BastaBugie n�506 del 17 maggio 2017

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1 LA BALENA CHE SPINGE AL SUICIDIO I NOSTRI FIGLI
Un ''gioco'' propone 50 prove basate sull'autoumiliazione fino all'ultima: il suicidio (già 130 ragazzi si sono tolti la vita così)
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 CONOSCETE ATTALI, MENTORE DEL PRESIDENTE MACRON?
Favorevole alle peggiori perversioni sessuali, sostiene il poliamore e l'eutanasia (VIDEO: vince Macron, l'Italia perde)
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Il Foglio
3 LA SUORA CHE TROVO' LA CASA DELLA MADONNA A EFESO
Suor Marie de Mandat-Grancey basandosi sulle visioni della beata Anna Caterina Emmerick, intraprese una missione per trovare la casa in cui la Vergine visse con san Giovanni
Autore: Patty Knapp - Fonte: Sito del Timone
4 PERCHE' IL PROCURATORE DI CATANIA NON HA I MEZZI PER INTERCETTARE GLI SCAFISTI IN CONTATTO CON LE ONG?
Comunque le ong che favoriscono l'immigrazione clandestina dovrebbero già rendere conto pubblicamente del loro operato, eppure il governo italiano non chiede nulla (VIDEO: Zuccaro)
Autore: Alfredo Mantovano - Fonte: Tempi
5 L'UE ASSOLVE GLI OGM, LO STATO ITALIANO CONTINUA A VIETARLI SENZA MOTIVI SCIENTIFICAMENTE VALIDI
Guardia Forestale e Polizia su ordine del governo hanno distrutto il campo di un imprenditore agricolo friulano
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 L'IMPORTANZA DEL CRISTIANESIMO PER METTERE I GIUSTI CONFINI ALLA SCIENZA (HITLER LA VOLEVA SENZA LIMITI)
Durante la seconda guerra mondiale Heisenberg era il solo fisico tedesco in grado di fare l'atomica, ma volontariamente non la fece (è invece famoso per il principio di indeterminazione)
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Libertà e Persona
7 LA CASSAZIONE CAMBIA I CRITERI DEGLI ASSEGNI DI MANTENIMENTO DOPO IL DIVORZIO
Il femminismo ha ottenuto la totale emancipazione della donna e la Cassazione ne ha tratto l'ovvia conseguenza: adesso sposarsi non assicura più nessuna protezione alla donna
Autore: Francesca Parodi - Fonte: Tempi
8 ''MATRIMONIO'' TRANS E ''MATRIMONIO SINGLE'': DUE (BRUTTE) FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): il doppio gioco di Avvenire, i figli sono cose come arrivano non importa, l'università di Siena aderisce ufficialmente al Toscana Pride
Autore: Rodolfo de Mattei - Fonte: Osservatorio Gender
9 OMELIA VI DOMENICA DI PASQUA - ANNO A (Gv 14,15-21)
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LA BALENA CHE SPINGE AL SUICIDIO I NOSTRI FIGLI
Un ''gioco'' propone 50 prove basate sull'autoumiliazione fino all'ultima: il suicidio (già 130 ragazzi si sono tolti la vita così)
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11/05/2017

Stephen King è un prolifico scrittore statunitense diventato famoso (e ricco) grazie ad una serie di romanzi horror. Recentemente, con la trilogia dedicata a Mr. Mercedes (Mr. Mercedes, 2014; Chi perde paga, 2015; Fine turno, 2016), ha tentato un tuffo nel thriller. Un tuffo poco riuscito, considerato che, con l'accumularsi dei libri, il thriller vira decisamente verso l'horror, terreno d'elezione di King. In Fine turno l'ex poliziotto Bill Hodges si trova ad indagare su uno strano caso di suicidio; scoprirà che si trattava, insieme a numerosi altri, di un suicidio indotto. Un ipnotico videogioco (chiamato Zappit) rende le persone estremamente vulnerabili alle parole dell'assassino.
La cosa più straordinaria di questo romanzo è che King ha profetizzato un incubo reale: la possibilità di spingere i giovani a suicidarsi mediante dispositivi elettronici.
Ne dà notizia l'agenzia di stampa Fides: «"Balena Blu" è [...] il titolo del nuovo "gioco" che sta facendo molte vittime tra gli adolescenti. Impone il superamento di 50 prove: le prime sono banali, ne seguono altre basate sull'autoumiliazione fino all'ultima, il suicidio. A gestire questo percorso di prove è una sorta di arbitro in rete, che richiede prove o foto delle prove fatte e la cancellazione delle prove precedenti. Alla fine il "giocatore" deve decidere come suicidarsi».
Ne aveva già parlato il 10 marzo scorso il giornalista Maurizio Blondet: tra le prove veniva chiesto di svegliarsi alle 4,20; guardare film horror per 24 ore consecutive; incidersi una balena sul braccio; infine cercare un palazzo e gettarsi nel vuoto, o suicidarsi un altro modo.
Nel novembre 2016 è stato arrestato un ventunenne russo, Philip Budeykin (conosciuto anche come Philip Lis), accusato di aver ideato questo «gioco» e provocato la morte di 15 ragazzini.
Purtroppo l'arresto di Budeykin non ha arrestato la diffusione del gioco che ha raggiunto la Francia, Spagna, Colombia, Cile, Brasile, Bolivia e Uruguay. E i ragazzini hanno continuato a suicidarsi, fino a superare il numero di 130 vittime.
Non è difficile, di fronte a queste notizie, fermarsi a pensare a quanto siano fragili e disperati i nostri ragazzi, i nostri bambini; a quanto siano soli, abbandonati dagli adulti che dovrebbero vegliare su di loro; a quanto siano invasivi i social media e all'accesso che hanno alle nostre case, alle nostre vite, senza che nessuno se ne preoccupi.
D'altra parte colpisce anche il richiamo che, sui ragazzi, hanno le sfide, soprattutto se radicali, totali, definitive. A quanto siano disposti a tutto, senza le remore che ogni adulto pone tra sé e le scelte impegnative; basti pensare al matrimonio, ambito ormai solo da preti e gay... Bene: quali sfide proponiamo ai nostri ragazzi? Come sfamiamo la loro sede di radicalità? La natura - scrisse Aristotele - aborre il vuoto; e qualcuno è sempre pronto ad infilarsi nelle vite dei nostri figli.
Infine, l'impressione che questi episodi siano soltanto l'emergenza di un fenomeno carsico, magmatico. Di un male, una morte, una disperazione assoluta ed irrazionale che ribolle sotto la superficie della nostra società ipocrita, regolamentata, burocratica, sazia e disperata; superficie che qua e là si crepa, e lascia intravedere l'abisso infernale nel quale possiamo sprofondare da un momento all'altro.
Dovremmo buttarci nel confessionale, convertirci, pregare. Invece, leggiamo, scuotiamo la testa, e passiamo oltre.

Nota di BastaBugie: Benedetta Frigerio nell'articolo sottostante dal titolo "I giovani sono disperati perché gli adulti non dicono più la verità" parla dei giochi che hanno indotto al suicidio diversi giovani, ribellioni sempre più estreme, noia, disperazione. Sono diffusissimi tra i giovani. Silvio Cattarina, fondatore della comunità terapeutica Imprevisto, spiega la grande menzogna che genera violenza nei ragazzi: "Non dire loro che la vita è carica di una promessa". Per salvarli occorre "mettere argini e smontare gli idoli, aiutandoli a capire che sono al mondo per qualcosa di più grande".
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 14 maggio 2017:
Sociologo e psicologo, ma soprattutto un uomo che, "sebbene fossi povero, sin da piccolo avevo la sicurezza che la vita era piena di una presenza buona". Poi l'incontro con don Giussani e la scoperta che "la promessa che ci viene fatta alla nascita ha una carne, è viva". Così Silvio Cattarina, fondatore della comunità terapeutica di Pesaro l'Imprevisto, spiega alla Nuovabq.it da dove nasce la fragilità dilagante degli adolescenti e la disperazione che li porta a gesti e violenze estreme.
E' recente la notizia di un nuovo gioco, "Balena Blu", che propone un percorso di prove, inizialmente banali, poi autoumilianti. Fra le tappe anche la visione di 24 ore di fila per parecchi giorni di film dell'orrore. Queste prove sono tutte fotografate e messe in rete. L'ultima tappa prevede il suicidio. Il gioco, ideato da un 20enne russo, arrestato nel 2016, si è diffuso in altri paesi. Oggi si contano diverse vittime. Se si può lontanamente capire il suicidio per disperazione profonda, è difficile comprendere come si possa arrivare a togliersi la vita tramite un gioco e in modo così freddamente programmato. Di che cosa è segno, secondo lei, un fenomeno come questo?
Penso che se nella vita manca una proposta bella, buona e seria tutto si riduce ad un gioco. E siccome l'uomo non può sopprimere il suo bisogno infinito, più il gioco è estremo, terribile e scandaloso meglio è. Quello che colpisce di questo "gioco" sono le foto delle prove messe in rete. E' significativo, perché la vita deve sempre essere al cospetto di qualcosa di grande. L'uomo sente che la vita deve essere per qualcuno, deve essere voluta e guardata da un altro reale. Nelle epoche passate una cosa bella e grande doveva essere vista da Dio. Dio ti vedeva sempre, perciò ogni particolare era curato anche nel nascondimento. Se Dio, un Dio vero, viene eliminato quel bisogno resta. Allora si cerca approvazione altrove, si fanno diventare i social network i nostri dei, dove più gente vede te e ciò che fai più ti pensi importante. In questa povera epoca moderna vogliamo mettere tutto in piazza: se la gente non mi vede allora non esisto.
Ci deve essere qualcosa di diabolico in un gioco del genere, ma probabilmente anche in chi lo pratica c'è qualcosa di malato.
Sono vere entrambe le cose. C'è qualcosa di diabolico in questo gioco. Ma la cosa più diabolica è una grande assenza e il pensare che questa sia normale e reale, quindi irrimediabile. Ciò produce rassegnazione e disperazione. Gli adulti non dicono più ai giovani la verità: che c'è una presenza che fa ogni cosa e che fa anche loro. Ma l'assenza troppo prolungata porta alla patologia per cui si esplode come a dire: "Guardami! Esisto!". Anche la diffusione dei tatuaggi sul corpo lo dice: "Accorgiti che ci sono, guarda che soffro porca vacca! Ma non ti accorgi? Non vedi?". E' un grido lancinante ma muto, come non avesse un destinatario. Non si sa a chi lo si rivolge. Ma la presenza di un destinatario è necessaria per vivere sperando, perché implica un destino per cui siamo al mondo.
Vediamo sempre più giovani sviluppare delle dipendenze e schiavitù. Non solo dalla droga ma anche dalla rete, dalla pornografia (fenomeno dilagante anche fra i bambini e che porta a concepire i rapporti con violenza). Quanto queste dipendenze sono legate alla fragilità educativa o familiare crescente e quanto dal bombardamento mediatico?
Comincio rispondendo alla prima parte della domanda. Questi fenomeni e mode portano a concepire i rapporti come strumenti e quindi alla violenza. Ma l'accento non è da porsi tanto sui social, la droga o la pornografia. Il punto, infatti, è la violenza presente nel cuore dei ragazzi, anche degli adulti a cui queste mode danno sfogo alimentandola. Perché tutti nasciamo in forza di una grande promessa e se questa viene tradita, o se non viene insegnata la strada per arrivarci, inevitabilmente si diventa violenti. Il tradimento sono nel nichilismo, borghesismo, nelle separazioni che sembrano dire che è impossibile vivere per qualcosa di grande che attendo. Allora i giovani si arrabbiano e hanno ragione. Farei così anche io. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda rispondo che tutto è amplificato dal fatto che il bombardamento mediatico si innesta su un fragilità educativa di adulti che non sanno più dire che si viene al mondo per un grande scopo, che nella realtà c'è una grande presenza, c'è la provvidenza, un grande aiuto, sol che tu lo chieda, sol che tu la cerchi. I grandi non riconoscono più questa evidenza e quindi i giovani si sentono persi, senza direzione. L'influenza mediatica fa leva su questo aggravando la situazione e i danni.
Tanti temono di mettere al mondo figli che devono poi vedersela con scuole dai contenuti sempre più deboli (anche cattoliche), con coetanei che tramite l'accesso ai media influenzano i compagni. I genitori poi temono spesso di opporsi al pensiero unico per non essere denunciati dalle scuole (vedi in America dove le scuole possono segnalare i genitori all'autorità se sostengono che si nasce solo uomo o donna). Come se ne esce?
Reimparando l'abc: cos'è la persona e la vita. Il guaio dell'epoca moderna è che ci ha portato via i fondamenti, i nomi delle cose. Perciò, nelle nostre comunità terapeutiche facciamo come una scuola di due incontri al giorno per insegnare cosa sono e a che cosa servono le cose. Parliamo della bellezza e della bruttezza, del bene e del male. I giovani sono poveri di questo. Sanno solo darsi i loro corpi anche se vorrebbero darsi di più: "Facciamo solo sesso con la ragazza perché non sappiamo fare altro", ti dicono. "Non sappiamo come si fa ad essere amici, non sappiamo parlare, non siamo vuoti, abbiamo dentro tutto ma non sappiamo dirlo, non sappiamo cos'è". Dobbiamo ricominciare da capo. Quando dico a uno: "Se una ragazza si innamora di te con gli occhi rapiti, credi si sia innamorata della tua persona? No! Ma di quanto tu sei vivo, vivo per la vita. Poi dopo, con il tempo, amerà te, le tue mani e occhi e capelli, la tua cultura, ma dapprima si innamora di come vivi". I ragazzi spesso non sanno che la vita è un mistero vasto e profondo. Ecco davanti alla paura dico ai genitori che devono reagire costruendo una civilizzazione nuova, partendo da una grande e gloriosa tradizione. Come quando racconto loro di Paolo e Francesca, beccati a fare sesso estremo, come direbbero i giovani. Dante li ha messi all'inferno, spiego, non perché erano caduti, ma perché avevano sperato in troppo poco: il vostro amore fisico è poco, siete fatti per molto di più. Quando comincio a spiegare queste cose, i ragazzi ripartono, ricominciano. E' vero hanno famiglie problematiche, passati di dolore, ma ciò che più fa soffrire è una mancanza di profondità della vita. Di senso, bisogna riconquistarli con cose più grandi di quelle che offre loro il mondo.
Sì ma viviamo in una società così pervasa dalla menzogna che diventa difficile educare. Verrebbe voglia di creare dei monasteri di famiglie, dove ricominciare da capo. Cosa ne pensa anche partendo dall'esperienza della comunità terapeutica, in cui, in un certo senso, tante tentazioni vengono eliminate?
Sì è vero il togliere serve, ma non in senso punitivo. E' un togliere per dare. Togliamo gli idoli che ingannano per offrire una presenza che mi dice: "Tu vali, con te farò cose grandi". Educando bisogna porre limiti e bisogna essere anche severi e precisi, proprio per togliere via ciò che impedisce di guardare meglio a questa cosa più grande. In questo ci vuole un'alleanza educativa: se avessi una scuola non farei le gite con gli alunni, ma con i genitori, per instaurare rapporti, creare legami, diventare amici. Per imparare insieme a loro, che sono soli e in una difficoltà e paura estreme, come rispondere alle sfide educative. Ho detto ad alcuni insegnanti: ogni 15 giorni dovete riunire i genitori, sentire cosa pensano e dire: "Ma tu dici a tuo figlio che la vita vale? Che è bella anche se dura e drammatica? Anche se la mamma è così, anche se sbagli anche se sei incoerente? Glielo dici che non siamo qui a caso?".
Spesso temiamo di offrire un senso che richieda degli argini per non "ledere la libertà" del giovane. Così si finisce per parlare di una misericordia generica, priva di sacrificio. Cosa significa amare la libertà di un giovane? Solo aspettarlo o sfidarlo in qualche modo? Insomma che rapporto c'è fra libertà e verità?
Basta essere leali per capire che la verità viene prima di tutto, bisogna dirla, invocarla, gridarla. La verità è la cosa più importante, senza dire la verità non si va da nessuna parte. L'educatore deve pensare prima a sé, al suo bisogno di verità, giustizia, bellezza. Io parlo ai giovani del mio bisogno di vita, lo lascio esplodere e annuncio loro la verità. La libertà dell'uomo non è la scelta fra un sì ed un no. La libertà è solo nel "sì" ad una proposta. Perché se dici "no" al bene e fai il male non ti senti libero: siamo creature poverette che per essere libere devono dire sì ad una grande e vera proposta. La verità è un'imponenza e puoi essere felice solo aderendovi, non bisogna stancarsi di viverla e proporla senza sconti ai giovani. Perché come dice il gioco folle di cui abbiamo parlato, siamo noi e non loro a temere la radicalità.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11/05/2017

2 - CONOSCETE ATTALI, MENTORE DEL PRESIDENTE MACRON?
Favorevole alle peggiori perversioni sessuali, sostiene il poliamore e l'eutanasia (VIDEO: vince Macron, l'Italia perde)
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Il Foglio, 22/08/2014

Perché? Perché - mi chiedo - nessun direttore mi ha mai mandato a liberare la pernacchia che è in me, cioè dico a intervistare Jacques Attali? E perché quando una, come Leonetta Bentivoglio, ha queste fortune, le spreca interloquendo seriosamente con lui come se quest'uomo non stesse delirando, in spregio a qualsiasi senso della realtà? Il perché in fondo lo so: l'uomo è tutt'altro che scemo e ininfluente, ed è perfettamente funzionale al disegno culturale del giornale che ne ospita l'intervista. Banchiere, economista, consigliere di Mitterand e Sarkozy, ha una mano o anche due in tutte le istituzioni finanziarie europee che contano e che, senza scomodare immagini di nuovi ordini mondiali, hanno oggettivamente dichiarato guerra alla ragionevolezza della famiglia.
Trovano intollerabile che un maschio e una femmina si uniscano stabilmente e mettano al mondo dei figli alla vecchia maniera, facendo l'amore, e che di quei figli si occupino con continuità, facendo uno il padre l'altra la madre, potendo raccontare loro anche, che so, del nonno nato in un'isola e della zia che amava i cappelli e le cartoline, perché quei figli sapranno da dove viene il loro seme, e non avranno mai l'angoscia di essere privi di una storia (o meglio, di averla ma di non poterla conoscere), senza radici, senza padri a cui ribellarsi, né avranno mai il senso di colpa di sapere che una povera indiana è stata sfruttata per pochi soldi mescolando con loro sangue e cellule e respiro e tutto il mischiabile, e poi sarà stata esclusa dalla loro vita quando ancora il cordone che li ha uniti starà pulsando sangue.
Martedì scorso Rep., come scrive il mio amico Mario Adinolfi, era un manifesto di questo mondo da incubo, con articoli sull'eterologa, e titoli che sarebbero da penna blu in qualsiasi scuola di giornalismo ("Il giudice sdogana l'eterologa, si può partire", e pazienza se il presidente del tribunale di Bologna, Francesco Scutellari, specifichi che "queste due ordinanze valgono solo per i casi reali e concreti a cui si riferiscono, non in assoluto"), articoli contenenti interviste a direttori di cliniche di fecondazione che appunto poche pagine dopo hanno una bella pubblicità (a pagamento).

LEGAMI CO-CO-CO-NIUGALI
Ma per la perla occorre spostarsi dalla cronaca alla cultura, con l'intervista a Jacques Attali, che annuncia l'avvento del poliamore, di un mondo fatto di «coppia monogama precaria e matrimonio a contrattualità limitata». Insomma legami co-co-co-niugali, come dice un mio amico, perché «nella sua vita ognuno formerà un numero crescente di coppie e l'indissolubilità della famiglia monogamica verrà denunciata come un anacronismo e un lascito della società feudale, ci si prenderà gioco della fedeltà come di un'impostura, di una convenzione artificiale quasi barbara e il divorzio non verrà più vissuto come un fallimento».
Il problema, caro Jacques, è il cuore dell'uomo. Noi siamo fatti per essere felici, e il nostro cuore vuole essere amato di un amore totale, eterno, indissolubile, incondizionato. Un amore che assomiglia tanto al perdono. Un amore che ci dica "io ti prendo così, anche se sei lamentosa, anche se sei disordinato, anche quando sei un po' egoista, ti prendo tutti i giorni della mia vita, anche ora che hai le occhiaie e mi stai raccontando per la quindicesima volta di quando da giovane facevi rafting". Anche tu lo vuoi, Jacques, non posso credere che ti piaccia sentirti dire "sì, sei in gamba, ma stasera preferisco andare a letto con quel bellissimo giornalista che corre maratone e ha trenta anni meno di te. Ma stai tranquillo che se mi serve una lettura degli scenari economici mondiali dopo la notte di sesso vengo da te, a colazione". Mi dispiace, ma non ci credo. Perché per quanto misterioso il nostro cuore ha alcune regole di funzionamento: ha dei ventricoli, delle valvole, e un bisogno struggente di amore totale. Il punto però lo cogli proprio tu quando scrivi che nel tuo futuro "molti saranno innamorati solo di se stessi". Ecco, allora il punto è questo. Che noi vogliamo essere amati totalmente, ma noi non sappiamo amare così. C'è, dici, uno "sfasamento traumatico fra la realtà e le aspettative personali". È vero, l'altro ci delude. È vero, non è sempre come lo vorremmo. Ma il fatto è che anche noi deludiamo gli altri. Anche tu avrai deluso le tue donne, anche tu le avrai ferite. Chissà quante volte, e chissà quante senza accorgertene (noi siamo incredibilmente più sensibili di quanto sospettiate, è per questo che spesso vi sembriamo matte).

L'ILLUSIONE DI AVERE IL DIRITTO DI NON SCEGLIERE
Certo, questo tipo di amore che va oltre la delusione, e anzi proprio nel momento della disillusione - il principe dopo averla salvata si piazza sul divano in ciabatte, la principessa dopo il salvataggio non è più tanto bisognosa, e comincia a rompere (lui si sposa sperando che lei non cambi mai, lei si sposa sperando di cambiarlo) - non è più spontaneo ma diventa frutto di una decisione, e a volte è anche un po' preterintenzionale, questo tipo di amore è una scelta. "Nella libertà moderna si rivendica il diritto di non scegliere", ma questa è un'illusione, caro Attali. Non è vero che non scegli. Scegliendo il poliamore dici di no alla lealtà, al sapere di poter contare su qualcuno qualunque cosa succeda, al gioco di squadra - perché una famiglia lo è - a un'alleanza con qualcuno che ha visto il peggio di te e ti tiene lo stesso. Dici di no alla profondità, a un livello di amore che ti sarà sempre precluso, e che è quello che il tuo cuore desidera. Ecco, "a che titolo si dovrebbero avere due case e due cellulari, e non più amori", è esattamente per questo. Per la tua vera e profonda felicità
Lo sappiamo che non è facile. Lo sappiamo che succede di innamorarsi di un'altra, di un altro. È più strano se non succede, a dire la verità, e può anche darsi che sembri, a volte persino che sia, la persona perfetta. Ma sempre ci si trova di fronte a una scelta (e la capacità di scelta è quello che ci fa uomini, "Dio ama la nostra libertà più della nostra stessa salvezza", diceva don Giussani): continuare a costruire la cattedrale di un rapporto per sempre, o buttarla giù con una bomba, incuranti del dolore dell'altro, e soprattutto dei figli? E siamo sicuri che buttando la bomba stiamo esercitando la nostra vera libertà? O non è piuttosto quella che il sociologo Michel Maffesoli in un'altra intervista a Rep. chiama la "dittatura del desiderio"? Perché la libertà di scappare via è solo illusoria: «Dopo aver promosso la libertà durante l'epoca moderna», osserva Maffesoli, «nell'attuale postmodernità si sviluppa invece la dipendenza. L'amore è dipendenza. È l'altro che mi crea, e mi distrugge». Questo amore dipendente tra l'altro mi sembra così poco virile, così da femminucce, caro Jacques (io non potrei mai innamorarmi di te), così poco da vero uomo capace di dare la vita anche contro il gusto e il piacere e la voglia.

ACCETTARE DI ESSERE BRUTTE PERSONE
Il punto centrale del ragionamento di Attali, gratta gratta, è che l'altro delude le nostre aspettative. Per questo purtroppo c'è una sola ricetta, e non credo che il banchiere voglia prenderla, la medicina. Accettare di essere brutte persone. Noi, esattamente come quella che abbiamo al fianco. Accettare di essere un mistero a noi stessi. Un miscuglio di male e peccato (si potrà dire, questa parola, nella terra dei lumi, del buon selvaggio, e nei templi della finanza?), che nonostante tutto sono amate straordinariamente totalmente e fino alla morte da Dio, e che da questo amore abbondante esagerato sfacciato e godurioso prendono quello che serve per amare la persona che hanno vicino. Noi cristiani lo possiamo dire serenamente, che sappiamo di essere brutte persone, perché l'unico buono è un Altro, e questa per me è l'unica risposta possibile allo sgretolamento dell'indissolubilità del matrimonio borghese. Rimanere al proprio posto perché c'è uno che ci ha promesso che starà con noi.
Ma anche per chi non è cristiano, il matrimonio stabile è profondamente ragionevole, e d'altra parte Papa Benedetto XVI ce lo ha ricordato in tutti i modi, e non solo a Ratisbona, che "non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio". È ragionevole perché, si è detto, è quello che profondamente vogliamo (anche chi sta con una persona da tre giorni si racconta che quell'amore durerà per sempre, e in qualche modo confuso lo desidera). Ma è ragionevole anche perché è quello di cui hanno disperato e profondo bisogno i figli. Attali a quanto mi risulta non ne ha, ed è per questo che può sparare cose insensate come queste: i bambini cresceranno in famiglie composte da «vari padri e varie madri o solo padri e solo madri, tutti ugualmente legittimi», e «saranno felici di avere più famiglie e vivranno in un luogo fisso dove i genitori si avvicenderanno». Tu puoi dirmi che i genitori lo faranno, e va bene. Ma che i bambini saranno felici no, non ti è permesso di dirlo. Non sai quello che stai dicendo. Non conosci, o fingi di non conoscere, il cuore dei bambini, che hanno bisogno dell'amore tra i loro genitori più che dell'aria. Per loro è un dolore indicibile sapere che l'amore da cui sono venuti non esiste più, è come una messa in dubbio della loro esistenza: fino a che non saranno adulti dipendono totalmente da questo sguardo fra i genitori che è per loro quasi il permesso di esistere.
E poi, l'apoteosi finale: «La riproduzione diventerà compito delle macchine, mentre la clonazione e le cellule staminali permetteranno a genitori-clienti di coltivare organi a volontà per sostituire i più difettosi. Un bambino potrà essere portato in grembo da una generazione precedente della stessa famiglia o da un donatore qualsiasi, e i figli di due coppie lesbiche nati da uno stesso donatore potranno sposarsi, dando vita a una famiglia con sole nonne e senza nonni. Molto più in là, i bambini potranno essere concepiti, portati in grembo e fatti nascere da matrici esterne, animali o artificiali, con grande vantaggio per tutti: degli uomini poiché potranno riprodursi senza affidare la nascita dei propri discendenti a rappresentanti dell'altro sesso; delle donne poiché si sbarazzeranno dei gravami del parto». A parte che mi deludi, caro Jacques, usi parole obsolete come "sesso" (non lo sai che si dice "genere"?); a parte che partorire è una cosa bellissima di cui nessuna di noi si vuole sbarazzare (per quanto, come diceva Robin Williams, estrarre un pollo arrosto da una narice può avere i suoi lati negativi), ma questo tu non lo puoi sapere; per il resto non credo alla tua buona fede, Jacques. Un mondo così è un incubo anche per te. Che ne direbbe tua madre, anzi, scusa, la tua matrice interna di origine umana?

Nota di BastaBugie: il seguente video di tre minuti spiega perché non c'è da stare allegri per l'elezione di Macron


https://www.youtube.com/watch?v=jP7ZPvuUbnY

DOSSIER "LA FRANCIA DI MACRON"
Eletto presidente con il 15% dei voti

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Fonte: Il Foglio, 22/08/2014

3 - LA SUORA CHE TROVO' LA CASA DELLA MADONNA A EFESO
Suor Marie de Mandat-Grancey basandosi sulle visioni della beata Anna Caterina Emmerick, intraprese una missione per trovare la casa in cui la Vergine visse con san Giovanni
Autore: Patty Knapp - Fonte: Sito del Timone, 03/05/2017

Uno dei templi più santi di tutto il cristianesimo è rimasto nascosto e sconosciuto per secoli, fino a quando è stato trovato nel 1891 da una suora francese dotata di grande determinazione.
Suor Marie de Mandat-Grancey (1837-1915) era profondamente devota alla Beata Vergine Maria. Questa devozione l'ha portata a cercare la casa di Maria ad Efeso, nell'attuale Turchia.
La tradizione afferma che dopo che Gesù sulla croce aveva affidato Maria all'apostolo Giovanni i due si stabilirono ad Efeso, qualche tempo dopo la resurrezione. Vissero lì per vari anni, fino a quando Dio assunse Maria in cielo.
La casa in cui abitarono era sconosciuta alla storia finché suor Marie non si è data da fare per trovarla e preservarla.
Marie era cresciuta in una famiglia nobile, e nel 1857 era entrata nella comunità delle Figlie della Carità (la stessa comunità di Santa Caterina Labouré, che ricevette la Medaglia Miracolosa).
Il suo primo incarico fu un orfanotrofio francese, dove insieme a sei consorelle si prendeva cura di 55 orfani.
Divenne la guida dell'Associazione dei Figli di Maria e amava insegnare ai bambini ad essere strettamente uniti al Cuore Immacolato di Maria. "Siate come Maria", diceva ai piccoli.
Dieci anni dopo, nel 1870, durante la guerra franco-prussiana, venne nominata superiora di un orfanotrofio fuori Parigi. Era un periodo caotico e pericoloso, ma nei 16 anni che trascorse lì non deluse mai gli orfani o le sue consorelle. Fece anche costruire un secondo orfanotrofio, e usò i fondi della propria famiglia per prendersi cura dei bambini e delle altre suore.
Rispose poi alla chiamata di Papa Leone XIII, che esortò i missionari francesi a offrire il proprio aiuto in Medio Oriente. Nel 1886 venne assegnata a un ospedale francese a Smirne (oggi Izmir, in Turchia). L'ospedale era in condizioni deplorevoli, e suor Maria usò ancora una volta i propri fondi familiari per apportare miglioramenti a favore dei pazienti e dello staff, mentre lei viveva in povertà.

GLI SCRITTI DI ANNA CATERINA EMMERICK
Mentre era lì lesse gli scritti della mistica tedesca Anna Caterina Emmerick sulla vita della Beata Vergine Maria e di San Giovanni a Efeso, basati sulle visioni che la Emmerick aveva avuto della vita di Maria, comprese visioni della casa della Vergine.
Convinta che questo luogo sacro dovesse essere individuato e onorato, suor Marie intraprese una missione per trovarlo. Esortò quindi due amici sacerdoti a leggere gli scritti della beata Emmerick, e tutti e tre stabilirono che la casa doveva trovarsi a poca distanza dal luogo a cui erano stati provvidenzialmente assegnati.
La prima spedizione di ricerca per trovare la casa di Maria ebbe luogo nel luglio 1891. Il gruppo, composto da suor Marie, dai sacerdoti e da alcune guide, viaggiò a dorso d'asino e usò il libro delle rivelazioni private della beata Emmerick come mappa. Il 29 luglio credettero di aver trovato la casa.
Sotto la guida di suor Marie, gli archeologi identificarono le rovine di un'abitazione del I secolo, con una chiesa del IV secolo costruita sopra di essa. Il 21 ottobre 1891, suor Marie ricevette il permesso di acquistare la proprietà a suo nome. Chiese al padre il denaro necessario per comprare non solo l'area della casa, ma tutta la montagna sulla quale è costruita. La proprietà venne acquistata il 15 novembre 1892. Da allora lavorò instancabimente per restaurare l'abitazione, rendendola un luogo di pellegrinaggio.
Suor Marie rimase in quella zona, prendendosi cura di cristiani e musulmani, fino alla morte.
Durante i restauri vennero trovate tre pietre del focolare, che si riteneva fosse stato costruito dall'apostolo stesso. La pietra d'angolo venne donata alla cappella della famiglia de Mandat-Grancey in Francia in segno di riconoscimento della santità di vita di suor Marie.

LA CAUSA DI BEATIFICAZIONE
La religiosa condusse una vita caratterizata da distacco, virtù, obbedienza e carità. Il 21 gennaio 2011 è stata aperta la sua causa di beatificazione nella diocesi di St. Joseph-Kansas City, in Missouri (Stati Uniti).
La causa è stata aperta in Missouri perché per l'arcidiocesi di Smirne, in Turchia, era impossibile svolgere tutto il lavoro richiesto per via dell'esiguo staff, delle scarse risorse e delle minacce terroristiche. È stato quindi chiesto all'arcidiocesi di Kansas City di offrire il proprio aiuto.
Il motivo è il fatto che un membro del consiglio d'amministrazione della American Society of Ephesus, che finanzia la casa di Maria ad Efeso, viveva a Kansas City. Nella zona c'è anche una comunità di suore benedettine devote alla Beata Vergine Maria di Efeso.
Il 13 settembre 2014, compleanno di suor Marie, è stata celebrata una Messa presso la cattedrale dell'Immacolata Concezione di Kansas City per la conclusione della fase diocesana dell'indagine. Il materiale raccolto è stato poi inviato alla Congregazione delle Cause dei Santi a Roma.
Papa Leone XIII incoraggiò le visite al sito, dichiarandolo luogo di pellegrinaggio. Il 18 agosto 1961, Papa San Giovanni XXIII ha garantito un'indulgenza plenaria perpetua per la casa di Maria.
I Papi Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI vi si sono recati, e più di un milione di persone visita il luogo ogni anno. Per i cristiani e molti altri di tutto il mondo è un posto sacro da visitare. [...]

Fonte: Sito del Timone, 03/05/2017

4 - PERCHE' IL PROCURATORE DI CATANIA NON HA I MEZZI PER INTERCETTARE GLI SCAFISTI IN CONTATTO CON LE ONG?
Comunque le ong che favoriscono l'immigrazione clandestina dovrebbero già rendere conto pubblicamente del loro operato, eppure il governo italiano non chiede nulla (VIDEO: Zuccaro)
Autore: Alfredo Mantovano - Fonte: Tempi, 12/05/2017

L'operazione Mare Nostrum è durata da ottobre 2013 a ottobre 2014, e ha impegnato un notevole numero di navi, aeromobili ed elicotteri che hanno garantito il soccorso a partire dal limite delle acque territoriali della Libia. Il governo Renzi decise di concluderla perché costava troppo e impegnava solo l'Italia: fu sostituita da Triton Frontex, con un minor numero di navi e aerei, e col sostegno di altre nazioni europee. In realtà, non fu tanto il bilancio economico di Mare Nostrum a decretarne la fine, quanto l'evidente incremento di partenze che essa determinò dalle coste libiche, e dall'altrettanto significativo aumento dei morti in mare: avviata dopo il naufragio che il 3 ottobre 2013 era costato la vita a 366 persone al largo di Lampedusa, Mare Nostrum ha visto aumentare i decessi nel Canale di Sicilia da un totale di 707 nel 2013 a 3.072 nel 2014. Il ruolo che svolgono le Ong che raccolgono migranti davanti alle acque libiche è nient'altro che Mare Nostrum in gestione privatistica: senza alcun mandato istituzionale, surrogano il minor numero di imbarcazioni inviate dagli Stati europei. Quasi tutti i migranti recuperati sono poi condotti in Italia e dislocati nella rete di accoglienza.

AGIRE SUBITO PER EVITARE LA CATASTROFE
L'autorità giudiziaria italiana stabilirà se e quali di tali Ong, come è stato ipotizzato nelle ultime settimane, abbiano accordi con i trafficanti di uomini che organizzano i viaggi della disperazione: c'è da augurarsi che avvenga in modo chiaro, senza illazioni sfornite di elementi di prova e con gli strumenti rigorosi dell'indagine penale. Poiché però i tempi dei procedimenti giudiziari non sono quelli delle decisioni dei governi, i dati obiettivi finora a disposizione fanno porre dei quesiti, che meritano risposta immediata. Il primo: è ammissibile che Ong di varia nazionalità svolgano compiti che spettano agli Stati e agli organismi internazionali? Non è una domanda formalistica, per la ricaduta immediata che il soccorso in mare ha sull'Italia, e in misura minore sulla Grecia. È più che logico che uno Stato sovrano affronti il nodo dell'incidenza dell'attività di tali Ong all'interno della propria realtà istituzionale e sociale, non si rassegni ad accollarsi l'intera gestione del "dopo" lo sbarco senza interloquire sulla filiera del "prima", e ponga il tema in sede europea e internazionale.

OBIEZIONI E RISPOSTE
All'obiezione che le Ong svolgono una funzione di soccorso prevista dalle convenzioni internazionali, è agevole rispondere che:
A) Quelle convenzioni impongono sì il soccorso, ma non l'organizzazione dei percorsi antecedenti, come invece accade da anni da parte delle Ong.
B) Il soccorso impone di condurre le imbarcazioni nel porto sicuro più vicino: escludendo che sia un porto libico (ma tale esclusione non sarebbe assoluta per i criteri delle convenzioni vigenti), non è detto che debba essere sempre un porto italiano. Prima dell'Italia c'è Malta, la cui area di soccorso marino è vastissima. È evidente che Malta non può accogliere sul proprio ridottissimo territorio i migranti che l'applicazione delle convenzioni imporrebbe di far scendere nei suoi porti; ma se il concetto di limite vale per ragioni obiettive per Malta perché, in scala maggiore, non dovrebbe valere per l'Italia? Chi stabilisce che La Valletta non può e Roma sì, senza misura?
C) L'incremento di attività delle Ong nel tratto di Mediterraneo ha moltiplicato gli arrivi e i morti dalla sponda sud: 153.842 arrivi e 3.771 morti nel 2015, 362.376 e 4.685 nel 2016, 44.776 e 1.092 nei primi quattro mesi del 2017 (si ricordi che nel 2010 arrivarono in 4.406 e ci furono 20 morti). Si cantino pure le lodi delle Ong emblema di solidarietà: il dato oggettivo, al di là delle intenzioni, è che il loro intervento fa crescere i morti in mare. La ragione è evidente: se il trafficante ha la certezza che la nave soccorritrice attende a 12 miglia marine dalla costa, adopererà i natanti più economici e quindi più insicuri, riempiendoli all'inverosimile pur di ottenere il massimo illecito profitto.

BASTA CON L'INSIPIENZA E LA DEMAGOGIA
Da ultimo. Le Ong non sono l'equivalente laico di ordini religiosi mendicanti che vivono di carità e regalano carità. Hanno risorse rilevanti che permettono loro di allestire navi che raccolgono centinaia di persone: per l'Italia avere chiarezza sulle loro fonti di finanziamento non è violazione della privacy, ma doveroso esercizio di sovranità. Negli Stati Uniti, da decenni, qualsiasi ente che acquisisca fondi da un paese straniero ha l'obbligo di segnalazione in un registro controllato dal governo. Se una Ong assume iniziative che producono effetti nella vita interna italiana, la trasparenza verso le nostre istituzioni è una base minima di lealtà. Tutto questo si può fare come governo, con l'appoggio del parlamento, senza attendere gli esiti giudiziari. A patto di gettare a mare da un lato l'insipienza, dall'altro la demagogia. Queste non vanno salvate.

Nota di BastaBugie: Alessandro Sallusti nell'articolo sottostante dal titolo "Buonisti sbugiardati" parla dei quattro fascicoli aperti dalla magistratura sul caso ong-scafisti. Ma il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro lamenta che mancano i mezzi per intercettare gli scafisti.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Il Giornale il 4 maggio 2017:
Anche se lentamente, si sta squarciando il muro di omertà e demagogia che accompagna e agevola l'invasione di immigrati.
Ascoltato ieri dalla commissione della Camera, il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, che per primo ha lanciato l'allarme sulla complicità tra alcune organizzazioni dei soccorritori e gli scafisti (e per questo finito nei guai), ha confermato i suoi sospetti. Che non si basano ha spiegato - su visioni o teoremi e neppure su veline di chissà quali servizi segreti, ma su indizi raccolti addirittura da Frontex, l'agenzia europea per la guardia costiera, cioè un organismo ufficiale e autorevole.
Ma qui viene il bello: la sua indagine (che esiste, non è fantasma) è bloccata per la mancanza di mezzi capaci di intercettare le telefonate che avvengono in mezzo al mare via satellitari. Roba da non crederci. Siamo nel Paese delle intercettazioni facili, per le quali spendiamo senza battere ciglio quasi trecento milioni all'anno. Politici, imprenditori, giornalisti: tutti vengono ascoltati giorno e notte, il più delle volte a vanvera. Sulle intercettazioni sono stati costruiti processi che non sempre a ragione hanno rovinato vite, fatto chiudere aziende e cadere governi, ma nessuno si è mai occupato di origliare chi davvero sta mettendo a rischio l'integrità nazionale e la pace sociale.
Molti giornali, lo stesso Csm (organo supremo dei magistrati) hanno difeso a spada tratta gli investigatori e il procuratore che hanno usato una falsa intercettazione, riferita al padre, per fare fuori Matteo Renzi e ora gli stessi si scagliano contro un pm che implora: vi prego, vi scongiuro, fatemi intercettare quei criminali che trafficano in essere umani. Non c'è logica, non è da Paese serio. Di che cosa si ha paura? Che l'inchiesta sia infondata? Anche se così fosse (ne dubito) ci saremmo tolti un dubbio più che fondato e non crollerebbe il mondo (i magistrati del caso Tortora, una delle più vergognose bufale giudiziarie della storia, hanno poi fatto una brillante carriera). Il problema è che, se per caso si scoprisse che è vero, crollerebbe tutto l'impianto politico e culturale buonista. E con esso anche gli affari che si porta appresso. Per questo tentano di insabbiare.


ZUCCARO: NON HO I MEZZI PER LE INDAGINI
Il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, nel corso della famosa audizione in commissione Difesa al Senato ha chiaramente affermato: ''Noi abbiamo constatato come il fenomeno dei migranti stia provocando un numero immenso di vittime e ci sono organizzazioni criminali che su questo traffico creano il loro impero e le loro ricchezze". E ha aggiunto "Non è una battaglia vana quella volta a individuare i trafficanti, siamo stati i primi a puntare sul sequestro delle navi madre".
Ecco nel video seguente un breve estratto dell'audizione


https://www.youtube.com/watch?v=r3v7iMSclcg

Per il video con l'audizione completa (durata: due ore e mezzo), clicca nel link qui sotto:
https://www.youtube.com/watch?v=hghV4eq-mGw

Fonte: Tempi, 12/05/2017

5 - L'UE ASSOLVE GLI OGM, LO STATO ITALIANO CONTINUA A VIETARLI SENZA MOTIVI SCIENTIFICAMENTE VALIDI
Guardia Forestale e Polizia su ordine del governo hanno distrutto il campo di un imprenditore agricolo friulano
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12/04/2017

L'avvocato generale della Corte di Giustizia Ue afferma che coltivare Ogm è legale e che il divieto di coltivarli e la conseguente distruzione di un campo di mais transgenico sono un torto fatto all'imprenditore agricolo friulano Giorgio Fidenato. E la Coldiretti protesta contro la libertà di coltivare, dunque contro un imprenditore agricolo.
L'avvocato generale Michal Bobek si è espresso chiaramente: "Gli Stati membri possono adottare misure d'emergenza relative ad alimenti e mangimi geneticamente modificati solo se sono in grado di dimostrare, oltre all'urgenza, l'esistenza di un rischio manifesto e grave per la salute e per l'ambiente". L'avvocato generale Bobek, nel caso italiano di Giorgio Fidenato non ha riscontrato né urgenza, né un rischio per la salute e l'ambiente. Anche perché nel 1998 (quasi vent'anni fa) la Commissione Europea aveva autorizzato la commercializzazione del mais Ogm Mon810, rilevando come non vi fossero effetti negativi per la salute e per l'ambiente. Nel 2013 era stato il governo italiano a chiedere il divieto, portando a proprio favore gli studi di istituti di ricerca italiani, ma la Commissione aveva respinto al mittente la proposta non rilevando, ancora, alcun pericolo, sulla base di un esame effettuato dall'Efsa (l'Autorità per il cibo e per la sicurezza).

IGNORATO IL PARERE DEI RICERCATORI
Nonostante tutto, sul territorio italiano, il governo vietava la coltivazione di Ogm, con apposito decreto inter-ministeriale dell'esecutivo Letta. Ignorando il parere dei ricercatori dell'Efsa e delle autorità europee, Guardia Forestale e Polizia, su ordine del governo italiano, distruggevano il campo Ogm di Fidenato nel luglio del 2014. Insomma, dopo il sequestro dell'azienda, poi sbloccato (ma non senza aver lasciato gravi danni economici) e le incursioni di fondamentalisti verdi, sono state le stesse forze dell'ordine a completare l'opera.
E adesso che l'avvocato della Corte di Giustizia Europea dà ancora ragione al coltivatore di Ogm? Nessuno ammette l'errore. Anzi. Si levano ancora una volta i soliti venti di guerra. Per la Coldiretti il pronunciamento dell'avvocato generale Bobek è superato dalle norme emesse successivamente, riferendosi a una direttiva in particolare, nel 2015, che ha permesso a 19 paesi (fra cui l'Italia) di vietare il mais Mon810. Ma, argomento l'avvocato europeo, la direttiva è del 2015, il campo di Fidenato è stato distrutto un anno prima. E non è neppure possibile parlare di "principio di precauzione", poiché il Mon810 è stato, appunto, già autorizzato dalla Commissione.

UN MONDO ALLA ROVESCIA
E' un mondo alla rovescia quello rappresentato nell'ultimo braccio di ferro fra Giorgio Fidenato e il governo italiano. Da una parte c'è chi invoca la libertà di coltivare anche Ogm e l'Ue (con tutto che è un moloch burocratico) gli dà ragione. Dall'altra c'è un governo nazionale, il nostro, che si impunta sul suo divieto e prosegue con la caccia alla streghe, schierandosi contro un pezzo del suo settore agricolo, potenzialmente molto promettente. Per di più senza aver per le mani le prove scientifiche che quella coltivazione faccia male all'uomo e all'ambiente. Di solito un governo fa lobbying, anche pressante, insistente e feroce, per difendere un proprio settore produttivo. In questo caso lo fa per aggredirlo. (Un motivo in più per pensare che la frase, più volte ripetuta dai nostri ministri "ce lo chiede l'Europa" sia solo un alibi: se c'è da ignorare l'Europa, il nostro governo lo sa fare benissimo). E da chi ha l'appoggio il governo? Da chi dovrebbe difendere gli interessi degli agricoltori, ma non di Giorgio Fidenato: la Coldiretti. Che anche all'indomani del pronunciamento, per bocca del suo presidente Roberto Moncalvo: "Per l'Italia gli Ogm non solo pongono seri problemi di sicurezza ambientale, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione e nemico del Made in Italy". Considerando che sul primo punto (la sicurezza) si è già detto che le prove non ci sono, c'è da pensare che la Coldiretti tema soprattutto la cosiddetta "omologazione" delle multinazionali, "nemica del Made in Italy". E qui interviene l'ideologia.
Perché chi, meglio degli agricoltori, avrebbe il diritto o la capacità di scegliere il proprio modello di sviluppo nei propri campi? Queste affermazioni rivelano una gran voglia di protezionismo (a favore di molti agricoltori, ma non di tutti), ma soprattutto un ideale utopistico dello sviluppo agricolo. Un ideale espresso nero su bianco dalla Carta di Milano, manifesto dell'Expo 2015: lo sviluppo deve essere "sostenibile", si deve preservare la "biodiversità", anche attraverso la tutela della "sovranità alimentare". Parole d'ordine che partono da discutibili premesse sull'impatto negativo che l'opera umana avrebbe sulla natura e che, nella realtà, costituiscono un limite al vero obiettivo dell'agricoltura: sfamare l'uomo.

Nota di BastaBugie: ecco i link ai nostri precedenti articoli sugli ogm

GLI OGM SONO UTILI E SICURI MA GLI ITALIANI NON LO DEVONO SAPERE
In Italia è impedita ogni ricerca in campo aperto, grazie a una accurata e capillare campagna di demonizzazione fatta propria da ministri di destra e sinistra
di Giancarlo Loquenzi
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=601

OGM: IL PUNTO DI VISTA DELLA SANTA SEDE
Sì agli Ogm, ma con responsabilità e giudizio etico. Monsignor Crepaldi ribadisce che “l’uomo non è un prodotto ma un progetto”.
di Antonio Gaspari
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1194

SBUGIARDATA LA GURU ANTI OGM, MADRINA DI EXPO 2015
Fiera dell'innovazione mondiale o festa paesana antiscientifica?
di Luigi Santambrogio
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3446

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12/04/2017

6 - L'IMPORTANZA DEL CRISTIANESIMO PER METTERE I GIUSTI CONFINI ALLA SCIENZA (HITLER LA VOLEVA SENZA LIMITI)
Durante la seconda guerra mondiale Heisenberg era il solo fisico tedesco in grado di fare l'atomica, ma volontariamente non la fece (è invece famoso per il principio di indeterminazione)
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Libertà e Persona, 25/03/2017

Quarantun'anni fa, a Monaco di Baviera, moriva Werner Heisenberg, uno dei massimi fisici del Ventesimo secolo, forse il primo ad "immaginare un mondo subatomico, astratto e impossibile da visualizzare". Heisenberg, padre del principio di indeterminazione, uno dei pilastri concettuali della meccanica quantistica, nasce a Wurzburg, nel 1901, ed ottiene il premio Nobel per la fisica ancora giovanissimo, nel 1932.
Uomo poliedrico, amante dello sport, della musica, della filosofia e della teologia,
a poco più di vent'anni assiste, a Monaco, all'instaurazione della locale "Repubblica Sovietica": odio, violenza, anarchia, furti... che lasceranno in lui una forte avversione, per tutta la vita, nei confronti del comunismo.

SCAPPARE O RIMANERE?
All'ascesa del nazismo il grande fisico si trova dinnanzi ad un dilemma morale: scappare dalla Germania, come il suo amico Albert Einstein, o rimanere nel suo paese, come l'altro gigante della fisica, anch'egli amico e ascoltato maestro, Max Planck?
Heisenberg opta per la seconda soluzione: lasciare la Germania gli sembra vigliaccheria, sia nei confronti della sua numerosa famiglia, sia dei giovani fisici che vuole proteggere dalle grinfie del regime.
Scrive: "Non ci resta che aspettare il momento in cui sia possibile fare qualcosa. Nel frattempo cerchiamo di tenere in ordine gli angoli oscuri in cui siamo costretti a vivere". La parola ordine sarà centrale, in tutta la sua vita: l'ordine della natura, la sua bellezza, contrapposta al disordine, al male. Per tutta la vita cercherà di connettere ordini diversi, "ordini parziali", "frammenti di un ordine centrale, più vasto e generale", "verso un centro unificante".
Convinto che la fisica del Novecento abbia mandato in frantumi l'idea materialista ed abbia reso ancora più chiaro che le conoscenze umane tendono verso una unificazione sempre superiore, nella quale svolgono un ruolo importante anche l'arte, la musica, la religione. Conoscendo bene la filosofia, grazie agli studi classici, nei suoi testi cerca di attualizzare i filosofi: preferisce, alla luce della scienza contemporanea, Platone a Democrito; l'idea di anima presente in san Tommaso, al dualismo di Cartesio tra res cogitans e res extensa; elogia Galileo Galilei, ma nello stesso tempo corregge la vulgata, sostenendo che fu un uomo religioso, alla ricerca, come avrebbe fatto dopo di lui anche Newton, del Dio che ci parla attraverso "il libro della natura".
Durante gli anni del nazismo Heisenberg viene ostacolato nella carriera; difende i fisici ebrei, cercando di impedirne la persecuzione; viene attaccato sul giornale delle SS e incarcerato, una notte, dalla Gestapo...

IL SOLO FISICO TEDESCO IN GRADO DI FARE L'ATOMICA
Allo scoppio della seconda guerra mondiale si convince che la Germania è destinata alla sconfitta; poi, di fronte alle vittorie di Hitler, e all'Europa continentale che assiste allo scontro tra la sua Germania e l'Urss, ha, forse, qualche tentennamento: nonostante tutto, se Germania e Urss si contendono il mondo, non è meglio la prima, della seconda?
Ma il dilemma dura poco, perché entrano in guerra anche gli Usa. Intanto il regime spera nel suo grande fisico, Heisenberg appunto. Gli americani lo temono: è il solo fisico tedesco in grado di fare l'atomica. Sorvegliato dal regime, ma anche dalle spie americane, Heisenberg si muove con grande circospezione, tanto che ancora oggi gli storici dibattono: si impegnò, almeno per qualche tempo, per dare l'atomica ad Hitler, o fece il possibile per boicottarla? Chi scrive propende per la seconda ipotesi.
In ogni modo, nel 1943-1944 fa parte della Società del mercoledì, composta da tedeschi avversi al regime, molti dei quali saranno coinvolti nell'operazione Walkiria, per uccidere il dittatore. In questi anni Heisenberg conosce e legge i volantini dei ragazzi della Rosa Bianca che invitano al "sabotaggio"? Ci sono elementi in favore di questa ipotesi. In ogni modo alcuni anni prima di morire, nel 1973, riceve dall'Accademia Cattolica di Baviera il premio "Romano Guardini", dedicato ad un sacerdote cattolico tra gli ispiratori della Rosa Bianca.

L'IMPORTANZA DEL CRISTIANESIMO PER METTERE SANI CONFINI ALLA SCIENZA
Heisenberg, che lo ha letto, stimato e conosciuto personalmente, fa un discorso che può anche essere considerato il suo testamento. Ricorda che "la scienza può essere usata per elaborare armi con la più atroce capacità distruttiva", e che, come già Einstein, essa non sa darsi dei fini. Occorre dunque che vi siano delle "immagini guida", che per Heisenberg sono quelle del cristianesimo: "Dove non ci sono più immagini guida a indicare il cammino, insieme alla scala di valori scompare anche il senso del nostro agire e soffrire, e alla fine restano solo negazione e disperazione. La religione è dunque la base dell'etica, e l'etica è il presupposto della vita".
Quanto al suo tempo, sostiene, non ci sono più dittature, ma non per questo tutto va bene: "se c'è molta infelicità tra gli studenti di oggi, causa di ciò non sono i problemi materiali, ma la mancanza di fiducia, che rende al singolo troppo difficile dare un senso alla propria vita".
Fiducia in cosa? Lo ha scritto tante volte, anche negli anni difficili: in un ordine naturale che rimanda ad un "ordinamento divino". Non è con la parola "ordine" (cosmo, in greco), che Pitagora ha aperto la storia della matematica occidentale?

Nota di BastaBugie: cosa è il principio di indeterminazione di Heisenberg? Il principio di indeterminazione nasce e si sviluppa all'interno della meccanica quantistica, nella prima metà del secolo scorso. Il principio di indeterminazione ci dice che non è possibile misurare contemporaneamente e con estrema esattezza le proprietà che definiscono lo stato di una particella elementare. Se ad esempio potessimo determinare con precisione assoluta la posizione, ci troveremmo ad avere massima incertezza sulla sua velocità. Questo concetto si può esemplificare pensando a come, in linea di principio, si potrebbe misurare la posizione di una particella così piccola da sfuggire dall'osservazione ad occhio nudo. Utilizzando un microscopio, sempre più potente, si può pensare di individuarne la posizione con sempre maggiore precisione. Tuttavia, così facendo, noi dobbiamo illuminare la particella con un fascio di luce, ad esempio, e, così facendo, dato che la luce porta energia ed impulso, la nostra particella riceverebbe una piccola spinta che cambierebbe il suo stato di moto. E più si illumina la particella con potenti microscopi, più le si dà energia, più si cambia il suo momento, cioè la sua velocità, e meno possiamo determinare la sua velocità di partenza. In altre parole le due misure, della posizione e dell'impulso (massa moltiplicata per la velocità) comportano un'indeterminazione complessiva. Il principio di indeterminazione da un punto di vista concettuale significa che l'osservatore, cioè lo scienziato che fa la misura, non può mai essere considerato un semplice spettatore, ma che il suo intervento, nel misurare le cose, produce degli effetti non calcolabili, e dunque un'indeterminazione che non si può eliminare. (Giulia Pancheri, Scienza Per Tutti)

Fonte: Libertà e Persona, 25/03/2017

7 - LA CASSAZIONE CAMBIA I CRITERI DEGLI ASSEGNI DI MANTENIMENTO DOPO IL DIVORZIO
Il femminismo ha ottenuto la totale emancipazione della donna e la Cassazione ne ha tratto l'ovvia conseguenza: adesso sposarsi non assicura più nessuna protezione alla donna
Autore: Francesca Parodi - Fonte: Tempi, 12/05/2017

Una sentenza della Corte di Cassazione ha cambiato radicalmente i criteri degli assegni di mantenimento riconosciuti agli ex coniugi dopo il divorzio: la necessità e l'ammontare degli assegni non sarà più dettato dal mantenimento dello stile di vita matrimoniale, ma dipenderà dalla capacità dell'ex coniuge più "debole" di mantenersi autonomamente. La svolta è cominciata quando una donna ha fatto ricorso contro la decisione della Corte di Appello di Milano di negarle l'assegno di divorzio. Nel verdetto emesso nel 2014 infatti, la Corte aveva ritenuto incompleta la documentazione reddituale della donna e aveva riconosciuto che l'ex marito aveva subìto una contrazione dei redditi dopo il divorzio. La sentenza della Corte di Cassazione, depositata il 10 maggio 2017, ha dato ragione alla Corte d'Appello, sostenendo che «bisogna superare la concezione patrimonialistica del matrimonio inteso come "sistemazione definitiva"» perché è «ormai generalmente condiviso nel costume sociale il significato del matrimonio come atto di libertà e di autoresponsabilità, nonché come luogo degli affetti e di effettiva comunione di vita, in quanto tale dissolubile».
Un cambiamento del genere era atteso già da diverso tempo, commenta a tempi.it Massimiliano Fiorin, avvocato specializzato in diritto coniugale e autore di diversi libri in materia. «Una sentenza non cambia le leggi, ma può cambiare i criteri di interpretazione della normativa. Quest'ultima decisione della Corte di Cassazione è indice di una nuova tendenza sociale e culturale e non arriva del tutto inaspettata». Ormai infatti «il criterio del tenore di vita è diventato inadeguato rispetto all'attuale regolamentazione dello scioglimento del matrimonio, la cosiddetta "solidarietà post matrimoniale"».

COSA DICE LA SENTENZA
Come spiega Fiorin, la legge sul divorzio prevede che l'assegno di mantenimento tuteli la parte "debole" della coppia, cioè, nella maggior parte dei casi, la donna. «In base all'ultima formulazione della normativa del 1977, l'assegno ha un valore assistenziale e deve essere versato nel caso in cui l'ex coniuge "non abbia redditi adeguati propri o non possa procurarseli per ragioni oggettive". Da allora però i giudici hanno sempre interpretato questo passaggio in maniera "commista" con i criteri che stabiliscono il quantum dell'assegno. In pratica, l'ex marito era costretto a garantire all'ex moglie lo stesso tenore di vita del periodo matrimoniale. Questo sistema è diventato sempre più inadeguato con l'affermarsi delle convivenze. Infatti la legge stabilisce che il versamento dell'assegno cessi nel momento in cui l'ex coniuge si risposi, così, per non perdere il sussidio, l'ex coniuge spesso sceglie di non sposarsi con il nuovo partner, ma di conviverci». Ora, la sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che l'assegno di mantenimento deve essere garantito solo se il richiedente non è in grado di mantenersi autonomamente, tenendo conto di quattro parametri: il possesso di reddito, di patrimoni mobiliari e immobiliari, la capacità di lavorare (in base a salute, sesso, età e mercato del lavoro) e la disponibilità di un'abitazione.

SCELTA DI LIBERTÀ
Una diretta conseguenza di questo cambiamento di normativa sarà molto probabilmente una maggiore pressione per l'introduzione degli accordi prematrimoniali. «Dovrebbero però essere chiamati, più onestamente, patti "predivorziali" perché regolamentano la divisione dei beni in vista di una separazione, anche se vengono firmati prima delle nozze. Certo sono quanto più lontani possibile dal romanticismo e dallo spirito del matrimonio, ma in una società in cui ci si divide con estrema facilità e immediatezza, mi sembra una misura di prevenzione coerente. L'idea di matrimonio e di famiglia ha cominciato a sgretolarsi dal momento in cui si è reso possibile il divorzio senza condizioni e senza il parere di entrambi i coniugi». Il cuore del problema, sostiene Fiorin, è che «il matrimonio ha smesso di essere considerato un'alleanza tra uomo e donna, ma semplicemente, come ha sottolineato la Corte di Cassazione, una "scelta di libertà", che come tale può essere annullata nel momento in cui il desidero di un coniuge muta. Le aspettative dell'altro e la presenza dei figli passano in secondo piano rispetto alla volontà e all'interesse del singolo, facendo così venir meno il rapporto di fiducia che dovrebbe essere alla base del matrimonio».
D'altra parte, questa svolta rappresenta anche l'altra faccia della medaglia del femminismo: «Le donne hanno combattuto per ottenere la totale emancipazione anche nel lavoro, ed è quindi necessario accettare il risvolto di questa maggiore libertà. È incoerente pretendere di avere più possibilità di affermarsi senza assumersi anche i rischi».

Nota di BastaBugie: nel seguente articolo pubblicato il 30 marzo 2016 già parlavamo degli accordi prematrimoniali, una "moda" che distruggerà gli ultimi brandelli dell'istituto del matrimonio in Italia

DOPO LE UNIONI CIVILI IL PD VUOLE ANCHE I ''LOVE CONTRACTS'' DEI FILM DI HOLLYWOOD
Gli accordi prematrimoniali, in realtà, sono predivorziali
di Elisabetta Longo
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4146

Fonte: Tempi, 12/05/2017

8 - ''MATRIMONIO'' TRANS E ''MATRIMONIO SINGLE'': DUE (BRUTTE) FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): il doppio gioco di Avvenire, i figli sono cose come arrivano non importa, l'università di Siena aderisce ufficialmente al Toscana Pride
Autore: Rodolfo de Mattei - Fonte: Osservatorio Gender, 02/05/2017

Dal "matrimonio trans" di Aversa al matrimonio single" di Napoli. Nello spazio di pochi giorni la regione Campania si è resa protagonista, suo malgrado, di due fatti, l'uno più singolare dell'altro, che in breve tempo sono rimbalzati sulle prime pagine e le home page dei principali organi d'informazione.
Il primo episodio ha avuto luogo ad Aversa, in provincia di Caserta, dove Alessia Cinquegrana, ex miss Trans riconosciuto di sesso femminile nonostante non si sia mai nemmeno sottoposto ad intervento chirurgico, si è "sposato" in municipio con il compagno Michele Picone. Al termine della cerimonia, la coppia, circondata da giornalisti e telecamere, ha dichiarato di voler presto fare un passo ulteriore cercando di "adottare una bambina".
Il secondo episodio, altrettanto folle, si è svolto pochi giorni dopo a Napoli dove Nello Ruggiero, parrucchiere 40enne di Sant'Antonio Abate, è convolato a nozze con sé stesso, pronunciando il fatidico sì davanti ad amici e parenti accorsi per lui presso La Sonrisa, il castello reso celebre dal programma Tv "Il Boss delle cerimonie".
Ai microfoni dei giornalisti, Ruggiero ha spiegato così i motivi della sua provocatoria e "stravagante" decisione: "Non potrò mai amare nessuno quanto amo me stesso. Anzi, amare se stessi è la cosa più bella che possa capitare a un essere umano: solo così si può raggiungere infatti la propria tranquillità interiore. L' 'ho fatto soprattutto per miei genitori, Paolo e Maddalena, che sono anziani. Ero l'unico celibe di cinque figli, volevo dimostrare loro che sto bene così. Mi completo da solo. Come l'hanno presa? Benissimo".
Al rientro dal viaggio di nozze lo sposo-single è stato intervistato ai microfoni di Radio Cusano Campus dove ha raccontato il suo viaggio in solitario da neo sposo con sé stesso:
 "Sono appena tornato dal viaggio di Nozze, sono stato in Egitto dal 15 aprile al 30 aprile. Rigorosamente da solo, perché mi sono sposato da solo, però là ho fatto diverse amicizie. Se ho rimorchiato? Ni…Mi sono rilassato, ho fatto una bella esperienza".
Il "matrimonio trans" di Aversa e il "matrimonio single" di Napoli, all'apparenza differenti, rappresentano due facce della stessa emblematica medaglia, raffigurante la celebrazione di ogni desiderio e il conseguente disfacimento della famiglia odierno. Chi si scandalizza facilmente per il matrimonio di Nello Ruggiero con sé stesso deve infatti indignarsi e gridare alla follia, allo stesso modo per il "matrimonio" tra 2 uomini, di cui uno afferma di essere una donna.
Entrambi le unioni si fondano, infatti, sul trionfo della volontà soggettiva in nome dell'illimitata autodeterminazione dell'individuo, a costo di rifiutare la realtà e di negare l'esistenza di una legge naturale. Uno schizofrenico paradigma che, dopo aver divelto ogni paletto etico e valoriale, capace di fornire dei criteri di giudizio e valutazione oggettivi, in maniera logica e coerente, trasforma in diritto ogni più insolito e bizzarro desiderio.

Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal gaio mondo gay (sempre meno gaio).

CASO RICCI, IL DOPPIO GIOCO DI AVVENIRE
Applausi. Applausi a scena aperta. Quando è giusto è giusto: bisogna riconoscere la bravura. Difendere uno psicologo nel mirino del suo ordine professionale per aver sostenuto che un bambino ha bisogno di una mamma e di un papà, e allo stesso tempo cogliere l'occasione per promuovere l'omosessualità e l'ideologia del gender (quella buona ovviamente). Bisogna avere classe non c'è dubbio. E il quotidiano Avvenire, "voce" della Conferenza episcopale italiana, in questo non è secondo a nessuno.
La vicenda è nota: lo psicologo milanese Giancarlo Ricci dovrà subire un procedimento disciplinare dal proprio ordine professionale per le affermazioni in tv su omosessualità e gender. È una vicenda che si inserisce nel quadro di una vera e propria opera di intimidazione e discriminazione nei confronti di psicologi e psichiatri che non si piegano all'ideologia Lgbt. Su tale vicenda Avvenire intervista (edizione del 9 maggio) lo psichiatra Tonino Cantelmi, presidente dell'Associazione italiana psichiatri e psicologi cattolici (Aippc), e - aggiungiamo noi - punto di riferimento privilegiato per la Cei.
Nell'intervista Cantelmi è molto chiaro nella difesa del proprio collega, ma soltanto in quanto è in pericolo la libertà di pensiero e di ricerca scientifica. Ma poi quando si entra nel merito, il professor Cantelmi - se il suo pensiero è stato riportato fedelmente - fa delle affermazioni che non solo negano il pensiero di Ricci, ma anche ciò che la Chiesa ha sempre insegnato. E oltretutto non spiega questa differenza, così che il lettore potrebbe pensare che con Ricci ci sia identità di vedute.
Ma ecco i passaggi fondamentali del Cantelmi-Avvenire pensiero.
Punto uno: «l'omosessualità di per sé non è una patologia. Dobbiamo accogliere il frutto della ricerca scientifica con serietà. Al momento attuale l'omosessualità è considerata una variante della sessualità senza una connotazione patologica a priori». Cosa capisce il lettore? L'omosessualità non è più un disordine oggettivo - come afferma il Catechismo della Chiesa cattolica -, ma una delle possibili varianti della sessualità: omo, etero, fluido, cosa importa? Tutto è sullo stesso piano, l'importante è «la felicità e il benessere».
Punto due: Secco no alle terapie riparative, così come a quelle affermative, anche qui tutto sullo stesso piano. Ovvio, se l'omosessualità è soltanto uno dei possibili orientamenti sessuali, soltanto l'offrire la possibilità di un percorso che porti all'eterosessualità diventa una violenza. Questo ci fa capire perché associazioni come il Gruppo Lot di Luca Di Tolve siano ostracizzate dai vescovi italiani mentre fioriscono gruppi cristiani di Lgbt. E chi vive con disagio la propria omosessualità, chiede il giornalista? C'è la psicoterapia, risponde Cantelmi, perché ogni disagio va ascoltato. In altre parole accompagnare, discernere, ecc. Il disagio dunque, nel caso non fosse chiaro, non ha radice nell'omosessualità.
Punto tre: non c'è solo il gender cattivo, c'è anche quello buono: i gender studies, che ci hanno insegnato a combattere contro gli stereotipi di genere, ci dice Cantelmi. E qui torna la favoletta su cui Avvenire insiste ormai da tempo, una strategia per far passare l'ideologia gender dando l'impressione di combatterla. Su La Nuova BQ, a suo tempo lo ha spiegato chiaramente lo psicologo Roberto Marchesini, ma anche Giancarlo Ricci ha spiegato chiaramente come i gender studies derivino dal costruttivismo: «L'identità sessuale, e in generale la sessualità umana, viene cioè concepita essenzialmente come l'effetto di una costruzione culturale e sociale. La natura è esclusa, anzi superata. Ciò che è naturale è ampiamente disponibile, modificabile, superabile in vista di una mutazione antropologica in cui il genere potrà essere liberamente scelto». I gender studies insomma non hanno portato alcun beneficio, sono invece un attacco alla metafisica, alle basi della nostra civiltà, sono la negazione di una natura con una sua finalità.
Sì, è vero: l'ordine degli psicologi che vuole processare Ricci è vergognoso. Ma Avvenire è forse anche peggio: neutralizza il suo pensiero facendo finta di difenderlo.
(Riccardo Cascioli, La Nuova Bussola Quotidiana, 11-05-2017)

I FIGLI SONO COSE, COME ARRIVANO NON IMPORTA, FAREI ANCHE L'UTERO IN AFFITTO
«Voglio un figlio a 60 anni, a tutti i costi. Io voglio sempre cose nuove e farò tutto quello che si può fare». Esordisce così (video più sotto) Lory Del Santo, una delle tante showgirl che animano il grande circo televisivo.
Abbiamo deciso di parlarne poiché si rileva una continuità di disprezzo del mondo Lgbt verso i bambini. Da quelli acquistati e brutalmente strappati dalle loro madri biologiche da parte di Nichi Vendola e Sergio Lo Giudice, alle dichiarazioni della politica Lgbt Rosaria Iardino sul «diritto dei bambini ad avere due mamme», dal «la coppia omosessuale vuole farselo il figlio» pronunciato da Ivan Scalfarotto fino ai 18 genitori che «andrebbero bene per i bambini» secondo Giuseppina La Delfa, ex presidente delle Famiglie Arcobaleno.
Poi arriva la paladina del mondo gay, Lory Del Santo, che dedica i suoi film all'associazionismo Lgbt, testimonial di Gay Pride e bandierine arcobaleno. «I figli sono delle cose che uno deve amare, come arrivano non importa. Farei anche l'utero in affitto», ha dichiarato in una delirante intervista radiofonica. «È bello poter scegliere i figli - dice la Del Santo -, come ad un supermercato. Io vorrei una roba nordica, dovrebbe assomigliare al nordico, occhio un po' azzurro o verde».
Nessuna ironia, purtroppo la signora è estremamente seria, così come lo sono i due omosessuali Andrea Rubera e Dario De Gregorio che, in diretta televisiva, hanno elogiato il gesto della madre surrogata da cui hanno acquistato il bambino: «E' stato un atto di generosità, come donare il sangue o qualcosa del genere». Alla domanda di dove fosse ora la madre di quel bambino, la risposta: «La madre è un concetto antropologico».
Bambini sempre più concepiti come oggetti da donare come fossero pacchi regalo, da ordinare, scegliere, acquistare e impossessarsene. Al crescere dell'ideologia Lgbt si osserva per questo la nascita spontanea di associazioni in difesa dei più piccoli, come il Comitato difendiamo i nostri figli guidato da Massimo Gandolfini. Il quale, pochi giorni fa, è intervenuto ad un convegno a Treviso assieme all'avv. Gianfranco Amato, co-fondatore del Popolo della Famiglia, anch'egli impegnato nella stessa resistenza: un bel segnale dopo l'incomprensibile e controproducente frattura tra le due realtà.
(Il Timone, 26 aprile 2017)

DALLE SCUOLE ALL'UNIVERSITÀ: UNISTRASI DI SIENA ADERISCE AL TOSCANA PRIDE
UniStraSi, l''Università per Stranieri di Siena è la prima Università ad aderire al Toscana Pride 2017, dando il suo patrocinio alla manifestazione dell'orgoglio LGBTQI (lesbico, gay, bisex, trans, queer e intesex) toscano quest'anno si terrà ad Arezzo il prossimo 27 maggio.
Il Comitato promotore del Pride Toscano ha, infatti, contattato, una ad una, le diverse università pubbliche della Toscana (Firenze, Pisa, Siena, Normale di Pisa, Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, Università per stranieri Siena e Scuola IMT Alti Studi Lucca), chiedendogli di patrocinare l'evento, nonché promuovere i contenuti politici e gli appuntamenti del Toscana Pride.
Oltre a ciò, alle Università è stato richiesto di partecipare in maniera ufficiale inviando un loro rappresentate istituzionale direttamente alla sfilata e compiere un gesto simbolico nelle giornate tra il 17 maggio (Giornata Internazionale di Lotta ad Omo-bi-transfobia) e il 27 maggio, come l'esposizione della bandiera arcobaleno sul pennone dell'ateneo.
Infine, come ulteriore gesto concreto, il comitato, ha richiesto a tutte le Università toscane di seguire l'esempio di altri atenei italiani introducendo carriera alias (o doppio libretto) per le persone transessuali/transgender.
Junio Aglioti, responsabile dei rapporti con le istituzioni universitarie per il Comitato Toscana Pride, ha sottolineato l'importanza di coinvolgere le università per il loro evidente ruolo educativo svolto nei confronti delle nuove generazioni: "La scelta di un'università di patrocinare il percorso politico del Toscana Pride ha una forte ricaduta su docenti, studenti e personale dell'ateneo LGBTQI+ perché permette loro di sentirsi parte di una comunità che ne riconosce a pieno le identità. Inoltre l'università si rende protagonista attiva nel percorso di cambiamento per una società più inclusiva, rivendicando il suo ruolo pubblico di formazione".
Il piano di "normalizzazione" LGBT+, oltre alle scuole, punta dunque alle Università italiane per indottrinare i nostri giovani al nuovo verbo omosessualista. Il copione è sempre lo stesso, servirsi del linguaggio, utilizzando parole all'apparenza ambigue e condivisibili, come rispetto, diversità, non discriminazione, tolleranza, per promuovere in realtà il nuovo diktat etico sessuale della fluidità di genere.
(Ludovico Biglia, Osservatorio Gender, 6 maggio 2017)

Fonte: Osservatorio Gender, 02/05/2017

9 - OMELIA VI DOMENICA DI PASQUA - ANNO A (Gv 14,15-21)
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 21 maggio 2017)

Le letture di questa sesta domenica di Pasqua ci offrono l'occasione per una profonda riflessione su quello che deve essere l'impegno missionario di ogni cristiano. La prima lettura parla della Comunità cristiana di Samaria, sorta in seguito alla predicazione del Diacono Filippo, il quale, animato da grande spirito missionario, si recò ad annunziare il Vangelo ai Samaritani che erano i più disprezzati non solo dagli Ebrei, ma anche dai cristiani. Il messaggio del Vangelo si doveva rivolgere anche a loro.
Come allora, anche oggi esiste la forte tentazione di fare delle preferenze e di escludere qualcuno dai propri interessi apostolici. Al contrario, la carità cristiana deve abbracciare tutti: nessuno deve essere escluso dal cuore del missionario.
«Le folle – afferma la prima lettura –, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo» (At 8,6) e ci furono molte conversioni. Allora giunsero in Samaria Pietro e Giovanni a confermare con l'imposizione delle mani, ovvero con il Dono dello Spirito Santo, l'operato di Filippo. Questo particolare ci ribadisce come l'opera missionaria del singolo deve comunque essere controllata e confermata da chi nella Chiesa esercita l'autorità.
La seconda lettura ci dà dei preziosi insegnamenti su come deve essere la nostra testimonianza evangelica. San Pietro, nella sua Prima Lettera, ci esorta ad essere sempre pronti «a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (3,15).
I fratelli che vivono attorno a noi, che incontriamo ogni giorno per la strada, che vivono nello stesso nostro palazzo, che sono vicini di porta, hanno mille interrogativi su Dio, sulla Chiesa, sul dolore innocente di tanti bambini, sulle tante ingiustizie che colpiscono l'umanità.
Il cristiano, con il suo comportamento e con le sue parole umili e rispettose, deve essere luce per tanti fratelli, conducendoli alla conoscenza della verità. Ognuno di noi, con un minimo di preparazione, deve saper rispondere alle tante domande che cercano una soluzione convincente. Per far questo, prima di tutto dobbiamo assimilare bene il Vangelo, e, inoltre, dobbiamo leggere e approfondire il Catechismo della Chiesa Cattolica.
Tuttavia, questo «sia fatto con dolcezza e rispetto» (ivi). Non sarà certo per le nostre parole che tanti nostri fratelli troveranno la luce della verità, ma per l'umiltà, la carità e la mitezza che dimostreremo nei loro confronti. Una parola altezzosa, anche se veritiera, allontana da Dio; una parola umile penetra i cuori e conduce a salvezza.
San Pietro ci insegna a rispettare il nostro interlocutore, a non volersi imporre, a non pretendere di "spuntarla" ad ogni costo con verbosa arroganza. La missione è opera d'amore e deve essere animata dall'amore soprannaturale che dobbiamo portare verso il prossimo. I nostri fratelli si devono sentire amati, allora accoglieranno le nostre parole, anche se povere e disadorne.
Inevitabilmente, non incontreremo solo accoglienza e successo, ma anche chiusura e delusione. Il missionario deve mettere in conto tutto questo, pensando che è impossibile riscuotere sempre un buon esito. Spesso il missionario sarà incompreso, deriso e respinto. Ma, come ricorda san Pietro in questa seconda lettura, «se questa è infatti la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male» (1Pt 3,17).
L'esempio ce lo ha dato Gesù stesso «morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio» (1Pt 3,18); l'esempio ce lo hanno dato gli Apostoli, che hanno coronato un lungo e fruttuoso apostolato con la corona del martirio; l'esempio, infine, ce lo hanno dato i missionari in questi duemila anni di Cristianesimo, i quali hanno dovuto affrontare difficoltà di ogni genere, non esclusa la morte.
La risorsa del missionario è Cristo, «messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito» (1Pt 3,18). Partecipe del mistero della Croce, il missionario sarà anche partecipe del mistero della Risurrezione.
Dal Vangelo di oggi si può comprendere quella che deve essere l'anima del nostro apostolato. Il brano inizia con una frase molto bella e profonda: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti» (Gv 14,15). È una esigenza dell'amore: se amiamo il Signore, mettiamo volentieri in pratica la sua Volontà, anche quando ciò comporta sacrificio da parte nostra.
Quando si ama il Signore si sente il desiderio di mettersi al suo servizio, per farlo conoscere e amare da tutti. Ecco dunque la fonte dello zelo missionario: l'amore di Dio. Il Signore ci dice di essere suoi testimoni e, se lo amiamo realmente, ciò non ci sarà difficile. Se togliamo l'amore, la missione cade nel nulla e sarà impossibile l'osservanza di tutti gli altri Comandamenti.
Se amiamo, non siamo mai soli: il Signore ci dona il suo Spirito. Lo Spirito di verità che Gesù ha promesso ai suoi discepoli sostiene il missionario nelle difficoltà del compito a lui affidato. Egli deve dimorare in noi, deve agire in noi, e servirsi di noi per illuminare il mondo.
Da questo si capisce il primato della vita contemplativa rispetto a quella attiva. Non possiamo dare ciò che non abbiamo. Se saremo "imbevuti" di Dio, come una spugna gettata nell'acqua, allora potremo beneficare tanti nostri fratelli. La ricchezza di vita interiore traboccherà necessariamente in una vita missionaria piena di buoni frutti.
Chi ama il Signore osserva i suoi Comandamenti e «chi ama me – dice Gesù – sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui» (Gv 14,21). La missione deve essere una risposta a questo amore di Dio per noi. Gesù si manifesterà allora nella nostra vita e sarà il protagonista del nostro apostolato. Lasciamolo agire in noi: più saremo uniti a Lui per mezzo di una preghiera continua, tanto più Lui si manifesterà in noi e tanto più i nostri fratelli potranno "vedere" Dio nella nostra vita.
Chiediamo alla Vergine Maria la grazia di ottenere tutto questo, per la maggiore gloria di Dio e per il bene del prossimo.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 21 maggio 2017)

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