BastaBugie n�405 del 10 giugno 2015

Stampa ArticoloStampa


1 CLAMOROSA RIVELAZIONE DI JOVANOTTI INVITATO AL SUMMIT SEGRETO DI CHI COMANDA IL MONDO
Presenti le personalità più importanti del pianeta: premi Nobel, tecnocrati delle multinazionali, il capo della Banca Mondiale, rock star, femministe e attivisti dei diritti umani (cioè LGBT)... ma nessun politico! (Guardate il VIDEO prima che lo tolgano!)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
2 LUCA ERA GAY E ADESSO STA CON LEI, PER QUESTO LA7 E LA REPUBBLICA USANO INGANNI PER SCREDITARLO
Luca di Tolve: ''Se Alessandro Cecchi Paone spiega come, dopo anni di matrimonio, ha scoperto la sua omosessualità diventa un eroe; se invece io voglio testimoniare il percorso inverso si scatenano valanghe di menzogne e insulti''
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 CHI C'E' E CHI NON C'E' AL NUOVO FAMILY DAY CONTRO GENDER E NOZZE GAY
La manifestazione a Roma del 20 giugno divide il mondo cattolico; anche la CEI dà segnali contraddittori
Autore: Nicoletta Tiliacos - Fonte: Il Foglio
4 IL PAPA DIFENDE L'IMPORTANZA DEL FIDANZAMENTO
Papa Francesco ricorda che non è il tempo per organizzare un bel matrimonio, ma quello per prepararsi ad esso
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Campari&DeMaistre
5 FACEBOOK, OPPORTUNITA' O DIPENDENZA?
Sto cercando di farmi degli amici al di fuori di Facebook, ma...
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Antidoti
6 IN FRANCIA IL 70% DEI DETENUTI E' ISLAMICO... E IN ITALIA IL GOVERO PROPONE UNA MOSCHEA IN OGNI CARCERE!
Eppure i responsabili degli attentati di Parigi e Copenaghen sono approdati all'islam proprio grazie a contatti avuti in prigione
Autore: Silvana De Mari - Fonte: Io amo l'Italia
7 IL SEGRETARIO DELLA CEI DEFINISCE ''SACROSANTI'' I DIRITTI DEI CONVIVENTI
Monsignore, per favore, rilegga la nota della CEI del 2007 riguardo alle unioni di fatto
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 OMELIA XI DOMENICA T. ORD. - ANNO B - (Mc 4,26-34)
Il seme germoglia e cresce
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - CLAMOROSA RIVELAZIONE DI JOVANOTTI INVITATO AL SUMMIT SEGRETO DI CHI COMANDA IL MONDO
Presenti le personalità più importanti del pianeta: premi Nobel, tecnocrati delle multinazionali, il capo della Banca Mondiale, rock star, femministe e attivisti dei diritti umani (cioè LGBT)... ma nessun politico! (Guardate il VIDEO prima che lo tolgano!)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 07/06/2015

Cosa si sarebbe detto se Orietta Berti fosse stata chiamata alla Trilateral per discutere con Rockefeller sul futuro del pianeta (ovviamente al di sopra dei governi come si fa in questi Club d'élite)?
E come vedreste la convocazione di Pupo al Bildeberg per decidere le sorti del mondo, sempre con buona pace dei popoli e pure degli stati ormai spregiati come enti inutili?
E il mitico Sim (Stato imperialista delle multinazionali) che veniva evocato dalle Brigate rosse? Immaginate un fantomatico Sim che convocasse Peppino di Capri o DJ Francesco a un summit segreto per governare il globo...
Scenari apocalittici, direte voi, o comici, che è lo stesso. Fantacronaca, certo. Ma allora sentite questa.
L'altro giorno l'Università di Firenze ha invitato a parlare Jovanotti e già qui ci sarebbe da ridere (un professore di diritto costituzionale lo presentava facendo "il giovane" e chiedendo lumi - sul serio! - a Jovanotti sui mutamenti economico-politici nelle grandi dinamiche mondiali degli ultimi quindici anni...).
Quell'incontro ha scatenato mille polemiche per una banale battuta del cantante sul fatto di lavorare gratis da giovani in estate.
E' successo il finimondo per questa inezia, mentre è passata inosservata un'altra cosa, ben più sconcertante (o esilarante, fate voi), che il "ragazzo fortunato" ha raccontato in quell'incontro.

SEGRETO
Ecco le sue parole. "Mi è successa una cosa... sono stato a un summit segret... ehm, privato, molto, molto esclusivo organizzato da una delle più grandi aziende del mondo, un'azienda di internet".
E già qui ci sono ingredienti piccanti: la segretezza, le multinazionali... Ovviamente il simpatico ragazzone di Cortona si rende conto di sputtanare un po' la "riservatezza" degli organizzatori, ma la fregola di dire "io c'ero" in quell'"ombelico del mondo" è irresistibile. E dunque vai col racconto, come al bar...
"In questo summit" rivela il nostro "c'erano quelli che, secondo loro, erano le 80 persone più importanti del pianeta per quanto riguarda il futuro. Adesso io non posso parlare liberamente di questa cosa qui perché era – si dice – 'off the record', ovvero era un incontro a porte chiuse senza nemmeno la connessione internet che – voi direte – per un'azienda internet... però di fatto è stato molto interessante".
A questo punto, incerti se preoccuparvi o sghignazzare, vi chiederete: Jovanotti fra le 80 persone più importanti del pianeta? Al nostro campione non sfugge il lato comico della cosa e previene la domanda.
"Vi domanderete anche: e tu che c'entravi fra quelle 80 persone? E' una domanda intelligente, io me la sono fatta per primo. Il punto è che siccome questa cosa avveniva in Italia loro avevano piacere di avere un personaggio della cultura popolare, pop italiana avanzata, secondo loro...".
Tornerò su questa curiosa risposta. Ma il bello viene ora. Sentite chi c'era e immaginate la scena...
"La cosa interessante di questo incontro che è durato quattro giorni" riprende Jovanotti "è che c'erano Premi Nobel, c'erano amministratori delegati di grandissime multinazionali, farmaceutiche, tecnologiche, ingegneri, c'erano addirittura attivisti per i diritti umani, femministe, il più grande skater del mondo, Tony Hawk, alcuni di voi lo conosceranno... c'erano surfisti... Non c'era un politico, neanche uno! C'era il capo della Banca Mondiale...".
Allora, avete capito bene? Un summit segreto, con le personalità più importanti del pianeta, dove dei Premi Nobel, dei tecnocrati delle grandi multinazionali e il capo della Banca Mondiale "decidono" il futuro del mondo con Jovanotti, con Tony Hawk, lo skateboarder americano (quello che fa le evoluzioni su una rampa con la tavoletta a rotelle), poi con - non meglio identificati - surfisti e con femministe e attivisti dei diritti umani (che oggi vuol dire tutto e niente).
Se finora avete considerato Jovanotti con scherno siete sistemati: non ci avete capito niente. Sta fra i giganti del pensiero mondiale, insieme a Tony Hawk e ai surfisti.

DECISORI
Ma non vi sarà sfuggito un passaggio: non c'erano politici. Interessante è la spiegazione che è stata data. Che Jovanotti spiattella candidamente.
"Perché non c'erano i politici? Io l'ho domandata questa cosa: 'Perché non servono', hanno detto loro. Nel senso che in questo ambito la politica non è importante: 'Noi qui si decidono le cose'. Le cose si decidono non più a livello politico, la visione non è più politica".
A questo punto Jovanotti - che negli anni Ottanta, da rapper e disc jockey, era considerato un simpatico cazzaro, e dopo si reinventò come attivista noglobal, cioè cazzaro moralista - si rende conto che sta dicendo un'enormità, perché un mondo dove a "decidere" sono dei circoli "segreti" e la democrazia rappresentativa è considerata una vecchia ciabatta da buttare, non è molto allettante...
Così aggiunge cautamente: "Questo è drammatico eh, non sto dicendo... e poi non è che farò un balletto su questo tavolo per festeggiare questa cosa, ma la situazione è questa. Nel senso che la politica amministra questa situazione, ma le scelte non le fa la politica, non le fa più la politica. Una volta le faceva solo la politica, poi a un certo punto le ha fatte insieme a... a... e poi non le ha fatte più, perché la politica cerca consenso e cercando consenso sbagli sempre. Se tu cerchi consenso sbagli sempre".
Ecco come, in quel raffinato summit, si è motivata la rottamazione della politica, cioè della democrazia: siccome i politici devono rispondere alla gente, non servono, sono dannosi, vanno esautorati.
Jovanotti non sembra scandalizzato di quello che ha sentito, anzi sembra far suo quel ragionamento, perché spiega: "Se tu vuoi ottenere la benevolenza di qualcuno devi dargli una gratificazione immediata e la gratificazione immediata è quasi sempre un errore (...). Quindi la politica la fanno altri, grazie al cielo la fanno altri... ".
Grazie al cielo? Altri chi? Quella bella gente? Gli illuminati? Gli economisti? Gli artisti? Gli amministratori delegati? I contadini biologici? I cantanti? I surfisti? I banchieri? Le multinazionali di internet? E perché in segreto?

INQUIETANTE ?
Ecco la sua conclusione: "Io in quei quattro giorni, ascoltando questa gente parlare, sono uscito entusiasta, entusiasta per il fatto che comunque le cose si possono fare... Quello che era interessante lì era chiedersi: e l'Italia? Che facciamo noi dentro questa roba qua? Chi siamo noi? Non c'erano molti italiani... c'ero io e se mi trovavo lì un motivo c'era".
Si potrebbe riderne. Un tempo alla Trilateral di italiani c'era Gianni Agnelli, poi è arrivato il Bildeberg e hanno invitato Lilli Gruber e Gianni Riotta.
Oggi i nuovi poteri forti convocano Jovanotti. Al prossimo summit segreto chiameranno Ficarra e Picone per rappresentare l'Italia?
La cosa non è così surreale come sembra. Ha un lato comico e uno inquietante.
Perché in certi attici del potere mondiale pensano davvero che la democrazia sia un ingombrante ferrovecchio, dannoso ai loro interessi, e sanno bene che le vere rivoluzioni (che sono pure le più redditizie) sono quelle del costume e che per realizzarle è molto più utile la star del rock, l'attore o lo sportivo, che i politici e i governi.
Basti vedere come è stato imposto nel mondo l'incredibile dogma ideologico del gender, inimmaginabile fino a dieci anni fa.
Un pensiero unico, come una marea montante improvvisa, che - dall'Onu alla Casa Bianca - è stato imposto attraverso i media e i "personaggi" che fanno moda e opinione. E i politici e i governi si devono adeguare. Seguono ed eseguono.
In questo circo è utilissima anche la "grande chiesa" di Jovanotti, quella "che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa, passando da Malcom X attraverso Gandhi ec ec".
Pure i noglobal fanno gioco. Tutti recitano la parte assegnata nel gran teatro del mondo moderno che deve demolire "il vecchio mondo". Ma sono le odiate multinazionali a fare la regia. E la fanno - chissà perché - a porte chiuse...

Nota di BastaBugie: ecco il video dell'intervento shock del 03/06/2015 di Jovanotti all'Università di Firenze. Guardatelo e fatelo guardare finché siete in tempo perchè probabilmente cercheranno di cancellarlo... (è già la quarta volta che viene cancellato e poi viene pubblicato di nuovo e così via... trovate poi anche dei link alternativi nella speranza che qualcuno funzioni ancora)


https://www.youtube.com/watch?v=MDEmI62X1c0

Fonte: Libero, 07/06/2015

2 - LUCA ERA GAY E ADESSO STA CON LEI, PER QUESTO LA7 E LA REPUBBLICA USANO INGANNI PER SCREDITARLO
Luca di Tolve: ''Se Alessandro Cecchi Paone spiega come, dopo anni di matrimonio, ha scoperto la sua omosessualità diventa un eroe; se invece io voglio testimoniare il percorso inverso si scatenano valanghe di menzogne e insulti''
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06/06/2015

«Se Alessandro Cecchi Paone spiega come dopo anni di matrimonio abbia scoperto e vissuto la sua omosessualità, diventa un eroe; se invece io voglio testimoniare il percorso inverso allora si scatena il putiferio e valanghe di insulti». È lo sfogo di Luca di Tolve, ex dirigente dell'Arcigay, che ha potuto recuperare l'identità eterosessuale ed oggi è marito e padre felice oltre che fondatore e animatore dell'Associazione Gruppo Lot Regina della Pace. Il Gruppo Lot, dice la descrizione che si trova nel sito, «ha finalità di solidarietà sociale nei confronti di persone sofferenti che portano dentro di sé ferite e dipendenze a livello emotivo, relazionale, di identità sessuale, di abuso e di violenza, che hanno difficoltà nell'avere sane e buone relazioni con gli altri».
Di Tolve, che ha anche raccolto la sua storia in un libro (Ero gay, Piemme editore) è stato fatto oggetto in questi giorni di una vera e propria aggressione mediatica.
Da una parte La 7, con la trasmissione "Anno Uno" condotta da Giulia Innocenzi, andata in onda l'altra sera: «Hanno usato filmati ripresi di nascosto che peraltro - malgrado il tentativo di "mascherare" il volto dei presenti - violano la privacy di quanti partecipavano al ritiro (del caso parliamo a parte con questo articolo). Non solo: con una intervista iniziale a Luca Di Tolve - la cui messa in onda non era stata autorizzata - il programma è stato condotto a senso unico, ridicolizzando l'esperienza di Luca Di Tolve e tanti altri. Per non parlare poi di come è stata condotta la trasmissione, con la derisione di chiunque andasse contro il politicamente corretto: immaginarsi dunque come è stato trattato il vescovo di Palestrina monsignor Domenico Sigalini, lì presente.
Dall'altra il quotidiano Repubblica che - anch'esso due giorni fa - ha pubblicato un reportage da uno dei ritiri condotti da Luca, in cui il giornalista Matteo Pucciarelli si era intrufolato falsificando i documenti personali: «Siccome in passato ci sono stati tanti giornalisti che hanno cercato di introdursi nei nostri incontri per poi poter annunciare uno scoop, siamo molto severi nel controllare l'identità delle persone che si iscrivono - soprattutto a tutela di chi vi partecipa - e così il giornalista di Repubblica ha prodotto identità e documenti falsi. E lo ha anche scritto sul giornale».
Lo stesso giornalista poi ha fatto delle riprese e delle foto a insaputa di coloro che hanno partecipato al ritiro e ora si possono vedere sul sito di Repubblica. Anche qui sono stati commessi reati e violazioni evidenti della Carta deontologica, ma si può stare certi che nessuno interverrà. «Da quando sono state varate le linee guida per i giornalisti per la prevenzione dell'omofobia - dice di Tolve - è diventato un inferno. Si susseguono tentativi di carpire chissà quali informazioni segrete sulle nostre attività». E poi, come in questo caso, se le notizie non ci sono si inventano: «Repubblica ha scritto che si tratta di corsi per "guarire" i gay - riprende Di Tolve - ma noi non facciamo nessuna terapia, non siamo psicologi. Quello a cui ha partecipato il giornalista di Repubblica era un semplice ritiro spirituale».
Ma l'inviato di Repubblica ha fatto di più: una ripresa video che rende riconoscibili alcuni dei partecipanti al ritiro, una vera infamia. «Questi atti sono gravissimi, non rispettano minimamente la dignità delle persone. Di più, sono fatti apposta per intimidire le persone che così sono scoraggiate a partecipare. Data la delicatezza di queste situazioni, le persone vengono perché è anche garantita la più totale discrezione. Ma questi blitz danno invece la sensazione opposta, la mancanza di sicurezza. È ovvio che si fa così per impedire questi ritiri, fare in modo che, per paura, la gente non venga qui da noi».
Insomma è diventata una vera e propria guerra che vuole negare anche la più semplice presenza di persone che recuperano la loro eterosessualità, e che vuole impedire che qualcuno racconti queste storie. E non è un caso che questa demonizzazione di Di Tolve e altri esploda in questo momento: la maggioranza di governo sta spingendo sull'acceleratore per arrivare in fretta a varare le unioni civili (in pratica il matrimonio gay).

Nota di BastaBugie: ''Ad una teoria si può rispondere con un'altra teoria; ma chi può confutare una vita?'' (Evagrio Pontico, monaco del IV secolo). Per articoli e video riguardanti la vicenda di Luca di Tolve vai al seguente link:
http://www.amicideltimone-staggia.it/it/edizioni.php?id=35
Interessante l'articolo di Ruben Razzante "Una palese violazione di legge e codice deontologico" pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana:
Al di là di come la si pensi sui corsi che aiutano le persone a correggere le tendenze omosessuali, la vicenda presenta anche degli aspetti squisitamente deontologici, che non possono lasciare indifferente il mondo dei giornalisti.
L'altra sera, su La 7, durante la puntata di "Anno Uno", è andato in onda un servizio realizzato da Giuseppe Borello, inviato della trasmissione ad Angolo Terme, provincia di Brescia, nel centro di spiritualità Sant'Obizio, che organizza ritiri spirituali, venduti in tv come corsi mirati alla "guarigione" dei gay.
Borello, ovviamente sotto mentite spoglie, cioè fingendo di chiamarsi Francesco e di essere un giovane studente gay, filma quanto accade durante quei corsi e confeziona un servizio fatto su misura per screditarli e ridicolizzarli. Pur occultando i volti dei partecipanti, riporta racconti, situazioni, confessioni che i gay fanno ai tre organizzatori, in primis Luca di Tolve, ex attivista dell'Arcigay, ex ballerino alla discoteca Plastic di Milano, inventore delle crociere per omosessuali, ora impegnato a testimoniare la possibilità del recupero dell'eterosessualità. Svela, cioè, contenuti di conversazioni private e riservate, che toccano aspetti assai sensibili dell'individualità di ciascuno e che dovrebbero rigorosamente essere protetti dalla privacy.
Si tratta, dunque, di un esempio di pessimo giornalismo, che viola le carte deontologiche e che meriterebbe l'immediata apertura, da parte del consiglio di disciplina competente, di un procedimento disciplinare nei confronti dell'autore del servizio e di chi, nel ruolo di responsabile della trasmissione, ne ha autorizzato la messa in onda.
Il giornalista, infatti, è chiamato ad osservare obblighi di trasparenza e a dichiarare le finalità della raccolta dati. Su questo punto l'art.2 del Codice deontologico del 1998, che disciplina il rapporto tra giornalismo e privacy, è molto chiaro: l'utilizzo dei mezzi fraudolenti (telecamere nascoste, microfoni-spia, ecc.) o delle tecniche invasive per estorcere informazioni riservate si giustifica solo quando il giornalista rischia la sua incolumità o quando, se il giornalista dichiarasse la sua identità, gli verrebbe precluso l'esercizio della funzione informativa. Tale principio si completa con la previsione contenuta nell'art.3 di quel Codice, che riguarda la tutela del domicilio, all'interno del quale l'obbligo di tutelare la riservatezza è massimo. Al domicilio devono essere equiparati i luoghi di detenzione e di riabilitazione, ma anche, con un'interpretazione estensiva, i luoghi aperti al pubblico come il centro di spiritualità in questione, che non possono essere assimilati ai luoghi pubblici (una piazza), essendo accessibili solo con il permesso di chi ne è titolare o di chi li gestisce.
Borello potrebbe obiettare che, se si fosse presentato con nome, cognome e qualifica, non gli avrebbero consentito di entrare e di documentare ciò che accadeva durante quei corsi. Ma quanto succede in quei corsi è riservato a chi, versando una quota, decide di parteciparvi, e non può dunque essere considerato di interesse pubblico né diventare oggetto di un diritto di cronaca "anarchico" e privo di limiti. Se passasse il principio che il giornalista, con le buone o con le cattive, è autorizzato a raccogliere tutte le informazioni che gli interessano, senza preoccuparsi delle controindicazioni e dei valori da assicurare nell'esercizio del diritto di cronaca, arriveremmo alla giungla informativa.
Quel servizio ha inferto un vulnus ingiustificato alla privacy della struttura, dei promotori e dei partecipanti ai corsi, pur nel rispetto dell'anonimato di questi ultimi, resi non riconoscibili nel servizio. Inoltre, presenta profili diffamatori e lesivi della dignità di chi ha organizzato quei momenti di confronto su un tema assai sensibile come quello dell'omosessualità. Potrebbero esservi altresì elementi sufficienti per integrare il reato di diffamazione, considerati i risvolti denigratori che, durante il servizio, sembrano emergere dai commenti fatti da quel giornalista e anche in studio dagli ospiti della puntata di "Anno Uno".
Se un giornalista documenta reati, disservizi, situazioni che vanno a impattare direttamente sulla qualità della vita dei cittadini (maltrattamenti in ospedali o strutture di cura o istituti scolastici, mancato rispetto di norme igieniche in mense pubbliche, ecc.), è autorizzato a usare i mezzi fraudolenti perché il fine superiore di fornire un'informazione utile a tutti i cittadini prevale sulle esigenze di tutela della privacy. Violando quest'ultima, il giornalista illumina l'opinione pubblica su una situazione illegale o ai confini con l'illegalità, scongiurando il rischio che essa produca effetti nocivi nei confronti di qualcuno.
Qui, invece, si è andati oltre e si è preteso di spiare e riferire al grande pubblico scene riservate e delicate, peraltro accadute in luogo privato. Se la categoria dei giornalisti tollera tali esempi di sciacallaggio non può poi pretendere di risultare credibile né può lamentarsi del pessimo giudizio che hanno di certa informazione tanti milioni di cittadini. Per fortuna tantissimi colleghi di Borello non si sarebbero mai comportati come lui.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06/06/2015

3 - CHI C'E' E CHI NON C'E' AL NUOVO FAMILY DAY CONTRO GENDER E NOZZE GAY
La manifestazione a Roma del 20 giugno divide il mondo cattolico; anche la CEI dà segnali contraddittori
Autore: Nicoletta Tiliacos - Fonte: Il Foglio, 04/06/2015

Otto anni dopo il "Family day" che seppellì i Di.co., la legge sui diritti dei conviventi proposta dal governo Prodi, il 20 giugno prossimo è stata indetta a Roma una manifestazione "per promuovere il diritto del bambino a crescere con mamma e papa", per "difendere la famiglia naturale dall'assalto a cui è costantemente sottoposta da questo Parlamento" e per contrastare la teoria del gender "che sta avanzando e in maniera sempre più preoccupante nelle scuole".
L'iniziativa nasce dal comitato "Da mamma e papa", di cui è portavoce il neurochirurgo Massimo Gandolfini, che raccoglie aderenti a diverse associazioni del mondo cattolico e pro famiglia (Manif pour tous italia, Comitati Sì alla famiglia, Alleanza cattolica e altre ancora).
Sono chiamate a manifestare "tutte le persone di buona volontà, cattolici e laici, credenti e non credenti, per dire no all'avanzata di progetti di legge come il ddl Cirinnà (sulle unioni civili, nar) che dell'ideologia gender sono il coronamento e arrivano fino alla legittimazione della pratica dell'utero in affitto".
L'altro obiettivo è fermare "il tentativo già in atto di colonizzare le coscienze fin dall'infanzia" con l'introduzione della teoria del gender a scuola, spiega Filippo Savarese, portavoce della Manif pour tous Italia e tra i promotori della manifestazione.
A quella colonizzazione, aggiunge, "puntano anche il decreto Scalfarotto contro l'omofobia (già approvato alla Camera e in procinto di arrivare al Senato) e quello a firma della senatrice Valeria Fedeli, dedicato alla "Introduzione dell'educazione di genere e della prospettiva di genere nelle attività e nei materiali didattici delle scuole del sistema nazionale di istruzione e nelle università".
Rispetto al 2007, la scadenza del 20 giugno fa i conti con un paesaggio molto mutato. Otto anni fa, il Family day vide la partecipazione compatta dell'intero mondo dell'associazionismo cattolico, dal Forum delle famiglie a Cl, da Rinnovamento nello spirito santo alle Acli, dal Cammino neocatecumenale fino all'Agesci.
C'era, allora, l'esplicita benedizione della Conferenza episcopale italiana. Oggi, al contrario, dietro le quinte si registra la veemente opposizione all'iniziativa da parte del segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino.
Del presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, sono note le posizioni in difesa della famiglia, espresse da sempre, anche pochi giorni fa, con coraggio e chiarezza. Ma non basta a compensare l'ostilità di Galantino, così come non bastano le rassicurazioni e il sostegno ufficioso di alcuni vescovi alle tante iniziative pro famiglia che sono cresciute in questi mesi in tutta Italia, e che sono la vera base della scommessa del 20 giugno.
Il parere negativo di Galantino sulla mobilitazione ha indotto alla decisione di non aderire il Forum delle associazioni famigliari e due delle tre grandi associazioni (Cl e Rinnovamento). La terza, il Cammino neocatecumenale di Kiko Arguello, anche stavolta ci sarà, molto convintamente.
Anche per i motivi appena descritti, la piazza del 20 giugno sarà un banco di prova per un movimento che nasce in ambito cattolico ma si propone di riallacciarsi al modello aperto della Manif pour tous francese. [...]

Nota di BastaBugie: Massimo Gandolfini, portavoce del Comitato "Difendiamo i nostri figli", nella conferenza stampa di presentazione della manifestazione ha abbassato i toni. Sparisce l'obiettivo di contrastare l'approvazione del ddl Cirinnà. Eppure sappiamo bene che se entrerà in vigore questo ddl saranno riconosciute le unioni civili e si arriverebbe presto al matrimonio gay e alle adozioni per i gay. Inevitabilmente.
Ecco un estratto dell'articolo di Riccardo Cascioli, pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 09-06-2015, con il quale fa il punto della situazione:
Basta riprendere i primi comunicati diffusi il 2 e 3 giugno in cui si annunciava la manifestazione per capire che qualcosa è cambiato, o meglio è sparito qualsiasi riferimento al ddl Cirinnà sulle unioni civili di cui è appena iniziata la discussione in Senato. «La Cirinnà ci preoccupa ma non è questo il tema della manifestazione», ha detto ieri Gandolfini. Ed è ben strano, perché proprio l'accelerazione impressa dalla maggioranza di governo al progetto di unioni civili ha spinto gli organizzatori ad anticipare al 20 giugno una manifestazione che si sarebbe potuta tenere tranquillamente a settembre avendo anche il tempo di organizzare con calma il tutto.
Dietro la scelta c'è sicuramente il comprensibile desiderio di offrire un obiettivo ampiamente condiviso in cui possano ritrovarsi tante realtà che poi nello specifico magari perseguono strategie diverse. Ma resta il fatto che tale impostazione non rende pienamente ragione dell'impegno che tante persone e associazioni hanno profuso in questi ultimi due anni per sensibilizzare gli italiani sul tema del gender e sulle proposte di legge che potrebbero essere approvate una dietro l'altra nei prossimi mesi: la Cirinnà sulle unioni civili (leggi matrimoni omosex), il ddl Fedeli sull'obbligatorietà dell'insegnamento del gender nelle scuole, il ddl Scalfarotto anti-omofobia che metterà definitivamente a tacere chiunque continuerà a sostenere che esiste una sola famiglia, quella naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna.
C'è quindi da aspettarsi che diversi tra i soggetti coinvolti nella manifestazione usino i giorni da qui al 20 per spingere sulla necessità di dire chiaramente che il primo obiettivo è fermare il ddl Cirinnà. È anche questo il senso del comunicato che le Sentinelle in Piedi diffonderanno stamattina.
Peraltro l'indebolimento della proposta viene attribuito anche alla forte pressione del segretario della Conferenza episcopale italiana (Cei), monsignor Nunzio Galantino, che ha addirittura cercato nelle scorse settimane di impedire la convocazione della manifestazione, facendo pressioni dirette sugli organizzatori. Non sorprende visto che più volte Galantino ha detto pubblicamente la sua contrarietà a manifestazioni di piazza, per non dire che non più di dieci giorni fa nella trasmissione tv con Fabio Fazio e Massimo Gramellini si è addirittura pronunciato a favore delle unioni civili. Evidentemente monsignor Galantino non ritiene di dover disturbare il governo Renzi che ha fatto più di ogni altro precedente governo per distruggere la famiglia.
La sua manovra alla fine non è riuscita anche perché per la prima volta in Italia la responsabilità di una grande manifestazione viene assunta direttamente dai laici senza passare dalla Cei. Ma ciò non ha impedito a monsignor Galantino di usare tutte le armi possibili per boicottare l'evento, malgrado sia noto che il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, sia invece a favore della mobilitazione in vista del 20 giugno. Evidentemente però alla Cei a dettare legge è Galantino, tanto è vero che tutti gli organismi direttamente o indirettamente legati alla Cei fino a ieri si erano chiamati fuori: il Forum delle Associazioni familiari non aveva aderito (anche se il suo rappresentante aveva partecipato alle riunioni preparatorie) e il quotidiano dei vescovi Avvenire aveva totalmente ignorato la notizia della manifestazione (di cui dà conto oggi per la prima volta, non a caso). Il solito vecchio clericalismo di coloro che però amano tanto definirsi e sentirsi progressisti.
I toni bassi della conferenza stampa perciò hanno forse contribuito ad evitare una spaccatura dell'associazionismo familiare, ma è certo che da qui in avanti le diverse componenti del comitato promotore non rinunceranno a dire tutta la verità. Difendere i nostri figli, difendere la famiglia, esige di bloccare l'approvazione del ddl Cirinnà, esige di ribellarsi ai programmi scolastici che vogliono imporre l'educazione alla masturbazione e la cultura omosessualista fin dalle elementari, esige che si combatta decisamente per la libertà d'opinione.

Fonte: Il Foglio, 04/06/2015

4 - IL PAPA DIFENDE L'IMPORTANZA DEL FIDANZAMENTO
Papa Francesco ricorda che non è il tempo per organizzare un bel matrimonio, ma quello per prepararsi ad esso
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Campari&DeMaistre, 29/05/2015

Dei numerosi interventi di Papa Francesco che meriterebbero di essere incorniciati, sicuramente quello di ieri sul fidanzamento occupa un posto di primo piano: per chiarezza, per intensità, per bellezza. Una catechesi davvero profonda ma al tempo stesso alla portata di tutti, a partire naturalmente dai più giovani. Vediamola in sintesi. Per evitare equivoci, il Santo Padre ha esordito con una premessa di carattere definitorio: «Il fidanzamento - ha sottolineato - è il tempo nel quale i due sono chiamati a fare un bel lavoro sull'amore, un lavoro partecipe e condiviso, che va in profondità. Ci si scopre man mano a vicenda cioè, l'uomo "impara" la donna imparando questa donna, la sua fidanzata; e la donna "impara" l'uomo imparando questo uomo, il suo fidanzato».
Anche se potrebbe suonare elementare, in questa premessa è già concentrato molto. Il Papa, presentando il fidanzamento come periodo in cui, fra le altre cose, «l'uomo "impara" la donna imparando questa donna» e «la donna "impara" l'uomo imparando questo uomo», afferma infatti una cosa enorme: dice che fidanzarsi non significa solo stare con l'altro e "volergli bene", ma testimoniare cosa significhi essere uomo o donna. E' per questo che si può sostenere che col fidanzamento si «va in profondità»: perché coloro che lo vivono sono chiamati a guidarsi reciprocamente in una conoscenza che ha nella differenza sessuale da un lato il dono di non potersi esaurire, in quanto differenza permanente, e dall'altro l'occasione di un avvicinamento che è anche scoperta.

NON SI IMPROVVISA
Un secondo passaggio molto bello dell'intervento del Papa riguarda il tempo del fidanzamento. «L'alleanza d'amore tra l'uomo e la donna, alleanza per la vita, non si improvvisa, non si fa da un giorno all'altro. Non c'è il matrimonio express - avverte il Santo Padre - bisogna lavorare sull'amore, bisogna camminare. L'alleanza dell'amore dell'uomo e della donna si impara e si affina». Segue un chiarimento ancora più esplicito: «Chi pretende di volere tutto e subito, poi cede anche su tutto - e subito - alla prima difficoltà (o alla prima occasione). Non c'è speranza per la fiducia e la fedeltà del dono di sé, se prevale l'abitudine a consumare l'amore come una specie di "integratore" del benessere psico-fisico. L'amore non è questo! Il fidanzamento mette a fuoco la volontà di custodire insieme qualcosa che mai dovrà essere comprato o venduto, tradito o abbandonato, per quanto allettante possa essere l'offerta».
Qui Papa Francesco a ben vedere offre non solo una definizione del fidanzamento ma pure dell'amore stesso: «La volontà di custodire insieme qualcosa che mai dovrà essere comprato o venduto, tradito o abbandonato, per quanto allettante possa essere l'offerta». Di queste parole colpiscono almeno due aspetti. Il primo concerne l'amore - solitamente esaltato come puro istinto e, in quanto tale, inevitabilmente effimero - presentato come atto volontario ovviamente non causale ma finalizzato «a custodire insieme qualcosa». La seconda e non meno affascinante sottolineatura riguarda il fatto che l'amore non debba essere «mai comprato o venduto, tradito o abbandonato, per quanto allettante possa essere l'offerta». Parole che ricordano come l'amore sia qualcosa di troppo prezioso per essere negoziato o ceduto, che chiede di essere custodito insieme.

QUINDI È TUTTO SEMPLICE?
Quindi amarsi e soprattutto conoscersi è cosa facile? No, dice il Papa, tanto è vero che «molte coppie stanno insieme tanto tempo, magari anche nell'intimità, a volte convivendo, ma non si conoscono veramente. Sembra strano, ma l'esperienza dimostra che è così». Una considerazione che suona sia come fotografia di una realtà in cui la prossimità fisica, in tante coppie, non è accompagnata da quella dello spirito, sia come un invito a riscoprire il sentiero della conoscenza. Un ultimo incoraggiamento Papa Francesco lo ha fatto sul piano letterario a tutti: quello di rileggere l'opera più famosa di Alessandro Manzoni (1785-1873), i Promessi Sposi, «un capolavoro dove si racconta la storia dei fidanzati che hanno subito tanto dolore, hanno fatto una strada piena di tante difficoltà fino ad arrivare alla fine, al matrimonio».
«Una strada piena di tante difficoltà fino ad arrivare alla fine, al matrimonio»: fortunatamente non tutte le coppie di fidanzati, oggi, sperimentano le disavventure che Renzo Tramaglino e Lucia Mondella hanno dovuto fronteggiare prima di sposarsi. Anzi, la maggioranza - rispetto ai protagonisti manzoniani - non sembrerebbe sperimentare difficoltà, se non economiche. Eppure, nonostante questo, le famiglie risultano sempre più fragili. Come mai? Al di là di tante ipotesi, la risposta più plausibile sembra quella della mancata realizzazione di una vera «alleanza d'amore tra l'uomo e la donna, alleanza per la vita» che «non si improvvisa, non si fa da un giorno all'altro». Di qui l'importanza di riscoprire il fidanzamento, che non è il tempo per organizzare un bel matrimonio ma quello per prepararsi ad esso. Non quindi il tempo fra l'inizio della frequentazione e la scelta di una casa bensì la fase in cui se ne poggiano le prime, fondamentali pietre.

Nota di BastaBugie
: anche Papa Benedetto XVI parlò il 11/09/2011 ai fidanzati. Ecco il link a quel mirabile discorso:
IL PAPA AI FIDANZATI: ''L'AMORE VIVE DI GRATUITA', DI SACRIFICIO DI SE', DI PERDONO E DI RISPETTO DELL'ALTRO''
Non pensate che la convivenza sia garanzia per il futuro: bruciare le tappe finisce per ''bruciare'' l'amore, che invece ha bisogno di rispettare i tempi; ha bisogno di dare spazio a Cristo, che rende un amore umano fedele, felice e indissolubile
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2002

Fonte: Campari&DeMaistre, 29/05/2015

5 - FACEBOOK, OPPORTUNITA' O DIPENDENZA?
Sto cercando di farmi degli amici al di fuori di Facebook, ma...
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Antidoti, 24/05/2015

Questa merita di essere rilanciata. Sul sito di Mauro Della Porta Raffo, Cesare Chiericati ha pubblicato, in francese, un post intitolato (traduco) «Facebook, davvero troppo buono!».
Ecco il testo: «In questo momento sto cercando di farmi degli amici al di fuori di Facebook applicando gli stessi principi. Così, ogni giorno scendo in strada e racconto ai passanti che cosa ho mangiato, come mi sento, che cosa ho fatto ieri, quel che sto pensando di fare, do loro le foto di mia moglie, mia figlia, il cane, di me mentre curo il giardino, in piscina... Ascolto le conversazioni della gente e dico loro "mi piace!". E funziona: ho già 3 persone che mi seguono: 2 poliziotti e uno psichiatra».

Nota di BastaBugie: da sempre i social network dividono le persone tra favorevoli e contrari.
Ecco alcuni articoli che abbiamo pubblicato in passato con differenti pareri:

FACEBOOK, FRA ILLUSIONI E DIPENDENZE
Come e perché liberarsi dei social network (ecco la procedura ''segreta'' per cancellarsi definitivamente da Facebook)
di Giano Colli
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2606

BENEDETTO XVI: ANCHE FACEBOOK E' UNA GRANDE OPPORTUNITA'
Ma bisogna stare attenti a non vivere in una realtà virtuale a scapito di quella della vita quotidiana
di Massimo Introvigne
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1587

WHATSAPP: COMODO, MA RISCHIOSO (SOPRATTUTTO PER GLI UNDER 16)
I presidi delle scuole medie e superiori di Parma e provincia affermano che limita le ore di sonno, riduce l'attenzione e la concentrazione, disturba lo studio, incide sulle relazioni sociali
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3729

Fonte: Antidoti, 24/05/2015

6 - IN FRANCIA IL 70% DEI DETENUTI E' ISLAMICO... E IN ITALIA IL GOVERO PROPONE UNA MOSCHEA IN OGNI CARCERE!
Eppure i responsabili degli attentati di Parigi e Copenaghen sono approdati all'islam proprio grazie a contatti avuti in prigione
Autore: Silvana De Mari - Fonte: Io amo l'Italia, 26/03/2015

"La France Orange Mécanique", di Laurent Obertone, è un saggio rimasto per mesi in testa alle classifiche in Francia, ma stranamente non è stato tradotto in italiano e hanno anche evitato di fare l'ebook. Nel libro ci raccontano le vere statistiche. Quando noi leggiamo quanti delitti sono commessi da immigrati e quanti da cittadini di origine francese (o belga, o norvegese) dimentichiamo che un cittadino nato in Francia da genitori nati in Francia si dichiara di origine francese anche se si chiama Mohamed. Giustamente. Non posso essere considerato a vita un immigrato. Alla terza generazione dovrei far parte della nazione, anche spiritualmente. Almeno in teoria.

LA REALTA' DEI NUMERI VERI
Se facciamo la differenza per religione, scopriamo che il 70 % dei detenuti francesi sono islamici. Statistiche simili per le altre nazioni. Tra tutto svetta la Norvegia: più del 90% dei delitti a sfondo sessuale sono commessi da cittadini islamici. Per evitare la diffusione del crimine assoluto, l'islamofobia, la Norvegia ha adottato un provvedimento geniale, la censura: è vietato ai giornali riportare il nome e il cognome degli autori di questi crimini anche dopo la condanna.
France Orange Mécanique spiega anche un fenomeno europeo: la prigione è il luogo dove il musulmano tiepido o laico e indifferente si radicalizza, e questo lo sapevamo, ma anche dove innumerevoli detenuti si convertono all'islam. Il vitto halal è nettamente migliore di quello normale, peccato che nessuno si sia mai preoccupato di procurare cibo kosher ai peraltro pochissimi detenuti ebrei o semplicemente di migliorare il vitto di tutti gli altri. Ai musulmani sono garantiti più diritti, il venerdì si aggiunge al sabato e alla domenica, ma soprattutto maggior rispetto, come risulta da un rapporto sulla fede musulmana nelle carceri del Regno Unito, realizzato dall'ispettore capo delle prigioni Dame Anne Owens. Addirittura molti criminali si convertirebbero alla religione islamica con la speranza godere di più benefici (quelli accordati soltanto ai musulmani praticanti) o per appartenere a un gruppo più forte, i cui membri si sostengono tra loro. In realtà un forte motivo è che i convertiti fanno parte di un gruppo aggressivo e che, una volta convertiti, non subiranno più gli attacchi anche di tipo fisico che questo gruppo impone a tutti gli altri, avranno una rete di aiuti giunti dall'esterno e mediati da associazioni islamiche. Tuttavia secondo lo stesso studio proprio i detenuti musulmani tendono maggiormente a protestare per le condizioni carcerarie e ad affermare di non sentirsi al sicuro, minacciati dai secondini, soprattutto nelle prigioni di massima sicurezza. Quindi secondo Owens è necessario un rispetto ancora maggiore nei loro confronti. Anche perché se questo rispetto non c'è, si rischia un ammutinamento di intere aree del carcere: un gruppo compatto è sempre vincente.

AUMENTARE LE MOSCHEE CARCERARIE? PURA FOLLIA!
E adesso arriva il nostro geniale Guardasigilli, Andrea Orlando che in un'intervista al "Corriere della Sera", a proposito dei 10 mila carcerati islamici in Italia, tra cui 6 mila praticanti, anche in considerazione del fatto che, a quanto sembra, i responsabili degli attentati di Parigi e Copenaghen sono approdati al fanatismo islamico proprio a contatti avuti in prigione, ha proposto innanzitutto di aumentare il numero delle moschee carcerarie, perché sono presenti solo in 70 penitenziari e non i tutti i 203 esistenti nel nostro Paese.
Una volta che hanno la moschea e la possibilità di studiare il Corano dove è scritto "uccidi gli infedeli ovunque si trovino", secondo il nostro ministro della Giustizia, i detenuti musulmani diventeranno cittadini irreprensibili.
Mentre ce ne andiamo a letto questa sera lieti e felici, finalmente avremo una risposta all'annosa domanda: chissà cosa ci fanno con i soldi delle nostre tasse. Tranquilli: li spendono bene.

Fonte: Io amo l'Italia, 26/03/2015

7 - IL SEGRETARIO DELLA CEI DEFINISCE ''SACROSANTI'' I DIRITTI DEI CONVIVENTI
Monsignore, per favore, rilegga la nota della CEI del 2007 riguardo alle unioni di fatto
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05/06/2015

In Italia dal 2008 al 2013 le convivenze sono raddoppiate fino oltre il milione e certamente il dato è andato crescendo ancora. Basta questo a giustificare una legislazione specifica che regolamenti la convivenza? Molti nella Chiesa sembrano dare per scontata una risposta affermativa e non passa giorno che non intervenga qualche vescovo, voglioso di mostrarsi al passo con i tempi, per invitare lo Stato a concedere questi "sacrosanti diritti" - come li ha definiti monsignor Nunzio Galantino, segretario della Conferenza episcopale italiana - alle coppie conviventi, anche dello stesso sesso. Il 3 giugno lo ha detto ancora una volta anche monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia: da una parte si chiede la difesa intransigente dell'unicità della famiglia naturale, dall'altra si concede una normativa sulle convivenze invocando l'articolo 2 della Costituzione.

IL FAMILY DAY NEL 2007
La prima cosa che viene da chiedersi è come mai allora la Cei fece tutto quel pandemonio nel 2007 organizzando anche il Family Day per bloccare i Di.Co. proposti dai ministri Bindi e Pollastrini del governo Prodi. Se andiamo a riprendere quella proposta di legge vediamo che in fondo è in linea con tante dichiarazioni che vengono fatte oggi: ai diritti che già vengono riconosciuti da leggi esistenti e da sentenze della Corte Costituzionale aggiungeva sostanzialmente il diritto di successione e la reversibilità della pensione soltanto alle coppie di provata stabilità. Qualcosa dunque non quadra: o ci si sbagliava allora o si sbaglia adesso.
Né può essere una giustificazione per il cambiamento la crescita esponenziale del fenomeno. Se ragionassimo in questi termini allora dovremmo ammettere e regolamentare anche il furto negli appartamenti. Ci dicono infatti le statistiche che nel 2012 ci sono stati 240mila furti in appartamento con una crescita del 114% rispetto a dieci anni prima. Un boom analogo a quello delle convivenze. Allora cosa diciamo? Che lo Stato deve tutelare i "sacrosanti diritti" dei topi d'appartamento, magari imponendo ai condomini l'obbligo di scale esterne estensibili in modo che i ladri non rischino la vita arrampicandosi fino al quarto piano?
Ovviamente convivere non è e non deve essere un reato, ma il criterio di fondo resta lo stesso: davanti a un fenomeno si deve anzitutto decidere se sia un bene o un male. Se è un male allora non lo si può promuovere.
E perché la convivenza è un male dal punto di vista dello Stato? Essenzialmente perché danneggia il vero bene, la famiglia naturale, "cellula fondamentale della società", come la definisce anche la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Tanto è vero che il boom delle convivenze va di pari passo con il crollo dei matrimoni, civili e religiosi: appena 194mila nel 2013 (ultimi dati disponibili), 53mila in meno rispetto a cinque anni prima.

NOTA DELLA CEI RIGUARDO ALLE UNIONI DI FATTO
Spiegava bene la questione il documento che nel 2007 la Cei pubblicò al proposito, che si intitolava "Nota a riguardo della famiglia fondata sul matrimonio e di iniziative legislative in materia di unioni di fatto". Rileggiamo il passaggio fondamentale:
«...Riteniamo la legalizzazione delle unioni di fatto inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo. Quale che sia l'intenzione di chi propone questa scelta, l'effetto sarebbe inevitabilmente deleterio per la famiglia. Si toglierebbe, infatti, al patto matrimoniale la sua unicità, che sola giustifica i diritti che sono propri dei coniugi e che appartengono soltanto a loro. Del resto, la storia insegna che ogni legge crea mentalità e costume.
Un problema ancor più grave sarebbe rappresentato dalla legalizzazione delle unioni di persone dello stesso sesso, perché, in questo caso, si negherebbe la differenza sessuale, che è insuperabile.
Queste riflessioni non pregiudicano il riconoscimento della dignità di ogni persona; a tutti confermiamo il nostro rispetto e la nostra sollecitudine pastorale. Vogliamo però ricordare che il diritto non esiste allo scopo di dare forma giuridica a qualsiasi tipo di convivenza o di fornire riconoscimenti ideologici: ha invece il fine di garantire risposte pubbliche a esigenze sociali che vanno al di là della dimensione privata dell'esistenza.
Siamo consapevoli che ci sono situazioni concrete nelle quali possono essere utili garanzie e tutele giuridiche per la persona che convive. A questa attenzione non siamo per principio contrari. Siamo però convinti che questo obiettivo sia perseguibile nell'ambito dei diritti individuali, senza ipotizzare una nuova figura giuridica che sarebbe alternativa al matrimonio e alla famiglia e produrrebbe più guasti di quelli che vorrebbe sanare».
Parole molto chiare, che non sono altro che la riproposizione del Magistero della Chiesa. Dato che l'insegnamento della Chiesa non è cambiato nel frattempo - né lo potrebbe - e che non risulta che la Cei abbia prodotto successivamente dei documenti di segno diverso, ci si chiede in base a quale criterio così tanti vescovi e uomini di Chiesa si adoperino per portare la massima confusione tra i fedeli.

LA COSTITUZIONE ITALIANA STIRACCHIATA
Tanto più che a ogni pié sospinto si invoca l'articolo 2 della Costituzione, che recita così: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale».
Secondo certi prelati e giuristi di fiducia della Cei - che si accodano alla giurisprudenza oggi dominante - le convivenze rientrerebbero tra le "formazioni sociali ove si svolge la personalità" del singolo. È una tipica forma di clericalismo, che mentre muore dalla voglia di cedere alla mentalità mondana trova il modo di giustificarlo con qualche principio di fede.
Ma la verità è che l'articolo 2 della Costituzione con le convivenze non c'entra assolutamente nulla. Basta rileggere con attenzione la relazione che fece l'allora deputato della Assemblea Costituente Giorgio La Pira presentando appunto l'articolo 2. La ragione che sta dietro quell'articolo è la necessità - dopo l'esperienza del totalitarismo - di fissare con chiarezza quei diritti naturali della persona che vengono prima dello Stato e che lo Stato è obbligato a rispettare e garantire. In questa prospettiva, ai diritti personali i padri della Costituzione vollero affiancare i "diritti sociali", «che sono per la persona altrettanto essenziali quanto i primi». Ci si riferisce perciò alle "comunità naturali". Spiega La Pira: «I diritti essenziali della persona umana non sono rispettati - e lo Stato perciò non attua i fini pei quali è stato costruito - se non sono rispettati i diritti della comunità familiare, della comunità religiosa, della comunità di lavoro, della comunità locale, della comunità nazionale».
È perciò la famiglia la prima comunità naturale tutelata dall'articolo 2 della Costituzione, che va letto dunque come premessa - e non come aggiunta - all'articolo 29 che più specificamente si riferisce alla famiglia come "società naturale fondata sul matrimonio".
In altre parole il riconoscimento delle convivenze va contro la lettera e lo spirito della Costituzione italiana, oltre che del Magistero.
Cari vescovi, giuristi e politici che volete trovare il giusto compromesso per essere accettati e acclamati dal mondo senza perdere il potere ecclesiale, abbiate il coraggio delle vostre azioni e dei vostri pensieri. Non fate finta di difendere la famiglia mentre invece gli state assestando il colpo di grazia. C'è già abbastanza confusione nel mondo e nella Chiesa, non aggiungete anche le vostre giravolte mentali.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05/06/2015

8 - OMELIA XI DOMENICA T. ORD. - ANNO B - (Mc 4,26-34)
Il seme germoglia e cresce
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 14 giugno 2015)

Il brano del Vangelo ci presenta due parabole. Le parabole, come sappiamo, sono dei racconti semplici, di facile comprensione, che hanno però un profondo significato. Gesù parlava spesso in parabole e, in questo modo, si adattava ai suoi uditori i quali non potevano intendere un discorso difficile.
Le due parabole descrivono il Regno dei Cieli. La prima parla di un uomo che getta il seme nella terra. "Dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa" (Mc 4,26). Cosa voleva insegnare Gesù con questo paragone? Un insegnamento che possiamo trarre dalla meditazione di queste parole riguarda la pazienza. L'agricoltore semina il buon seme e attende pazientemente il raccolto. Così dobbiamo fare anche noi: dobbiamo seminare il bene attorno a noi e, a suo tempo, raccoglieremo questo bene, moltiplicato.
Ciascuno raccoglierà ciò che ha seminato. Se uno semina vento raccoglie tempesta, si dice comunemente. Se uno semina spine non dovrà poi lamentarsi o prendersela magari con il Signore. Il buon seme lo abbiamo a disposizione: è il bene che possiamo e dobbiamo compiere. Tutti hanno la grazia di compiere il bene, dalle cose più semplici come un'opera buona, una parola di incoraggiamento, un sorriso, alle cose più grandi come ad esempio la preghiera.
Anche l'educazione si può paragonare ad una semina. Il buon genitore cerca sempre di seminare il bene nel cuore dei propri figli. Verranno poi dei tempi difficili quando i figli, influenzati dall'ambiente circostante e dalle amicizie, forse prenderanno delle strade sbagliate. Ma, se nel cuore di quel giovane è stato deposto il seme di una buona educazione, prima o poi crescerà qualcosa di buono. Si tratta solo di pregare e attendere, come ha fatto santa Monica nei riguardi del figlio Agostino. Questa parabola ci insegna quindi ad essere ottimisti e a saper aspettare i tempi di Dio.
La seconda parabola parla di un granellino di senapa che è tra i più piccoli semi, ma una volta germinato, diventa un albero, tanto che gli uccelli nidificano tra i suoi rami. Nella Terra Santa, ai tempi di Gesù, con il nome di senapa chiamavano, oltre al piccolo arbusto che noi conosciamo, anche un albero che raggiunge diversi metri di altezza. Questa parabola ci insegna come Dio, per diffondere il bene nel mondo, si serve di strumenti umili e semplici. Sono queste le sue preferenze. Così Egli ha fatto chiamando gli Apostoli, umili e semplici pescatori, divenuti gli evangelizzatori del mondo. Così continua a fare nella Chiesa: tante volte sono proprio le persone più semplici quelle che ricevono missioni particolari da svolgere per il bene di tutti. Pensiamo a santa Bernadette, la veggente di Lourdes, che era la più povera tra le coetanee di quel piccolo paese dei Pirenei. La Madonna apparve proprio a lei. Pensiamo ai tre pastorelli di Fatima: tre bambini ai quali la Madonna, apparendo, diede un messaggio per il mondo intero. Così sarà anche per noi. Se vogliamo fare del bene dobbiamo essere umili e semplici. Diversamente la vita scorrerà via inutile e infruttuosa. Dobbiamo essere come un piccolo seme di senapa gettato nel campo di questo mondo, un piccolo seme che diventa grande agli occhi di Dio. L'esempio ce lo dà la Madonna. Ella, che è la Piena di Grazia, la Madre di Dio, la Mediatrice, la Corredentrice e Dispensatrice di ogni bene, piacque a Dio soprattutto per la sua umiltà. E proprio per questa umiltà, Ella fu arricchita da Dio più di ogni altra creatura. A Dio piace solo l'umiltà e ciò che è unito all'umiltà, insegnava san Bonaventura. Dunque, in tutto il bene che compiamo, uniamo l'umiltà del nostro cuore.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 14 giugno 2015)

Stampa ArticoloStampa


BastaBugie è una selezione di articoli per difendersi dalle bugie della cultura dominante: televisioni, giornali, internet, scuola, ecc. Non dipendiamo da partiti politici, né da lobby di potere. Soltanto vogliamo pensare con la nostra testa, senza paraocchi e senza pregiudizi! I titoli di tutti gli articoli sono redazionali, cioè ideati dalla redazione di BastaBugie per rendere più semplice e immediata la comprensione dell'argomento trattato. Possono essere copiati, ma è necessario citare BastaBugie come fonte. Il materiale che si trova in questo sito è pubblicato senza fini di lucro e a solo scopo di studio, commento didattico e ricerca. Eventuali violazioni di copyright segnalate dagli aventi diritto saranno celermente rimosse.