BastaBugie n�453 del 11 maggio 2016

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1 CON L'APPROVAZIONE DELLE UNIONI CIVILI (CIOE' DEI MATRIMONI GAY) DIVENTA AMBIGUO PARLARE DI FAMIGLIA
Ad esempio il Forum delle associazioni familiari (molto remissivo con la Cirinnà) dovrà cambiare nome e strategie
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 APPROVATE LE UNIONI CIVILI, LO SCONTRO CONTINUA...
A Roma Adinolfi attacca Marchini (che dice che non celebrerà matrimoni gay)... ma anche lui era favorevole alle unioni civili
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 IL MITO DEL 25 APRILE E' IL SOGNO DI UNA ITALIA COMUNISTA, COME LA DESIDERAVANO TOGLIATTI E I SUOI
La vera festa della Liberazione in realtà sarebbe il 18 aprile: alle elezioni del 1948 infatti gli italiani scelsero davvero la libertà, archiviando il fascismo e bloccando il comunismo
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Libertà e Persona
4 IL DIRETTORE DEL CERN DI GINEVRA CREDE IN DIO: QUESTO CONFERMA CHE SCIENZA E FEDE SONO COMPATIBILI!
L'italiana Fabiola Gianotti è direttore generale del più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle, avendo contribuito alla scoperta del bosone di Higgs (la ''particella di Dio'')
Fonte: UCCR (Unione Cristiani Cattolici Razionali)
5 RIFLESSIONI SULL'ESPOSIZIONE GIUBILARE ROMANA DEI CORPI SANTI DI PADRE PIO E LEOPOLDO MANDIC
Le solite reazioni di rigetto nei soliti intellettuali non hanno fermato il fiume di pellegrini attirato dal profumo di pastori santi
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone
6 GOD'S NOT DEAD: QUANTO SEI DISPOSTO A RISCHIARE PER DIFENDERE QUELLO IN CUI CREDI?
Grande successo per il film dove uno studente accetta la sfida di difendere la fede cristiana di fronte al suo professore ateo
Autore: Andrea Lavelli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 DALL'ILLUMINISMO IN POI L'OCCIDENTE ODIA SE STESSO, ECCO PERCHE' L'ISLAM AVANZA
L'Occidente ha rinnegato la sua storia credendo che siamo diventati civili, progrediti, buoni, ragionevoli, solo da Voltaire in poi, mentre prima ci sarebbe stato il cristianesimo e perciò buio
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Libero
8 PERCHE' PAPA FRANCESCO HA SIMPATIA PER I LEFEBRVIANI?
Sembra molto vicino l'accordo per il rientro a pieno titolo nella comunione con la Chiesa da parte della Fraternità san Pio X che il Papa conosce bene fin da quando era in Argentina
Autore: Gianburrasca - Fonte: Libertà e Persona
9 OMELIA PENTECOSTE - ANNO C (Gv 14,15-16.23-26)
Il Padre vi darà un altro paraclito
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - CON L'APPROVAZIONE DELLE UNIONI CIVILI (CIOE' DEI MATRIMONI GAY) DIVENTA AMBIGUO PARLARE DI FAMIGLIA
Ad esempio il Forum delle associazioni familiari (molto remissivo con la Cirinnà) dovrà cambiare nome e strategie
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07/05/2016

Il Presidente del Forum delle associazioni familiari Gianluigi De Palo, in relazione alle dichiarazioni del premier Renzi in occasione al recente question time alla Camera, ha dichiarato che è giunto il momento del "fattore famiglia": "Le famiglie non sono mai un peso, ma una risorsa e hanno bisogno di sentire la fiducia del Paese". Nel frattempo, lunedì prossimo il disegno di legge Cirinnà tornerà alla Camera. La sua approvazione rivoluzionerebbe la proposta di De Palo e il fattore famiglia avrebbe un'applicazione diversa e più ampia di quanto egli pensi. La sua diventerebbe una proposta inutile o anche dannosa. Il perché lo vedremo subito. Prima facciamo un passo indietro.
In occasione dell'ultimo Family Day, come si ricorderà, De Palo aveva espresso scetticismo su simili iniziative. Aveva anche criticato gli effetti del Family Day del 2007, critiche poi mitigate con dichiarazioni alla stampa. Finito l'evento al Circo Massimo del gennaio scorso, poi, aveva detto: "e ora parliamo di famiglia", lasciando intendere di non apprezzare le prove di forza "contro" e di preferire le proposte "per". Ora però la sua proposta per il fattore famiglia perde di senso se viene approvata la Cirinnà. Senza combattere contro la Cirinnà diventa ora difficile se non impossibile fare proposte per la famiglia.

CAMBIA IL CONCETTO DI FAMIGLIA E QUINDI ANCHE LE POLITICHE FAMILIARI
Torniamo ora a noi. Se cambia il concetto di famiglia e se questo cambiamento viene recepito dalla legge, cambiano anche le politiche familiari. Qualsiasi proposta "per la famiglia" sarà applicata non solo alle famiglie naturali ma a tutte, comprese quelle omosessuali. Diventerà addirittura controproducente fare proposte di politiche familiari, che andranno a beneficiare anche le famiglie artificiali togliendo risorse a quelle naturali. Dopo la Cirinnà, ma in pratica anche adesso, nessun Comune potrà recepire la proposta di De Palo applicando le esigenze fiscali e tariffarie che essa esprime senza danneggiare la famiglia naturale. Non so se al Forum delle Associazioni Familiari qualcuno si sia posto questo problema. Dall'atteggiamento tenuto all'ultimo Family Day direi di no.
Tra l'altro, il cambiamento richiederà di mutare il nome dell'associazione presieduta da De Palo. Io non mi iscriverei ad una associazione che facesse riferimento alla famiglia senza ulteriori specificazioni. Quella associazione pro famiglia potrebbe danneggiare la famiglia vera, provocando l'estensione delle politiche familiari a famiglie che tali non sono. Nel nome dell'Associazione bisognerà, quantomeno, aggiungere l'aggettivo "naturale" o qualcosa di simile.

CHIEDERE POLITICHE PER LE FAMIGLIE DIVENTERÀ AMBIGUO
Tra circa un mese si voterà in alcuni comuni italiani. Tutti gli slogan elettorali che udiamo in questi giorni per politiche a sostegno della famiglia cambieranno completamente di significato se verrà approvata la Cirinnà. Prendiamo per esempio le politiche a sostegno delle famiglie numerose. Tra breve potrà essere considerata tale una famiglia a rete o a incastro, costituita sia da individui dello stesso sesso sia da eterosessuali, da figli concepiti in provetta con la mediazione di partners e fornitori diversi. A quel punto chiedere politiche per le famiglie numerose diventerà ambiguo e pericoloso. Anche un radicale potrà chiederle e un cattolico dovrà contrapporvisi e fare obiezione di coscienza. Aiutare le famiglie comporterà danneggiare la famiglia naturale.
Un vecchio cavallo di battaglia da parte cattolica è di chiedere, in occasione di elezioni amministrative, un assessorato alla famiglia. Appartiene infatti alla Dottrina sociale della Chiesa che la famiglia non sia un soggetto debole da assistenzializzare, ma una risorsa da promuovere. Quante volte si è detto: bisogna togliere la famiglia dai servizi sociali e porla al centro di vere politiche di sviluppo. Ma se cambia il concetto di famiglia, un assessorato alla famiglia potrà essere molto pericoloso e rappresentare addirittura la morte della famiglia naturale. Io non appoggerei un candidato che mi proponesse di istituire un assessorato alla famiglia senza ulteriori precisazioni. So bene che la cosa è assurda, ma è quello che abbiamo davanti. Il passaggio attraverso le istituzioni e le politiche ufficiali sarà deleterio per la famiglia naturale.
Di tutto questo sembra che De Palo e il Forum non si diano conto. Ma con l'approvazione della Cirinnà - contro cui non hanno adeguatamente combattuto - la loro funzione è finita, diventerà strutturalmente ambigua e ad ogni loro proposta dovremmo chiedere: ma di quale famiglia state parlando? E' la domanda che nasce anche ora davanti alla riproposizione che De Palo ha fatto del "fattore famiglia". Di quale famiglia sta parlando?

Nota di BastaBugie: ecco l'interessante e chiaro video, che avevamo già segnalato mesi fa, che sfata i luoghi comuni e gli errori sulle unioni (in)civili in meno di 5 minuti


https://www.youtube.com/watch?v=TGCt1TbJNiw

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07/05/2016

2 - APPROVATE LE UNIONI CIVILI, LO SCONTRO CONTINUA...
A Roma Adinolfi attacca Marchini (che dice che non celebrerà matrimoni gay)... ma anche lui era favorevole alle unioni civili
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11/05/2016

Potrebbe sembrare il gioco delle parti: il governo annuncia la richiesta del voto di fiducia sulla legge che introduce le unioni civili (iniziativa peraltro già prevista da un pezzo); le opposizioni insorgono, e fanno un po' di cinema; qualche componente della maggioranza prende le distanze ma per senso di responsabilità resta dov'è; oggi infine - 11 maggio - si vota e la Cirinnà (salvo miracoli in extremis) diventa legge. A corredo ovviamente non manca la dichiarazione critica di monsignor Nunzio Galantino, segretario della CEI, secondo cui il governo «avrà pure le sue ragioni ma il voto di fiducia, non solo per questo governo ma anche per quelli passati, spesso rappresenta una sconfitta per tutti». Poi aggiunge che «c'è la necessità di politiche che siano più attente, e che davvero mettano al centro l'importanza della famiglia, fatta di madre, padre, figli».
Con oggi dunque, e calcolando qualche inevitabile strascico polemico, si potrebbe pensare che si chiuda finalmente la questione "unioni civili" - mesi di battaglie parlamentari e di mobilitazione delle piazze - destinate a essere digerite dalla società come è stato prima per divorzio, aborto e fecondazione artificiale.

NON SARÀ PROPRIO COSÌ PACIFICA
Ma ci sono segnali che ci dicono che la cosa non sarà proprio così pacifica. Intanto anche nella maggioranza ci sono sussulti di coscienza: qualche parlamentare cattolico annuncia il proprio "no" alla fiducia (è il caso di Gianluigi Gigli e Mario Sberna) e almeno un paio di nomi eccellenti potrebbero abbandonare il Nuovo Centro Destra; il Comitato Difendiamo i nostri figli non smobilita e rilancia, intenzionato a presentare il conto a Renzi il prossimo ottobre nel referendum costituzionale; ci sono poi voci attendibili che parlano di un possibile referendum abrogativo se non di tutta la Cirinnà almeno di una parte (il che assicura che il dibattito resterà aperto per molti mesi ancora); infine, la questione unioni civili è destinata a infiammare il dibattito politico in vista delle elezioni amministrative. Non senza un motivo, visto che saranno i sindaci - o chi per loro - a dover "celebrare" le unioni gay.
E infatti già ieri sono state subito scintille per Roma. Durante un forum all'agenzia Ansa, il candidato di centro-destra Alfio Marchini, a proposito di unioni gay ha affermato di non avere nulla «contro il riconoscimento dei diritti civili, ma non è compito del sindaco fare queste cose per cui non celebrerò unioni gay se dovessi vincere le elezioni». Scontate le reazioni da sinistra e il tandem femminile Maria Elena Boschi - Monica Cirinnà ha subito ricordato che «i sindaci devono rispettare le leggi dello Stato», minacciando «conseguenze civili e penali». Strano, deve essere una usanza nuova visto che a nessuna di loro è venuto in mente di fare le stesse affermazioni quando a violare ripetutamente e ostinatamente la legge che impediva le unioni civili era il sindaco del Pd Ignazio Marino. Ma si sa, la moralità della sinistra è flessibile.

MARIO ADINOLFI
L'attacco più duro a Marchini l'ha portato però un altro candidato sindaco, Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, che gli ha dato dello «Zelig, quello di Woody Allen», il famoso personaggio-camaleonte che per difendersi si mimetizza assumendo le sembianze fisiche adatte al contesto in cui si trova. Marchini non sarebbe credibile, dice Adinolfi, perché sostenuto da Forza Italia, Ncd e la Destra di Storace. La realtà è che ci sono in ballo i voti dell'elettorato pro-family, cattolico e non, e c'è chi ne vorrebbe l'esclusiva. Le scelte possibili per questo elettorato invece possono essere legittimamente diverse, anche se si possono avere dubbi sui reali convincimenti dei candidati. Del resto si sa, siamo in campagna elettorale, ma i dubbi valgono anche per Adinolfi. Tornando alla polemica infatti è interessante notare che Adinolfi abbia tirato in ballo il personaggio di Zelig, perché è esattamente ciò che in questi giorni ha detto di lui un nostro lettore, che ci ha segnalato una curiosità contenuta in Voglio la mamma, il best-seller del candidato sindaco del Popolo della Famiglia.
Facendo una verifica, scopriamo infatti che Adinolfi - che era sul palco del Circo Massimo a prendere gli applausi di un popolo che diceva "no" a qualsiasi forma di unione civile - in realtà alle unioni civili è sempre stato favorevole. Leggiamo infatti nel capitolo secondo di Voglio la mamma, titolato "Contro il matrimonio omosessuale": «Mi rendo conto dell'impopolarità della mia posizione (il no alle nozze gay, ndr), in particolare a sinistra dove comunque ricordo che la linea del Pd è contraria al matrimonio omosessuale e a favore delle unioni civili 'alla tedesca' (linea su cui concordo in pieno)…». Dunque è Adinolfi che, allineato alle posizioni del Pd, dice nel 2014 di volere le unioni civili 'alla tedesca', che sono in pratica il modello cui si ispira la Cirinnà.
Si dirà: forse nel frattempo ha cambiato idea, magari sarebbe stato carino dircelo e anche fare un po' di autocritica, però si sa come vanno le cose.

NESSUNA AUTOCRITICA
Ma no, non è così: dopo «125 tappe in giro per l'Italia, cinquantamila persone che hanno partecipato alle presentazioni del volume», Adinolfi nel 2015 dà alle stampe una versione aggiornata di Voglio la mamma in cui - sentito l'umore della gente - aggiusta sì il tiro ma senza mutare la sostanza. Sparisce la frase tra parentesi «linea su cui concordo in pieno» e al suo posto c'è una lunga dissertazione per spiegare che è contrario al matrimonio gay ma anche a «progetti di legge che volessero semplicemente utilizzare denominazioni diverse per arrivare allo stesso scopo». Contrarietà dunque anche alla Cirinnà laddove prevede la "stepchild adoption" (adozione del figliastro), «che altro non sarebbe che la legalizzazione delle procedure di utero in affitto attivate all'estero». Quindi «quelle unioni civili con stepchild adoption inclusa sarebbero nient'altro che il matrimonio omosessuale con un altro nome».
In altre parole, se si togliesse il capitolo dell'adozione e quindi si mettessero in salvo i bambini, per Adinolfi le unioni civili andrebbero bene. Guarda caso, è la stessa posizione di Alfano (ma anche di monsignor Galantino), e probabilmente di quel Marchini che ieri ha sbertucciato.
Per quanto oggi Adinolfi sbraiti contro la legge Cirinnà, non risulta che abbia mai affermato di aver cambiato idea rispetto a pochi mesi fa né che abbia fatto autocritica. Tutt'altro: ha pensato bene di intestarsi tutto il popolo del Family Day, ergendosi a interprete autentico di quelle istanze. Ma, come dimostra ciò che ha scritto, non ne ha affatto i titoli. Ciò non toglie che nel Popolo della Famiglia si stiano impegnando tantissime persone di buona volontà, degne di essere votate. Ma viene da chiedersi se hanno mai letto con attenzione Voglio la mamma e se sono al corrente delle vere idee di Mario "Zelig" Adinolfi.

Nota di BastaBugie: ecco l'interessante e chiaro video, che avevamo già segnalato mesi fa, che sfata i luoghi comuni e gli errori sulle unioni (in)civili in meno di 5 minuti


https://www.youtube.com/watch?v=TGCt1TbJNiw

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11/05/2016

3 - IL MITO DEL 25 APRILE E' IL SOGNO DI UNA ITALIA COMUNISTA, COME LA DESIDERAVANO TOGLIATTI E I SUOI
La vera festa della Liberazione in realtà sarebbe il 18 aprile: alle elezioni del 1948 infatti gli italiani scelsero davvero la libertà, archiviando il fascismo e bloccando il comunismo
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Libertà e Persona, 24/04/2016

Con l'entrata in guerra e le prime sconfitte il fascismo aveva cominciato a perdere il consenso popolare accumulato in tanti anni: il popolo, che aveva accettato, bene o male, l'odioso obbligo della tessera, l'intruppamento della gioventù, la retorica del partito ecc., non sopportò la morte dei propri giovani, mandati a combattere con grande superficialità, senza mezzi e senza preparazione, in Grecia o in Russia, per folli manie di grandezza o per servilismo nei confronti di Hitler.
Gli stessi bombardamenti anglo-americani sulla città italiane sollevarono l'ira popolare verso Mussolini: era lui, non gli alleati, il vero colpevole di tutto. L'esperienza della RSI aveva poi completato l'opera: le rappresaglie fasciste, i morti esposti a monito nelle piazze, la povertà dilagante acuirono la rabbia e la disperazione; la leva obbligatoria, imposta dal regime, determinò la necessità per molti giovani, di fuggire in montagna, divenendo partigiani (altrimenti, se scoperti renitenti, venivano uccisi dai repubblichini fascisti).

PARTIGIANI È TERMINE ASSAI GENERICO
Partigiani è termine assai generico con cui indichiamo in genere le forze, più o meno spontanee, contrapposte ai repubblichini fascisti e ai tedeschi, che avevano occupato l'Italia del centro-nord grazie alla viltà e all'inettitudine del re e di Badoglio. La storiografia marxista, alla fine della guerra, ha fatto della Resistenza un'epopea, una "guerra di popolo", la I dell'Italia unita: essa sarebbe il segno di una consapevolezza democratica, di un antifascismo eroico, di un immortale senso di libertà sorto dalla "spontaneità popolare" (A.Galante Garrone, 1946).
Si tratta, in realtà, di un mito fondatore che oggi, dopo tanti anni, non regge più: un mito creato ad arte per seppellire il vecchio ed esaltare, comunque, il nuovo, la nuova Italia post-fascista.

LA REALTÀ FU BEN DIVERSA
Il movimento partigiano fu un movimento piuttosto eterogeneo, non sempre spontaneo e non sempre democratico, fatto di eroismi, di lotta per la libertà, ma anche di implacabile e sterile odio ideologico. Esistevano infatti brigate comuniste, col loro fazzoletto rosso al collo, ma anche brigate socialiste, democristiane, liberali, monarchiche, cattoliche, con altri segni distintivi ed altre idee; vi erano semplicemente brigate di antifascisti, senza una propria ottica politica, di renitenti alla leva obbligatoria, che si trovavano a combattere non per propria volontà, ma per sfuggire alla durezza con cui l'RSI li avrebbe puniti.
Tra queste componenti la più forte, la più preparata, la più rigidamente organizzata, quindi la meno spontanea, per nulla democratica, era quella comunista, alle dipendenze del PCI di Togliatti e della Russia bolscevica, che non voleva limitarsi ad una liberazione dell'Italia dai tedeschi e dai fascisti, ma desiderava sostituirla con un regime dittatoriale filo-sovietico, collegato a Stalin, e, per quanto riguarda il Friuli, al comunismo iugoslavo di Tito: i partigiani comunisti arrivarono a combattere non per liberare Trieste, ma per passarla dal controllo tedesco a quello di un altro straniero, il dittatore slavo.

PORZUS, UNO DEI TANTI PUNTI NERI
La speranza era quella di porre almeno un avamposto comunista nella nostra penisola, come punto di partenza per nuove vittorie. In questa clima vi fu il celebre episodio della malga Porzus, uno dei tanti punti neri, a lungo volutamente oscurati, della Resistenza: come in molte altre occasioni infatti le brigate comuniste entrarono in conflitto con gli altri partigiani, i cosiddetti "bianchi", in questo caso la brigata cattolica-monarchica "Osoppo", di cui facevano parte Francesco De Gregori, zio dell'omonimo cantante, e il fratello dell'intellettuale Pasolini: colpevoli di non voler confluire nel IX corpo sloveno titino e di rivendicare l'italianità dei territori friulani, 17 membri della Osoppo furono catturati con l'inganno dai partigiani comunisti e trucidati. [leggi PORZUS: UN'OMBRA CUPA SULLA RESISTENZA, clicca qui, N.d.BB]
Con il 25 aprile 1945, dunque, non ci fu solo la sconfitta definitiva dei tedeschi e dei fascisti in Italia, soprattutto ad opera degli Alleati, ma anche, purtroppo, il grande spargimento di sangue italiano ad opera di alcuni gruppi partigiani che cercarono ancora a lungo di regolare i propri conti e magari di prendere il potere con le armi.
Per questo il mito della Resistenza e della Liberazione al 25 aprile è ancora, per alcuni, il sogno non di una Italia libera, ma di una Italia comunista, come la desideravano Togliatti e i suoi. E' il mito a cui si rifacevano, per esempio, le Br e quei gruppi armati che fecero gli anni di piombo e che si sentirono spesso gli eredi dei partigiani rossi (non certo degli altri, che la storiografia ufficiale ha sempre condannato alla damnatio memoriae!).
La vera festa della Liberazione, nel senso di Liberazione compiuta, definitiva, allora, potrebbe forse essere il 18 aprile: fu alle elezioni del 18 aprile 1948 che l'Italia scelse davvero la libertà, archiviando definitivamente il fascismo, ma anche il nuovo pericolo di un'Italia comunista, legata a doppio filo a Mosca (come i paesi dell'est).
Ma il 18 aprile, in Italia, non lo si ricorda, anche perché fu la vittoria non solo della Dc di allora, ma soprattutto di Pio XII, del medico Luigi Gedda, responsabile dei Comitati Civici, e di uomini come Giovanni Guareschi [leggi GIOVANNINO GUARESCHI: IL PADRE DI DON CAMILLO, clicca qui, N.d.BB] ed Eugenio Corti, due grandi scrittori che contribuirono enormemente a quella vittoria del 18 aprile, ma che né la Dc ingrata, né, tantomeno, il monopolio culturale di sinistra, vollero e mai vorranno sdoganare.

Fonte: Libertà e Persona, 24/04/2016

4 - IL DIRETTORE DEL CERN DI GINEVRA CREDE IN DIO: QUESTO CONFERMA CHE SCIENZA E FEDE SONO COMPATIBILI!
L'italiana Fabiola Gianotti è direttore generale del più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle, avendo contribuito alla scoperta del bosone di Higgs (la ''particella di Dio'')
Fonte UCCR (Unione Cristiani Cattolici Razionali), 17/01/2015

Dal 1 gennaio 2016 l'italiana Fabiola Gianotti è direttore generale del CERN di Ginevra, è il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle. Un ruolo certamente meritato anche per aver enormemente contribuito alla scoperta del bosone di Higgs.

LA SIGNORA DELLA SCIENZA
La Gianotti viene definita la "signora della scienza", ed è senza dubbio tra gli scienziati più noti al mondo. Il 6 gennaio scorso è stata ospite della trasmissione "Otto e mezzo", condotta dalla faziosa Lilli Gruber. In collegamento da Ginevra, [...] la Gianotti ha risposto a molte domande sulla fisica delle particelle così come alla richiesta sul rapporto tra scienza e fede: «la scienza e la religione devono restare su due strade separate», ha risposto la Gianotti, «la scienza si basa sulla dimostrazione sperimentale e la religione si basa su principi completamente opposti, cioè sulla fede, tanto più benemerito chi crede senza aver visto. E la scienza non potrà mai dimostrare l'esistenza o la non esistenza di Dio».
Alla domanda della Gruber se ha fede in Dio, la celebre scienziata ha risposto in modo molto asciutto: «Si, io credo». L'intervistatrice ha quindi domandato: la scienza è compatibile con la fede? «Assolutamente si, non ci sono contraddizioni. L'importante è lasciare i due piani separati: essere credenti o non credenti, non è la fisica che ci darà una risposta».

NESSUNA CONTRADDIZIONE TRA SCIENZA E FEDE
Anche pochi giorni prima, in un'intervista su "Repubblica", la scienziata aveva detto: «Scienza e religione sono discipline separate, anche se non antitetiche. Si può essere fisici e avere fede oppure no. È meglio che Dio e la scienza mantengano la giusta distanza». Lo stesso concetto lo aveva ribadito su "Famiglia Cristiana" nel 2010: «Non vedo nessuna contraddizione tra scienza e fede: appartengono a due sfere diverse. Saremmo troppo ambiziosi e troppo arroganti se potessimo pensare di spiegare l'origine del mondo. Quello che possiamo fare noi scienziati è andare avanti passettino dopo passettino, e accumulare conoscenza. Ma, come diceva Newton, quello che conosciamo è una gocciolina e quello che non conosciamo un oceano, quindi siamo ben lontani dal rispondere a domande di quel tipo».

NULLA DI STRANO
Nulla di strano, ovviamente, l'esperienza di fede della Giannotti non vale di più o di meno di quella di un sacerdote, di un muratore o di un libraio. E, sopratutto, non è che una delle migliaia di celebri scienziati a pensarla così. [...]
Certamente sarà uno smacco invece per Piergiorgio Odifreddi e i suoi epigoni, sempre impegnati a violentare la scienza per tentare di dimostrare l'inesistenza di Dio o, più semplicemente, per accusare i credenti di ignoranza o cretineria. Oltre al danno la beffa: mentre la Gianotti è a capo del Cern, Odifreddi non lo vogliono nemmeno come presidente della Giuria dei "Letterati" del Campiello 2015. Non c'è più irreligione, nemmeno tra gli scienziati.

Fonte: UCCR (Unione Cristiani Cattolici Razionali), 17/01/2015

5 - RIFLESSIONI SULL'ESPOSIZIONE GIUBILARE ROMANA DEI CORPI SANTI DI PADRE PIO E LEOPOLDO MANDIC
Le solite reazioni di rigetto nei soliti intellettuali non hanno fermato il fiume di pellegrini attirato dal profumo di pastori santi
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone, marzo 2016 (n. 151)

L'esposizione giubilare romana dei corpi santi di Padre Pio e Leopoldo Mandic, con l'accor'uomo che ha generato, ha provocato le solite reazioni di rigetto nei soliti intellettuali. Che si sono prodotti nelle solite geremiadi. Le riassumono per comodità del lettore:
a) condanna del fanatismo superstizioso perché la vera fede è ben altro;
b) indignazione per il business legato alle reliquie e ai pretesi "miracoli";
c) costernazione per l'arretratezza culturale del popolo italiano, sempre lontano anni luce dai Paesi Civili.

MIRACOLI E BUSINESS
Come si vede dalla prima voce dell'elenco, a dare lezioni di "vera fede" sono quelli che di religione nulla sanno perché nulla gliene importa. Se uno che in tutta la sua vita ha giocato a scopa entrasse in un club del bridge e si mettesse a criticare verrebbe cacciato a pedate. Ma in questo caso, a furia di essere "misericordiosi" con costoro, finisce che certi bridgisti rimangono contagiati. Recentissimamente, nel presentare i miei libri Medjugorje, il cammino del cuore e Le lacrime di Maria (Mondadori), alcuni uditori, pur assidui a messa e comunione, hanno eccepito che la fede non ha bisogno di miracoli e apparizioni. Ho cortesemente fatto notare che una religione senza miracoli non mi interessa, e che senza la possibilità di ottenere miracoli non perdo tempo a pregare. I preti presenti, misericordiosi, sono stati zitti. Così, le mie parole sono diventate mera opinione personale. Il contagio, insomma, è in atto.
Seconda voce dell'elenco: il business. Gli abitanti di San Giovanni Rotondo, di Medjugorje, di Fatima, di Lourdes eccetera facevano la fame prima dell'avvento di Padre Pio e della Madonna. Ora mangiano in abbondanza. Dovrei scandalizzarmi? Mi scandalizzano di più quelli che si riempiono la bocca coi "poveri" a patto che rimangano tali.
Ed eccoci alla terza voce. Questa storia che i popoli di tradizione cattolica sono arretrati rispetto a quelli ex protestanti e ora atei ha prodotto massacri (di cattolici) fin dal 1789. Ma c'è ancora chi insiste, e sta intronizzato nella politica, nei media, nelle cattedre. E allora andiamo a vedere le carte. Io, che sono italiano, ho una moglie femmina e sgomito per toccare la teca di Padre Pio, sarei incivile, superstizioso, fanatico e arretrato. Sarei più "avanzato" se organizzassi weekend di sbronza come fanno i popoli anglosassoni e nordici? Io da Padre Pio vado rarissimamente. Loro si sbronzano tutte le settimane come minimo. Gli americani, popolo leader mondiale, passano il tempo libero a fare barbecue in giardino, con cappelloni da mandarino in testa e una birra sempre in mano. Se sono single, il luogo è il bar, tra alcolici e ballerine che si contorcono in mutande attorno a un palo. Se religiosi, devono sorbirsi sermoni chilometrici e urlati, cantare per forza, ballare perfino, e all'uscita complimentarsi col "pastore".

IL MODELLO NORDICO
Per carità, ognuno vive come vuole, ma perché mai il modello nordico sarebbe esemplare? I laudatori di tale modello in realtà fanno come l'invidioso, che guarda solo la parte piena del bicchiere. È vero, i popoli nordici hanno maggior potenza economica e militare, maggiori disciplina ed efficienza, miglior capacità di imporsi e di darsi capi. Ma pagano ciò con un maggio tasso di suicidi e minor tasso di joie de vivre. I politici cattolici lavorano per vivere, quelli "civili" vivono per lavorare. È ovvio che la formica diventi più ricca e potente della cicala. Ma bisogna decidersi, perché non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. I nordici sono migliori di noi. Lo diventano, agli occhi altrui, quando riescono a piazzare il loro modello o quando noi siamo così fessi da importarlo. Allora, se si gioca con le loro regole, vince sempre chi tali regole ha inventato. È vero, gli inglesi venerano la loro regina, mentre noi abbiamo scarsa stima dei nostri governanti. L'altro lato della medaglia è che gli inglesi vanno compatti a farsi ammazzare per uno scoglio di pecore sudamericane, mentre noi ci penseremmo due volte e faremmo un sacco di storie se i nostri capi ci proponessero qualcosa del genere. Ma siamo sicuri che la nostra indole sia, per questo, "inferiore"? Noi, quando arriva un malaccio ed abbiamo esperito ogni rimedio della scienza, conserviamo ancora una chance; anzi, più d'una: Padre Pio, Medjugorje, Lourdes, eccetera. I "civili", invece, crepano salutando la bandiera. Contenti loro...

RELIQUIE MODERNE
È appena il caso di notare che i denigratori del nostro culto delle reliquie e delle nostre resse attorno alle teche dei Santi non di rado hanno speso fortune per accaparrarsi la chitarra sfondata di Jimi Hendrix o un reggipetto di Marilyn. Sputano sulle nostre processioni dietro al Corpus Domini ma si accodano riverenti a quelle del Gay Pride. Si indignano per il nostro affollarci attorno all'urna di San Leopoldo Mandic ma accorrono più numerosi allo stadio, al festival delle canzonette, ai "concerti" di Vasco. Quelli che detestano le manifestazioni di religiosità popolare sono gli stessi che esaltano il "popolo", i "diritti", gli "ultimi" e le "periferie". A patto, però, che questi facciano quel che dicono loro e si pieghino al "modello" che loro hanno in testa, altrimenti sono "fanatici", "arretrati" e "superstiziosi". In ciò seguono pedissequi i loro antenati giacobini. Purtroppo, dài e dài, hanno convinto anche tanti preti e cattolici "adulti".
Certo, noi italiani abbiamo molti difetti, il primo dei quali è l'acclarata incapacità a darci dei capi degni di tale nome. Ma ci hanno messo addosso, e con forza, un vestito che non è della nostra taglia. Noi, infatti, non siamo "italiani". Siamo piemontesi, siciliani, napoletani. Neanche i toscani sono toscani, ma fiorentini, pisani, livornesi. E neppure i senesi sono senesi, bensì del Nicchio, della Tartuca, dell'Oca. E così via. L'individualismo litigioso però è alla base della creatività. E ostacola l'irreggimentazione nazionalistica o ideologica. L'intera nostra scuola lo dimostra. L'unica cosa che avevamo in comune, noi italici, era la fede cattolica. Era. Era anche la sola nostra forza. Senza di quella, siamo rimasti soli e nudi. Ci sono rimasti solo i difetti. Anche gli antichi ebrei erano così: il loro unico vantaggio competitivo era Dio, e ogni volta che Lo abbandonavano diventavano colonia altrui.

Fonte: Il Timone, marzo 2016 (n. 151)

6 - GOD'S NOT DEAD: QUANTO SEI DISPOSTO A RISCHIARE PER DIFENDERE QUELLO IN CUI CREDI?
Grande successo per il film dove uno studente accetta la sfida di difendere la fede cristiana di fronte al suo professore ateo
Autore: Andrea Lavelli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 02/03/2016

Primo giorno di università. Il professor Radisson, del corso base di filosofia, entra in classe e annuncia di non aver intenzione di sprecare tempo per illustrare le varie posizioni filosofiche sull'esistenza o meno di Dio: "con il vostro permesso supererei l'insensato dibattito e giungerei subito alla conclusione che non esiste alcun Dio". Così assegna un solo semplice compito: scrivere su un foglio bianco God is dead "Dio è morto," apporre la propria firma e consegnarlo. Quando arriva a Josh, una matricola, la consegna dei fogli si arresta: "Non posso farlo, sono cristiano," dice. Il professore replica: "Se proprio non può arrivare ad ammettere che Dio è morto, allora dovrà difendere l'antitesi".
Inizia così la storia di God's not dead (Dio non è morto), pellicola uscita nel 2014 negli Stati Uniti - dove ha vinto tra l'altro il premio Inspirational film of the year ai GMA Dove awards - e ora arrivato nel nostro Paese grazie alla Dominus production, che l'anno scorso aveva portato nelle sale italiane l'epopea della Cristiada. Diretto da Harold Cronk, il film è stato proiettato in anteprima giovedì sera in 25 città italiane e sarà in programmazione a partire dal 10 marzo in tutta Italia.

UNA STORIA VERA
Josh, il protagonista, si trova nel terribile dubbio di accettare la sfida del suo professore ferocemente ateo e mettersi contro i propri cari sostenendo l'esistenza di Dio davanti alla classe - un vero e proprio suicidio accademico, visto che il docente ha il coltello dalla parte del manico e si mostra più che deciso a dargli filo da torcere, prospettandogli una bocciatura che peserà sulla sua carriera universitaria - oppure allinearsi al resto della classe e ammettere che Dio è morto. Un pastore lo consiglia: "Se accetti questa sfida potrebbe essere l'unico incontro significativo con Dio di tutta la loro vita".
Così, Josh studia, si informa e sostiene davanti ai suoi compagni di corso le evidenze scientifiche e filosofiche dell'esistenza di Dio e come l'insegnamento della Bibbia non sia in contraddizione, ma anzi illumini le scoperte della scienza. Il film è basato su alcune vere cause legali che hanno visto coinvolti studenti americani che nei loro campus si sono trovati in una situazione molto simile, minacciati nella propria libertà di professare la fede.
Attorno a questa storia ruotano e si intrecciano tra loro le vicende di altri personaggi: una blogger dalla fosca visione nichilista alle prese con una notizia drammatica, una ragazza cresciuta in una famiglia islamica, la moglie del professor Radisson messa davanti a una scelta difficile. Tutti compiranno un percorso esistenziale e spirituale di ricerca, compreso l'aspro professore. Il film mostra le difficoltà e le dinamiche vissute da ogni personaggio - che sono poi quelle di ogni uomo - nel momento in cui si trova davanti alla necessità di dare risposta alle domande fondamentali: Dio esiste? E se esiste, come può esistere il male? Cosa ha da dire Dio alla mia vita?

LA COLONNA SONORA
La colonna sonora è degli Newsboys - che nel film interpretano se stessi - energico gruppo Christian pop-rock, una delle numerose band che provano a coniugare sonorità moderne a messaggi e tematiche cristiani; un tipo di musica praticamente sconosciuto da noi, ma che in America fa decine di milioni di visualizzazioni su Youtube e va molto forte, specie tra i giovani. Nel film compaiono anche Willie e Korie Robertson, cacciatori protagonisti del reality Duck dinasty, finiti al centro di una bolla mediatica per aver espresso la propria fede in Cristo di fronte alla telecamere e per le loro prese di posizioni politicamente scorrette.
Il cast vede la presenza di altri attori di livello come Kevin Sorbo, l'Ercole della popolare serie televisiva degli anni '90, Shane Harper (High school musical 2), David A.R. White (Evening Shade, Six, Jerusalem Countdown) e Dean Cain (Lois & Clark - le nuove avventure di Superman). Negli Stati Uniti la pellicola ha ottenuto un ottimo riscontro al botteghino, con 64 milioni di dollari di incasso totali, 8.6 solo nel primo weekend, un vero caso cinematografico alla sua uscita, tanto da spingere la casa cinematografica Pure Flix a produrre un sequel che sarà nelle sale americane a partire dal 4 aprile.
Sono intervenuti giovedì sera alla prima proiezione milanese Cristina Cappellini, Assessore alle culture della giunta regionale lombarda e Rice Brooks, autore del libro "God's Not Dead: Evidence for God in an Age of Uncertainty" che ha ispirato la vicenda del film, scritto da due autori cattolici, Cary Solomon e Chuck Konzelman. "Le persone oggi sentono il bisogno di prendere una posizione e difendere ciò in cui credono e credo sia importante portare sullo schermo personaggi che incarnano chiaramente questo desiderio," afferma il regista Harold Cronk. "È importante che le persone non abbiano paura di ciò in cui credono, ma lo difendano".

TUTTO È TOLLERATO, TRANNE MANIFESTARE LA FEDE CATTOLICA
La vicenda di "God's not dead" mostra chiaramente che la scelta della testimonianza cristiana oggi chiede di essere disposti a subire quella "persecuzione silenziosa" di cui parlava San Josemaria Escrivà, ma anche che chi è disposto a pagare questo prezzo può davvero essere per gli altri uno strumento per arrivare a Cristo. Così "God's not dead" può essere di ispirazione ai tanti studenti che anche nelle scuole e nelle università italiane si trovano quotidianamente davanti alla difficoltà di annunciare e vivere il Vangelo nelle aule scolastiche in cui si (quasi) tutto è tollerato, tranne manifestare la fede cattolica.
E le storie dei personaggi del film stanno lì a mostrare cosa succede quando i cristiani non hanno paura di testimoniare e difendere pubblicamente, con calma e fermezza, la propria fede: le persone attorno sono spesso colpite e incuriosite dal loro coraggio e dalla loro testimonianza, attirate da chi manifesta con convinzione la fede nei confronti di quel Dio cui la loro anima anela. Un tema che traspare chiaramente dalla pellicola.
In questo nostro periodo storico in cui ci sentiamo spesso dire che i cattolici devono evitare di difendere e dimostrare la ragionevolezza della loro fede perché questo può "creare divisione" e non contribuisce a "costruire un clima di dialogo," la vicenda di Josh ci mostra invece 'importanza della formazione e dell'impegno apologetico per essere pronti a testimoniare, sempre con pacatezza e rispetto, le ragioni del nostro credere. God's not dead mostra che questo potrà aprirci la straordinaria possibilità di compiere verso gli altri la più alta forma di carità: portare loro la verità, cioè Gesù Cristo.

Nota di BastaBugie: per vedere il trailer del film, ascoltare la stupenda colonna sonora del film e altro ancora clicca al seguente link
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=53

E' uscito il libro DIO NON E' MORTO. Rispetto al film, il libro approfondisce più rigorosamente tutte le argomentazioni scientifiche, storiche e filosofiche a favore dell’esistenza di Dio. Di fronte al diffondersi dell’ateismo nella scuola e nella società civile, il libro è un prezioso strumento per tutti i credenti e si propone di stimolare gli interrogativi degli atei e di coloro che sono ancora alla ricerca della Verità.
DIO NON E’ MORTO – PROVE DELL’ESISTENZA DI DIO IN UN’EPOCA DI INCERTEZZA Autore RICE BROOCKS | 312 pagine | Uscita nazionale 13 Maggio 2016 | Casa editrice Dominus Production Edizioni
Sito web www.godsnotdead.it, da cui è possibile scaricare la scheda tecnica del libro. Per approfondimenti e interviste all’autore: press@dominusproduction.com oppure chiamare il numero +39 3290423979.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 02/03/2016

7 - DALL'ILLUMINISMO IN POI L'OCCIDENTE ODIA SE STESSO, ECCO PERCHE' L'ISLAM AVANZA
L'Occidente ha rinnegato la sua storia credendo che siamo diventati civili, progrediti, buoni, ragionevoli, solo da Voltaire in poi, mentre prima ci sarebbe stato il cristianesimo e perciò buio
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Libero, 04/05/2016

Intervistato recentemente da Giulio Meotti su Il Foglio, riguardo alla decadenza dell'Occidente e sul perché del terrorismo islamico in Francia, il celebre filosofo francese Remi Brague risponde sostenendo che è nel suo paese che è iniziato, un secolo prima che altrove, il declino demografico e la decadenza dell'Europa, al punto che oggi molti musulmani «non sentono altro che disgusto per il malthusianismo francese, le famiglie che rinunciano ad avere figli e prendono un cane... La legge che nel 2013 ha consentito il matrimonio gay alla fine li ha convinti che la Francia è un paese decadente che non ha futuro».
Uno dei motivi centrali di questa decadenza, continua Brague, è il fatto che «una buona parte della produzione storica per il pubblico in generale, che i media influenzano, invita all'autocritica e al pentimento di tutto il passato. Un'altra parte esalta invece il glorioso passato di altre civiltà e giustifica tutti i loro aspetti negativi». L'analisi di Brague è interessante, e ribalta un luogo comune: il grido disperato di chi contrappone al terrorismo ulteriori iniezioni di modernità liquida, e chiama in soccorso, di fronte al nemico, che però non può essere chiamato così, la mitica tolleranza di Voltaire, avversario del «fanatismo» e apostolo, in verità soltanto a parole, del libero pensiero. E così, quella che per alcuni, come Brague, è la causa della decadenza, per altri è la cura.

MA APPROFONDIAMO L'ANALISI DI BRAGUE
Per questo pensatore la visione unilaterale e demonizzante che i media danno della storia passata della Francia e in generale della civiltà cristiana, fa il paio con l'altrettanto miope esaltazione di un presente che è invece decadente, nichilista e senza prospettive. Il fondamento di una simile lettura dei fatti è evidente: da quando l'Occidente ha voluto rinnegare la sua storia, si è costruito dei miti, il primo e il più tenace dei quali è quello secondo cui saremmo diventati civili, progressisti, buoni, ragionevoli, da Voltaire in poi. L'Europa precedente, invece, avrebbe generato solo cristianesimo, buio, barbarie ed intolleranza.
Una simile lettura dei fatti ha avuto bisogno, per nascere e per prendere piede, di una duplice falsificazione della memoria storica: anzitutto attraverso l'archiviazione deliberata di tutto ciò che l'Europa cristiana pre-illuministica ha partorito di grande (dagli ospedali alle università, dalle scuole all'arte, alla stessa scienza e a un certo tipo di economia di mercato); in secondo luogo attraverso la demonizzazione sistematica e superficiale di vari momenti della storia europea (come ad esempio le crociate, rievocate ossessivamente come una colpa che non passa, e narrate omettendo sistematicamente l'analisi dei quattro secoli di storia precedenti, in cui la Cristianità fu assediata, combattuta, costretta dalla spada islamica a ritirarsi piano piano dall'Africa, dalla Spagna...).

LA FRANCIA DEI LUMI
È nella Francia dei Lumi che Voltaire definisce gli Ebrei, in quanto popolo della Bibbia, sacra all'Europa, «il più abominevole popolo della terra», «un popolo assai barbaro», mentre alla voce «Tolleranza» del suo Dizionario filosofico non si vergogna di affermare che «la Chiesa cristiana è inondata di sangue fino ai giorni nostri» e che «sin qui i cristiani sono stati i più intolleranti tra tutti gli uomini»! È sempre nello stesso spirito che Montesquieu definisce il papa «un vecchio idolo», e afferma, con il dogmatismo di un bambino arrabbiato, che «non vi è stato mai regno che sia stato teatro di tante guerre civili quanto quello di Cristo»; nelle sue Lettere persiane, poi, presenta l'Islam come immune dai mali della Cristianità. Pochi anni più tardi, un altro personaggio influente come il marchese Nicolas du Condorcet, convinto che il futuro dell'Europa sarà necessariamente radioso, senza preti, tiranni, ingiustizie e malattie, si chiede stupito come mai la scienza sia nata «sotto le superstizioni più assurde, nel mezzo della più barbara ignoranza», cioè nei paesi cristiani, e non invece nelle terre dominate dalla «religione di Maometto, la più semplice nei suoi dogmi, la meno assurda nelle sue pratiche, la più tollerante nei suoi principi».
Se Voltaire considera i cristiani «i più intolleranti tra gli uomini» (accusa che sarà ripresa, pari pari, da Hitler) e i due filosofi citati contrappongono l'Islam, buono, alla Cristianità, cattiva, altri illuministi come Denis Diderot, sulla scia di Rousseau, tessono le lodi del «buon selvaggio». Quelli che noi chiamiamo «selvaggi», ad esempio i tahitiani, spiega Diderot, sono invece i veri civili, seguaci della raison, che, nella libertà dai pregiudizi cristiani ed europei, vivono una sessualità libera, felice, aperta all'incesto e ogni altra libertà. Diderot si ricrederà presto, osservano i selvaggi della Guayana, che praticavano "l'oppressione delle donne", superstizioni di ogni tipo, abbandoni dei vecchi e dei malati...ma intanto, con Voltaire, Montesquieu, Condorcet... ha gettato il seme dell'odio dell'Europa verso se stessa.
Un odio che vive oggi in quanti, mentre lottano per il matrimonio gay, il divorzio breve e la diffusione del femminismo più radicale (vedi Boldrini, per fare un nome italiano), sempre in prima fila contro la tradizione e i valori cristiani, nel contempo indossano il velo, tacciono sulla poligamia islamica, mentre rivendicano i diritti, veri o presunti, di Tizio e Caio, passano sotto silenzio le persecuzioni dei cristiani nel mondo. Perchè dei cristiani barbaramente trucidati, in mezzo mondo (senza mai una reazione di tipo terroristico!), non si vogliono accorgere? Perchè, se lo facessero, metterebbero in dubbio il dogma illuminista per il quale gli intolleranti sono i cristiani, mentre le altre religioni e culture, invece, sono sempre migliori.

Fonte: Libero, 04/05/2016

8 - PERCHE' PAPA FRANCESCO HA SIMPATIA PER I LEFEBRVIANI?
Sembra molto vicino l'accordo per il rientro a pieno titolo nella comunione con la Chiesa da parte della Fraternità san Pio X che il Papa conosce bene fin da quando era in Argentina
Autore: Gianburrasca - Fonte: Libertà e Persona, 03/05/2016

Sta facendo scalpore un fatto: l'accordo con la Fraternità san Pio X, fondata da Marcel Lefebvre, voluto da Benedetto XVI, non fu, alla fine, portato a termine, per inconvenienti dell'ultima ora. Sembrava cosa fatta, ma poi tutto franò. Troppe le opposizioni del mondo progressista, laico e clericale, ma anche di quei conservatori spaventati per chissà cosa.
Ebbene, oggi, con papa Francesco - che certamente non ha la visione teologica del suo predecessore, collocandosi, per comodità di etichette, ben più a sinistra- tutto sembra già fatto. Francesco non chiede ai "lefebrviani" (termine che loro non apprezzano affatto) nulla. Non chiede loro di firmare nessun documento, nessuna abiura alle loro posizioni, che in verità mai nessuna persona seria ha definito "eretiche".
Perché? Non è che manchino da parte di Mons. Fellay, successore di Lefebvre, e degli altri membri della Fraternità le critiche a papa Francesco, in particolare al suo ultimo documento. Difficile immaginare una lontananza più grande di quella esistente tra Francesco e Fellay, dal punto di vista dottrinale.

E ALLORA?
Allora bisogna considerare un fatto: Bergoglio, in Argentina, frequentava la Fraternità san Pio X, la conosceva bene. E la stimava molto.
Perché la Fraternità san Pio X è molto diversa da quello che spesso si dice. Lefebvre era un missionario, in Africa: il suo senso del sacro, della dignità sacerdotale, della dignità della liturgia... stava insieme ad uno spirito di fraternità, di povertà, di semplicità, incredibile. Era ammirato dagli africani perchè per Dio e la sua casa, la chiesa, voleva il meglio, anche in fatto di paramenti, di bellezza... mentre per sè, per la sua vita personale, si accontentava di ben poco. Pensava alla liturgia, al rito, alla morale ortodossa, ma anche ai poveri, alle scuole, agli acquedotti, ai poveri.
Ho avuto modo di conoscere lui e il suo seminario, trent'anni fa: una vita parca, di preghiera, di studio, di sport... edificante...
I sacerdoti cresciuti nella Fraternità hanno preso, spesso, dal fondatore lo spirito missionario; non amano e non cercano potere ed onori (anche perché la Fraternità non è il posto giusto per quello); amano stare con le famiglie, confessare, pregare...

PASTORI CON L'ODORE DELLE PECORE
A parte alcune asprezze, dovute certamente anche al modo con cui sono stati ghettizzati in una Chiesa che faceva ecumenismo con tutti meno che con loro, si tratta di "pastori con l'odore delle pecore".
Francesco apprezza questo, e, nella sua mentalità, il resto conta sino ad un certo punto. Con Fellay, poi, c'è stata immediata sintonia: il superiore della Fraternità è un uomo dolce, umile, che ha sicuramente espresso a Francesco le sue perplessità (sia personalmente, che pubblicamente). Le ha espresse, però, con quella riverenza e rispetto che sente di dovere a colui che ritiene papa. Le ha espresse con franchezza, anche nel momento in cui si trattava la "pace".
E l'amicizia di Bergoglio per i preti che aveva conosciuto e frequentato in Argentina, è, forse, persino cresciuta.
Come si dice spesso, le riforme di destra, le può fare solo la sinistra; anche nella Chiesa possono accadere cose analoghe, difficilmente comprensibili, forse, in punta di logica... ma quante volte gli uomini sono illogici, e, talvolta, per fortuna?

Fonte: Libertà e Persona, 03/05/2016

9 - OMELIA PENTECOSTE - ANNO C (Gv 14,15-16.23-26)
Il Padre vi darà un altro paraclito
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 15 maggio 2016)

Oggi è il giorno della Pentecoste, il giorno della discesa dello Spirito Santo. Cinquanta giorni dopo la Pasqua, gli Apostoli erano riuniti nel Cenacolo con Maria, la Madre di Gesù, e improvvisamente discese su di loro, sotto forma di lingue di fuoco, lo Spirito Santo, la terza Persona della Santissima Trinità. Gesù aveva promesso ai suoi Apostoli che non li avrebbe lasciati orfani e aveva detto loro: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre» (Gv 14,16). Questa promessa si è realizzata proprio nel giorno della Pentecoste.
La prima lettura di oggi, tratta dagli Atti degli Apostoli, descrive quel giorno, nel quale fu formata la Chiesa. A Nazareth, lo Spirito Santo era disceso sulla Vergine Maria per formare il corpo di Cristo; nel Cenacolo a Gerusalemme il Paràclito discese per formare il Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. Prima della discesa dello Spirito Santo, gli Apostoli erano timidi e timorosi, non osavano predicare al popolo; mentre, dopo aver ricevuto il dono dello Spirito Santo, essi iniziarono a predicare con coraggio, e così fecero fino alla suprema testimonianza del martirio.
Nel giorno di Pentecoste, che era già una festività giudaica, erano riuniti a Gerusalemme ebrei giunti da diverse parti del mondo allora conosciuto. Alcuni venivano dalla Mesopotamia, altri dalla Cappadocia, dall'Egitto e dall'Arabia. La cosa più sorprendente fu che ciascuno di loro sentì predicare gli Apostoli nella propria lingua. Fu chiaramente un miracolo che indicava come il Vangelo doveva essere predicato in tutto il mondo, fino a raggiungere gli estremi confini della terra. Nella loro predicazione, gli Apostoli erano istruiti interiormente dallo Spirito Santo. Gesù lo aveva detto chiaramente: «Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26).
Lo Spirito Santo lo abbiamo ricevuto in dono anche noi. Lo abbiamo ricevuto già con il Battesimo, ma è soprattutto con la Cresima che il Paràclito è disceso su di noi e ci ha arricchiti con i suoi Sette Doni. Lo Spirito Santo è il nostro Santificatore. Lo dobbiamo pregare frequentemente, affinché, come dice san Paolo nella seconda lettura, non ci facciamo dominare dalle opere della carne (cf Rm 8,8), ovvero dal peccato che continuamente ci minaccia. Sarà una cosa molto bella ripetere ogni giorno, magari al mattino, la bella Sequenza allo Spirito Santo che abbiamo recitato prima della lettura del Vangelo. Con questa stupenda preghiera abbiamo domandato al Paràclito che ci invada nell'intimo del nostro spirito, che lavi la nostra anima, che la irrighi se arida, che la sani se piagata, che la scaldi se gelida. Recitiamo questa Sequenza con amore e attenzione.
La parola Paràclito, con cui è chiamato lo Spirito Santo, significa Consolatore. Egli ci consola nelle nostre miserie e guida la nostra preghiera, ispirandoci ciò che è bene domandare al Padre. Lo Spirito Santo arricchisce la nostra anima con i suoi Sette Doni, che ci fanno essere dei santi cristiani. Essi sono come dei piccoli semi che devono essere irrigati dalla nostra preghiera per giungere a maturazione. Nella vita dei Santi possiamo vedere il loro pieno sviluppo.
Il primo dono è la Sapienza, che ci permette di ragionare non secondo il mondo, ma secondo la profondità di Dio, e ci dona il gusto inesprimibile di Dio e delle realtà divine; poi abbiamo il dono dell'Intelletto, che ci consente di approfondire le verità della nostra Fede e di aderire ad esse quasi per un istinto soprannaturale; segue poi il dono della Scienza, che ci dà la capacità di risalire al Creatore partendo dalle creature e di vedere in ciascuna delle creature un riflesso di Dio; poi abbiamo il dono del Consiglio, che, nei momenti più importanti, ci suggerisce la decisione giusta da prendere secondo la Volontà di Dio, e, innanzitutto, ci suggerisce di ascoltare con docilità il consiglio di una saggia guida spirituale; vi è inoltre il dono della Fortezza che ci dà l'energia per resistere al male che c'è intorno a noi e, tante volte, anche dentro di noi; in seguito, c'è il dono della Pietà che perfeziona il nostro amore e lo dilata oltre l'umana ristrettezza, per poter così amare Dio e il prossimo nostro fino all'eroismo; infine, abbiamo il dono del Timor di Dio, che ci consente di evitare il peccato, non tanto per paura dei castighi, ma per puro amor di Dio.
Preghiamo con fiducia lo Spirito Santo che questi piccoli semi, nella nostra vita, giungano a perfetta maturazione.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 15 maggio 2016)

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