BastaBugie n�537 del 20 dicembre 2017

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1 APPROVATA IN ITALIA LA LEGGE SULL'EUTANASIA CHE TRASFORMA I MEDICI IN BOIA DI STATO
Con le Dat si introduce il diritto a farsi togliere la vita per cui uccidere sarà un dovere per medici e ospedali sia pubblici che privati (VIDEO: il silenzio della CEI)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 W I REGALI E LO ''SPRECO'' DEI PRANZI NATALIZI
Il Natale cristiano è da sempre legato all'idea del dono e all'abbondanza, della festa insieme, anche a tavola... come voleva San Francesco
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
3 ALFANO SI RITIRA DALLA POLITICA E NON SI RICANDIDERA'... IL DECLINO DI UN NON-LEADER
Lui e Gianfranco Fini dovevano tutto a Berlusconi, ma lo hanno tradito e ne sono stati divorati
Autore: Giampaolo Rossi - Fonte: Il Giornale
4 MOSCHEA A FIRENZE SU TERRENI DELLA DIOCESI
Quella di Firenze è una delle tappe della conquista, che si attua lentamente, senza che ce ne accorgiamo (e con l'islam non si torna indietro)
Autore: Souad Sbai - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 LA VERA STORIA DI ROMEO E GIULIETTA
Il balcone di Giulietta a Verona, da poco restaurato, è stato riaperto al pubblico... ma la storia originaria si svolse a Siena in luoghi tuttora esistenti
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
6 FAKE NEWS SONO LE INFORMAZIONI PROPINATE DA GOVERNI, TELEVISIONI DI STATO E GRANDI GIORNALI
Qualche esempio? La guerra del Golfo e le presunte armi di distruzione di massa di Saddam Hussein; le rivoluzioni pseudo popolari delle primavere arabe; la guerra in Siria contro Assad e le supposte armi chimiche; infine quest'anno la telenovela Russiagate e la bufala dei contatti illeciti del generale Flynn
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Libertà e Persona
7 TRE COLONNE SU CUI COSTRUIRE IL PROPRIO EDIFICIO SPIRITUALE
L'ultimo libro di Costanza Miriano è un vero manuale di ascesi per le concitate e complicate vite moderne
Autore: Paola Belletti - Fonte: Aleteia
8 UN PROFESSORE DICE ''BEN FATTO, RAGAZZE!'', MA TRA LORO C'ERA UN TRANSGENDER E PER QUESTA FRASE VIENE SOSPESO
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): A Natale bambole per lui e dinosauri per lei, Ai mondiali la Fifa allerta i gay, Assalto Lgbt all'infanzia su Disney Channel e Netflix
Autore: Caterina Giojelli - Fonte: Tempi
9 OMELIA IV DOMENICA AVVENTO - ANNO B (Lc 1,26-38)
Avvenga per me secondo la tua parola
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
10 OMELIA DELLA NOTTE E DEL GIORNO DI NATALE
La gloria del Signore li avvolse di luce
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Un Natale vero?

1 - APPROVATA IN ITALIA LA LEGGE SULL'EUTANASIA CHE TRASFORMA I MEDICI IN BOIA DI STATO
Con le Dat si introduce il diritto a farsi togliere la vita per cui uccidere sarà un dovere per medici e ospedali sia pubblici che privati (VIDEO: il silenzio della CEI)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14/12/2017

Da oggi il catalogo delle leggi intrinsecamente ingiuste varate dal nostro Parlamento si è arricchita di una nuova norma, quella sull'eutanasia, impudicamente definita "Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento".
Ricordiamo in sintesi quali sono gli aspetti più letali di questa legge (per un'analisi più dettagliata ci permettiamo di rinviare al libro "Appuntamento con la morte"). Quali sono i trattamenti che si possono rifiutare? Tutti, sia le terapie, anche salvavita, che idratazione e nutrizione, le quali non sono terapie e ad oggi, di per se stesse, non potrebbero essere fatte oggetto di rifiuto. La ventilazione non viene nominata, ma implicitamente farà parte del novero di trattamenti che si potranno rifiutare. Il paziente potrà rifiutare non solo l'attivazione di terapie anche salvavita (oggi già consentito) e presidi vitali quali idratazione e alimentazione, ma anche l'interruzione di terapie e presidi vitali già in essere (ad oggi vietati).
Ergo non solo si legittima l'eutanasia omissiva - io medico voglio lasciarti morire non dandoti le terapie utili a vivere (legittimazione già consentita oggi) - ma anche l'eutanasia commissiva, ossia attiva: io medico, ad esempio, ti stacco la Peg che ti alimentava ed idratava e così tu potrai morire. Non solo quindi il paziente potrà sottrarsi alle cure non sottoponendosi ad esse e così chiudere gli occhi per sempre, ma potrà chiedere al medico che lo aiuti a morire. Nel testo di legge è esclusa solo una doppia modalità per dare la morte: la cosiddetta iniezione letale e la preparazione di un preparato altrettanto letale da consegnare al paziente il quale poi lo assumerà da sé (aiuto al suicidio). Se si fossero inserite queste due metodiche anche il più stupido degli stupidi avrebbe capito che questa non è una legge contro l'accanimento terapeutico - così come vogliono vendercela - bensì una legge a favore dell'eutanasia. Passiamo ad altre domande.

LA LEGGE PIÙ PERMISSIVA AL MONDO
Quali sono le circostanze e quali i motivi che possono legittimare la richiesta eutanasica?
Il Testo unico non indica nessuna condizione particolare né nessuna motivazione specifica, perciò tutte le circostanze e tutte le motivazioni addotte sono valide per chiedere di morire. In merito alle condizioni, non solo i pazienti terminali, ma anche quelli che possono guarire, i disabili, i sani - compresi le persone anziane - possono accedere all'eutanasia di Stato. Chiunque in qualsiasi condizione. L'eutanasia incondizionata esige anche che il consenso valido per morire non sia solo quello attuale, ma anche quello contenuto nelle Dat. Efficace perciò anche il consenso datato, inattuale che potrebbe contrastare con la volontà del paziente incapace di esprimersi. Relativamente alle motivazioni, ogni ragione è buona per morire e non c'è nemmeno l'obbligo di esporla al medico, né di verificarla, né tanto meno di indicarla nella cartella clinica. Perciò si può chiedere di morire non solo perché si soffre terribilmente, ma anche perché si è depressi, infelici per una delusione amorosa o perché un affare è andato male, stanchi semplicemente di vivere perché anziani, etc. Basterà, all'atto pratico, sedare la persona e farla morire di sete e di fame.
La legge italiana sull'eutanasia diventa così la norma più permissiva che esista a livello mondiale perché almeno in Belgio, Olanda e Canada, i paesi forse più liberal su questo tema, qualche paletto lo avevano pur messo in merito all'accesso alla "dolce morte".

NESSUNA OBIEZIONE DI COSCIENZA: I MEDICI SONO OBBLIGATI
Altra domanda: il medico può eccepire obiezione di coscienza? No. Quindi se il paziente chiede di morire il medico dovrà obbedire, ossia sarà costretto a compiere un assassinio. Va da sé che l'art. 579 cp che punisce l'omicidio del consenziente non potrà più essere applicato nelle corsie di ospedale. Dunque la richiesta di morte dovrà essere sempre soddisfatta dalle strutture ospedaliere, comprese quelle cattoliche.
Ancora un quesito: chi decide per minori e incapaci? Ad oggi il minore e l'incapace devono essere sempre curati dato che il rifiuto ad iniziare un trattamento può essere prestato solo da persona maggiorenne e capace di intendere e volere. La legge approvata oggi cambia completamente il quadro: genitori e rappresentati legali avranno potere di vita e di morte su figli e incapaci. E così avremo un lungo elenco di possibili condannati a morte: pazienti in coma e affetti da sindrome locked-in o dal disturbi di coscienza, disabili mentali, persone affette da patologie neurodegenerative (malati di Alzheimer ad esempio), anziani con demenza senile, neonati prematuri o non prematuri con sopravvivenza incerta o certa ma affetti da patologie più o meno gravi, bambini e ragazzi sia malati fisicamente che solo depressi, etc. e persino adulti capaci di intendere e volere che però, in base alla facoltà concessa da questa legge, hanno preferito delegare il proprio consenso a terzi. Vero è che la legge prevede che il consenso da parte dei rappresentati legali deve essere prestato "avendo come scopo la tutela della salute psicofisica e della vita del minore nel pieno rispetto della sua dignità". Ma se, ad esempio, continuare a vivere un'esistenza da disabile è considerato dal rappresentante legale e dal medico contrario alla dignità dell'incapace sarà legittimo staccare la spina. I casi Eluana e Charlie da eccezionali e illegali diventeranno (forse) normale prassi assolutamente legale.

DISPOSIZIONI ANTICIPATE DI TRATTAMENTO (DAT) INAFFIDABILI
Infine un'ultima domanda: le Disposizioni anticipate di trattamento, che scattano quando il paziente non è più cosciente, sono uno strumento a tutela della sua libertà? No, perché sono inaffidabili. In primo luogo perché le Dat congelano la volontà nel passato e non riescono ad attualizzarla: ergo si potrà uccidere un paziente che, per ipotesi, se fosse vigile potrebbe aver cambiato idea e deciso, in difformità con quanto scritto nelle Dat, di continuare a vivere. Il problema delle Dat sta nel fatto che si decide ora per allora non potendo prevedere quali saranno le patologie a cui si andrà incontro e quindi anche quali i trattamenti terapeutici adatti. Quindi si esprime un consenso disinformato e non informato. In secondo luogo una cosa è decidere della propria salute da sano e un'altra quando si è sofferenti: sono i sani che chiedono l'eutanasia, non i moribondi che spesso si aggrappano alla vita con tutte le loro forze. In terzo luogo alcuni studi (cfr. R. PUCCETTI - M.C. DEL POGGETTO - V. COSTIGLIOLA - M.L. DI PIETRO, Dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT): revisione della letteratura, in Medicina e Morale, a. LXI, n. 3) ci dicono che molti cambiano idea sulle volontà espresse nelle Dat, ma pochi si accorgono di aver cambiato idea e quindi non si sente l'esigenza di rivedere le proprie volontà scritte.

NESSUNA GARANZIA
In quarto luogo c'è il problema dell'interpretazione del contenuto delle Dat spesso impreciso e vago, soprattutto perché il dichiarante non di rado padroneggia male i termini medici. La presenza del fiduciario, dati alla mano che ci provengono dall'esperienza di altri Paesi, non migliora il quadro ed anzi lo peggiora. Tra l'altro la legge oggi varata non prevede l'obbligo della presenza del medico allorché si redigano le Dat.
In quinto luogo la nuova normativa non prevede dei criteri per accertare che il dichiarante, al momento della redazione, fosse lucido, consapevole, non sotto minaccia, non sotto l'effetto di droghe, etc. In sesto luogo le Dat acquisiscono efficacia allorché il paziente versi in una situazione di "incapacità di autodeterminarsi", espressione assai generica - non equiparabile di certo all'espressione giuridica "incapacità di intendere e volere" - che potrebbe andare dal momentaneo annebbiamento delle facoltà mentali, allo stato confusionario, al coma, alla mancanza di lucidità e consapevolezza proprie ad esempio dei malati di Alzheimer. Chi poi dovrà certificare questa incapacità? Non è dato di saperlo. Infine il medico deve dare applicazione alle volontà indicate nelle Dat e non può obiettare. Però in accordo con il fiduciario, può disattenderle solo in due occasioni. In primo luogo se il quadro clinico è mutato rispetto a quanto preventivato nelle stesse Dat. Se il quadro clinico non è mutato il medico ha l'obbligo, se così previsto, di dare la morte al paziente. Inoltre il medico può disattenderle, ma non c'è il dovere di disattenderle. Ergo anche nel caso in cui il quadro clinico fosse mutato e il medico si attenesse alle Dat non incorrerebbe in nessun guaio giudiziario. Altra ipotesi in cui è lecita, ma non doverosa, la non applicazione delle Dat: l'esistenza di terapie, non prevedibili nel momento in cui furono redatte le Dat, che possono migliorare le condizioni di vita. Facciamo il caso di Tizio, che aveva redatto le Dat, finito in coma a seguito di incidente stradale. Tizio con le dovute e innovative terapie può salvarsi, addirittura svegliarsi dal coma, ma certamente riporterebbe danni cerebrali che ad esempio lo costringerebbero sulla carrozzina. Le terapie quindi sarebbero salvavita, ma restituirebbero Tizio a suoi cari non certo in condizioni migliori rispetto a prima dell'incidente. Di conseguenza il medico è obbligato ad applicare le Dat, dunque è obbligato a commettere un omicidio.
In buona sostanza la ratio della nuova disciplina normativa è composta dai seguenti punti.
Primo: si introduce un vero e proprio diritto a morire, declinato come diritto di togliersi la vita lasciandosi morire e diritto di farsi uccidere.
Secondo: si introduce un diritto ad uccidere sia in capo a genitori e altri rappresentati legali sia in capo al medico, dato che tale potere di uccidere viene legittimato da una norma giuridica.
Terzo: si introduce il dovere di uccidere in capo al medico dietro richiesta del diretto interessato anche quando non è più vigile, ma che ha redatto le Dat al fine di voler morire, e dei genitori, tutori etc.

Nota di BastaBugie: per ordinare il libretto sul tema dell'eutanasia di Tommaso Scandroglio "Appuntamento con la morte" (€ 10,00) si può andare al seguente link
http://lanuovabq.it/it/catalogo-online/libri

VIDEO: IL SILENZIO DELLA CEI
Se dovessimo basarci sulle reazioni dei vertici della Conferenza Episcopale Italiana, dovremmo pensare che in questi giorni non è accaduto nulla di veramente grave. E invece la legge sul cosiddetto "testamento biologico" è stato un attacco durissimo, un punto decisivo segnato in favore della cultura della morte.
Nel video seguente di 3 minuti e mezzo Riccardo Cascioli, direttore de La nuova Bussola Quotidiana, fa il punto della situazione.


https://www.youtube.com/watch?v=v8-IWXcaKF0

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14/12/2017

2 - W I REGALI E LO ''SPRECO'' DEI PRANZI NATALIZI
Il Natale cristiano è da sempre legato all'idea del dono e all'abbondanza, della festa insieme, anche a tavola... come voleva San Francesco
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 17/12/2017

Ogni anno a Natale arrivano sermoncini moralistici che deprecano il famigerato "Natale consumistico" e lanciano anatemi contro i regali o rappresentano come colpevole spreco l'abbondanza dei pranzi natalizi. [...]
Pensieri superficiali che non trovano riscontro nella grande letteratura spirituale sul Natale di Gesù.
Oltretutto - lungi dall'essere un male - la cosiddetta corsa ai consumi natalizi è, dal punto di vista sociale, una vera manna per l'economia del Paese ed ha una ricaduta nell'occupazione. In pratica consente a tante famiglie di lavoratori di festeggiare anch'essi con gioia il Natale (con questi chiari di luna...).
Ma poi siamo proprio sicuri che sia l'attuale consumismo ad aver fatto degenerare il Natale in una festa dei doni e nell'abbondanza della tavola?
Non sembra, perché il cosiddetto "consumismo" è sbarcato in Italia fra gli anni Sessanta e i Settanta e anche la nozione stessa di "consumismo" probabilmente si va poco lontano: all'America degli anni Cinquanta (penso, ad esempio, all'economista Victor Lebow).
Mentre il Natale è una festa che si celebra da duemila anni. E' proprio il Natale cristiano in sé ad essere intimamente legato all'idea del dono e all'abbondanza della festa insieme, anche a tavola.
Memorabile è l'omelia natalizia di papa san Leone Magno (V secolo): "Non c´è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità".
Quando - negli anni scorsi - mi sono permesso di "affacciare" questa idea qualcuno mi ha accusato, inorridito, di voler santificare il consumismo capitalistico.
Essendo io nato in una casa di minatori - dove abbondava la fede cattolica e non i soldi - credo di sapere per esperienza cosa è la povertà, ma anche cosa è la gioia cristiana del Natale.
Del resto lo dimostra una personalità al di sopra di ogni sospetto, uno che di certo non ha legami con il consumismo, il lusso e la ricchezza ed è passato alla storia per aver amato appassionatamente "Madonna Povertà": san Francesco d'Assisi.

COMMOSSO DA GESU'
Non a caso è proprio colui che ha "inventato" il presepio, è il sublime poeta del Natale, il cantore dell'Incarnazione di Dio.
Nel testo che raccoglie le antiche testimonianze di frate Leone e degli altri suoi primi compagni ("nos qui cum eo fuimus", noi che fummo con lui) e che va sotto il titolo di "Compilatio Assisiensis" (ne ha curato l'edizione Marino Bigaroni col titolo "La Compilazione di Assisi") si legge:
"Francesco aveva per il Natale del Signore più devozione che per qualunque altra festività dell'anno, perché sebbene il Signore abbia operato la nostra salvezza nelle altre solennità, tuttavia è dal giorno in cui è nato per noi - diceva il beato Francesco - che si operò di salvarci. Ecco perché voleva che a Natale ogni cristiano esultasse nel Signore e che per amore di Lui, il quale ha dato a noi tutto se stesso, fosse largo e munifico con slancio e con gioia non solo verso i poveri ma anche verso gli animali e gli uccelli".
L'annuncio del Natale - il Dono supremo che Dio fa agli uomini: Se stesso - fonda in Francesco questa "teologia del dono", del donare a tutti (animali compresi) per celebrare la nascita di Gesù.

SORELLE ALLODOLE
Chiara Mercuri - che ha ricostruito la vita del santo su queste testimonianze (il suo libro è "Francesco d'Assisi. La storia negata") - commenta: "Il Natale deve essere allora il giorno della gioia e dell'abbondanza per tutti. Solo se lo sarà per tutti, allora sarà Natale".
E poi spiega come si dava compimento alla volontà di Francesco (un uomo - va ricordato - che ogni anno si sottoponeva a "quaresime" terribili, digiunando per settimane): "Si mangeranno cibi ricchi, rari, di solito assenti dalla mensa dei frati, come la carne, i formaggi stagionati, il vino, l'olio, il lardo e la frutta fresca. Mendicanti, contadini, medici, notai, nobili si uniranno alla mensa dei frati per festeggiare con loro, e le donne faranno portare ai frati e ai poveri che gli vivono accanto torte di mandorle e miele, mostaccioli, frittelle cosparse di acqua di rosa, rotoli di pasta dolce ripieni di mele, di uva, di noci e cannella, e biscotti all'anice e pan pepato".
Insomma - conclude la Mercuri - "ognuno dovrà sforzarsi in questo giorno di essere 'il Natale' di qualcun altro, senza dimenticare nessuno, nessuna creatura vivente".
Francesco arriva fino al punto di voler coinvolgere nella festa e nell'abbondanza anche le sue amate allodole (che - diceva - cantano in cielo la lode di Dio) e tutti gli animali.
"Noi che siamo vissuti con Francesco" scrivevano i suoi primi frati "attestiamo di averlo sentito dire più volte: 'Se un giorno parlerò con l'imperatore, lo supplicherò che per amore di Dio e per la mia implorazione, emani un editto affinché nessun uomo catturi le sorelle allodole o faccia loro del male. E inoltre, che tutti i podestà delle città e i signori dei castelli e dei villaggi, siano tenuti ogni anno, nel giorno della Natività del Signore, a costringere gli uomini a gettare frumento e altri grani per le vie fuori dalle città e dai borghi fortificati, affinché abbiano da mangiare, soprattutto le sorelle allodole e gli uccelli, in un giorno tanto solenne. E per reverenza verso il Figlio di Dio, che in quella notte la madre adagiò tra il bue e l'asino, ogni uomo, in quella notte, dia abbastanza da mangiare ai fratelli buoi e asini. E allo stesso modo, nella Natività del Signore, tutti i poveri siano saziati in abbondanza dai ricchi".

LA POESIA DI FRATE FRANCESCO
Come si vede il nostro modo di vivere il Natale (presepio, regali, gesti di carità e solidarietà e tavole imbandite) è quello voluto da san Francesco. Il famoso "spirito del Natale" (al di là dei personaggi di Charles Dickens) nasce da qui.
Il santo di Assisi ci ricorda che la felicità sta nel donare, nel rendere felici gli altri, perché tutte le cose più importanti della nostra esistenza sono stati doni gratuiti: anzitutto la vita stessa, poi il creato, il cielo, la terra, il mare, quindi l'amore, ma soprattutto la salvezza.
Perché Dio stesso si è donato gratuitamente a noi, si è fatto uomo, si è fatto uccidere, ha pagato per noi, per riscattarci dal male, ed è risorto. Ed ha insegnato: "gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Mt 10,8).
Il dono è la logica di Dio. I giorni di Natale non sono un'anomalia, ma la vita come dovrebbe essere sempre. Capito mister Scrooge?

DOSSIER "NATALE"
Le verità dimenticate sulla nascita di Gesù

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Fonte: Libero, 17/12/2017

3 - ALFANO SI RITIRA DALLA POLITICA E NON SI RICANDIDERA'... IL DECLINO DI UN NON-LEADER
Lui e Gianfranco Fini dovevano tutto a Berlusconi, ma lo hanno tradito e ne sono stati divorati
Autore: Giampaolo Rossi - Fonte: Il Giornale, 12/12/2017

Gianfry e Angelino vengono da storie diverse ma hanno avuto un destino comune. Hanno sfidato l'Insfidabile, hanno provato ad "uccidere il Padre" e ne sono stati divorati: dal padre ma anche da se stessi, dal proprio narcisismo e dalla convinzione che la politica fosse solo un gioco di cinismo, tatticismi, finte di corpo e spregiudicatezza.
La storia di Gianfry è quella del leader di una destra che contava qualcosa fino a quando lui decise che non dovessero contare più nulla né lui, né la destra.
La storia di Angelino è quella di un non-leader che non contava persino quando fu messo, per acclamazione, alla guida di quello che era il principale partito liberal-conservatore europeo; su ordine del Capo supremo che davanti ai delegati del Pdl riuniti dichiarò: "Io da Presidente e fondatore del partito vi propongo l'elezione di Alfano con questo applauso". E il clap clap cambiò la storia del centrodestra italiano.
Gianfry, bolognese, veniva da più lontano di Angelino e non solo per l'età. Ha attraversato gli anni di piombo nella parte politica sbagliata, dentro una nazione insanguinata dalla violenza cieca su ragazzi inermi e incolpevoli.
Aveva dietro di sé una comunità umana e politica che non lo ha mai amato veramente perché sapeva che in fondo era lui a non amarla; una comunità di uomini e donne che però lo ha sempre rispettato più di quanto lui abbia rispettato loro, convinto com'era che da solo, senza il fardello di quella storia, avrebbe sciolto le sue vele verso il mare aperto.
Angelino, agrigentino, è entrato in politica dalla porta più comoda: quella della DC siciliana e poi in Forza Italia, quando la Sicilia produceva più voti azzurri che arance.
Il suo percorso è stato lineare, limpido: consigliere regionale a 25 anni, poi deputato a 31, nel governo Berlusconi a 37 diventando il più giovane ministro della storia repubblicana. Sempre all'ombra del Cavaliere che adocchiò benevolmente questo scorpionico siciliano dalla parlantina fluente e novecentesca e dalla mimica mediterranea e barocca.
Entrambi, Gianfry e Angelino, dovevano tutto a Silvio Berlusconi.
Gianfry doveva a Berlusconi lo sdoganamento, la legittimazione politica nelle Istituzioni democratiche che permise a lui e alla sua classe dirigente di uscire fuori dal cono d'ombra della loro storia maledetta; fu "l'imprenditore Berlusconi", ancora non sceso in campo, a sdoganare la destra impresentabile del Msi e di un giovane Gianfry che ancora rilasciava interviste su "Il fascismo del 2000″.
Angelino doveva a Berlusconi la sua stessa ragion d'essere; non solo il percorso politico ma anche la consacrazione in un partito in cui le unzioni sacre del Re taumaturgo contavano più delle regole congressuali.

ODIO E VENDETTA
Però, secondo un comportamento umano troppo umano, succede che chi non ha meriti pensi di averne molti; anzi tutti. E così entrambi, Gianfry e Angelino, ad un certo punto si sono convinti che fosse arrivato il tempo di mettere da parte il loro Demiurgo e lo hanno tradito: uno per odio, l'altro per vendetta.
Gianfry ha sempre odiato il Cavaliere; e il suo odio nasceva da una frustrazione profonda, un complesso di inferiorità tipico di chi nella vita si è solo trovato al punto giusto al momento giusto. L'uomo che poteva essere l'erede di Berlusconi decise di inventarsi un partito (Fli) che nacque dal nulla finendo nel nulla prima ancora di partire. Un partito che doveva servire per distruggere il progetto berlusconiano (come scrivemmo in tempi non sospetti). Lui e un manipolo di intellettuali e politici, misero in piedi una delle operazioni più suicide della storia politica italiana illudendosi che gli Osanna che i media della sinistra radical-chic concedevano loro fossero veri, mentre erano solo la variante post-moderna degli "utili idioti" di leninista memoria.
Angelino non ha mai odiato Berlusconi anzi gli ha voluto bene veramente. Ma voleva vendicarsi di lui. Non gli ha mai perdonato quella frase schietta ma crudele che il Cavaliere ha pronunciato anche se poi smentito: "non ha il Quid".
E così ha voluto dimostrare al suo padre scettico, che il Quid ce l'aveva, nel modo peggiore: nel momento di massima caduta di Berlusconi, dopo la sua condanna e la sua estromissione giudiziaria dalla politica, nei convulsi mesi del Novembre 2013, decise di non aderire a FI, fondare l'ennesimo inutile partito (NCD) e passare armi e bagagli con la sinistra al governo.

IL MAGO INCANTATORE
Gianfry e Angelino sono inciampati entrambi nello stesso mago incantatore. L'uomo che in questi ultimi 20 anni ha condizionato e devastato la democrazia italiana: Giorgio Napolitano. Fu lui a convincere prima l'uno e poi l'altro che tradendo Berlusconi avrebbero preso il suo posto.
E così Gianfry divenne per mezza stagione il mito del potere salottiero, dei giornali, degli intellettuali di quel mondo di cartapesta che lo nominò "Politico dell'anno" sapendo quanto il suo desiderio di essere accettato a sinistra lo rendesse incline alle lusinghe dei suoi veri nemici.
Angelino divenne addirittura il Ministro dell'Interno del governo Renzi.

FORZA DELL'AMBIZIONE E DEBOLEZZA DELL'ARRIVISMO
Ora, le loro storie così diverse, s'incrociano in un destino comune.
Gianfry è stato travolto da qualcosa di peggio della sua fine politica: la sua fine morale. Lo scandalo della Casa di Montecarlo, le menzogne, le umiliazioni familiari lo hanno relegato nella soffitta della storia italiana in maniera anche eccessiva rispetto ai suoi reali demeriti.
Angelino, di fronte alla crudeltà dei risultati politici, ha deciso di lasciare la politica una volta capito che nessuno l'avrebbe candidato e che da solo non avrebbe avuto neppure i voti degli amici d'infanzia.
Il loro mesto tramonto risalta ancora di più di fronte alla nuova alba del Cavaliere, tornato al centro della vita politica del Paese, persino rivalutato dai suoi stessi nemici storici, arbitro di nuovo dei futuri equilibri.
Entrambi lo avevano dato per spacciato e lo hanno sfidato Ma il Cavaliere, che non ama né duelli né singolar tenzoni, è un Insfidabile.
Le storie di Gianfry e Angelino insegnano una cosa che i politici dovrebbero tenere a mente; una lezione che, a sinistra, ha travolto anche il Rottamatore. La lezione è questa: occorre saper distinguere tra forza dell'ambizione e la debolezza dell'arrivismo.

Nota di BastaBugie: se Alfano non avesse tradito, il governo Letta sarebbe caduto, non ci sarebbero stati né il governo Renzi, né Gentiloni e chissà... forse non sarebbero state approvate le leggi sui matrimoni gay e sull'eutanasia.
Ecco il racconto sintetico di Wikipedia:
Il 30 settembre 2013 assieme agli altri ministri del PdL [Angelino Alfano] presenta, su indicazione del presidente del PdL Berlusconi, che vuole così reagire alla linea del Partito Democratico di votare a favore della decadenza dello stesso Berlusconi da senatore, dimissioni "irrevocabili", che successivamente vengono respinte dal presidente del consiglio Enrico Letta. La decisione di Letta si pone come sostegno all'azione politica svolta dai cinque ministri del PdL che, insieme ad altri esponenti del partito, convincono Silvio Berlusconi a recedere dalla decisione di votare la sfiducia al Governo. Il dibattito interno al PdL tra falchi (o lealisti) - decisi a sfiduciare il Governo Letta per andare a elezioni anticipate - e colombe (o governativi) - propensi invece a proseguire la collaborazione coi democratici e coi montiani almeno sino al 2015 - determina un'incrinatura nei rapporti tra Alfano e Berlusconi che - temporaneamente ricucita - sfocerà di lì a poco nella scissione tra le due correnti del partito.
Durante il governo Letta, a causa dei numerosi naufragi e dell'emergenza umanitaria nello stretto di Sicilia, il 18 ottobre 2013 inaugura l'operazione militare e umanitaria "Mare nostrum". [...]
La scissione avviene nel novembre del 2013, allorché i filogovernativi del PdL annunciano la decisione di non entrare a far parte della rinata Forza Italia, partito rifondato da Silvio Berlusconi insieme ai lealisti. Alfano annuncia contemporaneamente la costituzione di gruppi parlamentari autonomi al Senato e alla Camera con il nome di Nuovo Centrodestra. I gruppi parlamentari vengono effettivamente costituiti il 15 e il 18 novembre 2013. Da questo momento il partito di Alfano stringe in Parlamento un'alleanza con il Partito democratico a sostegno del governo Letta.



DOSSIER "SILVIO BERLUSCONI"
La politica, il calcio, le donne e le televisioni

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Fonte: Il Giornale, 12/12/2017

4 - MOSCHEA A FIRENZE SU TERRENI DELLA DIOCESI
Quella di Firenze è una delle tappe della conquista, che si attua lentamente, senza che ce ne accorgiamo (e con l'islam non si torna indietro)
Autore: Souad Sbai - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15/12/2017

Passo dopo passo, uno alla volta i paletti cadono tutti quanti. La notizia della prossima realizzazione della moschea a Sesto Fiorentino su un terreno acquistato niente di meno che dalla Curia fiorentina non mi lascia per nulla sorpresa, perché il tentativo di prendere ''possesso'' del territorio da parte di una esigua porzione della comunità islamica italiana lo conosco bene. Ne conosco le modalità, i tempi e gli obiettivi finali. Chi legge i vari pezzi usciti sui giornali nazionali, in cui si parla di svolta storica, di enorme passo in avanti e tutta la melassa che di più non si può, di certo si può fare un'idea idilliaca della cosa, ma le cose stanno ben diversamente.
Partiamo dalle cose ''tecniche'', per così dire; innanzitutto a siglare l'intesa con l'arcidiocesi fiorentina non abbiamo visto una realtà totalmente rappresentativa dell'islam italiano. Dell'Ucoii, infatti, tutto si può dire ma che rappresenti in toto la realtà islamica italiana proprio no: non ricordo, ma forse è la mia memoria a fare cilecca, una consultazione fra i musulmani in Italia che sono meno di un milione di persone, in maggioranza di cittadinanza marocchina, onde stabilire a quale realtà o associazione appartenessero. Dunque l'accordo che l'Ucoii stringe, con relativa compravendita per la realizzazione della moschea a Sesto Fiorentino è un accordo che non può essere ascritto a tutti i fedeli di religione islamica in Italia. Sarà la moschea dell'Ucoii, niente di più niente di meno.

COME REALIZZARE UNA MOSCHEA ANCHE SENZA AUTORIZZAZIONE AL CULTO
Sarebbe poi interessante sapere da dove provengono i fondi con cui si realizza questa compravendita, visto che si parla di 260mila euro solo per il terreno, a cui poi occorrerà sommare i costi per la costruzione della moschea. La domanda è più che legittima visto che né l'Ucoii né altre realtà islamiche in Italia percepiscono l'8 per mille, visto che non sono firmatari di un'intesa con lo Stato Italiano. Ma di certo non può sfuggire il vecchio e sempre efficace stratagemma di registrare la moschea come ''associazione culturale'', cosa che permette spesso di superare agevolmente questo ostacolo sfruttando un vulnus normativo che da sempre giudico gigantesco. Anche perché esso permette di realizzare una moschea senza problemi anche senza autorizzazione al culto, anch'essa derivante a cascata dall'intesa con lo Stato.

PEZZO DOPO PEZZO, AVANZA LA CONQUISTA ISLAMICA
C'è poi un aspetto che mi ha molto colpita e che non ci racconta una questione tecnica ma sociale, culturale. Leggere di una moschea che sorgerà su un terreno acquistato dalla Chiesa Cattolica, la quale per realizzare il proprio centro di culto deve a sua volta acquistare un pezzo di Università mi lascia molto perplessa; e chi parla di atto simbolico perché i due centri sorgeranno contemporaneamente ancora di più. Mi chiedo quale significato potrà assumere questo atto agli occhi di chi medita da sempre progetti di egemonia culturale sull'Occidente. Mi chiedo come "tradurre" le pressanti preoccupazioni di eminenti personalità cattoliche sul fatto che la comunità islamica in Italia non abbia luoghi di culto. Su una cosa sono d'accordo: qualcosa che passa da mano cattolica a quella di una parte non maggioritaria dell'islam italiano è un simbolo. Il cui senso profondo sta a ognuno intepretare.

Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo sottostante dal titolo "Moschea sul terreno della Chiesa? Una follia" parla della moschea a Firenze come il cavallo di Troia fatto entrare con l'arma della buona fede e dell'ignoranza sull'Islam da parte dei vescovi. L'islamologo di fama internazionale Samir Khalil Samir boccia senza appello la decisione della diocesi di Firenze di vendere all'Ucoii il terreno su cui costruire la moschea. Non si riflette sui finanziamenti che arrivano dall'Arabia e sul fatto che per l'islam non si torna indietro. Così ripeteranno lo stesso schema con altre diocesi in Italia. L'appello ai vescovi è quello di ascoltare i cristiani convertiti per conoscere il loro martirio quotidiano e per sapere che cosa è l'islamismo. Quella di Firenze è una delle tappe della conquista, che si attua lentamente, senza che ce ne accorgiamo.
Ecco dunque l'intervista completa pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 18 dicembre 2017:
Un cavallo di Troia. E' la costruzione della moschea di Sesto fiorentino su terreni ceduti dalla diocesi di Firenze all'Ucoii. Ne è convinto padre Samir Kahlil Samir, gesuita e islamologo di fama internazionale che non ha mai taciuto sul rischio di islamizzazione dell'Occidente. Secondo Samir, in questa intervista alla Nuova BQ, la decisione del vescovo di Firenze, mons. Giuseppe Betori, è provocata da un irenismo in buona fede, ma miope. La prima conseguenza infatti sarà che le associazioni islamiche andranno alla ricerca di altri terreni in altre diocesi per quella che diventerà un'operazione di conquista su larga scala. Una conquista islamica di cui non ci si vuole accorgere e che lui si incarica di denunciare nella scomoda parte di Cassandra.
Padre Samir, è così? Un cavallo di Troia?
Ma certamente. Un intento apparentemente buono, ma un esito pericoloso.
E' già successo?
Ho visto vescovi concedere chiese non più utilizzate al culto diventare moschee. Ma con questa sistematicità, programmata e concordata no. Effettivamente è la prima volta.
Perché è pericoloso secondo lei?
Anzitutto perché è vero che dobbiamo andare d'accordo, ma non sappiamo e non sapremo mai chi finanzia queste costruzioni. E' risaputo che centinaia di moschee tra le più grandi d'Europa sono finanziate dall'Arabia Saudita o da qualche altro stato. Non è che una comunità animata da fede sincera improvvisamente trova a suon di offerte i 240mila euro necessari per l'acquisto del terreno. Anche perché poi bisognerà trovarne molti di più per la costruzione del tempio. Ora, sappiamo tutti che l'Arabia Saudita difende la visione più fanatica e retrograda del mondo musulmano, che incita altri ad atti terroristici oppure atti contro i non-musulmani considerati come kuffār, empi, e dunque degni di essere eliminati, secondo il Corano.
E' stato giustificato dal vescovo come un esempio di libertà religiosa...
I musulmani sono assorbiti tutto il giorno dall'appello alla preghiera. Ho letto che di fronte verrà eretta una chiesa. Ma come sarà possibile andare d'accordo con il muezzin che dal minareto proclamerà ogni giorno frasi che spesso sono anticristiane?
Si dirà: ma noi abbiamo le campane...
Sì ma le campane fanno parte dell'esistenza stessa italiana e poi sono soltanto un richiamo, non contengono il messaggio. L'imam dal minareto invece emette un messaggio, un messaggio in arabo spesso anticristiano che risuonerà nella zona: sarà l'unica voce del credente in Dio, come se gli altri non ci fossero.
Crede che sia un elemento del processo di islamizzazione dell'Occidente?
Assolutamente sì. Vede, l'islam è così, ha deciso di diffondersi lentamente, ma su una cosa è risoluto: non può mai fare passi indietro. Non è mai successo. L'Europa in questo momento sta pensando: sì dobbiamo aiutare, aiutare ad integrarsi nella cultura nella loro tradizione, ma non a diventare cristiani, cosa che non succede mai.
Quali saranno le conseguenze immediate di una cessione di un terreno in mano islamica.
Anzitutto che per loro questo resterà definitivamente territorio dell'islam e apparirà ai loro occhi simbolicamente coma la vittoria dell'islam sul cristianesimo perché la concezione materiale e concreta è quella. E' un atto di una valenza simbolica e una portata enormi.
Sì, ma i musulmani non sono animati tutti da desiderio di conquista.
Questo è vero, la maggior parte degli islamici è pacifica e tranquilla, vuole vivere correttamente, ma tra di loro ci sono organizzazioni che seguono l'islam fanatico e hanno scopi politico-religiosi che, come è noto, sono due facce inscindibili, non conoscendo l'islam il concetto di laicità. Utilizzeranno il caso di Sesto Fiorentino per dire: ecco adesso facciamo un passo in più.
Cioè?
Farlo con altre diocesi e altre parrocchie. Il copione è questo, si rivolgeranno al prossimo vescovo e diranno: voi avete una chiesa che non usate più, che nessuno frequenta più oppure un terreno che dovete mettere a reddito e il gioco è fatto. Tutto questo rischia di allargarsi in tutto il Paese, sempre lentamente, senza accorgersene. Questa è una logica di conquista politica immersa nell'elemento religioso. [...]
Che cosa pensa della decisione del comune di Cordoba in Spagna di utilizzare la cattedrale anche per il culto islamico?
Ero il mese scorso là, ho seguito la vicenda. Tutto è nato parecchi anni fa da uno spagnolo convertito all'islam. Faccio notare che prima, nel Medioevo c'era una chiesa cristiana, poi è arrivato l'islam, che l'ha distrutta e vi ha costruito il suo tempio. Successivamente con la Reconquista sono tornati i cristiani, ma non hanno distrutto niente; abbiamo celebrato la messa con tre vescovi dal 24 al 26 novembre scorso dentro la moschea rimasta tale quale. Riassumendo: i musulmani arrivano, distruggono e ricostruiscono, mentre i cristiani tornano ma non distruggono, bensì costruiscono dentro: questo è il vero dialogo.
E' una concreta minaccia quella del doppio culto?
Al momento sembra che si sia fermato, ma gli islamici sono spalleggiati da un governo di sinistra e anticattolico che amministra la città.
Anche questa è la mentalità di conquista che aveva visto San Giovanni Paolo II con la visione dell'invasione islamica?
Certo, questo esiste, non posso dire che ogni musulmano abbia questa mentalità, ma l'islam non manca occasione per dire che deve conquistare il mondo cominciando dall'Europa: non è il pensiero di tutti i musulmani, ma è il pensiero della tendenza attuale più attiva. Non fanno altro che guerre, anche interne, il loro ragionamento è: più ci sono immigrati profughi, più conquistiamo pezzo per pezzo, ci vorrà un secolo, ma ce la faremo. E' un'invasione programmata, non illudiamoci.
Crede che i vescovi debbano fare di più per opporsi?
Questa fretta nell'accoglienza è bella, ma dove può portare? Quanti dei vescovi sono consapevoli che, come negli affari, se tratto con una persona non onesta sono rovinato? Quello che manca è una conoscenza profonda del progetto islamico. Bisogna formarsi per poter parlare con competenza e analizzare tutti gli aspetti prima di prendere decisioni come quella di Firenze. Non si può continuare a dire di essere informati perché si ascoltano le menzogne degli Imam che continuano a dire che islam vuol dire pace. No, salam vuol dire pace, islam vuol dire sottomissione. La sottomissione ad Allah che dà pace.
Lei ha dei consigli?
Dobbiamo appoggiarci ai musulmani diventati cristiani, perché loro parlano per esperienza. Se si sono convertiti non è perché li abbiamo pagati, ma perché hanno capito che il vero messaggio di Dio è questo. Non si prende abbastanza sul serio il pensiero di questi nuovi cristiani. Ho visto che avete pubblicato Suad Sbai, che è di cultura araba e si batte anche per la libertà religiosa, avete fatto bene. E' una persona splendida. Oggi le loro storie sono drammi veri che vanno accolti e ascoltati.
Che cosa devono subire?
Rischiano la pelle con le famiglie di origine, con i mariti, con le comunità. Sono abbandonati a loro stessi perché nessun vescovo ha pensato di ideare programmi pastorali che prevedano anche loro testimonianze. Farebbe bene a loro a sentirsi accettati, ma farebbe bene a tutte le comunità cristiane, vescovi in primis per capire l'islam.
Sta dicendo che non sono ascoltati?
Peggio, vengono ostracizzati. In Francia è nata, tre anni fa, un'associazione chiamata "Gesù è il Messia", composta da vecchi cristiani e di convertiti dall'islam al cristianesimo. Ebbene: abbiamo chiesto in varie diocesi di poterci riunire con loro in convegno per riflettere su "come annunciare il Vangelo ai musulmani". Più vescovi hanno chiuso a noi le porte, con l'argomento "Noi cristiani non facciamo proselitismo". Abbiamo ribadito: "Il Vangelo di Matteo si conclude con queste parole di Gesù: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato" (Mt 28, 19-20).
Dove porterà questa mentalità così arrendevole?
Sarà l'inizio della fine se non si invertirà la rotta.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15/12/2017

5 - LA VERA STORIA DI ROMEO E GIULIETTA
Il balcone di Giulietta a Verona, da poco restaurato, è stato riaperto al pubblico... ma la storia originaria si svolse a Siena in luoghi tuttora esistenti
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 09/12/2017

Per la gioia di migliaia di turisti sognanti - o che cercano o vivono il grande amore della vita - è stato appena restaurato e riaperto al pubblico il mitico balcone della (cosiddetta) Casa di Giulietta, a Verona
Per la verità nessuna Giulietta Capuleti - la fanciulla resa immortale da William Shakespeare - si è mai affacciata da quel balcone. Si tratta di un reperto antico che, nel Novecento, è stato collocato sul muro di quell'edificio al posto di una brutta ringhiera. Mentre la casa, attorno agli anni Trenta, veniva fantasiosamente restaurata con altri ritocchi di sapore medievale.

TROVATA NOVECENTESCA
Lo spiega molto bene Francesca Fontanili nel saggio "Casa di Giulietta, metamorfosi di una dimora storica: reale e ideale si uniscono nel presente". Nel sito internet "Casa di Giulietta-Comune di Verona" si possono vedere le foto di come era prima e di come è diventata dopo.
Vi si legge che "il balcone, proveniente da Castelvecchio - come si può vedere in una foto che ritrae Vittorio Emanuele III all'inaugurazione del Museo di Castelvecchio nel 1926 - venne inserito per ricordare gli incontri fra Romeo e Giulietta".
In sostanza è una formidabile trovata novecentesca. Prima di allora quell'edificio era tutt'altro che attraente.
Nel 1828 Heinrich Heine annotò le sue impressioni sulla "casa che si cita quale palazzo dei Capuleti, a cagione di un cappello scolpito al di sopra la porta interna". E' - dice il poeta - "oggidì una sordida bettola per i vetturali e i carrettieri, ed un cappello di latta, dipinto in rosso, e tutto bucato, vi è appeso come insegna". Tuttavia, confessava poi, "luoghi come questi, un poeta li visita sempre volentieri, anche se è il primo a ridere della credulità del suo cuore".
Ecco svelato da Heine il segreto del luogo: è il simbolo - per quanto farlocco - dell'amore appassionato e tragico.
La storia di Giulietta e Romeo raccontata da Shakespeare ha trovato il suo sito concreto e questo edificio è diventato una straordinaria attrattiva turistica: i veronesi sono stati geniali nel trasformare quel mito in una industria che ogni anno vede arrivare un mare di visitatori incantati e pronti al selfie.
In realtà nella Verona del Duecento neanche c'erano famiglie con il cognome Capuleti (o Cappelletti per rifarsi a un verso dantesco). Perciò si volle individuare nella presunta abitazione medievale della famiglia Dal Cappello (per l'assonanza) la dimora della leggendaria Giulietta.
Ma la vera e originaria storia di Giulietta e Romeo non si svolge a Verona, bensì a Siena: i due amanti si chiamavano Giannozza Saraceni e Mariotto Mignarelli.

DA VERONA A SIENA
Il primo a narrarla fu Masuccio Salernitano che la pubblicò nel "Novellino", nel 1476. Anni dopo, nel 1524, il vicentino Luigi da Porto trasferì la vicenda amorosa a Verona con questo titolo: "Istoria novellamente ritrovata di due nobili amanti": i nomi dei due giovani diventano Romeo Montecchi e Giulietta Cappelletti.
Sono cognomi che l'autore riprende dal canto VI del Purgatorio di Dante, dove si parla dei dissidi fra le famiglie Montecchi e Cappelletti, contrapposte nella guerra fra guelfi e ghibellini.
La storia ebbe vari rifacimenti, per mano di diversi autori, fino a Matteo Bandello che nel 1554 la inserì nelle sue "Novelle". Shakespeare ha ripreso l'ambientazione veronese.
Invece - come dicevo - l'originaria storia dei due infelici amanti che tanti hanno riscritto è ambientata a Siena, attorno al 1340, da Masuccio Salernitano ed è piena di riferimenti a luoghi autentici (tuttora esistenti) e a dettagli che si sono persi nel racconto shakespeariano.

LA STORIA ORIGINARIA
Siena era allora divisa nella violenta contesa fra due potenti famiglie, i Tolomei (guelfi) e i Salimbeni (ghibellini). La famiglia di Giannozza era schierata con questi ultimi e c'era per lei, nell'aria, un matrimonio combinato con un membro di quella casata.
L'amore di Mariotto e Giannozza è platonico, fatto di sguardi, parole sussurrate, pensieri e cuori palpitanti. Accade così che Mariotto assista a un uno scavo davanti alle case de' Malavolti dove viene ritrovata un'antica statua di una donna bellissima che fu posta sulla fonte di Piazza del Campo. Gli sembra un buon augurio. Così i due giovani decidono di sposarsi segretamente. Ma continuano a vedersi clandestinamente.
Un giorno Mariotto si accorge dei pesanti apprezzamenti che vengono rivolti a Giannozza sulla via da un giovane nobile. Dunque gli assesta un colpo e questo muore. Mariotto scappa - perché non può rivelare che Giannozza è sua moglie - e viene condannato in contumacia. La sua fuga lo porta ad Alessandria d'Egitto, dove ha uno zio.
Da lì scrive a Giannozza che però, nel frattempo, viene promessa sposa, dalla famiglia, a un rampollo dei Salimbeni. La ragazza dice di no al padre, gli grida che preferisce morire e va a cercare aiuto dal frate che l'aveva segretamente unita in matrimonio a Mariotto.
Il frate s'inventa il trucco della pozione per inscenare la finta morte di Giannozza che si sarebbe risvegliata dopo tre giorni. La ragazza beve e il giorno dopo è davvero creduta morta. Il padre si dispera e piange. La ragazza viene sepolta nella chiesa di Sant'Agostino dove quella notte stessa il frate la disseppellisce e la rianima.
Lei si traveste da frate e s'imbarca per Alessandria d'Egitto. Prima però provvede a inviare una lettera a Mariotto dove lo informa di tutto. Purtroppo colui che avrebbe dovuto recare la missiva fu ucciso dai corsari, mentre il giovane innamorato ricevette il biglietto del fratello che lo informava della morte di Giannozza.
Mariotto sconvolto s'imbarca alla volta dell'Italia. A Napoli si traveste da povero pellegrino e arriva a Siena dove entra da Porta ai Tufi. Trascorse giorni a piangere sulla tomba dell'amata, nella chiesa di Sant'Agostino, finché - pazzo di dolore - una notte si fa chiudere nella chiesa deciso ad aprire il sepolcro e lasciarsi morire accanto alla fanciulla.
Il sacrestano però lo scambia per un ladro, così Mariotto viene catturato e riconosciuto. Davanti al Podestà stavolta deve rivelare tutto, ma viene egualmente condannato a morte, mentre le donne di Siena piangono il giovane innamorato che viene ucciso.
Giannozza nel frattempo è arrivata ad Alessandria e scopre dallo zio il malinteso delle lettere. Così torna precipitosamente indietro.Arrivata a Siena incontra tante persone che raccolgono sassi o impugnano picconi, correndo fuori dalle mura della città. Sente parlare di "donne inhoneste" e di loro amanti da impiccare.
Era accaduto che i notabili riuniti nel consiglio della città avevano rilevato che dal giorno del ritrovamento di quella famosa statua gli scontri con i fiorentini erano and ati sempre peggiorando. Fu così deliberato di distruggerla e seppellirne i frantumi in terra fiorentina. Era la statua che secondo Mariotto sarebbe stata di buon auspicio per l'amore dei due giovani.
Giannozza scopre pure che tre giorni prima Mariotto era stato impiccato. Distrutta dal dolore decide segretamente di entrare in un monastero a piangere la sua tragedia "con poco cibo e niente dormire" fino alla fine della sua vita. E dopo pochi giorni la giovane muore.

UN MONTE DI GUAI
A Siena la storia dei due (i veri Giulietta e Romeo) è pressoché sconosciuta e sebbene tutti i luoghi di questa novella siano ancora esistenti, nessuno ne ha fatto un'attrattiva turistica in ricordo di quel grande e tragico amore.
Uno di questi luoghi però, il palazzo della famiglia Salimbeni (che a sua modo è fra i protagonisti della storia), è guardato dai senesi che passano dal Corso, in questi anni, con grande dolore e amarezza.
Perché nei secoli è diventato - ed è tuttora - la sede storica del Monte dei Paschi. Anch'esso un grande amore (molto meno romantico) e una grande tragedia.
Per una curiosa coincidenza si trova proprio davanti al castellare de' Malavolti dove - secondo la novella - fu ritrovata la statua ritenuta "malefica" dalla città. Quella città che spezzò il sogno d'amore di Mariotto e Giannozza.

Fonte: Libero, 09/12/2017

6 - FAKE NEWS SONO LE INFORMAZIONI PROPINATE DA GOVERNI, TELEVISIONI DI STATO E GRANDI GIORNALI
Qualche esempio? La guerra del Golfo e le presunte armi di distruzione di massa di Saddam Hussein; le rivoluzioni pseudo popolari delle primavere arabe; la guerra in Siria contro Assad e le supposte armi chimiche; infine quest'anno la telenovela Russiagate e la bufala dei contatti illeciti del generale Flynn
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Libertà e Persona, 28/11/2017

La più grossa balla spaziale attualmente sul mercato è questa: il tentativo di far credere che esistano delle balle spaziali, dette fake news, che infettano la vera informazione e stravolgono la verità delle cose.
Sulla rete girano notizie fasulle? Certamente. Ma chi ha diritto di stabilire cosa si possa dire e cosa no? Perché sottoporre la rete al bavaglio, a leggi diverse da quelle che già ci sono contro diffamazione e calunnia?
Sulla rete, questa è la verità, accanto alle fake news ci sono voci alternative, spesso molto autorevoli (penso ai blog di Marcello Foa e Fulvio Scaglione, a quotidiani on line come La nuova Bussola quotidiana e l'Occidentale...), che fanno un giornalismo spesso molto più serio di quello di regime.
Ai censori, spaventati dal fatto che la rete rende più democratici pubblicazione e accesso alle notizie, bisognerebbe ricordare che da almeno vent'anni, per non andare troppo indietro, le fake news più incredibili, gli "allarmi infondati" più assurdi (per utilizzare le stesse parole del ddl repressivo), ce le propinano proprio le fonti più "autorevoli": i governi, le televisioni di stato, i grandi giornali.
Qualche esempio? Molti ricorderanno la I guerra del Golfo, cui Il sabato del 23 marzo 1991 dedicò un articolo significativamente intitolato De bello ballico.
Allora il governo Usa, e di rimando tutti i grandi media occidentali, in coro, ci raccontarono che Saddam Hussein guidava il "quarto esercito del mondo"; che possedeva "depositi di armi chimiche" e di armi "di distruzione di massa" che avrebbero messo in pericolo Europa e Stati Uniti. Per mesi fummo bombardati da una propaganda assolutamente falsa, mentre le voci alternative e critiche non trovavano spazio, essendo la rete, all'epoca, affare di pochissimi. Durante quella guerra, le televisioni ci fecero vedere telegiornali in cui scene del film Top gun di Tom Cruise venivano spacciate per immagini della guerra in corso; un cormorano ricoperto di petrolio fece il giro del mondo per simboleggiare il disastro ambientale provocato dal perfido Saddam, ma si trattava di un'immagine risalente ad un'altra guerra, quella tra Iran e Iraq, di circa dieci anni prima!
E la seconda guerra in Iraq? Il 5 febbraio 2003 l'allora segretario di Stato degli USA Colin Powell tenne un discorso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in cui parlò di fantomatiche armi batteriologiche in possesso dell'Iraq. Con grande enfasi mostrò ai rappresentanti degli altri paesi una fiala che conteneva una polvere bianca, l'antrace, e spiegò che Saddam avrebbe potuto produrre e usare contro l'Occidente quantità enormi di quella polvere micidiale. Per giorni e giorni i media diffusero e amplificarono l'immensa bufala di Powell, creando una vera e propria psicosi ed aiutando così a legittimare una seconda guerra in Iraq.
Anche allora moltissime persone si resero conto che ci stavano mentendo, e con ben poca fantasia: riciclando cioè accuse vecchie e screditate. Ma anche nel 2003 la rete non aveva ancora la forza di oggi, e le voci critiche rimanevano isolate, fioche.
Tanto che nel 2013 Obama ci ha provato di nuovo, paventando un suo necessario intervento in Siria, causa le presunte armi chimiche di Assad!
"Dittatore, dittatore! Armi chimiche, armi di distruzione di massa! Guerra umanitaria, esportazione della democrazia!". Con questi slogan e queste bufale atomiche, diffuse non certo dalla rete, ma dai governi e dai media principali, si è incendiato il mondo, facendo seguire una guerra all'altra (Iraq, Afghanistan, Libia, Siria...), una pseudo rivoluzione popolare all'altra (rivoluzione arancioni, presunte primavere arabe...).
Ma la misura è colma, e la gente non se la beve più; non crede più a coloro che, come Hillary Clinton, annunciano: "senza di me l'Apocalisse"; non obbedisce più agli allarmisti di professione che dai pulpiti ufficiali prevedono, in caso di Brexit, il diluvio universale, o, in caso di sconfitta renziana al referendum, lo sprofondamento dell'Italia nel Mediterraneo.
I media ufficiali vanno da una parte, in massa, e la gente va dall'altra. "Porca miseria - si sono detti i potenti del mondo-, qua la gente in rete si informa, discute, si confronta, ascolta voci libere... Non possiamo più permetterlo!": con una sola voce Google, Facebook, e molti politici, in vari paesi, hanno iniziato a rivendicare le ragioni della Verità. Quella assoluta, posseduta (solo) da loro.

Nota di BastaBugie: Marco Respinti nell'articolo sottostante dal titolo "Altro che fake news, Russiagate è la vera bufala" parla della nuova puntata della telenovela del cosiddetto "Russiagate". In realtà è una grande bufala inventata da un giornalista dell'emittente televisiva statunitense ABC News, attualmente sospeso per un mese senza stipendio. Non c'è nulla di illecito nei contatti che il generale Flynn ebbe con i russi, c'è solo una questione di falsa testimonianza.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 4 dicembre 2017:
La nuova puntata della telenovela del cosiddetto "Russiagate" è una bufala inventata da un giornalista dell'emittente televisiva statunitense ABC News, che per questo è stato sospeso. Il mattino di venerdì 1 dicembre il giornalista 69enne Brian Ross ha lanciato la bomba: l'ex Consigliere della presidenza statunitense per la sicurezza nazionale. Michael T. Flynn, ha mentito al mondo, l'FBI lo ha incriminato e lui è pronto a testimoniare che sarebbe stato proprio l'allora candidato presidenziale Donald J. Trump a costringerlo a cercare abboccamenti con il governo russo, il sottinteso essendo che quegli abboccamenti coincidono con l'ingerenza di Mosca nelle elezioni americane del 2016 a favore di Trump e su richiesta di Trump. I media del mondo, Italia compresa, rilanciano subito la notizia con tanto di titoloni e ghigno soddisfatto, ma è una fake news mastodontica.
Nulla di tutto questo è mai accaduto. Chi lo dice? Sempre il pallonaro Ross. Il quale, dapprima ha omesso di ripetere per iscritto questa clamorosa notizia sul sito di ABC News e poi ha fatto mea culpa quando la concorrente CNN gliene ha chiesto conto. Morale, la ABC NEWS ha messo Ross in quarantena per quattro settimane senza stipendio. RealClearPolitics l'informatissimo aggregatore di notizie, statistiche e sondaggi politici, ne lascia documentazione sul web a futura memoria.
Tornando a Flynn, quel che è successo è ben altra cosa. Questo. Durante le fasi finali della campagna elettorale dell'anno scorso, Trump individuò nell'ex tenente generale Flynn la persona a suo avviso adatta a gestire, in futuro, le relazioni con i russi. In futuro cioè qualora Trump avesse vinto le lezioni per la Casa Bianca. Avendole poi vinte, Trump ha confermato la scelta di Flynn e lo ha pensato come Consigliere della presidenza per la sicurezza nazionale: è un militare di carriera, conosce il mondo, conosce i dossier della sicurezza, per Trump era l'uomo giusto. La sua nomina ufficiale è venuta il 20 gennaio 2017, giorno dell'insediamento ufficiale di Trump, ma Flynn agiva già in quella veste, seppur in pectore, durante quel periodo di transizione (dal giorno dell'elezione del nuovo presidente, nel nostro caso l'8 novembre 2016, alla sua entrata in carica ufficiale, nel nostro caso il 20 gennaio successivo) in cui non solo è normale ma persino lecito che ancora tutti i tasselli del governo siano in fieri e così pure l'ufficialità, ma non la sostanza, delle cariche.
Ora, in quel ruolo Flynn ha cercato contatti con il governo russo perché Trump, in quel momento storico, alla vigilia cioè della sua entrata in carica ufficiale, stava cercando di tamponare gli effetti della polpetta avvelenata lasciata sul terreno dal suo predecessore, Barack Obama, il quale, motus in fine velocior, si era affrettato a chiudere le serrande e il gas della Casa Bianca appena prima di uscirne comminando nuove, idiotiche sanzioni contro Mosca per la questione ucraina (il che non significa che sia automaticamente idiotica anche la questione ucraina). Trump ha dunque incaricato Flynn di cercare contatti per offrire ai russi un segno di buona volontà e di discontinuità con il passato mentre si accingeva a prendere il comando del Paese. Non solo. Sul piatto pesava pure la questione ISIS, e Trump, dopo la paralisi dell'era Obama, ha cercato immediatamente (come da promessa elettorale) di risolvere il problema vedendo quanto sarebbe stato possibile fare assieme a Mosca. Poi le cose sono andate diversamente, Trump e la Russia hanno sviluppato nuovi motivi di contrasto, ma questo è ciò che accadde allora. Tutto perfettamente legale e lecito: ci mancherebbe che un presidente degli Stati Uniti non potesse gestire i rapporti con una potenza estera.
E Flynn che venerdì si è dichiarato colpevole di menzogna davanti al procuratore speciale dell'FBI, Robert Mueller? Flynn è il coniglio che sbuca dal cilindro fuori tempo massimo. Ha detto di avere mentito negando rapporti con i russi che in realtà ci sono stati. Malissimo. Ma dove sta la novità? Flynn ha infatti già ammesso di avere mentito. Trump lo aveva nominato Consigliere del presidente per la sicurezza nazionale il 20 gennaio e Flynn il posto da Consigliere del presidente per la sicurezza nazionale lo ha perso dopo appena 24 giorni, il 13 febbraio, esattamente perché mentì su quei rapporti con i russi. Mentì dicendo di non averne mai avuti e invece ne aveva avuti. Mentì di persona persino al vicepresidente Mike Pence, il quale allora si prodigò in buona fede in una sua difesa pubblica, persino televisiva, rimediandoci alla fine una figuraccia di cui poi lo steso Flynn ha appunto, e giustamente, pagato il conto. Perché Flynn mentì in quella circostanza? Bisognerebbe domandarlo a lui, ma è evidente che il clima di caccia alle streghe scatenato dai media per tutto ciò che aveva lontanamente a che fare con i russi lo ha portato a commettere una sciocchezza gigantesca (mentire, mentire al vicepresidente, costringerlo a una magra pazzesca) per la quale, sottolineiamolo ancora, ha comunque pagato.
Va bene, si dirà, ma ciò non toglie che Flynn i contati illeciti con i russi li abbia avuti; ed essendo stato Flynn nominato da Trump in un posto chiave del governo, ciò porta direttamente a Trump. Errore da matita rossa. I contatti avuti da Flynn con i russi non sono stati affatto illeciti. Si tratta di telefonate con l'ambasciatore russo a Washington, Sergej I. Kisljak. Da quando è reato avere contatti con un rappresentante di un Paese estero che si guadagna quotidianamente lo stipendio proprio gestendo i contatti fra il governo che egli rappresenta (in questo caso la Russia) e il governo del Paese che lo ospita (in questo caso gli Stati Uniti) per un solo e unico motivo, vale a dire fare da intermediario con il proprio governo (stiamo sempre parlando della Russia)?
Sì, ma quei contatti sono loschi perché Flynn li ha cercati e gestiti certamente per conto e ordine di Trump durante la campagna elettorale dell'anno scorso proprio affinché i russi lo aiutassero a manometterne il risultato. Bugia enorme, quella messa appunto in circolo dal giornalista Ross di ABC News. Flynn ha cercato abboccamenti con Kisljak, e sì per ordine e conto di Trump, ma dopo la campagna elettorale e dopo l'elezione di Trump alla Casa Bianca. Accadde alla fine del dicembre dello scorso anno, Trump era già presidente eletto da un mese e mezzo, e d'illecito non c'è nulla. E, in sé, la notizia è vecchia di quasi dieci mesi.
Già che ce n'è l'occasione, vale la pena di ricordare chi è Flynn. Classe 1958, ha servito nell'esercito degli Stati Uniti per 33 anni dal 1981 al 2014 raggiugendo il grado di tenente generale. Nella sua carriera di comandante di unità operative e di operazioni speciali, ha accumulato una esperienza enorme nell'antiterrorismo in Afghanistan e Iraq. Per questo nel giugno 2012 e fino al suo ritiro dall'esercito, nell'agosto 2014, è stato voluto da Obama come direttore della DIA, la Defense Intelligence Agency che è principale agenzia militare statunitense di controspionaggio per i teatri esteri. Per questo anche Trump lo ha poi voluto alla Casa Bianca, prelevandolo dall'azienda privata di consulenza d'intelligence che aveva messo in piedi dopo avere chiuso con l'esercito, la Flynn Intel Group. Tra l'altro, Flynn è registrato nelle liste elettorali del Partito Democratico.

Fonte: Libertà e Persona, 28/11/2017

7 - TRE COLONNE SU CUI COSTRUIRE IL PROPRIO EDIFICIO SPIRITUALE
L'ultimo libro di Costanza Miriano è un vero manuale di ascesi per le concitate e complicate vite moderne
Autore: Paola Belletti - Fonte: Aleteia, 22/11/2017

Dieci capitoli, cinque pilastri, una cosa sola - sbam! - al centro di tutto. Anzi una Persona.
Così posso offrirvi un assaggio del più recente libro di Costanza Miriano, Si salvi chi vuole. Manuale di imperfezione spirituale, edito da Sonzogno, uscito il 16 novembre, atteso da tanti.
Al centro non c'è lei eppure ce la figuriamo di continuo. Il suo profilo, magroetonico - naturalmente - si staglia netto nello schermo della mente fino a che non diventa tremulo a causa delle lacrime.
Sì, è commovente, ma fa anche parecchio ridere. Sono piacevoli ricreazioni, le sue, alla Santa Teresa d'Avila (anche lei patrona del libro!)
Di cosa parla? No niente, di farsi monaci. Di avere una regola, di amare la propria croce, di uscire dalla nostra palude. Di decidere che fare della nostra vita. Di vivere da salvati. Ah! E di procurarsi un quaderno. Con copertina in cuoio per noi donne; per gli uomini invece vada per il retro del foglio della revisione auto. E su quello vergare il nostro progetto, attestare la nostra decisione e poi difenderla.
Parla di Dio e di come farsi intimi a Lui di modo che possa renderci felici. E lo fa in un modo quasi chestertoniano.
Scelgo tre dei cinque pilastri indicati come i fondamenti sui quali costruire la propria vita come un monastero o una cattedrale. Questa la metafora scelta da Costanza.
Possiamo tenerceli in tasca come le pietre da scagliare con la fionda di davidica memoria (ma pure Golia, deve averne un ricordo livido) o scriverceli sulla mano come le cose più urgenti per la giornata che si apre. O come quello che di fatto sono. Indicazioni di vita ascetica; segnali stradali per il nostro cammino spirituale.
Sì, è una formula che pare svuotata, ma non se ci ricordiamo che stiamo andando da qualche parte e non "a camminare" come si fa ora per rimediare un minimo sindacale di movimento fisico. Camminiamo per tornare a casa, dal Signore. Ci incamminiamo, non soli ma unitari, - monaci guerrieri - per entrare in Paradiso. Il Regno di Dio, cercato prima di tutto, cercato ora, è qui in forma nascosta, in forma di caparra. Quel famoso centuplo quaggiù che riprenderemo a capire quando di nuovo troveremo la strada al nostro desiderio di lassù.
Niente di nuovo o meglio tutto nuovo, come solo le cose di Dio e il suo management riconfermato da duemila e rotti anni, la Chiesa, sanno offrire.
Preghiera, digiuno, eucarestia. Ho scelto questi tra i cinque che Costanza ha messo in fila nei dieci capitoli che compongono il suo nuovo libro.
Lei li ha disposti e li propone al lettore cosi: prima colonna la Parola di Dio, seconda colonna la preghiera, terza la confessione, quarta l'Eucarestia e quinta il digiuno.
Servono tutti, sono tutti cardini del portone solido che ci tiene dentro le larghe mura del cosiddetto monastero wi-fi (imparerete presto a conoscerlo e forse vorrete subito entrarci anche voi. Tanto è senza fili, ma ad altissima fedeltà), di noi monaci laici, monaci nel mondo. Ora come non mai strettamente necessari.

1) LA PREGHIERA
Se la Parola di Dio è Lui che ti si presenta, dice l'autrice, la preghiera è il respiro del nostro io spirituale. Un io innamorato di Dio, che chiede a ripetizione il dono dello Spirito Santo per cominciare ad essere potentemente vivo, ma magari si ritrova con le articolazioni da sgranchire e i muscoli fiappi, per il fatto che l'ultimo "allenamento" risale alla terza, quarta elementare. Succede se torniamo alla preghiera dopo anni di astensione o trascuratezza, per esempio. Se dopo una conversione stupefacente siamo davvero intenzionati a nutrire il nostro "uomo nuovo" rimasto sottopeso, eppure vivo perché il Battesimo non si cancella, nemmeno se aprono uffici appositi per farlo.
"Uno, prima di tutto, prega per passare il tempo con la persona che lo ama di più in tutto l'universo, con colui che è padre, madre, fratello, sorella, sposo. Infatti non è vero che la preghiera è come l'aspirina scaduta, che al massimo non funziona: funziona sempre, se il tuo obiettivo non è ottenere qualcosa ma stare insieme a qualcuno. Solo che questo stare insieme matura piano piano. Con questa certezza bisogna essere molto testardi, e perseverare: all'inizio è soprattutto una gran fatica, poi diventa gioia." (dice a pagina 67)
Ecco la prima mossa chestertoniana, il primo ribaltamento di prospettiva. Certo lo sappiamo tutti o fingiamo di saperlo che il cuore del Padre Nostro, cioè la risposta a quell' "insegnaci a pregare" è "sia fatta la Tua volontà", ma spesso non lo diciamo di corsa? Quasi sperando di non essere presi sul serio da Dio o che almeno tenga conto delle nostre postille e condizioni?
"Normalmente, però, la preghiera non deve suggerire soluzioni a Dio ma chiedere di capire, nelle variabili dell'esistenza, cosa vuole Dio da te in quel momento. Dio è cortese, lo raccontano così san Francesco e tutti i santi che gli sono stati più intimi, e non ti si impone mai. Dio è così delicato che vuole che tu insista a chiedere cosa lui voglia da te. Lui non sopporta di essere sopportato e ci manifesta la sua volontà solo se noi davvero desideriamo saperla con cuore aperto." (Ibidem, p. 69)
Questo significa che piano piano, di solito, a meno che Dio con alcune anime non compia accelerazioni, guariamo dal sospetto che Lui ci voglia fregare e restauriamo la nostra umanità crivellata nelle sue strutture portanti dal tarlo del peccato originale e i suoi alleati. Puntiamo ad arrivare a questo: volere la Sua volontà, lottando con noi stessi e contro quello che ci detesta squisitamente e al quale non concediamo nemmeno il vanto di una maiuscola. In questo epico duello, si ergerà come una torre altissima e inattaccabile, la nostra pace, che è poi sempre roba Sua. Sì, ma come si prega? Cosa ci aiuta e cosa no?
"Diciamo che la preghiera biblica, la Lectio divina di cui abbiamo già parlato, e la Liturgia delle ore, la preghiera della Chiesa, sono le due grandi colonne, però ci sono anche l'adorazione, il rosario, la preghiera spontanea, le Giaculatorie, la Preghiera del cuore, il semplice silenzio per la meditazione. Pregare è difficile, MA alcune piccole regole ci sono di aiuto.
a) Estirpare le cause volontarie delle nostre difficoltà (pare che i Padri del deserto sconsigliassero di tenere il cellulare con le notifiche Facebook accanto a sé, e anche l'elaborazione di menu per cena non aiuta).
b) Non dire «non ho tempo» (io, per esempio, il tempo per una corsetta riesco a trovarlo davvero quasi sempre, creando miracolose interruzioni nel continuum spazio-temporale, facendo il giro largo quando vado a buttare la spazzatura, affrontando la pioggia invernale a meno due gradi alle undici di sera quando anche i militari di guardia che mi vedono passare davanti alle ambasciate si rintanano nei camioncini e non ne uscirebbero neppure se lanciassi in aria uno zainetto gridando «Allahu Akbar», tanto mi conoscono ormai).
c) Non dire «non sento niente»: amare è volere.
d) Nessuno prega per se stesso e a proprio rischio: Gesù sempre ci assiste. Anzi, siamo noi che partecipiamo alla preghiera di lui, unico orante.
e) Tu non sei capace di pregare, ma puoi solo mendicare lo Spirito Santo, chiederlo incessantemente, certo che te lo concederà. Lo Spirito Santo ci insegna a consegnare tutti i problemi e le preoccupazioni, a cercare solo di fare ciò che capiamo esserci richiesto, a occuparci di tutto senza preoccuparci di niente, un modo meraviglioso di vivere. Ecco, queste sono le cose che ho capito." (Ibidem, pp 72,73)
In questo capitolo si trovano anche il dove, il quando, il per quanto, non come istruzioni da copiare ma come criteri da adattare alla propria vita. E soprattutto si trovano il per Chi e il con Chi.

2) IL DIGIUNO
La seconda cose utile e nuova (non importa se nota da millenni anche se ritenuta demodée) che possiamo portarci via da questo scrigno pieno di gioielli è l'invito accorato e sincero a tornare alla pratica del digiuno. Lei lo mette in fondo, come quinta colonna ma noi lo mettiamo qua, prima dell'Eucarestia, per simulare proprio l'attesa, lo spazio, la fame che si fa largo in noi durante il digiuno, di cui parla Costanza, e che ci scopre per quel che siamo, ma soprattutto permette a Dio di occupare quello spazio.
Ecco la seconda giravolta alla Chesterton: il digiuno non è tanto ciò che noi offriamo a Dio, ma ciò che permettiamo a Lui di fare in noi attraverso questa pratica così ardua, almeno all'inizio, almeno per le schiappe tra le quali si inserisce a forza la stessa Costanza. Eppure anche lei "è quella con gli occhi"...
"Il digiuno dovrebbe essere segreto. Ma le persone che lo fanno inevitabilmente diventano più belle, i loro occhi splendono, e quando cominci ad affinare il tuo radar interiore, le puoi individuare abbastanza facilmente. Impossibile nascondersi. Un ragazzo che io conosco, per esempio, digiuna così fedelmente che io lo chiamo "quello con gli occhi", talmente ce li ha spudoratamente splendenti. La Chiesa, fin dalle prime catechesi – ad esempio la Didachè – suggerisce, come forma più intensa e perfetta di questa pratica, il pane e acqua, il mercoledì e il venerdì. Ce la offre come via privilegiata, non la impone, ovviamente. Dico "offre" perché sono convinta che il digiuno non sia tanto qualcosa che tu dai a Dio (il quale non se ne fa niente dei nostri sacrifici: non è che l'Onnipotente accresca la propria gloria se una creatura ignora la lasagna una sera, o che si offenda se quel tocco di salame ha la meglio su di noi), ma una possibilità che lui dà a te di aprire il cuore e fargli più spazio. Io non lo so spiegare, è un mistero questo. Ha a che fare con un Dio che non si impone, mai, ma che per rivelarsi a noi sempre più pienamente ha bisogno della nostra accoglienza, dell'adesione della nostra libertà." (p. 111-112)
"Il digiuno non fa dimagrire. È per questo che nessuno lo fa. Se invece si diffondesse la notizia che il digiuno a pane e acqua fa diventare più belli, aumenta la massa magra, azzera la ritenzione idrica, non ho dubbi che molta gente lo farebbe senza battere ciglio, perché ogni sacrificio per la dieta ci sembra ammissibile, mentre se è per Dio ci sembra subito fanatismo. Il fatto è che il digiuno fa molto più che dimagrire: dà la libertà del cuore e la pace, fa bene all'anima e, a dire il vero, fa bene anche al corpo, lo purifica e lo detossina - adoro parlare come una rivista femminile -, non per niente è indicato in tutti i piani alimentari scientificamente fondati. Dio infatti non ci propone mai niente che vada contro le leggi naturali, visto che ci ha fatto lui, e solo lui ha conservato il nostro libretto di istruzioni. Ma credo che il digiuno vada molto oltre i benefici di salute." (Ibidem, p.114)
La Chiesa che dispone di tesori inesauribili, e infatti non si capisce come possa la vulgata trattarla sempre da nerd del mondo civilizzato (dalla Chiesa stessa, farei notare!), fin dai primi tempi ha disposto il digiuno come un abbraccio pieno di timore e riverenza intorno al mistero grande, al dono supremo dell'Eucarestia.
"La Chiesa primitiva digiunava mercoledì e venerdì, perché il giovedì è il giorno dedicato in modo speciale all'Eucaristia, e farlo precedere da un'attesa, farlo seguire da una seria riflessione è il modo migliore per provare ad accostarsi al mistero." (Ibidem, p.120)
È davvero bello come in ogni capitolo, dopo aver tolto polvere e incrostazioni dalla colonna descritta per presentarla a sé e a chi legge nel suo originale e originante splendore, Costanza si preoccupi di evitare che ci fermiamo ad adorare la colonna stessa. È la cattedrale che regge che ci deve attrarre. Meglio ancora: è al Re, all'Abate del monastero immateriale eppure visibile (la nostra vita spirituale) che ci spinge ad orientare sguardo, pensieri, sentire.

3) L'EUCARESTIA
Che dire intorno a questo mistero? Solo la verità. Quello che la Chiesa è incaricata di fare, facendolo riaccadere. Ritroverete in queste pagine fiammeggianti il riverbero della rivelazione alla mistica Catalina Rivas, così almeno mi è parso. E se così non fosse va bene lo stesso perché quelle visioni non fanno che confermare ciò che la Chiesa nel suo magistero dice e consegna da sempre, con una comprensione che nella storia si va approfondendo.
"Al momento dell'Offertorio, il sacerdote presenta sull'altare il pane e il vino per trasformarli davvero nel corpo e nel sangue di Cristo. Lo sottolineo perché ogni tanto sedicenti esperti di teologia (gli stessi che si intendono di calcio e terremoti, suppongo) sostengono che si tratterebbe solo di un simbolo, e non del fatto che di nuovo Cristo ci dà da mangiare davvero il suo corpo. Capisco che sia difficile da credere, lo è per tutti noi. Infatti tanti hanno dubitato in buona fede, ed è questa la ragione di tanti miracoli eucaristici che la scienza non riesce a spiegare, cioè di casi in cui dal pane sono usciti sangue o brandelli di muscolo cardiaco (se lo provochiamo, Dio può essere molto pulp). Su questo punto fondante, però, la fede non può essere fai da te: devi aderire a una realtà che non capisci." (Ibidem, p.102)
Bellissimo rimettere i piedi nei passi - leggerissimi, lo ribadiamo - che Costanza dice avere imparato, lei per prima, dalla Chiesa, e che ha urgenza, una urgenza missionaria, di far conoscere o riscoprire: prima si ringrazia (di esserci, di essere sani, magari non del tutto, però se siamo lì non siamo morti. E abbiamo mangiato. E probabilmente abbiamo abiti caldi. E così facendo ci accorgiamo di quanti beni siamo riempiti e che diamo per scontati. Invece dobbiamo dare per dati! Sono dati).
"E poi arriva il momento cruciale, quello in cui il cielo si apre e Dio entra in quel pane e poi dentro di te, qualcosa che solo intuisco, ma che solo per averlo intuito è diventato il centro della giornata (e chissà come sarà bello quando capirò davvero). Il miracolo più grande di tutti: per Dio non esistono né il tempo né la distanza. In quel momento siamo tutti trasportati ai piedi del Calvario, nel momento della crocifissione di Gesù. In quel momento il cielo è spalancato, ed è davvero il momento di parlare con Dio in modo privilegiatissimo. Per questo non possiamo mai parlare male di un sacerdote (neanche di #+&&zhkj, porca Svizzera), perché le sue mani sono strumento del miracolo più grande dell'universo." (Ibidem, p. 103)
C'è molto da dire sull'Eucarestia, ma soprattutto c'è moltissimo che possiamo lasciarci dire da Cristo stesso e che noi possiamo dire a Lui.
Vi lascio con l'ultima acrobazia alla K. G. Chesterton. Dobbiamo sì presentarci in grazia di Dio, col cuore in ordine e con la vista pulita per contemplarLo, ma poi sarà Lui a potenziare e guarire anche i nostri sensi interiori.
"Gesù si è fatto battezzare a Bethabara, il punto più basso della terra; per quanto in basso tu possa scendere, Cristo ti raggiunge. Il suo essersi incarnato ha redento tutto, tutto è salvato. Questa terra è buona, il creato è buono, anche una che mangia un cioccolatino durante la messa ha speranza. Noi mangiamo la carne e il sangue di Dio non perché ce li meritiamo, ma perché possiamo anche noi imparare a dare noi stessi da mangiare agli altri." (Ibidem, p.108) [...]
"Perché chi non dà Gesù Cristo dà sempre troppo poco", disse il Card. Ratzinger ai funerali di Don Giussani. Entrambi, insieme con il Papa, sono nei ringraziamenti che Costanza mette in calce a questo suo sudato, meraviglioso libro. Sì, lo trovo davvero bello e salutare, in tutti i sensi che la parola salus racchiude.
Non so se le ho reso ragione, ma soprattutto se l'ho resa a Nostro Signore, il vero, indiscusso protagonista di queste robuste, divertenti, intensissime pagine. Non può che venirci voglia di diventare loro intimi amici. Di Dio e sì, anche di Costanza e dei suoi confratelli monaci.

Fonte: Aleteia, 22/11/2017

8 - UN PROFESSORE DICE ''BEN FATTO, RAGAZZE!'', MA TRA LORO C'ERA UN TRANSGENDER E PER QUESTA FRASE VIENE SOSPESO
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): A Natale bambole per lui e dinosauri per lei, Ai mondiali la Fifa allerta i gay, Assalto Lgbt all'infanzia su Disney Channel e Netflix
Autore: Caterina Giojelli - Fonte: Tempi, 18/11/2017

Joshua Sutcliffe, 27 anni, è un insegnante di matematica alla Cherwell School, una scuola secondaria statale nell'Oxfordshire, in Inghilterra. O meglio, era: al momento è stato infatti sospeso dalle sue mansioni per aver approvato il lavoro di un gruppo di studenti con un «Ben fatto, ragazze!». Che c'è di male? C'è che in questo gruppo di ragazze è presente anche un transgender, una ragazza cioè che si identifica con un ragazzo e che subito s'infuria correggendo l'insegnante. Sutcliffe si scusa, dice che è stato un incidente, del resto è sempre stato attento a riferirsi a lei/lui col nome proprio maschile che aveva adottato, pur non avendo mai ricevuto istruzioni formali in questo senso.
Sembrava finita così; invece, il giorno seguente a una riunione di genitori, Sutcliffe viene convocato dal preside, interdetto dall'insegnamento e gli viene comunicato che è stata aperta un'indagine sul suo comportamento in attesa di un'udienza disciplinare. L'insegnante è incredulo e prova a difendersi spiegando ancora una volta che non c'è stato nulla di intenzionale e che si è corretto subito. Tuttavia, non trova un errore così «irragionevole chiamare "ragazza" una persona che è nata tale». Apriti cielo: da quando ha iniziato ad insegnare Sutcliffe ha infatti cercato sempre di bilanciare le sue convinzioni, in contrasto con la "fluidità di genere", «con la mia responsabilità, di insegnante e di cristiano, di trattare ciascun alunno con rispetto e dignità. Non ho mai cercato di imporre le mie convinzioni agli altri, cerco solo di vivere seriamente il vangelo della pace».
Invece è stato processato per "misgendering": l'accusa è che abbia violato le politiche sull'uguaglianza facendo riferimento all'allievo per nome per evitare di usare i pronomi maschili "he" and "him". Un peccato aberrante anche per i media: «Torneremo allo show e torneremo al 2017 anziché alla Gran Bretagna medievale», così il presentatore televisivo Phillip Schofield ha terminato un'intervista all'insegnante trovando «ripugnanti» le sue convinzioni.
Sutcliffe non ha potuto affermare altro se non che «il modo aggressivo in cui l'ideologia transgender viene imposta sta sminuendo la mia libertà di credo e di coscienza così come quella di chiunque in questo paese ritenga che il genere venga assegnato alla nascita». Dopo la società post-religiosa e post-razziale l'Inghilterra sembra candidarsi infatti a fare da apripista alla società post-sessuale: attualmente ogni settimana circa cinquanta fra bambini e bambine dai 4 agli 11 anni alle prese con un'identità sessuale ancora "indefinita" vengono portati dai loro genitori nei centri specializzati in terapia-gender del Regno Unito, dove è possibile bloccare artificialmente la pubertà (arrestare il ciclo mestruale o la maturità del seme) per consentire loro un ulteriore "periodo di riflessione". Negli ultimi sei mesi sono stati oltre 1.300 i bambini messi in stand by sessuale e si prevede un raddoppio della cifra per il prossimo anno.
Sutcliffe insegna alla Cherwell School dal 2015, secondo i media britannici frequentata da almeno sei studenti transgender. Insegna matematica, quella disciplina per cui 2+2 fa sempre 4, tranne in Inghilterra, dove non conta più il risultato ma l'azzeramento di ogni buonsenso.

Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal gaio mondo gay (sempre meno gaio).

A NATALE BAMBOLE PER LUI E DINOSAURI PER LEI?
Riportiamo una notizia Ansa: "Nell'individuazione del regalo per i più piccoli - secondo quanto emerge da una ricerca di Toluna, società di digital market research, che ha intervistato mille persone - il 49% dichiara di essere influenzato dal genere (maschio o femmina), e il 43% dichiara che potrebbe prendere in considerazione di regalare un gioco 'da femmina' a un maschio solo in relazione al tipo di gioco. Fra i genitori, sarebbe disposto a regalare ai figli maschi i trucchi solo il 3%, le bambole il 11% e la cucina il 20%. Anche fra i genitori delle femmine non si riscontra grande apertura: solo il 7% accetterebbe di regalare alle figlie un'arma giocattolo e il 20% un dinosauro".
Dal tono con cui vengono riportati gli esiti del sondaggio si capisce chiaramente come l'Ansa parteggi per la teoria del gender. Ma non è questo che ci interessa ora commentare. I dati si riferiscono a richieste fatte dai bambini ai genitori: assecondarli anche se chiedono un gioco non adatto al loro sesso? Il bicchiere è mezzo pieno e quindi mezzo vuoto: metà degli intervistati non escludono di regalare un gioco da femmina ai maschi e viceversa. Segno preoccupante di come la confusione sessuale fiorisca anche ai piedi dell'albero di Natale durante la notte santa.
(Gender Watch News, 6 dicembre 2017)

MONDIALI: LA FIFA ALLERTA I GAY
La rete FARE denuncia per conto della Fifa le condotte discriminatorie. Il FARE ha allertato i tifosi omosessuali: pensateci bene prima di venire in Russia per i prossimi mondiali perché potrebbero esserci dei rischi per la vostra incolumità. Questo in sintesi il contenuto di un messaggio indirizzato dal FARE ai tifosi omosessuali.
L'allarme è ingiustificato. In realtà si tratta di un atto di ritorsione verso il governo e il popolo russo. Infatti l'ideologia omosessuale non è ancora riuscita ad attecchire per bene sul suolo russo e il Parlamento russo ha varato nel 2013 una legge che vieta ogni propaganda omosessuale che potrebbe venire recepita dai minori.
(Gender Watch News, 1° dicembre 2017)

ASSALTO LGBT ALL'INFANZIA ARRUOLATI DISNEY E NETFLIX
Star Butterfly, una principessa bionda che deve ancora imparare ad usare i suoi poteri, è la leader delle principesse ribelli. Chi cerca di arginare la loro ribellione è miss Heinous, ovviamente dipinta come una perfida dittatrice del riformatorio per principesse ribelli. Sono alcuni dei personaggi della serie di cartoni animanti "Marco e Star contro le forze del male" ("Star vs. the Forces of Evil"), in onda su Disney Channel.
Se la serie aveva già fatto clamore per aver rappresentato una scena di baci fra personaggi dello stesso sesso, ora è la volta di una principessa, Turdina, che si rivela invece essere un maschio. Proprio mentre lo sta per rivelare alle principesse ribelli, arriva sulla scena miss Heinous a svelare a tutti che Turdina è in realtà un maschio e urlando: "Guardate dove vi porta tutta questa libertà…quello che pensavate un eroe vi ha mentito. Perciò avete bisogno di me". Ma fra le principesse si solleva una voce: "Cosa importa se è un maschio, nulla di quello che ci ha detto era sbagliato". E un'altra: "Lui può essere una principessa se lo vuole". Infine: "Turdina è uno stato mentale". Poi, al grido di "forza ragazze" tutte le bambine inseguono la cattiva direttrice del riformatorio cacciandola via.
Così, mentre medici e scienziati lanciano l'allarme della crescita dei casi di disforia di genere nei bambini, sempre più confusi sulla loro identità sessuale, la Disney non solo normalizza la cosa ma spinge a credere che sia un bene. Perciò guai a quei cattivi che osano opporsi, mentre ovviamente le sostenitrici del "gender free" sono femmine dipinte come eroine capaci di ribellarsi ad una vecchia retrograda. Ma non solo perché in un'altra serie per adolescenti di Disney Channel i rapporti fra ragazzini dello stesso sesso sono trattati con un sentimentalismo finto-compassionevole che mira a far sentire cattivo chiunque, anche solo per istinto naturale, provi orrore nel vedere un 13enne che corteggia con un altro maschio aiutato dall'amica donna che pare più virile di lui.
Ma qual è la vera origine di tutta questa confusione? Lo si vede bene in un'altra serie, questa volta in onda su Netflix. "Big Mouth" è un cartone in cui un gruppo di ragazzini nella fase della pubertà vengono ridotti a perversi che non fanno altro che pensare al sesso. Si vedono oscenità di tutti i tipi, mentre la bellezza del corpo viene ridotta a qualcosa di bestiale e incontrollabile. Insomma, invece che spiegata a partire dal suo fine, la sessualità viene ridotta a mero istinto bestiale ingovernabile. Dove ci sono scene di approvazione anche dell'omosessualità, di cui, dice un genitore al figlio usando un linguaggio a dir poco scurrile, non bisogna vergognarsi. Sostanzialmente l'uomo sarebbe un animale schiavo del sesso. Perciò bisogna imparare ad accettare questa schiavitù per conviverci, tanto che gli stessi ideatori della serie hanno ammesso che il tentativo è di trovare del divertente nel periodo più orribile della vita di una persona: la pubertà, che definiscono "un incubo".
Ma chi è che guarda l'uomo così? Chi gli fa credere che la sua sessualità, il dono più grande del Cielo, da proteggere più di ogni altro con pudore al fine di essere utilizzato per il suo fine, quello attraverso cui l'uomo arriva a somigliare a Dio, diventando creatore e generatore di vita, immagine della Trinità, sia qualcosa di bestiale (come lo diventa ogni cosa utilizzata irrazionalmente al di fuori del suo scopo)? Basta guardare chi è l'educatore dei ragazzini della serie: delle bestie con le corna, i demoni dell'ormone, che spiegano loro perché sia normale essere fissati con il porno e la masturbazione tutti ampiamente rappresentati nel cartone. Non importa se ormai sia una vera e propria piaga sociale.
È questa la visione diabolica dell'uomo, che si è diffusa con la rivoluzione sessuale proprio disgiungendo la sessualità dal suo fine, ora arrivata solo al suo volto più espressivamente tremendo che fa apparire l'uomo come una bestia persino sessualizzando i bambini. Certo che ciascuno ha le sue responsabilità: perché se la macchina milionaria femminista ed Lgbt persegue i suoi progetti che piacciono al demonio, dall'altra parte i cristiani hanno contribuito a sostenere un sistema, quello in cui vivono, ormai evidentemente anticristico.
Per questo, il vescovo emerito di Corpus Christi (Texas), Rene Henry Gracida, ha deciso di interrompere l'abbonamento a Netflix "come dovrebbero fare tutti coloro che dicono di avere a cuore il benessere dei giovani americani" ma che magari lasciano i bambini soli davanti alla tv. Perché se non è sufficiente, sta diventando sempre più necessario.
(Benedetta Frigerio, La nuova Bussola Quotidiana, 28-11-2017)

Fonte: Tempi, 18/11/2017

9 - OMELIA IV DOMENICA AVVENTO - ANNO B (Lc 1,26-38)
Avvenga per me secondo la tua parola
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 24 dicembre 2017)

La quarta domenica d'Avvento la possiamo definire come la "Domenica di Maria", in quanto il brano del Vangelo ci fa riflettere sul compito importantissimo svolto dalla Madonna nel mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio. Quest'anno ci viene presentato il brano dell'evangelista Luca riguardante l'Annunciazione, allorquando l'Angelo Gabriele portò il grande annuncio a Maria, rivelandole il progetto di Dio su di Lei.
San Bernardo, in una sua celebre opera, descrive molto bene questa scena, dicendo che tutto il creato pendeva dalla bocca di questa umile fanciulla: dal suo "sì" dipendevano le sorti di questo mondo, dipendeva la salvezza dell'umanità. Il Signore ha voluto legare il suo progetto d'amore al "sì" di una ragazza, facendoci comprendere che Egli ama servirsi della libera collaborazione delle sue creature. Dunque, il nostro grazie, oltre che a Dio, deve essere rivolto anche a Lei, all'umile Ancella del Signore, la quale, con la sua umiltà e docilità, contribuì alla nostra salvezza.
Il brano evangelico di oggi è molto ricco di spunti per la nostra riflessione. Prima di tutto, colpisce il saluto dell'Angelo: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,28). San Gabriele indica il nome proprio di Maria: Ella è la "Piena di Grazia", fin dal suo primo istante. Ella è l'Immacolata. Era già "Piena di Grazia", ma, con la discesa dello Spirito Santo e con il dono della Maternità divina Ella ricevette una pienezza ancora più grande.
L'angelo Gabriele disse a Maria: «Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù» (Lc 1,31). La Madonna credette alle parole dell'Angelo, ma, umilmente, domandò il modo in cui ciò si poteva realizzare: «Come avverrà questo, perché non conosco uomo?» (Lc 1,34). Da queste parole comprendiamo che la Madonna aveva il fermo proposito di rimanere vergine, e così pure san Giuseppe. Sarebbe stata infatti assurda questa risposta, se Maria e Giuseppe non avessero avuto l'intenzione di vivere verginalmente il loro matrimonio. Quando l'angelo Gabriele portò l'annuncio, Maria era già «promessa sposa» (Lc 1,27). Diversi Padri della Chiesa hanno visto, in questa risposta di Maria all'Angelo, il segno che Lei aveva fatto, fin dalla sua fanciullezza, un vero e proprio voto di verginità.
A questa domanda della Vergine Maria, l'Angelo risponde: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra» (Lc 1,35). Queste parole ci fanno comprendere che Gesù è stato concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria. Si tratta quindi di un concepimento miracoloso e verginale, al quale è seguito un parto anch'esso verginale, secondo la celebre profezia di Isaia: «La vergine concepirà e partorirà un figlio» (Is 7,14). La Verginità di Maria, prima, durante e dopo il parto, è il segno luminoso – come si esprimono diversi Padri della Chiesa – della divinità di Gesù. Era necessario che il Dio fatto uomo nascesse in questo modo prodigioso.
Il dialogo tra Maria e l'arcangelo Gabriele si conclude con delle stupende parole uscite dalla bocca e soprattutto dal cuore di quella umile fanciulla: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). A queste parole la salvezza entrò nel mondo. L'obbedienza di Maria alle parole dell'Angelo sciolse il nodo provocato dalla disobbedienza di Eva, la quale diede ascolto all'angelo delle tenebre. Maria riscattò Eva e il Redentore del mondo salvò l'umanità peccatrice. Da una donna, Eva, venne la rovina; da un'altra donna, Maria, venne la salvezza. La prima fu ingannata dal serpente tentatore, disobbedì e fu causa della rovina; la seconda ascoltò le parole dell'Angelo buono, obbedì a Dio, e diede al mondo il Salvatore.
Con il "sì" della Vergine Maria ebbero compimento le profezie dell'Antico Testamento, in modo particolare, oltre a quella accennata prima, anche quella riportata nella prima lettura di oggi, ove il profeta Natan disse al re Davide che sarebbe sorto un suo discendente il cui regno durerà per sempre. Questo discendente di Davide, secondo la carne, è proprio Gesù, il Figlio di Dio e Figlio di Maria.
Con il "sì" della Vergine risuonò nel mondo il lieto annuncio della salvezza, e il Vangelo, «avvolto nel silenzio per secoli eterni – come afferma san Paolo nella seconda lettura – fu annunciato a tutte le genti» (Rm 16,25-26).
Sull'esempio della Vergine Maria, anche noi dobbiamo dire il nostro "sì" a Dio, dobbiamo dirlo con gioia e con perseveranza, ogni giorno della nostra vita. La Madonna aderì alla Volontà di Dio in ogni momento, anche sul Golgota, quando vide il suo Figlio morire per noi. Anche noi dobbiamo ripetere il nostro "sì", anche quando ciò comporta sacrificio. Così il Signore, per mezzo della nostra umile collaborazione, realizzerà delle meraviglie, a beneficio di tutta la Chiesa e del mondo intero.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 24 dicembre 2017)

10 - OMELIA DELLA NOTTE E DEL GIORNO DI NATALE
La gloria del Signore li avvolse di luce
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Un Natale vero?

1) MESSA DELLA NOTTE

Nell'oscurità, nel silenzio notturno di una campagna remota dall'abitato, nell'umiltà di un piccolo villaggio lontano dai centri che fanno notizia, nasce tra noi il Figlio di Dio.
All'umanità - sempre attenta a tutte le novità e a tutti i pettegolezzi - sfuggono di solito gli eventi che sono davvero grandi e decisivi. Così è stato anche per questo prodigio incredibile dell'amore di Dio: nessuno degli storici antichi, nessuno dei cronisti di Roma, di Grecia, di Palestina, ha registrato il Natale di Cristo.
Solo dei poveri pastori, che vegliavano facendo la guardia al loro gregge (Lc 2, 8), si avvedono dell'avvenimento, sono chiamati a partecipare al gioioso mistero, entrano come attori nella scena indimenticabile del presepio.
Essi trovano in questa vicenda un posto privilegiato in grazia della loro semplicità e in grazia del dono di luce che scende su di loro dal cielo; per la semplicità dei loro cuori, che ignorano le complicazioni della scienza, le sottigliezze della teologia, le aride preziosità dei letterati, e per la luce dall'alto che ha improvvisamente rallegrato la loro solitudine e la loro emarginazione: La gloria del Signore li avvolse di luce (Lc 2, 9).
Queste due grazie appunto chiediamo oggi a Dio: un cuore semplice e un po' di luce dall'alto. Senza questi doni anche noi siamo ciechi e non percepiamo la presenza del Salvatore: tanto più ciechi quanto più crediamo di essere illuminati e sapienti.
Noi avvertiamo talvolta l'angoscia di chi è sì ricco di strumenti tecnici, di mezzi raffinati al servizio del nostro benessere, di progetti sempre più ambiziosi di trasformazione dell'universo; ma si ritrova poi con se stesso, di fronte all'enigma dell'esistenza, povero di speranza e desolato.
Oggi però viene annunziata anche a noi una grande gioia: Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce, perché un bambino è nato per noi... e grande sarà il suo dominio (Is 9, 1).

LA CECITÀ DELL'UOMO DI FRONTE AL MISTERO DI DIO
Il Natale è la manifestazione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore (Tr 2, 13).
Ma non si può dimenticare l'ombra di questo splendido quadro. La generosità di Dio si incontra troppo spesso con l'inspiegabile ripulsa dell'uomo. A Betlemme al Signore che bussa si oppone una porta chiusa: Non c'era posto per loro nell'albergo (Lc2, 7).
Anche stanotte dobbiamo malinconicamente rilevare che la gran parte degli uomini non sa vedere il Figlio di Dio nella sua verità.
Vede nel Natale l'occasione di una festa prolungata: vede il tempo piacevole e affannoso dello scambio dei regali; vede al più un momento di tenerezza umana, che ci lascia alla fine con il nostro vuoto. Ma non vede veramente in Gesù che nasce l'Emmanuele, cioè il mistero adorabile del Dio con noi; non vede la fonte della sola speranza che può dare ragionevolezza alla nostra vita; non vede la manifestazione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore (Tt 2, 13).

IL PRESEPIO: UNA LEZIONE DI VITA
Noi però vogliamo accostarci al presepio con la semplicità di cuore e con la luce dall'alto che è stata data ai pastori. Allora sarà anche per noi un incontro unico e risolutivo: non ci si può imbattere nel Signore Gesù e restare come prima. Allora con lo sguardo della fede sapremo cogliere nella scena di Betlemme una grande lezione esistenziale, che ci consentirà di oltrepassare e vincere le molte follie che oggi percorrono spavaldamente le nostre strade.
Che cosa vediamo nel presepio? Una vergine, un bambino, una stalla. Sono come tre segni che appaiono, a un cuore che crede, carichi di decisivi insegnamenti.
La Vergine, lieta e assorta nella comprensione dell'ora ineffabile e dolce che sta vivendo; la Vergine dall'animo sereno e dal cuore gonfio d'amore: è una immagine che sembra sfidare la frenesia sessuale che, gabellata per culto della libertà e della schiettezza, sta ossessionando e avvilendo il nostro tempo. Proponendoci di meditare sulla fecondità del suo stato verginale, Maria ci invita a una più alta e più sensata comprensione dei veri valori dell'esistenza.
Il Bambino, debole, indifeso, innocente, senza astuzia, senza aggressività: è un emblema di mitezza che contesta ogni inclinazione sempre rinascente alla prepotenza e condanna il mito scellerato (coltivato da troppo tempo a destra e a sinistra) che la violenza, la forza, lo spargimento di sangue possano recare al mondo una migliore giustizia.
La stalla, che è la raffigurazione della povertà estrema: non c'è una casa, neppure un letto è approntato per la nascita del Figlio di Dio.
In questo modo la divina sapienza ci esorta a superate l'adorazione della ricchezza, vista come la sola fonte e l'unica misura del prestigio umano, e a smentire la persuasione dell'onnipotenza e della intangibilità delle leggi economiche, quasi fossero più grandi e venerabili dell'uomo, dei suoi fondamentali diritti, delle sue necessarie speranze.
Come si vede, Dio, diventando l'Emmanuele ed entrando nella nostra storia, rifiuta di conformarsi alle nostre aberrazioni, e chiede al contrario che abbiamo noi a poco a poco ad assimilarci alla sublimità della sua saggezza.
Di là dalle emozioni di superficie, questo è il messaggio autentico del Natale, questa è la grazia che ancora una volta ci è offerta in questa santissima notte.

2) MESSA DEL GIORNO

Credo che basti per una efficace meditazione natalizia - augurare a tutti un "Buon Natale". Purché l'augurio sia riscattato dalla banalizzazione con cui gli uomini sanno troppo spesso svilire tutti i valori e spegnere tutte le luci; purché insieme si riscopra la fortuna di essere cristiani, cioè credenti in Cristo.
E la fortuna è questa: il cristiano non è l'unico che augura "Buon Natale", ma è l'unico che sa che cosa vuol dire. Vuol dire: celebra bene la tua stessa nascita: "Il Natale del Salvatore è il natale della nostra salvezza".
Noi dunque, se ci poniamo alla scuola della parola di Dio, non siamo i soli ad allietarci per questa festa; siamo i soli a conoscere che cosa essa sia nella sua verità.

IL NATALE È UN LIETO ANNUNCIO
Come sono belli sui monti i passi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, del messaggero di bene che annunzia la salvezza (Is 52, 7).
È un annuncio così bello, così consolante, cosi atteso e sperato che ancora oggi il mondo, abitualmente distratto, si ferma ad ascoltare. Si ferma dalle sue mille occupazioni, dalle sue beghe pettegole, dal suo lavoro, dal suo odio insensato. Noi vogliamo sperare che almeno oggi, in ogni angolo della terra, ci si vergogni ad uccidere.
È l'annuncio di un fatto, non un sentimento; è una notizia di una realtà avvenuta, non la recita di una poesia. Il fatto è la venuta tra noi del Figlio di Dio, che, essendo dall'eternità il Verbo (la Parola sostanziale) del Padre, è diventato uno di noi, ha saldato irresolubilmente il nostro destino al suo. Sicché, per quanto in certi momenti sembri difficile crederlo, noi sappiamo che l'umanità non può andare perduta.
Per questo il cristiano, pur nelle prospettive più oscure e più minacciose, non finisce mai di sperare: la sua fiducia è poggiata fermamente non su una ipotesi, non su una dottrina sociale, non su un calcolo politico, ma su un avvenimento irreversibile del quale lo stesso Figlio di Dio si è fatto protagonista.

IL NATALE È PERÒ ANCHE UN RISCHIO
La dolce scena del presepe, il calore delle tradizioni, la riscoperta degli affetti familiari sono valori autentici di questi giorni santi da custodire e da vivere in tutta la loro intensità. Ma non devono trarci in inganno, non devono distoglierci dalla consapevolezza della serietà della posta in gioco.
C'è un rischio implicito nell'annuncio natalizio: il rischio di dire di no a colui che viene.
Dio si offre, non si impone; si dona, ma non spadroneggia; bussa, ma non sfonda le porte che gli sono chiuse davanti.
Proprio perché la nostra adesione deve nascere liberamente dal cuore, c'è la tragica possibilità del rifiuto.
Dal senso di questa tragica possibilità è malinconicamente e quasi ossessivamente punteggiata anche l'altissima pagina evangelica che è stata poco fa proclamata: La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta (G1) 1, 5); il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe (Gv 1, 10); venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto (Gv 1, 11).
Preghiamo che ci sia data la grazia di dire di sì. Questo è il più grande, il più bello, il più utile dono che possiamo chiedere al Signore Gesù che nasce a Betlemme e viene in mezzo a noi.
Certo che il sì detto a Dio impegna: impegna nel tempo, perché non si può dire di sì il giorno di Natale e poi dimenticarsi totalmente di lui gli altri giorni dell'anno; impegna in profondità, perché non si può dire di sì in una celebrazione rituale, e dire di no quando sono in gioco la giustizia, la misericordia, il rispetto della vita umana, la coerenza con la propria fede; impegna senza ritorni, proprio come il Figlio di Dio si è impegnato per noi, non correndo cioè una temporanea avventura terrestre, ma facendosi uomo per sempre.

INFINE IL NATALE È PRINCIPIO DI UNA REALTÀ NUOVA
Il Natale rinnova l'universo: da quando il Verbo di Dio si è fatto uomo, l'umanità ha dentro di sé la sorgente perenne di un'esistenza diversa e più alta, di una speranza che si rigenera sempre, di un amore che l'odio e l'insipienza umana non riescono a consumare o a soffocare.
Il Natale rinnova ciascuno di noi: Diede il potere di diventare figli di Dio a quelli che credono nel tuo nome (Gv 1, 12). Ci è dunque offerta una realtà nuova che non nasce né dagli istinti, né dalla volontà di potenza, né dalle riforme economiche o sociali, ma nasce da Dio e viene a noi attraverso la fede: A quelli che credono nel suo nome (Gv 1, 12).
Noi siamo, noi vogliamo essere tra questi: abbiamo accettato la notizia portataci da Gesù; abbiamo puntato tutta la nostra esistenza, la nostra unica esistenza, su di Lui.
Da quando l'abbiamo incontrato siamo uomini nuovi; uomini che sono stati messi a parte del mistero centrale e del significato vero del mondo, poiché abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità (Gv 1, 14).

Fonte: Un Natale vero?

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