BastaBugie n�446 del 23 marzo 2016

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1 BELGIO: I QUARTIERI-CALIFFATO NEL CUORE DELL'EUROPA
In ogni paese europeo sono presenti centinaia di potenziali terroristi islamici e decine di migliaia di estremisti musulmani: quale servizio di sicurezza potrebbe controllarli tutti per 24 ore al giorno, 7 giorni su 7? (VIDEO: Belgistan, l'islam in Europa)
Autore: Gianandrea Gaiani - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 BELGIO: SIMBOLO DI UN'EUROPA CHE NON SA E NON VUOLE CONTRASTARE L'ISLAM CHE AVANZA
Dopo gli attentati terroristici ecco la nuova strategia dell'Isis spiegata da Massimo Introvigne
Fonte: Tempi
3 TUTTA LA BELLEZZA DEL CRISTIANESIMO STA ANCHE IN UNA SOLA PIAGA DI GESU'
Una sola sofferenza di Cristo ha la capacità di salvare tutto: non si trova nelle altre religioni qualcosa di altrettanto bello
Autore: Corrado Gnerre - Fonte: Civiltà Cristiana
4 COSA C'E' IN BALLO, PUNTO PER PUNTO, NEL REFERENDUM AMBIENTALISTA E IDEOLOGICO SULLE TRIVELLE
Ecco perché al referendum invitiamo a non andare a votare (invece per monsignor Nunzio Galantino, segretario della CEI, la lotta alle trivelle diventa la priorità per la Chiesa e i cristiani)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 CLAUDIA KOLL: ''SONO PENTITA, MA DIO MI HA RICONCILIATA CON IL MIO PASSATO''
Il film di Tinto Brass era immorale, ma non mi ha neppure aiutata a fare carriera, anzi sono rimasta due anni senza lavorare
Autore: Eleonora Barbieri - Fonte: Il Giornale
6 SULL'UTERO IN AFFITTO I POLITICI SEDICENTI CATTOLICI CI PRENDONO PER SCEMI... MA NOI CI RICORDEREMO
Coloro che hanno approvato le unioni civili ci prendono in giro con la mozione sul reato universale di utero in affitto
Autore: Elena de Giorgio - Fonte: L'Occidentale
7 SECONDO AVVENIRE QUELLO GAY E' UN AMORE AUTENTICO
Sul quotidiano della CEI trova sempre più spazio chi è a favore di gender, reato di omofobia e matrimoni gay
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 UN GIUDICE E' CONVINTO CHE IL BENE DEI BAMBINI E' AVERE UNA MAMMA E UN PAPA' E PER QUESTO VIENE LICENZIATO
A Bologna un candidato PD critica il gender ed è contrario all'aborto... per questo il partito lo purga
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi
9 OMELIE PER LA VEGLIA PASQUALE E LA MESSA DEL GIORNO - ANNO C
Cristo Signore è risorto
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: La rivincita del crocifisso

1 - BELGIO: I QUARTIERI-CALIFFATO NEL CUORE DELL'EUROPA
In ogni paese europeo sono presenti centinaia di potenziali terroristi islamici e decine di migliaia di estremisti musulmani: quale servizio di sicurezza potrebbe controllarli tutti per 24 ore al giorno, 7 giorni su 7? (VIDEO: Belgistan, l'islam in Europa)
Autore: Gianandrea Gaiani - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20-03-2016

La cattura di Salah Abdeslam consente alla polizia belga e francese di tirare un sospiro di sollievo e di esaltare il "punto" messo a segno dopo una caccia all'uomo durata oltre 4 mesi. La polizia belga segna un successo dopo le numerose figuracce rimediate e a Parigi si dichiara addirittura che la cattura di uno degli uomini chiave della strage di Parigi del 13 novembre rappresenta un durissimo colpo per lo Stato Islamico.

CREDERE ALLE FAVOLE?
Forse è bello crederci e per noi tutti sarebbe bello se fosse così, ma purtroppo le cose stanno molto diversamente come è del resto facile da intuire. Salah è uno dei tanti balordi cresciuti nelle periferie dei grandi centri urbani europei, un teppistello che fumava, beveva e si dedicava col fratello a piccoli reati. E' stato arruolato dai jihadisti in carcere dove ha iniziato il suo percorso per diventare un terrorista. Purtroppo ad arruolare altre centinaia o migliaia di Salah ci vuole ben poco, anzi forse ci sono già molti altri ragazzi del genere in Europa pronti a uccidere e a morire: lo vedremo presto. Inutile e anche troppo comodo prendersela con i servizi di sicurezza, con le inefficienze della polizia o con la mancata integrazione dei servizi d'intelligence, come vorrebbero governi e forze politiche per distogliere lo sguardo dell'opinione pubblica dalle loro colpe per quello che sta succedendo in Europa.
Premier, ministri e governi di ogni colore politico che hanno guidato l'Europa negli ultimi 20 anni si sono macchiati di colpe gravissime per la sicurezza di noi tutti. Hanno tollerato o addirittura incoraggiato un'immigrazione dai Paesi musulmani quasi sempre parassitaria, che brucia welfare producendo poca ricchezza e che ostenta un complesso di superiorità dovuto all'appartenenza alla fede islamica tale da compromettere ogni tentativo di seria integrazione. I nostri politici hanno tollerato in nome di principi multiculturali tanto idioti quanto aleatori che nelle nostre città si creassero zone franche, terre di nessuno divenute aree extraterritoriali dove si sono insediati saldamente gli estremisti islamici.

I RISULTATI SONO SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI
A Bruxelles, Londra, Rotterdam, Torino, Parigi, Malmoe, Marsiglia, e in tantissime altre città europee ci sono veri e propri "califfati" o "emirati" dove la polizia non entra perché gli abitanti islamici del quartiere non la vogliono e perché le autorità cittadine ordinano agli agenti di tenersi alla larga. Quartieri dove ogni traffico illecito è reso più facile dall'assenza di controlli, dal vuoto dell'autorità nazionale soppiantata da quella locale, fatta di criminali, jihadisti e imam salafiti che predicano l'odio e indottrinano all'estremismo future generazioni di terroristi.
I Paesi europei combattono il terrorismo ma finché non faranno la guerra all'estremismo il cancro islamista continuerà ad estendersi e a proliferare. Nei giorni scorsi sono balzati all'onore delle cronache alcuni imam salafiti che in Belgio propugnano il rogo per gli omosessuali e in Germania giustificano stupri e molestie alle donne europee colpevoli di girare per strada "seminude e profumate". In Danimarca addirittura il governo negozia con gli imam salafiti che applicano le decapitazioni degli ostaggi effettuate dallo Stato Islamico. Non sorprendono certo le opinioni dei salafiti, in fondo si tratta della stessa ideologia di al-Qaeda, indigna però che i nostri governanti abbiano consentito e consentano anche oggi a predicatori di tale ideologia di gestire moschee nelle nostre città dove si predicano tali ideali. Tanto varrebbe consentire di riaprire le sedi delle SS. Il problema, prima ancora di sicurezza, è di valori. Non dovrebbe esserci posto in Europa per chi non si riconosce nella Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo promulgata dall'Onu nel 1947 e mai firmata (guarda caso) da nessun Paese islamico perché ritenuta contraria ai principi della sharia.
Infatti è proprio così, basti pensare che la dichiarazione recita nel suo primo articolo che "ogni essere umano nasce libero"... termini inaccettabili dall'Islam. Ci sono stati anche in Italia (dove secondo uno studio di Michele Groppi ci sono oltre cento moschee più o meno legali in mano a predicatori estremisti) numerosi casi di segnalazioni effettuate dai servizi di sicurezza circa le attività di imam e altri personaggi legati all'Islam radicale. Segnalazioni che sono state puntualmente ignorate dalle autorità per evitare problemi con le comunità islamiche.

INTERI QUARTIERI OFF-LIMITS PER LA POLIZIA
A forza di evitare problemi oggi abbiamo interi quartieri off-limits per la polizia dove si commerciano kalashnikov contrabbandati dai Balcani come fossero noccioline, dove se passeggi bevendo una birra ti si affianca qualche censore barbuto per dirti che da quelle parti vige la sharia e bere è proibito. Cose che accadono Londra e a Rotterdam, non a Riad o Gedda. Oggi in ognuno dei principali Paesi europei sono presenti centinaia di foreign fighters potenziali e terroristi e decine di migliaia di estremisti: quale servizio di sicurezza potrebbe controllarli tutti per 24 ore al giorno?
Politici miopi, o ubriacati dal devastante cocktail culturale che miscela tardo sessantottismo a terzomondismo, pur di evitare la responsabilità di affrontare i problemi determinati dalle comunità islamiche hanno finito per creare le basi perché il prossimo Califfato venga proclamato in Europa. Inutile stupirsi oggi se Salah Abdeslam e chissà quanti altri come lui possono nascondersi tranquillamente per mesi nei quartieri islamici, ghetti e al tempo stesso roccaforti, protetti dall'omertà di una comunità che per paura o condivisione di ideali li difende.
Non si può spiegare diversamente come Salah sia potuto sfuggire per così tanto tempo alla caccia all'uomo scatenata dalle polizie belga e francese che infatti fino a qualche settimana or sono erano convinti che il terrorista fosse riparato nei Balcani o in Siria.
Il vero dramma però non è rappresentato tanto dalla conferma che la minaccia jihadista non è solo in Siria e Libia ma anche nelle nostre strade, quanto dalla constatazione che i governi europei continuano a calare le braghe davanti a un islamismo fin troppo scopertamente finanziato da monarchie sunnite del Golfo a cui i governanti europei sembrano aver venduto l'anima e davanti a un'immigrazione illegale fuori controllo e per la quasi totalità islamica. Meglio però essere consapevoli che applicando questa politica suicida si moltiplicano i Salah e si gettano le basi per trasformare intere città europee in campi di battaglia.

Nota di BastaBugie: invitiamo nuovamente a guardare il video "Belgistan - L'islam in Europa". Purtroppo i recenti attentati dimostrano che la situazione esposta nel video è da prendere sul serio.


https://www.youtube.com/watch?v=1cDRoxYA-1o

BELGIO: SIMBOLO DI UN'EUROPA CHE NON SA E NON VUOLE CONTRASTARE L'ISLAM CHE AVANZA
Dopo gli attentati terroristici ecco la nuova strategia dell'Isis spiegata da Massimo Introvigne
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4161

DOSSIER "ISLAM"
Corano, Stato Islamico, Sharia, moschee, lapidazioni, kamikaze, terrorismo, stupri, ecc.
https://www.bastabugie.it/it/contenuti.php?pagina=utility&nome=_islam

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20-03-2016

2 - BELGIO: SIMBOLO DI UN'EUROPA CHE NON SA E NON VUOLE CONTRASTARE L'ISLAM CHE AVANZA
Dopo gli attentati terroristici ecco la nuova strategia dell'Isis spiegata da Massimo Introvigne
Fonte Tempi, 22 marzo 2016

Che in Belgio ci sia un problema con il fondamentalismo islamico lo si sa da tempo, e gli attentati di questa mattina ne sono la conferma. Il fatto che sia la sede delle istituzioni europee e che, negli ultimi anni, sia stato uno dei paesi dove più si è spinto verso un'integrazione all'insegna del multiculturalismo più irragionevole, rendono la situazione ancor più emblematica dell'incapacità europea di affrontare il fenomeno. Il Belgio non è solo il paese dove è stato arrestato pochi giorni fa Salah Abdeslam, il Belgio è anche il paese dove, sistematicamente e da anni, si è progettato di smantellare l'identità europea per far posto a un indistinto - ma anche feroce - nichilismo e a una neutralità religiosa che non fa che fomentare l'estremismo.
Di Molenbeek, il quartiere di Bruxelles base degli attentatori di Parigi si è scritto molto. Ma la situazioni simili sono vissute in altre parti del paese. Quando a gennaio la polizia arrestò tredici jihadisti a Verviers venne a galla che la rete dei terroristi aveva solidi legami con le milizie che agiscono in Siria. In molti quartieri i musulmani erano e sono la maggioranza, il 41 per cento degli allievi nelle scuole pubbliche sceglie i corsi di islam e casi di estremismo sono all'ordine del giorno. Nel 2010, un professore che teneva uno di questi corsi è stato ripreso mentre insegnava che «le ragazze adolescenti che non portano il velo commettono peccato» e che «ebrei e cristiani andranno all'inferno, dove dimoreranno eternamente». L'insegnante è stato sospeso per appena quattro mesi.

RECORD DI JIHADISTI E LAICISMO SPINTO
Secondo alcuni dati, tra i 400 e i 600 belgi si trovano o si sono recati in Siria a combattere con gli islamisti. Molti sono tornati in patria radicalizzati. In rapporto alla popolazione di appena 11 milioni di persone, il Belgio è il Paese occidentale dal quale sono partiti più jihadisti, segno che in uno dei tanti regni del multiculturalismo, dove una persona su sette è straniera, l'integrazione è solo un sogno.
Gli ultimi dati ufficiali sull'immigrazione risalgono al 2012: secondo l'Osce il 15,2 per cento della popolazione è straniera e solo nel 2012 l'immigrazione è leggermente diminuita, dopo due decenni di crescita costante. Per tenere insieme una società sempre più multiculturale, Bruxelles ha scommesso sul laicismo, una giocata che si sta rivelando perdente. Per non offendere nessuno, ad esempio, le vacanze scolastiche di Natale sono state rinominate "vacanze d'Inverno", quelle che coincidono con la festa di Tutti i santi sono diventate "congedo d'Autunno" e le vacanze di Pasqua sono ora "le vacanze primaverili". Il Belgio è anche il Paese dove i simboli religiosi non sono ben visti nello spazio pubblico, dove le Femen hanno tirato una torta in faccia all'arcivescovo di Bruxelles André-Joseph Léonard senza che nessuno protestasse e quello dove i cattolici che hanno provato a mettere in discussione l'eutanasia infantile sono stati accusati di «ingerenza intollerabile».

DERIVA ETICA
Dal punto di vista etico, poi, il Belgio si è lasciato andare da oltre un decennio: nel 2002 ha approvato l'eutanasia, con la quale oggi si possono uccidere anche i neonati o le persone con depressione e problemi mentali, nel 2003 il matrimonio tra persone dello stesso sesso, nel 2006 la possibilità per le coppie omosessuali di adottare bambini, dall'1 gennaio inoltre è in vigore anche la "presunzione di maternità", legge unica al mondo per facilitare la vita alle coppie di lesbiche.
La società che i belgi hanno costruito si è rivelata un terreno fertile per il terrorismo e l'estremismo di matrice islamica. E Bruxelles, che nel 2003 ha dovuto processare il terrorista Tarek Maaroufi per falso e «reclutamento per un esercito straniero» perché non aveva nell'ordinamento una legge antiterrorismo, si è ritrovata nel 2014 ad aprire il primo grande processo ai militanti dello Stato islamico con passaporto europeo. Gli imputati sono soprattutto ex ragazzi di strada, abitanti del ghetto islamico di Anversa, reclutati dai salafiti di "Sharia4Belgium", un gruppo estremista fondato nel 2010, ufficialmente sciolto nel 2012 ma che ancora agisce sul territorio.
I fatti odierni di Bruxelles hanno risvegliato gli incubi del maggio scorso, quando Mehdi Nemmouche, 29enne franco-algerino, dopo un anno di guerra in Siria è tornato in Europa e ha sparato a quattro persone nel museo ebraico di Bruxelles. Allora tutti si erano affrettati a parlare di lupo solitario, oggi nessuno ha più il coraggio di farlo.

Nota di BastaBugie: per leggere gli articoli e guardare i video del dossier "ISLAM" di BastaBugie, clicca qui.
Massimo Introvigne nell'articolo dal titolo "Bruxelles, la nuova strategia dell'Isis" spiega che occorre scavare nell'ideologia dei nuovi signori del terrorismo, consultando qualche oscura pubblicazione dell'estremismo ultra-fondamentalista islamico, per capire che cosa sta succedendo...
Ecco l'articolo integrale pubblicato da La Nuova Bussola Quotidiana il 22-03-2016:
Perché l'ISIS - che, dai primi commenti, sembra il responsabile dell'attentato - ha colpito a Bruxelles? Non basta la sola spiegazione della «vendetta» per l'arresto in Belgio del super-terrorista Salah. Occorre scavare nell'ideologia dei nuovi signori del terrorismo, consultando qualche oscura pubblicazione dell'estremismo ultra-fondamentalista islamico che ci dà però la chiave per capire che cosa sta succedendo.
È anzitutto necessaria una brevissima storia delle divisioni all'interno del terrorismo ultra-fondamentalista islamico. Nella sua incarnazione moderna, questo nasce nel 1981 con l'attentato al presidente egiziano Sadat. L'attentato è un successo sul piano militare - i terroristi riescono a uccidere un leader protetto da un imponente apparato di sicurezza - ma un fallimento sul piano politico. Non ne segue, come gli attentatori avevano sperato, una rivoluzione islamica in Egitto, ma l'arresto e l'impiccagione dei principali leader fondamentalisti, nella sostanziale indifferenza della popolazione. Dopo il 1981 il fondamentalismo propriamente detto sceglie di puntare al potere attraverso la lenta islamizzazione della società, la richiesta di democrazia e le elezioni. Se ne separa l'ultra-fondamentalismo, guidato in Egitto da Ayman al-Zawahiri, l'attuale leader di al-Qa'ida, che vuole invece continuare sulla via del terrorismo e degli attentati.
Ma anche l'ultra-fondamentalismo ha le sue divisioni. La più importante avviene dopo l'11 settembre 2001 e i successivi attentati di Madrid (2004) e Londra (2005). Anche qui si tratta di successi militari, ma con esiti politici ambigui. Ci sono ormai sufficienti documenti per sapere qual era lo scopo cui secondo bin Laden dovevano servire questi attentati. La sua tesi era che i governi laicisti o «falsamente» musulmani del Medio Oriente stanno in piedi solo perché sostenuti dall'Occidente. Se il burattinaio occidentale taglia i fili, i burattini - cioè i governi del Medio Oriente - cadono rapidamente. Gli attentati dovevano servire a convincere gli occidentali che occuparsi del Medio Oriente non era salutare, spaventando l'opinione pubblica e creando una pressione sui governi che li avrebbe indotti a ritirarsi da ogni intervento nei Paesi arabi.
Bin Laden aveva studiato a Londra, dove frequentava gli stadi di calcio - era tifoso dell'Arsenal - ma rifiutava sdegnosamente di andare al cinema. Se avesse visto qualche western, avrebbe capito che il calcolo poteva funzionare - e funzionò - per qualche Paese europeo, ma non per gli Stati Uniti. Quando si sentono attaccati, gli Stati Uniti reagiscono. Dopo l'11 settembre reagiscono in modo confuso, commettendo molti errori, ma certamente disarticolano le basi di al-Qa'ida in Afghanistan e, con il prosieguo della presidenza Bush, iniziano a occuparsi del Medio Oriente non di meno, ma di più. Di qui critiche in al-Qa'ida alle strategie di bin Laden, e la nascita di un'opposizione interna.
Le opposizioni a bin Laden trovano un punto di coagulo nella figura di Abu Musab al-Zarqawi, leader di al-Qa'ida in Iraq. Non solo Zarqawi considera di scarsa utilità gli attentati in Occidente, ma accusa bin Laden di accordi sottobanco con l'Iran sciita e la Siria di Assad, che è un alauita (cioè appartiene a un'eresia sciita), dal suo punto di vista inaccettabili perché non considera gli sciiti autentici musulmani. Quando si imbatte in sciiti, Zarqawi li uccide senza pietà. Il conflitto fra Zarqawi e al-Qa'ida è così forte che, quando il primo è ucciso dagli americani nel 2006, sono in molti a pensare che le informazioni su dove trovarlo siano arrivate ai servizi statunitensi - tramite quelli pakistani - dallo stesso bin Laden.
Di qui un risentimento mai sopito fra i partigiani di Zarqawi e al-Qa'ida, che esplode nel febbraio 2014 quando l'ISIS - che riunisce sostanzialmente chi in Iraq e Siria si considera erede di Zarqawi, più militari nostalgici di Saddam Hussein - si separa da al-Qa'ida. L'attuale ISIS e al-Qa'ida avevano però condiviso un percorso comune dal 2011, l'anno della morte di bin Laden, al 2014, nel corso del quale era emersa l'idea dell'opportunità di non limitarsi al terrorismo ma puntare a costituire veri e propri Stati, certo non riconosciuti dalla comunità internazionale, che battessero moneta, riscuotessero tasse, avessero le loro scuole, polizie e ospedali. Solo che al-Qa'ida pensava a piccoli «emirati» leggeri, diffusi a macchia di leopardo nell'intero mondo islamico, dal Mali alla Somalia e dallo Yemen ai territori tribali fra Afghanistan e Pakistan, mentre l'ISIS ha deciso di puntare a un unico grande califfato.
Sia al-Qa'ida sia l'ISIS organizzano anche attentati in Occidente. Talora collaborano, come nel caso di Charlie Hebdo. L'ISIS non è nato con lo scopo primario di destabilizzare l'Occidente, ma di costruire un califfato in Oriente e in Africa. Per questo ha bisogno di volontari, che costituiscono il nerbo del suo esercito. Dopo l'episodio di Charlie Hebdo, non solo gli analisti ma le stesse pubblicazioni dell'ISIS avevano messo in chiaro a che cosa servono quel genere di attentati. Sono spot pubblicitari per il reclutamento di nuovi militanti che partano dall'Occidente e vadano a combattere in Siria e in Iraq. E sono spot che funzionano: secondo alcune valutazioni, i combattenti partiti dalla Francia per arruolarsi nell'ISIS sono ormai più di mille.
Se questo era vero per Charlie Hebdo, nei mesi passati dall'attacco al giornale satirico francese nel gennaio 2015 ai nuovi attentati di Parigi di novembre 2015 e ora a quello di Bruxelles qualche cosa è cambiato. Lo spot pubblicitario per reclutare giovani estremisti disposti a partire per le terre del califfato rimane il primo motivo degli attentati. Ma se ne aggiunge un secondo, anche qui chiaramente illustrato nella letteratura dell'ISIS, che tra l'altro è scritta da persone di buona cultura. Lo stesso califfo al-Baghdadi non è un contadino, ma un accademico con uno, o secondo altri, due dottorati universitari.
Il secondo obiettivo è creare il caos in alcuni Paesi identificati come «a rischio» per l'incapacità della polizia di controllare periferie e banlieues dove non osa neppure avventurarsi e dove ci sono tanti musulmani. Il caos costringerà la polizia a occuparsi d'altro e a non ostacolare il reclutamento dell'ISIS. E in una società in preda al caos il reclutamento diventerà anche più facile. Lo spiega un opuscolo pubblicato nel mese di luglio 2015 dall'ISIS, «Gang musulmane».
Un autore particolarmente influente sull'ISIS - ma anche sull'ultima generazione di al-Qa'ida - è il siriano, ma cittadino spagnolo, Abu Mussab al-Suri. È un teorico del jihadismo che ha criticato al-Qa'ida per la sua ossessione nei confronti degli Stati Uniti, che ha portato agli attentati dell'11 settembre 2001, spettacolari ma politicamente inutili. Secondo al-Suri occorre invece colpire in Europa. Perché gli europei, a differenza degli americani, si spaventano e si ritraggono quando sono colpiti. E perché le periferie musulmane dell'Europa, soprattutto in Francia e in Belgio, sono a un passo dal diventare piccoli emirati, terre di nessuno dove la polizia a stento osa avventurarsi e dove il reclutamento per il jihad in Medio Oriente può procedere quasi indisturbato. Le teorie di Al-Suri sembravano lontane dalla realtà. Fino agli attentati di Parigi e Bruxelles.

Fonte: Tempi, 22 marzo 2016

3 - TUTTA LA BELLEZZA DEL CRISTIANESIMO STA ANCHE IN UNA SOLA PIAGA DI GESU'
Una sola sofferenza di Cristo ha la capacità di salvare tutto: non si trova nelle altre religioni qualcosa di altrettanto bello
Autore: Corrado Gnerre - Fonte: Civiltà Cristiana, 20/03/2016

L'universo intero è in una sola piaga di Gesù, perché una sola sofferenza di Cristo ha ontologicamente la capacità di salvare tutto. Il Cristianesimo è l'unica religione che afferma che nella singolarità vi è la spiegazione di tutto.
San Bonaventura insegnava a Parigi; era molto famoso: le sue lezioni erano seguitissime e molto apprezzate. Un giorno si recò a fargli visita un suo collega, san Tommaso d'Aquino. Questi lo pregò di mostrargli i libri di cui si serviva per i suoi studi. San Bonaventura lo introdusse nella sua celletta e gli mostrò dei libri ordinatissimi che stavano sul suo tavolino. San Tommaso non si accontentò e domandò di vedere altri libri, dai quali sicuramente attingeva la sapienza per i suoi insegnamenti. Il Santo francescano gli mostrò allora un piccolo oratorio nel quale vi era solo l'immagine del Crocifisso: tutto annerito per i tanti baci che gli dava. "Ecco, padre, il mio miglior libro - disse san Bonaventura indicando il Crocifisso - da qui attingo tutto quello che insegno e scrivo; gettandomi ai piedi di questo Crocifisso, domandando a Lui la luce dei miei dubbi, faccio nelle scienze maggior progresso che leggendo qualsiasi libro". Poi san Bonaventura concluse: "Vi sono uomini che studiano molto nei libri e concludono poco; mentre i santi diventano grandi sapienti soprattutto perché studiano il Crocifisso".
Si racconta anche di una giovane aristocratica che chiese di entrare in una comunità religiosa. Per provarne la vocazione, la Superiora le fece un quadro assai duro ed esigente della vita in quella comunità. Le fece vedere il monastero insistendo particolarmente sui luoghi più austeri. La giovane sembrava scoraggiarsi, poi, improvvisamente, domandò alla Superiora: "Troverò un Crocifisso in quella cella in cui dovrò stare molto ristretta e in cui dovrò dormire sopra un pagliericcio? Troverò un Crocifisso in quel refettorio, in cui il cibo sarà molto grossolano? Lo troverò in quel Capitolo, in cui dovrò ricevere tante correzioni?". La Superiora rispose: "Oh! sì, figlia, il Crocifisso è dappertutto". "Ebbene, madre - rispose decisa la giovane - io penso che niente mi sarà difficile quando avrò con me un Crocifisso in tutti quei luoghi in cui dovrò sacrificarmi".

NELLA TEOLOGIA CRISTIANA LA SOFFERENZA DI CRISTO HA UN RUOLO CENTRALE
Certamente la Passione e la Morte di Gesù non sono la conclusione; la conclusione è la Resurrezione, ma indubbiamente costituiscono il momento apicale del Cristianesimo, il momento più rappresentativo in quanto è la massima espressione dell'amore di Dio verso l'uomo. Non a caso il segno distintivo dei cristiani è, appunto, il segno della Croce.
Tutto questo ci permette di fare delle considerazione su un'unicità del Cristianesimo. Nella teologia salvifica cristiana si afferma che la sofferenza di Cristo ha redento l'universo intero. Tutto è ricapitolato in Cristo.
Quando ci poniamo dinanzi a un oggetto, per osservarlo nella sua interezza, dobbiamo indirizzare lo sguardo verso il centro e poi, eventualmente, ruotare lo sguardo per completarne la visione. È una legge dell'ottica. Ugualmente quando si vuole sintetizzare un discorso o un fatto bisogna enuclearne l'essenza. Ebbene, il Cristianesimo afferma che il centro non solo di una vita, non solo della storia di alcuni uomini, non solo di quella di una nazione o di un continente, ma dell'universo intero è nella singola, e circoscritta temporalmente («sotto Ponzio Pilato» recitiamo nel Credo), sofferenza di Gesù.
Se nel centro s'include la visione di tutto l'oggetto, se nella sintesi si riassume un fatto, allora possiamo dire che nella sofferenza di Cristo vi è l'universo intero. Ma - è noto - tutto ciò che Gesù ha singolarmente fatto ha avuto un valore infinito, perché vissuto e voluto da un soggetto divino. Dunque possiamo dire che già in una sola sofferenza di Cristo vi è l'universo intero. Già in una sola sua piaga.
Dunque, il Cristianesimo ha la pretesa di dirci che nella singolarità c'è la spiegazione per il tutto. Una simile, affascinante, pretesa è presente anche nelle altre religioni? Assolutamente no. Non è presente nell'Islam e nell'Ebraismo, perché in queste religioni non vi è l'idea di redenzione e quindi di necessaria "riconduzione" dell'esistente a Dio. È vero che tanto l'Ebraismo quanto l'Islam enfatizzano le scelte individuali (i singoli profeti, Maometto, ecc...), ma non affermano l'assoluta necessità di questi uomini.

TORNIAMO ALLE PIAGHE DI GESÙ
Una famosa preghiera per il ringraziamento eucaristico (tanto amata da sant'Ignazio di Loyola) dice: "...dentro le tue piaghe nascondimi". Ovvero l'uomo può trovare la sua dimora nelle piaghe di Gesù. Una simile verità - lo ripetiamo - è indiscutibilmente unica nel panorama delle varie dottrine religiose.
Ma attenzione, c'è da dire qualcos'altro. Affermare che la salvezza dell'universo intero è già in una sola piaga di Gesù, vuol dire affermare qualcosa che è umanamente inimmaginabile. Vuol dire, in sostanza, che nella singola sofferenza può esserci la soluzione del tempo e l'apertura verso l'eterno. Chiariamo. Il Cristianesimo già si presenta come una religione che sconfigge il tempo, trasformandolo in un "eterno presente" (come afferma sant'Agostino). Questo perché solo nel Cristianesimo ogni azione è risolutiva essendo la giustizia di Dio "puntuale", ovvero una giustizia che giudica l'anima così come la trova in punto di morte, per cui è anche dalla singola azione che scaturisce il destino eterno. Ma il Cristianesimo riesce addirittura ad andare oltre, affermando che l'Infinito, incarnandosi, ha reso possibile che l'Infinito stesso fosse contenuto nel finito... e che addirittura la salvezza dell'universo intero si realizzasse in una sola sofferenza del Verbo incarnato.
Tutto l'universo in una sola piaga di Gesù flagellato e crocifisso... provate a trovare se c'è qualcosa di altrettanto umanamente interessante nelle altre religioni.

Nota di BastaBugie: per approfondire le sofferenze di Gesù e il tema della salvezza ottenuta con la sua passione consigliamo il seguente link al sito Film Garantiti che parla de "La Passione di Cristo" di Mel Gibson e dove è possibile anche vedere gratis e integralmente il film
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=9

Fonte: Civiltà Cristiana, 20/03/2016

4 - COSA C'E' IN BALLO, PUNTO PER PUNTO, NEL REFERENDUM AMBIENTALISTA E IDEOLOGICO SULLE TRIVELLE
Ecco perché al referendum invitiamo a non andare a votare (invece per monsignor Nunzio Galantino, segretario della CEI, la lotta alle trivelle diventa la priorità per la Chiesa e i cristiani)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17/03/2016

Entra nel vivo la mobilitazione del comitato No Triv. Non c'è social network che non sia invaso dalla campagna referendaria, quasi sempre a favore del Sì (per uno dei paradossi referendari, la campagna dei No Triv è quella del Sì). A volte si tratta di una campagna anche molto greve, come il meme digitale "Trivella tua sorella", con immagine esplicita annessa, poi sospeso l'altro ieri con mille scuse dall'agenzia Be Shaped.
Il 17 aprile prossimo si voterà al referendum sulle trivelle: ai cittadini verrà chiesto se vorranno che vengano fermati i 21 giacimenti in attività nelle acque italiane, entro le 12 miglia dalla costa, quando saranno scadute le concessioni. In pratica, per motivi ambientali, si vuole fermare lo sfruttamento delle riserve di gas sui fondali marittimi italiani giudicati troppo vicini alle coste e dunque dannosi per l'ambiente e per la salute. Nel caso vincesse il Sì al referendum, nell'arco di 5, o 10 anni al massimo, quando scadranno le ultime concessioni, queste non verranno rinnovate. Anche se ci fosse ancora del gas da estrarre, l'Eni dovrebbe lasciarlo lì dove è, sotto il fondale marittimo.

IL QUESITO SEMBRA SEMPLICE E L'ESITO PARE SCONTATO, MA...
Sembra semplice, ma non lo è, perché l'informazione di questi ultimi mesi ha creato un caos difficile da districare. Di fatto sono passate nell'opinione pubblica idee completamente diverse sul senso del voto. Si parla di petrolio, ma i giacimenti in questione sono soprattutto di gas. Si dice "niente nuove trivelle", ma il quesito riguarda quelle vecchie già funzionanti da un trentennio a questa parte. E nemmeno tutte, perché su 106 impianti in acque italiane, solo 21 saranno condizionati dal voto, quelli, appunto, entro le 12 miglia marittime. Infine si discute molto su possibili scempi ambientali che non ci sono, né ci saranno in futuro: nessuno vuole costruire impianti petroliferi sulle isole Tremiti, al massimo era in discussione l'esplorazione dei fondali, ma non se ne fa più nulla perché la compagnia interessata vi ha rinunciato.
La sproporzione di forze fra Sì e No è notevole, perché il comitato della campagna per il Sì è una squadra bipartisan, agguerrita, sostenuta dalle giunte di ben dieci regioni marittime: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto. A cui vanno aggiunti le potenti associazioni ambientaliste Greenpeace e WWF, che già stanno usando la loro potenza di fuoco mediatica a favore del Sì. Il comitato per il No, al contrario, che si è battezzato "Ottimisti e razionali" è decisamente meno visibile sia nei media che nei social network. L'unico vero pensiero dei No Triv è la data del referendum, che cadrà a meno di un mese dalle prossime elezioni amministrative. Quindi i No Triv corrono il rischio che gli italiani non vadano a votare per due volte di fila.

LA BATTAGLIA DEI NO TRIV PARREBBE DETTATA DAL SEMPLICE BUON SENSO E INVECE...
A nessuno piace avere un impianto di estrazione del gas davanti alla finestra della propria casa al mare. Ma è un buon senso solo apparente. Lo dimostra il caso dell'Emilia Romagna, una delle regioni marittime che non ha aderito al comitato dei No Triv. Ospita due degli impianti in discussione, ma non ha mai subito danni al turismo, che è cresciuto di pari passo con l'industria estrattiva. In compenso, la chiusura degli impianti metterebbe a rischio migliaia di posti di lavoro nei prossimi anni: nel settore sono impiegate 7mila persone nella sola provincia di Ravenna. I No Triv parlano di possibili disastri che non ci sono. L'Istituto Superiore della Protezione Ambientale ha dimostrato che non si registrano dati sull'inquinamento particolarmente preoccupanti (nonostante Greenpeace faccia campagna soprattutto su questo punto), ma soprattutto che non esiste alcun terremoto artificiale causato dall'estrazione del gas. Non c'è mai stato, nella nostra storia, un solo sisma provocato dalle trivelle, la stessa conformazione del fondale marittimo non lo rende possibile: sedimenti, sabbie e argille non si rompono, ma si deformano plasticamente a seguito dell'estrazione. I promotori del referendum sono contrari all'inquinamento e promuovono un'energia pulita. Per questo parlano soprattutto di "petrolio" e genericamente di "combustibili fossili", ma l'oggetto del contendere, in questo caso, è il gas. E il gas metano è, a tutti gli effetti, energia pulita.
Se si rinunciasse all'estrazione al largo delle coste, l'Italia dovrebbe compensare con l'importazione di maggiori quantità di gas dall'estero, dall'Algeria soprattutto, ma anche da aree di crisi come la Libia alle prese con la sua guerra civile o dalla Russia, ma attraverso l'Ucraina in guerra. Cambierebbe poco, a dire il vero, negli equilibri generali del nostro paese, perché il gas estratto in Italia copre appena l'11,5% del fabbisogno nazionale. Ma di questo 11,5%, il 7,8% è estratto in mare. Impedire il rinnovo delle concessioni andrebbe ad incidere su quest'ultima percentuale, in una misura che né i comitati del Sì, né quelli del No hanno finora pubblicato.

SOLO UN PRIMO PASSO
In generale, però, ad essere praticamente impercorribile è il progetto di fondo dei No Triv: sostituire i combustibili fossili con fonti rinnovabili. La battaglia contro le trivelle appare solo un primo passo, ma poi ne seguiranno tante altre, fino alla rinuncia completa di gas e petrolio. Ciò vuol solo dire: rinunciare a una fonte certa per una incerta. Le rinnovabili sono ancora una strada in salita, tutta da percorrere, che non sta sul mercato senza ingenti incentivi statali. Né l'eolico, né il fotovoltaico hanno dimostrato di poter soddisfare il fabbisogno energetico tanto quanto le fonti tradizionali che usano combustibili fossili (e meno ancora rispetto a quel che potrebbe produrre il nucleare). L'eolico, poi, richiede campi di enormi pale eoliche, che sono un pugno nell'occhio tanto quanto le trivelle al largo delle proprie coste. Corriamo dunque il rischio di recidiva: una volta completato il passaggio dalla vecchia alla nuova energia, si potrebbe tornare al voto per dire "No Pale".

Nota di BastaBugie: Riccardo Cascioli nell'articolo sottostante dal titolo "Se anche le trivelle sono una priorità per la Chiesa" in cui si sottolineano le prese di posizione di monsignor Nunzio Galantino, segretario della CEI.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La nuova Bussola Quotidiana il 19-03-2016:
Era appena ieri che in un editoriale firmato da Robi Ronza, prendendo spunto dalla prolusione del cardinale Angelo Bagnasco al Consiglio Permanente della CEI si auspicava una forte iniziativa dei vescovi italiani a favore della famiglia. Come non detto. Ieri, il comunicato finale dei lavori della CEI ha spiegato molto bene che dal punto di vista sociale, le priorità dei vescovi italiani sono altre: i migranti e le trivelle. Di famiglia e inverno demografico, ci informa il comunicato, si è parlato nel corso del Consiglio permanente e monsignor Nunzio Galantino, segretario della CEI, nella conferenza stampa di ieri ha riferito di un invito al governo italiano a occuparsi della famiglia, ma ormai sa un po' di qualcosa di rituale, qualcosa che si deve dire per obbligo di ufficio. Ma i veri interessi sono altri.
Per quanto riguarda gli immigrati - a cui è dedicato il capitolo più ampio del Comunicato finale - c'è un reale coinvolgimento della Chiesa italiana e non certo da oggi. Ventimila persone sono accolte nelle strutture ecclesiali italiane - afferma la CEI -, un quinto dell'intero sistema di accoglienza in Italia e si tratta di un impegno che punta all'integrazione. I vescovi mettono anche in rilievo un problema abbondantemente sottovalutato, quello dei minori non accompagnati. Detto questo, però, la posizione della Chiesa italiana sembra giocarsi sempre all'interno di uno schema fin troppo semplicistico: muri contro accoglienza. Da cui l'ovvia conclusione: non dobbiamo costruire muri ma proporre percorsi di integrazione. E guai alla «selezione per nazionalità» ventilata da qualcuno.
La realtà però, come abbiamo spiegato molte volte, è decisamente più complessa e non si risolve con facili schematismi. Proprio oggi pubblichiamo un articolo che dà conto delle previsioni degli sbarchi in Italia previsti per quest'anno: 450mila persone, e stiamo parlando di immigrazione irregolare. La stragrande maggioranza di queste persone in base al diritto internazionale non ha diritto allo status di rifugiato, non fugge da guerre o persecuzioni. Ovviamente fugge da situazioni difficili, talmente difficili da affrontare viaggi rischiosissimi, ma in queste situazioni in Africa ci sono purtroppo centinaia di milioni di persone.
Quando parliamo di porte aperte a tutti, nessuna selezione, nessun filtro, solo processi di integrazione, è questi numeri che dovremmo avere in mente. Significa porre le basi per il caos prossimo venturo, non solo in Europa. Perché alla fine a scappare dai propri paesi sono i più giovani e quelli che se lo possono permettere, essendo che i passaggi per l'Europa sono ben costosi: vale a dire fuggono le forze che sono la principale speranza di sviluppo per l'Africa. E questo senza neanche contare che incentivare l'immigrazione irregolare e selvaggia equivale a ingrassare la criminalità organizzata e il terrorismo fondamentalista, che di questi traffici si nutrono.
Se sul tema delle migrazioni si può parlare di veduta parziale, sul fronte trivelle si raggiungono toni surreali.
In riferimento al referendum fissato per il 17 aprile, circa il rinnovo (o meno) delle concessioni per una ventina di piattaforme marine già esistenti, ieri mattina un editoriale di Avvenire aveva già schierato la Chiesa italiana con i "no triv", facendo discendere questa posizione direttamente dall'enciclica Laudato si' e dall'esortazione apostolica di papa Francesco Evangelii Gaudium: «La difesa di 'nostra matre Terra' è tutt'uno con la condanna dell'economia che 'uccide' della Evangelii gaudium», dice Avvenire.
Ora, tenendo conto della realtà effettiva delle trivellazioni in mare e il quesito referendario posto agli italiani [...] siamo davanti a un insulto al buon senso. Far discendere dal dovere di custodire il creato l'obbligo immediato di rinunciare al gas come fonte energetica è la forma peggiore di integralismo. Guarda caso, coloro che rifiutano anche la sola idea che vita, famiglia e libertà di educazione possano essere definiti princìpi non negoziabili, poi diventano assolutamente intransigenti in materie decisamente opinabili.
Si "dialoga" sulle unioni civili, non si deve giudicare sull'eutanasia, [...] ma guai a chi è a favore delle trivellazioni per garantire almeno un po' di gas (e anche posti di lavoro). Nella solita conferenza stampa, Galantino ha chiaramente lasciato intendere di condividere la posizione di Avvenire (e non sorprende visto che è lui a dettare la linea), ma ha dovuto spiegare un comunicato della CEI decisamente più prudente: segno che nel Consiglio permanente c'è stato qualche vescovo che ha imposto almeno un minimo di buon senso. Il dovere che discende dall'enciclica papale infatti, spiega il comunicato, si limita (e comunque non è poco) al dibattere del tema trivelle in tutte le comunità. Ed è solo l'inizio, ha aggiunto Galantino, perché «domani ci sarà il problema del nucleare e poi altri ancora». C'è il fondato rischio che prossimamente chi entrerà in parrocchia penserà di essere capitato nella sede di Legambiente.
Comunque, visto che sul nucleare c'è già stato un referendum recente e che quindi l'Italia per molti anni non ne parlerà più, suggeriamo un altro tema di estrema attualità: l'inefficienza di quell'energia solare a cui - stando ai nostri vescovi - dovremmo convertirci rapidamente chiudendo i rubinetti del gas e del petrolio. È di questi giorni infatti la notizia che due mega-progetti mondiali di energia solare, in Spagna e in California, malgrado ingenti sussidi statali stanno andando in bancarotta.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17/03/2016

5 - CLAUDIA KOLL: ''SONO PENTITA, MA DIO MI HA RICONCILIATA CON IL MIO PASSATO''
Il film di Tinto Brass era immorale, ma non mi ha neppure aiutata a fare carriera, anzi sono rimasta due anni senza lavorare
Autore: Eleonora Barbieri - Fonte: Il Giornale, 22/06/2015

Claudia Koll ha compiuto da poco cinquant'anni. Il 17 maggio ha festeggiato in piazza San Pietro con una quarantina di amici, tutti raccolti per la canonizzazione di alcune suore. Sono voluta tornare a San Pietro perché la mia conversione è iniziata lì nel 2000, con il giubileo racconta l'attrice che, dopo la fama negli anni Novanta (il film di Tinto Brass Così fan tutte è del 1992), il Festival di Sanremo, il ruolo di commissario in Linda e il brigadiere , la nuova esistenza cominciata nel 2000 con la conversione e l'impegno religioso, oggi vive la sua terza vita come mamma di un ragazzo in affido, Jean Marie, originario del Burundi.
SE SI GUARDA ALLO SPECCHIO, CHE COSA VEDE?
La serenità sul volto, la luce. Mi vedo più luminosa di prima, vedo la gioia nel cuore di avere una vita piena, intensa e ringrazio il Signore perché, se non l'avessi incontrato, la mia vita non avrebbe sapore.
PERCHE' TUTTA QUESTA GIOIA?
È la gioia di fondo nel fare il bene, di sapere che la mia vita non è sprecata, è vissuta. [...]
QUANDO E' INIZIATA LA SUA CONVERSIONE?
Nel 2000, quando ho passato la Porta Santa. Accompagnavo un'amica che veniva dall'America ed era la mia coach sul set. Poi siamo andate in Puglia per il film e lì, per la prima volta, mi sono trovata di fronte a delle difficoltà che non riuscivo più a gestire: prima ero sempre determinata, sicura, e invece non lo ero più.
CHE COSA E' SUCCESSO?
Per esempio, in una scena drammatica sarei dovuta scoppiare a piangere ma non ce l'ho fatta, il cuore non rispondeva ai miei comandi: si era indurito. E mi sono chiesta: perché? La mia amica mi disse: "Se non c'è verità nella tua vita, come ci può essere nel tuo mestiere?". E la sera, in albergo, pensai a Gesù, che dice che la verità rende liberi.
E CHE COSA HA FATTO?
Ho capito che la menzogna mi stava spegnendo dentro. E piano piano ho messo in discussione certi aspetti della mia vita, come il fatto che tutto ruotasse intorno a me, che fossi solo il centro di me stessa.
QUALI ALTRI ASPETTI HA MESSO IN DISCUSSIONE?
La mancanza di autenticità, e quindi la necessità di compiere scelte più coerenti rispetto all'unità della persona. E poi appunto l'egoismo: ho capito che bisogna pensare anche agli altri e ho cominciato con un ragazzo malato di Aids, ricoverato in un centro della Caritas.
UNO CHOC?
Dal mondo patinato del cinema in cui tutto deve essere bello... Lì, con quelle persone ero obbligata a essere vera, erano tutti malati terminali. Un'esperienza forte, come i poveri in Africa: ho visto neonati senza guance, col visino scavato, bambini scheletrici e tutto questo mi ha fatto crescere più di tante parole.
E CHE COS'ALTRO E' CAMBIATO?
Beh, per esempio non spendo più tanti soldi in vestiti e scarpe. Mi piacciono, ma ho la consapevolezza che non si possa vivere pensando solo a quello.
LA CONVERSIONE E' ARRIVATA QUANDO ERA AL SUCCESSO. UN CASO?
Non credo, anche se fondamentale è stato il passaggio della Porta Santa. Certo è che ho saputo rinunciare a tante cose, perché ne ho anche sperimentato l'inconsistenza: quando avevo davvero bisogno, i soldi e il successo non mi hanno dato le risposte che cercavo, Dio invece sì.
SI E' PENTITA DEL PASSATO DA ATTRICE?
Ma io continuo a fare l'attrice, anche se non in tv o in tournée: ho ruoli meno visibili, ma non ho smesso.
MA DEI RUOLI NON PROPRIO CASTI CHE HA INTERPRETATO?
Certo è chiaro che, se potessi, certi errori non vorrei averli commessi. Qualche giornale di recente ha scritto che non mi sono pentita, ma non può essere: certamente lo sono, altrimenti non avrei mai cambiato vita. Non ci sarebbe stata conversione.
EH, I GIORNALI...
A volte pubblicano anche immagini di quell'epoca, e mi dispiace. Oppure vogliono fare credere che la mia vita di oggi sia triste, ma non è così, anzi: è una vita più piena, più intensa. Poi è vero anche che, quando Dio ti perdona, ti riconcilia in qualche modo col tuo passato, ti dice: non rimanere ferma, cammina, guarda avanti.
LA SUA FAMIGLIA E' CATTOLICA. I SUOI GENITORI COME PRESERO QUEL FILM CON TINTO BRASS?
Secondo lei? Come potevano prenderlo? Ero già via, fuori di casa, ma i miei genitori hanno continuato per anni a pregare per me, per la mia conversione. E quando è successo davvero, mio papà mi ha detto che lo sperava, ma non immaginava che Dio potesse portarmi a un cambiamento così grande.
MA QUANDO HA DECISO DI FARE L'ATTRICE?
Da bambina, a cinque anni. Guardavo i film con mia nonna che non vedeva: io le dicevo che cosa vedessero i miei occhi, lei ascoltava e mi spiegava il film. Ecco, questo stare insieme l'una con l'altra, davanti al film, mi fece capire che l'arte era una strada speciale.
E POI COME HA COMINCIATO?
Mi iscrissi a Medicina come volevano i miei, ma capii che volevo fare altro. Io ho avuto una formazione solida, ho cercato sempre di migliorare nella recitazione. Ho scelto il teatro dopo Sanremo, che è stata una bella esperienza, come Linda e il brigadiere : non è che sia tutto da buttare, tante cose le ho fatte con gioia. Guardi, le devo dire una cosa.
PREGO.
Il film di Brass non mi ha aiutata: sono rimasta due anni senza lavorare. A un certo punto ero arrivata perfino a pensare di iscrivermi di nuovo a Medicina. Mi aveva ostacolato la carriera.
ADDIRITTURA?
Io sognavo il cinema vero, di Bergman... Feci un grosso errore di valutazione: pensai che mi avrebbe fatta conoscere e invece lo impedì, perché tutti si fermarono al mio corpo, e le uniche chance di lavoro erano dello stesso genere. Così mi fermai per due anni, fino a che Baudo mi chiamò al Festival di Sanremo, che mi ha permesso di uscire dall'isolamento.
SI RITIENE FORTUNATA?
Non uso questa parola. Ringrazio Dio perché scrive sulle nostre righe storte, ama l'uomo e, anche se cadi, se c'è lo sguardo rivolto a lui ti prende in braccio e ti risolleva. [...]
PERCHE' CONDIVIDE COSI' TANTO CON GLI ALTRI LA SUA FEDE?
La nostra fede dipende dalla predicazione, è la volontà di Gesù: "Annunciate il Vangelo". Sono 15 anni che giro per il mondo: se non fosse la volontà di Dio, la forza non l'avrei più. Troverei un'altra via, un'altra strada?

Nota di BastaBugie: in questo video di mezz'ora Claudia Koll racconta la sua conversione


https://www.youtube.com/watch?v=KsiQv426_Oc

Fonte: Il Giornale, 22/06/2015

6 - SULL'UTERO IN AFFITTO I POLITICI SEDICENTI CATTOLICI CI PRENDONO PER SCEMI... MA NOI CI RICORDEREMO
Coloro che hanno approvato le unioni civili ci prendono in giro con la mozione sul reato universale di utero in affitto
Autore: Elena de Giorgio - Fonte: L'Occidentale, 18/03/2016

Caro ministro Alfano e cari parlamentari del Nuovo Centrodestra ma chi volete prendere per scemi con la mozione sul reato universale di utero in affitto? La legge sulle unioni civili, un tempo detta Cirinnà, e che oggi, dopo la fiducia, è ormai la legge Renzi-Alfano-Verdini, è solo una truffa. Come pure truffaldina è questa mozione alfaniana non petita.
Per comprendere meglio il motivo, facciamo un passo indietro. La fantastica maggioranza
che sostiene questo governo, almeno formalmente ha fatto uscire la stepchild adoption dalla porta, ma lo ha fatto lasciandola rapidamente rientrare dalla finestra, visto che nell'ultima formulazione del testo sulle unioni civili i soliti noti hanno inserito la ben nota clausola per cui la magistratura può ammettere la suddetta stepchild. La stepchild dunque c'è, l'ha detto senza pudore la relatrice del provvedimento in commissione alla Camera, l'onorevole piddina Campana, e lo ha detto nella relazione che ha aperto l'iter del ddl in commissione giustizia.

MA NON LO AFFERMA SOLO LEI
Lo hanno detto praticamente tutti i giuristi auditi in commissione, sia quelli di area LGBT (Rete Lenford), sia quelli indicati dai grillini, sia quelli vicini al mondo cattolico. Lo conferma la sicumera con cui personaggi celebri come Nichi Vendola hanno praticato l'utero in affitto ben sapendo che otterranno l'adozione tramite i tribunali e che non saranno perseguiti in Italia. Perché il punto è esattamente questo. Stepchild è uguale utero in affitto e se si fa passare la stepchild poi non ci si può stracciare le vesti contro la "maternità surrogata".
Invece per non farsi mancare niente oggi il Nuovo Centrodestra presenta la mozione per rendere la maternità surrogata un "reato universale". Ma come? Prima legittimano la stepchild in virtù della riserva contenuta nella legge che permette ai tribunali di consentire a loro volta l'adozione (e quindi la pratica dell'utero in affitto) e poi propongono di alzare le pene per il reato di maternità surrogata? Siamo al manicomio. Oppure, semplicemente, si sa bene che il "reato universale" di utero in affitto, a parte la roboante dizione, è una scatola vuota, destinata a rimanere inapplicata, esattamente come la legge 40.
Infatti vale la pena ricordare che in Italia, grazie proprio alla legge 40, l'utero in affitto è già un reato, con pene fino ai due anni. Peccato però che non venga perseguito, nonostante le denunce di violazioni puntualmente fatte dalle associazioni e altrettanto puntualmente archiviate dalle procure. Vi ricordate di una sola persona che nel nostro Paese sia mai stata condannata per questo reato? Non solo le coppie, anche le organizzazioni dedite a questi commerci fanno come gli pare.

MOZIONE-FUFFA: L'UTERO IN AFFITTO COME REATO UNIVERSALE
Quindi che cosa vorrebbe farci credere Ncd, che alzando le pene sopra i tre anni, trasformando l'utero in affitto in un "reato universale" verrà perseguito anche all'estero? Ma dai! Come abbiamo appena spiegato, ma vale la pena ripeterlo, Ncd è il partito che ha inserito nella legge sulle unioni civili la clausola che ammette la stepchild e quindi l'utero in affitto. Pratica che in Italia non viene perseguita. Detto questo perché Ncd non ci ha pensato prima, magari imponendo che nel maxiemendamento si inserisse il reato universale direttamente nella legge sulle unioni civili?
Ecco perché quella di Ncd non è solo la classica foglia di fico per coprire la propria sudditanza alla sinistra leopoldina, è una vera e propria mozione-fuffa. Tanto più che un modo ci sarebbe già per perseguire il reato di utero in affitto, come hanno ricordato oggi in conferenza stampa i parlamentari del movimento Idea.
Quagliariello, Roccella, Giovanardi, hanno annunciato una mozione e un question time chiamando in causa il ministro della giustizia, visto che il ministro in persona, utilizzando gli strumenti legislativi già a disposizione nel codice penale, come l'articolo 9, può tranquillamente perseguire in Italia un reato commesso all'estero, anche se la pena è inferiore alla soglia (i fatidici tre anni) che lo renderebbe reato universale.
Conclusione: chi ha votato contro la Legge Renzi-Alfano-Verdini ha tutto il diritto di presentare mozioni e proposte contro l'utero in affitto, ma che lo faccia chi invece ha votato a favore della legge, avallando stepchild e utero in affitto, è quantomeno ridicolo. Pensano di prendere per scemi gli italiani, tutti quelli che sono contro l'utero in affitto, compreso il popolo del Family Day. Ma anche di questo, cari Alfano ed Ncd, #ciricorderemo.

Fonte: L'Occidentale, 18/03/2016

7 - SECONDO AVVENIRE QUELLO GAY E' UN AMORE AUTENTICO
Sul quotidiano della CEI trova sempre più spazio chi è a favore di gender, reato di omofobia e matrimoni gay
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16/03/2016

«E la Chiesa si rinnova per la nuova società...», cantava Giorgio Gaber già all'inizio degli anni '70, ironizzando sui tentativi di adeguamento alla modernità. Ma oggi la smania di adeguarsi alla cultura dominante è diventata un fiume in piena e anche da pulpiti insospettabili si reclama ormai a gran voce il cambiamento della dottrina. Il caso più recente è l'atteggiamento davanti all'omosessualità e alle unioni fra persone dello stesso sesso, ed è il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), Avvenire, a promuoverla in modo sempre più esplicito.

SECONDO AVVENIRE QUELLO OMOSESSUALE È UN AMORE AUTENTICO
Ne è un esempio eclatante l'intervista apparsa con grande rilievo il 9 marzo al vescovo di Orano (Algeria), Jean Paul Vesco, il quale con la modestia tipica degli ecclesiastici al passo con i tempi, propone tra l'altro anche il cambiamento del Catechismo. Nell'intervista monsignor Vesco sostiene nell'ordine: la Chiesa deve accogliere senza pretendere di dire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato (dire che un comportamento è male significa escludere); quello omosessuale è un amore autentico per cui sbaglia il Catechismo a parlare di "disordine oggettivo"; sì alle adozioni per coppie gay, ma non all'utero in affitto; anche l'unione tra omosessuali è indissolubile (ma per Vesco una persona può vivere più unioni indissolubili); l'astinenza sessuale non può essere un modello.
Come catalogare questa intervista? Una svista? Un incidente di percorso? Niente affatto. È solo l'ultima tappa - la più sconvolgente - di un lungo percorso iniziato molto tempo fa ma che dal doppio Sinodo sulla Famiglia in poi è diventato sempre più esplicito ed ha subito anche una forte accelerazione. La stessa pagina del 9 marzo ne è una prova. L'intervista a Vesco è infatti a corredo di un servizio su un convegno promosso dall'Istituto Giovanni Paolo II sulla Famiglia che aveva a tema la cura pastorale per le persone con tendenze omosessuali. Il convegno aveva un indirizzo assolutamente fedele al Magistero della Chiesa, ma dal servizio di Avvenire si ricava invece l'impressione della ricerca di una pastorale in linea non tanto con l'accoglienza per le persone quanto per l'omosessualità tout court. Tanto è vero che ci si rammarica dell'occasione persa al Sinodo sulla Famiglia (e chissa perché bisognava affrontare il tema omosessualità nel Sinodo dedicato alla famiglia?). L'intervista a Vesco, che con il convegno non c'entrava nulla, completa l'opera.
Ma anche il nome di Vesco non è casuale: già durante il Sinodo era stato ampiamente lodato da Avvenire per aver pubblicato il libro "Ogni amore vero è indissolubile" (Queriniana), ossia il tentativo di giustificare teologicamente l'accesso alla comunione per i divorziati risposati.

LETTERA DI UN OMOSESSUALE ALLA CHIESA DI ROMA
Come si diceva, però, quella del 9 marzo è solo l'ultima tappa. Aveva ad esempio destato una certa sorpresa un'intera pagina di Cultura dedicata lo scorso 15 settembre al libro di un magistrato omosessuale e credente, Eduardo Savarese, dal titolo inequivocabile: Lettera di un omosessuale alla Chiesa di Roma. Il contenuto è ovviamente esposto in modo problematico, ma l'obiettivo è evidente: «Perché un omosessuale cattolico deve essere costretto a scegliere tra l'amore e la religione?», ci chiede partecipe Avvenire. Ed ecco puntuale l'esame di coscienza: «Occorre ammetterlo - dice il quotidiano della CEI -, nella Chiesa troppo spesso si è preferito non vedere, non discutere, non affrontare il problema».
Affermazione davvero sorprendente quest'ultima: perché da San Paolo in poi molte volte la Chiesa si è interessata ed ha preso posizione sul tema. E non solo per condannare i comportamenti omosessuali: bisognerà almeno ricordare in tempi recenti il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede "Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali", del 1° ottobre 1986. Avvenire in realtà intende un'altra cosa: della questione omosessuale nella Chiesa non se ne è mai parlato in termini di accettazione del comportamento, che è esattamente ciò che si vuole perseguire ora. E infatti chi interpella per un parere sul libro di Savarese? Il teologo morale don Aristide Fumagalli, insegnante presso il Seminario diocesano ambrosiano di Venegono, autore di numerosi volumi sul tema della sessualità ma soprattutto noto per le sue posizioni pro-gender. Il titolo al suo intervento è chiaro: "È ora di parlarne", ovviamente nel senso di considerare naturale l'omosessualità.

UN'OPERAZIONE CULTURALE NON CASUALE
Non meno sorprendente il forum su amore e gender pubblicato il 6 febbraio: a confrontarsi Chiara Atzori, impegnata da anni in un cammino di aiuto a persone con tendenze omosessuali, autrice di "Gendercrazia, nuova utopia" (SugarCo); e Michela Marzano, docente di filosofia e deputato PD, grande sostenitrice del diritto all'aborto nonché del matrimonio gay e della legge sull'omofobia. Atzori e Marzano per Avvenire pari sono, una opinione vale l'altra. Poco importa se Chiara Atzori difenda la realtà dell'uomo e i princìpi dell'antropologia cristiana mentre la Marzano rappresenta ai massimi livelli l'attacco al progetto creatore di Dio e quindi all'uomo, che papa Benedetto XVI aveva definito come la principale sfida che la Chiesa ha oggi davanti (discorso alla Curia Romana, 21 dicembre 2012). Quel che conta per Avvenire è far circolare idee "nuove", per cambiare passo dopo passo la mentalità dei cattolici sul tema.
A far comprendere che si tratta di un'operazione "culturale" non casuale sta anche la firma di tutti questi articoli e interviste, ovvero Luciano Moia, firma di punta del quotidiano della CEI, esperto di famiglia e responsabile fin dalle origini del mensile allegato ad Avvenire "Noi Genitori e Figli", ora diventato "Noi Famiglia & Vita". Proprio in occasione del lancio in gennaio del nuovo mensile, avevamo notato un cambiamento culturale significativo laddove nell'articolo di presentazione si afferma: «La vita può nascere - in senso biologico, personale e spirituale - solo in una famiglia formata da una donna e da un uomo, meglio se uniti in matrimonio, meglio ancora se quell'unione matrimoniale rientra in un progetto di fede fondato sui valori del Vangelo». Vale a dire che per Avvenire il concetto di famiglia è già stato esteso alla convivenza, ora attendiamo con pazienza il giorno in cui per il quotidiano della CEI saranno famiglia anche le unioni gay.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16/03/2016

8 - UN GIUDICE E' CONVINTO CHE IL BENE DEI BAMBINI E' AVERE UNA MAMMA E UN PAPA' E PER QUESTO VIENE LICENZIATO
A Bologna un candidato PD critica il gender ed è contrario all'aborto... per questo il partito lo purga
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi, 17/03/2016

Un giudice inglese è stato rimosso dal suo incarico per «colpa grave»: aver sostenuto che è meglio affidare un bambino a una mamma e un papà piuttosto che a due presone dello stesso sesso. Il provvedimento contro Richard Page, magistrato 69enne in carica da 15 anni presso il tribunale delle famiglie del Kent, è stato autorizzato la settimana scorsa dal ministro della Giustizia Michael Gove e dal presidente della Corte suprema, Lord Thomas di Cwmgiedd.
Nel 2014, il giudice emise una sentenza su un caso di affido da cui partì un'indagine disciplinare che si concluse con l'obbligo per Page di partecipare a corsi di aggiornamento rieducativi. L'ufficio preposto spiegò nella motivazione che in quel processo «il giudice si è lasciato influenzare dal suo credo religioso piuttosto che dall'evidenza». Quale evidenza? In una intervista alla Bbc nella primavera del 2015, Page chiarì: «La mia responsabilità come magistrato è di fare ciò che considero il meglio per i bambini e il mio sentore era che il meglio per lui (il bambino coinvolto nella vicenda, ndr) fosse che i suoi genitori adottivi fossero un uomo e una donna».
Quell'intervista alla tv britannica è costata al giudice un'ulteriore indagine, fino alla decisione della sua rimozione definitiva, con l'accusa di «faziosità e pregiudizio». Facendo leva proprio sul concetto di evidenza, Page si è difeso spiegando che riguardo ai caso di adozione da parte di persone dello stesso sesso, non c'è ancora stata una «corretta analisi sugli effetti di tali collocamenti sui bambini», ma «io, come magistrato, devo agire sulla base delle prove. E, molto semplicemente, credo che non vi siano prove sufficienti a convincermi che affidare un bambino alle cure di una coppia dello stesso sesso possa essere, dal punto di vista olistico, un bene per un bambino anziché affidarlo a una mamma e un papà come Dio e la natura vogliono».
Adesso, dopo la rimozione dall'incarico, il magistrato ha deciso di denunciare il ministro Gove, rimproverandogli di «assecondare la nuova ortodossia politica» e di aver preso una «decisione profondamente illiberale e intollerante». «Sono inorridito - spiega - da come stanno andando le cose. E che i cristiani vengano emarginati così». Page dice inoltre di essere «infastidito» dal fatto che «persone che dicono di avere una visione cristiana se la prendano con me per la mia visione cristiana, e fra queste c'è Michael Gove». Andrea Minichiello Williams, l'avvocato del Christian Legal Center che difende Page, ha ricordato infine che il giudice ha anche prestato servizio per lungo tempo il Servizio sanitario nazionale, guadagnandosi la stima per la sua «competenza», motivata proprio dalla «fede cristiana e dalla profonda compassione per le persone».

Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo sottostante dal titolo "Gender, nel Pd partono le purghe per chi si oppone" mette in luce il fatto che a Bologna un candidato in lista col sindaco uscente Merola, dopo aver criticato le repressioni per i genitori che si oppongono alle lezioni gender, il Pd lo caccia seduta stante.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La nuova Bussola Quotidiana il 18-03-2016:
Quando il partitone rosso si chiamava Partito Comunista il rischio era quello di farsi cacciare perché contrari alla politica totalitaria di Stalin. Accadde così con i Magnacucchi, Valdo Magnani e Aldo Cucchi, i quali vennero espulsi nel 1951 perché osarono criticare la politica egemonica dell'Urss. E il Migliore, Palmiro Togliatti, non ebbe pietà nemmeno del povero Magnani, che era primo cugino della sua amante Nilde Iotti.
I tempi sono cambiati, il Pci si chiama Partito Democratico, ma non i metodi: l'unica differenza è che questa volta non servono i congressi per ratificare certe purghe. Bastano dei post su Facebook, opportunamente monitorati a pochi giorni dalla chiusura delle liste.
A Bologna può capitare di essere cacciati dalla squadra del sindaco uscente Virginio Merola per aver semplicemente espresso un'opinione. Quale? Essere contrari all'educazione gender nelle scuole. Il bolognese Paolo De Fraia, classe 1961 era entrato come indipendente nella lista a sostegno della ricandidatura del primo cittadino che si presenta alle prossime elezioni per riconquistare Palazzo d'Accursio. Un passato nell'Udc, vicino alla Cisl. Insomma: la sua poteva essere la classica candidatura per dare alla quota cosiddetta cattolica uno strapuntino di rappresentanza.
Ma De Fraia non aveva fatto i conti con la terribile macchina della repressione. Che lo ha estromesso dalla lista per le sue opinioni antiabortiste e antigender. Galeotto un post su Facebook nel quale il candidato Pd metteva a nudo le sue opinioni in fatto di lezioni genere tra i banchi. De Fraia ha condiviso un articolo di Tempi che raccontava di come in Germania una 40ina di genitori fossero stati messi in carcere perché si erano opposti a far partecipare i figli alle lezioni gender oriented che anche là vanno forte.
Un commento che non è piaciuto ai vertici del partitone rosso ha fatto il resto: «Non è una bufala. E' la triste realtà dell'avvento del regime di un nuovo ordine mondiale. Questa è discriminazione violenta». Apriti cielo. De Fraia è stato estromesso seduta stante con il solito fumoso rito della mistificazione: «Posizioni e ragionamenti di uno dei candidati che nulla hanno a che fare con il profilo politico del Pd di Bologna e con l'impegno in favore di un allargamento dei diritti», ha sentenziato dandogli il raus il segretario Dem sotto le due torri Francesco Critelli. Almeno per i Mangnacucchi ci volle un congresso per cacciarli. Qui è bastato molto meno.
L'interessato si è stupito: «Lo sanno da sempre come la penso su certi temi», ma evidentemente bisognava dare un messaggio chiaro ad altri malintenzionati che per caso avessero l'ardire di tentare la carriera politica del Pd. Chi si oppone alle teorie gender o chi si dichiara antiabortista andrà cacciato.
Queste sono le purghe 2.0 del Pd di rito renziano? Sembra proprio di sì anche a giudicare dalla sostanziale facilità di repressione. Nessuna protesta, tutti zitti. Anche quelli che pontificano su libertà d'opinione e di parola. La vicenda non è sfuggita al candidato sindaco del Popolo della famiglia Mirko De Carli che ha offerto a De Fraia un posto in lista. E neppure al leader del neonato movimento Mario Adinolfi che ha fatto notare come ormai nel Pd opporsi a certe derive sia diventata un'onta mentre difendere la maternità surrogata, che ad oggi è ancora è un reato, invece sia un punto di merito.
Il posto di De Fraia è stato preso da un altro militante Dem, tal Davide Di Noi. Dove il Di Noi, oltre che il cognome, deve essere probabilmente anche una garanzia di appartenenza ai dettami del nuovo ordine mondiale che il Pd ha ormai imposto nel suo dna genetico.

Fonte: Tempi, 17/03/2016

9 - OMELIE PER LA VEGLIA PASQUALE E LA MESSA DEL GIORNO - ANNO C
Cristo Signore è risorto
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: La rivincita del crocifisso, (omelie per il 26-27 marzo 2016)

1) VEGLIA PASQUALE

Questa notte da ogni altare la Chiesa grida al mondo la notizia più sorprendente, più consolante, più rinnovatrice della storia: "Cristo Signore è risorto!".
Questo messaggio avvera, con una pienezza che sorpassa l'attesa, le speranze dei patriarchi e dei profeti antichi, che abbiamo sentito farsi di secolo in secolo più chiare e vibranti attraverso le letture della veglia santa.
Questo messaggio raccoglie e tramanda soprattutto le esperienze, piene di stupore e di gioia, che testimoni prescelti hanno fatto incontrando colui che era stato crocifisso, addirittura conversando e mangiando con lui.

CRISTO È RISORTO!
Qui c'è il cuore della nostra fede; qui c'è il solco che segna l'unica vera divisione tra gli uomini.
Quelli che accolgono l'annuncio pasquale sanno di non essere più prigionieri di un mondo piccolo e chiuso, oltre il quale non c'è che l'abisso del nulla. È stato aperto un varco dall'amore che è più forte della morte: per questo varco ora anche noi abbiamo libero accesso al Regno e alla casa del Padre, dove Gesù è salito a prepararci un posto.
Risorgere in Cristo e con Cristo è il nostro destino; e vuol dire migrare di là, su una nuova terra dove più non si piange, sotto nuovi cieli dove finalmente abiterà la giustizia.
Se Cristo è risorto, allora ogni sofferenza è transitoria: ciò che passa, alla fine è sempre breve; e, una volta passato, sembra irreale come un sogno. Solo ciò che resta per sempre, ciò che è collocato nel mondo dei risorti, è realtà autentica e piena, senza il turbamento che è inseparabile da ogni cosa che finisce.
La Pasqua è la certezza che il male alla fine è sconfitto. Anche se fa molto chiasso, anche se dissemina molte rovine, anche se può avere un'impressionante successo - che poi è il "successo dei tre giorni", come la vicenda del Signore crocifisso - non prevarrà. Sulla menzogna, sull'ingiustizia, sull'odio, sull'oppressione del debole e dell'innocente, alla fine si affermerà la verità, trionferà la vita, vincerà l'amore.
L'Unigenito del Padre - che si è fatto uomo, indissolubilmente legato alla nostra stirpe e alla nostra sorte - è entrato come primogenito di una moltitudine di fratelli nel Paradiso di Dio, che così è diventato anche nostro.
La sua risurrezione è la caparra sicura e concreta della nostra. Nemmeno su di noi, che pure sembriamo votati a subire il suo oscuro dominio, la morte avrà l'ultima parola. Risorgendo, Cristo ha liberato i nostri giorni "infausti e brevi" dalla paura dell'annientamento e dall'orrore della prospettiva che tutto, nella nostra esistenza, alla fine sia vanificato.

ASPETTO LA RISURREZIONE DEI MORTI
Nella professione di fede noi proclamiamo davanti a tutti: "Aspetto la risurrezione dei morti". Lo diciamo tutti sul serio?
San Paolo, al pensiero che qualche cristiano possa ripetere queste parole senza convincimento intimo e certo, è preso come da un brivido di angoscia e di compassione; ed esclama: Se i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati... Se abbiamo speranza in Cristo soltanto per questa vita, noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini (cf. 1 Cor 15,16-19).
Allora la grazia particolare da chiedere nella celebrazione della Pasqua è appunto di recuperare intera e viva questa persuasione. È la verità che è il centro e il compendio di tutta la nostra fede: deve tornare ad essere il cuore e l'ispirazione di tutta la nostra esistenza.
E c'è una seconda grazia da chiedere: quella di diventare, tutti noi che crediamo, gli evangelizzatori e gli apostoli di questo annuncio pasquale.
Annunciare la risurrezione di Cristo, che è principio e causa della nostra, significa in concreto anche di riaffermare la preziosità dell'uomo in faccia a Dio e la sua dignità. E ci vuole coraggio e tenacia in un mondo come il nostro.
Non è facile far risonare efficacemente la Pasqua in una società dove le aggressioni, gli omicidi, i sequestri si fanno sempre più frequenti e spavaldi; dove gli esseri umani, chiamati alla vita, vengono subito aggrediti atrocemente - e legalmente - perché non ne varchino la soglia; dove la denutrizione e la fame abbattono a milioni i fanciulli; dove l'emarginazione del malato e dell'anziano a volte è aggravata da calcoli ed egoismi spietati [dove sono chiamate civili le unioni che segnano il ritorno alla barbarie, dove si parla di diritti per tutti, tranne che per i bambini che hanno il diritto fondamentale ad avere un babbo e una mamma, N.d.BB].
Ma celebrare la Pasqua vuol dire anche ravvivare la speranza. Proprio perché Gesù di Nazareth è risorto e, risorgendo, è stato costituito Signore dell'universo, noi sappiamo che l'umanità non può andare perduta. Una grande energia di novità e di riscatto sta pervadendo la terra da quel mattino di primavera, quando prima Maria di Magdala e le altre donne, poi Pietro e gli apostoli trovano il sepolcro vuoto. Ciascuno di noi stanotte si impegni a lasciar lavorare questa divina energia nel segreto del suo cuore e nella operosità della sua vita.

2) GIORNO DI PASQUA

Cristo, nostra Pasqua, si è immolato! (1 Cor 5,7), esclama con voce commossa san Paolo nella prima Lettera ai Corinti.
Cristo, nostra Pasqua. L'espressione è significante: san Paolo pensa alla Pasqua come a una persona; noi pensiamo alla Pasqua come a una festa. Ed è giusto: la Pasqua è una festa, è anzi la madre di tutte le feste cristiane; e la sua gioia vibra in ogni altra autentica gioia che possiamo incontrare, la sua luce risplende in ogni speranza che non delude.
Ma prima ancora la Pasqua è un avvenimento, che si è compiuto e non finisce più. Addirittura è una persona: la persona del Figlio di Dio crocifisso e ritornato alla vita, che di sé colma interamente la storia ed è ormai, nell'avventura umana, una presenza intramontabile; una presenza che pervade tutto e chiede di farsi in tutti principio di una mentalità nuova e di una esistenza trasfigurata: Cristo risuscitato dai morti non muore più: la morte non ha più potere su di lui (Rm 6,9).
Allora la Pasqua è sì un'occasione straordinaria di letizia familiare e sociale, un'opportunità di tornare in pace e sereni, un'occorrenza di cordialità beneaugurante. Ma non può ridursi a questo, perché non si tratta soltanto di una festa, sia pure la più rifulgente di tutte.
Celebrare la Pasqua nella sua piena autenticità comporta cogliere e comprendere sino in fondo il senso dell'immolazione di Cristo, per condividere esistenzialmente - anche mediate la comunione al suo Corpo e al suo Sangue, offerti in sacrificio per noi - il mistero della sua morte e della sua risurrezione.
I valori dell'immolazione del Signore sono molteplici, anche se poi si possono riassumere in uno solo: la gloria di Dio inverata nella redenzione degli uomini.

VITTORIA DELLA VERITÀ SULLA FALSITÀ E L'ERRORE
La Pasqua di Cristo è prima di tutto vittoria della verità su ogni prospettiva deformata e falsa, e quindi anche sul demonio, che dall'unico Maestro è stato perfettamente definito come il padre della menzogna (cf. Gv 8,44).
Gesù, testimone verace (At 3,14), al cospetto delle massime autorità della sua nazione non teme di proclamare la sua origine divina, pur prevedendo che questa franchezza gli sarebbe costata la vita (cf. Lc 22,70-71), perché egli sa che solo a partire dalla conoscenza di questa realtà primaria e trascendente può scaturire la nostra salvezza.
A Pilato piaceva - come a molti anche ai nostri giorni - discutere elegantemente, gingillarsi con i concetti, coltivare con i vari interessi culturali, purché non si arrivasse a certezze troppo scomode e troppo impegnative. A lui il suo misterioso Prigioniero rivolge parole che sono taglienti come una lama di luce, e sono ancora oggi inquietanti: Per questo io sono nato e sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce (Gv 18,37).
Lo splendore della Pasqua, meritato dal sangue del Figlio di Dio, ci illumini e ci scampi dalla spirito di Pilato. Ci liberi cioè da ogni propensione allo scetticismo e al relativismo, da tutti i dubbi coltivati ed esaltati quali fossero pregi e fortune, dalla superficialità per cui finiamo col pensare che tutte le visioni delle cose sono accettabili, che tutte le religioni sono uguali, che tutte le maniere di vivere e di agire meritano considerazione.
Ci faccia anzi tutti diventare ricercatori appassionati di ciò che è vero, di ciò che è, di ciò che salva. Ed è una ricerca che deve cominciare e accompagnarsi con la rettitudine della nostra intenzione e l'irreprensibilità del nostro agire, perché Gesù ha detto: Chi fa la verità viene alla luce (Gv 3,21).

VITTORIA DELL'INNOCENZA SUL PECCATO
Poi la Pasqua è vittoria dell'innocenza sul peccato. In questa vicenda, l'unico incolpevole si lascia volontariamente aggredire dai peccatori. A loro - e a tutti noi - egli ottiene il perdono di Dio, e a nostro vantaggio prepara nel suo sangue un'aspersione di misericordia.
La prima conquista di questo trionfo, ottenuto a così caro prezzo, è il malfattore crocifisso sul Golgota accanto a Gesù. Col suo pentimento egli rovescia felicemente un'intera esistenza sbagliata: una attimo di fede, e la croce si muta nella gloria. Il caso è esemplare, ed è ragione di speranza per tutti noi, quali che siano i nostri debiti con la giustizia divina: "Dopo il perdono al ladro, chi sarà ancora oppresso da timore?", canta sant'Ambrogio nel suo inno pasquale.

VITTORIA DELLA VITA SULLA MORTE
Più radicalmente la Pasqua è il trionfo della vita sulla morte. Gli uomini - i condannati a morte, perché tutti siamo destinati a incontrare questa oscura esperienza a causa del peccato - condannano a morte colui che è la fonte stessa della vita. È un paradosso, avvertito anche dall'apostolo Pietro nel suo coraggioso discorso al popolo di Gerusalemme: Avete ucciso l'autore della vita. Ma Dio l'ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni (At 3,15).
Morendo Gesù distrugge la morte e risorgendo offre agli stessi suoi uccisori un destino di risurrezione e di vita eterna.

LA STRATEGIA È UNA SOLA: VINCERE IL MALE COL BENE
Le vittorie pasquali sono dunque tre: sulla falsità e l'errore, sul peccato, sulla morte. Ma la strategia è una sola: vincere il male col bene. E cioè: superare le tenebre con la luce, la colpa con l'obbedienza alla volontà del Padre, la fine di ogni valore terreno con l'elargizione dell'immortalità nel Regno dei cieli.
Questo stile e questo piano di battaglia sono un'altra lezione preziosa per noi. Per mantenerci in sintonia con la Pasqua di Cristo, che ci ha riscattati, anche i nostri pensieri, le nostre decisioni, i nostri comportamenti devono sempre essere connotati dal rifiuto totale e irreversibile di ogni menzogna, di ogni trasgressione, di ogni violenza.

Fonte: La rivincita del crocifisso, (omelie per il 26-27 marzo 2016)

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