi continuò dicendo: «L'umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla Mia Misericordia. Oh quanto mi ferisce la diffidenza di un'anima! Tale anima riconosce che sono santo e giusto, e non crede che Io sono misericordioso, non ha fiducia nella Mia bontà».
In questa domenica siamo chiamati anche noi a glorificare l'infinita misericordia di Dio. Accostiamoci con fiducia al Sacramento del suo perdono, fondando il nostro proposito di non peccare più non sulle nostre forze, che sono molto piccole, ma sul suo santo aiuto, come recitiamo nell'"Atto di dolore".
Per fare una buona Confessione c'è bisogno di cinque cose: un buon esame di coscienza dall'ultima Confessione ben fatta; un'accusa sincera dei peccati, senza tacere volutamente nulla; un vivo dolore per le colpe commesse; un fermo proposito di non commetterle più; l'adempimento della penitenza imposta dal sacerdote. Chiediamo la grazia di pentirci con tutto il nostro cuore e di confessarci sempre bene. È questa la grazia più grande che è come la base per un cammino spirituale che ci porterà molto in alto.
Nella vita della beata Angela da Foligno si racconta un particolare molto importante. La Beata, quando era giovane, ebbe la sventura di confessarsi male per diversi anni, tacendo volutamente per vergogna alcuni peccati. A distanza di tempo, ella trovò la forza di "vuotare il sacco" e di dire tutto al sacerdote. Fu quello il tempo di un "nuovo inizio" che la portò ai vertici dell'esperienza mistica. Tutto iniziò con una Confessione ben fatta. Glorifichiamo anche noi l'infinita misericordia di Dio confessandoci sempre bene e sinceramente.
Nel Vangelo di oggi c'è un altro particolare che è di grande insegnamento: l'atto di fede dell'apostolo san Tommaso. Inizialmente, egli non volle credere alla testimonianza dei Discepoli che avevano incontrato Gesù Risorto; ma, in seguito, vide l'umanità gloriosa di Cristo Risorto e credette nella sua divinità, esclamando: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28).
Un atto di fede simile lo facciamo anche noi ogni volta che partecipiamo all'Eucaristia. Ogni volta che vediamo l'Ostia consacrata, noi non vediamo l'umanità di Gesù e neppure la sua divinità, eppure noi riconosciamo in quell'Ostia Gesù, vero Dio e vero uomo. Quando, durante la Messa, il sacerdote eleva l'Ostia Santa, e quando preghiamo davanti al Tabernacolo, è una cosa molto bella ripetere l'atto di fede di Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Ripetiamolo spesso e crediamo senza esitare che quello che vediamo non è pane e vino, ma è Gesù vivo e vero.
A san Tommaso apostolo ravveduto, Gesù poi disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto» (Gv 20,29). Tommaso vide l'umanità di Gesù e credette alla sua divinità; noi non vediamo nulla e, perciò, siamo beati, come ha affermato il Signore.
Volendo ora sintetizzare il contenuto del Vangelo di oggi, possiamo adoperare due parole: Confessione e Comunione. Esse costituiscono la «fonte della vita» di cui parlava Gesù a santa Faustina. Accostiamoci con fiducia a questa fonte per attingervi la vita in abbondanza. La Madonna, Madre dell'Eucaristia, ci ispiri sempre una grande fiducia nell'infinita misericordia di Dio.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 12 aprile 2015)

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