BastaBugie n�526 del 04 ottobre 2017

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1 MILLENNIALS: UNA GENERAZIONE IMPAZIENTE, E PER QUESTO INSODDISFATTA
I ragazzi di oggi sono pigri, social-dipendenti e incapaci di raggiungere una vera gratificazione (VIDEO: chi sono i Millennials)
Autore: Nadia Ferrigo - Fonte: La Stampa
2 SEI MOTIVI PER CUI HO FIRMATO LA CORREZIONE FILIALE AL PAPA
Il documento pubblicato è un accorato appello al Papa, moralmente lecito e canonicamente legittimo
Autore: Antonio Livi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 DIALOGANTI SOGNATORI VOTATI ALL'AUTODISTRUZIONE
Quando la finiremo di illuderci con il dialogo a ogni costo per affrontare persino l'aggressività mortifera dell'islam? (VIDEO: il dialogo secondo Biffi)
Autore: Vittorio Messori - Fonte: Il Timone
4 CAPIRE IL REFERENDUM SULL'INDIPENDENZA DELLA CATALOGNA
All'origine della comunità politica non stanno né gli individui né lo Stato, ma le persone dentro i loro legami naturali come la famiglia e la nazione
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 LA DITTATURA DEL BENE (DOVE SI IMBAVAGLIA IN NOME DEL DIALOGO)
Chi ha idee diverse dai potenti diventa automaticamente un nemico dell'umanità, da demonizzare e imbavagliare, di volta in volta bollandolo come fascista, oscurantista, populista, xenofobo, razzista o omofobo
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
6 MARRY HIM AND BE SUBMISSIVE
Intervista a Costanza Miriano sulla versione inglese del best-seller ''Sposati e sii sottomessa'' (VIDEO: Costanza Miriano e Mario Palmaro)
Autore: Sean Salai - Fonte: Blog di Costanza Miriano
7 LA SPAGNA E' A UN PASSO DALLA DITTATURA GAY
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): violenza senza morale, club gay a scuola, bus della libertà missione compiuta
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi
8 COME NACQUE IL VACCINO
Il vaccino contro il vaiolo è il primo (e unico) che, basandosi sulla scienza sperimentale, ha sconfitto la malattia (le altre malattie sono state sconfitte con le migliorate condizioni di vita)
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: Il Timone
9 OMELIA XXVII DOM. T. ORD. - ANNO A (Mt 21,33-43)
Avranno rispetto per mio figlio!
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - MILLENNIALS: UNA GENERAZIONE IMPAZIENTE, E PER QUESTO INSODDISFATTA
I ragazzi di oggi sono pigri, social-dipendenti e incapaci di raggiungere una vera gratificazione (VIDEO: chi sono i Millennials)
Autore: Nadia Ferrigo - Fonte: La Stampa, 15/02/2017

«Vogliono un lavoro che abbia uno scopo. Giusto. Vogliono lasciare il segno, qualsiasi cosa significhi. Per qualche ragione però, i Millennials non sono comunque felici. Troppi sono cresciuti con strategie fallimentari di educazione familiare: è sempre stato detto loro che erano speciali. Che potevano avere tutto quello che volevano dalla vita. Abbiamo dato loro medaglie, anche per arrivare ultimi. E così quando entrano nel mondo reale, l'immagine che hanno di se stessi si sgretola».
L'esperto di marketing e autore di molti libri motivazionali Simon Sinek lo scorso settembre ha partecipato a un incontro. [...] La sua testimonianza sulle difficoltà e sulle paure dei Millennials, la generazione nata trai primi anni Ottanta e gli anni Duemila ha collezionato migliaia di visualizzazioni e centinaia di commenti.
Secondo Sinek, la Generazione Y cresce «in un mondo di Facebook e Instagram, dove per tutto c'è un filtro». Insomma «siamo bravi a mostrare alla gente che la vita è magnifica, anche se siamo depressi».

LA DIPENDENZA DALLA TECNOLOGIA
Secondo gli studi di David Greenfield, professore di psichiatria all'Università del Connecticut, l'attaccamento allo smartphone è molto simile a tutte le altre dipendenze, perché causa delle interferenze nella produzione della dopamina, il neurotrasmettitore che regola il circuito cerebrale della ricompensa: in altre parole, incoraggia le persone a svolgere attività che credono gli daranno piacere.
Così ogni volta che vediamo apparire una notifica sul cellulare, che sia un messaggino o una nuova e-mail, sale il livello di dopamina, perché pensiamo - anche se sarebbe il caso di dire, speriamo - che ci sia in serbo per noi qualche cosa di nuovo e interessante. Il problema però è che non possiamo sapere in anticipo se accadrà davvero qualche cosa di bello, così si ha l'impulso di controllare in continuazione.
Sinek paragona la dipendenza dalla tecnologia all'alcolismo, analizzando poi le conseguenze della continua dipendenza dagli smartphone. «Non ci sono più relazioni profonde: nei momenti di stress i Millennials non si rivolgono a una persona, ma a un dispositivo e ai social media, che offrono un sollievo temporaneo».

UNA GENERAZIONE IMPAZIENTE, E PER QUESTO INSODDISFATTA
«Abbiamo una generazione che ha poca fiducia in se stessa, e non ha mezzi per affrontare lo stress - continua -. Tutto ciò che vuoi, lo puoi avere subito. Tranne le gratificazioni sul lavoro e personali: per quelle non c'è un'app, sono processi lenti, oscuri, piacevoli e incasinati».
Per poi concludere: «Lo scenario peggiore è l'aumento dei suicidi e dei casi di depressione. Nella migliore delle ipotesi avremo una generazione che crescerà e vivrà la propria vita senza mai trovare la vera felicità».
La colpa secondo Sinek non è solo dei genitori, ma anche degli ambienti aziendali «a cui interessano più i numeri, che la vita di queste giovani persone. Si danno la colpa se non ottengono tutto e subito. Manca una leadership positiva. Vorrei che i genitori e la società avessero fatto di meglio, ma siamo fatti così».

Nota di BastaBugie: perché le nuove generazioni sono difficili da gestire? Simon Sinek parla dei Millennials con una chiarezza spiazzante. Il seguente video è doppiato in italiano (cioè non sottotitolato, ma ha l'audio in italiano) in modo da poter seguire bene il discorso. Da vedere, rivedere e far vedere ai Millennials e a chi ha a che fare con loro.


https://www.youtube.com/watch?v=hJi1uW1EGFc

DOSSIER "CELLULARE? NO, GRAZIE!"
L'illusione di essere connessi

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Fonte: La Stampa, 15/02/2017

2 - SEI MOTIVI PER CUI HO FIRMATO LA CORREZIONE FILIALE AL PAPA
Il documento pubblicato è un accorato appello al Papa, moralmente lecito e canonicamente legittimo
Autore: Antonio Livi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27/09/2017

Caro direttore,
immagino che i lettori (ma anche alcuni tuoi collaboratori), vedendo la mia firma in calce alla "Correctio filialis" , si siano domandati se questa mia iniziativa sia in linea con quanto vado scrivendo da anni nei miei libri, negli articoli di riviste scientifiche e anche in tanti articoli che tu mi hai chiesto e hai pubblicato nella NBQ. So peraltro che molte interpretazioni giornalistiche dell'evento lo caricano di connotazioni negative: si parla di un «affronto al Papa», di un «gesto di ribellione» eccetera. Soprattutto, da parte di chi non ha alcun reale interesse per ciò che concerne la fede cattolica, si trascura il contenuto propriamente dottrinale del documento, limitandosi a inquadrarlo nella lotta intra-ecclesiale tra conservatori e progressisti. Io avrei partecipato dunque a un atto eversivo, gravemente lesivo dell'unità della Chiesa sotto la guida del supremo Pastore. Le cose non stanno affatto così, e i lettori della NBQ meritano un'informazione più veritiera, sia riguardo al documento in sé che riguardo al fatto che io lo abbia firmato. Cerco di chiarire tutto per ordine.

1) MOTIVO ESCLUSIVAMENTE TEOLOGICO-PASTORALE
Io personalmente ho firmato quel documento per un motivo esclusivamente teologico-pastorale, ossia per quell'impegno apostolico che san Giovanni Paolo II chiedeva a tutti i cattolici nel motu proprio Ad tuendam fidem (18 maggio 1998). Altri lo avranno fatto per altri motivi e in rappresentanza di ambienti e schieramenti ecclesiali che si autodefiniscono "tradizionalisti". Io invece parlo e scrivo a nome della Chiesa, se si tratta di comunicare la fede nella catechesi e nell'insegnamento della teologia; se poi si tratta di esporre, non il dogma ma delle ipotesi di interpretazione del dogma (ossia, delle opinioni), parlo a nome mio personale, senza mescolare la certezza assoluta della fede con le certezze relative delle ideologie.
Per questo, io non sono mai stato e continuo a non essere un conservatore e nemmeno un tradizionalista. Rispetto chi ama etichettarsi ed essere etichettato così ma a me basta e avanza la qualifica di cattolico. Sono semplicemente un cattolico che studia da tutta una vita la verità della fede cristiana, la trasmette attraverso il suo ministero sacerdotale, ne mostra il mirabile progresso storico (giustamente denominato «evoluzione omogenea del dogma»), allo stesso tempo che ne combatte le adulterazioni secolaristiche e anche i riduzionismi ideologico-politici, non importa se di stampo conservatore o di stampo progressista (lo sanno bene i molti lettori del mio trattato su Vera e falsa teologia. Come distinguere l'autentica "scienza della fede" da un'equivoca filosofia religiosa, ormai giunto alla terza edizione).

2) UN ACCORATO APPELLO AL PAPA
Quel documento io l'ho attentamente letto in bozza prima di apporre la mia firma, e l'ho anche corretto in alcune espressioni che ritenevo improprie. Alla fine mi è sembrato opportuno, nel momento presente, rivolgere questo accorato appello al Papa affinché metta un freno, per quanto è in suo potere, alla deriva antidogmatica di certa teologia tendenzialmente eterodossa (da Karl Rahner e Teilhard de Chardin a Hans Küng e Walter Kasper), che è diventata egemone nei centri di formazione ecclesiastica, nell'episcopato cattolico, e persino nei dicasteri pontifici, arrivando a inquinare il linguaggio e i riferimenti teologici di taluni documenti del magistero pontificio, come è avvenuto con l'esortazione apostolica Amoris laetitia.

3) APPELLO MORALMENTE LECITO E CANONICAMENTE LEGITTIMO
E' lecito un appello del genere, sia pure nei termini rispettosi con cui è stato redatto e consegnato al Papa? Certamente è moralmente lecito e canonicamente legittimo. Esso, infatti, contrariamente a come è stato presentato da commentatori poco attenti o inclini al sensazionalismo, non intende accusare il Papa di eresia ma lo richiama rispettosamente a non favorire ulteriormente la deriva chiaramente ereticale che inquina la vita della Chiesa. Il che significa, in pratica, chiedergli rispettosamente la rettifica di alcuni suoi indirizzi pastorali che sono risultati ambigui o fuorvianti, soprattutto perché contrari a una tradizione dogmatica e morale ormai consolidata, fatta propria dal magistero solenne e ordinario dei suoi immediati predecessori.
Insomma, la "Correctio filialis" non afferma che il Papa sia incorso in eresia con atti interpretabili come vero e proprio magistero pontificio (quello che viene denominato «magistero ordinario e universale»); non afferma cioè che nelle sue encicliche e nell'esortazione apostolica post-sinodale sia rilevabile qualche eresia propriamente detta, ossia un insegnamento dogmatico materialmente incompatibile con la fede già definita dalla Chiesa. Se la "Correctio filialis" contenesse siffatta accusa, io non l'avrei certamente sottoscritta. Io l'ipotesi di un Papa eretico l'ho energicamente respinta in un libro pubblicato di recente (Teologia e Magistero, oggi, Leonardo da Vinci, Roma 2017), adducendo argomenti che ritengo teologicamente inoppugnabili, anche in polemica con alcuni studiosi che pure sono firmatari della "Correctio filialis" (ad esempio, Roberto De Mattei).
La "Correctio filialis" afferma invece che la prassi pastorale del Papa sta contribuendo alla diffusione delle eresie, sia per gli argomenti che adopera nei suoi discorsi e documenti (argomenti chiaramente desunti da consiglieri ben noti per la loro cattiva dottrina), sia per le sue decisioni di governo (nomine di alcuni e dimissioni o allontanamento di altri) che finiscono per conferire potere e prestigio nella Chiesa ai teologi che tali eresie da tempo insegnano, mentre allontana da sé e dai dicasteri della Santa Sede i teologi di retto criterio.

4) NON È UN ATTO ERETICO
Chi dà a me e tutti gli altri firmatari il diritto di rivolgere questo appello al Papa? Non sarà eretico proprio il fatto di contraddire l'insegnamento di un Papa o negare la sua autorità dottrinale? No, non è un atto eretico, perché c'è eresia solo dove si contraddice formalmente un dogma, e con quelle osservazioni critiche della "Correctio filialis" non si contraddice alcun dogma formulato da papa Francesco né alcuna dottrina morale da lui proposta come verità che obblighi tutti i cattolici a ritenerla irreformabile. La "Correctio filialis" denuncia proprio il contrario, cioè il fatto che alcune indicazioni pastorali di papa Francesco rimettono in discussione la dottrina che i suoi predecessori avevano proposto come verità ormai definita.

5) COME APPLICARE LE NUOVE DIRETTIVE PASTORALI DELLA AMORIS LAETITIA?
Ora, richiamare l'attenzione del Papa sull'effetto nocivo che questa prassi - anche se probabilmente dettata da buone intenzioni pastorali - sta producendo nell'opinione pubblica cattolica non è offensivo nei riguardi del Papa e non nasce da presunzione o spirito di polemica o di divisione. Si tenga presente che la prassi dell'autorità ecclesiastica è fatta di decisioni prudenziali, che possono essere giudicate (da Dio) più o meno sagge e opportune, ma si possono sempre rettificare alla vista dei loro effetti. Ho detto che solo Dio è giudice di queste azioni dei suoi ministri. Ma anche ai fedeli può essere concesso di avere un'opinione (non la certezza assoluta, che in questa materia gli uomini non possono avere) sull'opportunità o l'utilità di tali scelte prudenziali dell'autorità ecclesiastica.
Io sono arrivato alla certezza (solo relativa, s'intende) che questa prassi di un magistero non dogmatico, "liquido", riformista, anzi addirittura rivoluzionario non sia utile al vero bene delle anime, ossia al progresso della vita cristiana di tutti fedeli della Chiesa cattolica. La mia è un'opinione che mi sono formato innanzitutto sulla scorta della mia personale esperienza di amministrazione dei sacramenti, e poi raccogliendo anche le esperienze di quei miei confratelli sacerdoti che sono in crisi di coscienza su come intendere e come applicare le nuove direttive pastorali della Amoris laetitia.

6) CRISTO CI HA COMANDATO DI FARE LA CORREZIONE FRATERNA
L'iniziativa della "Correctio" è contraria al sensus ecclesiae? La correzione fraterna tra i discepoli di Cristo è comandata da Cristo stesso nel Vangelo. Io, come ogni cristiano, intendo il sensus ecclesiae come responsabilità nei confronti del Vangelo, che deve essere vissuto personalmente e professato comunitariamente. Inoltre, come sacerdote, sono e mi sento partecipe della missione apostolica del collegio episcopale (la «sollicitudo omnium ecclesiarum»), che vivo mantenendomi sempre in comunione di fede e di disciplina ecclesiastica con il mio ordinario diocesano, che è il Papa stesso, Vescovo di Roma (io appartengo infatti al clero romano). L'applicazione pratica di questa partecipazione, affettiva ed effettiva, alla missione apostolica del collegio episcopale è la preoccupazione per come gli insegnamenti e le direttive pastorali della Chiesa sono recepiti e vissuti, contribuendo positivamente all'edificazione del Popolo di Dio nella fede e nella carità.
Tale preoccupazione è oggi acuita dal gravissimo disorientamento pastorale provocato dall'interpretazione ideologica dei documenti del Vaticano II e anche del magistero post-conciliare secondo quella «ermeneutica della rottura» che fu denunciata a suo tempo da papa Benedetto e che consiste nella diffusa percezione che non c'è più una «dottrina della fede» ma solo programmi di riforma della Chiesa cattolica per omologarla alle altre religioni sulla base di una «etica mondiale» patrocinata anche dalle ideologie politiche dominanti nel mondo (vedi la mia Introduzione teologica al libro di Danilo Quinto, Disorientamento pastorale, Leonardo da Vinci, Roma 2016). In tali circostanze ecclesiali, ho scritto recentemente sulla NBQ, ciascuno dei fedeli cattolici deve fare ciò che è alla sua portata, e quindi io faccio ciò che posso, per quello che mi sembra utile.

Nota di BastaBugie: riportiamo la sintesi della "Correzione filiale" firmata da 62 sacerdoti e studiosi cattolici e spedita al Papa come risulta dal sito ufficiale dell'iniziativa (dove si può scaricare anche il documento completo):
http://www.correctiofilialis.org/it
Ecco il testo della sintesi della "Correzione filiale":
Una lettera di 25 pagine firmata da 40 sacerdoti e studiosi laici cattolici è stata spedita a Papa Francesco l'11 agosto. Per il fatto che non è stata ricevuta nessuna risposta dal S. Padre, la si rende pubblica quest'oggi, 24 settembre, Festa della Madonna della Mercede e di Nostra Signora di Walsingham. La lettera, che è aperta a nuovi firmatari, ora porta i nomi di 62 sacerdoti e studiosi cattolici provenienti da 20 nazioni, i quali rappresentano anche altri che però non hanno la necessaria libertà di parlare. La lettera ha un titolo latino: Correctio filialis de haeresibus propagatis (letteralmente, Correzione filiale in ragione della propagazione di eresie). In essa si dichiara che il papa, mediante la sua Esortazione Apostolica Amoris laetitia e mediante altre parole, atti e omissioni ad essa collegate, ha sostenuto 7 posizioni eretiche, riguardanti il matrimonio, la vita morale e la recezione dei sacramenti, e ha causato la diffusione di queste opinioni eretiche nella Chiesa Cattolica. Queste 7 eresie sono formulate dai firmatari in latino, lingua officiale della Chiesa.
Questa lettera di correzione ha 3 parti principali. Nella prima parte, i firmatari, in qualità di cattolici credenti e praticanti, spiegano perché hanno il diritto e il dovere di rivolgere una tale correzione al supremo pontefice. La legge stessa della Chiesa richiede che persone competenti non rimangano silenti quando i pastori della Chiesa disorientano il gregge. Ciò non comporta nessun conflitto con il dogma cattolico dell'infallibilità papale, dal momento che la Chiesa insegna che il papa deve attenersi a dei criteri ben precisi prima che le sue affermazioni siano considerate infallibili. Papa Francesco non si è attenuto a questi criteri. Egli non ha dichiarato che queste posizioni eretiche siano da essere considerate insegnamento definitivo della Chiesa o che i cattolici debbano crederle con un assenso di fede. La Chiesa insegna che nessun papa può asserire che Dio gli abbia rivelato qualche nuova verità che sarebbe obbligatoria da credere per i cattolici.
La seconda parte della lettera è quella essenziale in quanto contiene la "Correzione" propriamente detta. In essa si redige una lista di passaggi di Amoris laetitia in cui si insinuano o si incoraggiano posizioni eretiche; quindi si fa una lista di parole, atti e omissioni di Papa Francesco i quali rendono chiaro, oltre ogni ragionevole dubbio, che questi desidera un'interpretazione dei suddetti passaggi da parte dei cattolici in un modo che, di fatti, è eretico. In particolare, direttamente o indirettamente, il papa ha permesso che si credesse che l'obbedienza alla Legge di Dio possa essere impossibile o indesiderabile e che la Chiesa talvolta dovrebbe accettare l'adulterio in quanto compatibile con l'essere cattolici praticanti.
La parte finale, con il titolo "Delucidazione", espone due cause di questa crisi singolare. Una causa è il "Modernismo". Teologicamente parlando, il Modernismo sostiene che Dio non ha consegnato verità definite alla Chiesa che essa deve continuare ad insegnare esattamente nello stesso senso fino alla fine del tempo. I modernisti ritengono che Dio comunichi al genere umano solo esperienze, sulle quali gli essere umani possono riflettere e così dichiarare cose varie circa Dio, la vita e la religione, ma tali dichiarazioni sono solo provvisorie, mai dogmi fissi. Il Modernismo fu condannato dal Papa S. Pio X all'inizio del XX secolo, ma riemerse durante la metà di questo secolo. La grande e continua confusione causata dal Modernismo nella Chiesa Cattolica obbliga i firmatari a descrivere il vero significato di "fede", "eresia", "rivelazione" e "magistero".
La seconda causa della crisi è l'apparente influenza delle idee di Martin Lutero su Papa Francesco. La lettera mostra come Lutero, il fondatore del Protestantesimo, abbia idee su matrimonio, divorzio, perdono e legge divina che corrispondono a quelle che il papa ha promosso mediante parole, atti e omissioni. Si mette in evidenza anche la lode esplicita e senza precedenti attribuita da Papa Francesco all'eresiarca tedesco.
I firmatari non si azzardano a giudicare il grado di consapevolezza con il quale Papa Francesco ha propagato le 7 eresie elencate. Ma rispettosamente insistono che egli condanni queste eresie, da lui sostenute direttamente o indirettamente.
I firmatari professano la loro lealtà alla Santa Chiesa Romana, assicurano al Papa loro preghiera e chiedono la sua benedizione apostolica.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27/09/2017

3 - DIALOGANTI SOGNATORI VOTATI ALL'AUTODISTRUZIONE
Quando la finiremo di illuderci con il dialogo a ogni costo per affrontare persino l'aggressività mortifera dell'islam? (VIDEO: il dialogo secondo Biffi)
Autore: Vittorio Messori - Fonte: Il Timone, luglio agosto 2017 (n.165)

Quando la finiremo di illuderci, ripetendo ossessivamente il mantra del "dialogo", sempre e comunque, per affrontare ogni problema, persino l'aggressività mortifera dell'islamismo? Il dialogo, tra l'altro, presuppone che ciascuno dei dialoganti metta sul tavolo, con chiarezza, le sue ragioni. Cosa impraticabile se si ha di fronte un musulmano: uno dei capisaldi del Corano stesso, non solo della tradizione maomettana, è che ebrei e cristiani hanno manipolato le Sacre Scritture. Soprattutto, per quanto riguarda i cristiani, eliminando le parole di Gesù, quando avrebbe annunciato la venuta dopo di lui del "Sigillo dei Profeti", Muhammad. Dunque, dicono, è inutile perdere tempo con dei falsari. Così, all'islamico è addirittura vietato leggere la Bibbia, Antico e Nuovo Testamento (difatti non sono tradotti in arabo), perché si rischierebbe di prestar fede alle menzogne dei devoti di Jahvé e di quelli di Gesù Cristo. Ma allora: che dialogo ci si può aspettare da un interlocutore che ti considera a priori uno spacciatore di menzogne?
Eppure, qualche dialogante a ogni costo (anche nelle alte gerarchie ecclesiali) non si rassegna e ricorda il rispetto con il quale il Corano parla di Isa, Gesù, e di sua madre Maryam. Stanco di questa argomentazione, un docente della Sorbona di Parigi, Roger Arnaldez, considerato il maggiore islamologo francese, ha deciso di esaminare ciò che dicono di Gesù non soltanto il Corano ma anche le migliaia di hadit, cioè di detti attribuiti a Muhammad dalla tradizione islamica. Vediamo le sue conclusioni, dopo la lunga ricerca: "I cristiani rischiano di emozionarsi, venendo a conoscere i molti versetti coranici su Gesù e su Maria. Ma non si lascino ingannare: tutti i commenti islamici, dagli inizi a oggi, convergono nell'indicare Gesù, senza esitazione, come il penultimo profeta, il pre-islamico che annuncia l'arrivo dell'ultimo profeta. È un Gesù che non ha nulla a che fare con il Personaggio dei Vangeli: è interamente musulmano e condanna duramente i cristiani che lo hanno scambiato per Figlio di Dio, ricordando che Allah è l'Unico Dio e non ha di certo prole. Ogni dialogo, poi, è interdetto anche perché, per il credente maomettano, sul mondo deve regnare soltanto la legge di Allah, rivelata a Muhammad, e l'islam non riconosce, anzi giudica blasfeme, le parole liberatorie del Cristo: "Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio".
Cose, queste, che dovrebbero essere ben note ma che non fermano né fermeranno i dialoganti a ogni costo. Liberi di sognare, ma la realtà non ha compassione per le intenzioni buone ma irrealistiche.

Nota di BastaBugie: ricordiamo l'impareggiabile intervento a braccio del Card. Giacomo Biffi a Bassano del Grappa, l'8 ottobre 1993 in occasione del Premio Cultura Cattolica sul tema del dialogo. Il dialogo interreligioso all'insegna di "ciò che ci unisce piuttosto che ciò che ci divide" non porta frutto. Il vero dialogo si ha quando ci si confronta su "ciò che divide".
Ecco il video con il card. Biffi della durata di circa quattro minuti.


https://www.youtube.com/watch?v=3y0Y_1luSz8

Fonte: Il Timone, luglio agosto 2017 (n.165)

4 - CAPIRE IL REFERENDUM SULL'INDIPENDENZA DELLA CATALOGNA
All'origine della comunità politica non stanno né gli individui né lo Stato, ma le persone dentro i loro legami naturali come la famiglia e la nazione
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01/10/2017

Cosa insegna la Dottrina sociale della Chiesa sulle nazioni, gli Stati e il loro rapporto? Può essere utile chiederselo, oggi che la Catalogna pone tutti questi problemi sul tavolo dell'attualità con il cosiddetto referendum per l'indipendenza.
Il punto di partenza riguarda il problema quale delle due realtà venga prima, se la nazione o lo Stato. La Dottrina sociale della Chiesa pensa che venga prima la nazione, che ha quindi una sua propria originarietà che non le deriva dal riconoscimento dello Stato ma che lo presuppone. La nazione è l'insieme delle famiglie e delle aggregazioni sociali plasmate in una forma unitaria dalla storia, dalle tradizioni, dai valori che danno senso alla vita comunitaria, soprattutto la religione.

LA NAZIONE È QUALCOSA DI VITALE
All'origine della società non stanno né individui indipendenti e slegati né il potere dello Stato inteso come un altro individuo, più forte delle individualità dei cittadini e che si impone su di essi legandoli insieme. Una società simile sarebbe una somma di individui tenuti artificialmente insieme da un Individuo più forte di tutti, non diverso da essi quanto a individualità ma solo per potenza.
La politica moderna, si sa, è purtroppo figlia di queste due impostazioni che hanno soffocato e distrutto le nazioni. In modo particolare lo Stato moderno, il Leviatano (Hobbes) dal potere che dipende solo dalla sua spada (Bodin) ha attuato una semplificazione dall'alto (una "reductio ad unum" della molteplicità della storia, come già diceva Marsilio Da Padova nel XIV secolo) che ha eliminato tutto quanto stesse in mezzo tra Sé e i cittadini, comprese quindi le nazioni.
Lo Stato moderno, nella sua lunga e dolorosa storia, ha sempre combattuto le nazioni. Lo Stato nato dalla Rivoluzione Francese e poi dal Codice Napoleonico ha ridotto le nazioni a Dipartimenti, quando non le ha colpite con la violenza dell'esercito sia in Francia che in Germania che in Italia. Le insurrezioni antinapoleoniche avevano origini sia religiose che nazionali. Lo Stato sovietico ha deportato interi popoli e ha soffocato nel terrore e nell'uniformismo rivoluzionario le varie nazioni dell'impero, che non sono morte, dato che dopo il '91 sono tutte riemerse, ma senz'altro hanno sofferto molto. Dopo la disgregazione dell'Impero austro-ungarico si celebrava il principio dell'autoderminazione dei popoli che però non fu per niente applicato.

NEL MEDIO EVO L'IMPERO NON SOFFOCAVA MA PROTEGGEVA LE NAZIONI
Cosa ben diversa era la realtà della Respublica Christiana nel Medio Evo e poi, più avanti nel tempo, negli imperi che solo la violenza organizzata contro di essi nella prima guerra mondiale è riuscita a distruggere. Nel Medio Evo l'Impero non soffocava ma proteggeva le nazioni e, con esse, la molteplice varietà della comunità politica di allora. Fino al XX secolo, l'Impero di Austria-Ungheria aveva cercato di fare sostanzialmente lo stesso, fino a che gli fu impedito di farlo.
All'origine della comunità politica - per usare l'espressione di Aristotele - non stanno né gli individui né questo altro Grande Individuo che viene chiamato Stato. Stanno le persone dentro i loro legami naturali come la famiglia e la nazione. L'equivoco personalista fa iniziare la società e la socialità dalla persona. E' vero, ma bisogna aggiungere che la persona è fin da subito dentro relazioni sociali naturali e originarie che divengono per essa "normative", vale a dire indicazioni per la vita buona. Il bene comune è prima di tutto dietro di noi piuttosto che davanti a noi.
L'Unione Europea avrebbe dovuto seguire le orme della Respublica Christiana medievale o degli imperi, con un centro e contemporaneamente molte periferie autonome frutto della sapienza della storia, ma non lo ha fatto. Ha preferito seguire l'esempio dello Stato moderno. Se un super Stato europeo non c'è, bisogna però riconoscere che l'Unione europea ha posto tutte le premesse perché ci sia.

IL RISCHIO CHE I NUOVI STATI "REGIONALI" SI STRUTTURINO A LORO VOLTA COME LO STATO ASSOLUTO E CENTRALIZZATO
Se lo Stato soffoca le nazioni alla fine soffoca anche se stesso, perché la natura non si può vincere. La Spagna è rimasta fuori dalla rivoluzione francese e dallo Stato napoleonico e ha conservato per molti versi le caratteristiche di un piccolo impero. La secessione della Catalogna potrebbe essere un altro esempio di come gli Stati europei possano essere destrutturati e ristrutturati su base nazionale. Non è del resto successo così anche per la Cecoslovacchia o per la Jugoslavia? Tanto più che la globalizzazione permette di superare le difficoltà di tanti Stati tutto sommato piccoli per garantire le necessarie economie di scala. Ecco perché il geografo triestino Gianfranco Battisti dice che "L'ipotesi attuale di una secessione conflittuale della Catalogna (che rispetto a Madrid rappresenta quello che è per Roma la Lombardia) fa comprendere quali possano risultare le conseguenze di una ristrutturazione regionale dell'Europa. Se lo Stato è, concretamente, il contenitore di un'economia, la sua disaggregazione comporta inevitabilmente lo smantellamento di quest'ultima, con la gravissima perdita di fondamentali economie di scala. Un disastro, a meno che non lo si inquadri all'interno dei cambiamenti imposti dalla globalizzazione, i cui meccanismi già stanno redistribuendo queste economie sull'intera scacchiera mondiale".
Si ponga però attenzione ad un pericolo, ossia che i nuovi Stati nati sotto la spinta delle rivendicazioni nazionali si strutturino a loro volta come lo Stato moderno, in forma assoluta e centralizzata. Di più, che la spinta alla secessione e all'indipendenza non sia, in fondo, per fedeltà all'originaria realtà della nazione, ma per egoismi statalistici.

Nota di BastaBugie: nell'articolo sottostante dal titolo "Il referendum non è andato come ve l'hanno raccontato" un italiano che vive a Barcellona racconta cosa è successo davvero in Catalogna. La televisione ha mostrato scontri, feriti, violenza come se la situazione fosse degenerata dappertutto. In realtà nella quasi totalità dei seggi la situazione è stata tranquilla e pacifica. Al solito, bisogna essere sul posto per verificare di persona, altrimenti i mezzi di comunicazione di massa distorcono le informazioni per i loro scopi. I telegiornali infatti non fanno informazione, ma indottrinamento di massa.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su Tempi il 2 ottobre 2017:
Sono un italiano che vive a Barcellona e dopo aver visto il servizio del Tg1 sul referendum e letto alcuni giornali internazionali, credo di dover fare un po' di chiarezza su come sono andate davvero le cose. Ieri ci sono effettivamente stati degli scontri, ma, a differenza dell'immagine data da televisioni e giornali, la città non è stata messa a ferro e fuoco. Ci sono state situazioni pessime, ma solo in pochi luoghi strategici.
Il 95 per cento dei seggi ha funzionato (molto a rilento) senza nessun problema di ordine pubblico. Molti miei amici sono andati a votare e ci hanno messo delle ore, ma non hanno dovuto lottare per farlo. Io sono uscito senza problemi di casa e sono passato davanti a un seggio, fuori dal quale c'erano 200 persone in fila e due poliziotti che se ne stavano tranquilli tranquilli a controllare il traffico. Non abbiamo assistito a nessun pestaggio ingiustificato.
Anche il dato degli 800 feriti è da prendere con le pinze: alcuni hanno riportato contusioni gravi, e questo è indiscutibilmente deprecabile, ma per la quasi totalità si tratta di feriti lievi. La linea presa dal governo catalano, sostenuta anche con un comunicato ufficiale, era quella di farsi fare un certificato medico e sporgere denuncia per qualsiasi lesione. Di conseguenza, nei seggi dove si sono verificati gli scontri, anche chi aveva al massimo una pellicina strappata è stato convinto ad andare in ospedale per farsi medicare e per far salire il numero di feriti di cui Rajoy comunque dovrà rendere conto. Quello che non si dice è che negli 800 feriti ci sono anche 60 poliziotti che sicuramente non si sono picchiati da soli.
Rajoy è stato ingenuo, è riuscito a farsi fregare e passare per il cattivo di turno in tutta la Spagna, quando invece sono i catalani dalla parte del torto visto che il referendum era stato dichiarato illegale e non tutti in Catalogna sono favorevoli l'indipendenza. Solo il 40 per cento degli aventi diritto è andato a votare (2,6 milioni su 5,5) e di questi il 90 per cento ha detto sì. Hanno votato dunque per l'indipendenza solo il 36 per cento dei catalani, che vogliono decidere anche per il restante 64. E tutto per colpa di un governo che ha appena il 48 per cento dei voti in parlamento. In 48 ore dovrebbero dichiarare l'indipendenza e vediamo che cosa succederà. Nel resto della Spagna oggi Rajoy raduna il Parlamento e quasi certamente ne verranno chieste le dimissioni, ma lui difficilmente mollerà.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01/10/2017

5 - LA DITTATURA DEL BENE (DOVE SI IMBAVAGLIA IN NOME DEL DIALOGO)
Chi ha idee diverse dai potenti diventa automaticamente un nemico dell'umanità, da demonizzare e imbavagliare, di volta in volta bollandolo come fascista, oscurantista, populista, xenofobo, razzista o omofobo
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 30/09/2017

Più sono a corto di argomenti razionali, più alzano la voce. I sostenitori dello Ius soli non danno nessuna seria motivazione, né analizzano i problemi concreti che si creano, in questo momento storico, con una legge del genere.
Ripetono una frase apodittica: "è una scelta di civiltà". Cosa che non significa nulla, ma serve a bollare chi si oppone come incivile e barbaro.
Nei giorni scorsi Alain Finkielkraut, un filosofo francese, una mente libera perciò indigesta alla "gauche", ha spiegato che "il sinistrismo si fonda sulla certezza arrogante di incarnare la direzione di marcia del mondo", il senso profondo della storia.
Così chi ha idee diverse dalle loro diventa automaticamente un nemico dell'umanità, l'incarnazione del male metafisico da demonizzare e possibilmente imbavagliare, di volta in volta bollandolo come fascista, oscurantista, populista, xenofobo, razzista o omofobo.

IL CASO FINKIELKRAUT
Per esempio Finkielkraut, quasi settantenne, un intellettuale che sta fra gli "immortali" dell'Académie Française, figlio di ebrei sopravvissuti alla deportazione ad Auschwitz, fu preso a sputi in faccia, anno scorso, a Place de la Rèpublique, a Parigi, e fu cacciato al grido "vattene sporco fascista": è un episodio simbolo del nostro tempo.
Perché egli rappresenta una delle voci più acute e più anticonformiste che si trovi oggi in Europa. Ha fatto sua la massima di Henri Michaux: "chi canta in coro, quando glielo chiederanno metterà suo fratello in prigione".
Egli sa ragionare e ama far ragionare: dunque è finito nel mirino dei fanatici paladini della "ragione", quelli che, usandola come bandiera, sono refrattari a usarla per capire. [...]
Nei giorni scorsi al "Figaro Magazine", il filosofo francese ha spiegato che oggi si è bollati come "islamofobi" se si mette in guardia da quella "seconda società che s'impone nel seno della nostra Repubblica" e si è considerati "fascisti" se "si osa pronunciare la parola identità nazionale". Col pretesto dell'antirazzismo "perseguitano gli indocili".
C'è un evidente rischio totalitario. Dice Finkielkraut: "Il male totalitario deriva dalla certezza di appartenere al campo del Bene".
E' tipico della sinistra scaricare sulla propria politica (mancante di ragioni) il macigno dell'assoluto: il Bene contro il Male.
Ecco perché lo Ius soli è per loro "una battaglia di civiltà". E quelli che non sono d'accordo con questa bischerata, sono identificati con l'Inciviltà.
Del resto anche colui che, a Parigi, ha sputato in faccia a Finkielkraut con ogni probabilità riteneva di stare dalla parte della Civiltà e si sentiva infiammato dalla santa causa della Bontà umanitaria.

LA DITTATURA DEL BENE
Viviamo al tempo della dittatura del Bene. Si arriva perfino a dare la morte ai nascituri, per legge, a fin di Bene (un'altra battaglia di civiltà), figurarsi se per una tal bandiera non si sputa in faccia al dissidente.
E' la tirannia del Bene planetario e le istituzioni internazionali, come l'Onu o l'UE, ne sono i guardiani implacabili, con succursali statali, vaticane, governative e "non governative", comunali, ministeriali e professionali. Tutte pronte a scagliarsi contro gli eretici.
Guai a far domande o mettere in discussione i sacri Dogmi della Nuova Religione Cosmopolita, Migrazionista, Ecumenica e Sincretista, Umanitaria, Ecologica, (sedicente) Scientifica, Antipopulista, Europeista e Antinazionalista.
Nella tirannia del Bene si imbavaglia in nome della Tolleranza, si odia in nome dell'Amore Universale, si perseguita in nome della Filantropia, si mette al rogo (mediatico) in nome della Fraternità, si censura in nome della Libertà, si discrimina in nome dell'Uguaglianza, si scomunica in nome dell'Apertura Mentale, si mette all'Indice in nome del Dialogo.
E' d'obbligo pensare sempre in branco e in branco assalire il non allineato.
Avevano cominciato - nel '68 - dicendosi libertari, abbatterono tutti i tabù per spazzare via la mentalità "perbenista e censoria" della borghesia.
Però i libertari di ieri - quelli che gridavano: "vietato vietare" - sono diventati oggi i torvi padroni del pensiero che imbavagliano e normalizzano anche il linguaggio, perfino spazzando via le espressioni più intime e primarie come padre e madre, diventate genitore 1 e genitore 2.
Come spiega - amaramente - Camille Paglia "la sinistra è diventata una polizia del pensiero stalinista che ha promosso l'autoritarismo istituzionale e ha imposto una sorveglianza punitiva delle parole e dei comportamenti".

MINISTERO DELLA VERITA'
E' vero. A proposito di autoritarismo istituzionale il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker ha appena affidato alla neocommissaria al digitale Mariya Gabriel la "lotta alle fake news". Si tenta così di imbavagliare il dissenso in nome del Bene del popolo.
Anche in Unione Sovietica si reprimeva il dissenso, che mostrava i fallimenti del sistema comunista sostenendo che erano menzogne (fake news) disfattiste da cui il popolo andava "protetto".
I "ministeri della verità" che stabiliscono quello che è consentito dire e quello che invece è proibito sono tipici di tutti i totalitarismi: i despoti hanno a cuore il Bene e la tranquillità del popolo.
Oggi in Italia se solo metti in dubbio le facoltà taumaturgiche dell'euro ti aspetta la colonna infame. Se ritieni dannosa questa Unione europea diventi un pericolo pubblico da monitorare.
Se dissenti dall'indottrinamento gender dei tuoi figli nelle scuole (magari per aver letto l'insospettabile Camille Paglia) e se dici che i bambini sono maschi e le bambine sono femmine, sei un omofobo da mettere al bando e zittire.
Se chiedi come fanno a criminalizzare Putin oggi quelle sinistre che ieri osannavano i più putridi e sanguinari regimi sovietici, rischi quasi di passare per un losco figuro al soldo del Cremlino.
Se poi osi (magari citando Marx) esprimere contrarietà all'emigrazione di massa che, fra l'altro, distrugge le conquiste sociali dei lavoratori, vieni quantomeno considerato uno xenofobo (salvo poi scoprire che anche per l'anomalo leader laburista inglese Jeremy Corbyn "l'importazione all'ingrosso di lavoratori sottopagati dall'Europa centrale ha distrutto le condizioni di quelli britannici").
E se metti in guardia dall'islamizzazione sempre più vasta dell'Europa, finisci come Oriana Fallaci o forse peggio perché se hanno tritato così perfino un gigante del giornalismo, figuriamoci i comuni mortali.
Addirittura se ti azzardi ad avanzare qualche dubbio sulla necessità di dieci vaccinazioni obbligatorie per tuo figlio (magari perché hai letto sul Corriere della sera del 15 settembre, e hai visto a Piazzapulita, che almeno qualche raro caso di legame fra vaccini e patologia esiste ed è riconosciuto), vieni trattato da untore, rischi sanzioni e addirittura la perdita della patria potestà.
Sono tolleranti solo se dai loro ragione. Ed eccoli pronti ad accusare di razzismo e xenofobia chiunque abbia idee diverse dalle loro che però si sentono antropologicamente superiori alla "feccia destrorsa".
Come ha notato il professor Luca Ricolfi, credono "di rappresentare la parte migliore del paese, di essere titolari di una superiorità etica, culturale e politica".
E' il regime del Bene. Quello che gronda Amore Umanitario da tutti gli artigli.

Nota di BastaBugie: l'utopia rivoluzionaria si manifesta via via sempre più come negazione della libertà spingendo alle rivoluzioni violente in nome di una presunta "ragione". Tutti gli "altri" diventano nemici da spazzare via.
Consigliamo la lettura del seguente articolo e la visione del video relativo che riassume un romanzo che descrive mirabilmente questi meccanismi utopistici-rivoluzionari.

LA FATTORIA DEGLI ANIMALI, UN ROMANZO IMPERDIBILE
Ogni rivoluzione propone un obiettivo ingannevole: la libertà, ma sganciata dalla verità... e quindi finisce nel totalitarismo (VIDEO: La fattoria degli animali)
di Maria Vittoria Pinna
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4039

Fonte: Libero, 30/09/2017

6 - MARRY HIM AND BE SUBMISSIVE
Intervista a Costanza Miriano sulla versione inglese del best-seller ''Sposati e sii sottomessa'' (VIDEO: Costanza Miriano e Mario Palmaro)
Autore: Sean Salai - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 30/09/2017

Perché hai scritto questo libro?
Veramente pensavo di non aver niente da insegnare sul matrimonio e la vita di coppia! Volevo solo scrivere delle lettere ad alcune amiche reali (ho solo cambiato i loro nomi e qualche dettaglio) per convincerle che è possibile imparare ad essere felici nella vita quotidiana matrimoniale. Infine, volevo parlare di Dio che è la fonte dell'amore, anche di quello di coppia. Ma non ho mai, mai pensato che lo avrebbero letto così tante persone. Per la prima uscita, ne sono state stampate qualche centinaio di copie. Ero sicura che le avrebbero comprate solo mia mamma, mia sorella e le mie vecchie zie. Non ho mai pensato che potesse diventare una cosa di queste dimensioni.
Chi è il tuo pubblico?
Quando scrivo, io penso di parlare ad una donna occidentale emancipata, che è passata attraverso il femminismo e le sue conquiste. Una donna grata di poter avere la possibilità di compiere delle scelte nella vita. Una donna che ha tutto ma è insoddisfatta perché ha perso il senso della sua missione in questo mondo: essere la culla della vita. Quando scrivo penso alla mia collega tipo: molto brava nel suo lavoro, in grado di viaggiare in tutto il mondo raccontando di guerre e crisi finanziare, o penso ad ingegneri, avvocati, docenti universitarie, mie compagne di classe, o anche alle madri dei compagni dei miei figli, segretarie, parrucchiere, donne normali che sono cresciute con l'idea di dover realizzare se stesse e, solo dopo, di pensare agli altri. Ma una donna può essere soddisfatta solo quando dona se stessa.
Qual è il messaggio del libro?
Sto scoprendo - è un processo lento che si chiama conversione! - che quando dono vita do il meglio di me. Non intendo solo nel senso letterale di mettere al mondo qualcuno, ma anche nel senso di generare, abbracciare, fare spazio. E' la parte migliore della nostra vocazione. Dio dà la custodia dell'umanità alle donne. Abbiamo il compito di aiutare l'umanità ad alzare lo sguardo verso la Verità, la Bellezza, Dio. Detta in questo modo sembra una questione molto seria, ma nel libro cerco di dirlo in modo divertente. Durante la notte –una lavoratrice madre di quattro figli non può che scrivere di notte e dormire alle conferenze stampa- spesso svegliavo mio marito con le mie fragorose risate (non lo dovrei dire, forse, ma mi fanno ridere le mie stesse battute).
Il titolo del tuo libro, tradotto in inglese con "Marry Him and Be Submissive", è un richiamo provocatorio alla lettera di San Paolo agli Efesini laddove esorta le mogli ad "essere sottomesse" ai loro mariti che si devono sacrificare nell'amore per le loro spose. Come moglie e madre, in che modo sei sottomessa a tuo marito e come lui si sacrifica per te?
Non so se sono sempre in grado di essere sottomessa come vorrei. Qualche volta mio marito estrae il mio libro dalla libreria e mi dice: "C'è un libro che dovresti leggere". Comunque, nonostante la mie incoerenze quotidiane, cerco di non cedere alla tentazione di controllare mio marito, di modellarlo o, peggio, di manipolarlo. Cerco di accettare ciò che mi da, che è tanto, senza controllare sempre se è stato fatto nel modo che ho in mente io. Cerco di ringraziarlo per ciò che fa per me e di evitare di sottolineare ciò che manca per raggiungere la perfezione (noi donne siamo sempre malate di perfezionismo). Cerco di mordermi la lingua. Dall'altra parte, lui dà la sua vita per me facendo silenziosamente il suo difficile dovere, occupandosi di tutte le seccature della nostra vita familiare, di tutte le cose da riparare. Inoltre mi protegge, mi rende stabile: senza di lui penso che sarei un po'inaffidabile perché lui mi aiuta a tenere i piedi per terra.
Il tuo libro promuove l'approccio di san Giovanni Paolo II della complementarietà uomo-donna nel matrimonio, che si esprime in ruoli distinti, seppur di uguale valore. Come si esprime questo tipo di approccio nel tuo matrimonio?
Poiché entrambi lavoriamo fuori casa, non rispecchiamo i ruoli tradizionali: lui spesso cucina, fa il bucato (la qualcosa non mi rende particolarmente felice: le nostre lenzuola sono grigie, ma una volta erano bianche), carica la lavastoviglie, se necessario (ma io penso di essere più brava a fare spazio alla padella grande). Il discorso dei ruoli è qualcosa di più profondo del "chi pulisce la casa?" e di più spirituale. Io penso di essere il fuoco della nostra casa, che mantiene tutti caldi, sono il vento che soffia per far si che tutto proceda. Ma lui è la pietra che fa sentire i nostri figli difesi, protetti e sicuri di sé. E quando lui afferma qualcosa, loro sanno che si possono fidare di lui e questo li rende certi.
Questo libro dispiega una serie di lettere sincere scritte alle tue migliori amiche, che non appaiono certo come catechesi o documenti teologici. Perché i tuoi lettori trovano questo stile accattivante?
Penso che gli piaccia vedere i dettagli della vita: noi cattolici conosciamo molto sui principi generali, conosciamo il catechismo, le vite dei santi, la Bibbia. Qualche volta però può essere utile pensare a come vivere la fede nella vita di tutti i giorni. Noi donne cattoliche amiamo borse e scarpe esattamente come tutte le altre donne. Ci diamo da fare per vivere nel mondo, ma non per appartenergli. Seguiamo diete dimagranti cercando di non essere schiave dell'essere in forma. E poi parlo della mia famiglia: le cose buffe dette dai bambini piccoli, e la vita comica di una madre che è sempre in ritardo e che va ad intervistare un ministro senza conoscerne la faccia perché ha dedicato il tempo della preparazione dell'intervista a cercare una scarpa viola di Barbie sotto ad un letto.
Quali grazie hai ricevuto nella tua vita dal sacramento del matrimonio?
Tutto nel matrimonio è grazia. Vivere 20 anni con una creatura così diversa da noi è già un miracolo. Quattro figli sono una grazia enorme- Avere una casa e del cibo e la possibilità di fare molte cose è una grazia. Ma la grazia più grande che abbiamo ricevuto è quella di sperimentare che nessun amore umano può colmare il nostro cuore. Lo sposo è Gesù Cristo. Lui è il solo che ci ama nel modo in cui desideriamo essere amati. Noi non siamo in grado di amare il nostro marito o la nostra moglie nel modo di cui ha bisogno, possiamo solo chiedere la grazia di amarlo o amarla allo stesso modo di Gesù. Pian piano impariamo che il vero amore ha la forma della croce.
Quali sfide hai affrontato nel matrimonio e in che modo?
Io e mio marito siamo molto diversi, direi - anche se non so se è la parola giusta-opposti. A lui piace il freddo, a me il caldo. A lui piace l'acqua naturale a me quella molto frizzante. Io detesto perdere tempo, perciò quando non ho niente da fare - intendo niente di estremamente urgente - esco e corro 10 km; lui invece quando non ha niente da fare non fa niente! (che a ben pensare è una cosa ragionevole), sostenendo che nel vuoto puoi avere buone idee. Io sono in grado di pensare solo quando corro o prego o entrambe le cose, per esempio quando corro a messa (cerco di andare tutti i giorni ma sono sempre in ritardo). La differenza più significativa tra noi due è forse il fatto che io ho bisogno di circondarmi di persone: invito amici, voglio sapere di loro, cosa fanno, come stanno. Lui è un orso, come si dice. Gli piacerebbe vivere in una grotta, solo con me e i cuccioli. Stiamo imparando a lavorare insieme.
Nel 2013 la pubblicazione del tuo libro in lingua italiana è stata oggetto di critiche da gruppi di femministe che, dall'Italia alla Spagna, hanno protestato stracciando copie del libro nelle strade e chiedendone la censura. Qual è la tua risposta rispetto al fatto che il libro, secondo loro, promuova la violenza sulle donne?
Prima di tutto, se non ti piace un libro, puoi facilmente evitare di leggerlo. Io penso che questo regime di politically correctness sia un pochino preoccupante. Non ci può essere una psicopolizia che ci dica cosa è bene pensare! In secondo luogo, c'è un giudice in Spagna che ha dovuto leggere il mio libro (a causa del fatto che il ministro della salute Ana Mato mi ha denunciato alla procura, da quanto apprendo dalla stampa): non è riuscito a trovare nulla nelle mie parole che inneggi al fatto che una donna debba accettare la violenza. Quando una donna viene da me dicendomi che è stata picchiata (è accaduto due volte, ma io incontro migliaia di donne in tutta Italia) io le ricordo che anche la Chiesa raccomanda di andarsene da casa e lavorare per il recupero del matrimonio, ma non vivendo insieme perché è troppo pericoloso. Essere la culla della vita non significa che qualcuno debba approfittare di noi. Il nostro è il più alto ruolo che un essere umano possa esercitare. Quando Dio ha creato il mondo, dal caos alla perfezione, la donna è stata l'ultima creatura. Penso che solo i sacerdoti siano più nobili delle donne, perché ci permettono l'accesso a Dio.
Nel libro tu consigli alle donne di smettere di preoccuparsi di problemi di minore importanza e di non aspettare il momento migliore per sposarsi, sostenendo che nessuno è mai "pronto al 100%" per il matrimonio e che farsi prendere dall'ansia non è un buon modo per condurre una vita felice. Nella tua esperienza, quali sono le ragioni più comuni che allontano le donne dal matrimonio e cosa può far cambiare idea?
Non tendiamo a pensare che il matrimonio sia la fine di un percorso, un obiettivo a cui tendere. Invece, quando ci si sposa si inizia a frequentare la scuola dell'amore. Si inizia il proprio processo permanente di conversione, perché il senso della vita è quello di conoscere e amare Dio. Ovviamente, poiché cerco di parlare anche a donne non cristiane (molte delle mie lettrici sono atee, ma sono d'accordo con me su tante cose), cerco di evidenziare le ragioni umane (sappiamo infatti che l'umano e lo spirituale non sono mai in conflitto). Perciò dico alle mie amiche che esse hanno delle aspettative troppo alte, che si devono buttare e poi impareranno a nuotare. Non c'è nemmeno bisogno del ricevimento perfetto, dell'abito perfetto della casa perfetta e del lavoro perfetto per decidere di sposarsi. Si ha solo bisogno di un uomo e di Dio (e del sacerdote che rende il matrimonio possibile). Se poi hai anche degli amici da abbracciare, sarà ancora meglio. Dobbiamo poi menzionare la vera ragione per la quale i giovani non hanno alcuna fretta di sposarsi; perché fanno sesso fuori dal matrimonio e ciò complica le cose. Ma questo è un altro discorso.
Nel tuo libro affronti anche la questione delle lamentele comuni di molte donne sul fatto che i mariti non le ascoltano. Quando tuo marito non sembra ascoltarti, come reagisci?
Il punto non è che sembra, ma che non ascolta, non mi ascolta proprio! Sostiene che io parli troppo e che lui abbia dovuto mettere un filtro alle orecchie. Questo ormai lo so, e quando ho bisogno di comprensione, quando mi devo lamentare o quando non sono alla ricerca di una soluzione per qualcosa, chiamo una amica, che, essendo femmina, non ha filtri nelle orecchie. Quando ho davvero bisogno che lui mi ascolti, glielo chiedo. "Per favore, smetti di fare qualsiasi cosa tu stia facendo, siediti e guarda le mie labbra" Quando serve, lui c'è sempre. Quando ho solo bisogno di esprimere me stessa, ho amiche addestrate allo scopo (ed io faccio per loro la stessa cosa). Gli uomini e le donne usano due linguaggi molto differenti. Noi lo usiamo per "sputare" sentimenti, emozioni, preoccupazioni, pensieri. Dall'altra parte gli uomini usano la lingua per dire delle cose. Un uomo dice sempre esattamente ciò che vuole dire. Quando mio marito mi chiede." Vuoi che venga a prenderti in stazione?" io rispondo sempre "Non importa…", ma in realtà intendo dire "Se non vieni vuol dire che non mi ami più e ora, come facciamo con quei quattro bambini?" Dobbiamo imparare a tradurci reciprocamente. Quando mio marito mi compra un caricatore per il telefono, io gli rispondo "Anche io ti amo", perché quello è il modo che lui ha di esprimere il suo amore per me.
Su tema della gravidanza, tu sostieni che non c'è modo di "mantenere la propria vita" dopo aver partorito, ma anche che la vita dopo aver partorito diventa molto migliore. Come la gravidanza ha cambiato la tua vita e quali sono ora gli effetti di questo miglioramento?
Non riesco proprio nemmeno ad immaginare la mia vita senza figli, ora. Li amo follemente, a volte mi chiedono di smettere di dirglielo continuamente. Mi alzo e gli dico quanto siano meravigliosi. Credo di sapere che sono normali, ma per me loro sono straordinari. La mia vita è cambiata perché essendo madre ho imparato a fare molte più cose. Quando non avevo figli, trovavo estenuante anche cambiare l'acqua ad un pesce rosso. Ora nulla mi fa più paura (ho avuto anche due gemelle). Le cose si imparano facendole, e non si perde nulla con la maternità. Nulla a parte delle unghie perfette e tempo per lo shopping, forse. Ma ciò che ricevi è tanto di più di quello che dai. Ci guadagni in abbracci e baci e risate e sorrisi. In una parole, in felicità. [...]
In che modo il cattolicesimo influenza il tuo atteggiamento di madre e moglie?
Come dicevo, cerco di amare mio marito nel modo in cui vorrei amare Dio. Se perdono una rispostaccia tacendo è perché Gesù mi chiede di farlo. Lo stesso vale per lui, che mi perdona quando sono in ritardo (sempre) solo per Dio. E cerco di educare i miei figli insegnando loro a non inseguire il successo, ma la vita eterna.
Chi sono i tuoi modelli di vita nella fede, sia viventi che non?
Amo la Santa Vergine! E mie sorelle sono Teresa d'Avila, Caterina da Siena, Teresina di Lisieux, Chiara d'Assisi, Madre Teresa, Madeleine Delbrel, Chiara Corbella Petrillo, una giovane madre di tre bambini morta a 28 anni.
Come è cambiata o si è evoluta la tue fede nel tempo?
Spero di stare capendo in modo profondo che Dio è una persona vera e reale, che vuole avere con me un rapporto vero. Non sono più una bambina piena di paura di fronte a Dio. Voglio essere ogni giorno sempre di più la sposa di Gesù. E puoi essere una sposa quando decidi di non vivere per te stessa. Troverai allora la tua bellezza esattamente come Michelangelo faceva col marmo: togliendo le parti che non ti servono. Quanto più togli di te stessa, tanto più si svelerà la bellezza nascosta.
In che modo preghi?
Ho dei programmi di preghiera molto ambiziosi, ma non li riesco mai a seguire completamente. Ciò che riesco a fare è andare a messa, pregare l'Ufficio delle Letture e recitare un rosario mentre guido o lavoro. Un'ora alla settimana la dedico alla adorazione dell'Eucaristia e un'altra alla Lectio Divina. Mi piacerebbe pregare tutti e quattro i misteri del rosario ogni giorno, ma non ci riesco mai.
Papa Francesco ha pubblicato una esortazione apostolica sulla famiglia intitolata Amoris Laetitia. Se tu potessi dire una cosa a Papa Francesco sulla tua esperienza di vita di una famiglia cattolica dei giorni nostri, cosa gli diresti?
L' Amoris Laetitia è sulla bellezza della famiglia ed è piena di cose buone (Lo Spirito Santo sa far bene il proprio lavoro). Ma girando per l'Italia ho incontrato migliaia di famiglie e ho imparato che la gente è contenta di sentirsi dire anche che è normale non trovare sempre bellissima la vita familiare. Ci sono momenti in cui amare il tuo sposo è amare il tuo nemico. Non è perché stai facendo qualcosa di sbagliato, ma perché la natura umana è ferita. E amare i nostri nemici è ciò che Gesù ci ha chiesto di fare. Ci sono momenti in cui ti chiedi se hai sposato la persona sbagliata. Ce ne sono altri in cui devi abbracciare la croce. Ma non è perché il tuo sposo è sbagliato, ma perché tu hai qualcosa di sbagliato, nel senso che c'è qualcosa di sbagliato nel profondo di ciascuno di noi. Si chiama peccato originale. E abbracciare la croce non è una sfortuna, ma è il sentiero per trovare un rifugio. Gesù sana le nostre ferite e la ferita è il peccato originale.
Cosa speri che le persone facciano proprio della tua vita e del tuo lavoro?
Io spero che le persone che mi ascoltano pensino "sembra essere felice e il suo è un cammino molto semplice, se lo può fare lei, ce la posso fare pure io".
Un pensiero finale?
Vuoi veramente sapere a cosa sto pensando ora? Che devo andare a stirare una pila di panni ma non posso evitare di rileggere attentamente le mie risposte perché Padre Salai è un Gesuita e se ho detto qualcosa di teologicamente sbagliato se ne accorgerà immediatamente. Il problema è che comunque io non me ne renderei conto, quindi vado a stirare.
(traduzione a cura di Antonietta Campana)

Nota di BastaBugie: per approfondire le tematiche del libro "Sposati e sii sottomessa" si può vedere il video seguente con una conferenza di Costanza Miriano con Mario Palmaro


https://www.youtube.com/watch?v=PjsApsZvqbA

Fonte: Blog di Costanza Miriano, 30/09/2017

7 - LA SPAGNA E' A UN PASSO DALLA DITTATURA GAY
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): violenza senza morale, club gay a scuola, bus della libertà missione compiuta
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi, 27/09/2017

Il Parlamento spagnolo ha cominciato a discutere una legge sull'uguaglianza, già ribattezzata "legge Lgbt", che può probabilmente essere definita la più integralista e liberticida mai presentata in nessun angolo del mondo. Il disegno di legge è stato sviluppato dai partiti di sinistra Unidos Podemos, En Comú e En Marea, con la collaborazione e benedizione della Federazione spagnola lesbiche, gay, transessuali e bisessuali (Felgbt). Oltre alla promozione dell'ideologia gender in ogni istituzione statale e non, il ddl sancisce precisi obblighi e doveri in favore delle persone Lgbt, al pari di multe e sanzioni da comminare a chi non li rispetta.

PREVENIRE, CORREGGERE, ELIMINARE
Uno degli aspetti più controversi della legge è la creazione con soldi pubblici di un organo politico, l'Agenzia di Stato per i diritti Lgbt, che si occuperà di diffondere l'ideologia gender in ambiti come scuola, sanità, media, ambienti di lavoro, attività di svago e sport. Pur essendo finanziato pubblicamente, l'organo agirà «in modo indipendente rispetto alla pubblica amministrazione» con l'obiettivo di «combattere, prevenire, correggere e infine eliminare ogni discriminazione basata su orientamento sessuale, identità di genere, espressione di genere e caratteristiche sessuali». Di questa Agenzia faranno parte le comunità Lgbt che potranno decidere come implementare le nuove politiche e quali aziende o media punire in caso di mancata adesione al dettato di legge.
Corsi sull'ideologia gender saranno obbligatori in ogni singola classe di ogni singolo istituto (università comprese), dall'inizio fino alla fine del percorso scolastico. Verrà insegnato che «il genere è una categoria umana che può essere in costante evoluzione e come tale deve essere percepita come esperienza vitale, un cammino particolare nei tempi e nelle forme». Tutti gli spagnoli dovranno dunque imparare che identità di genere e identità biologica non hanno niente a che fare l'una con l'altra, perché la caratteristica dell'identità è quella di «essere percepita come tale». Se un maschio si sente una femmina, dunque, è una femmina a prescindere dalla sua anatomia e viceversa. E siccome l'identità di genere può cambiare a piacimento, e a sentimento, anche l'identità biologica deve poter essere modificata senza opposizione alcuna: per questo la legge prevede, ad esempio, che se un minorenne vuole sottoporsi a terapie ormonali e chirurgiche (che saranno sovvenzionate) per cambiare sesso, non avrà bisogno del permesso dei genitori, che non devono intromettersi nella costruzione indipendente da parte dei figli dell'identità.

MULTE E SANZIONI (E TERAPIE DI CONVERSIONE VIETATE)
Fondi speciali saranno allocati al mondo della cultura affinché nelle librerie di tutte le città con più di 20 mila abitanti siano presenti obbligatoriamente libri sul mondo Lgbt e sull'identità di genere. I testi verranno scelti e selezionato da un Centro nazionale per la memoria storica del movimento Lgbt che lo Stato aprirà con fondi pubblici. Ancora, campagne a favore dell'uguaglianza saranno finanziate dallo Stato e diffuse su tutti i media. La promozione dell'uguaglianza delle persone Lgbt dovrà essere fatta inoltre in ogni ambito sportivo e sanitario così come nei media tradizionali e non.
La legge prevede anche multe severe, che vanno dai tremila ai 20 mila euro, per qualunque persona od organizzazione che «esprima, utilizzando qualunque mezzo (specialmente internet), contenuti offensivi o vessatori contro le persone Lgbt o le loro famiglie sulla base di orientamento sessuale, identità di genere o caratteristiche sessuali». In particolare, verrà anche invertito l'onere della prova: solo per questo tipo di reato non sarà l'accusatore a dover dimostrare di aver ricevuto l'offesa, anzi basterà «un sospetto fondato», ma sarà il presunto offensore che dovrà dimostrare la propria innocenza «con giustificazioni oggettive, ben provate e ragionevoli».
L'identità, come si è detto, sarà fluida per legge ma questo non vuol dire che possa cambiare a piacimento. L'autodeterminazione regna sovrana ma non in tutte le direzioni. Verranno punite infatti le terapie di conversione, «anche quando sono espressamente richieste dai clienti». Gli psicologi o altri professionisti a cui un omosessuale chiederà di entrare in terapia per mutare il proprio orientamento sessuale verranno dunque puniti con sanzioni che vanno dai 20 mila ai 45 mila euro, oltre all'interdizione dalla pratica della professione per due anni.

NUOVA RELIGIONE LIBERTICIDA
L'inclusione delle persone Lgbt in posti di lavoro statali e non verrà promossa in modo certosino. La legge prevede infatti una riduzione delle tasse per quelle aziende che assumeranno persone che si dicono Lgbt. Non è chiaro però come questo requisito verrà verificato dal momento che l'identità di genere sarà per definizione «un modo in cui la persona si sente». Ogni azienda, inoltre, dovrà approvare un codice etico per il rispetto della diversità sul posto di lavoro. [...]

Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal gaio mondo gay (sempre meno gaio).

VIOLENZA SENZA MORALE
In Islanda il governo ha deciso di bloccare i siti pornografici di cui Internet trabocca e si è creata una apposita squadra di informatici che provvede a far rispettare la legge. Interessante, però la motivazione del blocco: foto e filmini sconci sono vietati perché in essi, dice il provvedimento governativo, "vi sono spesso scene di violenza". Siamo al consueto conformismo: la lotta alla violenza è politically correct, dunque è accettata e lodata. Nessuno di quei politici, invece, ha osato accampare ragioni morali: queste non sono ammesse, vanno contro la libertà sessuale, rischiano di offendere qualcuno delle categorie protette e lodate, quelle che vanno sotto la sigla Lgbt.

(Vittorio Messori, Il Timone, n.165 luglio-agosto 2017)

SE TUO FIGLIO A SCUOLA ENTRA IN CLUB GAY NON LO DEVI SAPERE
Alberta (Canada): il Ministro dell'educazione ha inviato una lettera a tutte le scuole in cui si fa divieto di informare i genitori se loro figlio partecipa o diventa membro di un club gay o gruppo simile, contrariamente a quanto prevede la legge che permette ai genitori di sapere quali sono le attività extracurricolari a cui partecipa il figlio.
Alla scuola pubblica di Edmont si è votato: i genitori potranno sapere se il loro figlio parteciperà a tali gruppi. Curioso che in una scuola pubblica ci sia qualcosa che debba rimanere segreto.

(Gender Watch News, 29-09-2017)

BUS DELLA LIBERTÀ, MISSIONE COMPIUTA: ARRIVA LA SCORTA
La campagna del Bus della Libertà di CitizenGo è riuscita ad ottenere un primo inconfutabile risultato: dimostrare che anche in Italia bisogna avere la scorta armata per dire pubblicamente che "i bambini sono maschi, le bambine sono femmine" (la scritta a lettere cubitali che campeggia sulla fiancata del mezzo).
Gli animatori del tour del pullman arancione, partito sabato scorso da Roma per denunciare i tentativi di introdurre la teoria gender nelle scuole e per protestare contro le sentenze dei tribunali che convalidano la stepchild adoption, hanno incontrato centinaia di sostenitori, suscitando le proteste scomposte dei collettivi dell'estrema sinistra e delle frange più radicali dei movimenti femministi e lgbt.
Insomma, come prevedeva la profezia dello scrittore e giornalista inglese Giblert Keith Chesterton, si è dovuto sguainare le spade "per dimostrare che le foglie sono verdi in estate". Fortunatamente non si è verificata alcuna aggressione ma senza la protezione delle forze dell'ordine non avrebbero potuto tenersi la tappa a Bologna di mercoledì scorso e quella a Napoli di ieri.
Insulti, minacce e prese di distanza delle istituzioni hanno preceduto e accompagnato l'arrivo del bus sia nel capoluogo felsineo sia in quello partenopeo. Nella città emiliana un comunicato firmato da decine di sigle accusava "il bus dell'odio" di diffondere un "rigido binarismo di genere". Il pullman per raggiungere Piazza 8 agosto è stato scortato fin dal casello da una volante delle polizia; altri sette veicoli delle forze dell'ordine, tra camionette e auto della questura, erano sul luogo del raduno per separare il bus dagli oltre cento contestatori convocati da Anpi provinciale Bologna, Cgil Bologna, Circoli Arci vari, coordinamenti di femministe, centri sociali e sedicenti gruppi antifascisti.
Una piazza militarizzata per poter consentire una manifestazione pubblica regolarmente autorizzata. Mezzi, personale e risorse dello Stato per garantire un diritto riconosciuto dalla costituzione e per tenere a bada circa cento scalmanati che urlavano slogan contro la famiglia tradizionale: "Nella casa del mulino si nasconde l'assassino", "se la famiglia è sacra perché massacra".
Le cose non sono andate meglio a Napoli. Giovedì sera, a meno di 24 ore dall'arrivo nel capoluogo campano, il sindaco Luigi De Magistris ha revocato la concessione di Piazza Trento e Trieste, dove era in programma la sosta del mezzo. La decisione veniva comunicata con una nota dello staff del primo cittadino, sulla base di una richiesta espressa dall'assessore alle Pari Opportunità, a sua volta pressata dalle proteste dei centri sociali e dei collettivi Lgbt e femministi.
La vicenda a Napoli è caduta persino nel ridicolo visto e considerato che il comunicato dello staff di De Magistris - che giustifica la decisione parlando di "campagna transfobica" - si apriva con un politicamente corretto buongiorno a tutt*.
Facendo il verso al lessico de-sessualizzato, il comune di Napoli ha voluto usare l'asterisco come mezzo di omissione del genere, una soluzione linguistica usata dai gruppi lgbt più radicalizzati, che sostengono che la lingua è sempre stata usata come mezzo per perpetrare il dominio maschile. Non c'è che dire, deliri e contorsioni che arrivano permeare anche le stanze del potere.
Fatto sta che ieri il Bus, scortato dagli agenti della Digos sin dal casello, ha attraversato la città per giungere quindi a Piazza Trieste e Trento, dove la Polizia Municipale ha intimato il dietrofront. Nonostante ciò, il mezzo è rimasto nella piazza per esprimere disobbedienza civile nei confronti della revoca di natura ideologica.
I promotori insieme a decine di manifestanti hanno circondato il mezzo al grido di "Libertà! Libertà!". Il Bus è rimasto fermo per un'ora, decidendo di abbandonare il presidio alla notizia che i centri sociali stavano raggiungendo il sito con intenti violenti.
Il bus della Libertà farà la farà la sua ultima tappa oggi a Roma, alle ore 15 in Piazza Bocca della Verità. Un luogo non casuale. Intanto, Filippo Savasere, coordinatore delle campagne italiane di CitizenGo, fa sapere alla Nuova BQ che in questi giorni da tutti Italia sono arrivate numerose chiamate di sostenitori che chiedono il passaggio del bus nella propria città, mentre a Cesena il comune ha già votato una delibera contro ogni possibile futuro transito del veicolo anti-gender. "Un nuovo tour sarà possibile nella misura in cui potremo organizzarlo grazie alle donazioni", conclude Savarese, "ma quando partirà la prima tappa sarà di sicuro Cesena".

(Marco Guerra, La Nuova Bussola Quotidiana, 30-09-2017)

Fonte: Tempi, 27/09/2017

8 - COME NACQUE IL VACCINO
Il vaccino contro il vaiolo è il primo (e unico) che, basandosi sulla scienza sperimentale, ha sconfitto la malattia (le altre malattie sono state sconfitte con le migliorate condizioni di vita)
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: Il Timone, luglio agosto 2017 (n.165)

Da tempo i media e i social network dedicano molta attenzione al tema delle vaccinazioni. Un tema che è entrato anche nell'agenda politica con un partito (il PD) che è diventato l'alfiere delle vaccinazioni di massa, e un altro - il Movimento 5 Stelle - che al contrario esprime una posizione molto critica nei confronti di questa pratica medica. Nella morsa di queste due posizioni ideologiche stanno milioni di famiglie perplesse [...] dopo mesi di allarmismo mediatico: prima riguardo ad una presunta epidemia di casi di meningite, poi per la diffusione di dati relativi alla diminuzione delle cosiddette coperture vaccinali, ossia la percentuale di popolazione vaccinata contro una determinata malattia. Entrambi gli allarmi sono apparsi subito come decisamente enfatizzati. In termini scientifici, si definisce infatti epidemia una malattia che colpisca quasi simultaneamente una collettività di individui con una ben delimitata diffusione nello spazio e nel tempo. Affinché si sviluppi un'epidemia è necessario che il processo di contagio tra le persone sia abbastanza facile.

ALLARMISMI INGIUSTIFICATI
In Italia non si è verificata alcuna epidemia di meningite, eppure da mesi è corsa al vaccino. Anche l'aumento dei casi di morbillo ha fatto gridare all'allarme il Ministro Lorenzin, che di conseguenza ha attuato in tempi rapidissimi il suo disegno di legge che fa dell'Italia l'unico Paese al mondo ad avere dodici vaccinazioni obbligatorie sostenute da un apparato coercitivo.
Un primo commento è d'obbligo: nell'Occidente contemporaneo la mortalità dovuta a malattie infettive, ossia trasmissibili, è in percentuale meno dell'uno per cento. Di fatto si muore per malattie cronico-degenerative, come i disturbi cardiocircolatori, le malattie respiratorie, i tumori. Una importante causa di morte è rappresentata anche dagli incidenti, che costituiscono la prima causa di morte nei giovani al di sotto dei venticinque anni, seguita al secondo posto - è triste dirlo - dai suicidi. Questo è ciò per cui si muore oggi in Italia, in Europa e nel mondo occidentale. Eppure nessun dato sulla mortalità da tumori, da infarti, da ischemie cerebrali o da incidenti del traffico è in grado di determinare il panico collettivo suscitato dalla sola possibilità che ci si possa ammalare di meningite o di morbillo.
Questo timore ancestrale delle malattie trasmesse da microrganismi invisibili rappresenta una leva formidabile per proporre i vaccini come soluzione preventiva ideale.

COME NACQUE IL VACCINO
Per capire meglio la questione vaccinazione, sarà utile conoscere questa pagina di storia della Medicina. La pratica vaccinale nasce alla fine del '700 grazie a Edward Jenner, un medico inglese di campagna, attento osservatore della natura, che venne a sapere da alcuni contadini che le persone che si ammalavano di vaiolo vaccino (malattia contratta dalle mucche, che sull'uomo ha sempre un esito benigno), non erano colpite dalla forma umana, molto più pericolosa. In pratica, chi era stato contagiato dalla forma vaccina risultava immunizzato dalla forma umana, proprio come chi aveva contratto il virus in forma leggera e ne era guarito. Nel 1796 Jenner decise di mettere in pratica le sue conoscenze sull'immunizzazione e di verificare, quindi, se le dicerie che aveva raccolto erano vere. Prelevò, così, da una mungitrice malata del virus vaccino il siero prodotto dalle pustole della donna e lo inoculò in un bambino di otto anni. Come previsto, il bambino contrasse subito la malattia e dopo circa due mesi guarì completamente. Iniettando un'ulteriore dose di materia presa da una pustola di vaiolo umano, il bambino risultò perfettamente immunizzato nei confronti della malattia. Jenner battezzò il metodo vaccinazione, poiché il siero originario proveniva da una vacca. Il termine più tardi è stato allargato a tutte le forme di immunizzazioni virali e batteriche. I risultati della sua esperienza furono pubblicati nel 1798, sotto il titolo di "Indagine sulle cause e gli effetti del Variolae Vaccinae, malattia meglio conosciuta come vaiolo bovino". In questo lavoro venne perla prima volta introdotto il termine virus. Jenner, che era arrivato alla sua straordinaria scoperta semplicemente verificando l'attendibilità e la veridicità di una leggenda popolare, utilizzando come metodo l'osservazione e il ragionamento, comprese le implicazioni a lungo termine della vaccinazione, e predisse che un giorno il vaiolo non sarebbe stato più una minaccia in alcun luogo della terra.

VAIOLO: PRIMO E UNICO VACCINO CHE HA SCONFITTO LA MALATTIA
La scoperta di Jenner venne inizialmente snobbata dall'establishment medico-scientifico, ma dalla metà dell'800 la vaccinazione si diffuse in Inghilterra e in altri Stati.
In Italia l'obbligo fu sancito con la legge Crispi-Pagliani del 22 dicembre 1888. Insieme alla vaccinazione nacquero subito i movimenti anti-vaccinali, che annoveravano tra le loro fila-intellettuali illustri, come i filosofi Kant e Herbert Spencer, che ne negavano l'efficacia, così come Alfred Russel Wallace, ideatore della teoria evoluzionista della selezione naturale insieme all'amico e collega Darwin.
Verso la fine dell'800 le continue proteste degli antivaccinali riuscirono a far cancellare in Inghilterra l'obbligo dell'immunizzazione, con il risultato di ridurre alla metà il numero dei vaccinati e di aumentare significativamente i casi di malattia e di morti. Nel corso del XX secolo la vaccinazione obbligatoria e di massa contro il vaiolo è ripresa, col risultato di far estinguere completamente il virus: l'ultimo caso di vaiolo è stato segnalato infatti in Somalia nel 1977 e nel 1980 l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato la definitiva eradicazione della malattia. Il successo ottenuto con la vaccinazione anti-vaiolo spinse i ricercatori a estendere il procedimento della vaccinazione ad altre malattie infettive. Si tentò, così, di stimolare immunizzazioni contro il morbillo, la sifilide e la tubercolosi. I primi risultati, però, furono deludenti.

DOSSIER "VACCINI OBBLIGATORI"
Se è lo Stato a decidere il bene dei tuoi figli...

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Fonte: Il Timone, luglio agosto 2017 (n.165)

9 - OMELIA XXVII DOM. T. ORD. - ANNO A (Mt 21,33-43)
Avranno rispetto per mio figlio!
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per l'8 ottobre 2017)

Nella prima lettura, il profeta Isaia canta l'amore e la fedeltà di Dio, adoperando la bella immagine della vigna, che esprime molto bene la cura e la sollecitudine che Dio ha sempre avuto per il suo popolo. Il Signore aveva dissodato la sua vigna, l'aveva sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate, aspettando che essa producesse dei frutti rigogliosi. Purtroppo, la vigna tanto curata dal Signore diede solo degli acini acerbi. Per questo motivo, il Signore disse: «Toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo: demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. La renderò un deserto [...]» (Is 5,5-6).
Anche il Vangelo adopera l'immagine della vigna, offrendoci dei profondi insegnamenti. Nella parabola riportata, Gesù dice che il padrone affidò la vigna a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi, i quali vennero bastonati o uccisi, oppure lapidati. Il padrone della vigna è Dio; i contadini ai quali fu affidata questa vigna erano i capi d'Israele, i quali dovevano curare gli interessi di Dio e non di se stessi; i servi mandati a vendemmiare erano i profeti, i quali vennero maltrattati o uccisi.
Da ultimo, il padrone mandò il proprio figlio, dicendo: «Avranno rispetto per mio figlio» (Mt 21,37). Ma anch'egli venne ucciso. Il figlio è proprio Gesù, mandato dal Padre al popolo d'Israele, affinché esso potesse arrivare alla pienezza della rivelazione; ma anche Egli, come i profeti, e più dei profeti, venne perseguitato fino a morire in croce.
Alla domanda di Gesù, che chiedeva cosa avrebbe fatto a questo punto il padrone della vigna, i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo dissero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo» (Mt 21,41). Senza saperlo, essi diedero la risposta giusta, e Gesù replicò: «Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti» (Mt 21,43).
Ecco che la Chiesa si sostituì alla sinagoga e la salvezza fu estesa a tutti i popoli. Il profeta Isaia aveva parlato della distruzione della vigna; Gesù invece annuncia che la vigna sarà data ad un altro popolo, ovvero alla Chiesa.
Facciamo però attenzione. Le parole di Isaia e di Gesù non si riferiscono solo al popolo d'Israele, ma anche alla Chiesa. Se non daremo i frutti tanto attesi, anche a noi toccherà la stessa sorte. La Chiesa certamente durerà sino alla fine dei tempi, come Gesù ha promesso, ma la storia insegna che diverse chiese locali sono sparite completamente o quasi. Se una Comunità cristiana sarà sempre fedele all'insegnamento di Gesù e obbediente alla legittima autorità, essa continuerà ad esistere nel tempo.
San Paolo, nella seconda lettura di oggi, mette in luce due aspetti molto importanti della vita cristiana; quello della preghiera e quello del buon esempio. Prima di tutto, egli ci esorta a rivolgere a Dio le nostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti (cf Fil 4,6). La preghiera deve occupare il primo posto nella vita del cristiano, fino a diventare il respiro della sua anima. In secondo luogo, l'Apostolo delle genti sollecita i suoi lettori a mettere in pratica tutto ciò che essi hanno imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in lui (cf Fil 4,9). Ecco il buon esempio che è l'apostolato più efficace e fruttuoso.
Anche noi, sull'esempio di san Paolo, potremo condurre tanti fratelli a Gesù Cristo, se li edificheremo con il nostro buon esempio e se riusciremo a mettere in pratica il Vangelo in ogni circostanza della nostra vita. Diffonderemo il regno di Dio sulla terra anche con i nostri pensieri, se essi saranno sempre puri e indirizzati al Signore. San Paolo così ci sprona: «Fratelli, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri» (Fil 4,8).
La vigna simboleggia anche ciascuno di noi, ogni anima in particolare. Siamo chiamati a portare frutti abbondanti di opere buone; ma, per far questo, dobbiamo rimanere uniti a Gesù, come il tralcio è unito alla vite. Senza di Lui sarà impossibile compiere delle opere meritorie per la Vita eterna, opere delle quali il Padre Celeste si possa compiacere. Gesù ci fa comprendere questa verità con queste luminose parole: «Io sono la vite e voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Gv 15,1-5).
Rimarremo uniti a Gesù con la fede, la preghiera e i Sacramenti. Uniti a Lui in questo modo, la linfa vitale della grazia scorrerà nella nostra anima e noi riusciremo a produrre abbondanti frutti per la Vita eterna.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per l'8 ottobre 2017)

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