BastaBugie n�492 del 08 febbraio 2017

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1 SANREMO PROPAGANDA ADOZIONI GAY E UTERO IN AFFITTO
Intanto l'Europa sta per imporre le adozioni gay anche agli Stati che non hanno il matrimonio tra persone dello stesso sesso
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 CAPPUCCETTO ROSSO: LE DISOBBEDIENZE SI PAGANO
Ecco la fiaba originale di Cappuccetto Rosso del 1697 scritta da Charles Perrault e tradotta in italiano da Carlo Collodi
Fonte: Wikipedia
3 LA DIOCESI DI MILANO VIETA GLI ANNIVERSARI DI MATRIMONIO PER NON OFFENDERE DIVORZIATI, VEDOVI E IMMIGRATI SENZA IL CONIUGE
Eppure è importante proporre come modello gli sposi fedeli da decenni al sacramento che li ha uniti indissolubilmente
Autore: Costanza Miriano - Fonte: La Verità
4 SMETTIAMO QUESTA GUERRA CIVILE FRA CATTOLICI
Stiamo assistendo a una criminalizzazione reciproca in cui non si ravvisa più molto di cristiano... e non va bene!
Autore: Antonio Socci - Fonte: Lo Straniero
5 HO IL DIRITTO DI CONDANNARE L'OMOSESSUALITA'
La battaglia del medico chirurgo Silvana De Mari prosegue...
Autore: Cristiano Lugli - Fonte: Chiesa e post concilio
6 IL CAOS DELLE MIGRAZIONI, LE MIGRAZIONI NEL CAOS
Intervista a Stefano Fontana sul ''Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo'' (VIDEO: accogliere tutti gli immigrati?)
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: La Verità
7 TRUMP AFFERMA CHE LA LIBERTA' NON E' UN DONO DEL GOVERNO, MA DI DIO
L'insensata crociata di Avvenire contro il neopresidente degli Usa (VIDEO: il primo discorso di Donald Trump da presidente)
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 IL VERO SIGNIFICATO DEI SEGRETI DI FATIMA
Un monito per un futuro che si fa presente
Fonte: Il Timone
9 OMELIA VI DOMENICA DEL TEMPO ORD. - ANNO A (Mt 5,17-37)
Ma io vi dico
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - SANREMO PROPAGANDA ADOZIONI GAY E UTERO IN AFFITTO
Intanto l'Europa sta per imporre le adozioni gay anche agli Stati che non hanno il matrimonio tra persone dello stesso sesso
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07-02-2017

Cosa c'entra la musica italiana con una sfilata di gente che si è comprata i figli affittando gli uteri da cui sono stati strappati? E cosa ci fa sul palco dell'Ariston Diletta Leotta, la giornalista diventata famosa non tanto per le sue performance professionali ma piuttosto per quelle pornografiche girate in rete a sua insaputa? E perché lanciare una campagna contro il bullismo, anziché concentrarsi sugli astri nascenti della canzone? Ma soprattutto come motivare il lancio di un film che giustifica il divorzio e l'egoismo degli adulti? Propaganda, propaganda, propaganda. Non serve la dietrologia, e c'è poco da essere fissati con il gender, per riconoscere che la riposta può essere solo questa. Perché ormai ciò che importa al palcoscenico della musica nostrana è tutto tranne che la musica, appunto.
E' evidente da qualche anno ormai che il Festival di Sanremo funge da acceleratore al potere che, mirando a fare dell'uomo una sua marionetta, culla l'edonismo istintivo e ribelle dal limite e dalla dipendenza dal suo Creatore. Ad accorgersi, alla vigilia di questa edizione, e ad opporsi ad un'asticella ormai superata da tempo, sono state le Sentinelle in Piedi (Sip) che sabato prossimo alle 15 veglieranno in protesta (in Corso Imperatrice), data la partecipazione in chiave promozionale di Ricky Martin (vive con un uomo che si illude di poter "sposare", con dei bambini pagati profumatamente e strappati dal seno e dall'utero materni e ha annunciato di volerne altri così).

SPOT ALLE ADOZIONI GAY (PROIBITE DALLA LEGGE)
Ma ad aggiungersi alle star arcobaleno ci sarà anche il cantante Tiziano Ferro, che si è messo a promuove lo sfruttamento dei grembi femminili usando la tattica vittimista della discriminazione di chi non permette a un uomo come lui di farsi un figlio da solo (se la prenda con la natura, piuttosto). Insomma, dai nastrini arcobaleno dell'edizione 2016, sventolati da vip e cantanti prima dell'approvazione della legge sulle "unioni civili", si passa allo spot delle adozioni e compravendite umane Lgbt. Poco importa se la pratica dell'utero in affitto sia illegale in Italia e quindi la sua pubblicizzazione punita dalla legge 40/2004 (reclusione fino a due anni e multa fino a 1 milione di euro), perché al potere individualista e omosessualista, che ha comprato anche i media, tutto è permesso.
Ricordando che l'anno scorso avevano sfilato sul palcoscenico anche Nicole Kidman ed Elton John (altre due icone dell'utero in affitto), oltre che Thomas Neuwirth, uomo vestito da donna che si definisce trans facendosi chiamare Concita Wirst, le Sip hanno quindi giustamente domandato se voi "chiamereste in casa vostra un trafficante di esseri umani? Fareste accomodare sul divano una persona che ha stipulato un contratto per comprare un bambino? Sareste disposti a pagare per farvi un caffè con un uomo che ha commesso un reato e non solo non è pentito, ma si prepara a rifarlo?". Non è mancata la risposta del padrone di casa Carlo Conti (affiancato da Maria De Filippi reduce dal nuovo format Lgbt di Uomini e Donne) che ha risposto alle Sip che il loro è "un refrain già sentito l'anno scorso con gli strali contro Elton John e Nicole Kidman. Ma il palco dell'Ariston è per tutti".

LA VERA DISCRIMINAZIONE
Per tutti sì, meno che per quelli che non hanno voce giustamente o che non la sanno ancora usare. Come i neonati prodotti in laboratorio da sperma e ovociti di uomini e donne che magari non conosceranno mai e cresciuti dentro grembi a cui verranno violentemente sottratti. O come i figli del divorzio i cui dolori sono minimizzati dal film di Antonio Albanese "Mamma o Papà?", che verrà presentato a Sanremo per raccontare come normale la vicenda di due genitori in lotta per non ottenere l'affido dei bambini e così farsi i fatti loro. Perché, diciamocelo, anche la campagna per il bullismo, che mira a normalizzare le pulsioni omoerotiche, a tutto servirà ma non a difendere i piccoli indifesi. Ed è proprio qui che crolla l'illusione dell'autosufficienza, che si trasformarla in schiavitù aprendo scenari disumani. Quelli che presto ci ritroveremo a canticchiare senza accorgercene con Gigi D'Alessio che descriverà dolcemente l'inferno di un uomo senza limiti, riassumendo perfettamente la propaganda in atto: "Adesso un fiore nasce pure senza sole. Un figlio può arrivare anche senza fare l'amore. Chi è pronto per morire non ha la croce al muro. Che c'è una porta aperta sopra il mare per chi da guerre cerca di fuggire".
Tutto questo ovviamente avverrà, come fa notare il Popolo della Famiglia (sarà presente a Sanremo con un presidio dalle 19 alle 21 di giovedì e venerdì in via Escoffier) con "16 milioni di euro presi dai soldi delle famiglie italiane". Eppure tutto tace perché è più comodo accettare supinamente di contribuire di tasca propria a questa carneficina dell'innocenza. "E' accettabile tutto questo?", domandano le Sip. Bisogna chiederselo, perché un giorno ce ne sarà chiesto conto: "Un giorno questi bambini ci chiederanno dove eravamo mentre loro, piccini, venivano strappati alla mamma e trattati come un oggetto. Quindi chiediamo agli italiani: sarete pronti a rispondere a questa domanda?"

Nota di BastaBugie: Tommaso Scandroglio nell'articolo sottostante dal titolo "Adozione a gay sempre, comunque e ovunque. La morsa di Camera e Ue usando Schengen" spiega che alla Camera c'è un Ddl per estendere alle coppie omosessuali anche l'adozione dei bambini non nati biologicamente da uno dei due semi. Le coppie gay verrebbero equiparate a quelle naturali. Anche l'Ue si muove e dispone un regolamento che introduce il principio della non discriminazione da uno Stato all'altro. Così con la libera circolazione delle persone si legittima la libera circolazione degli orrori giuridici.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 febbraio 2017:
In principio i tribunali, nella maggioranza dei casi, davano in adozione i minori solo a coppie coniugate. Poi qualche anno fa alcuni giudici decisero che il compagno di una coppia gay poteva adottare il figlio naturale dell'altro compagno (stepchild adoption). L'anno scorso la legge Cirinnà equiparò gli uniti civilmente ai coniugi in tutto, eccetto in merito alla facoltà di accedere all'istituto dell'adozione. Relativamente a questa materia la legge sulle unioni civili rimandava al giudizio dei magistrati i quali continuarono a permettere la stpechild adoption, ma non si spinsero a consentire di poter adottare qualsiasi minore, anche quello non figlio naturale o adottato dell'altro compagno della coppia omosessuale.
Sul tavolo del Parlamento intanto sono stati depositati alcuni disegni di legge che mirano ad estendere il pubblico dei possibili candidati alle adozioni (single e coppie omosessuali per quanto riguarda la stepchild adoption). A tal fine presso la Commissione Giustizia della Camera si sono ascoltati vari esperti. Ne è nato un documento dal titolo «Stato di attuazione delle disposizioni legislative in materia di adozione e affido» presentato due giorni fa [8 feb] da Donatella Ferranti (Pd) presidente della Commissione stessa. Al capitolo 'Requisiti soggettivi' della relazione si può leggere che «è stato evidenziato, da parte di autorevoli esponenti della dottrina, della giurisprudenza e dell'avvocatura, che non vi è motivo di precludere l'adozione stessa alle coppie di conviventi, eterosessuali oppure omosessuali, così come parti di un'unione civile».
Dunque il salto è notevole. La legge attuale sull'adozione (l. 184/83) contempla la possibilità di adottare da parte di coppie conviventi eterosessuali in circostanze davvero eccezionali. Le coppie omosessuali sono implicitamente escluse. Ora se passasse un disegno di legge che facesse suoi i principi enunciati da questa relazione, le coppie conviventi etero ed omosessuali e gli uniti civilmente verrebbero messi sullo stesso piano delle coppie coniugate. Dunque non solo si aprirebbero alle coppie omosessuali le porte dell'adozione per tutti i minori - quindi andremmo oltre la stepchild adoption - ma queste coppie entrerebbero nella lista dei possibili adottanti non nelle ultime posizioni, come opzione residuale, bensì in pole position insieme alle coppie coniugate eterosessuali. Anzi probabilmente verrebbero privilegiate rispetto alle coppie etero altrimenti il rifiuto di concedere loro in adozione un minore potrebbe venire etichettato come provvedimento discriminatorio. E tutto questo per legge, sollevando così i giudici dall'onere di legiferare loro al posto dei parlamentari come hanno fatto sino ad ora.
Stesso vento favorevole alle coppie gay soffia anche al Parlamento europeo. Il 2 febbraio scorso l'assemblea ha votato a favore di una "Proposta recante raccomandazioni alla Commissione sugli aspetti transfrontalieri delle adozioni". La Commissione europea poi deciderà, entro il 31 luglio, se accettare la proposta oppure rifiutarla. Cosa dice questa proposta? Innanzitutto sottolinea il fatto che la disciplina in questa materia non è univoca in tutta Europa, ma ogni Stato ha una propria normativa (Preambula lettera R). E così può accadere che il vincolo di filiazione nato da adozione è riconosciuto in un Paese ma non in un altro (V). Ciò comporterebbe dei problemi se la coppia insieme al figlio andassero a vivere all'estero e metterebbe "in pericolo il diritto dei bambini a una famiglia stabile e permanente" (W).
Tutto questo inoltre sarebbe in contrasto con la libera circolazione delle persone all'interno dei paesi europei (Y). E quindi si conclude che è della "massima importanza adottare una legislazione che preveda il riconoscimento automatico in uno Stato membro di un provvedimento di adozione nazionale emanato in un altro Stato membro, a condizione che sia garantito il pieno rispetto delle disposizioni nazionali in materia di ordine pubblico e dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità" (AB e 23). L'art. 3 del Testo della proposta, intitolato "Riconoscimento automatico dei provvedimenti di adozione", quindi stabilisce che "un provvedimento di adozione emanato in uno Stato membro è riconosciuto negli altri Stati membri senza che sia necessario ricorrere a una procedura speciale". Tradotto: l'adozione di un minore fatta da una coppia gay in Olanda deve essere riconosciuta in automatico anche, ad esempio, qui da noi in Italia sebbene attualmente sia ancora vietata. E poco importa il principio di sovranità nazionale in merito al diritto di famiglia: che lo Stato si pieghi ai diktat europei. La proposta però tiene a precisare che riconoscere per uno stato membro le adozioni gay non comporta per questo stesso stato legittimare ad esempio il "matrimonio" gay che lega i due adottanti (Allegato alla Proposta A 8 e Testo proposta art. 1, comma 2 lettera a). Troppa grazia.
Si obietterà che il riconoscimento in Italia delle adozioni gay è contrario all'ordine pubblico e quindi le autorità italiane potranno legittimamente rifiutare il riconoscimento di simili adozioni così come previsto dall'art. 6 dello stesso Testo della Proposta. L'Allegato alla Proposta risponde però che "tali dinieghi non possono mai portare a discriminazioni di fatto vietate dall'articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea" (A 5). In breve: se rifiuti l'adozione gay legittima in Olanda - e in altri 20 Paesi UE - discrimini le persone omosessuali, ergo non puoi farlo.
E dunque con l'escamotage della libera circolazione delle persone si vuole legittimare anche la libera circolazione degli orrori giuridici. Il giochino poi è sempre il solito. Qualche organismo dell'Unione europea raccomanda, suggerisce un nuovo provvedimento contrario alla dignità della persona, della famiglia, alla libertà di pensiero, alla religione. Un'associazione radicaloide suggerisce ad un privato o coppia di privati di intraprendere le vie legali nazionali per vedersi tutelate le proprie rivendicazioni altrettanto radicaloidi. A volte si vince, a volte si perde. In questo ultimo caso l'associazione e i propri assistiti ricorrono a qualche tribunale europeo. Lì vincono e la partita ritorna ad essere giocata sul suolo patrio. Qui i giudici, seguendo l'effetto domino, uno dopo l'altro danno ragione ai colleghi europei e ne nasce una giurisprudenza a senso unico. Da ultimo il Parlamento nazionale non può che legiferare come i giudici nazionali ed europei hanno deciso. Ovviamente il tutto è graziosamente accompagnato dai commenti, anche questi, a senso unico dei media. Così avverrà anche per le gaie (non per i bambini) adozioni.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07-02-2017

2 - CAPPUCCETTO ROSSO: LE DISOBBEDIENZE SI PAGANO
Ecco la fiaba originale di Cappuccetto Rosso del 1697 scritta da Charles Perrault e tradotta in italiano da Carlo Collodi
Fonte Wikipedia

Cappuccetto Rosso è una bambina che deve portare un cestino di vivande alla nonna ammalata. Nel bosco incontra un lupo che con l'inganno si fa rivelare dove abita la nonna. Il lupo arriva prima di lei alla casetta, si presenta alla nonna come la nipote, si fa aprire e la divora. Cappuccetto Rosso lo trova a letto travestito da nonna e viene a sua volta divorata.

LA VERSIONE ORIGINALE
La versione scritta più antica della fiaba è Le Petit Chaperon Rouge, apparsa nella raccolta di fiabe I racconti di mamma l'oca di Charles Perrault nel 1697.
La versione di Perrault è molto più breve di quella successiva dei Grimm e non contiene un lieto fine. Perrault conclude la narrazione con una spiegazione esplicita della morale: «Da questa storia si impara che i bambini, e specialmente le giovanette carine, cortesi e di buona famiglia, fanno molto male a dare ascolto agli sconosciuti; e non è cosa strana se poi il Lupo ottiene la sua cena. Dico Lupo, perché non tutti i lupi sono della stessa sorta; ce n'è un tipo dall'apparenza encomiabile, che non è rumoroso, né odioso, né arrabbiato, ma mite, servizievole e gentile, che segue le giovani ragazze per strada e fino a casa loro. Guai! a chi non sa che questi lupi gentili sono, fra tali creature, le più pericolose!»
La versione di Perrault della fiaba, incluse le conclusioni morali, fu tradotta in italiano da Collodi nel 1875 e inclusa nella sua raccolta di fiabe I racconti delle fate. [...]

LA VERSIONE DEI FRATELLI GRIMM
Nel XIX secolo, due versioni tedesche della fiaba furono raccontate ai fratelli Grimm da Jeanette Hassenpflug (1791-1860) e Marie Hassenpflug (1788-1856). I Grimm trasformarono una delle due versioni nella storia principale, e la seconda in un seguito. La prima, col titolo Rotkäppchen, fu inclusa nella prima edizione della loro raccolta Kinder- und Hausmärchen (1812). In questa versione la ragazza e sua nonna venivano salvate da un cacciatore interessato alla pelle del lupo. Nella seconda storia, Cappuccetto Rosso e sua nonna, grazie all'esperienza acquisita con il primo lupo, riuscivano a catturarne e ucciderne un altro.
I Grimm continuarono a rivedere la storia nelle edizioni successive; quella meglio nota è la revisione finale, del 1857, con il taglialegna che sostituisce il cacciatore. [...]

ANALISI E INTERPRETAZIONI
Nel tempo si sono susseguite analisi e interpretazioni presenti nel sottotesto della storia. [...]
La maggior parte delle proposte enfatizza uno dei seguenti temi:
1) LA PROSTITUZIONE
La fiaba potrebbe essere intesa come un'esortazione a non esercitare il "mestiere". Quella della "giovane donna nel bosco" è uno stereotipo che in molte tradizioni viene metaforicamente associato alla prostituzione; nella Francia del XVII secolo, tra l'altro, la "mantellina rossa" era un segnale esplicito in questo senso.
2) LA MATURITÀ SESSUALE
In questa interpretazione, la mantella rossa rappresenta le mestruazioni e l'ingresso nella pubertà, che conduce la bambina nella "profonda e oscura foresta" della femminilità; il lupo rappresenta, quindi, l'uomo visto come predatore sessuale da cui guardarsi.
3) L'ANTROPOFAGIA
Altre interpretazioni si focalizzano sull'elemento antropofago: la fiaba ha origine nel contesto di un'Europa periodicamente flagellata da terribili carestie durante le quali si segnalarono diversi casi di cannibalismo. [...]

Nota di BastaBugie: ecco la fiaba di originale del 1697 di Cappuccetto Rosso scritta da Charles Perrault e tradotta dal francese da Carlo Collodi nel 1875 (fonte: Wikisource).
C'era una volta in un villaggio una bambina, la più carina che si potesse mai vedere. La sua mamma n'era matta, e la sua nonna anche di più.
Quella buona donna di sua madre le aveva fatto fare un cappuccetto rosso, il quale le tornava così bene a viso, che la chiamavano dappertutto Cappuccetto Rosso.
Un giorno sua madre, avendo cavate di forno alcune stiacciate, le disse:
"Va' un po' a vedere come sta la tua nonna, perché mi hanno detto che era un po' incomodata: e intanto portale questa stiacciata e questo vasetto di burro".
Cappuccetto Rosso, senza farselo dire due volte, partì per andare dalla sua nonna, la quale stava in un altro villaggio. E passando per un bosco s'imbatté in quella buona lana del Lupo, il quale avrebbe avuto una gran voglia di mangiarsela; ma poi non ebbe il coraggio di farlo, a motivo di certi taglialegna che erano lì nella foresta.
Egli le domandò dove andava.
La povera bambina, che non sapeva quanto sia pericoloso fermarsi per dar retta al Lupo, gli disse: "Vo' a vedere la mia nonna e a portarle una stiacciata, con questo vasetto di burro, che le manda la mamma mia".
"Sta molto lontana di qui?", disse il Lupo.
"Oh, altro!", disse Cappuccetto Rosso. "La sta laggiù, passato quel mulino, che si vede di qui, nella prima casa, al principio del villaggio."
"Benissimo", disse il Lupo, "voglio venire a vederla anch'io. Io piglierò da questa parte, e tu da quell'altra, e faremo a chi arriva più presto."
Il Lupo si messe a correre per la sua strada, che era una scorciatoia, con quanta forza avea nelle gambe: e la bambina se ne andò per la sua strada, che era la più lunga, baloccandosi a cogliere le nocciuole, a dar dietro alle farfalle, e a fare dei mazzetti con tutti i fiorellini, che incontrava lungo la via.
Il Lupo in due salti arrivò a casa della nonna e bussò.
"Toc, toc."
"Chi è?"
"Sono la vostra bambina, son Cappuccetto Rosso", disse il Lupo, contraffacendone la voce, "e vengo a portarvi una stiacciata e un vasetto di burro, che vi manda la mamma mia."
La buona nonna, che era a letto perché non si sentiva troppo bene, gli gridò: "Tira la stanghetta, e la porta si aprirà".
Il Lupo tirò la stanghetta, e la porta si aprì. Appena dentro, si gettò sulla buona donna e la divorò in men che non si dice, perché erano tre giorni che non s'era sdigiunato. Quindi rinchiuse la porta e andò a mettersi nel letto della nonna, aspettando che arrivasse Cappuccetto Rosso, che, di lì a poco, venne a picchiare alla porta.
"Toc, toc."
"Chi è?"
Cappuccetto Rosso, che sentì il vocione grosso del Lupo, ebbe dapprincipio un po' di paura; ma credendo che la sua nonna fosse infreddata rispose: "Sono la vostra bambina, son Cappuccetto Rosso, che vengo a portarvi una stiacciata e un vasetto di burro, che vi manda la mamma mia".
Il Lupo gridò di dentro, assottigliando un po' la voce: "Tira la stanghetta e la porta si aprirà."
Cappuccetto Rosso tirò la stanghetta e la porta si aprì.
Il Lupo, vistala entrare, le disse, nascondendosi sotto le coperte: "Posa la stiacciata e il vasetto di burro sulla madia e vieni a letto con me".
Cappuccetto Rosso si spogliò ed entrò nel letto, dove ebbe una gran sorpresa nel vedere com'era fatta la sua nonna, quando era tutta spogliata. E cominciò a dire: "O nonna mia, che braccia grandi che avete!".
"Gli è per abbracciarti meglio, bambina mia."
"O nonna mia, che gambe grandi che avete!"
"Gli è per correr meglio, bambina mia."
"O nonna mia, che orecchie grandi che avete!"
"Gli è per sentirci meglio, bambina mia."
"O nonna mia, che occhioni grandi che avete!"
"Gli è per vederci meglio, bambina mia."
"O nonna mia, che denti grandi che avete!"
"Gli è per mangiarti meglio."
E nel dir così, quel malanno di Lupo si gettò sul povero Cappuccetto Rosso, e ne fece un boccone.
La storia di Cappuccetto Rosso fa vedere ai giovinetti e alle giovinette, e segnatamente alle giovinette, che non bisogna mai fermarsi a discorrere per la strada con gente che non si conosce: perché dei lupi ce n'è dappertutto e di diverse specie, e i più pericolosi sono appunto quelli che hanno faccia di persone garbate e piene di complimenti e di belle maniere.


IL DIAVOLO VA IN GIRO, CERCANDO CHI DIVORARE (cf. 1Pietro 5,6)
Interessante il commento di Renato Calvanese tratto dal blog di Costanza Miriano, di cui riportiamo le conclusioni:
La scena si chiude con questa bimba divorata dal mostro. Non c'è più rimedio, nessuno arriva in suo soccorso perché a volte le cose nella vita vanno a finir male, un errore può essere senza rimedio. E questo quanto è più vero delle false rassicurazioni che provano a convincerci che nella vita una scelta vale l'altra, basta farla con il cuore! A volte invece gli errori, verrebbe da dire "le disobbedienze", si pagano per sempre, si pagano con la vita.
Cappuccetto Rosso non presta ascolto al suggerimento della madre, non si fida del monito lanciato dalla generazione che la precede, di stare attenta, di non allontanarsi dal sentiero. Cappuccetto Rosso non bada a quelle raccomandazioni, non dà ad esse il giusto peso. La tradizione, ossia quel lavorio lento che apre una strada nella foresta, che batte una pista, un'ipotesi da cui partire per camminare nella vita, è messa via con faciloneria. Più che la disobbedienza, che a volte è il modo con cui la nostra libertà è chiamata ad esprimersi, è la superficialità ad ammazzare Cappuccetto Rosso. Percorrere un'altra strada rispetto a quella tracciata può essere pericoloso ma può diventare anche una grande avventura umana; percorrerla invece senza essere guardinghi, senza avvertire il rischio, può essere miseramente fatale.
La favola come sempre afferma qualcosa di elementare che chissà per colpa di quale incantesimo questo tempo tende a rimuovere: il male esiste, esistono scelte, atteggiamento che ci fanno smarrire, e parte della fatica che siamo chiamati a compiere vivendo consiste proprio nell'imparare a riconoscerle ed evitarle. Ma per quanto potremo mai sforzarci di far tutto perbene, in un dato momento la nostra vita è destinata ad entrare in un bosco tetro. Per uscirne sani e salvi serviranno almeno due cose: la coscienza del pericolo e la fede in chi ha tracciato il sentiero, in chi ha indicato una via possibile di uscita. Senza questi due ingredienti l'impresa potrebbe finire nella disperazione.

Fonte: Wikipedia

3 - LA DIOCESI DI MILANO VIETA GLI ANNIVERSARI DI MATRIMONIO PER NON OFFENDERE DIVORZIATI, VEDOVI E IMMIGRATI SENZA IL CONIUGE
Eppure è importante proporre come modello gli sposi fedeli da decenni al sacramento che li ha uniti indissolubilmente
Autore: Costanza Miriano - Fonte: La Verità, 2 febbraio 2017

Continuano ad arrivare notizie di parrocchie disobbedienti alla Diocesi di Milano. In cosa hanno osato disobbedire, di quale colpa si sono macchiate? Si dice che abbiano addirittura celebrato anniversari di matrimonio in chiesa, pare persino che siano volati tappi di spumante e si siano distribuiti piatti di risotto, forse con del gorgonzola, perché alcuni sposi, disobbedienti come i loro parroci, hanno pensato di ringraziare Dio per essere riusciti a stare insieme 5, 10, 20 o anche 60 anni. Dalla Brianza al centro città, da parrocchie guidate da diocesani ad altre in mano a religiosi, le segnalazioni clandestine sono tante.
Ma cerchiamo di capire la questione. Domenica 29 gennaio la Diocesi di Milano ha celebrato la festa della famiglia, solo che, come riportava il sito fino al venerdì precedente, al mattino, le celebrazioni di anniversari erano ufficialmente sconsigliate, "per motivi di delicatezza e di rispetto" nei confronti di chi vive situazioni irregolari, dei separati, dei vedovi, dei figli di divorziati. La cosa suscita qualche perplessità, per esempio il Forum delle associazioni familiari esprime dispiacere perché, dice il comunicato, "l'accoglienza verso tutti non passa mai per il nascondimento del bello".

NON CELEBRARE ANNIVERSARI
Altre garbate proteste si fanno sentire. La cosa deve arrivare in alto, perché in serata di questa necessità di "delicatezza e rispetto" verso chi non è in famiglia non è più traccia nel sito della Diocesi. Rimane, comunque, l'invito a non celebrare anniversari, ma il motivo addotto, in serata, è che bisogna riflettere, e non buttarla a tarallucci e vino (ipotesi che vedo comunque improbabile per i milanesi), per quanto io trovi che mangiare per celebrare qualcosa sia anche quello segno di fede: san Francesco, per esempio, diceva che a Natale tutti dovevano mangiare carne, anche i muri, e se non si riusciva a fargliela mangiare, gliela si sarebbe dovuta spalmare sopra. Mangiare per celebrare significa esprimere gratitudine a Dio che ci dà il pane quotidiano, perché, come tutti gli sposati sanno, se si rimane insieme tutta la vita non è certo per merito, ma per grazia.
La storia non è nuova: secondo il sito la disposizione esiste da una decina di anni, e già nel 2014 la questione era stata sollevata da qualcuno, perplesso dalla richiesta della Diocesi: «Evitare di celebrare in questa occasione gli anniversari di matrimonio per non rischiare di escludere le famiglie di persone separate, divorziate e risposate, vedove e senza coniuge per motivi legati all'immigrazione». Quindi non è un piccolo infortunio, un incidente dell'ufficio comunicazione, ma una scelta precisa nella quale sinceramente fatico a riconoscere lo Scola che ha scritto il superbo, meraviglioso Uomo Donna, Il caso serio dell'amore. E non è neppure una questione irrilevante, di vuoto rituale, perché i gesti hanno un grande potenziale educativo, o diseducativo. Così, nel momento in cui in tutto il mondo l'unica entità che dice la verità agli uomini sull'essere maschile e femminile e sulla famiglia è rimasta la Chiesa, verità che guarisce e salva le persone, non si può sentire che la Chiesa di Milano vieti gli anniversari nel momento in cui quella di Torino trasforma il funerale di un uomo che si era unito civilmente a un altro in una specie di celebrazione dell'amore omosessuale (quindi quel matrimonio si poteva ricordare con gioia in chiesa?).

NON ME LO SPIEGO
Eppure l'episodio è emblematico di un atteggiamento ricorrente, di un pericolo che la Chiesa oggi corre, e se noi laici abbiamo qualche responsabilità, [...] forse è il caso di spenderci su due parole.
Ci crediamo o no, noi e i nostri pastori, che la Verità è Cristo, e non la mia o la tua opinione? Ci crediamo che questo ti salva e ti fa felice, già qui su questa terra? Ci crediamo che i dieci comandamenti (tra cui non desiderare la donna d'altri) non sono regolette inventate da un Dio sadico per fregarci ma le parole che ci fanno felici, già qui su questa terra e poi per la vita eterna? Ci crediamo che la Bibbia non è un manuale che schiaccia ma il libretto di istruzioni dell'essere umano, cioè la parola che ci spiega come funzioniamo, e che se non seguiamo le istruzioni ci rompiamo? Siamo così complessati - un evidente complesso di inferiorità alimentato da secoli di cultura laicista - che non percepiamo come contraddizione che venga proclamato il Corano nelle nostre chiese? Dire che la Verità è Cristo non è dire che noi siamo migliori, è Cristo che è migliore.
Noi non ci accontentiamo di una fede solo privata, intimistica, che non si propone agli altri, che non è presente nel discorso pubblico, che rinuncia ai suoi simboli e alle sue celebrazioni: non ci accontentiamo perché sappiamo che la felicità dell'uomo, e quindi della comunità, dipende da questo. E non è voler bene a qualcuno lasciarlo nel suo errore. È una malintesa forma di delicatezza che viene da una fede debole: noi non crediamo che la legge di Dio è scritta nel suo e nostro cuore, e, "Dio circonderà il tuo cuore e ti farà felice". Se vedi uno che sta per buttarsi dalla finestra non è rispetto e delicatezza lasciare che lo faccia. Se invece sei già caduto, come per i divorziati per esempio, non ti offendi se qualcuno ringrazia il Signore per essere stato preservato, e chiede che la grazia lo sostenga ancora: la formula per il rinnovo delle promesse è solo riconoscenza per Dio, non dice "noi siamo stati bravi e voi no". Vedere una famiglia che, tra cadute e limiti e ricuciture, cerca di volersi bene è una buona notizia per tutti, anche per i figli dei separati. Se non vedono mai qualcosa del genere, come potranno un giorno, da grandi, tentare anche loro questa avventura dell'amore per sempre? Due vecchi che sono rimasti insieme sono una buona notizia per tutta la comunità, perché il cristianesimo si diffonde per contagio.

LA PORTA PER LA VITA ETERNA
Io credo che un certo tipo di attenzione a non ferire, a non sottolineare troppo certe verità che erano patrimonio consolidato, potesse avere un senso in una società di non so quante decadi fa, quando rompere un matrimonio era un tabu, e magari lo si teneva in piedi con accanimento terapeutico solo per salvare le apparenze, a prezzo di grandi sofferenze segrete. Oggi i nostri figli hanno la metà dei compagni con genitori separati, conviventi, pluririaccoppiati, e nessuno di loro si vergogna di questo. Ci soffre, e molto, perché un bambino che vede i genitori lasciarsi soffre, ma non per la condanna sociale, che è sparita. Come spesso succede, la Chiesa che guarda troppo al mondo arriva quando i saldi sono finiti, arriva inseguendo il mondo ma il mondo è già chilometri avanti. Fa la femminista quando le donne, infelici come mai prima d'ora, sono pronte a riconoscere che fregatura è stato il femminismo per loro, fa la mondialista quando la gente senza patria e radici chiede un'appartenenza e desidera sicurezza (tutti gli ultimi risultati elettorali ci dicono questo, esprimono un disagio a cui bisogna dare risposte sagge e non emotive). La Chiesa voleva essere moderna ma è rimasta indietro, il mondo è così avanti che l'ha doppiata, e sembra casomai chiedere alla Chiesa certezze, conferme, testimoni soprattutto, perché lui, il mondo, ha fatto da solo e ha visto che è infelice lo stesso. E siccome anche noi siamo parte di questo corpo mistico, noi laici, abbiamo il dovere di parlare con centomila lingue, e lo faremo, ma da dentro la Chiesa, e sempre amandola, perché è l'unico luogo del nostro incontro con Cristo. Qualcosa di molto molto più grande di una regola morale, di come regolare le nascite o prendersi cura dei poveri. La Chiesa è prima di tutto la porta per la vita eterna.

Fonte: La Verità, 2 febbraio 2017

4 - SMETTIAMO QUESTA GUERRA CIVILE FRA CATTOLICI
Stiamo assistendo a una criminalizzazione reciproca in cui non si ravvisa più molto di cristiano... e non va bene!
Autore: Antonio Socci - Fonte: Lo Straniero, 08/02/2017

Sono rimasto sinceramente colpito e amareggiato dalla durezza delle polemiche che negli ultimi giorni sono divampate fra cattolici (col contributo dirompente della stampa laica).
Non sono uno a cui non piaccia il confronto, anche vigoroso e polemico, ma quella a cui stiamo assistendo è ormai una sorta di guerra civile tra cattolici, una criminalizzazione reciproca in cui non si ravvisa più molto di cristiano. E non va bene. Non si può andare avanti così.
Molte parole dure e offensive sono state usate dai due campi contrapposti. E ho dovuto constatare che nei confronti di papa Bergoglio, in particolare nei social, vengono usate da alcuni delle espressioni che sono del tutto inaccettabili.
E' vero che taluni lamentano di essere bersagliati - a loro volta - da alcune espressioni che il papa usa, specie nelle omelie di Santa Marta, verso certi cattolici (i cosiddetti "rigidi") e si sentono offesi.
Ma questa non è una ragione per usare parole o giudizi che travalicano la normale e corretta critica.
Penso che il momento che vive la Chiesa sia davvero delicato e drammatico. Per quanto mi riguarda non ho nessuna intenzione di contribuire a questo clima da "guerra civile fra cattolici".
Perciò d'ora in poi ho deciso di tirarmi fuori da questa mischia (nella quale peraltro mi prendo, da tempo, la mia parte d'insulti).
Se mi occuperò della situazione della Chiesa (e lo farò meno di prima) eviterò accuratamente di usare espressioni che possano involontariamente alimentare animosità e rancori, cercando le espressioni che più invitino al dialogo fraterno. E vorrei che questo "codice" fosse condiviso, così da riportare il confronto dentro i binari cristiani.
Mi permetto anche - pur essendo solo un normale cattolico di parrocchia - di invitare tutti a pregare per papa Francesco, perché il Signore lo aiuti nel suo ministero e lo illumini possibilmente facendogli comprendere la situazione di sofferenza e di confusione che vivono tanti cristiani a motivo delle cose da lui dette o decise.
Preghiera da estendere anche a papa Benedetto, perché possa essere accolto il suo paterno contributo alla vita della Chiesa in questo momento così delicato.
Una preghiera che - ovviamente - è anche per la nostra personale conversione, perché ciascuno deve pensare anzitutto alla propria salvezza personale.
Siccome sicuramente questo post susciterà reazioni istintive sbagliate, preciso che tutti coloro che hanno obiezioni da fare all'attuale pontificato dovrebbero rileggersi l'intervista al Foglio del card. Caffarra (o quelle del card. Burke) e sintonizzarsi su quello stile, lo stile dei veri pastori, che sono veri esempi di paternità.
C'è bisogno di quella pacatezza, di quell'amore alla Verità e di quella carità. Non basta testimoniare la Verità (questo è il nostro dovere), bisogna anche farlo nella maniera giusta. Questo è quello che penso (e mi conforta che quanto ho scritto in questo post sia compreso nella sua continuità con quanto ho scritto in questi anni, come dimostra l'articolo che potete leggere qui sotto.

IL COMMENTO DI FRA CRISTOFORO
Mi sento di ringraziare Antonio Socci per l'invito alla preghiera che ha fatto a tutti.
Ammiro tantissimo questo grande giornalista, che è stato uno dei primi a comprendere gli errori di questo tempo e a mettere in guardia da questi pericoli i fratelli nella fede. E' così che fa un buon cristiano.
Socci è un autentico testimone delle Fede Cattolica. I suoi articoli sono precisi, rispettosi, e soprattutto veri e leali. Credo che sia uno dei pochi giornalisti in circolazione che ancora sappia fare il suo mestiere.
E mi sento di appoggiare in pieno la sua iniziativa di preghiera. Anch'io mi rendo conto che talvolta mi lascio prendere la mano dai toni un po' pesanti. Fa parte del mio carattere. Ma la rabbia non può prendere il
sopravvento sulla Verità e sulla Carità.
E anche qui Antonio dici bene: "C'è bisogno di quella pacatezza, di quell'amore alla Verità, e di quella carità".
Ho letto il tuo libro: "Non è Francesco".
Uno dei reportage più belli e utili di questi ultimi 100 anni. Hai ricevuto tante critiche. Ma la storia ti darà ragione. Non hai sicuramente bisogno delle mie parole. Ma aggiungo solo una cosa.
Sei un vero testimone della vera fede. Un autentico "alunno" di Don Giussani. Il prete più intelligente e "vero" che ho conosciuto in vita mia.
Hai tanti che ti seguono. Perché sei un cristiano onesto. E anch'io continuerò a seguirti. Perché leggerti è sempre una scuola di vita.
Grazie di cuore per la tua testimonianza. Grazie... da un sacerdote che ha sempre da imparare.

LA RISPOSTA DI ANTONIO SOCCI
Grazie Fra Cristoforo, io non merito davvero tutti gli elogi che lei mi fa (chi mi conosce di persona sa che ho un pessimo carattere e conosce i miei mille difetti), ma voglio pubblicare il suo articolo perché dimostra che è facile capire quello che ho scritto oggi.
Basta poco per capire che è in continuità con quanto ho scritto in "Non è Francesco".
Con la differenza che a quel tempo (tre anni fa) era necessario aiutare le persone a conoscere tanti fatti e a capirne il significato, mentre oggi i fatti sono chiari a tutti (per chi li vuole vedere) ed è necessario aiutarci sì a difendere (sempre e coraggiosamente) la dottrina cattolica, ma anche lo "stile" cristiano, la diversità cristiana rispetto al mondo e rispetto alle logiche del potere (anche clericale).
Si tratta semplicemente di seguire Gesù che ha comandato: "benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a coloro che vi odiano, e pregate per coloro che vi maltrattano e vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro, che è nei cieli" (Mt 5, 44-45).

Fonte: Lo Straniero, 08/02/2017

5 - HO IL DIRITTO DI CONDANNARE L'OMOSESSUALITA'
La battaglia del medico chirurgo Silvana De Mari prosegue...
Autore: Cristiano Lugli - Fonte: Chiesa e post concilio, 27/01/2017

La dottoressa Silvana De Mari, come è ormai noto, è scesa in campo in una battaglia ardua e compromettente, specie per il ruolo che la signora ha all'interno del mondo dei medici.
Penso non serva tornare su quanto accaduto, poiché si presume che tutti sappiano i violenti attacchi ricevuti dalla dottoressa a seguito delle sue decise dichiarazioni su omosessualità e dintorni, o meglio - come lei stessa definisce senza mezzi termini - sodomia e dintorni.
Le associazioni LGBT sono ancora in rivolta per il livore scaturito nei loro ventri ricolmi di orgoglio e superbia dalle verità finanche mediche apportate dall'endoscopista chirurgo.
Così tanta è la rabbia che è stata posta sul tavolo dell'Ordine dei Medici la richiesta di "immediata rimozione dall'albo", alla quale l'Ordine - oltre allo scandaloso silenzio mostrato da parte di tutti i colleghi - ha pure dato un'occhiata. Già, perché ad essere giudicate saranno fondamentalmente le opinioni motivate razionalmente dalla dottoressa, e non tanto il discorso medico contro cui, evidentemente, non riescono ad opporre bufale convincenti.
Guido Giustetto, Presidente dell'Ordine, ha così commentato con fine ed agghiacciante disinvoltura la richiesta posta dalle comunità gay: "Apriremo il processo disciplinare, chiedendole spiegazioni... Il mondo è pieno di medici che dicono cose strane."
Eppure pare proprio che tutto questo calderone non abbia toccato minimamente Silvana De Mari, che continua imperturbabile percorrendo la sua strada, dicendosi pronta ad affrontare qualsiasi processo.
Aldilà di tutte le posizioni che uno può avere, va detto che nel compito che è stato a lei affidato la De Mari sta facendo molto, gridando fortemente ciò che prima nessuno aveva osato fare, nonostante ora tutti leader del Circo Massimo esultano e lodano a seguito del classico fenomeno anche conosciuto come "Armiamoci e partite".

LA PSICHIATRIA NON È SCIENZA, ALMENO PER ORA
Qualche giorno fa la dottoressa ha rilasciato una lunga ma interessantissima intervista, fatta in diretta web ad Angela Ciconte. Pareva utile trascrivere, con minuzioso lavoro, alcuni passaggi della medesima davvero degni di particolare nota, specie su tutto il discorso legato alla psichiatria ed alla psicologia, materie poco esplorate anche quando si parla di gender e omosessualismo.
"La psichiatria - dice Silvana De Mari - è una non scienza perché non ha basi scientifiche naturali. Magari in futuro cambierà ma al momento è una non scienza.
Essendo una non scienza ha commesso nel secolo scorso crimini atroci. La psichiatria sovietica, quella statunitense, sono servite alla CIA per fare esperimenti sul lavaggio del cervello: esperimenti su bambini, esperimenti su pazienti inconsapevoli e tutt'altro che volontari.
La psichiatria dichiara che la "gaietudine" sia una forma di normalità, ma allora come mai non ce ne siamo accorti prima? Se questa è normalità hanno ragione gli LGBT e quindi è giusto chiudere le chiese, visto che nella Chiesa Cattolica c'è San Paolo, il quale dice che la sodomia è una colpa, non una malattia. La tubercolosi è una malattia, la scabbia è una malattia. L'omosessualità è piuttosto un atto volontario."
(...) Tutto è fondato sulla menzogna, - continua nella diretta video - perché tutto è nelle mani di psichiatri e psicologi. Uno psichiatra non sa fare una rettoscopia, cosa farnetica allora su cosa sia sano di mente, o se fare sesso anale lo sia o meno?
Lo psichiatra sa seguire una gravidanza? No! E allora cosa farnetica idiozie su quando sia possibile separare il figlio dalla madre; lui deve essere convinto che il bambino nasca il giorno in cui nasce ma non capisce che quando il bambino nasce ha nove mesi, e quei nove mesi sono stati per lui fondamentali.
(...) Un pugno di tizi hanno in mano l'etica del mondo; un pugno di tizi ci hanno detto "guarda che è giusto", perciò se questo è vero crolla tutta una civiltà. Un pugno di tizi del movimento LGBT stanno commettendo un etnocidio, tutta la civiltà occidentale deve rinnegare se stessa e il proprio passato. Non abbiamo più identità religiosa, identità familiare e tanto meno nazionale. Ed ora manco quella sessuale ci è rimasta: questa si chiama dittatura delle minoranze."

HO IL DIRITTO DI CONDANNARE LA SODOMIA
Ancora riferendosi a San Paolo e all'insegnamento della Chiesa la dott.ssa De Mari dice: "San Paolo non ci sono dubbi che condanni la sodomia. Io ho il diritto di condannare la sodomia! E che nessuno osi condannarmi o discriminarmi perché altrimenti violate l'art. 3 della Costituzione a cui voi spesso fatte riferimento: io non posso essere discriminata per il mio Credo. Il diritto alla critica della sodomia ci tocca. Punto e basta.
Dobbiamo far saltare questa dittatura mondiale, e a questo proposito mi viene in mente quella buon anima di Tolkien che diceva: "Un uomo, una donna o un hobbit possono fermare l'oscurità." Nessuno di noi è così insignificante da non poter essere il sassolino che blocca il meccanismo e io ho deciso di essere il sassolino che blocca il meccanismo (...) l'importante è seguire la strada della Verità."
Poco dopo la De Mari espone un'interessante analogia tra transessualità e aborto: "In entrambi i casi si passa da una sala operatoria anzitutto, e sempre in entrambi i casi c'è qualcosa di sano che viene buttato nel pattume; un feto vivo ( che per carità dai più viene chiamato "ammasso di cellule" ) il quale a volte, mentre ancora si sta muovendo, viene gettato - insieme a delle garze - nell'immondizia; nell'altro caso vi è un organo sano e funzionante che viene scartato per essere anch'esso buttato nel pattume. Permettete che qui qualcosa non mi quadri. La teoria secondo la quale un trans, puta caso una donna, la cui mente è finita nel corpo di un uomo: sta roba poteva venire in mente solo ad uno psicologo, convinto evidentemente che psiche e corpo siano lontani, ignorando come sia la psiche a nascere dal corpo, ragion per cui non è possibile che il corpo di un uomo abbia la psiche di una donna.
Lo psicologo non ha mai dato un esame di fisiopatologia chirurgica, quindi come fa a pensare che un uomo possa diventare donna e viceversa?! La vagina è assolutamente un organo irripetibile. Se non c'è, non c'è."
Anche le considerazioni circa le nuove forme di "operazione chirurgica" sono interessanti, se non altro perché evidenziano - e questo lo diciamo noi - il chiaro processo operativo di quella famosa Finestra di Overton [leggi: LA FINESTRA DI OVERTON: COSA HA RESO POSSIBILE QUESTO VELOCE CAMBIAMENTO CULTURALE, clicca qui, N.d.BB] di cui un bravo giornalista italiano ha iniziato a parlare in modo molto esaustivo qualche tempo fa: "La medicina dice di fare l'interesse del paziente, quindi il medico non può fare ciò che vuole il paziente: se ti arriva uno che ti chiede di volersi amputare una mano, tu devi amputargli la mano?!
Si badi che adesso, oltre a quelli che si castrano, ci sono degli altri tizi ( forse sono anche meno bizzarri ) i quali esigono di essere amputati. "Io non amo il mio braccio, voglio il braccio amputato e voglio una protesi all'ultima moda". Questa non è fantascienza! Stanno davvero iniziando questi tizi. Prima inizi con i testicoli poi con il braccio, tanto cosa cambia?
Si sta scatenando una psicosi collettiva! Questi hanno in mano il mondo!
Qualche giorno fa sentivo alla radio che un gruppo di ragazzotti ha insultato una persona dell'Arcigay. Mi chiedo, questa è una notizia da dare alla radio? Tutti nella vita veniamo insultati almeno una volta. E poi, guarda caso, viene fuori che il gay si suicida. Perché? Semplice, la "gaietudine" è la nuova razza ariana." [...]

STIAMO MORENDO: BASTA ASILI NIDO, CI VOGLIONO LE MAMME
Vi è poi un lucido prospetto sulle sorti di questa nostra civiltà così affranta e senza Dio, che ha ridotto la donna ad essere qualcosa che non può essere, salvo invertire i criteri naturali e tradizionali della civiltà concepita in modo organico. Il tutto è esposto sagacemente in questo passaggio del suo intervento: "Signori stiamo morendo... Il compito della società è proteggere la maternità; se abortisco è gratis, se lo metto al mondo dopo quattro mesi devo tornare al lavoro perché le tasse sono talmente alte che il marito non riesce a mantenermi.
Vogliono che le donne non abbiano la possibilità di stare a casa. E poi gli asili nido: secondo voi un bambino può stare bene con una sconosciuta a 4 mesi? Gli salgono gli ormoni da stress, si ammala e noi cosa gli diamo? Gli antibiotici! Ma il vero rimedio è che il bambino stia in braccio alla propria madre. Ovviamente un uomo vorrebbe guadagnare abbastanza per poter dire alla propria moglie di stare a casa con il bambino, ma non si può, perché le tassazioni sono troppo alte, abbiamo un milione di disoccupati. Ma in compenso, signori, ci hanno dato le "unioni civili", evvai! Va tutto bene: l'ha detto la Boschi.
(...) I bambini invece devono stare a casa loro, poiché è la madre che deve dare l'educazione al proprio figlio. La donna in questa società viene falsamente improntata verso la carriera, il nostro compito è dunque quello di rieducare la donna all'istituto e alla voglia di maternità.
Il nostro cervello è molto malleabile, e noi convinciamo le nostre bambine che il ruolo della maternità non serve. Prima ti realizzi, fai carriera, poi se ti rimane del tempo diventi madre.
Siamo la società del nulla!"
A conclusione di questa coraggiosa intervista, riassumendo, la dottoressa De Mari pone una questione ben importante e su cui ognuno di noi è tenuto a riflettere per partecipare con impegno alla lotta che si prospetta essere quella finale: "Questa è l'Apocalisse di una società che si sta estinguendo. Le società non muoiono per assassinio ma per suicidio ed annientamento della famiglia."
Se alla famiglia non sarà restituito il proprio assetto tradizionale, in campo spirituale, politico sociale e morale, concepito con una perfetta ed ordinata definizione dei ruoli, allora ecco che il baratro sarà senza ritorno.
Giunti ad uno stadio così basso la situazione non può essere ribalta nello stesso modo in cui è stata sovvertita. Senza compromessi e viltà, armiamoci dunque per ricostituire la famiglia tradizionale, alveo e focolare della Luce di Cristo.
Se poi qualcuno pensasse (come mi è capitato di sentire ) che Silvana De Mari "non ha detto nulla di straordinario", rientrando nelle cose che dovrebbero dirsi normalmente, invitiamo quel qualcuno a prendere matura coscienza dei tempi in cui viviamo. Tempi in cui la così tanto sminuita normalità va sudata con la fronte, con il massacro morale e sociale, cose insomma che alla carne e alle ossa - umane e perciò soggette a sconforto - un qualche fastidio possono recarlo.

Nota di BastaBugie: nella Bibbia oltre all'omosessualità maschile si dichiara "passione infame" anche quella femminile. Interessante notare la punizione di Dio per chi pratica l'omosessualità: li lascia fare. Cioè praticare l'omosessualità è già una autopunizione.
Certo che il giudizio di Dio è che gli autori di tali abomini sono in peccato mortale e quindi oltre all'autopunizione su questa terra c'è anche la punizione divina nell'aldilà. Ecco la citazione precisa a cui allude la professoressa De Mari nell'articolo.
Lettera ai Romani 1,24-32: "Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento. E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa."

Fonte: Chiesa e post concilio, 27/01/2017

6 - IL CAOS DELLE MIGRAZIONI, LE MIGRAZIONI NEL CAOS
Intervista a Stefano Fontana sul ''Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo'' (VIDEO: accogliere tutti gli immigrati?)
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: La Verità, 23 dicembre 2016

Stefano Fontana è il direttore dell'Osservatorio Internazionale cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa, istituzione con sede a Trieste, diocesi affidata all'Arcivescovo monsignor Crepaldi che è Presidente dello stesso Osservatorio. Una delle principali attività è la pubblicazione del Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo, un lavoro annuale che raccoglie dati e documenti in collaborazione con altri cinque centri di ricerca a livello internazionale.
L'ultimo Rapporto, Il caos delle migrazioni, le migrazioni del caos (edizioni Cantagalli p. 224, euro 14), si occupa di un tema di grande attualità. L'approccio è pragmatico, fondato su principi. «Il problema», dice Fontana, «non può essere banalmente ridotto a una sorta di filantropismo a slogan».
Dottor Fontana, dobbiamo arrenderci alle migrazioni?
Innanzitutto non dobbiamo chiudere gli occhi davanti a certe evidenze: i richiedenti asilo sono una stretta minoranza, la maggioranza dei migranti è costituita non da affamati, ma da persone che nei loro Paesi avevano qualche risorsa; i traffici internazionali sono organizzati e dimostrano una "mente" che li pianifica, la destabilizzazione di intere aree geopolitiche in Africa settentrionale e in Medio Oriente sono state volute da alcune potenze occidentali e certamente non a caso. Quindi accettare le migrazioni come qualcosa di ineluttabile non mi pare corretto.
D'accordo, ma rimane il fatto. L'unica soluzione è la società multietnica?
Se le attuali migrazioni sono in gran parte pianificate e pilotate, allora bisogna dire che anche la società multietnica ci viene in qualche modo imposta. A farne le spese sono soprattutto due cose molto importanti: una è la realtà delle nazioni con una propria identità culturale che oggi vengono sacrificate a questo globalismo multietnico; la seconda è la religione cattolica, che si è sempre rivolta, oltre che alle persone, ai popoli e alle nazioni, vivificandone la cultura e la civiltà. Chi si oppone alla prima conseguenza viene chiamato populista, chi si oppone alla seconda viene accusato di non avere misericordia.
A proposito di misericordia, per i cattolici si moltiplicano gli appelli all'accoglienza...
Nel nostro Rapporto annuale l'Arcivescovo Giampaolo Crepaldi indica quattro criteri per affrontare correttamente il problema dal punto di vista della dottrina sociale della Chiesa: a chi è nel bisogno va data assistenza umanitaria (assistere tutti, ma non accogliere tutti); c'è un diritto ad emigrare, ma non ad immigrare; lo Stato deve disciplinare i flussi migratori difendendo il bene comune della propria nazione, anche in relazione alla conservazione della sua identità culturale; e il fatto che l'Islam richiede una particolare attenzione.
Torniamo alla questione della società multiculturale. Secondo molti sarebbe una soluzione di pacificazione, è così?
La società multiculturale può essere una specie di "balcanizzazione" dell'Europa. Un arcipelago di isole sociali, ognuna autonoma e indipendente, con le proprie norme, il proprio sistema per garantire l'ordine, le proprie scuole. La società multiculturale è la frammentazione dell'Europa. Essa è una convivenza potenzialmente belligerante più che pacifica, e in molti casi ha già dato vita a forme di guerra civile. Così avverrà quando si supereranno certe soglie quantitative, come sta già avvenendo in vari Paesi europei. Nei suoi confronti un potere politico che non crede ormai più a nulla potrà al massimo applicare delle misure di ordine pubblico, ma sempre meno convinte. In certi quartieri metropolitani già ora la polizia non ha più accesso. Circa la mitica società multiculturale ci si fanno troppe illusioni.
Non vorrà dire che la tanto declamata laicità si risolve in uno Stato di polizia?
È il frutto amaro della nostra realtà occidentale, per cui importiamo religioni, culture ed esportiamo relativismo. La laicità viene oggi intesa come una zona pubblica neutra dagli assoluti religiosi, oppure come l'indifferenza alle religioni: o tutte fuori dallo spazio pubblico, come nel caso del giacobinismo alla Hollande in Francia, o tutte dentro come nella marmellata americana. In tutti e due i casi però il potere politico compie un atto di imperio assoluto che assomiglia molto ad una religione di Stato. Sia lo Stato contrario alle religioni sia quello indifferente alle religioni non è correttamente laico. Lo Stato deve distinguere tra le religioni con il criterio dell'umanesimo nato anche grazie al cristianesimo e difendere questi valori non solo perché appartengono alla propria storia ma anche perché sono veri e utili per la convivenza sociale.
E la libertà religiosa?
Prima di tutto non è un diritto assoluto. Per esempio uno Stato che voglia il bene comune non può concedere spazio pubblico a religioni che non rispettino la dignità della persona umana e le regole minime della legge morale naturale, che prevedano mutilazioni fisiche, per esempio, oppure la poligamia, o una legge parallela che non rispetti i diritti umani, o che pretendano istituire forme di potere teocratico. Da questo punto di vista l'Islam presenta caratteristiche di particolari difficoltà. [leggi: LIBERTA' DI RELIGIONE E DOVERI POLITICI VERSO LA VERA RELIGIONE, clicca qui, N.d.BB]
Quindi l'integrazione è un mito?
L'integrazione è molto difficile e in alcuni casi impossibile. L'occidente, e l'Europa in particolare, pensa che ad entrare dentro i suoi confini siano solo singole persone, ed invece importa popoli, culture e religioni. Importa altre civiltà e non sa chiedersi se siano compatibili con la propria, nata dal cristianesimo, perché non sa esportare che relativismo. L'Europa non è più in grado nemmeno di vedere se una religione contiene delle prassi che contrastano con la legge morale naturale, come per esempio col principio di uguaglianza tra uomo e donna. Il potere politico deve essere interessato alla verità (e alla falsità) delle religioni, perché ci sono anche religioni disumane o con tratti disumani. L'insegnamento di Benedetto XVI su questo punto è stato molto importante, ma non ha trovato molti interlocutori.
Qual è la vostra ricetta per evitare che le migrazioni diventino "migrazioni del caos"?
I governi occidentali dovrebbero selezionare gli ingressi tenendo conto della specificità delle culture di origine ed anche delle religioni che possono essere più o meno compatibili con una reale integrazione.
Dovrebbero fare delle politiche di sviluppo demografico e di sostegno alla famiglia per evitare il "sorpasso" degli immigrati sugli autoctoni.
Dovrebbero colpire le reti di trafficanti e boicottare operazioni militari destabilizzanti aree nevralgiche anziché collaborarvi.
Dovrebbero pretendere pariteticità dagli Stati islamici, difendere i cristiani perseguitati in questi Paesi, colpire anche militarmente i califfati insanguinati, e avere chiaramente in testa una rosa di valori da pretendere che gli immigrati condividano.

Nota di BastaBugie: Riccardo Cascioli, direttore della nuova Bussola Quotidiana, si chiede nel seguente video se sia lecito per un Paese scegliere gli immigrati da accogliere. La risposta è si, anche se questa riposta oggi scandalizza il mondo occidentale. Ma lo scandalo nasce da una stortura di giudizio alla base: scegliere, differenziare dunque regolare l'immigrazione non è un atto motivato da razzismo e di odio religioso, al contrario, è una decisione che ha a che fare con il bene comune. Viceversa, accogliere tutti, indistintamente, è un atteggiamento privo di realismo che porta a risultati dannosi per chi accoglie e per chi è accolto. A dirlo è il Catechismo della Chiesa Cattolica: "Le nazioni più ricche sono tenute ad accogliere, nella misura del possibile, lo straniero. (...) Le autorità politiche, in vista del bene comune, di cui sono responsabili, possono subordinare l'esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni...". Perciò, attenzione a non confondere il cristianesimo, con l'ideologia dell'accoglienza a tutti i costi che finisce per far più vittime che superstiti.
Ecco dunque il video di Riccardo Cascioli della durata di 4 minuti:


https://www.youtube.com/watch?v=MiEZBmvSSss

Fonte: La Verità, 23 dicembre 2016

7 - TRUMP AFFERMA CHE LA LIBERTA' NON E' UN DONO DEL GOVERNO, MA DI DIO
L'insensata crociata di Avvenire contro il neopresidente degli Usa (VIDEO: il primo discorso di Donald Trump da presidente)
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04-02-2017

Mentre da due giorni girava una foto del presidente Donald J. Trump in preghiera alla Casa Bianca insieme al suo Vice Mike Pence, noto cristiano pro life, al suo portavoce Sean Spicer, cristiano convinto che la fede debba plasmare l'attività politica, alla moglie e il figlio sacerdote cattolico del giudice defunto della Corte Suprema, Antonin Scalia, e al suo sostituto Neil Gorsuch, giovedì scorso il presidente pronunciava a braccio il suo discorso al National Prayer Breakfast. Durante l'evento, a cui ogni anno partecipano i rappresentati delle religioni di tutto il mondo, risuonavano queste parole: "Qui a Washington non smetteremo mai e poi mai di chiedere a Dio la saggezza per servire il popolo secondo la sua volontà".
Una frase che stride solo perché di Obama non è nota appena l'immagine con cui prega insieme ai musulmani genuflesso come loro, ma anche i suoi discorsi diametralmente opposti. Basti prendere quello al National Prayer Breakfast del 2015, dove parlava della fede come "fonte di divisioni e di atti terroristici", dell'Isis come "tradimento dell'Islam", così come delle crociate messe sullo stesso piano del terrorismo islamico, veri e propri "atti barbarici commessi in nome di Cristo". Trump, giovedì, ha ribaltato i termini, spiegando che la fede "fa avanzare" e "prosperare l'America".

STO PREGANDO PER TE
E' la fede "insieme alla vostra preghiera che mi ha sostenuto in momenti molto duri". Trump ha quindi voluto cominciare chiedendo preghiere e ringraziando gli americani "le cui parole e preghiere sono state una continua fonte di forza". In campagna elettorale, ha continuato, "ho girato tutto il paese e le parole che ho sentito più spesso sono queste cinque parole, che mai, mai una volta hanno mancato di toccare il mio cuore: "I'm praying for you". Ho sentito così spesso dire: "Sto pregando per te mister president".
Poi il presidente Usa ha elogiato la "famiglia" dell'esercito, come a rinnovare la sua intenzione di rinforzarlo, ricordando la sua partecipazione recente al funerale di un ufficiale che "ha dato la vita in difesa della nostra gente: la sua morte per lui, e anche per la sua famiglia, non è eterna, la sua vita è senza fine". E poi ancora: "Non dimenticheremo mai le persone che indossano l'uniforme. Da generazioni la loro vigilanza ha permesso alla nostra libertà di esistere, la nostra libertà ha vinto grazie al loro sacrificio e la nostra sicurezza è mantenuta tramite il loro sudore, il loro sangue e le loro lacrime. Dio ha benedetto la nostra terra dandoci persone così, eroi e patrioti, davvero molto, molto speciali, perciò noi ci prenderemo cura di loro".
Il presidente ha successivamente fatto un passaggio sull'origine vera della crisi e della povertà dilagante che ha suscitato nel pubblico un lungo e commosso applauso: "L'America è una nazione di credenti", perciò ha promesso "noi non ci dimentichiamo facilmente, è così facile dimenticarselo, che la qualità della nostra vita non dipende dal nostro successo materiale ma dal nostro successo spirituale. Ve lo dico da uno che ha avuto successo materiale" ma che sa "che molti di quelli che hanno avuto successo materiale sono miserabili e infelici, mentre conosco molte persone felici con una grande famiglia e una grande fede e che non hanno soldi, almeno non quanto loro".
Trump ha quindi chiarito di conoscere la responsabilità di chi, come lui, ha ottenuto molto nella vita: "Ho avuto la grazia di crescere in una famiglia di cristiani praticanti, mia madre e mio padre mi hanno insegnato che a chi viene dato di più, di più viene chiesto". E qui ha ricordato l'origine dei valori americani, dalla "Bibbia con cui mia madre ci educava da piccoli". Poi, ammettendo che "le persone presenti in questa stanza vengono da background diversi" e che "ciò che ci unisce tutti è la fede nel nostro creatore e la ferma credenza che siamo tutti uguali ai suoi occhi", ha preso le distanze dal materialismo statalista, secondo cui i diritti vengono dal governo: "Non siamo solo carne, sangue e ossa siamo esseri umani con un'anima. La nostra repubblica si è fondata sulle base del fatto che la libertà non è un dono del governo, ma la libertà è un dono di Dio. Eh sì, è stato il grande Thomas Jefferson a dire che "il Dio che ci ha dato la vita, ci ha dato la libertà". Jefferson poi chiede: "Può la libertà di una nazione essere al sicuro quando viene rimossa la convinzione che questa libertà viene da Dio?".

LA LIBERTÀ RELIGIOSA È MINACCIATA OVUNQUE
Inoltre, mentre le agenzie riportavano la notizia diffusa da "The Nation", circa un provvedimento federale che tutelerebbe l'obiezione di coscienza, cancellando le norme obamiane che sanzionano quanti si rifiutano di pagare la contraccezione e l'aborto nelle assicurazioni o di allinearsi al pensiero omosessualista, Trump spiegava: "Fra queste libertà c'è quella di professare la fede secondo il proprio credo, questa è la ragione per cui mi sbarazzerò e straccerò integralmente il "Johnson amendment" (emendamento del 1954 che proibisce alle denominazioni e associazioni religiose di appoggiare un candidato politico, di fatto mettendo in pericolo la libertà di intervenire ed esprimersi rispetto alla cosa pubblica) permettendo così ai rappresentati delle fedi di parlare liberamente e senza paura di sanzioni. Lo farò. Ricordatevelo!". Anche perché, "la libertà religiosa è un diritto sacro, ma questo diritto è minacciato ovunque".
Di qui l'affondo sullo scenario globale e sulla "seria, seria minaccia espressa in molti modi, non me ne ero mai reso conto così tanto e così apertamente da quando mi sono insediato come presidente, che il mondo è davvero in pericolo". Ma, ha chiarito giurando guerra ai nemici della libertà religiosa, "noi ne usciremo. Questo è quello che devo fare, risolvere i problemi e lo faremo, ne usciremo. Credetemi". Anche se questo ci costringe "ad essere duri, è tempo che usiamo un po' di durezza" dato che "abbiamo visto violenze incredibili", violenze "contro le minoranze religiose" da parte del terrorismo che "minaccia la libertà religiosa: deve essere fermato e sarà fermato". Non illudendo nessuno di una pace facile e senza costi, Trump non ha quindi nascosto che "potrebbe non essere facile per un certo periodo di tempo, ma servirà a fermarlo".

ABBIAMO COMINCIATO
Per quanto riguarda le minoranza perseguitate il presidente non ha fatto differenze, citando "i musulmani amorevoli e pacifici brutalizzati, vittimizzati, uccisi e perseguitati dagli assassini dell'Isis", ricordando "le minacce e lo sterminio degli ebrei" e soprattutto "la campagna dell'Isis e un genocidio dei cristiani a cui sono state tagliate le teste come non accadeva da Medioevo, perché è da allora che non vediamo la decapitazione (...) tutte le nazioni hanno il dovere di parlare contro violenze simili, tutte le nazioni hanno il dovere  di lavorare insieme e di affrontarli con la forza se è necessario. Quello che dico oggi agli americani è che la mia amministrazione farà tutto quello che è in suo potere per difendere e proteggere la libertà religiosa nel nostro paese. L'America rimarrà una società come sempre tollerante e rispettosa dove tutti i cittadini si possano sentire protetti e sicuri, dobbiamo sentirci protetti e sicuri".
Già in questi giorni, ha sottolineato rispondendo alle violente polemiche e menzogne sui suoi provvedimenti, "abbiamo cominciato ad agire per raggiungere questo scopo: la nostra nazione ha il sistema di immigrazione più generoso del mondo, ma ci sono quelli che usano della nostra generosità per minacciare i valori in cui crediamo, per questo ora abbiamo bisogno di sicurezza".
E affermando quello che ci si aspetta da ogni statista ha assicurato che se è vero che "c'è chi cerca di entrare nel nostro paese per diffondere la violenza (...) non permetteremo nemmeno a una piccola parte di questa violenza di diffondersi nella nostra nazione". L'immigrazione sarà quindi controllato cercando "di sviluppare un sistema per aiutare ad assicurare che chi viene ammesso nel nostro paese abbracci pienamente i nostri valori, la nostra religione e libertà personale e che respinga ogni forma di oppressione e discriminazione.

UN PAESE SICURO E LIBERO
Vogliamo che le persone entrino nel nostro paese, ma vogliamo persone che amino noi e i nostri valori non che odino noi e i nostri valori. Saremo così un paese sicuro e libero, un paese dove ogni cittadino possa vivere la propria fede senza la paura dell'ostilità o della violenza. L'America, infatti, prospererà solo se alla nostra libertà e particolarmente alla nostra libertà religiosa sarà permesso di fiorire.
L'America avrà successo solo se ai nostri cittadini più vulnerabili, e abbiamo tanti cittadini indifesi, verrà data una via possibile per avere successo". Ma soprattutto "l'America prospererà solo nel momento in cui continueremo ad avere fiducia l'uno nell'altro e fede in Dio". Perché, secondo Trump, è "questa fede in Dio ad aver ispirato molti uomini e donne a sacrificarsi per i bisognosi (...) per assicurare uguali diritti alle donne, uomini e bambini del nostro paese". Il presidente non ha dimenticato che le radici degli Stati Uniti sono "la fede che ha spinto i padri pellegrini ad attraversare l'oceano (...) e tutti coloro che hanno raggiunto la nostra terra a coronare il proprio sogno (...) noi ripristineremo questi sogni nel momento in cui avremo Dio con noi, mai da soli (...) è Dio che ci darà sempre consolazione, forza e conforto, abbiamo bisogno di andare avanti così".
Quindi la promessa: "Qui a Washington non smetteremo mai, mai di chiedere a Dio la saggezza per servire il popolo secondo la sua volontà. Questa è la ragione per cui il presidente Eisenhower e il senatore Carlson avevano avuto la saggezza di incontrarsi qui e di iniziare questa tradizione 64 anni fa. Ma questa non è l'unica cosa che hanno fatto insieme, fatemi raccontare tutta la storia: il sentore Carlson è stato fra i membri del Congresso ad inviare al presidente una risoluzione congiunta che fece aggiungere al "Pledge allegiance" (il giuramento di alleanza alla bandiera americana, ndr) la formula "al cospetto di Dio", perché questa è la nostra identità ed è quello che sempre saremo. Ed è quello che vuole il nostro popolo. Essere una bella nazione al cospetto Dio. Grazie, che vi benedica. Dio benedica l'America".

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 5 minuti) il primo discorso di Donald Trump da Presidente degli Stati Uniti pronunciato il 20 gennaio 2017.
Per ascoltare il discorso integrale (durata: 16 minuti), clicca qui!


https://www.youtube.com/watch?v=fZTziqk9MiI

Benedetta Frigerio nell'articolo sottostante dal titolo "Che problemi ha l'Avvenire con Donald Trump?" fa notare che qualcosa non torna se, di fronte al terrorismo islamico che giura guerra (e la fa) all'America e all'Europa, un presidente che cerca di regolare l'accesso alle frontiere viene additato come xenofobo dal direttore del giornale dei vescovi in un editoriale.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 2 febbraio 2017:
C'è davvero qualcosa che non torna se, di fronte al terrorismo islamico che giura guerra (e la fa) all'America e all'Europa, un presidente che cerca di regolare l'accesso alle frontiere viene additato come xenofobo dal direttore del giornale dei vescovi in un editoriale di martedì. C'è certamente qualcosa che non quadra se chi chiude temporaneamente le entrate ad alcuni paesi dove le ambasciate Usa (come ha spiegato sulla NBQ Stefano Magni) non hanno la possibilità di controllare le identità dei richiedenti asilo, mentre la nostra gente viene uccisa a suon di Kamikaze, viene praticamente additato da Marco Tarquinio come un senza cuore. Peggio, come un mostro paragonabile al capo dei Jihadisti al Bagdadi che ha posto sulle case dei cristiani la "N" di Nazareno per dare il via a una carneficina. Soprattutto c'è qualcosa di sospetto, dato che il direttore di Avvenire non può non sapere che Trump ha promesso di proteggere i cristiani, concedendo loro asili speciali e chiamandone parecchi nella sua squadra di governo. Ancor più difficile credere che sia all'oscuro del fatto che nel 2013 Obama restrinse gli accessi a questi paesi, non per tre, come ha chiesto Trump, ma per ben sei mesi.
D'accordo la critiche sull'opportunità o meno di certe politiche. Come, ad esempio, quella del patriarca iracheno Louis Sako, che ha sconsigliato la corsia preferenziale per i cristiani preoccupato di ulteriori ritorsioni sulla comunità locale (colpa di Trump che li vuole accogliere o delle polemiche incendiate dalla stampa?), ma il livello di livore sulle pagine di quelli che demonizzano i muri in nome del dialogo appare davvero ingiustificabile. Soprattutto se si pensa, anche se si preferisce tacerlo, che la guerra all'Occidente è stata dichiarata ed è solo all'inizio. Dentro un quadro simile si comprende dunque il successivo imbarazzo di fronte a un "al Bagdadi come Trump", che il giorno successivo all'editoriale di Tarquinio ha chiesto la nomina alla Corte Suprema di Neil Gorsuch, uno strenuo difensore della legge naturale: "Un giudice conservatore per la Corte suprema", ha titolato Avvenire sottolineando le critiche anticlericali e femministe sul fatto che Gorsuch sarebbe "contro i lavoratori" e "ostile ai diritti delle donne", piuttosto che ricordare la sua difesa della libertà religiosa in diverse cause, tra cui quella delle Little Sister of the Poor. L'ordine di suore che assistono la popolazione americana più bisognosa e che Obama voleva bloccare nella loro attività solo perché contrarie all'aborto e alla contraccezione. Ad aggravare lo smarrimento è lo spazio esiguo dato alla notizia dei provvedimenti del presidente contrari all'aborto e quella dell'invio storico, per la prima volta da quando l'aborto è legale in Usa, del suo vice Mike Pence alla Marcia per la Vita di Washigton, per dire "a nome del Presidente degli Stati Uniti (...) Siate certi, ma certi, che insieme a voi, noi non ci stancheremo, non avremo pace finché non avremo ripristinato una cultura della vita in America".
A questo punto, però, è inevitabile chiedersi cosa rappresenta di così pericoloso Trump, per suscitare in chi ama parlare di "ponti" un astio tanto irrazionale da falsificare la realtà? L'editoriale di Tarquinio descrive, usando i termini irenisti e semplicisti dell'ideologia globale, del sogno di una "casa comune" che vieta di ergere "muri", accusando Trump di disinteresse per i "poveri". Ora, a parte il fatto che il direttore di Avvenire non può non sapere che la classe media americana è scomparsa sotto la presidenza del liberal Obama, e non può nemmeno non porsi qualche domanda davanti all'odio che nutrono per le ricette del neo eletto presidente le multinazionali e i "big" della Silicon Valley (che si arricchiscono con fatturati miliardari dando lavoro a un numero esiguo di persone, come spiega Baldini sulla Verità di ieri), in questo modo la voce dei vescovi viene ridotta a politica. Un quotidiano espressione dell'episcopato dovrebbe infatti preoccuparsi più che altro di evangelizzare, leggendo i fatti alla luce della fede in Gesù Cristo e del suo Magistero, che ha il compito di difendere l'uomo da un potere che odia i princìpi della vita e della famiglia. Quelli che la Chiesa ha sempre riconosciuto come gli unici non negoziabili nel valutare la politica, perché strettamente legati alla difesa della fede e perché unico antidoto al potere mondano.
Assumere invece il linguaggio della globalizzazione, dell'ideologia multiculturale, significa servire queste due filosofie diaboliche che mirano a livellare tutte le identità a una, quella dell'Occidente laico che vuole appiattire l'uomo ai suoi istinti per farne uno schiavo. E sì che la dottrina sociale della Chiesa mette in guardia dal pacifismo e dall'egualitarismo ricordando che non c'è uguaglianza senza riconoscimento di situazioni differenti, che non esiste dialogo senza identità forti, che non c'è prosperità senza valorizzazione della propria economia. Che non si ottiene stabilità senza difesa dei confini, anche quando non piacesse alla Germania che fa da bandiera alla globalizzazione per soggiogare gli altri paesi europei, come ha denunciato martedì il consigliere economico di Trump, Peter Navarro. Ma si sa che svelare certe cose spaventa quanti strizzano l'occhio a chi è espressione di quel potere e a chi, come Gentiloni, ha twittato contro Trump: "Società aperta, identità plurale, nessuna discriminazione". Proprio secondo l'utopia descritta che ha ben poco a che fare con il realismo cristiano di una pace sofferta e che si ottiene anche combattendo.
Solo un cristianesimo che perde l'orizzonte verticale e che mira ad espandersi attraverso la tattica fatta di silenzi sulla verità, nell'illusione di allargare la sua cerchia di consensi, può arrivare all'odio di sé e di chiunque gli ricordi la sua vera identità. Eppure questa pare la mentalità che va per la maggioranza fra i vertici della Chiesa che, mentre accusano quanti difendono i princìpi non negoziabili di tentazione egemonica (peccato che non ci sia nulla di più socialmente invalidante oggi), dimenticano la fede nell'Aldilà per un piatto di lenticchie servito da chi usa l'umanitarismo per distruggere i popoli. Siamo dunque al paradosso di una fetta di cristiani pro Trump che, combattendo per un posto lassù, si sente più rappresentata da un presidente che promette di arginare l'ideologia dei nemici della fede (si può ancora usare questa parola e chiedere di essere difesi senza accuse di integrismo tipico delle personalità deboli?), che dai loro pastori "accoglienti". E attualmente più indaffarati a fare politica e schierarsi contro un presidente americano che, ridando speranza alla Chiesa militante messa all'angolo, mette in crisi il loro piano mondano di assicurarsi un posto quaggiù.


DOSSIER "DONALD TRUMP"
Il presidente nemico del politicamente corretto

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04-02-2017

8 - IL VERO SIGNIFICATO DEI SEGRETI DI FATIMA
Un monito per un futuro che si fa presente
Fonte Il Timone, gennaio 2017 (n.159)

Qui di seguito, i tre segreti di Fatima (o l'unico segreto diviso in tre parti) così come li ha descritti Lucia: mostrano l'azione di Satana nella storia. I primi due, rivelati nel 1941 e resi pubblici l'anno dopo da Pio XII, sono accompagnati da una breve interpretazione, il terzo - rivelato nel 1944 ma reso pubblico solo nel 2000 - è seguito da una spiegazione più ampia, tratta dal commento teologico dell'allora cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Lo stesso Ratzinger ha chiarito che la terza parte del segreto è stata pubblicata correttamente; non c'è quindi un quarto segreto.

LA PRIMA PARTE DEL SEGRETO: LA VISIONE DELL'INFERNO
La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, con forma umana che fluttuavano nell'incendio, portate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti simili al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che mettevano orrore e facevano tremare dalla paura. l demoni si riconoscevano dalle forme orribili e ributtanti di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. Questa visione durò un momento. E grazie alla nostra buona Madre del Cielo, che prima ci aveva prevenuti con la promessa di portarci in Cielo (nella prima apparizione), altrimenti credo che saremmo morti di spavento e di terrore.

INTERPRETAZIONE DELLA PRIMA PARTE
Nel prima segreto c'è la spaventosa visione dell'Inferno, cioè il destino di coloro che rifiutano l'amore misericordioso di Dio. La Chiesa insegna che questa angosciosa realtà, che da parte di alcuni - anche tra i cattolici - si vorrebbe rimuovere, consiste nella dannazione eterna di quanti muoiono per libera scelta in peccato mortale. La pena principale dell'inferno sta nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l'uomo ha la vita e la felicità, per le quali è stato creato e alle quali aspira. Cristo esprime questa realtà con le parole: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno" [Mt 25,41].

LA SECONDA PARTE DEL SEGRETO: L'ANNUNCIO Dl UNA NUOVA GUERRA
Avete visto l'inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il pontificato di Pio XI ne comincerà un'altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace.

INTERPRETAZIONE DELLA SECONDA PARTE
Il secondo segreto mostra l'azione demoniaca che s'incarna nelle guerre e nei sistemi atei. Si profetizzano la fine della Prima guerra mondiale, lo scoppio della Seconda e la parabola del comunismo in Russia. Quanto alla "notte illuminata da una luce sconosciuta", Lucia ritenne che il segno di Dio per l'inizio della guerra fosse l'eccezionale aurora boreale della notte del 25 gennaio 1938 (era papa Pio XI), anche se il conflitto scoppia il 1° settembre 1939, regnante Pio XII, con l'invasione della Polonia. ln realtà, Hitler aveva deciso l'annessione dell'Austria, episodio che anticipa le future decisioni tedesche, proprio nel gennaio 1938. Quanto alla salvezza dei peccatori, si intende che si può pregare per loro per evitare che vadano all'inferno ma, una volta destinati alla dannazione eterna, non è più possibile farlo. In altri termini, sostenere che Maria chiede ai pastorelli di pregare per le anime dell'inferno è teologicamente impossibile: per i dannati nulla possono la preghiera e le penitenze.

LA TERZA PARTE: LA CHIESA PERSEGUITATA E IL PECCATO IN CUI È SPROFONDATA
Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora, un poco più in alto, un Angelo con uno spada di fuoco nella mano sinistra. Scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destro verso di lui. L'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: "Penitenza, penitenza, penitenza!" E vedemmo in una luce immensa che è Dio, qualcosa di simile a come si vedano le persone in uno specchio quando vi passano davanti: un Vescovo vestito di bianco. E abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre. Vari altri Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia. Il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino. Giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce. Allo stesso modo morirono, gli uni dopo gli altri, Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.

INTERPRETAZIONE DELLA TERZA PARTE
Nel terzo segreto si descrive l'azione di Satana contro la Chiesa, in particolare con la persecuzione e il martirio dei cristiani. Nel suo commento Ratzinger nota che oggi "comprendere i segni del tempo significa comprendere l'urgenza della penitenza... Questa è la risposta giusta al momento storico, caratterizzato da grandi pericoli". Proprio in un colloquio con lui, rammenta Ratzinger, suor Lucia gli aveva detto che le appariva sempre più chiaro come lo scopo di tutte le apparizioni fosse quello di "far crescere sempre più nella fede, nella speranza e nella carità; tutto il resto intendeva solo portare a questo". Riguardo alle immagini della visione profetica, l'angelo con la spada di fuoco "ricorda analoghe immagini dell'Apocalisse". Infatti "rappresenta la minaccia del giudizio, che incombe sul mondo". La visione mostra poi la forza che si contrappone al potere della distruzione: è "lo splendore della Madre di Dio. Proveniente in un certo modo da questo, l'appello alla penitenza". Cosi si vede la centralità della libertà dell'uomo: "Il futuro non è affatto determinato in modo immutabile e l'immagine che i bambini videro non è affatto un film anticipato del futuro, del quale nulla potrebbe più essere cambiato". Perciò "tutta quanta la visione avviene in realtà solo per richiamare sullo scenario la libertà e per volgerla in una direzione positiva". Il senso della visione è "mobilitare le forze del cambiamento in bene". La scena della visione è descritta con tre simboli: una montagna ripida, un'alta croce di tronchi grezzi, una grande città mezza in rovina. Commenta Ratzinger: "Montagna e città simboleggiano il luogo della storia umana: le storia come faticosa ascesa verso l'alto, la storia come luogo dell'umana creatività e convivenza, ma allo stesso tempo come luogo delle distruzioni, nelle quali l'uomo annienta l'opera del suo proprio lavoro". E in cima alla montagna sta la croce, "meta e punto di orientamento della storia. Nella croce la distruzione è trasformata in salvezza". Appaiono poi alcune persone. Il Papa precede gli altri, tremando e soffrendo per tutti gli orrori che lo circondano. Per Ratzinger "la via della Chiesa viene così descritta come una Via Crucis… in un tempo di violenza, di distruzioni e di persecuzioni". Nella scena evocata si può riconoscere la storia di un intero secolo. "La figura del Papa ha un ruolo speciale. Nel suo faticoso salire sulla montagna possiamo senza dubbio trovare richiamati insieme diversi Papi". I quali, a partire da Pio X, hanno condiviso le sofferenze del XX secolo "e si sono sforzati di procedere in mezzo a esse". Infine, gli angeli raccolgono sotto i bracci delle croce il sangue dei martiri e irrigano così le anime, che si avvicinano a Dio. È "un'immagine di speranza": significa che "nessuna sofferenza è vana".

DOSSIER "LA MADONNA DI FATIMA"
Tre pastorelli e tre segreti

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Fonte: Il Timone, gennaio 2017 (n.159)

9 - OMELIA VI DOMENICA DEL TEMPO ORD. - ANNO A (Mt 5,17-37)
Ma io vi dico
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 12 febbraio 2017)

Il brano del Vangelo che abbiamo appena ascoltato è ricco di spunti per la nostra riflessione ed è difficile approfondire ogni tema in una sola omelia. Cercheremo di riassumere tutto nel modo più semplice. Gesù insegna ai suoi discepoli e dice: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento» (Mt 5,17). Poi, a conferma di tutto ciò, afferma che non passerà un solo "iota" o un solo "trattino" della Legge. Lo "iota" era la più piccola lettera dell'alfabeto ebraico e i "trattini" erano dei segni posti per distinguere bene le lettere simili. In poche parole, Gesù afferma che il Nuovo Testamento non è contro l'Antico Testamento, ma lo perfeziona.
Durante l'esodo, Dio aveva dato la Legge ad Israele per mano di Mosé. Ogni israelita era pienamente consapevole di questo: Dio è l'autore della Legge mosaica. Ora, con la predicazione di Gesù, avviene qualcosa di molto importante. Gesù, infatti, afferma più volte in questo brano di Vangelo: «Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai [...]. Non commetterai adulterio [...]. Non giurerai il falso [...]. Ma io vi dico [...]». Con questa affermazione: «Ma io vi dico», Gesù voleva chiaramente perfezionare la Legge che Dio aveva dato a Mosé e intendeva chiaramente insegnare che Lui è Figlio di Dio, quindi Dio stesso. Solo Dio, infatti, può portare a perfezione ciò che Lui stesso ha dato. Quale uomo potrebbe presumere tanto? Questo piccolo particolare è un chiaro insegnamento riguardante la Divinità di Gesù: Egli è il Figlio di Dio.
In che cosa ha perfezionato la Legge antica? In questo discorso riportato dal brano evangelico di oggi, Gesù perfeziona il quinto, il sesto e il secondo Comandamento. Il quinto Comandamento dice: «Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio» (Mt 5,21). Gesù porta a compimento questo comando di Dio facendoci comprendere che si calpesta questo precetto non solo uccidendo materialmente qualcuno, ma anche con l'odio e il rancore. Spesso si sente dire: «Io sono a posto, non ho ucciso e non ho rubato». A parte il fatto che i Comandamenti non sono due ma sono dieci, rimane da dire che tante volte non si uccide con una pistola o una spada, ma con la propria lingua, seminando calunnie e cattiverie contro il nostro prossimo. Giustamente si dice che ne uccide più la lingua che la spada. In poche parole, alla luce dell'insegnamento di Gesù, per osservare il quinto Comandamento non basta non uccidere e non odiare, bisogna amare anche i nostri nemici e pregare per loro.
Il sesto Comandamento dice: «Non commetterai adulterio» (Mt 5,27). Gesù porta alla perfezione questo comando, dicendo: «Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore» (Mt 5,28). Per osservare bene questo Comandamento, dunque, bisogna evitare gli sguardi pericolosi e bisogna combattere contro i pensieri molesti. I pensieri si possono paragonare a delle mosche fastidiose: l'importante è cacciarle sempre via pregando e distogliendo la mente. Il "sentire" non è l'"acconsentire"; e, finché si combatte, non si è ancora caduti. Gesù, inoltre, ci dà un grande insegnamento per riuscire ad osservare il sesto Comandamento: bisogna fuggire le occasioni prossime di peccato. Così devono essere interpretate le esigenti parole di Gesù: «Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te...» (Mt 5,29). Non sono parole da prendere alla lettera, ma da interpretare nel senso che dobbiamo essere decisi ad allontanare dalla nostra vita tutto ciò che è di pericolo per la purezza del nostro cuore. Pensiamo a certe false amicizie, a certi divertimenti pericolosi, a certi spettacoli indecenti, ecc. Se uno scherza con il fuoco si brucia anche senza volerlo. San Filippo Neri insegnava che questa battaglia – la battaglia per la purezza – si vince fuggendo, ovvero allontanando tutte le occasioni pericolose.
Il secondo Comandamento insegna di non pronunciare invano il Nome del Signore. Da ciò si capisce che giurare il falso va contro questo precetto, dal momento che giurare significa prendere Dio come testimone di ciò che si sta dicendo. Gli ebrei erano consapevoli di questo e consideravano un grande peccato giurare il falso. Gesù però dice: «Non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra [...]. Sia invece il vostro parlare: sì, sì, no no; il di più viene dal Maligno» (Mt 5,34-37). La Chiesa insegna che è un peccato grave giurare il falso e che è un peccato veniale – comunque sempre un peccato – giurare il vero in cose di poco conto. Giurare è qualcosa di molto serio e può essere fatto, secondo l'insegnamento costante della Chiesa, solo per cose molto importanti, pensando che, in quel momento si prende Dio come testimone. Da ciò si comprende come sia brutto giurare per cose da poco; o, peggio ancora, per cose false.
Ecco l'insegnamento di questa pagina di Vangelo. Esso ci insegna a non limitarci ad una osservanza solo esteriore, ma a purificare profondamente il nostro cuore. Maria Santissima, la prima Discepola di Gesù suo Figlio, ci insegni ad essere fedeli a queste parole.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 12 febbraio 2017)

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